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Ecco una prima clip tratta dal thriller The room – La stanza del desiderio

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Dall’11 Giugno 2020 sarà disponibile in esclusiva on demand il film The room – La stanza del desiderio, un thriller dalle tinte dark che racconta di desideri che si trasformano in terribili incubi quando si è costretti a goderne solo dentro le mura domestiche.

Kate e Matt sono una giovane coppia di trent’anni in cerca di una vita più autentica e sana. Poco dopo essersi trasferiti in una grande casa abbandonata da tempo, scoprono una stanza segreta che ha lo straordinario potere di materializzare tutto ciò che desiderano. Dopo un primo periodo da sogno – durante il quale la coppia si circonda di gioielli, opere d’arte, soldi – Matt e Kate scoprono che dietro questo apparente stato di felicità, si nasconde qualcosa di più oscuro: tutto ciò che la stanza crea sopravvive solo all’interno della casa.

Quando la stanza offre loro ciò che stavano aspettando da sempre e che la natura gli stava negando, presto capiscono che il loro più grande sogno è destinato a essere il loro più terribile incubo…

The room – La stanza del desiderio, con la regia di Christian Volckman, ha come protagonisti Olga Kurylenko (che abbiamo visto sugli schermi nel ruolo di bond girl in Quantum of solace e al fianco di Tom Cruise in Oblivion) e Kevin Janssens.

Di seguito, una prima clip tratta dal film.

 

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Nuova data di uscita per La piazza della mia città – Bologna e Lo Stato sociale

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La piazza della mia città – Bologna e lo Stato sociale, diretto da Paolo Santamaria e prodotto da The Culture Business in collaborazione con Garrincha Dischi sarà distribuito a partire dal 16 Luglio 2020 nei cinema da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.

I Wonder Pictures è orgogliosa di essere una tra le prime distribuzioni italiane ad annunciare il ritorno in sala di un proprio film. Ad anticipare l’uscita al cinema ci saranno inoltre il 10, l’11 e il 12 le anteprime nelle arene estive in tutta Italia. Il documentario è un racconto corale che parte dalle riprese del memorabile concerto in Piazza Maggiore a Bologna del gruppo musicale Lo Stato Sociale e si arricchisce, frame dopo frame, di interviste, immagini d’archivio, voci e musiche trascinanti che ritraggono in modo suggestivo “la Dotta, la Grassa, la Rossa” e l’indiscutibile fascino che caratterizza il vivace e antico capoluogo dell’Emilia-Romagna.

La piazza della mia città – Bologna e lo Stato sociale vi farà ballare al centro di una delle piazze più iconiche d’Italia e vi farà innamorare di Bologna, una città che si trasforma e pullula di vita. Mai come in questo momento, La piazza della mia città – Bologna e lo Stato sociale diventa un sogno proibito, poiché descrive l’amore per la piazza quale luogo fisico, di contatto umano, di condivisione sociale, di arricchimento culturale. Uno spazio non più condivisibile in emergenza sanitaria che speriamo tornerà presto a svolgere la sua funzione di cuore di ogni comunità.

Bologna, giugno 2018. Il concerto in Piazza Maggiore de Lo Stato Sociale, la band che ha portato l’indie italiano sul palco del Festival di Sanremo, diventa la colonna sonora per raccontare una delle piazze più iconiche d’Italia e la città magica che si muove intorno. Grazie ad un cast di star di primissimo piano del mondo dello spettacolo, la musica diventa protagonista di un indimenticabile documentario diretto da Paolo Santamaria che racconta aneddoti, curiosità e ricordi legati a Bologna, alla storia d’Italia e ai suoi personaggi.

La piazza della mia città – Bologna e lo Stato sociale è distribuito dal 16 luglio da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection nell’ambito delle I Wonder Stories, un appuntamento mensile per poter vedere su grande schermo i documentari più straordinari e le storie più rivelatrici, una serie di uscite a evento costruite su misura con un approccio totalmente innovativo, in cui il film del mese è impreziosito e accompagnato da contenuti speciali che la arricchiscono. Il progetto I Wonder Stories è realizzato in collaborazione con Biografilm Festival – International Celebration of Lives, Regione Emilia-Romagna, Unipol Gruppo, Sky Arte HD, Radio2 e MYmovies.it.

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CALCIO, il paese “dipinto”, risponde alla crisi del turismo internazionale e della cultura, con l’arte di strada e le opere murali degli illustratori senza tempo.

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Spesso si sente parlare dei “paesi dipinti”, borghi in cui artisti più o meno famosi hanno lasciato le loro opere sui muri di case, palazzi, monumenti.

Uno di questi è Calcio, in provincia di Bergamo, sulle rive del fiume Oglio, equidistante sia da Bergamo sia da Crema e da Brescia, una meta ideale per una giornata o un weekend diverso, magari vicino a casa. I pittori e gli artisti di Calcio sono forse stati i più genuini interpreti della Storia del loro paese e delle tradizioni della loro comunità, rievocando momenti legati alla profonda religiosità e alle tradizioni dei loro avi; anche gli altri – se pur “non autoctoni” – ne hanno colto gli aspetti più significativi.

Con un’originale idea, l’Amministrazione Comunale ha deciso di trasformare le vie e le piazze di Calcio in una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto visitabile in autonomia e in piena sicurezza durante questo periodo particolare.                                                                                                                                                                                                                                    In questa esposizione – composta da quarantasette Murales – realizzati sia da artisti di calibro nazionale che internazionale (Bodini, Faini, Repossi, Migliaccio, Longaretti, Dragoni, Boni, Baggi, Gritti) sia da Accademie delle Belle Arti (Barcellona, Brescia, Sassari, Brera, Birmingham, Vienna) sia da pittori calcensi, parte dominante ha la storia di Calcio, il suo territorio e la sua gente; dai pastori che svernano lungo le rive dell’Oglio alla vita agricola e rurale, dalla processione del Santo Patrono alla costruzione del primo ponte sul fiume, da Regina della Scala al passaggio della ferrovia e dai mulini alle prime illuminazioni a petrolio, ci sono opere in ceramica e in legno, ma soprattutto colpiscono i giganteschi dipinti sui muri che vivacizzano le strade del centro; opere di accademie delle belle arti italiane ed europee e di artisti noti e meno noti provenienti da tutta Italia. Il comune di Calcio fa parte dell’ASSIPAD (Associazione Italiana Paesi Dipinti) e l’iniziativa è stata sostenuta da Mario Ragno Assicurazioni.

https://www.comune.calcio.bg.it

Ufficio Stampa a cura di LC Comunicazione tel. +39333 7695979

contatti.lccomunicazione@gmail.com

www.lccomunicazione@gmail.com

Sponsor ufficiale Mario Ragno Assicurazioni

 

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Los Angeles Film Awards (LAFA), Paco De Rosa vince il premio come miglior attore

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L’attore partenopeo protagonista del film “Ed è subito sera”

 

Paco De Rosa vince il premio come miglior attore al “Los Angeles Film Awards (LAFA)”, grazie alla sua interpretazione nel film: “Ed è subito sera”.

L’attore, dopo aver vinto il premio come miglior attore drammatico al Best Actor Awords, ha ottenuto anche questa nomination per la sua performance nel film che racconta, in chiave romanzata, le ultime settimane di vita di Dario Scherillo, vittima innocente di camorra.

Un film d’impegno sociale e civile, che lo ha visto confrontarsi con attori del calibro di Franco Nero, Salvatore Cantalupo, Gianluca Di Gennaro e diretto da Claudio Insegno.

Onoratissimo di aver vinto anche questo premio! E non solo, in questi giorni mi è giunta la notizia della mia candidatura nella sezione “miglior attore drammatico” da parte del Los Angeles Film Award anche all’Actor Awards di Los Angeles racconta emozionato Paco De Rosa

Anche questo premio lo dedico alla mia famiglia, a Dario Scherillo- conclude poi– e tutte le vittime innocenti delle mafie.”

Ennesima soddisfazione internazionale per l’attore partenopeo, reduce anche da vari successi, sia al cinema con “Vita, Cuore, Battito” e  “Finalmente Sposi” per citarne alcuni, che a teatro, con la seconda edizione di “Fatti Unici” con la Regia di Lello Arena andata in onda sulla Rai.

Los Angeles Film Awards (LAFA) è un concorso rivolto a film, sceneggiature, registi e attori di tutto il mondo, ed è il primo Festival a ricevere oltre 500 recensioni a cinque stelle, su oltre 8.000 festival cinematografici.

La missione del festival è promuovere i film, registi e attori provenienti da tutto il mondo, e rappresenta uno dei festival più importanti di Los Angeles.

Quest’anno al festival hanno partecipato molti attori importanti: tra cui spicca il nome di Vincent Pastore attore di numerosi film e serie tv di successo tra cui: I Soprano, Quei bravi ragazzi e Carlito’s Way.

 

Paco De Rosa, un attore ricco di talento

Paco De Rosa, nome d’arte di Pasquale De Rosa (Napoli, 20 febbraio 1986).

Nel 2009 partecipa al suo primo film: “Fortapasc”, diretto da Marco Risi che narra la storia di Gian Carlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra. Successivamente inizia la sua fruttuosa collaborazione con l’attore, autore e regista Ciro Ceruti, entrando nella sua compagnia teatrale e con il quale gira due film: “Fallo per papà” e “La legge è uguale per tutti…forse ”, e l’ultima stagione della storica sit-com ”Fuori corso”. Dall’esperienza teatrale con Ceruti nasce anche la collaborazione con Nando Mormone, ideatore e produttore di Made in Sud, che apprezza le sue interpretazioni sul palcoscenico, tanto da inserirlo nel cast del film “Vita cuore battito” prima e dello show di RAI 2 “Fatti unici” in seguito. Grazie alla sua partecipazione alla sit-comedy live, nel ruolo del “fuorilegge” Braccio di Ferro, viene diretto da Lello Arena e recita assieme ad attori comici come Paolo Caiazzo, Maria Bolignano, Ciro Ceruti. Oltre al Teatro e alla Televisione è molto attivo sopratutto nel campo cinematografico, dove prende parte a molti film di successo come “All’improvviso un uomo” Regia di Claudio Insegno dove recita assieme a Massimiliano Gallo e Biagio Izzo, “Effetti-indesiderati” Regia di Claudio Insegno con Massimiliano Gallo, Biagio Izzo, Francesco Procopio, Gianluca Di Gennaro, “Finalmente sposi” Regia di Lello Arena con gli Arteteca, Sergio Friscia, “Caccia al tesoro” Regia di Carlo Vanzina con Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso e Max Tortora,  “Felicissime condoglianze” Regia di Claudio Insegno con Enzo Salvi, Andrea Roncato, Milena Miconi, Simona Ceruti e il trio Ardone Peluso Massa. Da due anni è anche uno dei protagonisti del cast dei CIAK & MEDICO , progetto web che sta riscuotendo grande successo sia a livello Regionale che Nazionale.

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Alessia Cerioli

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Alessia Cerioli, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Buongiorno Alex! Sto bene, grazie mille.

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Sono una ragazza con tanti sogni ed aspirazioni. Studio pittura all’accademia di Brera, e lavoro da freelance come modella, vorrei però provare anche il campo della recitazione, speriamo! Ho un carattere solare ma so anche essere molto seria quando serve.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Poso esattamente da marzo 2018.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

La prima volta che ho posato era tutto molto nuovo, come succede quasi sempre quando si inizia qualcosa. Andando avanti ho imparato molto.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Ho iniziato a posare perché volevo prima di tutto conoscermi di più e nell’insieme apprezzarmi. Tante volte si pensa che chi fa questo lavoro non abbia problemi con se stesso ma invece è molto comune e normale averne! Personalmente volevo ascoltarmi e capirmi di più.

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Gli ultimi tutti! Forse perché ne ho più consapevolezza e poso meglio, mi conosco di più.

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

No, è molto più difficile viverlo! Ma necessita di costanza, come tutto alla fine.

Cosa riesce a farti emozionare?

Le cose belle mi emozionano, ma anche le cose che si raggiungono dopo tanto lavoro.

Alessia Cerioli è  più bambola o più pantera?

Non so se mi definirei mai con uno dei due termini! Ma posso dire che vorrei raggiungere con costanza un’obbiettivo, e la pantera mi sembra più combattiva e determinata come figura.

Posi  con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Non ho un segreto, cerco di essere, come hai detto anche tu, disinvolta e tranquilla.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

In un uomo ho bisogno di sicurezza e di pazienza, sono anch’io molto complicata! Ma so essere molto affettuosa e supportiva.

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Secondo me tutto si impara nel corso della propria vita, ovviamente a seconda dell’impegno personale unito ad altri fattori, quindi direi che anche la sensualità si può acquisire.

Il sogno nel cassetto di Alessia Cerioli?

Vorrei far conoscere la mia arte e essere una persona che ispira gli altri.

Quali sono le tue passioni?

Mi piace dipingere, cantare, andare a fare passeggiate per riflettere e anche leggere.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Pregio: sono prontissima a difendere chi amo. Difetto: tendo a non capire le difficoltà e i limiti personali degli altri, ma ci sto lavorando.

La tua più grande paura?

Ho paura di non ascoltarmi più, di arrendermi. Ma penso e spero di essere abbastanza forte per ritrovarmi anche nonostante i tempi bui che affronterò.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Non cambierei nulla attualmente, piuttosto cercherei di accettarmi di più!

Cosa è per te la felicità?

La felicità in poche parole la vedo come un tavolo apparecchiato per un pranzo (o una cena) in cui sono sedute le persone a cui voglio bene.

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

Posso dire che ciò che ricerco in essa è la serenità.

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Sicuramente avere un minimo di cosapevolezza di se stessa. Poi sta alla modella conoscersi, volersi bene e capire come vuole posare! Man mano che si lavora si ottengono queste qualità e si migliora.

Vai, o meglio andavi al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Ogni tanto! Mi piacciono molto i film horror/psicologici, ma in genere guardo tutto volentieri!

Ultimo libro letto?

L’alchimista di Paulo Coelho. Bellissimo e consigliatissimo sempre.

Il tuo piatto preferito?

Mangio di tutto! Ma se devo scegliere la pizza.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Amore, famiglia, salute, amicizia, lavoro, sesso, soldi.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

“Per Amore non c’è ostacolo di pietra, e ciò che Amore può fare, Amore tenta.” William Shakespeare

A.C.

https://www.instagram.com/alessiacerioli/

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Edizioni 4K Ultra HD+blu-ray per Mamma mia, che impressione!, Scusi, lei è favorevole o contrario? e Incontri proibiti con Alberto Sordi

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Dopo aver lanciato in edizioni da collezione comprendenti sia il blu-ray che il disco 4K Ultra HD di Fumo di Londra e Un italiano in America, Koch Media riserva lo stesso apprezzabilissimo trattamento ad altri tre titoli appartenenti alla vasta filmografia del Re della risata all’italiana Alberto Sordi, nato il 15 Giugno del 1920 e che ci ha lasciati il 24 Febbraio del 2003.

Trattasi di Mamma mia, che impressione!, Scusi, lei è favorevole o contrario? e Incontri proibiti, ognuno costituito dai due supporti racchiusi in un’unica custodia amaray inserita in slipcase cartonato.

 

Mamma mia, che impressione! (1951)

Signorina Margherita! Chi non conserva nella propria mente questa tanto assordante quanto grottesca cantilena sfoderata in continuazione da un giovane e biondissimo Sordi dai modi effeminati e decisamente infantili? Da un suo personaggio proposto alla fine degli anni Quaranta in radio nella trasmissione Vi parla Alberto Sordi, per la regia di Roberto Savarese il futuro “Americano a Roma” del grande schermo produsse insieme a Vittorio De Sica questa commedia in cui, appunto, veste i panni del compagnuccio della parrocchietta dal caratteristico tono di voce petulante. La risultante è oltre un’ora e un quarto di visione strutturata a sketch – dalla gag sul pullman a quella della perdita del costume in acqua, ripresa in non pochi altri film, tra cui Rimini Rimini – unicamente volti a scandire il ridicolo quotidiano vivere dell’esilarante, invadente protagonista, follemente innamorato della signorina Margherita alias Giovanna Pala e pronto a rivaleggiare perfino con il suo corteggiatore Arturo, prestante romantico dalle fattezze di Carlo Giustini. E il solo fatto che segua ovunque la povera ragazza ossessionandola non può fare altro che suggerire un atipico tocco surreale nel corso di un’operazione che, comprendente nel cast anche un giovane Carlo Delle Piane, approda agli assurdi stratagemmi attuati da Alberto per cercare di vincere la maratona conclusiva.

 

Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966)

Dopo un prologo in bianco e nero si passa ad immagini a colori e troviamo l’Albertone nazionale nei panni del commendatore Tullio Conforti, agiato cinquantenne che, proprietario di un’avviata industria di tessuti e separato dalla moglie Anna, ovvero Giulietta Masina, vive solo in un lussuoso appartamento insieme al fido maggiordomo Igor, interpretato da Eugene Walter. Il Tullio Conforti che entra di diritto nella galleria di mitici personaggi talmente viscidi da risultare comici sfornati da Sordi, il quale, oltre a firmare qui la sua seconda regia (la prima fu il sopra menzionato Fumo di Londra), si occupa anche della sceneggiatura affiancato da Sergio Amidei e da un non accreditato e ancora sconosciuto Dario Argento, presente, inoltre, in un’apparizione come sacerdote. Del resto, ammesso ad un’intervistatrice di essere contrario al divorzio in Italia a causa de suoi principi religiosi, il Conforti non si rivela altro che l’ennesimo falso e ipocrita facoltoso individuo dedito al mantenimento di un vero e proprio harem e, contemporaneamente, a favorire una relazione della moglie con un barone. Man mano che Anita Ekberg, Silvana Mangano e Mario Pisu arricchiscono ulteriormente il notevole cast e che, tra tradimenti, favoritismi e raccomandazioni, si concretizza il consueto sbeffeggiamento in fotogrammi – accompagnato dall’ossessiva colonna sonora di Piero Piccioni – di uno stivale tricolore trasudante tic e vizi.

 

Incontri proibiti (1998)

Ultima prova dietro e davanti alla macchina da presa per Sordi, lo vede calato nei panni del quasi ottantenne ingegnere Armando Andreoli, il quale incontra casualmente in treno la giovane e avvenente infermiera Federica, incarnata da una Valeria Marini nel pieno del proprio successo televisivo e reduce dalla “bollente” esperienza di Bambola di Bigas Luna. Da qui, la oltre ora e quaranta di visione – presentata fuori concorso alla cinquantacinquesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia – si costruisce sul progressivo avvicinamento tra i due, destinato a sfociare in un vero e proprio innamoramento da parte dell’anziano nei confronti della donna, prossima al matrimonio con Giorgio alias Enrico Bertolino. Sebbene non manchino occasioni per sorridere come quella rappresentata dalla sequenza di ballo del tango, infatti, è un Albertone maggiormente malinconico e molto poco volto alla comicità quello proposto, tanto che stavolta non si trova impegnato a delineare uno dei suoi consueti italiani cafoni e disgustosi, bensì un uomo distinto e perbene. Affiancato, tra gli altri, da Franca Faldini, vedova di Totò, nel ruolo della moglie e da Gisella Sofio in quello di una suora… fino all’inaspettato epilogo.

 

Francesco Lomuscio

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I film di Michele Coppini approdano su Amazon Prime Video

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Sbarcano in esclusiva sulla piattaforma Amazon Prime Video tutti e tre i film del regista e attore toscano Michele Coppini, distribuiti da CG Entertainment.

Benvenuti in amore, Zero bagget e Ora non ricordo il nome, dopo aver ottenuto buoni risultati in home video, vanno ad arricchire il catalogo Prime Video di risate e ottimismo verso un cinema indipendente che, forse, ha trovato una nuova forma di visibilità.
Michele Coppini, felice della notizia, ci scherza su senza prendersi, come sempre, troppo sul serio: “Finalmente anche i miei film arrivano su Amazon… Speriamo non si rivelino dei pacchi!”.

 

Benvenuti in amore (2008) – Film commedia

Adamo Marchetti passa molto del suo tempo tra la libreria dove lavora e il cimitero in cui si trova la tomba del nonno, da lui eletto “suo personale psicologo”. Rompendo la tranquilla quiete del camposanto, Adamo esterna i suoi sentimenti e sfoga le sue ansie. In casa la situazione non è delle migliori. Marta e Goffredo, i suoi genitori, sono una costante fucina di litigi, scenate e battibecchi. E proprio mentre Adamo comincia a perdere fiducia nell’amore, ecco Giulia, l’incontro che gli cambierà la vita. Per entrambi si tratta di amore vero, quello che fa girare la testa, quello che…accende scintille.
Con Michele Coppini, Eleonora Cappelletti, Gigi Sammarchi, Sergio Forconi, Carmen Di Cintio, Alessandro Calonaci, Gabriella Ceccherini.

 

 

Zero bagget (2014) – Docufilm

Il film, girato con il cellulare, racconta tre mesi di vita “normale” del regista e protagonista Michele Coppini, alle prese con la precarietà lavorativa, la famiglia, le piccole e grandi cose quotidiane, e una smodata passione per il cinema. Un docu-film leggero, senza un copione, girato senza una “vera” macchina da presa, e soprattutto senza soldi… o meglio, senza budget!
Con Michele Coppini, Carmen Di Cintio, Paolo Ruffini, Shel Shapiro, Alessio Venturini, Emiliano Cribari, Ambra Craighero.

 

 

Ora non ricordo il nome (2017) – Docufilm

Michele e Stefano lavorano in una videoteca di Firenze. Durante una normalissima giornata lavorativa, Michele viene colto da una specie di raptus cinematografico e decide di dedicarsi ai caratteristi italiani, al costo di mettere da parte la sua vita privata, rischiando di perdere in un colpo solo lavoro, moglie e amici. Così, Michele e il suo fidato amico e collega Stefano si trovano impegnati in una sorta di viaggio dantesco, nella ricerca della figura del caratterista. Durante questo iter, che tocca varie zone d’Italia, Coppini e Martinelli incontrano e intervistano diversi artisti: Paola Tiziana Cruciani, Franco Pistoni, Stefano Ambrogi, Isa Gallinelli, Sandro Ghiani, Camillo Milli, Sergio Forconi, Luciano Casaredi, Pietro Fornaciari e il critico e giornalista Marco Giusti. Nel finale a sorpresa viene ricordato, con un omaggio, l’attore Carlo Monni, grande caratterista fiorentino.
Con Michele Coppini, Stefano Martinelli, Paola Tiziana Cruciani, Sandro Ghiani, Franco Pistoni, Stefano Ambrogi, Isa Gallinelli, Camillo Milli, Sergio Forconi, Luciano Casaredi, Pietro Fornaciari.

 

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Fulvio Drigani presenta il romanzo Cercando la mia Itaca

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

Cercando la mia Itaca di Fulvio Drigani

Lo scrittore genovese Fulvio Drigani presenta “Cercando la mia Itaca”, un romanzo dalla trama coinvolgente e ricca di colpi di scena; una storia contraddistinta da un’accurata caratterizzazione dei personaggi e da un’approfondita riflessione sulla complessità delle relazioni umane e sulle ingiustizie della società odierna. Quando il protagonista del romanzo decide di fuggire dai suoi problemi partendo per un viaggio in Africa, si ritrova invischiato in un’avventura che cambierà drasticamente il suo punto di vista sull’esistenza.

Titolo: Cercando la mia Itaca

Autore: Fulvio Drigani

Genere: Narrativa Contemporanea

Casa Editrice: Robin Edizioni

Collana: Robin&Sons

Pagine: 216

Prezzo: 14,00 €

Codice ISBN: 978-88-727-45-991

 

«Non si è capaci di governare i nostri sentimenti più profondi, non si può trattare noi stessi come Lazzaro, “alzati e cammina!”, deve scaturire in modo naturale da noi il desiderio, la forza di volontà di camminare e questo avviene solo quando ne siamo pronti, non quando lo vorremmo […]».

Cercando la mia Itaca di Fulvio Drigani è la seconda prova letteraria di un autore amante delle storie che sanno coinvolgere e intrattenere, ma anche spingere a riflettere sui problemi della nostra contemporaneità. Il protagonista, Michele Stefanini, è un cinquantenne in crisi: dopo la perdita del suo grande amore, un rapporto in perenne conflitto con il figlio e un lavoro che non lo ispira più, decide di partire per un viaggio alla scoperta dell’Africa e, soprattutto, delle sue possibilità di riscatto da un’esistenza che non sente più sua. Michele appare di primo impatto un uomo razionale e rigido; smarrito nei suoi dolori e nei suoi schemi, non si era reso conto, prima di arrivare in Africa, di aver messo troppa distanza tra sé e gli altri, tra sé e la vita: “A Bologna, chiuso in me stesso, avevo attraversato un lungo periodo di totale estraniazione, di ostilità addirittura, verso il mondo esterno”. Il cambio di scenario gli permette di lasciarsi andare e di farsi coinvolgere dalle persone che incontra sul suo cammino: Sonia, la direttrice dell’albergo in cui alloggia, una donna invadente e tormentata, Nick, un giovane inglese sognatore e Jürgen, un tedesco giunto in zona alla ricerca del fratello scomparso nella misteriosa “foresta degli spiriti”. Tre personalità completamente diverse da Michele, che proprio per questo motivo saranno in grado di far emergere lati del suo carattere che non credeva di possedere. In una storia dalle tinte fosche e ricca di colpi di scena, si assiste alle indagini di tre uomini decisi a scoprire la verità e a portare una parvenza di giustizia in una terra di brutalità e prevaricazioni. L’Africa è infatti descritta dall’autore nelle sue contraddizioni: la bellezza della natura e delle atmosfere viene infatti sporcata dalla ferocia di uomini senza scrupoli, incuranti di mietere vite innocenti per raggiungere i loro scopi. Il racconto della ricerca del fratello scomparso di  Jürgen  nell’entroterra africano, osteggiata dall’omertà e dalle intimidazioni, permette all’autore di costruire una vicenda che invita a riflettere sulle terribili disuguaglianze fra il Nord e il Sud del mondo, sull’ingiustizia che caratterizza la nostra contemporaneità e sulla difficoltà dei rapporti umani in una società sempre più votata alla violenza, nella quale è prassi voltare la testa dall’altra parte e mettere facilmente a tacere la propria coscienza. Michele imparerà ad aprirsi agli altri e troverà la forza di rinascere dalle proprie ceneri: “Forse era giunto davvero il momento di fare qualcosa, di cercare di rivivere, di imparare di nuovo ad amare, di reinventarmi come uomo […]”. Scoprirà dentro sé la sua Itaca.

 

 

TRAMA. Con un viaggio in Africa, Michele vorrebbe prendere le distanze dalla realtà di uomo solo che lo affligge a Bologna. In un luogo esotico e lussureggiante spera di ritrovare sé stesso, ma la sua vita si intreccia alle vicende di Nick, un inglese idealista, Jürgen, un tedesco alla disperata ricerca del fratello, e Sonia, la passionale direttrice dell’albergo dove i tre soggiornano. Dimentico dei suoi propositi iniziali, si lascia trascinare nel mistero che avvolge la scomparsa del fratello di Jürgen, gettandosi in una avventurosa e pericolosa ricerca; i sentimenti però non si sopiscono a comando e l’uomo rimane preda dei propri tumulti interiori. Nel corso delle sorprendenti vicende che lo coinvolgono, Michele continua infatti, fra delusioni e speranze, a tormentarsi e a chiedersi se sia per lui ancora possibile a cinquant’anni costruirsi un nuovo destino di uomo, padre e amico.

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

BIOGRAFIA. Nato a Genova, cresciuto a Mantova e laureato a Milano, ha un’anima cosmopolita, avendo a lungo vissuto in diversi paesi del mondo. È stato capo della comunicazione online dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dal 2010 al 2015 ha curato le campagne di comunicazione degli astronauti italiani. Ha esordito nella narrativa con il romanzo “#ColVentoInPoppa” (Robin Edizioni, 2019), finalista al Premio Letterario Internazionale Città di Como. “Cercando la mia Itaca” (Robin Edizioni, 2020) è la sua nuova fatica letteraria, disponibile in tutti gli store online.

 

 

Contatti

https://www.fulviodrigani.com/

https://twitter.com/FDrigani

http://www.robinedizioni.it/

 

Link di vendita

https://www.amazon.it/Cercando-mia-Itaca-Fulvio-Drigani/dp/8872745993

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IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

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Sara Alfieri presenta il romanzo L’abito invernale

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

L’abito invernale di Sara Alfieri

Sara Alfieri presenta l’opera in due volumi “L’abito invernale”, un appassionante romanzo che racconta del passato e del presente di due famiglie di artisti, i Maladian e i Deauville, e degli stretti legami che intercorrono tra i loro membri, come il complicato ordito che tesse la trama dell’abito invernale del titolo. Un vestito di un “azzurro innocentemente puro”, che diviene simbolo di amore e odio, di unione e lacerazione. Una storia narrata navigando nel vasto oceano dello spazio e del tempo, che ha il suo cuore pulsante nell’espressione delle complesse sfaccettature dell’animo umano.

Titolo: L’abito invernale

Autore: Sara Alfieri

Genere: Narrativa contemporanea

Casa Editrice: Casa Editrice Kimerik

Collana: Kimera

Pagine: Tomo1: 510; Tomo2: 724

Prezzo: 28,00 €

Codice ISBN: 978-88-937-59-885

 

«Ognuno di noi ha uno spettro, anche se finge di non vederlo. Esso ci segue da lontano, ci scruta, non ci abbandona. È un amico che resta fedele, fino alla morte […]».

L’abito invernale di Sara Alfieri è un romanzo complesso e stratificato, attraversato dalle esistenze di numerosi personaggi delineati con cura, ognuno con la propria voce, ognuno con la propria storia. L’opera rappresenta a tutti gli effetti un microcosmo in cui le vicende di vita dei tanti personaggi si intrecciano con quelle della Storia passata e contemporanea; l’autrice gioca infatti con il tempo, conducendoci in un viaggio appassionante che fa riemergere memorie sepolte, fantasmi inquieti e misteriosi intrighi, e che mostra il percorso travagliato di uomini e donne impegnati nell’avventura più dura, quella del vivere. Con un linguaggio elegante e scorrevole, Sara Alfieri racconta una saga famigliare che attraversa più di un secolo; colpisce nell’opera l’attenta cura per i dettagli e l’approfondita e lucida analisi della psicologia dei personaggi, anche dei più marginali. È un romanzo che parla dell’umanità in tutte le sue sfumature, dalle più luminose alle più oscure, dai comportamenti più virtuosi alle bassezze più ignobili; è un’opera drammatica, perché di vita si parla, che è fatta non solo di gioia ma anche di dolore, di perdita, di colpa e di rimorso. Ogni personaggio, con il suo carico di luci e di ombre, viene presentato al lettore prendendosi il giusto tempo, senza mai affrettarne la parabola vitale: dall’amorevole sarto André Maladian, centro attorno a cui ruota tutta l’opera, ai fratellastri non consanguinei Charles Maladian e Wera Mozen, uniti da un amore proibito: “Wera non si mosse e per poter vivere, si lasciò morire, perché lui non era nient’altro che immensa morte e immensa vita né altro mai sarebbe stato”; dalla “ragazza di granito” Carole Maladian – una giovane attrice tormentata dal suicidio della madre Lénore, dall’odio per un passato che non ha compreso nel profondo e da un mistero famigliare che ha reso la sua vita “torbida come un lago dal fondo fangoso” – al suo sensibile marito e pianista Simon Deauville, che non riesce a tenere in piedi un matrimonio destabilizzato da una donna in perenne ricerca di riscatto. E l’abito del titolo diventa il simbolo di una lunga e complicata vicenda famigliare che nel corso delle pagine intriga ed emoziona; un vestito descritto con la stessa, meticolosa cura che l’autrice riserva ad ogni elemento della trama: “Era un abito azzurro di chiffon in seta purissima, che si tuffò ai suoi piedi leggerissimo, ipnotizzante come il vortice incalzante del Bolero, e palpitante, come la voglia che aveva di indossarlo”. Un abito donato con estremo affetto a Carole da nonno André, la cui rottura sancisce quasi la fine di un altro sentimento, vittima dei labirinti ossessivi della mente che non sempre ci guidano verso l’uscita ma che ci fanno invece girare senza meta, finché non si perdono di vista le cose importanti, finché non si riesce più a distinguere la verità dalla menzogna, o l’amore dall’odio. L’abito invernale è una storia di colpe ereditate, di spietate vendette e di redenzioni pagate a caro prezzo; un’epopea famigliare ricca di colpi di scena che ricorda quanto siano importanti i legami di sangue, anche quando sono solo echi del passato, perché si ergeranno sempre al di sopra di ogni errore, di ogni crudeltà e di ogni illusione.

 

TRAMA. La storia di un secolo, di un gruppo di amici, di donne e dei loro sogni racchiusa in un cofanetto, un volume che custodisce emozioni, speranze infrante e paure da affrontare. Lo spaccato della società e dell’essere umano, che ha attraversato un’epoca negli Stati Uniti; lo snocciolarsi di episodi che coinvolgono i personaggi attanaglia il lettore alle pagine, preso dagli eventi e calatosi inevitabilmente, grazie a una scrittura estremamente lineare, nella scena. Culla della narrazione è l’arte, la passione per il bello, per la musica come per la sartoria, la capacità dell’uomo di darsi pur di raggiungere i propri obiettivi.

 

 

L’AUTRICE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

 

 

BIOGRAFIA. Sara Alfieri, studi linguistici interrotti, letture che spaziano dalle favole ai grandi classici, dai romanzi d’avventura a quelli di ogni genere; sogni a occhi aperti, immagini di persone inventate. Trova nello scrivere un lento navigare che non tocca mai terra. Pubblica nel 2019 per Kimerik il romanzo “L’abito invernale”.

 

 

Contatti

https://www.kimerik.it/Home.asp

 

Booktrailer del romanzo L’abito invernale

https://www.youtube.com/watch?v=lJ9fBTjnQYA

 

Link di vendita

https://www.amazon.it/Labito-invernale-Sara-Alfieri/dp/8893759888

https://www.kimerik.it/SchedaProdotto.asp?Id=3512

 

 

 

 

 

IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

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Ecco il trailer ufficiale de L’amore a domicilio, la commedia sentimentale con Miriam Leone

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Diretto da Emiliano Corapi e interpretato da Miriam Leone e Simone Liberati, L’amore a domicilio sarà su Prime Video a partire dal 10 Giugno 2020.

Sentimentalmente pavido, Renato si è sempre tenuto lontano da relazioni che lo coinvolgessero davvero. Ma quando scopre che Anna, conosciuta per caso, è reclusa agli arresti domiciliari, decide di lasciarsi andare ai sentimenti sempre temuti. In quella casa, dove è l’unico uomo, è convinto di poter controllare la situazione. In amore, però, non esistono vie sicure e ben presto la situazione si complica…

Prodotto da Andrea Petrozzi per la World Video Production con Rai Cinema e in collaborazione con Frame by Frame e Marvin Film, L’amore a domicilio vede nel cast anche Fabrizio Rongione, Anna Ferruzzo, Antonio Milo, Valeria Perri, Eleonora Russo.

  Con la partecipazione di Renato Marchetti e Luciano Scarpa.

Di seguito, il trailer ufficiale.

 

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L’amore a domicilio: una commedia italiana che vuol fare l’americana

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L’uscita su Prime Video, prevista per il 10 Giugno 2020, dell’ammiccante commedia autoctona L’amore a domicilio di Emiliano Corapi, che riesce ad appaiare con una certa efficacia i colpi di gomito dei briosi apologhi sentimentali girati oltreoceano e il dinamismo degli scandagli sociologici estranei all’approfondimento dell’aura contemplativa, merita, almeno, di essere segnalata.

Il colpo di gomito, inteso alla stregua dei segni di ammicco graditi agli spettatori dai gusti talvolta piuttosto semplici, in grado tuttavia di distinguere l’apposito carattere d’autenticità alla base dell’ispirazione ex ante dall’ipocrita furberia intenta a costruire vani castelli di carta, costituisce un limite? L’amore a domicilio sembrerebbe optare per la risposta negativa. Sin dall’incipit gli echi dell’inobliabile Borotalco di Carlo Verdone dimostrano che Emiliano Corapi sa trarre partito, sia nella fase di sceneggiatura sia in cabina di regìa, dall’altrui estro senza cadere nell’accidia delle idee prese in prestito. Basta, con tutta onestà, rielaborarle motu proprio. D’altronde, a ben guardare, lo stesso Verdone in Borotalco aveva adattato il desiderio di sfondare tipico dell’età verde, divisa in progetti concreti ed eterne chimere, all’intensa leggerezza ad appannaggio tanto del fantasioso Frank Capra quanto dell’arguto George Cukor. C’è qualcosa dei cosiddetti women’s pictures anche in L’amore a domicilio.

Dopo l’avvio, in cui l’utilizzo dell’ovvia voce fuori campo, del ridondante slow motion, dell’inidonea inquadratura di quinta d’ascendenza zavattiniana, rea di confondere la crudezza obiettiva con l’intrattenimento disimpegnato, l’entrata in scena di Miriam Leone cambia le carte in tavolo. L’avvenente e briosa attrice catanese, nel ruolo della disinibita ma instabile Anna che con la scusa di chiedere un’informazione stradale seduce l’intontito Renato, privato di botto della scaltrezza impiegata in veste di assicuratore di terz’ordine a spingere la gente a stipulare polizze pensionistiche pleonastiche, possiede una marcia in più. Simone Liberati, al contrario, appare a disagio nei panni dell’ennesimo pesce innamorato rispetto al rabbioso ed empatico custode precario impersonato in Cuori puri di Roberto De Paolis. L’incapacità di scrivere con la luce, trasformando i timbri figurativi in riverberi introspettivi allo scopo di travalicare i limiti dell’inane vedutismo, traligna la geografia emozionale in un vanaglorioso espediente fine a se stesso. L’anonima location capitolina del quartiere Appio-Latino, lontano anni luce dalla forza significante sul piano della fascinosa ed evocativa dimensione mitopoietica che permea in Cuori puri le case popolari di viale Morandi, a Tor Sapienza, e il campo nomadi di via Salviati, col parcheggio limitrofo pattugliato abulicamente, cede così il passo ai prevedibili stilemi ora del dramedy fiabesco, ora dell’heist movie. Il motivo d’inquietudine connesso alla rivelazione che la spigliata seduttrice è agli arresti domiciliari per rapina a mano armata soffre quindi d’intrinseci ed espliciti squilibri.

La prevedibilità è lampante, la voglia di far ridere amaramente e far riflettere ironicamente agisce sottobanco. Il modello yankee, agli antipodi coi tòpoi della commedia all’italiana che mette alla berlina la ridicolaggine delle pose fuori luogo (dalle velleitarie ambizioni economiche ai ridicoli forestierismi passati in rassegna da Steno nel mitico Un americano a Roma), diviene lo stesso una discreta risorsa. Sfruttata adeguatamente finché le tecniche di straniamento, care al dotto Jean-Luc Godard, l’unico esponente ancora in vita dei Giovani Turchi della Nouvelle Vague, non prendono il sopravvento sugli intermezzi offerti, in modo assai manifesto, sulla falsariga di Tra le nuvole del sagace Jason Reitman. Emiliano Corapi, lungi dall’estrarre conigli dal cilindro sull’esempio molto arduo da emulare dei maestri avvezzi al sapore della satira e al mistero dell’esistenza analizzato con risvolti insospettati, si serve del crescendo recitativo della lodevole Miriam Leone, grata all’occhio che vuole la sua parte, per celare la penuria d’ingegno. Chiara quando la promozione a dirigente piomba di punto in bianco ad addolcire, e forse pure a stabilizzare, la precaria altalena degli stati d’animo. La natura superficiale ed esornativa del montaggio alternato, frammisto ai momenti fugaci dell’intesa sempre in bilico della coppia assortita alla bell’e meglio, finisce per spostare l’ago della bilancia nei binari risaputi del cinema da camera. Non siamo però nei pressi di Ultimo tango a Parigi, né del misconosciuto ed epidermico Sex cowboys di Adriano Giotti: l’interazione fra interni ed esterni, nonché fra Thanatos ed eros, lascia parecchio a desiderare.

Al posto dell’alcova, dove il sesso senza amore innesca lì per lì l’alienazione, tradotta in goffaggine tragicomica, per poi invertire la marcia, a convincere è la tenerezza nascosta dietro l’apparente cinismo. L’intreccio in quel caso, sebbene non esente da una vena programmatica, rivendica alcuni soprassalti di schiettezza insieme alla verve immaginativa sorretta dalla speranza. Peccato che ad alzare ulteriormente il tiro, con la definizione capovolta delle personalità (lui pauroso, quasi femmineo, lei novella Beatrix Kiddo di Kill Bill in chiave nostrana), venga delegata una suspense a dir poco trita e ritrita. Le ambizioni filosofiche, congiunte di soppiatto alla scoperta dell’alterità, col territorio e l’appartamento preposto ad amalgamare amore e detenzione pressoché indifferenti dinanzi ad aspre dinamiche da soap opera avvezza al calore del racconto, che sopperiscono, infatti, alle molteplici zone di freddezza, si traducono, dunque, in accenni formali. Il teatro dell’assurdo, sfidando il ridicolo involontario, cerca di spargere a piene mani il valore terapeutico dell’umorismo. L’extrema ratio gravida di accenti e povera di sfumature ricava scarso ausilio dalla musica stridente. La sublimazione dell’angoscia, viceversa, aiuta. Gli interrogativi, tuttavia, rimangono tutto tranne che cruciali. Le sbavature patetiche rovinano perciò ne L’amore a domicilio la festa a uno spettacolo ad uso di platee medie. Trascinate nei soliti spazi dell’immaginazione e paghe del velleitario tentativo compiuto con l’impasse dell’autocompiacimento.

 

 

Massimiliano Serriello

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In blu-ray lo “stupefacente” splatter vecchia maniera di Hansel e Gretel e la strega della Foresta nera

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Diretto nel 2013 da Duane Journey ma approdato nelle sale cinematografiche italiane soltanto nel Febbraio dell’anno successivo, viene reso disponibile su supporto blu-ray targato CG Entertainment (www.cgentertainment.it) Hansel e Gretel e la strega della Foresta nera.

Un titolo che potrebbe erroneamente spingere a pensare ad un’imitazione a basso costo del contemporaneo Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe o all’ennesima riproposizione di una delle maggiormente popolari fiabe nate dalla fantasia dei fratelli Grimm.

Erroneamente, giusto, perché, in realtà, la oltre ora e venti di visione rivisita la favola in una versione mai vista prima, sostituendo la tipica ambientazione in costume con l’America del terzo millennio, dove, rispettivamente interpretati dal Michael Welch della saga Twilight e dalla Molly C. Quinn di Come ti spaccio la famiglia, gli Hansel e Gretel in questione sono due adolescenti alle prese con la ricerca di una specialissima qualità di marijuana chiamata, appunto, “Foresta nera”.

Marijuana in possesso di una apparentemente innocua anziana dalle fattezze della Lara Flynn Boyle di Men in black II, la quale, ovviamente, nasconde l’identità di una feroce strega pronta a massacrare chiunque accoglie all’interno della propria abitazione.

Quindi, sebbene la locandina di Hansel e Gretel e la strega della Foresta nera riporti la dicitura volta a precisare che dietro al film vi sono gli stessi produttori della sopra menzionata serie romantico-vampiresca che ha visto protagonisti Kristen Stewart Robert Pattinson, ci troviamo in realtà in tutt’altro territorio in fotogrammi, lontano anche dall’odierna overdose di noiosi orrori a buon mercato tempestati di fantasmi, esorcismi ed effetti digitali e molto più vicino a determinati b-movie risalenti ai mitici anni Ottanta.

Non a caso, mentre fanno la loro apparizione anche gli zombi e, calati nei panni di due poliziotti, troviamo il Lochlyn Munro di Freddy vs Jason e la Yancy Butler del franchise coccodrillesco Lake placid, la megera ci regala divertente splatter dal sapore slasher a suon di occhi cavati (e in seguito mangiati!) e sgozzamenti.

Due spot e un trailer occupano la sezione extra del disco in alta definizione di Hansel e Gretel e la strega della Foresta nera.

 

  

Francesco Lomuscio

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PROSEGUE L’INIZIATIVA #SAVEITALY DI NICOLA PEPE

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Nicola Pepe, una carriera già scritta nel suo nome. Vincitore dell’edizione 2018 di Hell’s Kitchen Italia, presentata da Carlo Cracco.

L’esuberante personaggio, protagonista del cooking show di Sky 1, per la Fase due, ha deciso di sostenere l’economia del mondo del food attraverso il suo profilo Instagram. E lo fa in maniera completamente gratuita.

Un’iniziativa, quella di Nicola Pepe, finalizzata a dare visibilità a tutto ciò che ruota intorno al food.

Il progetto, dal nome #saveitaly#effettopepe, sostiene un settore duramente provato dal lockdown. Un settore che oggi tenta una difficile ripresa e che Pepe, mai cognome è stato più azzeccato per uno chef, ha deciso di prendere a cuore in maniera del tutto gratuita.

Nicola Pepe: l’iniziativa a sostegno del mondo del Food

Da qualche giorno, per la nuova fase che il nostro Paese sta attraversando, Pepe ha pensato di utilizzare il suo profilo personale di instagram per aiutare gratuitamente il mondo del food.

Nel suo piccolo, l’eclettico chef, attraverso il suo ruolo di personaggio pubblico e come vincitore di Hell’s Kitchen Italia 2018, pubblica giornalmente, attraverso la sua pagina Instagram vari hotel, ristoranti, brand alimentari. Lo scopo non è solo quello di dare loro visibilità, ma sostenerli e accompagnarli in questo momento di ripresa economica.

In un certo senso fa il food blogger, ma lo fa in maniera completamente gratuita. Dando voce a tutto ciò che ruota intorno al mondo del food.

Il gesto di Nicola Pepe è stato considerato tra gli internauti oltre che di estrema sensibilità, anche di grandissima umiltà. Soprattutto in confronto a chi utilizza i social per ricavare del profitto.

Durante il lockdown, che ha bloccato Pepe in Svizzera, lo chef ha condiviso attraverso i social, la realizzazione di varie pietanze da lui preparate con vari vip, che si avvicinavano virtualmente ai suoi consigli in cucina.

Una vita in viaggio…

Nicola Pepe, classe ’96, ha avuto un infanzia un po’ complicata. Fin da piccolo lui e la madre hanno viaggiato molto. Sia per lavoro, sia per trasferimenti, quindi non ha mai fissato radici.

Le difficoltà, però, non lo hanno mai abbattuto. Tutt’altro, ha sempre cercato di inseguire il suo sogno. A soli 15 anni, ha iniziato a lavorare nelle cucine stellate, per poi arrivare alla maturità alberghiera e iniziare a viaggiare in giro per l’Italia. Alla scoperta del vero senso della gastronomia del nostro Paese.

Da piccolo provavo e mangiavo cose un po’ bizzarre per la mia tenera età, era bello scoprire nuovi sapori, nuovi gusti. Non ero molto socievole come ragazzino, ma ero felice perché quando assaggiavo qualcosa di nuovo, chiudevo gli occhi e andavo in un mondo totalmente diverso, un mondo migliore, un mondo pieno di colori e sfumature“.

Con queste parole Nicola Pepe descrive la sua passione per la cucina, nata in tenera età.

L’esperienza a Hell’s Kitchen Italia

Entrato nel programma mi sentivo un po’ come il ragazzino del film La fabbrica di cioccolato. Economicamente povero, molto umile, a testa bassa. Ma ogni cosa che mi si presentava la vedevo come se fosse una cosa strepitosa. E queste erano le mie caratteristiche per arrivare fino alla fine, per poi riuscire ad alzare la testa“. Racconta Pepe in un’intervista rilasciata per FoodMakers.

Un tema quello del tornare bambini, che in un certo senso rispecchia lo spirito del menù presentato in finale, “Attraverso gli occhi di un bambino“.

Il mio menu aveva uno scopo, ovvero tutti i commensali dovevano dimenticare tutto quello che sapevano della cucina dei ristoranti etc… Dovevano assaggiare tutte le pietanze come se fossero dei bambini, quindi la scoperta dei nuovi colori, profumi, accostamenti e forme. Ritornare bambini, questo è il segreto e una volta tanto dovremmo farlo tutti“.

Cosa bolle in pentola?

Prossimamente Pepe pubblicherà un libro “Food and Poesia“, legato al suo periodo di quarantena. I piatti da lui realizzati durante l’isolamento verranno accompagnati dagli umori del momento, tradotti in versi da Flavio Iacones.

Il libro sarà una sorta di book fotografico del difficile periodo storico attraversato dal nostro Paese, arricchito e reso unico dai piatti realizzati dallo chef.

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MICHELE PIAGNO SI AGGIUDICA IL BREVETTO DEL COCKTAIL FLUO

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Un cocktail che si illumina al buio non è solo un miraggio, ma una realtà. Una novità che ha anche destato l’attenzione della stampa nazionale specializzata e non sin dall’inizio della sua creazione. Correva l’anno 2011 ed è stato inventato dal maestro barman friulano, Michele Piagno, che ha brevettato l’originale bevanda. Si tratta di un sweet & sour fotosensibile ribattezzato “Glow S&S created by Michele Piagno”. Piagno del suo brevetto ormai quasi decennale dice: “Il mio S&S, che vendo in buste monodose, è un semilavorato: il barman deve solo diluire il prodotto in un litro d’acqua e il gioco è fatto con l’effetto strabiliante. Praticamente una volta che il drink è finito a contatto con i raggi ultra violetti, classico neon nero da discoteca, il drink diventa fluo, mentre di giorno oppure con luci classiche si presenta scuro”.

Piagno ha avuto un vero e proprio colpo di genio proponendo sul mercato un prodotto che fino al 2011 era inesistente. Il giovane 38 enne di San Vito in provincia di Pordenone, oggi conosciuto anche come “El Senõr Mojito” dal titolo del libro che ha di recente pubblicato, si può dire che ha dato origine ad un nuovo concetto di lifestyle, una nuova attrattiva per i locali presso i quali lavora: nel momento in cui i raggi ultravioletti delle luci della discoteca si fondono con il contenuto del drink creato da Piagno questo diventa fluorescente. E non è assolutamente da poco!

Tra l’altro il prodotto è stato testato da chimici e tecnologi alimentari, brevettato come sweet & sour ( la miscela a base di limone e zucchero ), liofizzato, e può essere associato a tutti i drink che hanno come ingrediente lo sweet & sour. La composizione di “Glow sweet & sour mix” è la seguente: zucchero, acidificante acido citrico (E330), aromi, succo di limone disidratato, colorante E160B, albumina disidratata e altri ingredienti. È stata avviata la produzione in buste da 160 grammi, da sciogliere in un litro d’acqua.

Michele come sei arrivato a questa intuizione?

Dopo anni che mi dedicavo alla cosiddetta “molecular mixology” dato che elaborare drink “molecolari e destrutturati” non è semplice, mi sono chiesto: perchè non creare qualcosa d’impatto che qualsiasi barman o bartender riesca a utilizzare, anche non avendo conoscenze nel settore o in presenza di lavoro di massa come in discoteca o discobar? Dopo mesi di studio e prove, ho creato questo semilavorato fotosensibili.

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Cinecittà formato famiglia: tornano le visite animate da vivere tutti insieme

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Cinecittà si Mostra, l’esposizione permanente degli studi di Via Tuscolana, presenta per Giugno un calendario di attività didattiche da svolgere in totale sicurezza negli ampi spazi verdi del parco di Cinecittà, lungo i viali alberati e sui set esterni permanenti. Quattro appuntamenti all’aperto dedicati alle famiglie e ai bambini dai sei agli undici anni d’età per scoprire la storia dei più famosi protagonisti degli Studios, conoscere i trucchi della finzione cinematografica e sperimentare i mestieri del cinema. Le visite In famiglia sono un’occasione per far vivere a genitori e bambini un’esperienza culturale in uno dei luoghi più suggestivi della città, rendendo il Tempio del cinema uno spazio di incontro e di condivisione per tutti i componenti della famiglia.

 

13 e 20 Giugno ore 16.00

Visita animata in famiglia – Prossima fermata antica Roma!
Un racconto evocativo porterà i partecipanti a vivere un’esperienza unica e coinvolgente per scoprire tutti i segreti del set dressing immersi nei colori e nelle forme delle architetture del passato nel monumentale set di Roma antica di Cinecittà. Un supporto didattico permetterà ai visitatori di cimentarsi con il set dressing, ovvero l’arte di arredare un set. Attraverso disegno e collage utilizzando elementi come templi, colonne e statue antico romane i partecipanti alla visita immagineranno come creare e comporre un’ambientazione dedicata all’Antica Roma, trasformandosi così in scenografi, decoratori e abili arredatori di set.

 

14 e 21 Giugno ore 16.00

Visita animata in famiglia – Cent’anni di Fellini: Cinecittà in compagnia di Fellini e della sua Venusia
Un affascinante tour ci porta alla scoperta dell’enorme e misteriosa scultura della Venusia che racconta la sua storia, quella di Federico Fellini e di Cinecittà. Grazie a una mappa-gioco adulti e ragazzi scopriranno segreti e curiosità sugli Studios e i suoi abitanti: prendendo spunto dall’immaginario del grande maestro riminese e ispirati proprio dalla testa di Venusia, i partecipanti daranno vita a personaggi bizzarri in bilico tra realtà e fantasia esattamente come quelli protagonisti dei sogni di Fellini con cui vivranno avventure fantastiche a prova di ciak.

 

Calendario

13 Giugno ore 16.00 – Prossima fermata antica Roma!
14 Giugno ore 16.00 – Cent’anni di Fellini: Cinecittà in compagnia di Fellini e della sua Venusia
20 Giugno ore 16.00 – Prossima fermata antica Roma!
21 Giugno ore 16.00 – Cent’anni di Fellini: Cinecittà in compagnia di Fellini e della sua Venusia

 

Informazioni

Visita animata in famiglia
Minimo partecipanti: 10 tra adulti e bambini.
Durata 90-120 minuti
Il biglietto della visita in famiglia include l’accesso ai percorsi di Cinecittà si Mostra: Girando a Cinecittà; Backstage, e Felliniana. Non include l’ingresso al MIAC museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema che può essere prenotato a parte acquistando il biglietto su Ticketone, oppure in loco previa comunicazione.
www.cinecittasimostra.it

 

Prenotazioni

Visita animata in famiglia
Prenotazione obbligatoria scrivendo a visit@cinecittaluce.it

 

Costi

Adulti 15,00 euro – Bambini (da cinque a dodici anni) 7,00 euro. Sotto ai cinque anni gratis.
Le visite In famiglia non sono inclusa nella promozione del biglietto famiglia

 

Dove

Studi di Cinecittà – Via Tuscolana 1055 – Roma

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Bellafronte tra gli 8 film selezionati alla terza edizione di “Fare Cinema”

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La dark comedy dei registi napoletani Andrea Valentino e Rosario D’Angelo con Antonio Fiorillo, Francesco Paolantoni e Orazio Cerino vola in Svezia

 

Bellafronte, la dark comedy dei registi napoletani Andrea Valentino e Rosario D’Angelo è tra gli 8 film selezionati alla terza edizione di “Fare Cinema” (Making Cinema).

Il cortometraggio pluripremiato sia in Italia che all’estero continua il suo viaggio tra festival ed eventi dedicati al cinema. Una favola ambientata nel sud Italia, tra mare e montagna, scenari mozzafiato e un personaggio particolare: Bellafronte, un gigante silenzioso, osservatore ed alla ricerca dell’amore.

Il corto con Antonio Fiorillo, Francesco Paolantoni e Orazio Cerino è stato prodotto da Labirinto Visivo.

Sono stati scelti 8 cortometraggi italiani per rappresentare il nostro cinema in Svezia. I film saranno online e accessibili gratuitamente a tutti dall’11 al 22 giugno. Piccoli film per grandi storie, per poter vedere i film basta andare sul sito www.shortly.film nella sezione Touchdown Italy.

L’Istituto di Cultura Italiana “C.M. Lerici” con sede a Stoccolma (Svezia) è l’ente che presenta la terza edizione della rassegna in collaborazione con la piattaforma svedese di video on demand Short\ly.Film.

Bellafronte: la storia del corto

Bellafronte è una favola. Un racconto grottesco e poetico che forse vuole semplicemente rispondere alla vecchia domanda sul significato dell’amore, sull’intreccio inestricabile tra l’amare e l’essere amati.

Ma, e in senso più profondo, è in realtà una strana metafora capace di relazionare il coraggio necessario per amare qualcuno e la vita dei comuni mortali, con le sue immense e continue passioni.

Con Antonio Fiorillo, Francesco Paolantoni, Orazio Cerino, soggetto Andrea Valentino e Rosario D’Angelo | sceneggiatura Damiano Brogna | direttore di produzione Giovanni Rosa | organizzatore Rocco Pascale | fotografia Stefano Massa | suono Giuseppe Tripodi | scenografia Paolo Previti | costumi Annalisa Ciaramella | montaggio Andrea Valentino | musiche Donato Pitoia.

 

 

Link trailer con sottotitoli in inglese

Bellafronte – Trailer Eng Sub

 

 

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“Non è andato tutto bene – Manuale per rialzarsi”: libro sugli effetti sociali del Covid-19

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Gli autori, Francesco Cirillo e Carlo Porcaro offrono una chiave di lettura di quanto accaduto e forniscono allo stesso tempo strumenti d’indagine.

 

 

Quale società ci attende? Che tipo di comunità siamo chiamati a (ri)costruire? Oltre la cronaca, ci sono gli effetti sociali del Covid-19 nel mondo dC, ovvero del dopo Coronavirus. Gli autori, Francesco Cirillo e Carlo Porcaro, da sempre attenti osservatori dei fenomeni sociali contemporanei e delle matrici economiche e politiche che li governano, offrono una chiave di lettura di quanto accaduto e forniscono allo stesso tempo strumenti d’indagine, ricerca e riflessione per non rimanere travolti dagli eventi in corso.

 

Attraverso la ricostruzione dei principali eventi di questi mesi, interviste e dialoghi con esperti ed opinionisti, il libro analizza l’impatto del virus sul presente e prova a disegnare i possibili scenari che ci attendono nell’immediato, analizzando al contempo le principali sfide politiche, sociali ed economiche cui la nostra società è chiamata a rispondere.

 

Il libro “Non è andato tutto bene – Manuale per rialzarsi” si sviluppa attraverso quattro direttrici principali (politica e comunicazione, economia e ambiente) e indaga in modo agile e diretto il rapporto tra potere istituzionale e cittadini, strategie di comunicazione degli Stati e conseguenze psicologiche del lockdown, propagazione del virus e inquinamento, necessità di rimettere in moto l’economia e adozione di strumenti funzionali e sostenibili per la fondazione di una nuova Italia e di una nuova Europa.

Con esempi, commenti e dati il libro prova inoltre a indicare alcune soluzioni praticabili con piccoli e grandi gesti, e vorrebbe anche essere un vademecum per la classe dirigente italiana – sindacati, imprenditori, amministratori locali e nazionali – che sarà chiamata a far rinascere il paese mettendo in campo una nuova visione del futuro, per trasformare insieme paure e ostacoli in una occasione di svolta.

 

Non è andato tutto bene – Manuale per rialzarsi, gli autori

 

Carlo Porcaro (1976), giornalista professionista. Collabora con Il Mattino e Il Quotidiano del Sud, autore di Indiscreto a palazzo (2012) sui retroscena della politica campana e coautore del documentario Vuotazioni relativo alle elezioni comunali di Napoli del 2016.

 

Francesco Maria Cirillo (1980), giornalista professionista. Da oltre vent’anni si occupa di economia, difesa e spazio per testate italiane e straniere. Host del canale The Space Podcast, ha realizzato documentari sul mondo dei trasporti, dell’automazione e della tecnologia.

 

*La versione cartacea sarà disponibile in libreria da giugno

 

Titolo: Non è andato tutto bene

Sottotitolo: Manuale per rialzarsi

Autori: Francesco Maria Cirillo – Carlo Porcaro

Editore: Castelvecchi Editore – Collana ESC (disponibile come ebook e in versione cartacea*)

 

Link per l’acquisto su ebook:

https://www.mondadoristore.it/Non-e-andato-tutto-bene-Carlo-Porcaro-Francesco-Maria-Cirillo/eai978883290095/

 

 

 

 

 

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Irene Valsecchi: fotomodella per passione

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Irene Valsecchi, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, molto bene grazie, sono davvero felice di fare quest’intervista!

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Mi chiamo Irene, ho 20 anni ed abito a Monza, lavoro come receptionist in una rinomata palestra di Milano ed amo follemente il mio lavoro. Nel tempo libero mi piace posare, è una mia passione da ormai parecchi anni,  insomma amo stare al centro dell’attenzione! Allo stesso tempo però sono una ragazza molto dolce, solare, gentile e disponibile con tutti!

Cosa riesce a farti emozionare?

Le sorprese, amo essere stupita!

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Mi piacerebbe entrare a far parte del mondo dello spettacolo, è il mio sogno da quando ero bambina!

Quali sono le tue passioni?

Posare penso sia la mia più grande passione,cerco di trasmettere emozioni a chi guarda le mie foto, di far passare un messaggio positivo, inserire nei miei post ciò che penso veramente e provare ad aiutare chi ha bisogno con un consiglio! Quando sono davanti alla macchina fotografica sono me stessa e tutti i problemi svaniscono.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Un mio pregio penso sia la gentilezza,dolcezza, metto il cuore in qualsiasi cosa io faccia. Sono una persona molto impulsiva, qualsiasi cosa mi venga in mente, faccio, senza pensarci, spesso combinando danni.

 

 

Che cos’è sacro per te?

La famiglia,ciò a cui tengo di più al mondo, per fortuna con i miei genitori ho sempre avuto un rapporto fantastico,hanno sempre appoggiato qualsiasi mia scelta e mi hanno supportato nei momenti più difficili della mia vita, con mia sorella ho un rapporto un po’ strano: di amore e odio, ma le voglio bene comunque (ride).

La tua più grande paura?

La morte senza dubbio, non voglio abbandonare la persona che sono diventata, ho costruito e lottato tanto per essere quello che sono,voglio vedere cosa mi riserverà la vita e affrontarla sempre con il sorriso insieme alle persone che amo.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Molte volte penso che vorrei un corpo diverso, magro, tonico ma poi mi guardo allo specchio e mi vedo bellissima proprio così, adoro tutto di me dal mio sorriso ai miei fianchi. È difficile accettare la propria persona, vedersi bella, penso sia un problema di molte donne ma finalmente dopo tanto tempo ci sono riuscita.

Cosa è per te la felicità?

La felicità penso sia rendersi conto delle piccole cose, rendersi conto che la vita è bella e che puoi fare qualsiasi cosa se lo vuoi. Puoi realizzare ogni tuo sogno! La felicità è avere al proprio fianco persone che ti fanno stare bene e che ti accompagnano in questo tuo percorso chiamato vita, persone che ti amano e che non cambierebbero nulla di te perché gli piaci così come sei, anche con migliaia di difetti. Essere felici è un diritto di tutti, non abbattiamoci davanti agli ostacoli, nella vita ne incontreremo tanti! Guardiamo quanti ne abbiamo superati!

Il tuo piatto preferito?

Sono un’italiana dock quindi la pizza!

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro, Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Famiglia, Salute, Amicizia, Soldi, Lavoro, Amore e Sesso.

Un motto o una frase che più ti rappresenta?

It’s gonna be ok, ovvero: andrà tutto bene, penso che ad ogni problema ci sia una soluzione.

A.C.

https://www.instagram.com/_irenesworld_/

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Raffaella Ligorio

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Raffaella Ligorio, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex e grazie per questa possibilità! Per quello che è stato questo periodo, io personalmente sto bene, ho vissuto la qurantena con leggerezza e mi sono concentrata sullo studio!

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Sono pugliese, esattamente di San Vito dei Normanni (Br), ho 21 anni e sono iscritta alla facoltà di lingue e letterature straniere.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Sono in questo settore da quando avevo 16 anni, però solo negli ultimi anni sto investendo di piu in questo ramo.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

Ovviamente all’inizio ero un po emozionata, poi mi sono sciolta ed ho capito che è quello che desidero fare nella mia vita.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Ovviamente la vanità è donna, quindi diciamo che questo è stato il motore principale. Poi ovviamente amo la fotografia come forma d’arte e per me è un piacere prestare la mia immagine ai piu svariati progetti fotografici

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Ovviamente il servizio per Playboy Italia. Come tutti ben sanno è una rivista che rappresenta un punto di arrivo per tante ragazze, anche se nel mio caso è stato un punto di partenza!

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Esattamente come è in realtà. Ovviamente bisogna sapersi muovere e gestire le situazioni. Ci sono parecchie persone che si improvvisano e sicuramente l’esperienza ti porta a distinguere i veri professionisti da chi millanta.

Cosa riesce a farti emozionare?

A differenza di cio che dai social può sembrare, sono una ragazza semplice, mi emoziono con i piccoli gesti!

Ti definisci più bambola o più pantera?

Beh diciamo che esistono anche le pantere in peluche!

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Sicuramente il carattere. Per me un uomo deve essere tale nel vero senso della parola. Amo le persone che sanno assumersi le proprie responsabilità e che non si tirino indietro quando c’è da mettere la faccia!

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Ovviamente si nasce!

Il sogno nel cassetto di Raffaella Ligorio?

Spero di crescere sempre piu in questo settore, magari come show girl!

Quali sono le tue passioni?

Amo i balli caraibici e stare a contatto con la natura!

Un tuo pregio e un tuo difetto.

La testardaggine, interpretate voi se è piu un pregio o un difetto!

 

Che cos’è sacro per te?

La mia famiglia! Per me resteranno sempre al primo posto!

La tua più grande paura?

Nella vita non bisogna avere paura, altrimenti ti blocca e non riesci ad inseguire i tuoi sogni!

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Forse ogni tanto dovrei essere piu riflessiva e non agire di impulso!

Cosa è per te la felicità?

La felicità è godersi i piccoli momenti.

la  vita sentimentale di Raffaella Ligorio?

Amo me stessa!

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

La sensualità e la versatilità! Ogni modella deve saper interpretare il set in cui si trova. Un po come le attrici!

Ultimo libro letto?

Il ritratto di Dorian Gray.

Il tuo piatto preferito?

Cavatelli ai frutti di mare.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Famiglia, salute, lavoro, amicizia, amore, soldi, sesso.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta? 

Sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo

A.C.

https://www.instagram.com/raffaella_ligorio/

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Giorgio Pasotti e Claudio Amendola presentano Abbi fede, rifacimento de Le mele di Adamo

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Portare a termine un remake di un film della levatura intellettuale del bellissimo dramedy Le mele di Adamo può sembrare da una parte un’operazione scaltra, atta a garantire le ambìte cauzioni di commerciabilità alla vena autoriale ghermita dall’ambizioso Giorgio Pasotti dietro e davanti la macchina da presa. Dall’altra farebbe tremare le vene e i polsi, per citare il sommo Dante, ad autori con la “a” maiuscola.

Claudio Amendola, nel ruolo in Abbi fede del neofascista che era stato nell’indimenticabile Le mele di Adamo del talentuoso collega Ulrich Thomsen, riesce ad appaiare la fisicità al vissuto nell’età verde lungo l’asfalto dell’Urbe per incarnare un seguace d’idee diametralmente opposte rispetto alle sue. Nel corso della conferenza stampa, c’è stato modo di chiedergli se l’aver frequentato la cosiddetta università della strada gli abbia permesso di annettere l’idoneo carattere d’autenticità alla performance basata ugualmente sul rapporto con Pasotti. Da attore e regista ad attore. E regista pure. Perché anche Claudio si è cimentato con l’esperienza di dirigere chi per natura è in cerca d’inquadrature lusinghiere allo scopo di porre nel giusto risalto il coacervo di bene e male insito nell’essere umano.

La risposta non si è fatta attendere: “Certamente, come sostiene lei, conoscere l’università della strada è stata una risorsa. Ho sempre attinto per dar vita a personaggi anche negativi ai ricordi personali, ad amici e conoscenti. Nonché proprio alla strada. Una grandissima maestra dalla quale ho ottenuto in pagella una piena sufficienza. Lavorare, inoltre, con un attore/regista oggi succede molto più spesso che in passato. Mi è capitato d’incontrare registi che si rapportavano mal volentieri con gli attori. Ma in media, facendo tanti film, è piuttosto normale imbattersi in professionisti apertamente ostili con il cast. Personalmente trovo la direzione degli attori l’aspetto più bello e stimolante del mestiere della regìa. Tra gli attori/registi esiste una complicità realmente maggiore”. In Domenica di Wilma Labate Claudio Amendola ha interpretato un personaggio, al contrario del ravveduto Adamo, immutabile, tutto d’un pezzo: l’ispettore di polizia intento ad anteporre il desiderio di preservare l’innocenza dell’afflitta protagonista dalla preoccupazione per la propria salute minata dall’atroce tumore. In Abbi fede Adamo muta segno. Un po’ sulla stessa falsariga di Jack Nicholson alias Melvin Udall in Qualcosa è cambiato di James L. Brooks. L’opinione dell’interessato al riguardo risulta degna di nota: “Ho amato tantissimo l’ispettore di Domenica. All’epoca la mia seconda figlia aveva la stessa età, dodici anni, della bambina con cui il mio personaggio instaura un rapporto di profonda complicità. Ancor oggi quella rappresenta la mia prova recitativa più appagante. L’Adamo de Le mele di Adamo devo tutt’oggi cominciare ad amarlo. Almeno nello stesso modo”.

Sul rapporto che si stabilisce dietro e davanti alla macchina da presa, dando le indicazioni del caso a se stesso e ad altri, Pasotti ha le idee altrettanto chiare: “Rapportandosi con gli attori un regista che sa cosa vuol dire mettersi a disposizione della macchina da presa, aderendo ad accenti realistici ed empiti interiori di personaggi viscerali ed eterogenei, deve contemperare diversi fattori. Riguardo a Claudio Amendola, l’ho sempre seguito nelle sue prove recitative. Ammirandone la grinta e al contempo l’indubbia vena poliedrica. Adamo, nel modo d’intendere l’esistenza dapprincipio, con la rabbia, con l’intolleranza nei riguardi delle persone miti, nei mugugni ferini, nei soprassalti di cieca ferocia è quanto c’è più di distante, non solo sul versante ideologico, di com’è nella vita Claudio. Negli altri ruoli in cui l’avevo visto da spettatore c’erano sempre delle analogie, delle affinità più o meno evidenti, degli agganci riscontrabili nella personalità, nell’umanità, nelle cose che lo caratterizzano. Ci vuole un certo coraggio per mettere a disposizione la propria mole massiccia per snudare l’anima ed entrare in empatia con la manifesta chiusura mentale di Adamo. Le indicazioni che gli ho dato penso che gli siano servite per conferire ulteriori sfumature psicologiche al ritratto del reazionario all’inizio ostile al sentimento di pietà. Di suo la proverbiale forza comunicativa, insieme alla reviviscenza e alla realizzazione di circostanze interiori ed esteriori diverse, ha fatto il resto”.

Le dinamiche tragicomiche dell’intollerante destinato a divenire tollerante, persino con il terrorista arabo dalla pistola facile, risultano frammiste alla ragguardevole capacità di scrivere con la luce. L’aguzza componente luministica è servita a garantire gli auspicati contrasti chiaroscurali alla pur prevedibile parabola sul bene e sul male. I riferimenti al trambusto scatenatosi nella manifestazione a via dei Cerchi non contemplano un debito contradditorio tra le parti trovando, al contrario, tutti d’accordo. L’unanimità altresì sul dibattuto ordine di sgombero ai danni di CasaPound cede però presto spazio ad altre considerazione decisamente più in tema ed ergo più equanimi. L’equilibrio tra stilemi piuttosto diversi gli uni dagli altri stava molto a cuore a Pasotti. Ammiratore del cinema scandinavo e delle doti analitiche dell’incomparabile Ingmar Bergman. In grado di rivelare l’egemonia dello spirito sulla materia attraverso i celebri primi piani. Non mancano nemmeno i movimenti di macchina a schiaffo e le correzioni di fuoco. La tecnica, dunque, non pare bandita dal racconto sull’ennesima presa di coscienza. Anche se il trasporto artistico, legato a filo doppio all’approfondimento dei temi passati dalla chiesa di Horne, fondata all’epoca delle signorie e dei vassalli in Danimarca, nell’isola di Fionia, alla location in Alto Adige, trae linfa principalmente dalla bravura del cast. Specie Roberto Nobile nei panni di un medico poco pietoso e molto spiritoso.

La geografia emozionale ricopre un ruolo piuttosto interessante. Di conseguenza l’alacre Film Fund & Commission di IDM Alto Adige, che ha fornito il supporto richiesto affinché i luoghi riflettessero l’altalena degli stati d’animo, in attesa, da copione, dell’immancabile redenzione, spera nell’indotto nella fase ex post del cineturismo quando i problemi dovuti al Covid saranno ormai solo un brutto ricordo. Di certo il territorio eletto a location coglie nel segno. La rianimazione territoriale, con gli spettatori spinti a divenire turisti, è un altro paio di maniche. Frattanto il film desidera imporsi all’attenzione di un vasto pubblico con l’approdo – dopo Magari di Ginevra Elkann (il 21 Maggio), Bar Giuseppe di Giulio Base (il 28 Maggio), La rivincita di Leo Muscato (il 4 Giugno) – sulla piattaforma di Raiplay. Il che non significa necessariamente entrare nel Pantheon della Settima Arte. Ma vuol dire stabilire un’intesa nel mercato secondario di sbocco. In attesa che quello primario, ovvero le sale cinematografiche, riprenda a marciare. In fondo basta avere fede. Nomen Omen.

 

Massimiliano Serriello

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