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In dvd due opere firmate da Mauro Bolognini: La giornata balorda e Libera, amore mio…

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Maestro di una nostra cinematografia sempre più lontana, Mauro Bolognini ha fatto il suo corso nei decenni della Settima arte aprendo la propria strada grazie a svariate commedie negli anni Cinquanta, per poi passare anche ad opere più profonde, desiderose di parlare di uno spaccato sociale legato al Neorealismo.

Lecito, quindi, è citare La notte brava, intenso sguardo ai vari bagordi e festini di un gruppo di giovincelli di fine anni Cinquanta, per poi arrivare agli indimenticati Il bell’Antonio, Metello, Fatti di gente perbene e Gran bollito, senza dimenticare la sua collaborazione a lungometraggi collettivi come La mia signora, Le bambole, Le streghe e Capriccio all’italiana, condividendo la regia insieme a validissimi colleghi del calibro di Dino Risi, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini. E proprio quest’ultimo, nei primi anni della sua carriera come sceneggiatore, si è dimostrato solido collaboratore di Bolognini, realizzando per lui determinati script fondamentali (il citato La notte brava fra i tanti).

Arriva ora in dvd una doppietta di titoli diretti dal cineasta di pistoia, ovvero La giornata balorda e Libera, amore mio!, celebrando la validità artistica di un autore ancora ricordato ma mai abbastanza celebrato.

 

La giornata balorda (1960)

 

In una borgata di Roma vive Davide (Jean Sorel), bel ragazzo perditempo con al seguito un figlio nato da poco e neanche la prospettiva di un futuro certo, considerata la sua situazione da disoccupato. Invaghito della bella Marina (Jeanne Valérie), una ragazza squillo, il giovane riesce a trovare in poco tempo una professione, che in men che non si dica porta determinate conseguenze. E tutto ciò però lo conduce verso un vortice di decisioni sbagliate, spingendolo al di là del pensabile, all’insegna di un’incoscienza sfrenata che, ormai, ne segna la lunga giornata, o la sua totale esistenza.

Concepito come proseguimento di un discorso aperto col precedente La notte brava, questo titolo del 1960 rimette insieme il duo Bolognini regista/ Pasolini sceneggiatore, concedendo loro un altro spaccato della Roma periferica dell’epoca, tra scontri sociali e dialoghi dialettali di una immensa poesia.

L’ispirazione viene direttamente da due scritti di Alberto Moravia, Racconti romani e Nuovi racconti romani, tanto che lo stesso scrittore collabora allo script assieme a Pasolini e Marco Visconti, mentre l’occhio preciso del grande Bolognini fa il resto, dando anima e corpo alle contraddizioni di una situazione sociale “borgatara” dei primi anni Sessanta. Per farlo sfrutta il giovane volto di un Sorel alle prime armi, più l’appoggio di altre facce che hanno fatto grande il nostro cinema, da Lea Massari a Paolo Stoppa.

Edito da Mustang Entertainment nella collana La cineteca di Gianni Canova, il supporto offre nella sezione extra un introduzione di sette minuti al film da parte del noto critico cinematografico.

 

Libera, amore mio! (1975)

 

Figlia di un anarchico di nome Felice Valente (Adolfo Celi), arrestato per le sue attività contro il regime fascista che domina sull’Italia intera, Libera (Claudia Cardinale) è una bellissima ragazza che, come suo padre, decide di combattere gli ideali violenti che imperano durante la Seconda Guerra Mondiale. Tutto ciò la porta al confine del paese insieme ai suoi familiari, ma non le impedisce di proseguire una propria battaglia all’insegna della libertà e della giustizia, ergendosi a icona di un pensiero rivoluzionario che potrebbe sopravvivere anche dopo la fine della guerra.

Pellicola che ha avuto non pochi problemi ai tempi della sua uscita, tanto che nel 1973 la censura lo bloccò e ne slittò l’uscita di un paio d’anni, si accoda al trend anni Settanta che voleva sui grandi schermi opere analoghe incentrate su eroi e, soprattutto, eroine che hanno combattuto il fascismo (da citare almeno L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo). Bolognini azzarda uno sguardo a suo modo anche leggero, ma senza rinunciare a colpi bassi e descrizione cruda dei fatti narrati, poggiando innanzitutto sulla presenza di una bravissima e bellissima Claudia Cardinale, qui in uno dei suoi ruoli da protagonista maggiormente in vista.

Lo script a firma del regista stesso insieme alle garanzie Nicola Badalucco (La caduta degli Dei, Morte a Venezia) e Luciano Vincenzoni (La grande guerra, Il buono, il brutto, il cattivo), è un trattato preciso e conciso sulla crescita emotiva del proprio personaggio principale femminile, una sagoma emblematica caratterizzata da un fuoco interiore e da un concetto proprio di giustizia, accerchiata da facce secondarie importanti e interpretate da uno stuolo di attori di richiamo (oltre al citato Celi,  troviamo Bruno Cirino, Philippe Leroy, Luigi Diberti, Rosalba Neri e Bekim Fehmiu).

Edito da CG Entertainment (www.cgentertainment.it), con trailer e galleria fotografica nella sezione extra.

 

Mirko Lomuscio

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L’intramontabile Linda Batista si confessa: tanto lavoro e una nuova storia d’amore

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Sensuale, affascinante, di una bellezza senza tempo.
Lei è Linda Batista, l’indimenticabile protagonista di serie televisive come Elisa di Rivombrosa e Incantesimo e ricercatissima da autori teatrali e registi italiani e americani.
Noi di Mondospettacolo l’abbiamo intervistata per voi, curiosando nella sua vita privata e scoprendo nuovi progetti lavorativi.

Benvenuta Linda, iniziamo subito con una domanda sul futuro. Quando ti rivedremo in televisione?

Innanzitutto ci tengo a salutare te, Sabrina, e tutti i lettori di Mondospettacolo.
Per rispondere alla tua domanda, spero molto presto, visto che prima della pandemia ero sul set di una nuova serie SPS: Sorella per scelta, per la regia di Manuela Metri. Mi auguro che ridiano presto il via per tornare a lavorare e ci permettano di girare gli ultimi quattro episodi.

E’ previsto anche un tuo ritorno al cinema?

Sì, e non vedo l’ora. A novembre abbiamo terminato le riprese de Il gatto & la Luna, diretto da Roberto Lippolis e con un cast davvero stellare. Dovrebbe arrivare nelle sale a gennaio e sono sicura che vi conquisterà. Ho inoltre da poco ricevuto un’interessante proposta per una pellicola americana su un argomento molto attuale.

Come hai trascorso il lockdown?

Chiusa in casa a studiare e a coltivare un nuovo grande amore.

Allora c’è un uomo nella tua vita?

Assolutamente sì. Non voglio rivelarvi tanto, perché lui adesso è bloccato per una tournee in Svezia, ma posso dirvi che è un cantante ed è uno degli uomini più sexy che abbia mai conosciuto. Ci siamo conosciuti lo scorso anno a Dubai, ma è stato solo durante il periodo della quarantena che ci siamo avvicinati realmente e abbiamo iniziato la nostra storia d’amore.

Hai sempre dichiarato che uno dei valori più importanti per te è l’amicizia.

Certo! L’amicizia per me è fondamentale, non so cosa farei senza le mie amiche. Siamo un gruppo di fantastiche, pazze donne eterogenee, proveniamo da diverse parti del mondo e abbiamo tutte dei caratteri molto forti e combattivi. Fino a quando non ci è stato possibile incontrarci di persona, ogni pomeriggio alle 18 ci vedevamo in videochiamata e prendevamo l’aperitivo insieme.

Il tuo più grande amore però, è la tua splendida figlia. Com’è stato diventare madre a soli vent’anni e crescere una bambina da sola?

Non è stato facile, lo ammetto, ma è stato entusiasmante. Mia figlia ha sempre girato il mondo con me, il che l’ha aiutata a diventare estremamente indipendente e forte. Parla cinque lingue, si è laureata a Milano e frequentato un master all’estero, è combattiva e non manca di riempirmi d’orgoglio.
E’ sempre stata abituata a vedere in me sia una madre che un padre, ma questo ha fatto sì che il nostro rapporto si consolidasse sempre di più. Oggi che ormai è una donna, quando la guardo penso che sia il dono più prezioso che io abbia, non mi sentirei una donna completa senza di lei.

Linda Batista, un ultima domanda prima li lasciarci: c’è un messaggio che vorresti lanciare ai lettori di Mondospettacolo?

Dio ci ha fatto un dono inestimabile, la Vita. Invece di lamentarci, godiamocela, affrontiamo le difficoltà e lottiamo per ottenere ciò che vogliamo, perché c’è sempre un buon motivo per sorridere.

Sabrina Lanzillotti

https://www.instagram.com/lindabatistaofficial/

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Lontano lontano di Gianni Di Gregorio in esclusiva su RaiPlay

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Lontano Lontano di Gianni Di Gregorio sarà disponibile in esclusiva su RaiPlay a partire da giovedì 18 Giugno 2020.

Il regista è anche protagonista nel film al fianco di Ennio Fantastichini e Giorgio Colangeli, tre romani sulla settantina che un giorno decidono di mollare la vecchia vita di quartiere e andare a vivere all’estero perché, sperano, per cambiare vita non si è mai troppo vecchi.

Presentato al trentasettesimo Torino Film Festival nel 2019 e uscito in sala a Febbraio 2020, il film è una coproduzione italo – francese Bibi Film ‐ Le Pacte con Rai Cinema. La sceneggiatura, scritta da Marco Pettenello e Gianni Di Gregorio, è tratta dal racconto del regista Poracciamente vivere pubblicato da Sellerio Editore nell’antologia Storie dalla città eterna.

“L’idea di questo film – ha raccontato Gianni Di Gregorio – nasce da una conversazione con Matteo Garrone, che conoscendomi profondamente mi stimolò a scrivere di un pensionato povero che è costretto ad andare all’estero per migliorare le sue condizioni di vita. L’idea mi folgorò e dopo tre anni di lavoro sono arrivato a scrivere prima un racconto e poi la sceneggiatura del film. Da questo spunto sono arrivato a parlare di un tema che mi sta molto a cuore: l’istinto buono, quello che abbiamo tutti, certo chi più e chi meno, ma tutti, io credo”.

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Riapro….a modo mio! Dal Teatro Bolivar

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In onda su ItaliaMia – canale 274 del digitale terrestre

 

lunedì 15 giugno ore 21.00

giovedì 18 giugno ore 21.30

domenica 21 giugno ore 20.00

 

 

Il 15 giugno è la data ufficiale per l’apertura di teatri e cinema, che arriva come una sorta di imbonimento a stagione praticamente chiusa. Il Teatro Bolivar c’è, raccoglie la sfida e apre, ma a porte chiuse. Da un’idea di Romina De Luca, lunedì 15 giugno, ore 21, dagli spazi del Teatro Bolivar di via Bartolomeo Caracciolo 30, andranno in onda le riprese dello spettacolo “Riapro…a modo mio!”, visibile su ItaliaMia, canale 274 del digitale terreste, a cura di Lorenza Licenziati, nell’ambito del format televisivo …In Città.
Lo spettacolo è una composizione di diversi quadri, in ognuno dei quali un artista esprime nel proprio linguaggio la volontà di esserci, di generare arte, di dare e ricevere emozioni.
«Prendere impegni per la prossima stagione preoccupa e destabilizza- spiega Romina De Luca, direttore artistico del teatro– per l’impossibilità di riuscire a prevedere l’evoluzione del virus e per le restrizioni anti-covid che il Governo ha imposto, andando ulteriormente a gravare su un settore già fortemente provato dall’emergenza epidemiologica. Portare il teatro nella scatola televisiva è un po’ come privarlo della sua funzione sociale, di aggregazione, non può essere la soluzione definitiva. Ma in questo particolare frangente è un mezzo che abbiamo a disposizione per metterci nuovamente in gioco, con la stessa passione ed emozione di prima». Così, Renato Di Meo, alla regia teatrale e nelle vesti di interprete, porterà in scena due pièce teatrali, alternandosi con Imma Russo. Parliamo di testi di antiche radici da lui riadattate alla contestualità dei tempi moderni (come il San Gennaro chiamato in causa per salvare Napoli dall’epidemia). Roberta Tondelli omaggia Enzo Avitabile cantando When I believe, E ancora il teatro di Giorgio Gori, la danza aerea di Mariagrazia Manzo, la danza contemporanea di Luisa Pellino, la canzone napoletana interpretata da Mario Cavallini e il canto lirico di Miriam Artiaco, entrambi accompagnati al pianoforte dal Maestro Andrea De Luca. Tutte le arti performative trovano uno spazio di scena e si esprimono seguendo il filo rosso della volontà di ribadire l’importanza dell’espressione artistica e la funziona catartica del teatro.

Anche LiberTaxi e il suo presidente Enrico Romano, crede nell’idea di Romina De Luca. Con LiberTaxi è possibile scaricare l’App che mette a diretto contatto l’utente con i tassisti. Si può prenotare il taxi in qualsiasi momento e avere garantite puntualità e tariffe agevolate, soprattutto per chi deve andare in teatro.

Riapro…a modo mio!

Teatro Bolivar – via Bartolomeo Caracciolo 30 – Napoli

In onda su ItaliaMia – canale 274 del digitale terrestre

Lunedì 15 giugno, ore 21
Repliche: giovedì 18 giugno ore 21.30 – domenica 21 ore 20.00

Regia teatrale: Renato Di Meo

Gli artisti: Renato Di Meo, Imma Russo, Giorgio Gori, Mario Cavallini, Roberta Tondelli, Mariagrazia Manzo, Luisa Pellino, Miriam Artiaco e Andrea De Luca.

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Stefania Secci (alias Sunshine Sasha): Con la mia grinta ho superato il lockdown!

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Amici di Mondospettacolo, prima del “Maledetto Virus” eravamo abituati a vedere sfilare sulle passerelle delle modelle bellissime per non parlare degli shooting sexy/glamour pubblicati sulle riviste patinate cartacee e online, ebbene le ragazze che sono state le protagoniste di questi set emozionanti sono state come tutti noi costrette a questo lockdown forzato, ma come hanno vissuto questo momento particolare? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima: Stefania Secci alias Sunshine Sasha.

Ciao Stefania, bentornata su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, nonostante tutto sto bene, grazie. Spero che anche voi ve la stiate cavando, perché in un momento del genere poter dire di stare bene nonostante tutto, è la cosa più importante ❤.

Come hai vissuto psicologicamente questo periodo di quarantena?

11 Marzo 2020, il Premier Conte parla a tutta Italia nella conferenza stampa più importante dei nostri tempi, annunciando l’inizio del lockdown nel nostro paese: “Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci domani…Ce la faremo”. Sono parole che mi rimarranno sempre impresse, legate a quelle emozioni di paura, ansia e preoccupazioni che quella sera sovrastavano la mia mente, mentre incredula guardavo la conferenza stampa in tv con i miei genitori. Il tempo si fermò, mi chiedevo se stesse realmente accadendo o fosse solo un brutto scherzo.

Sebbene a me piaccia stare a casa, in questa particolare situazione posso dirvi che ho provato una serie di emozioni contrastanti. Sapere che puoi stare a casa a rilassarti, ti riempie di gioia inizi a progettare i prossimi giorni di pace. Sapere invece che sei obbligato a stare a casa da un decreto ministeriale, in piena pandemia globale, ti devasta l’anima. Sai che lì fuori c’è un nemico invisibile e tu non puoi fare nulla, se non rispettare le misure di sicurezza per contribuire al contenimento epidemiologico e sperare che la situazione passi in fretta.

Con il passare dei giorni inizi a metabolizzare la botta, fai pensieri su azioni normalissime ma subito dopo devi ritornare alla realtà, per ora non puoi più fare quelle cose… con il passare delle settimane certi gesti automatici che magari facevi quando andavi a fare la spesa, inizi a resettarli e rimpiazzarli con i nuovi.

È tutto un re iniziare, è tutto un adattarsi alla nuova situazione. Dopo un mese, è diventata la tua nuova routine, o perlomeno, io e la mia famiglia abbiamo iniziato ad accettarla come nuova quotidianità.

D’altronde questo malefico frammento di RNA è arrivato senza presentazioni, si è imposto con prepotenza, ha cambiato tutto. Quindi che facciamo? Ci adattiamo.

Penso sia un riflesso automatico di sopravvivenza, ho sempre pensato che quando non hai le armi giuste per combattere un nemico, la soluzione migliore è guardarlo in faccia per conoscerlo meglio e imparare a conviverci. Questo è il mio approccio di ridimensionamento delle paure, diciamo che ci stipulo degli armistizi provvisori, ma senza abbassare la guardia 😊

Siamo tutti spaventati dall’ignoto, da ciò che non possiamo controllare e gestire. Possiamo solo prendere esempio da chi ha vissuto questo dramma prima di noi, nella speranza che applicando le medesime misure di sicurezza, si possa ridurre al minimo l’impatto.

Devo essere sincera, questo covid_19 iniziava a farmi paura già da inizio gennaio, quando faceva parlare di sé tra le emittenti estere, quando venivano a galla i retroscena dalla Cina. Lavorando nel settore biomedico certe situazioni le vivi fondamentalmente dal punto di vista medico-scientifico e come ogni persona competente, purtroppo sai di cosa si parla. Quando inizi a informarti e a studiarlo in ogni sua forma, capisci che non si tratta di una semplice influenza stagionale.

Calcoli gli effetti reali su una nazione messa in ginocchio da questo virus e fai un rapporto quantitativo e qualitativo con il tuo di Paese, pensi: “ma se arrivasse in Italia, saremmo pronti a fronteggiarlo?” … La preoccupazione per eventuali conseguenze sulla mia salute, su quella della mia famiglia e su chi mi sta attorno, era alle stelle.

Spesso rendevo partecipi delle mie preoccupazioni amici e conoscenti, ma molti di loro non erano affatto turbati anzi, tendevano sempre a ridicolizzare la situazione, solo perché evidentemente noi non la stavamo ancora vivendo…

In realtà le mie non erano apprensioni paranoiche senza fondamenta, bensì il frutto di analisi obbiettive scientifiche, che mi hanno permesso di avere una visione reale della situazione nonché considerazioni su delle proiezioni future.

Ho iniziato a sentirmi un po’ più al sicuro e meno esposta, nel momento in cui la pandemia globale è stata riconosciuta dall’OMS. Sapevo che a quel punto il nostro governo avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti per arginare al meglio la situazione. Perché a prescindere da tutto, quando si ha a che fare con la salvaguardia della nostra vita e la tutela della nostra salute, tutto è lecito.

A volte occorre avere una visione più realistica e meno egoistica, capire che anche quando una situazione sembra lontana da casa non significa che non possa raggiungerti e travolgerti. Il nuovo coronavirus sembrava qualcosa di fantascientifico, di quelle notizie che ascolti al tg distrattamente senza dargli troppo peso, perché pensi che “tanto a noi queste cose non capitano”. Ne siete ancora convinti?

Diamo sempre per scontato di poter essere invincibili, forti, schermati da ogni male… sempre attaccati alle cose materiali, frivole e troppo spesso si usano i soldi come scala di valore delle persone, strumento di autocompiacimento e potere.

Siamo sempre troppo convinti di poter avere il controllo su tutto e tutti, ma dimentichiamo che in realtà è il mondo a garantirci un supporto solido sotto ai nostri piedi. Un supporto che può toglierci quando vuole, perché agli occhi della natura ci riveliamo per quello che siamo: tutti uguali, esseri umani quali siamo.

Non importa chi sei, se sei milionario, se sei famoso, se ti devi sposare domani, se sei in ottima salute.

La natura se vuole si riprende ciò che è suo. E lo fa senza preavviso.

Quindi smettete di essere arroganti con il mondo, apprendete il dono dell’umiltà e riconoscete i vostri limiti, vivrete meglio e saprete sempre controllarvi. Non siete invincibili se in una situazione così critica, non siete in grado di avere autocontrollo su voi stessi, state invece dando modo alle paure di gestirvi.

Trovate il vostro equilibrio ed imparate a camminare anche tra la nebbia, nella vita non sai mai quale sfida ti troverai davanti o che guerra dovrai combattere. Ecco perché nella mia filosofia di vita preferisco sempre essere pronta a tutto.

Come hai passato il tanto tempo libero?

Quando tutto è iniziato mi sono ripromessa di non dare possibilità allo sconforto di prendere vita, non avrei permesso a niente e a nessuno di scalfire quello che ho costruito sino ad ora. Ho deciso che in un modo o nell’altro, ne sarei uscita ancora in piedi. E così è stato!

Ho imparato a gestire il mio tempo libero, ottimizzandolo e rendendolo il più produttivo possibile.

Per questo motivo, invece di buttarmi giù e lasciarmi sopraffare dalle preoccupazioni, ho cercato di tenermi sempre impegnata a livello mentale, soprattutto quando la pressione psicologica era alle stelle, svolgendo un lavoro intellettuale ed emotivo finalizzato a portarmi positività, da ogni prospettiva presente e futura.

Mi sono lanciata a capofitto di studio e lavoro in ambito bio-ingegneristico, programmando progetti di varia natura, prendendo accordi lavorativi post lockdown. Insomma, mi sono portata avanti in tante cose e posso anticiparvi che anche dal punto di vista model mi ritrovo l’agenda ricca di set e progetti nuovissimi che vanno ad aggiungersi a quelli rimandati!

Oltre a tutto ciò, inutile dirvi che ho approfittato del maggior tempo a casa per dedicarmi anche ai miei hobby più creativi, dal cosplay al ballo.

Ci si lamenta sempre di non avere tempo per se stessi, ci rattristiamo per il poco tempo regalato ai propri affetti, giornate frenetiche in cui il concetto di casa si riduce ad un letto ed un cuscino. Ora abbiamo tanto tempo a disposizione per quello che abitualmente “vorrei ma non ho tempo, lo farò poi…”.

Leggete quel libro che avete sempre lasciato inconcluso, prendete il telefono e chiamate quell’amico che non sentite da tempo, dedicatevi alla cucina e cimentatevi in nuovi esperimenti culinari, guardate un nuovo film o appassionatevi ad una nuova serie, riprendete in mano i vecchi album fotografici e sfogliateli con emozione! Giocate con i vostri figli e rispolverate i giochi da tavolo, preparate con loro i biscotti, insegnate loro la pazienza nel costruire un puzzle, nel realizzare una barchetta in carta e darle vita nel lavandino di casa…

Dedicatevi a tutti i vostri hobby e passioni, quelli più creativi! disegnate, scrivete, costruite, suonate, cantate, ballate, create… Nutrite la vostra anima di passione ed emozione, dobbiamo tenerci vivi!

Come sei riuscita a mantenerti in forma?

Mi rendo conto che stare rinchiusi tra quattro mura domestiche, vivendo una quotidianità monotona può risultare frustrante e demotivante, soprattutto per chi come me è abituato ad avere un ritmo di vita dinamico e attivo.

Ma vorrei chiedervi: secondo voi avrò ceduto agli occhioni dolci del cortisolo che gironzolava a braccetto con il signor Stress? Ebbene… niente di tutto ciò!!!

Anche se ogni tanto ho vissuto giornate un po’ in bilico emozionale, ho cercato di attenermi rigorosa ai miei piani. Ho troppo amore verso me stessa e verso il mio benessere per permettere alle emozioni negative di buttarmi giù, una bella sfida psico emotiva che mi ha reso abbastanza soddisfatta di me stessa. D’altronde il vero “io” salta fuori proprio in queste situazioni off limits😊

In questa quarantena, la mia silhouette è stata preservata e curata da due professionisti del settore fitness.

Le lezioni online di pole sport, potenziamento e flessibilità, tenuti dalla mia super coach Silvia Curatti (Vertical Dolls – pole studio Cagliari), affiancate alle lezioni di tone-up di Stefano Oppo (Oppo Personal Wellness Solutions). La loro combo è stata devastante. Ma li ringrazio per avermi regalato giornate di paralisi post allenamento 😂

Chiaramente, il tutto abbinato al mio personale piano alimentare, equilibrato e salutare! Mi raccomando, affidatevi sempre a dei professionisti, non improvvisatevi in diete del digiuno, in diete fai da te o stregonerie alimentari. Rischierete solo di creare grossi danni al funzionamento vitale del vostro organismo.

Come dico sempre, da una mente equilibrata deriva un corpo sano ed in armonia.

Siamo delle macchine complesse dove il funzionamento dei componenti è sempre interconnesso. Imparate ad ascoltate i segnali del vostro corpo ❤.

Quali saranno le probabili conseguenze di questa pandemia?

È chiaro oramai quali siano i danni portati da questo lockdown, in particolar modo quelli sul piano economico… Mi piange il cuore per tutti coloro che improvvisamente si sono visti chiudere l’attività a data da destinarsi, o peggio ancora per quelli che hanno perso l’unica loro fonte di sostentamento.

Tutto è molto difficile e traumatico, la realtà è che non eravamo pronti ad affrontare un’emergenza simile, ci siamo dovuti adeguare in ogni fronte possibile.

Basta dare uno sguardo al sistema sanitario dove gli ospedali sono al collasso, per via della mancata copertura di posti letto, stiamo allestendo terapie intensive da campo in tutto il territorio italiano. A marzo è partita la richiesta di “arruolamento” di volontari sanitari da ogni regione per far fronte all’ondata tsunamica di pazienti affetti da covid19… Insomma, un bel guaio che cerchiamo in ogni modo di arginare!

Ma sapete, vorrei anche parlarvi degli effetti positivi in mezzo a questo incubo…

Lo smartworking è diventato colonna portante di ogni settore lavorativo, formativo, nell’istruzione scolastica, si sono triplicati i corsi online di ogni natura. Ha permesso il coinvolgimento anche di coloro che rimanevano sempre un po’ scettiche su questo modus operandi o semplicemente non vedevano di buon occhio la tecnologia… Le attività di ristorazione lavorano grazie ai servizi di asporto garantiti dalle app, assieme ai negozi di alimentari, molte farmacie e altri servizi di prima necessità. Sarà la volta buona che rivaluteremo la vera comodità della tecnologia, nonché la sua reale utilità?

Chiaramente ci saranno tante altre cose che si porteranno avanti e che cresceranno, altre che purtroppo rimarranno indietro. Ma non voglio dilungarmi troppo su una ferita aperta e sanguinante, penso che da questo punto di vista siamo tutti abbastanza realisti e consapevoli di quello che sta accadendo.

Ma una cosa posso dirla, so per certo che l’Italia intera si rialzerà, con tutta la dignità, umiltà e la forza che ci contraddistingue.

Quale sarà la prima cosa che farai non appena tornerà la normalità?

Dopo quello che abbiamo vissuto, non esisterà più la nostra “vecchia vita”. Avremo tutti una nuova quotidianità, dovremo imparare a convivere con le nostre nuove abitudini, con le nostre mascherine personalizzate, un po’ di distanze e tanta pazienza. Sarà la nuova normalità nella nuova nostra vita.

Non appena ci sarà dato un via libera, penso che riprenderò esattamente da dove la mia vita si era momentaneamente fermata. Progetti, viaggi, lavoro, affetti… Tutto avrà un nuovo inizio, con maggiore consapevolezza, accortezza e come dicevo prima, una nuova normalità.

Ci saranno cose che chiaramente, per tutelarmi, eviterò di fare almeno sino a quando questo virus non potrà più nuocere. Prevenire è meglio che curare, no? 😉

Una tra le cose che mi è mancata maggiormente è stato non vedere il mio amato mare. Per me lui appartiene alla rosa di quelle rarità che ti curano l’anima, ti schiarisce le idee e ti eclissa dal resto del mondo.

Sì, sarebbe stato di grande aiuto durante questa quarantena, ma il suo rumore ci ricordava di averlo proprio qui, a pochissimi minuti da casa.

Fare una bella passeggiata in riva al mare, il vento sul viso, quel profumo di mare, il rumore delle onde, sentire la sabbia sotto i piedi e osservare quei colori cristallini. Questa è la prima cosa che farò, non appena mi sarà permesso.

In questo periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova te stessa? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

In realtà, da persona profondamente empatica, introspettiva e sensibile, lavoro ogni giorno della mia vita su me stessa, quindi non avevo bisogno di una quarantena pandemica per scoprire una nuova me.… Ne avrei fatto benissimo a meno!

Più che riscoprirmi direi che ho avuto modo di rafforzarmi interiormente, affrontando delle belle sfide personali, mi sto interfacciando con delle realtà fuori dal comune che non avrei mai immaginato di conoscere così da vicino. Durante questo periodo ho tirato fuori tutto il mio essere solare, la mia grinta, il mio ottimismo e positività, cerco di tramutare anche questa situazione in una fase di crescita personale.

Stando fuori dalla quotidiana frenesia, ho avuto modo e tempo di meditare tantissimo sulla mia vita, sugli affetti, sulle presenze… Stare in solitudine ti permette di fare riflessioni profonde ed aprire gli occhi su molti aspetti che un po’ trascuravi, riesci a vedere tutto con maggiore chiarezza, sino a scoprire la vera natura di chiunque. Mai come ora mi sono resa conto di chi c’è e chi no, su chi posso contare veramente e chi fingeva di esserci sempre, chi merita spazio nella mia vita e chi, invece, devo allontanare.

L’amicizia per me ha un grande valore, va coltivata come ogni cosa a cui si tiene.

Se la vita è troppo breve per sprecarsi dietro persone inutili, la mia vita è troppo bella e preziosa per condividerla con chi non mi merita. Non esistono più scuse, siamo tutti sulla stessa barca, non esiste più non avere tempo per una chiamata, per un messaggio, per dimostrare la vicinanza. Se prima tendevo a giustificare le mancanze, ora la mia unica spiegazione è solo quella di non contare abbastanza per qualcuno. È così che ho imparato a dare agli altri la stessa importanza che mi viene data.

Sono sempre stata molto selettiva nelle amicizie, ma stavolta è proprio una selezione naturale! Fortunatamente la verità, spesso, può liberarti da illusioni.

Sembra paradossale ma ho percepito molto più calore, affetto e vicinanza da chi vive lontano da me, ho avuto conferma che la presenza di qualcuno non è proporzionale alla distanza o ai metri cubi di mare che separano, ma funziona in base a quanto tieni a quella persona, al modo di esserci l’uno per l’altro. È il modo in cui vuoi far sentire importante quella persona a fare la differenza, perché alla fine l’importante non è dove, ma con chi.

Questa quarantena mi sta facendo stare sulle montagne russe, un tripudio di emozioni forti, uragani e tempeste, picchi di adrenalina seguiti da paure, malinconia ma anche momenti di pura gioia, unione e orgoglio. Il 17 Aprile era il mio compleanno, non dimenticherò mai la mia “festa” a casa con i miei genitori, la mia torta alle fragole, io che soffio sulla candelina mentre i vicini del piano di sopra cantavano “Tanti auguri”, stando fuori nel loro cortile. Sono cose irripetibili e noi pur nella tragicità, abbiamo trovato il modo di rendere speciale il mio giorno❤.

Stiamo riscoprendo la semplicità dei nostri gesti, stiamo imparando nuovamente ad amare ed apprezzare maggiormente ciò che la vita ci ha donato. La riscoperta della gentilezza, del buon cuore, della solidarietà, del volontariato, dell’aiutarsi a vicenda anche se non ci conosciamo. La riscoperta che alla fine dei giochi siamo semplicemente umani con le nostre fragilità.

È tutto un tornare piccoli, re imparare a camminare e rivalutare la bellezza del mondo, della vita, di ogni singola cosa che ora inizi a guardare con occhi diversi. Tutto ciò che eravamo abituati ad avere quando volevamo, ora è diventato un privilegio. Alla fine, siamo sempre tutti un po’ viziati, abbiamo tutto e ci perdiamo in sciocchezze, l’avere tutto e subito porta alla svalorizzazione di ogni cosa, per questo motivo ora ci mancano le cose che magari prima detestavamo…

A me non spaventava la quarantena in sé. A me spaventa l’ondata di effetti negativi che porterà questo virus, non so ancora quantificare esattamente l’entità degli strascichi che ci porteremo dietro, ma sono sicura che riusciremo a trovare dei buoni compromessi per poterci convivere. Perché anche liberi da questa quarantena, lui esisterà ancora lì fuori, non dobbiamo scordarlo.

Mi spaventa l’inciviltà delle persone, la loro irresponsabilità, il loro egoismo, la mancanza di buon senso e più di tutti, la disinformazione, l’ignoranza e l’analfabetismo funzionale. Non fanno altro che fomentare odio gratuito e comportamenti inadeguati tra le menti ignoranti.

Sto vedendo tanta di questa tossicità in giro che nemmeno mi sorprende, sono realistica anche sulla natura umana e conscia del fatto che non tutti siamo nati con la testa autonomamente pensante. C’è chi connette il cervello ed è in grado di scindere il bene dal male, chi capisce che sarebbe meglio informarsi prima di dare pareri o fare dei passi indietro se non si hanno competenze in merito, chi invece trova più comodo lasciarsi trascinare dalla corrente della pochezza umana…

L’ignoranza è il virus peggiore di tutti, con il suo potere di stimolare odio represso e cattiveria gratuita. Ho constatato che gli ignoranti asintomatici sono sempre tra noi a dispetto del progresso scientifico e tecnologico, semplicemente serviva una pandemia per farli scatenare!

Un vaccino potrà curare il covid_19, sparirà e sarà solo un ricordo, ma non vi è rimedio alcuno contro la cattiveria umana e l’ignoranza.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito particolarmente durante questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow, oppure hai letto libri o ti sei dedicata a qualche tuo hobbies? Raccontami un po’.

Come già detto pocanzi, ho voluto fare tesoro di questo tempo a disposizione per prendermi cura di me stessa sia dal punto di vista intellettuale, mentale e fisico, ma anche per coltivare le mie passioni ed hobby.

In primis il cosplay, finalmente sono riuscita ad ultimare la creazione di costumi lasciati a metà per mancanza di tempo, iniziandone quindi di nuovi… Vedrete i miei prossimi set nelle vesti di nuovissimi personaggi: Vampirella, Jessica Rabbit, Wonder Woman, Black Cat, Jujiko Mine, e tanti altri che per ora non svelerò!!! Vi lascerò alle preview sulle mie pagine social 😊

La diffusione dello smartworking mi ha permesso inoltre di partecipare a diverse class online di exotic dance, floorwork, chair dance e ogni tanto anche qualche lezione di ballo (latino, moderno, contemporanea). Insomma, una quarantena un po’ danzante, colorata e da supereroina …

La TV? Per me potrebbe rimanere spenta già in condizioni normali, figuriamoci ora che siamo sotto bombardamento mediatico da tuttologi, fake-news, disinformazione, presunti complotti, 5g killer, validissimi vaccini di amuchina, preghiere live tv per scacciare il covid_19 e tutorial imbarazzanti su mascherine fatte a misura per Bugs Bunny. Insomma, direi che ho tanti validi motivi per continuare a farne a meno della TV, d’altronde se voglio farmi qualche risata mi basta accedere ai social

Ogni tanto vorrei dedicarmi alla visione di qualche serie su Netflix, ma ad essere sincera arrivo molto stanca a fine giornata, indice del fatto che la mia pianificazione giornaliera è efficiente!!!

Per questo motivo, prima di dormire preferisco rilassarmi con un buon libro, abbinato a della bella musica classica in sottofondo.

La musica è in grado di attivare tutti i sensi, può stimolarti, concentrarti, curarti lo spirito e riequilibrarti. Ascoltare musica durante la giornata, durante il lavoro, durante lo studio ma anche in viaggio è qualcosa che mi regala sempre buon umore e felicità, forse perché mi riporta sempre a dei pensieri speciali che solo io custodisco. Diciamo che se la musica mi ha sempre aiutata e motivata, anche in questo frangente si riconferma una valida amica contro lo stress e la tristezza.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Vorrei solo dirvi di non dimenticare cosa è successo, non dimenticate cosa si è abbattuto su di noi, non dimenticate nulla!

Non mettete da parte tutto quello che avete ritrovato in questo periodo, i buoni propositi, i progetti futuri, le nuove amicizie e quelle di sempre, i nuovi amori sbocciati… continuate a coltivarli, continuate a stare in contatto con chi vi è mancato, non date per scontato gli abbracci, le presenze, il valore dei gesti più piccoli. Non scorderò mai il modo in cui queste distanze ci stanno tenendo uniti.

Non mettete da parte la solidarietà dimostrata, la gentilezza ritrovata, il senso di altruismo, la beneficienza, le nostre chiacchere dai balconi, la corsa alla spesa sospesa, il coraggio di scrivere a qualcuno che vi piace, la riconoscenza verso ogni singola persona che sta cercando di combattere e farci scudo contro un mostro più grande di noi.

Sono consapevole di chiedere troppo all’umanità, ma non chiedo di risvegliarvi post santificazione, ci si può migliorare solo avendo una mente aperta e disponibile al cambiamento. Probabilmente i soliti si sveglieranno ancora più incattiviti ed ignoranti, ma so che su questo pianeta esistono ancora forme di vita intelligenti … Persone sagge e speciali, con dei valori veri, valori umani.

Non dimenticate nulla di tutto questo, fate tesoro di ciò che state riscoprendo perché la nostra storia è appena stata scritta tra le righe dei libri di scuola. Ma ci pensate? Qualcuno le leggerà chiedendoci “ma com’è stato? Tu c’eri?”. Ognuno di noi avrà il dovere di essere all’altezza di questo racconto, dovremo impegnarci per costruire un lieto fine a questo incubo.

Per cui fate del vostro meglio, comportatevi responsabilmente e ricordate che mai come ora il comportamento di ognuno di voi andrà ripercuotersi sulla collettività, sia in bene che in male.

Io voglio essere un esempio di vita per chi verrà, per chi mi leggerà e la prova vivente che la forza di volontà, la pazienza e l’impegno collettivo, può cambiare il corso degli eventi…e voi?

La nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie ancora per l’intervista Alex, è sempre un piacere essere ospite di Mondospettacolo!

Vi saluto con la speranza e l’augurio di ritrovare la nostra serenità… Ci vediamo presto!

Nel frattempo, prendetevi cura di voi …

Un abbraccio virtuale a tutti 😘.

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Abbi fede: Le mele di Adamo all’italiana

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È la qualità spontanea della recitazione il valore aggiunto dell’apologo sul cambiamento Abbi fede, remake dell’intenso ed erudito dramedy Le mele di Adamo.

La visione del film, prevista da Giovedì 11 giugno su RaiPlay renderà evidenti limiti e pregi, accenti e sfumature, echi e controechi, marce all’indietro e in avanti di qualcosa comunque che travalica una mera ed estremamente sfruttata strategia di rischio dell’insuccesso prevista dai soliti esperti di marketing. Saranno comunque numerosi i cinefili intenzionati a ripetere l’esperienza precedente, come fruitori del modello originario, impreziosito dalla sapiente tenuta stilistica dell’abile regista danese Anders Thomas Jensen. Artefice altresì del misconosciuto ma significativo affresco dolceamaro Men & Chicken (Mænd og høns). In cabina di regìa Giorgio Pasotti all’umor nero col quale l’illustre collega scandiva le traversie patite dal mite e illuso prete Ivan Fjeldsted alle prese con l’iracondo Adam O. Pedersen, costretto in parrocchia pur di riassaporare la libertà sottrattogli per i reati commessi, sembra anteporre gli stilemi del noir. Che non sono esattamente la stessa cosa. Anzi. Il desiderio di alzare addirittura il tiro, pur di non cadere nel mero esercizio calligrafico, gli permette comunque di tenere ben salde le redini del racconto quando l’opportuno climax prende piede con maggior efficacia. Il frastuono del temporale, al chiuso, nella casa di Dio, tiene sui carboni ardenti almeno gli spettatori ignari de Le mele di Adamo.

Il termine di paragone, come nel caso di Benvenuti al sud di Luca Miniero inevitabilmente raffrontato con il modello di partenza Giù al nord di Dany Boom, ricondurrebbe tutto nella faccenda delle debite interpolazioni. Quelle poste in essere da Pasotti fanno la differenza? Giungere a facili conclusioni in questi casi allontana da un giudizio critico sereno e obiettivo. L’incipit aggiunge poco. L’immediato prosieguo solletica il gusto delle platee attratte dall’arte della recitazione. Secondo Moravia si trattava d’uno spettacolo in ogni caso di secondo rango. Almeno rapportato alle soluzione espressive degli ingegnosi registi eletti ad autori ed ergo a demiurghi agli occhi di chi non crede in Dio. Ma in Robert Bresson. Giorgio Pasotti non è certo Robert Bresson: il lavoro di sottrazione non rientra nelle sue corde. Tuttavia alcune trovate colgono nel segno. Senza chiaramente aggiungere all’invisibile, togliendo al visibile, né produrre il soprannaturale prendendo il via dal reale. La contraddizione di fondo, per cui la destra nata all’epoca degli Stati Generali, dopo l’attacco alla Bastiglia, per preservare la fede in Dio, il valore più sacro ereditato dalla tradizione, dal vento rivoluzionario, diviene l’emblema dell’assoluta ed empia mancanza di fede, permane. La virtù di stemperare nell’ironia la pesantezza dell’esplicita riflessione esistenziale assume una funzione piuttosto programmatica.

L’ammirazione di Pasotti per gli scandagli introspettivi di Ingmar Bergman lo porta spesso fuori strada: i suoi primi piani non trovano mai l’ambìto punto di convergenza tra guardare e immaginare. Per penetrare le viscere delle derive violente ed estreme legate alla forza della consuetudine in contrasto col buonismo cristiano, che non trova sempre l’adeguata corrispondenza nella realtà (basta pensare a quella della Bassa reggiana, con don Camillo, colta quasi dal vivo da Guareschi in Mondo piccolo), occorreva ben altro sforzo. E, soprattutto, ben altro ingegno. Ma, è chiaro, si fa quel che si può. Ciò che ha potuto Pasotti guadagna nella valorizzazione del trasporto creativo legato alla recitazione ciò che perde sul versante dell’osservazione delle condotte. I comportamenti legati a filo doppio all’habitat convincono a metà. Le gag dell’immusonito Adamo col terrorista arabo che non ha niente da invidiare in ferocia ed estrema precisione nello sparare alle cornacchie colpevoli d’insidiare le mele dell’albero, simbolo dell’ordine naturale delle cose, strappano il sorriso. Ma nulla di più. Nell’ambito del cinema da camera, invece, caro al riverito Bergman, lo stesso Pasotti si dirige in maniera convincente. E, cosa più importante, spinge l’intero cast a dare il meglio. Specie il bravissimo Robert Palfrader nei panni dello sciatore divenuto schiavo della bottiglia. I rimandi a Qualcuno volò sul nido del cuculo, che avevano reso uno spasso Le mele di Adamo, latitano. Nondimeno i movimenti in avanti della macchina da presa, capaci di cogliere la reazione mimica del reazionario dinanzi all’aria di sfida del terrorista dalle pose grottesche, trascendono il retaggio dei soliti luoghi comuni.

I luoghi, quelli veri, smettono di cadere nel cartolinesco ed ergo nell’esornativo quando compare una funivia e con essa la necessità espressiva dei campi lunghi. L’atmosfera western dura poco. La rimpiazza con empatia il valore terapeutico dell’umorismo caldeggiato dalla bravura di Roberto Nobile. Memoraile nella parte di Padre Ludovico in Santo Stefano. Ancor più in Abbi fede nelle vesti del medico che antepone il brio alla pietà. Il desiderio di riuscire a fare un tortino di mele, al termine di una serie d’imprevisti piuttosto prevedibili, persino per i cinefili avventizi, coglie l’interesse comunque delle platee maggiormente scaltrite. Il merito è interamente di Claudio Amendola. L’egemonia dello spirito sulla materia si va ad amalgamare alla prevalenza della psicotecnica sulle tecniche di straniamento dell’attore-regista Pasotti eleggibile ad autore. In realtà l’elezione autoriale la merita l’attore di punta che ha conosciuto la strada. Da ragazzo di sinistra cresciuto in un ambiente di destra. Attingendo alla componente del reale. Il lavoro dell’attore su se stesso e sul personaggio sfrutta le tenui ipotesi del copione. Le affina persino. La mimica dell’ex ragazzo, con le rughe d’espressione sugli scudi e la risata marpiona trasformata in smorfia sinistra, conferma la destrezza di un talento che va oltre il segno di ammicco riconducibile nei giochi di parola. Messo in cantina il castigo di Dio, la ripresa dall’alto con lo sguardo del Padre Eterno chiude le danze. Alla Lars von Trier. Un altro nordico bello tosto. Basta ad alzare il tiro in Abbi fede? Forse no. Ma è sufficiente per continuare ad avere fede nel cinema. Tra pregi, difetti ed echi curiosi. Non è mica poco. A Dio piacendo.

 

Massimiliano Serriello

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L’horror made in Italy resuscita con Everybloody’s End in home video

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Prima che ci si sposti in una imprecisata era futuristica, è nel passato che si svolge il prologo di Everybloody’s End, con il curatore degli effetti speciali Sergio Stivaletti che, in una breve apparizione, si trova coinvolto in una situazione piuttosto violenta.

Ed è negli efficaci toni bluastri garantiti dalla darkeggiante fotografia per mano del cineasta indipendente Ivan Zuccon – autore dei lovecraftiani L’altrove e Colour from the dark – che vengono immersi sia quei primissimi minuti di visione che il resto della oltre ora e dieci messa in piedi da Claudio Lattanzi, al suo secondo lungometraggio di finzione dopo il Killing birds – Raptors prodotto nel 1987 dalla Filmirage di Joe D’Amato alias Aristide Massaccesi.

Lungometraggio completamente diverso da quell’esordio che provvide a miscelare in salsa slasher lo zombie movie con sprazzi di eco-vengeance, in quanto, sebbene un pizzico di splatter non manchi, in Everybloody’s End non è sul fantasioso sterminio di giovani che si basa il plot, bensì su una lunga attesa strutturata in fase di script dal regista stesso in coppia con l’Antonio Tentori sceneggiatore di Demonia di Lucio Fulci e Rabbia furiosa – Er Canaro del sopra menzionato Stivaletti.

Attesa prevalentemente costruita all’interno di un bunker sotterraneo dove, affiancati da un ex professore di teologia interpretato dal Giovanni Lombardo Radice del deodatiano La casa sperduta nel parco, lottano per la sopravvivenza un giovane dottore dal volto del Lorenzo Lepori regista di Catacomba e tre donne interpretate dalla Veronica Urban di Herbert West:  Re-Animator, dalla Nina Orlandi de La terra dell’abbastanza e da Cinzia Monreale.

Entrata nel cuore dei fan dell’horror grazie a Buio omega e …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà, rispettivamente diretti dai già citati Massaccesi e Fulci, quest’ultima, insieme a Radice e alla Marina”Zombi 3”Loi presente in un piccolo ruolo, completa il campionario umano mirato ad omaggiare la nostra intramontabile ma purtroppo tramontata celluloide di genere andata progressivamente a sfumare tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo.

Man mano che ex soldati denominati “sterminatori” provvedono a crocifiggere chiunque capiti sulla loro strada per cercare l’origine dell’epidemia che, generata da un paziente zero, attanaglia l’apocalittico mondo al di fuori del nascondiglio.

Epidemia che, come tutte le calamità abbattutesi sull’umanità, secondo l’ex professore di teologia fa parte di un disegno perverso e infernale, ma della quale apprendiamo la tipologia soltanto una volta che la lenta evoluzione dell’operazione ci conduce ad un’inaspettata rivelazione conclusiva destinata a collocare Everybloody’s End tutt’altro che dalle parti dell’ennesima, banale suddivisione in fotogrammi di buoni e cattivi in conflitto.

A testimonianza del fatto che anche nella sempre più edulcorata e monotona Italia cinematografica del terzo millennio, in realtà, le buone idee per una Settima arte di genere ancora si possono sfornare; meglio ancora se, come in questo caso, vengono poste al servizio di un prodotto a basso costo tecnicamente lodevole e che non ha assolutamente nulla da invidiare ad analoghi esempi nostrani e d’oltreoceano.

Per merito, inoltre, di una colonna sonora a firma di Luigi Seviroli che, spaziante da ossessivi ritmi serrati da action movie a stelle e strisce ad echi di taglio morriconiano dello spaghetti western, è anche acquistabile su supporto cd – costituito da tredici tracce – insieme al blu-ray o al dvd del film, editi da Digitmovies in collaborazione con Home Movies e corredati di ricca sezione extra.

Sono infatti un breve backstage con Stivaletti, sette minuti di making of, quarantaquattro di incontro con il pubblico alla Halloween Marathon Part III tenutasi a San Stino di Livenza nell’Ottobre 2019, tredici di intervista a Lattanzi e Tentori, tre di conversazione con Seviroli e diciotto con Radice, la Loi e la Monreale a fare da contenuti speciali a Everybloody’s End.

 

 

Francesco Lomuscio

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EROS, il videoclip della cantautrice LENA A.

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Uno smartphone, un palloncino ed una giornata di sole: nasce così, da un’idea di Olga Shapoval, il video del brano EROS, disponibile dal 10 giugno su YouTube (https://youtu.be/Oi5HiGETuL8)

Eros è il singolo di esordio della cantautrice Lena A. pubblicato il 5 giugno, su tutte le piattaforme digitali (https://lnkfi.re/ErosLenaA) per la sezione New Generation di Apogeo Records.

Eros è un dialogo con il Dio dell’amore, che spesso invia frecce a destra e manca, dimenticandosi delle conseguenze. A metà tra sogno e realtà, Eros è la storia di un innamoramento in una sera qualunque, un bicchiere di troppo ed una freccia incastrata nel petto che porta dubbi, domande e mette in discussione ogni certezza, ha spiegato Lena A.

L’indecisione, il timore ma al contempo la voglia di vivere il più semplice ed il più complicato dei sentimenti, è ben raccontato nello storyboard del video: una giornata qualunque di un palloncino, un po’ di sole, un libro ed una passeggiata in giro per la città. Ma accade l’imprevedibile, un incontro che lo lascia senza fiato…sarà l’Amore? Inizia così un velato inseguimento dietro i palazzi, tra le macchine, riparato dagli alberi. Finalmente si avvicina, decide di fare il primo passo. L’amore divampa, ma la freccia di Eros è appuntita.

Biografia

Ho cercato un nome che rappresentasse la mia voce, la mia scrittura e la mia musica; l’ho cercato dappertutto, invece era sotto ai miei occhi: Lena A. Lena significa respiro, ma è anche il soprannome che mi è stato affibbiato dalla mia più cara amica e non può che portarmi fortuna. Quella A puntata mi ricorda che mi chiamo Alessandra e che, dietro questa avventura, resto sempre io, quell’Alessandra che scrive, sogna e suona.

Sono Alessandra Nazzaro, in arte Lena A., classe 1996, nata e cresciuta a Napoli dove tutt’ora studio Filologia Moderna. Cresciuta pane e musica classica, suono il pianoforte da quando ho 5 anni, ad oggi studio pianoforte contemporaneo, jazz, blues con Elisabetta Serio. Tutto parte dalla scrittura: quello che la realtà mi offre davanti viene filtrato attraverso le mie conoscenze letterarie e culturali, citando autori, utilizzando metafore, rimandi a libri letti. La mia musica è appartiene al pop-cantautoriale, con varie influenze. Nel 2017 ho partecipato al Tour Music Fest, organizzato dal CET di Mogol, suonando al Jailbreak di Roma alle prime e seconde Semifinali, arrivando tra i primi 12 semifinalisti. Nel 2018 ho partecipato all’Apogeo Spring Contest classificandomi al secondo posto e vincendo, così, la produzione e distribuzione di un singolo. Nel Settembre 2019 ho vinto il Premio Miglior Performance al Festival della Nuova Canzone d’Autore Ugo Calise ed è stata pubblicata su tutte le piattaforme digitali la versione live del brano in gara Facciamo finta. Ad oggi porto avanti il mio progetto live sia da solista che in trio, accompagnata dal contrabbassista Marco Lembo e dal batterista Luca Martino.

Crediti:

Testo e musiche: Alessandra Nazzaro

Voce e Tastiera: Alessandra Nazzaro

Tromba: Angelo Cioffi

Contrabbasso: Marco Lembo

Batteria: Luca Martino

Registrato in presa diretta al Sanità Music Studio

Sound engineering: Luigi Petrazzuolo

Illustrazione copertina singolo: Arianna Festa

Grafica: Davide Andrea Cutolo

Regia video: Olga Shapoval

Assistente: Giovanni Carnazza

Contatti social

Lena A. fb | Lena A. IG

Apogeo Records | New Generation

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Online R.U.G.B.Y. di Filippo Grilli

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Arriva R.U.G.B.Y., un viaggio alla scoperta del Rugby del territorio.

Il regista Filippo Grilli, con Gpg Film e Studio Media Video, insieme alla società Seregno Rugby, ci porta dritti al cuore di questo sport meraviglioso, vissuto sui campi del territorio, con poca erba e tanto fango, con tutta la nostra passione. Due anni di riprese condensati in quaranta minuti di puro Rugby! L’esperienza di un papà appassionato che ha messo la sua macchina da presa a servizio del nostro amatissimo sport.

Venerdì 5 Giugno 2020 alle ore 21, sul canale youtube di GPG Film, casa produttrice indipendente e no-profit, è stato lanciato R.U.G.B.Y., un film realizzato da appassionati e dedicato agli appassionati di quel Rugby che si vive nelle Società dilettantistiche, quelle che hanno fatto grande questo sport anche in Italia.

Seregno Rugby ha sposato con entusiasmo il progetto mettendo a disposizione la sua struttura, gli atleti, l’esperienza e ha prodotto un docufilm ispirato che ci rappresenta tutti.

Alla fine del film, una bellissima sorpresa realizzata da un grande amico del Rugby: Davide Van de Sfroos, artista che ha imparato ad amare questo sport per esperienza diretta e che ha voluto regalare al Rugby la sua stupenda canzone Grazie Ragazzi.

Tutti, ma proprio tutti, amici, atleti, appassionati vecchi e nuovi e anche i curiosi che non conoscono il nostro meraviglioso sport, sono invitati a visionare il documentario.

youtube.com/GpgFilm

facebook.com/gpgfilm/

facebook.com/SeregnoRugby

instagram.com/seregnorugby/

instagram.com/gpgfilm/

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Francesco Lippelli: un pianoforte lungo un giorno

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Quanta bellezza, di quella dolce e sensibile, di quella visionaria, spirituale e repentina allo stesso tempo. Ed il tempo galleggia nelle riflessioni di pianoforte solo di Francesco Lippelli, autore, compositore, già a lavoro per le musiche di “Amici di Maria De Filippi” come anche arrangiatore al seguito di Alessandro Casillo. Ma Lippelli dimostra anche tanto altro, dimostra che la bellezza, per come la intendiamo noi, è una misura essenziale del significato e del suono che in questo disco dal titolo “Apple Tree” si dipana in un dialogo allegorico con se stesso lungo 8 inediti rubati all’ispirazione di un giorno soltanto. Ed è una delicata magia che la musica ci regala… e noi con lei, a sottolineare il tempo che si tiene sospeso…

Noi parliamo spesso di bellezza e non solo quella ovvia, quella scontata, quella da guardare. Parliamo con te soprattutto di quella bellezza che invece semina cultura e peso poetico e che vive sotto la buccia estetica delle cose. In generale, per te cosa significa bellezza?
Per me il concetto di bellezza si accosta a quello di Kant, quindi è indipendente da ciò che viene osservato. Infatti, questo concetto per ognuno di noi è diverso e dipende non solo dall’osservatore, ma soprattutto dall’educazione che ha ricevuto. L’educazione al bello, appunto.

Questo disco sembra coccolare e contemplare pensieri e ispirazioni. Un disco che congela il tempo in una lentissima progressione quasi spirituale. Che rapporto hai con il tempo?
Il tempo non esiste. Dimenticando questo inutile concetto tutto diventa molto più facile e semplice da intuire. Per me quello che conta è il collegamento tra le cose o persone, è il concetto dell’Entanglement la mia filosofia di vita.

Musica classica, che qualcuno chiama musica alta. Musica che incontra la generazione contemporanea e in qualche modo cerca di farsi “pop”… o sbaglio?
Dipende con il termine “pop” cosa intendiamo. Anche questo concetto potrebbe esser legato al tempo, non mi piace. Solitamente penso: anche la musica di Mozart nel ‘700 era “pop”, o sbaglio? In realtà sembra essere tutto un’evoluzione continua, sempre che questo concetto sia valido, visto che aborro l’esistenza di un orologio in continuo “movimento”.

Ma poi in fondo, per te soprattutto: cosa significa musica classica? Davvero una definizione che oggi vive una grande rivoluzione, quasi violenta oserei dire…
La musica classica potremmo considerarla come la parte razionale di noi stessi, la struttura grazie alla quale erge un determinato contenuto (la parte più istintiva e primordiale di noi stessi). E utilizzare una struttura classica con un linguaggio contemporaneo è la mia prerogativa principale. Non è contaminazione, è il connubio perfetto.

Ma parlando di estetica mi incuriosisce questa copertina. Non tanto la mela ed il suo significato. Mi incuriosisce questo carattere che sa di horror e, così di primo acchito, mi aspetterei un disco metal lo sai? Raccontacela…
Il carattere del testo richiama la vernice con la quale è stata macchiata la purezza della mela. Piccoli riferimenti, più o meno velati, della musica classica e delle contaminazioni odierne? Potrebbe essere… Determinati aspetti preferisco richiamino alla creatività interpretativa degli ascoltatori o dei curiosi.

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“Wonder Woman” è il nuovo singolo di Veronica: una storia senza barriere

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WONDER WOMAN SU SPOTIFY

L’11 maggio in esclusiva Spotify e il 12 maggio su tutti i digital media esce WONDER WOMAN, il nuovo singolo della cantautrice campana VERONICA. Il brano, distribuito da KeyMusic e prodotto da Cantieri Sonori, è scritto in collaborazione con Marco Cangiula, in arte André, concorrente della 54° edizione del Festival di Sanremo, e il producer Skywalker.

Dopo il successo riscontrato con Kaleidoscopio, dedicato alle vittime di bullismo, il nuovo progetto musicale è un inno “di tutti e per tutti” declinato secondo il concetto di uguaglianza che va a superare la semplice distinzione di genere. Il titolo del singolo riprende la figura di Wonder Woman, eroina che combatte le sue lotte mossa unicamente dall’amore verso il prossimo ed è questo il messaggio che si cela in questo brano dalle sfumature elettropop, scandito da drum machine e cori che sottolineano l’importanza di abbattere tutte quelle barriere che rendono ancora irraggiungibile il concetto di uguaglianza.

Il brano catapulta l’ascoltatore in universo parallelo in cui gli eventi che hanno segnato la storia dell’uomo sono stati compiuti da sole donne, mentre nel ritornello questo contesto utopico si trasforma in un mondo per cui tutti dovremmo combattere, un mondo in cui ci facciamo carico delle problematiche altrui senza lasciare dietro nessuno. Lo scopo di Veronica è stato quello di dare voce ancora una volta a tutti coloro che non hanno la possibilità di combattere le proprie battaglie, dando maggiore risalto ad argomenti come la violenza sulle donne e la disparità di genere.

Veronica Di Nocera è una cantautrice nata a Napoli 24 anni fa e vive ad Aversa in provincia di Caserta. Sin dalla tenera età ha mostrato una spiccata predisposizione per la musica iniziando a suonare la chitarra all’età di 10 anni. Ha, poi, continuato il suo percorso artistico cantando in diverse band emergenti della sua città. In seguito, si è fatta notare per le sue doti di cantautrice partecipando a piccoli concorsi musicali di paese. Nel 2016 ha preso parte a diversi festival canori raggiungendo la semifinale nazionale della 59° edizione del Festival di Castrocaro.

A giugno del 2017 ha raggiunto la finale nazionale della prima edizione del Premio Mario De Rosa con la straordinaria partecipazione in giuria di Mogol. Le sue passioni musicali l’hanno avvicinata alla musica pop e country. Uno dei suoi idoli è Taylor Swift, ma il suo mito è Michael Jackson, fonte indiscussa della sua ammirazione per i testi delle canzoni e le leggendarie performance.

Ha inoltre scritto numerosi brani per la nota compilation Hit Mania, collaborando con Luis Navarro per i singoli I Believe in your eyes, Cloud Nine, Please don’t stop the vibes e Just Superstar.

Nel 2018 ha perfezionato le sue conoscenze musicali frequentando il Master of Music presso la Luiss Business School, dove ha avuto l’opportunità di confrontarsi con interpreti, autori e cantautori del calibro di Giorgia, Tommaso Paradiso e Cheope (Mogol).

Nel 2019, a conclusione del corso di studi, ha avuto la possibilità di essere inserita nel team di iCompany per l’organizzazione del concertone del Primo Maggio, dove ha affiancato Lodo Guenzi e Ambra Angiolini in diretta nazionale durante la sigla di apertura dell’evento.

A luglio del 2019 ha organizzato la 6° edizione del Palinuro Med, evento culturale patrocinato dal comune di Centola – Palinuro, dove si è esibita assieme a numerosi artisti emergenti. Il 30 gennaio 2020 ha debuttato con il brano Kaleidoscopio prodotto da Cantieri Sonori e incentrato sul tema del bullismo, raggiungendo circa 22500 visualizzazioni su YouTube.

Nella giornata nazionale contro il bullismo è stata ospite del tour “Inverti” organizzato dalla Regione Campania dove ha presentato in anteprima il videoclip di Kaleidoscopio.

Il 17 marzo del medesimo anno, il brano Kaleidoscopio ha raggiunto la semifinale del Primo Maggio Next, classificandosi alla 31 posizione su 1750 progetti musicali presentati.

Attualmente Veronica è in finale all’Evoli Festival che si svolgerà ad agosto.

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Nessun nome nei titoli di coda arriva in esclusiva su CHILI

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Dopo essere stato tra i titoli che hanno visto interrotta la propria programmazione a seguito dell’emergenza coronavirus (era uscito in sala il 5 Marzo 2020) e dopo essere stato il primo film in Italia a tornare su uno schermo, il 18 Maggio 2020 nell’arena del Cinema Kolbe di Mestre, il documentario Nessun nome nei titoli di coda di Simone Amendola debutta ora sul web grazie a CHILI, con lo spirito di una nuova vita distributiva, che segna un’importante continuità con la sala.

Parallelamente alla programmazione estiva nei cinema e nelle arene, il film sarà dunque anche fruibile on demand, su una piattaforma di qualità che durante il lockdown ha avvicinato platee prima più strettamente legate alla visione nei cinema.

Nessun nome nei titoli di coda, presentato alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è un racconto vivo e intriso di tenerezza che fa di una comparsa un protagonista, e insieme il racconto di un cinema (presente e passato) vissuto con grandissima passione e professionalità; la sua nuova diffusione in questo momento rappresenta un forte segnale di speranza, per l’industria e i lavoratori tutti del cinema.

Da che il cinema è cinema se dici ‘comparse’, dici Spoletini. Cinque fratelli che dal dopoguerra hanno cercato le facce giuste per il cinema italiano e internazionale passato da Roma. Dei cinque, Antonio, a ottant’anni suonati, è ancora lì, sul suo campo di battaglia, Cinecittà. All’approssimarsi dell’idea di una fine, come ogni uomo, vorrebbe lasciare un nome nei titoli di coda.

Come ha dichiarato ultimamente il regista Pupi Avati: ‘…è un lavoro prezioso, mi ha molto colpito, a tratti addirittura commosso. Racconta un uomo che ha partecipato alla grande storia del cinema italiano restando sempre nell’ombra. Questo film gli restituisce quella visibilità che merita. Mi auguro lo vedano in tanti…’

Dopo l’ottimo debutto all’ultima Festa del Cinema di Roma, dove ha riscosso grande interesse da parte dei media e consensi da pubblico e addetti ai lavori, il film ha iniziato a girare nei festival internazionali, ricevendo il Premio del Pubblico all’ARFF di Amsterdam e la Nomination Miglior Documentario Internazionale ai Fabrique du Cinema.

A Gennaio l’eco è arrivata oltralpe e il Canale Artè France ha realizzato un reportage sul film trasmesso nei paesi francofoni e in Germania.
In coincidenza con l’uscita in sala, ha ottenuto il Patrocinio Fellini 100 dal MiBACT.

Qui sopra, un’immagine del regista Simone Amendola, mentre di seguito potete vedere il trailer di Nessun nome nei titoli di coda.

 

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Edizione combo con dvd e blu-ray per il biografico Judy, interpretato dal premio Oscar Renée Zellweger

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Artista immortale che vive nei ricordi dei suoi milioni di fan e nella tradizione del musical, Judy Garland è una figura che è ancora oggi un vero e proprio mito, grazie alle sue performance musicali senza tempo e alle interpretazioni cinematografiche, una su tutte quella ne Il mago di Oz, datata 1939.

Ovviamente, a Hollywood non poteva mancare il desiderio di rendere omaggio a questa signora dello spettacolo, traendo ispirazione da un’opera teatrale ad opera di Peter Quilter intitolata End of the rainbow.

Per la regia di Rupert Goold, ha preso quindi vita Judy, mirato a descrivere gli ultimi anni della Garland a partire dal suo viaggio in Inghilterra. Poggiando sulle solide spalle della sua camaleontica protagonista, ovvero una Renée Zellweger a dir poco immensa, il film si svolge alla fine degli anni Sessanta, descrivendo l’esistenza della nota protagonista di È nata una stella presa tra amori familiari, difficili esperienze lavorative, matrimoni complicati e la sorprendente conferma di icona gay per eccellenza.

In tutto questo viavai esistenziale la Garland sa tirare anche le somme, facendo un raffronto tra ciò che la gioventù sui palchi le ha tolto e quello che il presente complicato che vive le sta insegnando, verso un epilogo che sappia glorificare la sua arte canora.

Judy è un lungometraggio commemorativo che proviene da un degno materiale di origine, di estrazione teatrale, ma proprio per questo incentrato a dovere sulle interpretazioni. Ciò che l’opera di Goold ci mostra è la vita di un’artista difficile, complicata, affidandosi alla bravura della sua immensa protagonista, una Zelleweger in stato di grazia e resa simile alla Garland tramite un ottimo lavoro di trucco (per lei, comunque, una messe di premi e l’inevitabile Oscar).

Un discorso a parte, poi, lo meritano le performance canore, ricreate dall’attrice in tutta la propria perfezione; situazioni in cui Goold sente il bisogno di affidarsi a giochetti registici consoni all’obiettivo (un lungo pianosequenza accompagna il primo momento cantato del film) e che danno un grande senso all’opera.

Al contempo, quindi, Judy si alterna tra intimità della Garland (la storia col Mickey Deans interpretato da Finn Wittrock), vita familiare (la lotta per la custodia dei figli più piccoli) e rapporto con i propri fan (l’incontro con i due ammiratori gay discriminati dalla rigida Inghilterra anni Sessanta).

Edito in home video da Eagle Pictures in un’edizione combo che ne contiene sia il blu-ray che il dvd, entrambi accompagnati da scene eliminate (otto minuti), dietro le quinte (quattro minuti) e featurette Una straordinaria trasformazione (due minuti) nella sezione extra.

 

 

Mirko Lomuscio

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CANZONI D’AUTORE AL “LOVING AMENDOLA 2020” DI MODENA

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Davide Marchi con Susy tra brani inediti e storia della musica leggera

 

Venerdì 10 LUGLIO alle 21.30 ci sarà il debutto live del cantautore modenese DAVIDE MARCHI che, in coppia la SUSY – artista memorabile della musica pop italiana – si esibirà presso il LOVING AMENDOLA di Modena.

Inserito all’interno della rassegna denominata “Il Parco dei Cantautori”, un evento voluto creato come opportunità dal Comune per sostenere la cultura e la musica degli artisti locali e non solo, lo spettacolo di Davide Marchi si ispira al suo ultimo album (Sei come il profumo del caffè, pubblicato dall’etichetta discografica milanese Long Digital Playing Srl qualche mese fa, poco prima del Lockdown) ma guarda a nuove modalità di spettacolo, proprio grazie alla direzione artistica e registica di Susy.

Davide, modenese classe 1972, è un cantautore di nuova generazione, sanguigno e melodico, ma chiaramente di scuola emiliana; Susy, al secolo Susanna Taghetti, vocalist storica di Jimmy Fontana e ballerina di rock acrobatico, oltre ad essere un’interprete strepitosa, è anche pianista e chitarrista.

Un appuntamento imperdibile, dunque.

Ufficio stampa a cura di LC Comunicazione tel. +39333 7695979

contatti.lccomunicazione@gmail.com

www.lccomunicazione.com

 

 

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Ecco il trailer italiano de L’assistente della star, la nuova commedia con Dakota Johnson

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Dal 26 Giugno 2020 al cinema e a casa tua L’assistente della star, la nuova scintillante commedia con Dakota Johnson, Tracee Ellis Ross, Kelvin Harrison Jr., Ice Cube,  Zoe Chao, Eddie Izzard, Bill Pullman e Diplo.

Diretto da Nisha Ganatra e distribuito da Universal Pictures International Italy, L’assistente della star è ambientato nella scintillante scena musicale di Los Angeles.

Il film racconta le vicende di Grace Davis (Tracee Ellis Ross), una superstar che ha portato il proprio talento, e conseguentemente il proprio ego, a vette incredibili. Maggie (Dakota Johnson) è la sovraccarica assistente personale di Grace, rimasta invischiata fra le sue continue richieste, ma ancora speranzosa di poter realizzare il sogno d’infanzia di diventare una produttrice musicale. Quando il manager di Grace (Ice Cube) le presenta l’opportunità che potrebbe cambiare il corso della sua carriera, arriva il momento che le due donne realizzino un piano che possa avere un impatto definitivo anche sulle loro vite.

Di seguito, il trailer italiano.

 

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“La mia fortuna” il brano d’esordio della cantautrice Milla

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MILLA

La paura come freno

“LA MIA FORTUNA”

Riconoscerla ed affrontarla,

ritrovando così la forza nel vivere la vita a pieno.

Da oggi è disponibile su tutte le piattaforme digitali “La mia fortuna”, il singolo d’esordio della cantautrice romana Milla.

https://spoti.fi/2UBdfu1

Il brano “La mia fortuna”, caratterizzato da sonorità pop-dance, coinvolge l’ascoltatore e lo accompagna in un viaggio introspettivo che l’artista racconta così: “E’ un brano nato dall’esigenza di descrivere la continua lotta contro la paura, emozione, generata dalla mente, che troppo spesso ci impedisce di realizzare i nostri sogni e di iniziare nuove avventure.” – continua Milla – “Saper gestire la nostra mente significa cogliere la felicità, ritrovando così la forza nel vivere la vita a pieno.

Il brano è stato prodotto dal Maestro Clemente Ferrari, noto nel circuito discografico per aver collaborazioni artistiche di rilievo come Max Gazzè e finalizzato al Bloom Recording Studio, studio di registrazione italiano dove sono stati registrati importanti dischi di artisti come Zucchero, Fabrizio Moro, Emma Marrone e molti altri.

Il singolo verrà accompagnato da un videoclip che sarà pubblicato prossimamente sul canale ufficiale dell’Artista.

BIOGRAFIA

Milla artista romana di nascita con la passione, fin da piccola, del canto e della recitazione.

Si laurea al DAMS di Roma e successivamente intraprende un percorso di perfezionamento artistico presso la Melody School di Roma,  studiando canto moderno e recitazione con il metodo Vms.

I molteplici viaggi la portano a calcare i palchi della nostra penisola e dell’estero, affinando tecnica e presenza scenica.

Attualmente impegnata nel suo primo progetto da solista con l’uscita del brano “La mia fortuna”, disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 12 giugno 2020.

La Redazione

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“Non sapevo se sarei tornata a cantare…” ma Vanessa Grey rilancia ‘Dentro la tua Radio ReMode’

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A poco più  di un mese dall’uscita di DENTRO LA TUA RADIO, Vanessa Grey insieme ad Emanuele Carocci dà un nuovo vestito, un nuovo colore alla ripartenza, proponendo un ReMode di questa canzone che ha scalato la classifica di Radio Airplay (per Joseba Publishing).

Poco prima dell’arrivo del Coronavirus, a causa di un problema alle corde vocali, ha dovuto sospendere sia la professione da speaker che da cantante, senza sapere se sarebbe potuta tornare a cantare… ma oggi, dopo un delicato intervento andato a buon fine, è più energica che mai, per presentare il suo nuovo progetto musicale.

Questa collaborazione tra Vanessa Grey speaker di Radio Zeta ed Emanuele Carocci producer e speaker di RTL 102.5 nasce da un’amicizia e da una stima reciproca: “Prima o poi faremo qualcosa insieme” si sono sempre detti ed ecco arrivato il momento.

Video “Dentro la tua Radio ReMode”: https://youtu.be/P5donbK9Fck

VANESSA GREY: “Sto lavorando ad altri brani e sono quasi pronta con un brano che sa di estate, tra qualche giorno registro le voci definitive e poi videoclip. Oltre alla mia, la nuova canzone porta altre due firme che vi dirò prestissimo…”

EMANUELE CAROCCI: “Nel periodo di lockdown mi chiama Vanessa e mi dice ‘Manu, ti va di fare un remix della mia canzone?’. In quei giorni così strani è uscita fuori questa versione che abbiamo chiamato -Dentro la tua radio ReMode-. Doveva essere solo un gioco, un’idea e invece da qualche giorno è uscita in radio e nei vari store in giro sulla rete. Anche dai momenti più strani, incredibilmente diversi che abbiamo vissuto possono nascere delle (spero) buone idee!”

SOCIAL

Instagram: https://www.instagram.com/_vanessa_grey_/

Facebook: https://www.facebook.com/vanessagreyofficial/

Twitter: https://twitter.com/vanessagreyv

Sito: http://www.vanessagrey.it/

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A tutto Vip con la Morris: Roberto Taroni

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Amici di Mondospettacolo, oggi vogliamo presentarvi il Mister Like del concorso Nazionale Mister Italia: Roberto Taroni.

Ciao Roberto benvenuto su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Barbara e ciao a tutti i lettori di Mondospettacolo, sto bene e sono in forma ed oggi molto felice e soddisfatto per la prima tappa che spero mi possa portare al titolo finale.

Nel 2017 hai già vinto un titolo nazionale se non erro.

In effetti ho il titolo nazionale di Mister Divo Italia che mi ha portato tanta fortuna.

Come sei arrivato a Mister Italia?

Scorrendo la home di Instagram mi sono imbattuto in diverse foto di bellissimi ragazzi e ho pensato che mi sarebbe piaciuto concorrere e un po’ per gioco ci ho provato.

Direi con ottimi risultati.

Eh si’ in effetti ho riscontrato un grande affetto prima da parenti e amici che mi hanno incoraggiato e poi devo ringraziare tutte le persone che mi hanno votato facendomi superare la semifinale.

Ti vediamo in gran forma, come riesci a mantenerti così?

E’ il mio lavoro perché sono un personal trainer.

Come hai vissuto la quarantena?

A casa come tutti allenandomi e cercando di non esagerare con i cibi.

Come vivi la tua fase 2?

Ho ripreso il lavoro di personal trainer con tutte le dovute accortezze, ma cercando di tornare presto alla normalità.

Parlando di spettacolo, cosa segui particolarmente ?Programmi televisivi, Film, Webshow, oppure leggi libri o ti dedichi a qualche tuo hobbies? Raccontami un po’.

Nel poco tempo libero amo molto guardare film, ma mi dedico soprattutto allo studio per ciò che riguarda il mio lavoro.

Parlaci dei tuoi progetti futuri.

Mi piacerebbe vincere il titolo di mister Italia e vorrei in futuro aprire una mia palestra e sperimentare tante nuove cose.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Di credere sempre in se’ stessi , di non farsi mai abbattere dai no e di studiare tanto per raggiungere i propri obiettivi qualunque essi siano.

Roberto Taroni, la nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti sulle passerelle, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie Barbara, a presto.

Barbara Morris

https://www.instagram.com/roberto_taroni/

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Federica Introna presenta il romanzo storico “La Congiura”

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

La congiura di Federica Introna

La scrittrice e filologa pugliese Federica Introna presenta “La congiura”, un romanzo storico che racconta della cospirazione per assassinare l’Imperatore Nerone focalizzando l’attenzione sulla valorosa figura della liberta Epicari, una donna purtroppo trascurata nei libri di Storia antica, che è stata invece un esempio di ferma dedizione alla verità e alla giustizia. Un’appassionante storia di coraggio e di amore per la libertà nell’opera vincitrice del Concorso Letterario Nazionale Ilmioesordio.

Titolo: La congiura

Autore: Federica Introna

Genere: Romanzo storico

Casa Editrice: Newton Compton Editori

Collana: Nuova Narrativa Newton

Pagine: 252

Prezzo: 9,90 €

Codice ISBN: 978-88-227-04-191

 

«Alla verità, se è dolorosa, tendiamo a opporre resistenza. Quando finalmente le permettiamo di attraversarci, invece, riprendiamo a percepire la parte di noi che avevamo dimenticato: spesso bisogna forzare le imposte, ma poi la luce torna a rischiarare le stanze del nostro animo […]».

La congiura di Federica Introna è un romanzo storico di ampio respiro, in cui si racconta della cospirazione ordita da un gruppo di senatori contro l’imperatore Nerone, concentrandosi non solo sugli intrighi politici ma anche sulle motivazioni profonde che hanno spinto i congiurati alla pericolosa azione. Caratterizzata da una scrittura raffinata e incisiva, l’opera ha come protagonista un’eroina indimenticabile, Epicari, una giovane donna coraggiosa e leale, un’intelligente stratega che conserva in sé il “respiro della libertà”. Nel prologo del romanzo conosciamo la voce narrante, Marco Anneo Mela, che racconta con commossa lucidità la storia della donna amata, la congiurata Epicari, ritornando indietro di sette giorni: a Baia si sta svolgendo una cena nella nobile dimora di Gaio Calpurnio Pisone, quando gli animi si infervorano. Il motivo non è tanto da ricercare nei versi del poeta Anneo Lucano sull’eroismo, quanto nelle parole appassionate di Epicari agli ospiti. Ella richiama tutti all’azione immediata benché cruenta: la necessaria uccisione del despota Nerone, colpevole di aver represso ogni forma di libertà a Roma. E per lei la libertà è tutto: per una schiava affrancata è il bene più prezioso, da riscattare a qualunque costo. La sua genuina passione politica e l’eleganza del suo eloquio colpiscono gli astanti, soprattutto Fenio Rufo, che le resterà accanto fino alla fine del suo viaggio: “La donna voleva fare quello che diceva, un fatto nuovo e pericoloso per i nostri tempi”. Inizia così il racconto delle operazioni segrete e delle dolorose perdite di un gruppo di persone che vogliono riprendere in mano il proprio destino; Epicari è in prima linea nel cercare sostenitori, ma proprio nell’aiuto di un antico amore, il tormentato comandante della flotta romana Volusio Proculo, troverà la sua condanna. In una storia attraversata da colpe, tradimenti e vendette, Federica Introna racconta della società romana durante il regno di Nerone cogliendo lo spirito di quel tempo, e facendone assaporare l’arte, la filosofia, i costumi e i riti. Nella galleria dei tanti personaggi storici finemente delineati dall’autrice, è la figura di Epicari a rimanere scolpita nella memoria del lettore; viaggiando nei suoi ricordi scopriamo il momento in cui ella decide di ribellarsi alla sua condizione e di smetterla di essere passiva spettatrice del male: “Sono solo una liberta che ha servito la peggiore delle padrone: l’ingiustizia”. E contro l’ingiustizia lotterà fino alla fine, anche quando sarà arrestata e torturata brutalmente. Lei, “il falco che vola alto”, non si farà contagiare dall’umana meschinità: difenderà l’onore e la dignità dei congiurati, in un finale amaro ma ricco di quel sentimento di fierezza che può abitare solo nel cuore di chi non smette mai di combattere.

TRAMA. Baia, 69 d.C. Mentre gli aristocratici romani si rilassano nel lussuoso centro termale, fra laute cene e bagni rigeneranti, una liberta di nome Epicari prende parte attiva alla congiura ordita contro Nerone. Pronta e determinata, sorprende tutti incitando all’azione attraverso un discorso di grande efficacia ed esponendosi in prima persona per coinvolgere quante più forze possibile. Ma un inatteso colpo di scena rischia di compromettere il piano: un omicidio atroce e misterioso sconvolgerà gli animi dei congiurati, svelando il doppio volto di alcuni tra coloro che partecipano all’impresa. Personaggi ambiziosi e avidi di potere, nobili meschini e indolenti. Eppure tra di loro ci sono anche figure capaci di gesti disinteressati e coerenti. Mentre si tesse la trama contro un imperatore colpevole di atti crudeli e azioni scellerate, Epicari dovrà fare i conti col suo passato e con il suo primo amore, conoscerà la paura e il tradimento, ma non rinuncerà mai a lottare con tutta sé stessa per la libertà. Per la propria e per quella di Roma.

 

L’AUTRICE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

BIOGRAFIA. Federica Introna è nata e vive a Bari. Laureatasi in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Bari, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filologia Greca e Latina, dedicandosi allo studio della retorica. Ha pubblicato diversi saggi, fra i quali si ricorda “La retorica nell’antica Roma” (Carocci, 2008). Alla passione per la cultura classica unisce quella per la poesia, a cui si dedica da sempre come esigenza vitale dell’anima. Ha pubblicato le sillogi “Terre di Sole” (Il filo, 2007) e “Sull’orlo del cerchio” (Stilo Editrice, 2014). Nel 2016 ha esordito nella narrativa vincendo il Premio Nazionale Ilmioesordio con il romanzo storico “La Congiura” (Newton Compton Editori, 2017).

 

 

Contatti

https://federicaintronablog.wordpress.com/

https://twitter.com/federicaintrona

https://www.facebook.com/lacongiuranewtoncompton/

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Booktrailer del libro La congiura

https://www.youtube.com/watch?v=zR_wXZJ7vuM

 

Link di vendita

https://www.newtoncompton.com/libro/la-congiura

https://www.amazon.it/congiura-Federica-Introna/dp/8822704193

 

 

 

IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

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Twister: in alta definizione il devastante tornado di Jan de Bont

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In collaborazione con Universal, CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende disponibile su supporto blu-ray Twister, lo spettacolare blockbuster che, diretto nel 1996 dal Jan de Bont regista di Speed, si propose di rispolverare attraverso le moderne tecnologie il filone dei disaster movie, particolarmente in voga negli anni Settanta, tra un L’inferno di cristallo e un Terremoto.

Unica sceneggiatura a firma dell’attrice dal curriculum prevalentemente televisivo Anne-Marie Martin, affiancata in questo caso dal Michael Crichton autore degli script di Jurassic park e Il mondo dei robot, oltre un’ora e cinquanta di visione che, introdotta da un’apertura all’insegna della spettacolarità in evidente omaggio ad una delle situazioni topiche della fiaba Il mago di Oz, cala il compianto Bill Paxton nei panni di un meteorologo che ha bisogno di formalizzare il divorzio dalla ex moglie per poter sposare la sua attuale fidanzata psicologa, ovvero Jami Gertz.

Ex moglie che, dalle fattezze di Helen Hunt, svolge lo stesso lavoro dell’uomo e, a caccia di tempeste affiancata dalla sua squadra, intende sperimentare un innovativo strumento progettato proprio dall’ex marito: Dorothy (riecco i rimandi a Oz), capace di studiare la struttura interna dei tornado.

La vicenda, quindi, partendo dal fatto che lui deve raggiungere lei per avere la firma dei documenti necessari, sfrutta questo semplice punto di partenza al fine di inanellare la sequela di momenti atti a stupire lo spettatore a suon di allora innovativa (e ancora oggi sorprendente) effettistica digitale destinata a fondere realtà e riproduzione in computer grafica in maniera che tutto sembrasse vero.

Del resto, eravamo nello stesso anno in cui Roland Emmerich fece invadere la Terra dai distruttivi alieni di Independence day e ci si trovava nel decennio in cui le meraviglie dell’effettistica avevano fatto conquiste di premi Oscar grazie ad ormai classici del calibro di Terminator 2 – Il giorno del giudizio di James Cameron e Forrest Gump di Robert Zemeckis.

Sotto la produzione esecutiva di Steven Spielberg, di conseguenza, Twister – costato novantadue milioni di dollari e portatore al botteghino di quattrocentonovantacinque – non poté fare altro che aggiungersi alla serie di pellicole ad alto tasso di intrattenimento destinate ad un pubblico anni Novanta sempre più affamato di forti emozioni da grande schermo.

Quello stesso pubblico che, travolto dal ritmo completamente giocato sulla frenetica corsa ai tornado annoverante, tra l’altro, automezzi catapultati in aria, mucche svolazzanti e una sequenza al drive in dove viene proiettato il kubrickiano Shining, non avrà probabilmente individuato, all’epoca dell’uscita del film in sala, il fenomeno climatico in questione quale allegoria relativa proprio alla burrascosa situazione matrimoniale dei protagonisti.

Intuendo maggiormente, con ogni probabilità, il sottotesto anticapitalista rappresentato dal confronto tra un Paxton che svolge la sua professione in favore della scienza e un Cary Elwes suo rivale che, invece, si muove esclusivamente in nome del dio denaro.

Aspetti che, magari, qualcuno potrà individuare ora grazie a questa edizione in alta definizione di Twister, corredata di una ricca sezione extra che, al di là del trailer originale e di un commento audio del regista e del supervisore degli effetti speciali Stefen Fangmeier, include quasi quattordici minuti di making of, il videoclip di Human being dei Van Halen e tre interessanti featurette: La tecnologia applicata alla natura: i tornado (quarantacinque minuti di durata), Anatomia di un tornado (otto minuti) e A caccia di uragani: l’altra faccia del tornado (circa ventinove minuti).

 

 

Francesco Lomuscio

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