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Mexico86, “Forse Sbaglio Forse No”è il nuovo singolo presentato in versione live.

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E’ uscito il nuovo singolo dal titolo “Forse Sbaglio Forse No”

E’ on line un nuovo brano inedito dei Mexico86. La band, in accordo con la label INRI, rimanda la pubblicazione del suo nuovo album poiché il lockdown ha impedito di completare le registrazioni iniziate a fine febbraio presso gli studi Monopattino di Sorrento e Alari Park di Milano. Quindi il terzo lavoro discografico del gruppo napoletano è rinviato al prossimo autunno ma intanto pubblicano il nuovo singolo dal titolo “Forse Sbaglio Forse No”.

Il nuovo brano è stato registrato dal vivo per il format web #HiveShapedBox, un interessante progetto curato da https://music.hiveitaly.com/ durante il quale viene ripreso anche il vecchio brano, estratto dal primo album, “Non importa”. La band, tra tromba incalzante e riff di chitarre taglienti che fanno venire in mente Weezer, The Strokes, la dolcezza romantica dei The Smiths mostra il suo volto Live, energico e coinvolgente!

GUARDA/ASCOLTA

Link ufficiali
https://www.facebook.com/Mexico86band
https://www.instagram.com/mexico86band/

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info concerti: salvatore@metatrongroup.com

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Bar Giuseppe: l’accoglienza sulle orme di Ermanno Olmi

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L’uscita in streaming, su RaiPlay, di Bar Giuseppe, il nuovo film dell’ambizioso ed esperto Giulio Base, spiana la strada ad una visione quantomeno interessante. Gridare al capolavoro resta un esercizio abusato al pari delle stroncature critiche consumate il più delle volte ai danni dei registi underground senza santi in paradiso.

Dopo Magari, apologo sul valore della famiglia diretto da Ginevra Elkann sulla falsariga della trita e ritrita spettacolarizzazione dei semitoni intimisti, Bar Giuseppe rappresenta un’apprezzabile variante. L’aspetto moralistico ravvisabile nella predica sull’accoglienza nei confronti degli immigrati cadrebbe nell’intoppo delle superflue, quando non deleterie componenti manieristiche se la ricerca d’identità legata al senso di appartenenza fosse un elemento di mero contorno. Giulio Base, attore dal volto non privo di prestanza drammatica, ma alieno ad autentici slanci colmi di pathos, in cabina di regìa acquista certamente maggior verve. A differenza della fatica precedente, Il banchiere anarchico, che conferma come l’universo della finanza, con la sola eccezione di Wall Street, e l’affascinante gioco del calcio – a parte Fuga per la vittoria – risultino poco compatibili con la fabbrica dei sogni, Bar Giuseppe ne palesa la capacità di trarre partito da diversi numi tutelari.

Molti suoi colleghi parlano di trasmissione di pensiero allorché emerge un rimando ad alcuni antesignani. L’atmosfera dell’incipit, con l’inquadratura statica in campo lungo della stazione di servizio e il bar del titolo teatro dell’improvvisa morte dell’accigliato protagonista, richiama alla mente Garage di Lenny Abrahamson. Non un peso massimo del cinema in grado di fare il bello e il cattivo tempo. Casomai una chicca che riesce ad appaiare l’alienazione cara ad Antonioni e il carattere di presa immediata delle deliziose commedie con don Camillo mattatore e il territorio della Bassa reggiana nelle vesti d’indubbio deus ex machina. Chi se la comanda, per così dire, in Bar Giuseppe? Il proprietario, un vedovo del Nord d’Italia trapiantato nella nemmeno troppo ridente Bitonto? La risposta è affermativa in ragione a primo acchito dello spettacolo di secondo piano della recitazione. Anzi dell’arguta ed empatica sotto-recitazione di Ivano Marescotti, che, dopo il personaggio visionario ed emozionante interpretato in Tutto liscio! dell’estroso e affabile regista fiorentino Igor Maltagliati, fornisce un’ulteriore prova degna di allori. Anche se non arriveranno, giacché il diritto al merito c’entra poco con i parametri di giudizio che determinano l’assegnamento dei premi più ambìti in quest’ambiente, il passaggio dal carattere luminoso del padre di Tutto liscio! ai silenzi carichi di significato dell’ombroso Giuseppe coglie lo stesso nel segno. Chi si attende un accostamento graduale alla bontà di cuore, partendo dalla sfiducia di un cuore indurito sull’esempio del dramedy Qualcosa è cambiato di James L. Brooks, è completamente fuori strada: al posto dell’erudito istrionismo recitativo dell’idolatrato Jack Nicholson e delle compenti manieristiche di un autore che conosce bene i propri polli, ed ergo sa levargli la sete col prosciutto, in Bar Giuseppe il cambiamento passa attraverso l’idoneo lavoro di sottrazione.

Giulio Base non se ne serve in modo intellettuale. Ciò può essere un pregio e un difetto secondo i punti di vista. La profondità di campo all’interno del bar, in cui il vedovo col nome del padre per eccellenza tiene a bada un cliente nerboruto a cui prudono le mani, per via della presenza in eccesso al tavolino a fianco degli africani di turno, sembra decisa ad anteporre all’astrazione dell’aura contemplativa, appannaggio dei pochi poeti del grande schermo e miraggio dei molti velleitari dalla piccola fantasia, il thrill. Inteso come brivido. Gli avventori vecchietti che interrompono per un attimo il borbottio con le carte in mano, senza nulla concedere ad azzardi di alcun tipo, trasforma un motivo d’insicurezza in una certezza. Quasi una premonizione di ciò che accadrà di lì a poco. La parte meno convincente dell’intero ambaradan, che prende una piega abbastanza palese, è ravvisabile nelle file e negli assembramenti fuori dal bar coi disoccupati in cerca di assunzione. Maltagliati in Tutto liscio! era riuscito ad avvicinarsi all’intensa leggerezza di Alan Parker in The Commitments per svelare cosa succede dietro le quinte della speranza senza mai pagare dazio allo scoglio dell’ingegno attinto ai numi tutelari per celare evidenti cali creativi. Giulio Base, meno solare del collega toscano, pesca in maniera scontata ed esornativa nelle gag di alleggerimento trasformate in fulgidi tratti arguti dal mirabile maestro Sir Alan. Ma, d’altronde, Bitonto, non è la Rimini estiva di Tutto liscio!. Figuriamoci la Dublino piovosa e proletaria di The Commitments. Nondimeno, col procedere della trama, Base palesa tra le righe uno status d’autorialità assolutamente valido. Per certi versi persino più rivelatore rispetto a Parker.

La scoperta dell’alterità gli calza a pennello. Base non ha simpatia per Giuseppe: prova empatia per lui. Qualcosa di ben più profondo. Ivano Marescotti, lungi dal pretendere inquadrature lusinghiere, dà il meglio di sé nei primi piani che ricordano il finale della parabola sul mondo bucolico La storia di Qiu Ju dell’arguto ed essenziale Zhāng Yìmóu. Giulio Base smarrisce la virtù di aggiungere all’invisibile, togliendo al visibile, allorché privilegia lo strumento del grandangolo per rendere lo straniamento di Giuseppe dinanzi alle bizze del figlio ostile perché il babbo ha scelto a fianco nella vita di coppia l’avvenente ed eterea Bikira. Il rapporto con l’altro figlio, pingue e dolce, appare invece piuttosto superficiale. La falegnameria domestica di Giuseppe, che investe il privato, s’ispira a L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi per stabilizzare il colpo di boa che Giulio Base dà con i movimenti di macchina da destra verso sinistra. Ventilando, alla Lars von Trier, lo sguardo di Dio dall’alto e la benedizione nel giorno del discusso matrimonio. Tanta carne al fuoco, dunque. Però, tutto sommato, qualcosa è andato liscio. Ed è giusto dare a Base quel che è di Base: la scelta di partire dalla dimensione pubblica per esprimere un’idea personale.

 

 

Massimiliano Serriello

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Limited edition blu-ray per Fury di Brian De Palma

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Koch Media rende disponibile in una limited edition blu-ray – racchiusa in custodia amaray inserita in slip case cartonato – Fury, ovvero la pellicola tramite cui, nel 1978, Brian De Palma proseguì il proprio personale discorso in fotogrammi iniziato due anni prima nel kinghiano Carrie – Lo sguardo di Satana.

Del resto, come in quel primo caso avevamo una complessata e vessata studentessa in possesso di poteri telecinetici, in queste quasi due ore di visione la tematica torna ad essere protagonista, ad ulteriore conferma di quella che era una delle mode cinematografiche del momento (è sufficiente considerare che nello stesso periodò approdò nelle sale Il tocco della medusa di Jack Gold).

Ma, a differenza del film precedente, da cui viene oltretutto recuperata Amy Irving, Fury non tira in ballo la violenta vendetta di un’adolescente bullizzata e alle prese con le prime mestruazioni, bensì sposta lo sguardo verso intrighi di taglio spionistico, anticipando in un certo senso gli ingredienti dello Scanners poi messo in piedi nel 1981 dal canadese David Cronenberg.

Lo stesso De Palma, infatti, dichiarò: “La cosa attraente era la mescolanza di generi diversi, la sfida di riuscire a integrarli l’uno con l’altro. Un mix di questo tipo era per me una novità e credo fosse una novità in assoluto, in quel momento”.

Ed è su una spiaggia con un rapimento messo in atto da finti fedayn che prende avvio la movimentata vicenda dell’ex agente governativo interpretato dall’indimenticabile Kirk Douglas, il quale vede portarsi via da un amico dal volto di John Cassavetes il figlio, dotato di particolari facoltà e nei cui panni troviamo Andrew Stevens.

Intento dell’uomo è, ovviamente, sottoporre il giovane a segreti esperimenti scientifici; mentre il padre cerca di ritrovarlo aiutato dalla già menzionata Irving, anch’ella in possesso di capacità paranormali e che arricchisce l’ottimo cast insieme al Charles Durning de La stangata.

Al servizio di un crescendo di adrenalina e tensione destinato ad individuare due dei suoi momenti maggiormente memorabili nella spettacolare sequenza dell’incidente alle giostre e in quella sanguinolenta in cui una donna viene fatta volteggiare nell’aria.

Man mano che, come di consueto, l’autore de Il fantasma del palcoscenico e Scarface non manca di sfoggiare il proprio gusto per i virtuosismi tecnici, intuibile sia nel magistrale utilizzo del ralenti che nella shockante conclusione splatter.

Trailer e galleria fotografica completano nella sezione extra questa edizione in alta definizione di Fury, oltretutto corredata di booklet all’interno della confezione.

 

 

Francesco Lomuscio

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Giorgio Genetelli presenta il romanzo “Merluz Vogn”

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

Merluz Vogn di Giorgio Genetelli

Lo scrittore ticinese Giorgio Genetelli presenta “Merluz Vogn”, il racconto di un’estate speciale e sognante, perché vissuta dal protagonista con la leggerezza dei suoi undici anni. Un romanzo caratterizzato da uno stile sperimentale che, nella sua commistione tra idiomi dialettali e il lirismo di certi passaggi narrativi, sa tenere il lettore sospeso sul filo di un’ironica nostalgia. Una storia di crescita con un protagonista giovanissimo ma ormai consapevole di essere giunto alla fine di un percorso, oltre il quale sarà sempre più difficile confondere il sogno con la realtà.  

Titolo: Merluz Vogn

Autore: Giorgio Genetelli

Genere: Narrativa contemporanea

Casa Editrice: Gabriele Capelli Editore

Pagine: 112

Prezzo: 15,00 €

Codice ISBN: 978-88-973-08-898

 

«Stavamo ancora al di là del bene e del male io e il Nandel, in quei luoghi dell’infanzia dove tenerezza e crudeltà si confondono. Ma era diventato difficile scansare i discorsi sulla decadenza del mondo. Aspettavamo solo il giorno buono per scappare dai quesiti senza allegria, indigesti anche per due come noi che ancora ignoravano il flagello dei ricordi […]».

Merluz Vogn di Giorgio Genetelli si potrebbe definire un romanzo “d’atmosfera”, nel quale le suggestioni e le vivide immagini trasmesse dalla storia raccontata sono decisamente più importanti della trama in sé. L’autore si serve di uno stile di scrittura originale che inserisce nella prosa delle parole in dialetto ticinese, e questa scelta serve a dare autenticità alla vicenda narrata, e ad accorciare le distanze tra il protagonista e il lettore. E con un’operazione intelligente che mira alla comprensione totale della storia, quando vengono proposti brani più lunghi in dialetto, essi sono accompagnati dalla traduzione del testo a fronte. Protagonista della vicenda è un bambino di quasi undici anni, che ha davanti a sé un’intera estate di libertà. La madre deve ricoverarsi per motivi a lui sconosciuti, il padre sarà lontano e quindi si trasferirà dai nonni, che di norma sono sempre più permissivi dei genitori. La vicenda è ambientata negli anni Sessanta in un piccolo paese del Canton Ticino, con le sue case di sasso e le carraie polverose, il fiume pescoso e le aspre montagne; nel torpore di un’estate all’insegna di pantaloncini strappati e gelati squagliati, il giovane protagonista percorre forse per l’ultima volta la strada della spensieratezza, prima che la realtà arrivi ad invadere e a cancellare i sogni infantili. L’ambiente in cui egli si muove è un microcosmo perfetto, rappresentato con cura nelle ultime pagine del romanzo come il disegno di una mappa fatta da un bambino. Un microcosmo che contiene in sé mille e più avventure, quelle che può immaginare solo un fanciullo, ai cui occhi tutto è magico, tutto è sogno. Il romanzo parla della genuina follia dei bambini, che vivono la vita con leggerezza perché sono ancora privi del filtro dell’amarezza e del disincanto, che offusca ogni esperienza adulta e che limita l’immaginazione. Il protagonista, insieme ai fidati amici Nandel e Dani, si tuffa in una parentesi temporale privilegiata, nella quale è semplice e confortante mescolare realtà e finzione mentre si gioca a fare i grandi, o i cowboy, o gli indiani. E nella fantasia si vive anche attraverso i racconti del nonno, che come il bambino non ha interesse nella brutale realtà dei fatti; nei ricordi deformati dell’anziano, nelle memorie mitizzate di una vita semplice, si inserisce quella vena di malinconia per ciò che è andato perduto che attraversa tutta l’opera, benché sia tenuta a bada dalla freschezza e dall’ironia della voce narrante. Una malinconia che si acuisce con il passare dei giorni per la mancanza dei genitori e in particolare della mamma, che nella sua ignota malattia sembra voglia ricordare che la crudeltà della vita è sempre dietro l’angolo e non risparmia nessuno, neanche i bambini. Il protagonista vive la sua estate spensierato e felice, ma “la punta di un dolore di cui appena mi accorgevo” sembra evocare l’impercettibile ma inesorabile fine delle sue illusioni.

 

TRAMA. Merluz Vogn è la cronaca, sognata e reale, di un’estate randagia alle soglie dell’adolescenza, in un Ticino presente e irrimediabilmente perduto nella “corrente del tempo”. Una realtà in cui il paese si fa “mondo” e dove il confine sfuma nell’epopea da fumetto. Figure surreali e leggende da osteria fanno da cornice alle avventure di un paio di amici, immaginate per “sbaragliare” le giornate estive e lenire l’ingombrante assenza di una madre. Con Merluz Vogn Giorgio Genetelli rivisita luoghi e atmosfere della sua opera prima, Il becaària, e ci offre un romanzo post-dialettale da cui la nostalgia è volutamente bandita.

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

 

 

BIOGRAFIA. Giorgio Genetelli (Preonzo, 1960) è un giornalista, falegname, scrittore, blogger, telecronista sportivo e calciatore. Per Gabriele Capelli Editore ha pubblicato nel 2017 la raccolta di racconti “La conta degli ostinati” e nel 2020 la nuova edizione de “Il becaària” e il romanzo “Merluz Vogn”.

 

LA CASA EDITRICE. Gabriele Capelli Editore nasce nel 2001 e pubblica libri d’architettura, d’arte, di grafica, di fotografia, di narrativa e d’illustrazione. I libri della GCE sono distribuiti in tutte le librerie italiane e svizzere.

 

 

Contatti

https://twitter.com/giorgiogene

https://www.facebook.com/giorgio.genetelli

https://libertario2016.wordpress.com/

https://m.facebook.com/Merluz-vogn-Romanzo-109897220577834/

https://gabrielecapellieditore.com/2019/10/07/giorgio-genetelli-merluz-vogn/

https://gabrielecapellieditore.com/

 

Link di vendita

https://www.ibs.it/merluz-vogn-libro-giorgio-genetelli/e/9788897308898

 

 

 

IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

Via Silvagni 29 – 401387 Bologna – Phone: +393396038451

Sito: iltaccuinoufficiostampablog.wordpress.com

Facebook: www.facebook.com/iltaccuino.ufficiostampa/

Mail: iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

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Zero Portrait: la bellezza di visioni urbane

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Enigmatico dietro questo suono digitale e acido, vellutato nei contorni, ricco di sospensione in moltissimi tratti. Un primo lavoro ufficiale per Zero Portrait che nasconde la sua identità ma lascia trasparire tutto a fondo dietro questi brani strumentali tra cui spicca “Fauna” l’unica canzone scritta e realizzata in collaborazione con il rapper Agronomist. Si intitola “Pulp” questo primo lavoro personale di Zero Portrai disponibile anche in vinile. Suoni di periferia, suoni di energia, suoni di una bellezza di confine che non ci sta all’emarginazione dal centro…

Noi parliamo sempre di bellezza. Parliamo spesso di quella bellezza che non si presenta in modo sfacciato… anzi… si nasconde tra le righe per contribuire con verità al tutto. Per Zero Portrait cos’è la bellezza?
Per me la bellezza è un concetto abbastanza astratto e soggettivo, ci sono degli aspetti che possono rientrare in qualche archetipo condiviso culturalmente, ma credo che la bellezza sia qualcosa che ti tocca dentro nelle tue parti interne più vuote e di cui non sapevi di aver bisogno. A volte le ragazze che ti colpiscono sono quelle che non t’immagineresti mai, c’è qualcosa che ti arriva ma che è alla superficie impercettibile. Come una città in cui vorresti vivere, ci vai e ti rendi conto che il legame non era con una bellezza reale ma fantasticata e la città che hai sempre valutato inadatta per te si rivela il posto dove vorresti stare. Quindi la bellezza è frutto oltre anche di aspettative personali, che poi possono rivelarci delle trappole, che è un po’ il mezzo con la quale la società si sta impantanando. Un bello idealizzato, idealizzabile e univoco. Direi che dovrebbe essere insegnato il bello alla scuola, l’importanza di circondarsi di cose belle, per noi, che ci rappresentano, e che siano specchio di un’essenziale soggettivo e autentico.

Estetica e contenuto. Un dilemma. Questo primo lavoro vive di acide visioni dentro estetiche metropolitane. Quanto conta la resa estetica? Come trovi un equilibrio con un contenuto che spesso deve ignorare il gusto popolare se vuol preservarsi dall’ovvio?
Credo che non debba esserci una separazione tra contenuto e resa estetica, la resa estetica è un aspetto del contenuto. Quindi il mio modo di esprimere esteticamente il contenuto è immediato. Non ritengo sia giusto generalizzare il gusto popolare, il gusto popolare è guidato forzatamente da messaggi unidirezionali. Le società provano ad organizzarsi per macrocategorie provando a semplificare al fine di standardizzare tutto. Ci credete che esistono consigli basati su algoritmi dati ai musicisti su come strutturare un brano? secondo tali “consigli” un brano deve durare il meno possibile, deve andare dritto al ritornello, ridurre le parti prettamente strumentali etc. Questa non è musica, non per il suo fenomeno sonoro, ma perché manca autenticità. Quindi l’estetica è parte del contenuto, credo che quando l’estetica “soverchia” il contenuto è quando manca un’intenzione artistica, o comunque se c’era si è scontrata ed ha perso con la paura di non essere accettati dalla massa.
Agronomist è un compagno di viaggio che rinnova qui la vostra collaborazione. Mi colpisce, leggendo la tua bio, delle serate filosofiche nella periferia di Roma. Ce ne parli?
Ah, Agro oltre che essere un grande musicista e autore, è anche un cultore della letteratura italiana e della poesia. Stare a contatto con lui, oltre che come musicista, è una fonte di ispirazione e dà spunti di riflessioni oltre che su aspetti musicali anche su visioni globali della società. Abbiamo passato, fin quando era possibile, serate a fare musica in studio a Roma Est, stanchi del clubbing che a volte stanca per la sua proposta retorica e identica a sé stessa, ed in quello studio passano musicisti di ogni genere, scrittori, filosofi e poeti ed è un attimo che le arti si mescolino in discorsi macro fino a tardi. Una situazione che permette di confrontarsi e crescere.

Il suono di “Pulp” secondo te quanta visione porta con se? In altre parole: questo suono è un mezzo che ognuno può utilizzare per “vedere” qualcosa di personale o è un manifesto di qualcosa che già esiste?
La visione è quella di un mondo che non ha confini, ne’ sociali, ne’ umani, i miei djset attraversano i suoni dei soundsystem giamaicani, passando per la house e la jungle, la visione che li mette insieme è la capacità permeabile di ogni traccia di sapere contenere la successiva e declinarsi in situazioni diversi. Pulp quindi ha una visione sociale, che parla alle seconde generazioni, a chi è fuori qualsiasi target o ci sa stare lontano dai target, per cui la visione dell’ascoltatore stesso arricchisce la visione e diventa visione di Pulp.

Stamperai in vinile… perché questa decisione? Anche qui parliamo di estetica o sbaglio?
Mi piacerebbe, rientra in quel concetto di cui parlavamo di “visione”, anche se aspetto le visioni degli ascoltatori per capire se è un oggetto che può interessare loro. L’estetica è una parte del contenuto, il contenitore è anche il contenuto.

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Bianca Fase 2: anche Claudia Gerini nel secondo horror Covid-19 di Federico Zampaglione, in anteprima web il 28 Maggio

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Con migliaia di condivisioni sui social network e un notevole numero di recensioni entusiastiche, Bianca di Federico Zampaglione si è trasformato in breve tempo in un autentico piccolo fenomeno mediatico durante la Fase 1 dell’emergenza dovuta al Covid-19.

“Dopo molto tempo che non la vedevo, mia figlia è venuta da me. Avevo paura che si annoiasse, così abbiamo inventato un gioco che si è rivelato più divertente del previsto, facendoci ritrovare per le mani questo corto” dichiara il musicista e regista romano – autore della black comedy Nero bifamiliare e dei due acclamati horror Shadow e Tulpa – Perdizioni mortali – a proposito di questo short (visibile qui https://www.youtube.com/watch?v=gNyyuLK2vwE&feature=emb_logo) realizzato tramite l’utilizzo di un iPad e in cui figura anche tra gli attori, al fianco della figlia Linda Zampaglione (Nove lune e mezza) e dalla compagna Giglia Marra (R.I.S. – Delitti imperfetti).

“Stavolta, invece, ho pensato il tutto come fosse un mini-film, un concentrato di ansia e paura” anticipa Zampaglione sul secondo episodio di Bianca, che, svolgendosi nella Fase 2 dell’emergenza da Coronavirus, consente alle due protagoniste di uscire di casa, non di rimanervi all’interno come avvenuto nel primo.

Protagoniste che sono ancora una volta la Marra e la piccola Linda, cui vengono affiancati altri volti reclutati tra i congiunti del cineasta, compresa la sua ex compagna Claudia Gerini.

Il secondo episodio di Bianca verrà presentato in anteprima da regista e cast Giovedì 28 Maggio 2020, alle ore 22.00, sulla pagina Facebook dei Tiromancino, che firmano la colonna sonora.

Nell’attesa di vederlo, potete gustarvi il trailer qui: https://www.facebook.com/watch/?v=553908188633046

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Gloria Giacosa ci racconta il suo shooting con Alberto Buzzanca

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Gloria Giacosa, fotomodella e influencer è una grande amica di Mondospettacolo, sono tanti i calendari e e i redazionali che l’hanno vista protagonista, ragazza dotata di una grande intelligenza, Gloria è capace di proporsi sempre in modo elegante ed estremamente sensuale, le ho chiesto di raccontarmi questo shooting realizzato dal grandioso Alberto Buzzanca.

Ciao Gloria, bentornata su Mondospettacolo, come e quando è nato il tuo progetto fotografico con Alberto buzzanca?

Ciao Alex, devo ringraziare questo periodo di quarantena, perché in periodi più “normali” col mio lavoro (consulente per una multinazionale americana nel settore della ristorazione) non avrei mai potuto trovare tutto il tempo per dedicarmi così tanto al mio secondo lavoro/passione: l’influencer.


Dopo aver scritto un libro, raccogliendo gli screenshot più simpatici di quello che mi è stato scritto privatamente nel corso degli anni (“escile”, ricavato interamente devoluto alla Protezione civile, la raccolta termina a fine mese) e realizzato insieme al Talent scout Vincenzo Mertino un fantastico format video – (“italian women challenge”) con 16 modelle come non le avete mai viste …

Circa una settimana fa, sono andata a Padova da Alberto Buzzanca che mi ha selezionata per un provino per un calendario per il 2021.

Essendo uno dei fotografi più famosi e bravi d’Italia avevo già sentito parlare di lui, a ogni modo lavorare con Alberto Buzzanca è stata una bella esperienza.


Già nelle comunicazioni scritte avevo capito che mi trovavo di fronte a un grande professionista e in quanto tale, una persona davvero molto umile.


Tutto lo shooting è stato divertente…


Al mio arrivo sono stata seguita nel Make Up, e nello stylist da Vanessa Barrios.


Si è creato subito un clima confidenziale tra donne 😂 in cui Alberto si è sentito un po’ stigmatizzato per il suo genere (scherzo).


Gli scatti sono stati caratterizzati dal mood di Alberto: ricercati, sensuali, molto eleganti.


Credo che un bravo professionista, oltre ad avere caratteristiche utili per il mondo del lavoro quali: conoscenze, capacità e formazione acquisiti nel tempo, debba avere anche doti naturali quali: il talento, e soprattutto l’empatia per relazionarsi con le persone fotografate.

 

Queste ultime caratteristiche non possono essere apprese.

Gloria Giacosa, grazie come sempre per essere stata con noi e averci regalato questi bellissimi scatti realizzati con Alberto Buzzanca

Grazie Alex, a te e a tutti i lettori di Mondospettacolo.

A.C/G.C.

https://www.instagram.com/gloriagiacosa/

 

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A tutto Vip con la Morris: Federico Tomasello

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Amici di Mondospettacolo, oggi la vostra Barbara Morris è andata ad intervistare il modello Federico Tomasello.

Ciao Federico, benvenuto su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Buon pomeriggio Barbara, mi sto riprendendo da questo periodo che purtroppo tutta l’umanità sta attraversando. Ma non posso lamentarmi.

Come stai vivendo psicologicamente questa epoca di Coronavirus?

La prima cosa da ricordare è che è normale sentirsi tristi, stressati, confusi, spaventati e che un modo semplice ma efficace per stare meglio è fare una telefonata a qualcuno di cui fidarsi. Io ho cercato di riprodurre la routine che avevo prima delle restrizioni o di reinventarne una nuova: mi sveglio la mattina, mi lavo e mi vesto: non resto mai in pigiama ma indosso vestiti comodi e cerco di affrontare la giornata nel migliore dei modi. Una cosa che ho quasi sempre evitato: guardare le notizie riguardante il COVID, mi portavano davvero tanta ansia.

Come hai passato il tempo libero?

Ho ricominciato a leggere libri lasciati in sospeso anni fa. Mi è piaciuto tantissimo “Va dove ti porta il cuore”.

Come riesci a mantenerti in forma?

Mi alleno 4 volte alla settimana, e devo dirti che sono riuscito a mantenere il mio equilibrio con il cibo sano.

Secondo te quali saranno le conseguenze di questa pandemia?

Rispondere a questa domanda mi è davvero difficile visto che la variabile più importante è l’estensione del contagio di Covid-19. Che non sarà un ritorno alla normalità lo abbiamo capito ormai da tempo, del resto non ci dicono altro, e quindi una serie di cambiamenti possiamo immaginarli fin da adesso: dal lavoro all’esercizio fisico, dalla socializzazione allo shopping, dalla gestione della nostra salute ai viaggi.

Quale sarà la prima cosa che farai non appena ci verrà dato il liberi tutti definitivo?

In questa quarantena forzata ho scoperto quanto sia importante anche un solo lieve tocco tra noi. Voglio andare a fare la spesa serenamente, senza trovare uno scenario postbellico: gente che corre ai supermercati, che compra come se si dovesse chiudere in un bunker. Voglio rivedere mia nonna. Perchè mai come in questo momento vorrei riabbracciarla forte e baciarla.

Durante il periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto un nuovo Federico Tomasello? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

Barbara ti dirò che tutto questo non si potrà dimenticare ed è giusto così. Ma ho paura che quando ci sentiremo di nuovo al sicuro, sarà forte la volontà di farlo. Di lasciare andare ciò che è stato. E quindi di scordare, trascurare e perdonare. D’altronde tutto ciò che è stato, è stato in emergenza.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito particolarmente durante il Lockdown? Programmi televisivi, Film, Webshow?

Mi credi se ti dico che non ho visto neanche una serie tv? Ho visto la replica di un programma in cui ho partecipato; ho preferito fare altro e mi sono confidato con i miei migliori amici. Adesso sì che so tutto di loro e loro sanno tutto di me.

L’estate 2020 è alle porte, come la immagini?

In Italia, con le mascherine. Ma chi riuscirà a lavorare con 30 gradi e la mascherina? Io spero che il virus a un certo punto si rompa le scatole di noi e se ne vada. Perché se dobbiamo mandarlo via noi…

Parlaci dei tuoi progetti futuri?

Da noi in Sicilia si dice “non ti vaggniari prima di chioviri”. Posso sperare che il mio nome lo sentirete molto presto perché ci sono tanti bei progetti in ballo fra cui “Mister Italia by Claudio Marastoni” essendo arrivato tra i finalisti.

Federico Tomasello, prima di chiudere: c’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Credete sempre nei vostri sogni, non importa quanto possano sembrare impossibili. Uno dei miei più grandi sogni oltre a farmi una splendida famiglia è quello di viaggiare, scoprire il mondo. Mi piacerebbe collaborare con un ente nazionale per la protezione degli animali in via di estinzione.

Barbara Morris                                                                                  

https://www.instagram.com/federicotomasello/

 

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Hérodiade: colori e forme di una giovane donna.

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L’ho incontrata su Instagram e da subito guardando il suo modo di posare, ho capito che questa modella mi avrebbe saputo stupire! Hérodiade: una artista con la A maiuscola, profonda, con una grande cultura, una grande preparazione, una notevole intelligenza, dotata di sensibilità ed estro, ecco la sua intervista.

Foto di @max_menghini https://instagram.com/max_menghini?igshid=45mc7zqrw7lz

Hérodiade, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex e grazie di aver deciso di ospitarmi qui! Sto molto bene e spero anche tutti voi che leggete!

Foto di @max_menghini https://instagram.com/max_menghini?igshid=45mc7zqrw7lz

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Chi è Hérodiade (o @herodiary_ in instagram) . Sono una persona molto normale che ha scelto di parlare ed esprimere emozioni attraverso il suo stesso corpo, non sono mai stata molto brava con le parole. Ho 26 anni e vivo in Italia, in una piccola città vicino a Padova. Nel quotidiano, sono una ragazza piena di passioni, lavori e hobby: amo lo sport, pratico varie discipline e l’arte, che considero fondamentali in ogni ambito della mia vita.

Foto di @lorenzolorini https://instagram.com/lorenzolorini?igshid=gb94debaz5mr

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Ormai poso da quasi 5 anni e lavoro in tutta italia e all’estero.

Foto di @luca_denardo https://instagram.com/luca_denardo?igshid=7wjbpnc9lzp2

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

La prima volta su un set è stata più tranquilla di ciò che credevo! Mi sono trovata a mio agio e ho avuto la fortuna di essere affiancata da una grandissima modella e collega (@sergeant_ice). Era uno shooting per i flyer del locale dive lavoro, il Grind House club a Padova.

Foto di @albertobuzzanca https://instagram.com/albertobuzzanca?igshid=1dbzzi9yp7izp

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

È successo per caso, in realtà. Mi è stato chiesto e io ho accettato. Essendo da sempre molto autocritica e severa con me stessa, non pensavo avrebbe avuto un seguito, invece, eccoci qui! Amo posare perché amo vedermi raccontata dagli altri, amo vedere le diverse versioni della mia persona emerse dalla diversa percezione di me suscitata in chi mi scatta.

Foto di @adolfovalente https://instagram.com/adolfovalente?igshid=1lrs8bql8mqwe

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Il mio servizio preferito, per assurdo, non era per un fotografo, ma per un grande pittore: Roberto Ferri. L’ho adorato per il senso di libertà che provavo, per la perfezione nel difetto del mio corpo e la ricerca dell’insolito…. e, ovviamente, perché di fronte a me avevo uno dei più grandi artisti contemporanei italiani.

Foto di @thehorus69 https://instagram.com/thehorus69?igshid=16gb8lgc6v75v

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Assolutamente no. In positivo e in negativo, ma non mi esporrò oltre a riguardo dato che il discorso sarebbe molto lungo!

Foto di @nyktos_ph https://instagram.com/nyktos_ph?igshid=1jfbhw8jcr8cs

Cosa riesce a farti emozionare?

Mi emoziona vedere quanto amore hanno nei miei confronti molto fotografi e seguaci… posso dire di essere circondata da persone che mi stimano e mi considerano. A volte temo di non meritarmi tanto e vorrei poter ringraziare ogni singola persona per il bene che mi stanno facendo. Poi amo riuscire ad interpretare perfettamente le intenzioni di chi sta lavorando con me e vedere nei loro occhi la soddisfazione.

Foto di @andreacencini_infrared https://instagram.com/andreacencini_infrared?igshid=gzrbsbky1h20

Ti definisci più bambola o più pantera?

Credo che definirmi vada a sminuire il mio essere… come quello di chiunque. La risposta sta nel mio nome “Hérodiade” , riferito al personaggio biblico e a quello riscritto di Mallarmé.

Foto di @andrea_pizzal https://instagram.com/andrea_pizzal?igshid=28ui24nl8x5n

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Nessun segreto… la prima immagine che il mondo ha di te non ha vestiti. Si nasce nudi. Come ci si può vergognare di qualcosa che hanno tutti e che ci accomuna. Piuttosto, vorrei chiedere io ai lettori, cosa c’è di strano?

Foto di @andrea_pizzal https://instagram.com/andrea_pizzal?igshid=28ui24nl8x5n

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Di un uomo? Anche qui credo non abbia senso parlarne, sinceramente…. anche perché si da per scontato il mio gusto sessuale. Amo la mente di una persona, amo l’arte in una persona, amo l’emozione con cui vive e il gusto che sa dare a tutto ciò che fa.

Foto di @simone_angarano https://instagram.com/simone_angarano?igshid=rxm0w7a9lryx insieme a @giorgiasoleri_

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Sensuali lo si è e lo si diventa, poi ogni persona ha il suo modo di essere e sentirsi sensuale, basta guardarsi in giro per capire che è tutto molto relativo.

Foto di @max_menghini https://instagram.com/max_menghini?igshid=45mc7zqrw7lz

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Di quelli realizzabili, vorrei poter vivere la mia vita felice, innamorata alla follia fino alla fine. Viaggiare, sapere molte lingue e vedere il mio compagno dipinto di tutti i profumi, colori e sapori del mondo. Banale e un po’ romantico, lo so… ma questo è!……. e diventare giornalista e proprietaria di una rivista d’arte e cultura.

Foto di @max_menghini https://instagram.com/max_menghini?igshid=45mc7zqrw7lz

Quali sono le tue passioni?

Di passioni ne ho moltissime. Principalmente lo sport: ora pratico exotic pole, flexibility, BJJ e boxe, poi un altra mia passione è l’arte: dipingo, disegno, creo… faccio ciò che ho studiato in sostanza.

Foto di @paolo.lazzarotti.73 https://instagram.com/paolo.lazzarotti.73?igshid=1et87fru6yzbh

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Pregio: trovo sempre una soluzione e cado sempre in piedi. Non accetto il fallimento come soluzione. Difetto: sono una persona estremamente indecisa, è difficile che riesca a prendere decisioni perché penso veramente troppo!…ah, e sono ritardataria, decisamente, troppo.

Foto di @paolo.lazzarotti.73 https://instagram.com/paolo.lazzarotti.73?igshid=1et87fru6yzbh

Che cos’è sacro per te?

Sacro per me è il rispetto. Il rispetto è il padre di tutto ciò che può farci vivere bene.mOvviamente indivisibile da sua moglie: la libertà. Tra i figli, ugualmente sacri, vi sono la lealtà, l’ascolto, l’attenzione, compassione, nel vero senso del termine, empatia, altruismo, […] . Riassumendo, rispetto e libertà.

Foto di @anomaliaphoto.art https://instagram.com/anomaliaphoto.art?igshid=1qrbgh37sbwq2

La tua più grande paura?

Non essere considerata o ascoltata, la sensazione di essere muta in un mondo cieco.

Foto di @francesco_chinazzo https://instagram.com/francesco_chinazzo?igshid=1ffdkev79h3m7

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Cambierei molte cose! Sia a livello fisico che caratteriale. Fisico ciò che tormenta la maggior parte di noi donne e qualche uomo, la cellulite….. eh si, come quasi tutte ce l’ho pure io!  A livello caratteriale, l’insicurezza, la costante autocritica e probabilmente levigherei qualche spigolo del mio caratteraccio.

Foto di @gipsyleone https://instagram.com/gipsyleone?igshid=dvzohip50da9

Cosa è per te la felicità?

La felicità è una tensione, non è qualcosa in sé. Volatile ed effimera, una volta presa svanisce…come un peso che smette di essere tale quando smette di cadere.

Foto di @gipsyleone https://instagram.com/gipsyleone?igshid=dvzohip50da9

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

La mia vita sentimentale la descriverei turbolenta! Termine buffo, ma non è di certo una vita piatta quella col mio compagno. Siamo entrambi impegnatissimi in ambito artistico e siamo due vulcani di idee. Siamo molto innamorati, sensibili e passionali, con tutto ciò che ne consegue, in positivo e in negativo.

Foto di @albertobuzzanca https://instagram.com/albertobuzzanca?igshid=1dbzzi9yp7izp (nella foto Hérodiade con  il  compagno @max_menghini)

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

….direi la competenza, cosa che manca troppo spesso, purtroppo.

Vai  o meglio, andavi al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferivi vedere?

Si mi piaceva molto andare al cinema, amo i thriller molto psicologici o tutti i film basati su storie vere! Ma amo anche i film più trash e demenziali come “Scary Movie” .

Foto di @crash_76 https://instagram.com/crash_76?igshid=1erzg79mnl94g

Ultimo libro letto?

“1984” di Orwell.

Il tuo piatto preferito?

Sushi in generale.

Foto di @vivienne.mok https://instagram.com/vivienne.mok?igshid=165s620s72r0

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Complicatissimo… come ho detto non so scegliere… l’unica cosa certa, è che soldi e lavoro stanno all’ultimo posto.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Il mio prossimo obbiettivo è l’orizzonte, e ci vado sulle mie gambe.

Foto di @vivienne.mok https://instagram.com/vivienne.mok?igshid=165s620s72r0

Manda un saluto ai nostri lettori!

Un bacio a tutti,

Hérodiade

A.C.

La foto di copertina è di: @kevinktphotographer https://instagram.com/kevinktphotographer?igshid=188mnp6fon05g

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In arrivo su Netflix Sotto il sole di Riccione, scritto da Enrico Vanzina

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Sotto il sole di Riccione, film originale Netflix in associazione con Mediaset, prodotto da Lucky Red e realizzato da New International, sarà disponibile su Netflix dal 1 Luglio 2020.

Alla regia YouNuts! (Niccolò Celaia e Antonio Usbergo), classe 1986, registi noti nell’industria musicale italiana che vantano collaborazioni con alcuni dei più importanti cantanti italiani come Jovanotti, Marco Mengoni, Salmo, Gianna Nannini, Alessandra Amoroso, Giorgia e molti altri, e qui al loro esordio con un lungometraggio.

Nel cuore della riviera romagnola, a Riccione, d’estate arrivano ragazzi da tutta Italia.
Ciro (Cristiano Caccamo) arriva dal sud e sogna di diventare un cantante, tenta un provino ma qualcosa va storto. Diventa bagnino, attirando su di sé le attenzioni di tutte le ragazze.

Marco (Saul Nanni) è da sempre innamorato di Guenda (Fotinì Peluso), ma non ha mai trovato il coraggio di dichiararsi. In suo aiuto arriverà Gualtiero (Andrea Roncato), playboy e bagnino a riposo, deciso a condividere i suoi segreti con un ragazzo a cui sembra manchi decisamente l’audacia.

Vincenzo (Lorenzo Zurzolo) è un ragazzo non vedente che viaggia con sua madre (Isabella Ferrari), una donna apprensiva e molto protettiva. Quest’anno però Vincenzo ha deciso di lasciare la mamma sotto l’ombrellone e farsi degli amici: incontra così Furio (Davide Calgaro) e il suo gruppo, ognuno diverso dall’altro ma uniti da una grande amicizia.

Al ritmo dalle romantiche canzoni dei Thegiornalisti, da Completamente a Sotto il sole di Riccione e con l’amichevole partecipazione di Tommaso Paradiso, il gruppo di ragazzi passerà un’estate indimenticabile.

Il film nasce da un soggetto di Enrico Vanzina ed è stato scritto dallo stesso Vanzina insieme a Caterina Salvadori e Ciro Zecca.

Le musiche di Sotto il sole di Riccione sono di Tommaso Paradiso in collaborazione con Matteo Cantaluppi.

Di seguito, il teaser ufficiale.

 

 

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In blu-ray il mito di Lupin the 3rd – La seconda serie Box 2

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Prosegue l’appuntamento con il ladro più famoso (e famigerato) del regno dei cartoon. Prosegue l’incontro con quella sagoma ironica e istrionica chiamata Arsenio Lupin III, o meglio Lupin the 3rd, come ha preferito il suo compianto creatore Monkey Punch, che nel 1967 lo rese protagonista dei fumetti pubblicati su Weekly Manga Action.

La gloria tramite una serie animata arrivò all’inizio degli anni Settanta, grazie ad una prima stagione che rivelò da subito le proprie carte vincenti, aprendo immediatamente la strada ad una seconda che vide la luce nel 1976, accompagnando gli spettatori in rocambolesche avventure all’insegna dei furti più ingegnosi e dei travestimenti più assurdi; tutto sostenuto da uno humour demenziale e, a tratti, perfino macabro.

Affiancato dai compagni d’azione di sempre, ovvero il pistolero Jigen e il samurai Goemon, più la conturbante e formosa (spesso, inoltre, doppiogiochista) Margot (anche nota col suo nome originale Fujiko), Lupin non smette di sbalordire chiunque, dalla polizia sempre alla sua caccia sotto la guida del persistente e sbadato ispettore Zenigata (denominato anche Zazà), fino ai più pericolosi avversari in fatto di criminalità, intenti a batterlo nel campo del furto, oppure ad ucciderlo direttamente.

Grazie alla collana Anime Factory di Koch Media e Yamato Video è ora possibile continuare a seguire in alta definizione Lupin the 3rd – La seconda serie, della quale viene diffuso un secondo cofanetto blu-ray inserito in slipcase cartonato e dispensatore degli episodi che vanno dal numero 52 al 103, suddivisi in sei dischi.

Si inizia con l’episodio Il segreto della giovinezza (una idilliaca crociera si rivela essere una trappola) per proseguire con titoli altrettanto godibili, quali La sfida del professor Hunter (Zenigata assume Lupin e soci per una misteriosa missione), La donazione (Lupin deve compiere un fruttuoso furto per salvare la vita a Margot), Ordine di esecuzione (un killer di nome Beauty vuole uccidere Lupin), Ispettore innamorato (Zenigata è inseguito dalla malavita newyorkese e chiede aiuto a Lupin per salvarsi), Il congresso internazionale del furto (Lupin gareggia in un contest automobilistico per la terza volta, avendo già vinto le passate due edizioni), Il prezioso robot (il recupero di un automa capace di cose straordinarie sarà la missione da compiere), Lupin cowboy (coinvolto sul set di un film western, Lupin scopre che sotto c’è ben altro), Super Lupin (in trasferta a New York, il ladro darà una mano ad un bambino di Harlem), Il duello di Jigen (il pistolero dalla mira infallibile si trova coinvolto in una sfida col vecchio rivale Stoneman), Folle amore a Versailles (assurdo cross over che incrocia Lupin con il mondo di Lady Oscar) e, infine, Anche gli angeli esistono ( un improbabile rivale mette in allerta Lupin e i suoi amici).

Con le sigle originali quale contenuto speciale, il cofanetto blu-ray Lupin the 3rd – La seconda serie box 2 include nella confezione un ricco booklet di trentadue pagine in cui possiamo trovare le sinossi di ogni singolo episodio, gallery di illustrazioni, fondali e disegni preparatori.

 

Mirko Lomuscio

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Marino Magliani presenta l’opera “La Sabbia e le Notti”

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

La Sabbia e le Notti di Marino Magliani

Lo scrittore e traduttore ligure Marino Magliani presenta “La Sabbia e le Notti”, una preziosa edizione nella doppia lingua italiana/francese di due racconti tratti dalla precedente raccolta dell’autore “Carlos Paz e altre mitologie private”. Sono storie che richiamano l’elemento autobiografico senza fossilizzarsi in esso, che abbracciano le tematiche universali del ritorno alle origini e della ricerca delle memorie perdute. Da uno scrittore molto apprezzato in Italia e all’estero, vincitore di prestigiosi premi letterari, un’opera intima e malinconica, un’eccellente prova di raffinata narrativa.

 

Titolo: La Sabbia e le Notti

Autore: Marino Magliani

Genere: Raccolta di racconti

Casa Editrice: Fawkes Editions

Pagine: 160

Prezzo: 15,00 €

Codice ISBN: 978-88-358-21-991

 

«Provare a rivedere le cose è come aprire cancelli, armeggiare con mani tremanti: prima cerchi la chiave, la infili nel lucchetto, spingi il portone e arrivi in un posto in cui non entravi da anni. La sorpresa, a volte, è scoprire un luogo vuoto, allora le cose bisogna chiedersele diversamente, si cerca una parola, un’immagine, un senso […]».

Nella raccolta La Sabbia e le Notti di Marino Magliani si presentano due racconti, Sabbia e Le notti di Sorba, che fissano sulla pagina due punti spazio temporali in cui l’autore inquadra il suo presente e il suo passato. In Sabbia è il presente a venire raccontato, un presente sicuramente trasfigurato, “liquido”; una sorta di limbo tra il prima e il dopo, come il molo che divide il mare e la spiaggia, un elemento di raccordo dalla natura sfuggente. Un presente lineare se osservato dall’esterno ma caleidoscopico all’interno. L’autore è alla ricerca delle giuste parole, ma esse sembrano comportarsi come le timide onde del mare che “facevano finta di arrivare”. La stessa memoria fa capolino per poi sparire: “E ciò che aveva appena bagnato il suo piede era un’onda alla quale era mancato il respiro per essere un’onda”; alle sue parole come alla memoria sembra manchi il coraggio di affermarsi; la sabbia sembra invece essere l’unica presenza costante, che non ha paura di imporsi alla sua attenzione. La sabbia diventa terreno comune di quel passato distante e di quel presente inquieto, “la sabbia che si chiamava sabbia anche lontano”, che è stata calpestata dai suoi piedi bambini, giovani, adulti così come in quel preciso momento; la sabbia che viene mangiucchiata a riva dalle gelide onde del Mare del Nord, il mare della terra che ha scelto come sua casa, l’Olanda. Magliani come un moderno Caspar David Friedrich osserva la magnificenza del mare, avvolto dalla stessa nebbia che cinge l’uomo di spalle nel quadro del pittore tedesco; anche lo scrittore è un viandante nei ricordi, una figura più decadente che romantica che si staglia nel paesaggio, che mai come nelle sue opere assume significati profondi, intimi. E il paesaggio, e soprattutto il viaggio fisico e mentale attraverso esso, è il nucleo pulsante del secondo racconto, Le notti di Sorba. In questa narrazione è il passato a venire rievocato, che si fa elastico, che l’autore tira e rilascia, che ricorda e dimentica. Un passato che confonde i confini, che annulla il tempo e la distanza. Un racconto personale che allarga i suoi orizzonti e si fa universale, una mitologia privata che presenta un uomo solitario alla ricerca delle radici e del tempo perduti. L’autore torna nella terra natale in Liguria preda di un’ossessione per un piccolo dettaglio del passato che non riesce in alcun modo a ricordare, e che è motivo di tormento: “La misura di tempo di un ricordo è quella di un solo respiro, e il respiro dopo ci scaraventa di nuovo nel presente”. In una storia poeticamente delirante, visionaria nelle sue ultime battute, Magliani lotta per far riemergere dalle sabbie mobili del tempo le sue memorie tradite dallo scorrere della vita, ingabbiate nell’eterno ciclo di morte e risurrezione. Attraverso una scrittura che si potrebbe definire “pittorica”, come afferma Alessandro Gianetti nella prefazione al testo, Marino Magliani ci fa dono di un’opera intensa, una celebrazione lirica e malinconica di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che eventualmente sarà.

 

TRAMA. La Sabbia e le Notti è un’edizione con testo a fronte di due racconti tratti dalla raccolta Carlos Paz e altre mitologie private di Marino Magliani, pubblicata nel 2016 da Amos Edizioni. In questa nuova edizione, i racconti sono accompagnati dalla traduzione in francese al fine di permettere al pubblico francofono di scoprire nella propria lingua l’universo dell’autore ligure. Nella raccolta si possono ritrovare le emozioni de “Le notti di Sorba” così forti e dense, a volte anche estreme, e i viaggi nel tempo e nello spazio di “Sabbia”. E, soprattutto, si può apprezzare come si realizza la scrittura di Marino Magliani in un’altra lingua romanza. Un confronto linguistico e letterario allo stesso tempo, per lasciarsi sorprendere dal talento di uno dei migliori autori italiani della nostra epoca.

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

 

BIOGRAFIA. Marino Magliani è nato in Liguria, in un paesino di ulivi, nel 1960. Dopo aver viaggiato per il mondo, dalla Spagna all’Argentina al Cile, si è stabilito da più di trent’anni in Olanda sul Mare del Nord. Tra i suoi numerosi romanzi si ricordano: “Quattro giorni per non morire” (Sironi, 2006), “Il collezionista di tempo” (Sironi, 2007), “La Tana degli Alberibelli” (Longanesi, 2009), “Prima che te lo dicano altri” (Chiarelettere, 2018), finalista al Premio Selezione Bancarella 2019. Tra le sue raccolte di racconti si menziona “Carlos Paz e altre mitologie private” (Amos Edizioni, 2016), da cui sono tratti i due racconti contenuti ne “La Sabbia e le Notti” (Fawkes Editions, 2020). È inoltre traduttore dallo spagnolo (tra gli autori tradotti: Roberto Arlt, César Vallejo, Carlos Alberto Montaner) e sceneggiatore (è sua la sceneggiatura per la graphic novel “Sostiene Pereira”, dall’omonimo romanzo di Antonio Tabucchi, uscita per Tunué nel 2014). Le sue opere sono state tradotte in olandese, francese, inglese, spagnolo, tedesco, polacco e spagnolo. Collabora con racconti, saggi, interviste ed estratti dei suoi romanzi con i blog Nazione indiana, Carmilla, e La poesia e lo spirito, di cui è anche redattore. Organizza e cura laboratori di scrittura con Giulio Mozzi e Giorgio Vasta.

https://it.wikipedia.org/wiki/Marino_Magliani

 

LA CASA EDITRICE. Fawkes Editions è stata fondata nel 2015 dall’editor Julie Biasucci. Dopo una salda preparazione universitaria e numerosi anni di esperienza lavorativa come editor free-lance, ha deciso di creare la sua casa editrice nella quale offre numerosi servizi legati al mondo della pubblicazione dei testi, dei quali si può fruire in maniera completamente indipendente, dall’editing del testo, passando per la semplice revisione o rilettura, fino alla promozione del libro e alla cura dell’immagine dell’autore. Si traducono anche romanzi o opere appartenenti a diversi settori, dal francese all’italiano e anche dall’italiano al francese.

 

 

Contatti

http://www.marinomagliani.com/

https://it-it.facebook.com/marino.magliani.7

http://www.fawkes-editions.com/it/index.php

 

Link di vendita

https://www.amazon.it/sabbia-notti-Ediz-italiana-francese/dp/8835821991/ref=sr_1_3?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=marino+magliani&qid=1589478415&sr=8-3

 

 

 

 

 

IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

Via Silvagni 29 – 401387 Bologna – Phone: +393396038451

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Mail: iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

 

 

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Le Fotomodelle di Mondospettacolo: Viky Del Mastro

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Viky Del Mastro, descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Mi presento, sono Vincenza Del Mastro ho 23 anni,  vivo in piccolo paesino della provincia di Napoli. Ho avuto una vita con molti ostacoli, ma non mi hanno mai tolto la passione per la fotografia.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Sono entrata nel mondo della fotografia quando avevo 18 anni, ero ingenua , timida e soprattutto pronta ad affrontare tutto. Sono stati 6 bellissimi anni.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

Al mio primo set ero molto agitata, timida, non sapevo da dove iniziare, avevo le farfalle allo stomaco hai presente? Bhe sì, non le ho sentite con l’amore ma con la fotografia.

Quali sono i motivi per i quali hai deciso di posare?

Il motivo più importante  è che amo essere al centro di tutto, quando sono sul set  tiro fuori un’altra me,  mi sento di poter dare sempre di più e di dare significato ad ogni mio scatto.

Hai partecipato a diversi eventi: quali di questi ricordi con più piacere?

Ho partecipato nel 2018 alla super bike di Imola, un esperienza unica . Poi diversi set, come il provino per  Playboy e tanto altro. Nella vita bisogna buttarsi in ogni nostro desiderio.

Come descriveresti il mondo della fotografia?

La fotografia è come un ecografia della donna. Ti dice ogni piccola cosa di se stessa.

Cosa riesce a farti emozionare?

Io mi emoziono facilmente, forse perché ho un ❤ grande. Amo le sorprese, una chiamata da un agenzia che mi comunica di aver passato un provino, insomma quando accadono cose che fanno si che i miei sogni si realizzino, li sì, mi emoziono.

Viky Del Mastro è più bambola o più pantera?

Io mi definisco molto bambola. Ma sono anche pantera, amo essere aggressiva, ma nello stesso tempo essere sensuale.

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Il mio segreto è di dare me stessa e mostrare la mia sensualità, che sia dolce o che sia erotica. Posare nuda non significa vendere il proprio corpo, ma semplicemente esprimere ciò che si sente dentro. Quando ho fatto un set fotografico sulla violenza sulle donne, io ne ho purtroppo fatto parte e mi sono sentita me stessa, soprattutto posando nuda, perché ho accettato tutto di me.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

L’uomo per me deve essere se stesso e sincero . Amo un uomo fine ed elegante. Dolce ma nello stesso tempo anche un po’ testardo . Sexy ma anche porco. Bhe l’uomo deve avere tutto no?

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

La sensualità è una cosa che fa parte di ogni donna, c’è chi la esprime e chi invece la tiene nel suo cassetto. Io sono sensuale in ogni momento della giornata.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Il mio sogno da bimba era di diventare famosa, essere una top model!  E questo sogno è ancora qua a 23 anni e c’è la farò, ne sono sicura.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Sono molto testarda, orgogliosa, determinata.

Che cos’è sacro per te?

Il mio corpo è la cosa più sacra che ho al mondo.

La tua più grande paura?

La mia paura più grande è di illudermi sulla mia vita e di dover fermare tutto per un uomo.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Io di me stessa non cambiarei nulla. Io amo me stessa più di ogni altra cosa al mondo.

Cosa  la felicità per Viky Del Mastro?

La felicità per me non esiste. Io amo godermi ogni giorno ciò che succede.

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

La mia vita sentimentale è veramente un disastro. Sono molto tosta e quindi è difficile per me stare insieme a qualcuno.

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Essere se stessa e pensare che la fotografia è un modo per esporre ciò che si ha dentro.

Il tuo piatto preferito?

La lasagna,  pasta con panna e prosciutto che adoro.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Salute, soldi, lavoro, sesso, amore, amicizia, famiglia.

Un motto o una frase che più ti rappresenta?

“Coltiva le tue curve – potranno essere pericolose ma non potranno essere evitate.” la frase che mi si addice.

A.C.

https://www.instagram.com/viky.model/

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Le Fotomodelle di Mondospettacolo: Petya Bogdanova

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Petya Bogdanova, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, adesso che sento l’odore della libertà, sto bene.

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Mi chiamo Petya Bogdanova. Sono nata in Bulgaria l’11 marzo 1994, ma da sei anni ormai abito a Milano. Ho studiato alla Università Cattolica del Sacro Cuore , ma in questo momento ho trascurato un po’ i miei studi di economia, per seguire il mondo del cinema, dove mi piacerebbe tanto lavorare.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Da dieci anni.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

E’ stato bellisimo, avevo sedici anni e mi sono iscritta in un’agenzia in Bulgaria.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Già da piccola mi divertivo a stare di fronte all’obbiettivo. E’ un sogno che si è realizzato.

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

In realtà è un videoclip musicale, dove sono la protagonista: “Dejavu – Esma”. Mi sono divertita tantissimo ad interpretare il ruolo della “stronza”.

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Si, proprio come lo immaginavo.

Cosa riesce a farti emozionare?

Sono molto sensibile, mi basta anche solo un film o una canzone.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Pantera.

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Penso che il corpo femminile sia una grande opera d’arte. Perché non ammirarlo?

Che cosa ti piace di più in un uomo?

L’ambizione.

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

La sensualità è un talento, un dono, un’arte. Vivere ogni istante con la sensualità, è fare l’amore con la vita….

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Voglio diventare una brava attrice

Quali sono le tue passioni?

Indubbiamente il cinema; sto pensando di iniziare a studiare recitazione.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

La mia sensibilità è sia un pregio che un difetto.

Che cos’è sacro per te?

I sogni.

La tua più grande paura?

Non ho paura di nulla; io penso che quando si ha paura, la situazione peggiora da sé. Non ha senso avere paura; se una cosa deve succedere, succede ugualmente.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Non penso.

Cosa è per te la felicità?

“La felicità è essere felici, non far credere agli altri che lo siamo.” Jules Renard

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Di non avere paura di sperimentare.

Vai, o meglio andavi al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Certo.Dipende dalla situazione.

Ultimo libro letto?

“Umiliati e offesi” di Fëdor Dostoevskij.

Il tuo piatto preferito?

Banitza – un piatto bulgaro.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

La salute al primo posto. Penso che nel ultimo periodo l’abbiamo capito tutti.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Se puoi sognarlo, puoi farlo.

A.C.

https://www.instagram.com/bogdanovapetya/

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Vannelli e la sua house tra i marmi di Michelangelo

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Dai set dalla terrazza della sua casa milanese con vista Duomo a quelli in una location assolutamente unica come la Cava Ruggetta, nelle Alpi Apuane. Giovedì 28 maggio 2020 (ieri) dalle 19 alle 21 Vannelli ha suonato la sua inconfondibile house music in un contesto assolutamente esclusivo, prima tappa di un itinerario che lo porterà a suonare in ambiti mai sperimentati in precedenza. L’intero set di ieri tra marmi unici al mondo è disponibile sul canale YouTube di Joe T Vannelli.

La Cava Ruggetta 17 è uno dei fiori all’occhiello della Calacata Borghini di Carrara, in località Crestola, azienda attiva nell’escavazione e lavorazione del marmo di Carrara dal 1979. La cava è un autentico museo naturale, che ha ospitato set e anteprima del film “Michelangelo – Infinito” trasmesso da Sky nel 2018. una scelta che ha precise motivazioni storiche: i documenti d’archivio confermano che Michelangelo aveva scelto e lavorato quei marmi trasformandoli in capolavori immortali.

In tempi di quarantena, una delle poche cose a non essersi fermata mai è la musica. Le dirette streaming dei dj set impazzano un po’ ovunque: tra gli appuntamenti ormai diventati un must, spiccano senza dubbio alcuno le dirette di Joe T Vannelli, a volte dalla terrazza della sua casa milanese con vista Duomo, a volte dalla sua Sound Faktory, a volte in contesti unici ed esclusivi, come la Cava Ruggetta. Gli streaming di Jtv macinano record di ascolti e visualizzazioni, con punte di 1 milione e 800mila views a settimana.

Sound Faktory è il nuovo hub creativo di Joe T Vannelli, inaugurato ufficialmente lo scorso novembre durante la Milano Music Week. Nei prossimi mesi Sound Faktory proporrà un calendario fittissimo di ospiti con dj, cantanti e musicisti italiani e internazionali con talk, panel, seminari e corsi professionali con autorevoli docenti per fornire ai partecipanti nozioni tecniche e utili a diventare produttori e dj: una serie di appuntamenti dei quali si è avuto un succoso anticipo durante la Milano Music Week dello scorso novembre. Ulteriore novità di quest’anno, la viniloteca composta da 40mila dischi in vinile suonati almeno una volta da Joe T Vannelli, prossimamente consultabile come una vera e propria biblioteca del vinile.

www.joetvannelli.com

 

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Le Fotomodelle di Mondospettacolo: Shino Zaki

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Shino Zaki, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, tutto bene grazie, sto riprendendo le abitudini prequarantena e soprattutto  sono tornata a posare e sono molto felice di ciò.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Poso circa dal 2016, anche se nel mezzo ho fatto parecchie pause, tra scuola e trasloco non ho avuto molto tempo da dedicare alle foto.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

E’ stata  in un’ agenzia, feci alcuni scatti  beauty e costumi  da bagno, ovviamente ero super impacciata e goffa.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

I miei genitori e il mio ragazzo mi ripetevano spesso che ero fotogenica e avevo le misure per far la modella (sono piuttosto alta), ma purtroppo quella strada non si intraprese mai, anche perché  tendenzialmente avevo troppo seno per le sfilate, così mi son data agli shooting amatoriali e mi son costruita la mia strada da sola.

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Non ne ho uno in particolare, cerco sempre di portare a casa qualcosa di positivo da ogni esperienza.

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

In realtà sì, o meglio  sapevo c’era molta concorrenza e mi ero già  preparata, con i fotografi o altre modelle, comunque non ho mai avuto problemi, devo ritenermi fortunata forse?

Cosa riesce a farti emozionare?

Quando il tema di uno shooting viene colto e apprezzato, generalmente non mi piace avere complimenti al mio fisico per dire, preferisco di gran lunga quando me li fanno per il modo di posare e la mia espressività.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Un po’ e un po’ dipende dalle occasioni.

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Sono molto autoironica, faccio spesso la burlona e mi piace creare un clima di pace, prima, durante e dopo gli shooting, poi ovvio dipende anche chi ci sta dall’ altra parte, cerco di adattarmi alla persona che ho davanti .

Che cosa ti piace di più in un uomo?

A livello fisico le vene sporgenti sulle braccia, le adoro tantissimo. a livello mentale preferisco gli uomini pacati e abbastanza riservati, ci sono già  io che rompo le scatole con le mie chiacchiere e ho bisogno di un complemento (ride).

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Si diventa, prendendo consapevolezza di sé stessi.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Viaggiare, viaggiare ovunque in giro per il mondo.

Quali sono le tue passioni?

 Faccio cosplay dal 2015, in pratica  interpreto personaggi  di fantasia, in base alle loro caratteristiche fisiche e psicologiche che possono essere più  o meno simili alle mie, è  divertente  uscire dalla propria testa ogni tanto e  far finta di esser qualcun altro, forse anche grazie al cosplay ho intrapreso la strada della fotomodella.

Un tuo pregio e un tuo difetto?

Sono molto puntuale, piuttosto arrivo un’ ora prima che 1 minuto dopo ad un appuntamento. Sono una disordinata cronica! Non faccio in tempo a sistemare  una stanza che poco dopo c’è  il triplo del casino… come diceva mia madre “se non avessi la testa attaccata al collo avresti perso anche quella molto tempo fa”.

Che cos’è sacro per te?

L’ amore, di qualsiasi  forma esso sia, che sia famigliare, per il mio ragazzo, o per i miei amici, senza amore non so stare.

La tua più grande paura?

Non essere all’ altezza delle situazioni.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Sono un po’  ansiosa e frettolosa, vorrei vivere la vita  con più tranquillità.

Cosa è per te la felicità?

Cercar di impegnare  il proprio  tempo nel migliore dei modi, quando mi pongo degli obiettivi e riesco a raggiungerli, anche se piccoli, provo una sensazione di felicità  immensa… ah e i miei tre gatti, loro sono felicità  pura ad ogni fusa.

 

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

Va bene, sto con il mio ragazzo  da più  di 5 anni, in realtà  è  stato il primo e unico (ride), abbiamo avuto degli alti e bassi ad un certo punto della convivenza, ma cose normali, dovevamo solo abituarci di più  ad averci attorno 24/7.

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Disinvoltura, una buona espressività  e ovviamente serietà.

Vai o meglio andavi al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Non molto spesso, mi piacciono i film drammatici  e di supereroi, non so in che categoria andrebbero messi questi ultimi onestamente.

Ultimo libro letto?

L’ orrore di Dunvich di Lovecraft.

Il tuo piatto preferito?

Lasagne.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Amore, salute, famiglia, amici, lavoro, soldi, sesso.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior. Dell’ intramontabile  De André.

A.C.

https://www.instagram.com/shino.zaki/

 

 

 

 

 

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Profondo: il thriller acquatico di Giuliano Giacomelli su Amazon Prime

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L’opera prima di Giuliano Giacomelli, Profondo, distribuita da Minerva Pictures in accordo con Multivision Pictures (già distributori del thriller The antithesis), è su Amazon Prime Video e a breve sarà disponibile per il noleggio e l’acquisto sulle principali piattaforme VOD, tra cui Chili Cinema, Rakuten Tv, Google Play, iTunes.

In seguito, Profondo sarà disponibile in streaming anche sulla piattaforma thefilmclub.it e in home video, DVD e Blu-Ray Disc distribuito da Minerva Pictures. Entro l’estate, inoltre, è prevista la distribuzione digital e su supporto DVD e Blu-Ray del film anche negli Stati Uniti e Canada sotto etichetta BayView Entertainment.

Leonardo è un fotoreporter cinquantenne, un uomo molto riservato e disilluso nei confronti della vita a causa di una serie di duri fallimenti che lo hanno profondamente segnato in modo irreversibile. Mosso da motivazioni molto intime, Leonardo è alla ricerca di una personale redenzione. L’uomo vuole portare a termine un ultimo e importantissimo servizio, il più importante della sua carriera e della sua esistenza. Recatosi in un piccolo paesino balneare popolato quasi esclusivamente da pescatori, Leonardo si mette alla ricerca del Diavolo Rosso, un leggendario animale marino che anima il folclore locale da tantissimi anni. L’animale, reale o no, diventa per l’uomo un’autentica ossessione nonché l’ultima possibilità di riscatto nei confronti di una vita che non è mai stata vissuta fino in fondo.

Prodotto da Ethika Entertainment, Profondo negli ultimi mesi ha rappresentato l’Italia in prestigiosi Festival internazionali, tra cui il IX Cinefantasy IFFF di San Paolo in Brasile e il XX The Black Bear Film Festival di Milford in Pennsylvania, riscuotendo un grande successo e dimostrando che anche in Italia è possibile realizzare un cinema dal respiro internazionale capace, tuttavia, di non tradire la cultura e le tradizioni del proprio Paese.

Girato interamente nelle Marche, tra la città di Fano e Pesaro, Profondo è un sentito omaggio a tutte quelle leggende marinaresche che movimentano da sempre le navigazioni dei pescatori ma, al tempo stesso, è anche un atto d’amore verso capolavori della letteratura statunitense come Moby Dick di H. Melville e Il vecchio e il mare di E. Hemingway.

Nel cast Marco Marchese, Marcella Valenti, Nicola Trambusti, Millie Fortunato Asquini, Giovanni Visentin, Gianluigi Fogacci ed Edoardo Siravo. Le musiche originali sono eseguite dal maestro Gianluca Sibaldi, storico collaboratore di Leonardo Pieraccioni.

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Regista e cast presentano La rivincita, diretto da Leo Muscato

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Visibile dal 4 Giugno 2020 su Rai Play, La rivincita è un film incentrato sulla resilienza che affronta il bisogno di conciliare umanità ed economia. Un tema molto sentito nei tempi in cui viviamo. Esacerbati chiaramente dal distanziamento sociale imposto dalla strenua lotta contro l’empio Coronavirus.

Non tutti i mali vengono per nuocere? La rivincita è stato girato prima dello scoppio della pandemia. La conferenza stampa tenuta in piena fase 2 offre motivi di riflessione degni di nota. Il regista Leo Muscato, fattosi le ossa nel teatro, esperto di musica lirica, pone molta fiducia nell’altero ed erudito lavoro di sottrazione portato alla ribalta dal compianto collega francese Robert Bresson. Anche se, a quanto pare, i suoi numi tutelari nel cinema sono Mike Leigh da una parte e Ken Loach dall’altra.

Claudio Amendola, grazie alla conoscenza diretta sin dalla tenera età di quelli che oggi vengono chiamati “eroi invisibili”, pur non nascendo certamente povero, era riuscito a imprimere un abile carattere d’autenticità alla propria opera prima dietro la macchina da presa La mossa del pinguino. Il sottoscritto, in veste di inviato per Mondospettacolo.com, ha chiesto a Muscato se la geografia emozionale, intesa come la capacità del territorio eletto a location di riverberare un agire economico davvero bisognoso di anteporre il calore umano del cuore d’oro al gelido calcolo finalizzato solo ed esclusivamente al vil denaro, sia divenuto un valore aggiunto. La risposta non si è fatta attendere: “La storia che raccontiamo ne La rivincita la conosciamo da vicino. Abbiamo intervistato molte persone. Forse anche troppe. Però divenire veicolo di conoscenza sul grande schermo dell’autenticità del vissuto, che rafforza l’identificazione degli spettatori in personaggi che lottano per sopravvivere preservando pure il senso dell’umorismo, resta un privilegio. In merito alla location, ha ragione: ci ha dato una grossa mano. La rivincita, già a partire dall’inizio delle riprese, possedeva una radice estremamente forte. Identificabile con pieno merito nella regione Puglia. In virtù altresì del rapporto con il territorio delle persone intervistate prima di girare. Nondimeno avremmo potuto ambientare la vicenda sulla Luna e su Marte conservando la medesima forza significante che era possibile riscontrare in partenza nell’assunto. In ragione di ciò la decisione di sottrarre, anziché di aggiungere dettagli su dettagli, ci ha consentito di garantire un’identità più singolare ed evocativa al luogo scelto per dar vita al film”.

Cesare Fragnelli, nato a Locorotondo, in provincia di Bari, prima del Covid si divideva tra Roma e Martina Franca. Con Taranto a un tiro di schioppo. Il ricordo della magia della sala non lo lascia indifferente. Ma sembra consapevole che gli stilemi della Commedia all’italiana, il senso di appartenenza, i legami di sangue e di suolo abbiano la possibilità di fare breccia con la stessa incisività sul piccolo schermo. L’esperienza sia in cabina di regìà, in diverse circostanze, registrando realtà eterogenee, sia in qualità di produttore, avvezzo ad appaiare imperativi commerciali ed empiti artistici, gli permette di vederci lungo nel rapporto tra cinema e territorio. Antonio Parente, abituato a districarsi negli schemi di disegni di legge approvati dai Comuni e nell’ordine naturale delle cose, gongola. L’evidente soddisfazione è legittima. L’egemonia del luogo, da non confondere mai con un mero spazio generico ed esornativo, sui deleteri luoghi comuni cementa l’essenza del cinema d’autore. Questo sito utilizza cookie tecnici e cookie di terze parti. Al MIBACT – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per cui ricopre l’incarico di dirigente, ci tengono a sostenere registi in grado di favorire l’identificazione degli spettatori in personaggi e in territori che costituiscono un patrimonio artistico, sociale ed economico.

Da intellettuale abituato a puntare sul progresso, senza perdere di vista le risorse offerte tuttora dalla tradizione, Michele Santeramo pone in risalto l’umanità dei personaggi che ne La rivincita riflettono gioie, dolore, ubbie, speranze di riscatto di quelle intervistate di persona. La sua sceneggiatura è incentivata dalla consapevolezza che esistono esseri umani tipo Alberto Sordi nel cult movie nostrano Il boom di Vittorio De Sica disposti a vendersi un occhio. O un rene. Ma non per darsi arie da imprenditori. Bensì per vivere con maggior decenza. Dando un caro saluto all’ansia di finire venti euro in un batter d’occhio. Per l’attrice Sara Putignano non si è trattata di una passeggiata di salute. Il lavoro compiuto per aderire al personaggio, interpretato per rendere la patologia dell’implosione rispetto all’esplosione, trae partito da un itinerario intenso. La maternità è un tema ricorrente nella conferenza stampa. La rivincita costeggia quindi il pericolo d’implodere, la necessità talvolta di esplodere, i frutti della Madre Terra, la mancanza di lavoro, il desiderio d’invertire la marcia, la speranza che la crisi diventi un’opportunità.

Il pericolo dello stereotipo non passa neanche per l’anticamera del cervello alla collega di Sara, Deniz Ozdogan, che ne La rivincita sostiene di aver visto fiorire il seme dell’amore. Indispensabile per raggiungere, oltre al carattere d’autenticità caro agli spettatori che vogliono assistere a una rappresentazione fedele alla sete di rivincita di chi giorno per giorno barcolla ma non molla, il carattere d’ingegno creativo. L’attore Michele Cipriani tira in ballo addirittura Bertol Brecht. E non a sproposito. I numi tutelari chiamati in causa rimangono un numero piuttosto nutrito. Stessa cosa per le speranze riposte sull’operazione in tempi nei quali la voluttà a livello mondiale di allontanare lo spettro della miseria raggiunge l’acme. Per Michele Ventitucci, convincente nel ruolo di Matteo nella commedia La casa di famiglia, i due fratelli protagonisti ne La rivincita costituiscono lo specchio l’uno dell’altro. Forse è utile ricordare che il termine greco dal greco οἶκος (oikos), “casa”. Ed ergo il territorio, specie quello che diviene un teatro cielo aperto per il cinema, rappresenta senza alcun dubbio un bene di famiglia. Da difendere sul serio.

 

Massimiliano Serriello

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Junior V, il singolo “Odore d’Incenso” segna la maturità artistica tra indie folk e pop internazionale

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Odore d’Incenso” è il titolo del nuovo singolo e video di Junior V, da venerdì 29 maggio in tutte le piattaforme digitali pubblicato da Bunya Records.

“Odore d’Incenso” è una ballad delicata e intensa, dove il cantautore pugliese cristallizza sentimenti e musicalità che vogliono diventare il biglietto da visita della sua rinnovata dimensione artistica. Lasciati alle spalle i retaggi del mondo reggae che avevano caratterizzato la sua adolescenza sonora, ora Vincenzo è pronto per navigare verso una maturità musicale che lo rappresenta appieno.

Ho scritto questa canzone alle 4 di mattina di un lunedì sera: pioveva e un incensiere continuava a bruciare dentro la mia stanza. Ho sfogato la rabbia che avevo dentro, o forse era delusione per un amore consumato dalle incertezze” spiega l’artista. Se nel testo ricama i colori dell’amore, la metafora dell’incenso richiama il suo sentire quasi mistico, dove con parole e aggettivi racconta il suo lato più profondo. Un crescendo armonico e melodico che parte dalla strofa quasi sottovoce, per esplodere poi con forza nell’appassionante ritornello.

Indie folk che strizza l’occhio al pop internazionale, per la prima volta scritto interamente in italiano con una solida produzione che nulla ha da invidiare ai migliori artisti da classifica. Il master, infatti, è stato realizzato presso i leggendari Abbey Road Studios da Christian Wright, sound engineer che ha collaborato – tra gli altri – con Ed Sheeran, Franz Ferdinand, Blur, Radiohead e molti altri.
La release che farà parte del nuovo album di prossima pubblicazione, è accompagnata dall’omonimo videoclip realizzato dal regista Luca Pischedda che ha utilizzato le tavole inedite dell’illustratore Roby il Pettirosso. Disegni animati raffigurano graficamente le parole e i concetti del testo, dove il tratto delicato dell’artista diventa complementare a suoni e liriche diventando una naturale estensione visiva della canzone.

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Federico Zampaglione è il nuovo Re dell’horror italiano?

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Bianca Fase 2, secondo cortometraggio realizzato dal musicista e regista Federico Zampaglione durante l’emergenza da Covid-19, continua con successo gli ottimi riscontri già ricevuti dal primo, trasformandosi immediatamente in un piccolo fenomeno mediatico.

La sola presentazione in anteprima dello short sui social network di Tiromancino e del cast, Giovedì 28 Maggio 2020 alle ore 22.00, ha registrato circa 100000 contatti accompagnati da migliaia di commenti entusiastici.

Un risultato a dir poco sbalorditivo, considerando che l’horror italiano non gode più di tale notevole visibilità dai tempi della sua ormai da anni tramontata golden age, sebbene Shadow e Tulpa – Perdizioni mortali – diretti dallo stesso Zampaglione – abbiano riscosso grandi consensi sia in patria che all’estero, considerati dagli appassionati come una vera e propria rinascita del filone.

“Bianca: la fase 2 del Re dell’horror” titola Nocturno Cinema, il più prestigioso magazine italiano per quanto riguarda la celluloide di genere, a proposito del cortometraggio, co-sceneggiato da Gianluigi Perrone (Morituris) e interamente realizzato dallo stesso Federico Zampaglione utilizzando un solo iPad.

Con influenze dai film di paura giapponesi proto-The ring e dal gotico italiano anni Sessanta di Mario Bava e Antonio Margheriti, Bianca Fase 2 si svolge in un apparentemente tranquillo parco romano e vede protagonisti Linda Zampaglione, Giglia Marra, Giulia Chermaz e Marco Chermaz (parenti del regista), vantando anche la partecipazione straordinaria di Claudia Gerini.

 Lo short è visibile qui: https://www.youtube.com/watch?v=51gcxpXCr1c&t=37s, mentre a questo link potete recuperare il primo episodio https://www.youtube.com/watch?v=gNyyuLK2vwE&feature=emb_logo

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