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Il trash punk dei Paura Lausini bullizza Valeria Rossi

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Torna il trash punk dei Paura Lausini, la band bresciana che da anni prende di mira i tormentoni della musica italiana e internazionale coverizzandoli con il loro inconfondibile stile LOL trash punk.

Dopo aver stravolto “T’Appartengo” di Ambra e ridicolizzato “Doctor Jones” degli Aqua, tornano con la cover di un classico del bubblegum pop italiano: la celebre “Tre Parole” di Valeria Rossi, da martedì 19 maggio in tutte le piattaforme digitali. Ma questa volta i nostri eroi non si sono limitati alla sola canzone, hanno anche reinterpretano il videoclip originale del 2001. Nelle immagini un’ape, una coccinella, un uomo blu, un robot e una splendida fanciulla ci riportano alla raffinata atmosfera del video originale, ripercorrendolo passo dopo passo nel suo splendore. Ritmiche serrate, distorsioni improbabili e coretti discutibili sbeffeggiano testi sdolcinati e arrangiamenti prevedibili. Rasco Vossi (batteria), Pabry Gonte (chitarra), Pax Mezzali (basso), Bucio Lattisti (chitarra) e Ducio Lalla (voce) non si piegano ai poteri forti e tra chitarre urlanti e ambiguità sessuali gratuite ribadiscono la loro simbolica crociata contro la musica pop. Già dal nome che hanno scelto per autorappresentarsi, Paura Lausini, si può capire il loro manifesto programmatico.

“Tre Parole” è il terzo singolo estratto dal primo album pubblicato lo scorso anno per La M.U.O.R.I. Dischi.

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Be kind – Un viaggio gentile all’interno della diversità di Sabrina Paravicini e Nino Monteleone disponibile in open source nella Giornata mondiale della diversità

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“Crediamo nella gentilezza, crediamo che la gentilezza sia un’arma potentissima per accorciare le distanze con la diversità, per questo abbiamo dedicato un anno della nostra vita a realizzare Be kind”.

Dal 21 Maggio 2020 al 30 Giugno sarà disponibile su Youtube per le scuole, famiglie e per chiunque voglia fare una riflessione sulla diversità una versione gratuita open source di trenta minuti del film Be kind – Un viaggio gentile all’interno della diversità, autoprodotto e diretto dall’attrice e regista Sabrina Paravicini e da suo figlio Nino Monteleone, un bambino di dodici anni a cui è stato diagnosticato a due anni e mezzo una sindrome autistica. Premiato con una menzione speciale per il cinema sociale ai Nastri D’Argento Documentari 2019, con una menzione speciale della giuria al Taormina Film Fest.

Un viaggio fisico, emozionale e spirituale, Nino incontra persone che come lui hanno fatto della loro diversità un punto di forza, un valore aggiunto. La presenza dello scrittore Roberto Saviano, l’attore Fortunato Cerlino e dell’astronauta Samantha Cristoforetti si alterna a tante altre vicende che compongono un grande racconto a lieto fine: un racconto che parla di limiti superati, di speranza, di sperimentazioni, di gentilezza e di felicità possibile per tutti.

Supportato da Gucci, da sempre attivo nella sensibilizzazione verso tematiche come diversity inclusione, questo progetto farà parte di Gucci Equilibrium: non solo un programma, ma una vera e propria piattaforma il cui obiettivo, oggi, è quello di raccontare come strategia e progetti sulla sostenibilità possano essere integrati, ispirandosi a una “Culture of Purpose”.

Nino Monteleone è co-regista insieme a sua madre di Be kind, ha dodici anni e a oggi è il più giovane regista italiano iscritto ufficialmente alla SIAE.

Qui sotto, il link alla versione open source:

 

 

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SYNTHAGMA PROJECT: una bellezza che si fa arte

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Un filo sottile che non divide ma che unisce in una coerenza spirituale che, alle orecchie ed al cuore diviene bellezza… e oggi parliamo di un concetto alto di bellezza, quella che ha radici nell’oltre, nel superare i confini senza mancare di rispetto alle forme e alle sue regole, ma che osa concedersi il lusso di pensare soltanto alla sua esistenza. Ed è così che “Onirica”, il primo disco ufficiale dei Synthagma Project pubblicato dalla RadiciMusic, diviene alto nel suo intento di restituire un suono alle visioni di quell’oltre entro cui vivono i suoni e le composizioni. Composizioni che spesso sono figlie di antiche scritture e da queste prendono direzioni evolutive, di suono e di forma, non prevedibili a priori. Oppure composizioni raccolte dal caso, dall’ispirazione estemporanea, dall’improvvisazione. E suonano con gusto e fanciullesca libertà strumenti quotidiani assieme a quelli antichi, medievali, l’acustica unita all’elettronica diviene una rivoluzione della forma… così, ad esempio, una ghironda può avere il suono che ha se lasciamo girare questo disco dei Synthagma Projecy.

Noi parliamo spesso di bellezza e non solo per riferirci a quella da esporre in vetrina. Anzi, in particolar modo con la musica, parliamo di una bellezza che germogli sotto la superficie delle cose. Partiamo proprio da qui: per voi cos’è la bellezza?
Sin dall’antichità artisti, filosofi, scrittori, architetti hanno cercato di dare una loro definizione di bellezza, cercando di fissarne i canoni in modo da avvicinarsi il più possibile a questo loro ideale. Per noi si può riassumere tutto in una sola parola: armonia. Non è importante la perfezione del singolo elemento, quanto la bellezza dell’insieme. Così il suono dello strumento musicale e quello della parola devono armonizzarsi e fondersi, come tessere di un puzzle che assumono pieno significato quando vengono unite tra di loro dando forma all’intero quadro. Se il risultato sia stato poi raggiunto, non sta a noi dirlo.

Però, anche osservando il video e l’immagine di copertina, anche per voi ha un peso importante la bellezza da vedere. Quanto pesa questo ingrediente nella realizzazione di una composizione dei Synthagma Project?
Certamente: l’immagine è un altro elemento fondamentale di questo insieme. E’ il terzo elemento di questa sorta di triade ideale, insieme a testo e musica. Si tratta di un aspetto che è sempre stato curato anche nei lavori discografici degli InChanto e che in questa nuova esperienza vorremmo sviluppare ulteriormente negli spettacoli dal vivo. Intanto ci siamo sbizzarriti con la grafica del Cd operando una contaminazione tra foto, elaborazione grafica e disegno.

Quindi bellezza o contenuto? Difficile equilibrio… che in qualche misura vi mette davanti la grande sfida di avere un pubblico sempre più indottrinato all’estetica e sempre meno propenso alla ricerca spirituale. Come vi approcciate a questo problema?
Pensiamo che senza contenuto non si possa parlare di vera bellezza poiché, non essendoci un equilibrio tra le componenti, rimane incompleta e quindi senza “armonia”. Attualmente ci imbattiamo spesso in arrangiamenti complessi e stilisticamente belli: purtroppo ancora più spesso si tratta solo di belle scatole contenenti…il nulla: testi banalmente pretenziosi di cui non si cura più la musicalità in quanto la melodia è spesso inesistente. Tutto ciò ha avuto buon gioco per la presenza di un pubblico paradossalmente sempre più pigro e impreparato. Questo nonostante la disponibilità di “media” che gli potrebbero permettere di cercare la “novità” e di coglierne tutte le sfumature. Una situazione che si è aggravata negli anni anche per la scarsa considerazione di tutte le attività artistiche da parte di una classe politica superficiale e inconcludente, come vediamo anche in questo periodo di emergenza Covid, che non tiene nella dovuta considerazione la cultura in generale e la musica in particolare. Ma qui si aprirebbe un discorso ancora più ampio.

“Fragments” è davvero un frammento. Forse un miscuglio di improvvisazione, di passate prove, di ricerca casuale. Che stiate prendendo pian piano la via della scrittura inedita e della sperimentazione?
Quello della scrittura inedita e della sperimentazione non è tanto “una via che stiamo imboccando”, quanto “La Via”: è il cardine principale su cui si fonda tutto il progetto. “Fragments” ne è un esempio. Si tratta di uno strumentale nato per caso nel nostro studio di registrazione durante la messa a punto dei suoni: su un arpeggio di chitarra, che avrebbe dovuto far parte di un’altra composizione, abbiamo aggiunto quasi per scherzo un’improvvisazione di ghironda. Infine abbiamo completato il tutto con “frammenti” di voce tratti da altri brani, filtrati, trattati o riprodotti a rovescio. Quasi una sorta di riassunto di tutto il Cd.

Per chiudere: perché pescare dal passato rivoluzionandone la natura? In qualche modo, nel confronto con i puristi del genere, non sentite di aver violato una bellezza originale?
Anche se quello della composizione è l’aspetto principale del nostro lavoro, “riscrivere” brani che hanno attraversato i secoli ci è sembrata un’altra sfida affascinante. Pensiamo che nell’ambito della musica antica in molti casi sia abbastanza complicato parlare, come fanno molti puristi, di filologia data la frammentarietà dei documenti a noi pervenuti, anche a causa di una notazione musicale non ancora ben definita e per una prassi esecutiva che lasciava molta più libertà ai musicisti. In questa ottica pensiamo di non aver violato la natura dei brani originali, ma di averne dato una diversa chiave di lettura altrettanto affascinante. Ad esempio la lauda “Voi ch’amate” descrive il dolore materno di Maria che assiste alla sofferenza puramente umana del figlio morente: per sottolineare la drammaticità del momento abbiamo riprodotto, mediante la ghironda, suoni di corni, voci ed archi in loop in un crescendo “orchestrale” che raggiunge l’apice con gli “assolo” finali. Invece in “Huron carol”, brano tra l’altro continuamente rielaborato nel corso dei secoli, abbiamo voluto metterne in evidenza il carattere quasi sciamanico creato dalle voci per mezzo di percussioni tribali e suoni della natura, sempre ricreati con i nostri strumenti opportunamente filtrati ed in alcuni interventi interfacciati con synth. Per quanto ci riguarda siamo abbastanza soddisfatti del risultato ottenuto. Ribadiamo “abbastanza” in quanto nella musica, come in qualunque espressione artistica, non ci si deve mai accontentare di quanto fatto, ma dobbiamo tendere sempre a migliorarci.

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OpenDDB va in streaming e inaugura con The milky way – Nessuno si salva da solo per tre giorni in anteprima

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Dopo il successo dello Streaming di Comunità, la piattaforma OpenDDB – Distribuzioni dal Basso lancia i suoi nuovi servizi streaming, e per festeggiare il 22-23-24 Maggio 2020 propone la premiere internazionale del documentario The milky way – Nessuno si salva da solo di Luigi D’Alife, il nono film targato SMK Factory, con il patrocinio di Amnesty International.

A Febbraio e i primi di Marzo si erano tenute le anteprime cinematografiche di The milky way – Nessuno si salva da solo, il film di Luigi D’Alife sulla rotta alpina una volta usata dagli italiani per cercare lavoro in Francia e oggi utilizzata dagli immigrati africani, con date sold-out a Bologna, Brescia, Torino e una prima proiezione “contingentata”, ma sempre sold-out, a Firenze. Se non fosse sopraggiunto il lockdown, tra marzo e maggio il film avrebbe continuato il tour con una cinquantina di date fissate nei cinema di tutta Italia, più altre che si sarebbero aggiunte. Proprio in occasione della proiezione di Firenze, durante il confronto su quello che stava succedendo, è nata l’idea dello Streaming di Comunità.

“Perché The milky way – dice il regista Luigi D’Alife – ha rappresentato una sfida collettiva sotto molti aspetti; narrativi, produttivi e tecnici in primis. Abbiamo raccontato questa storia mettendoci in gioco sul piano umano e artistico, con l’idea che “nessuno se la può cavare da solo”, né in un film né nella vita”.

Partendo da qui, al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria, il 7 Marzo scorso OpenDDB – Distribuzioni dal Basso ha dato il via allo Streaming di Comunità che in 64 giorni ininterrotti di programmazione, ha proposto più di 150 titoli, raggiunto oltre 200.000 spettatori e aggiunto decine di autrici e autori che hanno risposto alla chiamata, con circa 80 nuovi titoli al catalogo.

“Siamo stati tra i primi – dice Andrea Paco Mariani di OpenDDB – a mettere in campo un’iniziativa in un ambito poi definito “solidarietà digitale”. Ma per noi non è un semplice vanto: è la felicità di aver lanciato un segnale quando andava fatto. E che altri autrici, autori e produzioni lo abbiano sposato ci ha riempito il cuore: un immaginario è davvero rivoluzionario quando è condiviso e contribuisce a cambiare l’ordine delle cose”.

Ma ora è arrivato il momento di fermarsi e lo Streaming di Comunità si interrompe per lasciare il posto ai nuovi servizi di OpenDDB – Distribuzioni dal Basso. Non è questione di fasi 1 o fasi 2, ma di un ripensamento delle pratiche di distribuzione dal basso della cultura, trovando la giusta mediazione tra vita reale e digitale.

Nato nel 2013, OpenDDB – Distribuzioni dal Basso è il primo portale europeo in Creative Commons che supporta la circolazione di opere indipendenti (libri, film, musica) attraverso eventi, proiezioni e la distribuzione on-demand. In questi anni OpenDDB ha sviluppato un sistema home video con spedizione e un sistema Download VOD, a cui oggi si aggiunge lo Streaming VOD, con account utente e app dedicata per la fruizione dell’intero catalogo, attualmente con 400 titoli tra film e documentari indipendenti, in continuo aggiornamento. Lo streaming di OpenDDB non prevede un abbonamento mensile e mantiene il proprio meccanismo di accesso alla cultura dal basso, con donazione libera obbligatoria, da fare online all’atto della visione.
Uno degli obiettivi di OpenDDB, infatti, è quello di stimolare un rapporto nuovo e virtuoso tra utente e creatore, attraverso il meccanismo del dono.
“Il nostro modello – dice Andrea Paco Mariani di OpenDDB – si basa su un assunto molto semplice: la cultura è patrimonio di tutti e va sostenuta, nel modo in cui ognuno può farlo, scegliendo quanto donare”.

In occasione del lancio del nuovo servizio di streaming, il 22-23-24 maggio 2020 OpenDDB – Distribuzioni dal Basso è orgogliosa di annunciare la premiere internazionale in streaming, con il patrocinio di Amnesty International, di The milky way – Nessuno si salva da solo di Luigi D’Alife. Dopo le entusiasmanti preview, il film è appunto rimasto bloccato a soli 10 giorni dall’uscita al cinema a causa dell’emergenza Covid-19, provocando un enorme danno ed una grande incertezza sul se, come e quando potrà rivedere le sale e quegli spazi sociali e culturali che rappresentano le reti comunitarie della cultura dal basso.
The milky way di Luigi D’Alife è la storia di solidarietà degli abitanti e dei pericoli affrontati dai migranti tra Clavière e Monginevro, sulla neve nel comprensorio sciistico “La Via Lattea”, raccontata attraverso scorci di vita e graphic novel animate da Emanuele Giacopetti, sullo sfondo del mondo di montagna nella consapevolezza che – lì come in mare – nessuno si salva da solo.

The milky way è il nono film prodotto da SMK Factory, realizzato anche grazie al crowdfunding a cui hanno partecipato 466 tra spazi sociali, associazioni, circoli e singoli individui.

L’international streaming premiere sarà fruibile attraverso una donazione libera e sarà disponibile in 3 lingue, scegliendo i sottotitoli tra Italiano, Francese e Inglese.

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Enrico Casartelli presenta il romanzo “Condannato da internet”

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

Condannato da Internet di Enrico Casartelli

Lo scrittore brianzolo Enrico Casartelli presenta “Condannato da Internet”, un romanzo che tratta di un argomento estremamente attuale, di una piaga sociale che miete vittime ogni giorno e crea disastri irreparabili: il cyberbullismo. La storia di Marco è quella di tante persone che hanno sperimentato sulla propria pelle la gogna mediatica, quella più crudele che colpisce il privato, che stravolge non solo la vita virtuale ma soprattutto quella reale. Un’opera che fa riflettere, e che pur nella negatività dell’argomento trattato riesce a far scorgere una luce in fondo al tunnel.

Titolo: Condannato da Internet

Autore: Enrico Casartelli

Genere: Narrativa Contemporanea

Casa Editrice: Robin Edizioni

Collana: Robin&Sons

Pagine: 272

Prezzo: 15,00

Codice ISBN: 978-88-727-45-236

«Marco si sedette, abbassò la testa e la strinse forte tra le mani anche per nascondere il loro tremore; pochi secondi e rispose: “Ormai il casino è successo, colpevole o innocente sarò per sempre un pedofilo” […]».

Condannato da Internet di Enrico Casartelli è un’opera profondamente legata alla nostra contemporaneità che coinvolge tutti, non solo chi vive felicemente immerso nella virtualità, ma anche chi la guarda ancora con sospetto e vi partecipa con moderazione. Marco Rizzi è un giovane youtuber – una figura professionale che negli ultimi anni ha attirato tanti aspiranti, così come tante critiche. Marco, nome d’arte Nolan, è tra gli YouTube gamer di maggiore successo; il suo lavoro l’ha portato a vivere ad Aarhus, città portuale della Danimarca, in un contesto e in condizioni invidiabili. Eppure non è felice, perché comincia a non tollerare la superficialità del mondo che gli dà da vivere, che gli ha offerto tanto in termini materiali ma gli ha tolto molto a livello umano. Inoltre è tormentato dal difficile rapporto con il padre, che non ha mai accettato che suo figlio si guadagni da vivere con un lavoro così anticonvenzionale. Ma prima che il giovane abbia il tempo di riflettere sulla sua condizione ormai opprimente di youtuber, accade ciò che chi si espone su internet teme di più: l’attacco di un hacker, che nel caso di Marco agisce inserendo un contenuto pedopornografico all’interno di un suo video, creandogli il caos intorno. Come spesso succede in contesti di cyberbullismo, l’opinione pubblica lo condanna senza prove e senza appello: i leoni da tastiera, o haters, cominciano ad inondare Marco di insulti e minacce, che gli fanno perdere credibilità e il suo stesso lavoro, nonostante le autorità dichiarino prontamente che non è lui il responsabile di quello che è accaduto. Come egli stesso ammette però, “la rete non dimentica”: Marco è ormai un condannato a vita, e quell’esistenza virtuale che era stata tutto il suo mondo diventa improvvisamente il suo inferno. L’autore riflette sulla piaga del cyberbullismo, sulla crudeltà e l’indifferenza di chi distrugge vite solo perché sa di essere protetto dall’anonimato di internet. Marco deve scappare dalla Danimarca, cambiare aspetto e cognome per ritrovare una pace ormai precaria; decide di andare in un paesino vicino Como dove i genitori hanno acquistato una casa, pensando di isolarsi, di riprendere fiato prima di organizzare la prossima mossa. E invece trova ciò che non si sarebbe mai aspettato, perché ormai deluso dall’essere umano: una comunità di persone semplici e autentiche che lo accettano e lo supportano. Queste persone, che diventeranno una famiglia per Marco, proteggeranno il suo privato da una violenza insensata, frutto di ipocrisia e invidia sociale, e di una rabbia repressa che continua a mietere ogni anno tante, troppe vittime.

TRAMA. Marco è un affermato youtuber che abita e lavora in Danimarca. Ogni giorno, insieme a Monique e Thomas, fratelli nonché suoi cari amici, registra e pubblica sul social YouTube filmati che spiegano come superare i livelli dei videogiochi in rete. A soli ventitré anni diventa uno dei più famosi volti del mondo di internet ma, invece di montarsi la testa, devolve gran parte dei suoi introiti a un ospedale pediatrico in Sudan, dove lavorano i genitori. La vita di Marco cambia drasticamente quando subisce l’intrusione di un hacker che pubblica immagini pedopornografiche alla fine di un suo filmato. Subito diventa oggetto di pesanti insulti in internet, i quali non cessano nemmeno quando la polizia danese accerta che è stato vittima di un abile hacker. Marco decide quindi di lasciare la Danimarca per affrontare un nuovo stile di vita in una frazione di un paese sopra il lago di Como, dove i genitori hanno ristrutturato una casa. Qui trova una piccola comunità pronta ad accoglierlo e a difendere la sua privacy dai media sempre più desiderosi di scoprire dove si sia nascosto il famoso youtuber.

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

BIOGRAFIA. Enrico Casartelli è nato in Brianza nel 1955 e abita in provincia di Como. Attualmente libero professionista oltre che scrittore, ha lavorato in una multinazionale americana per più di vent’anni, ricoprendo differenti ruoli manageriali e commerciali nell’area dei servizi informatici e nella formazione. È autore di articoli in quotidiani online e blog e redattore di AgoraVox (rubrica costumi, società e tecnologie). Ha pubblicato i romanzi “La vita in una conchiglia” (Sensoinverso Edizioni, 2013), “Un nove corre in internet” (Robin Edizioni, 2015), “Il vecchio ciliegio di Manhattan” (Robin Edizioni, 2016), “Villa Sofia” (Robin Edizioni, 2017), “La ribelle primavera del 2030” (Robin Edizioni, 2018) e “Condannato da Internet” (Robin Edizioni, 2019). Come autore di narrativa ha ottenuto numerosi riconoscimenti in premi letterari nazionali e internazionali.

Contatti

https://www.facebook.com/iromanzidienricocasartelli/

https://www.youtube.com/channel/UCmuApOhCFdvw_i1tEv1cxMQ

http://www.robinedizioni.it/

Booktrailer del romanzo Condannato da Internet

https://www.youtube.com/watch?v=UsDkJVMMI7U

Link di vendita

https://www.amazon.it/Condannato-internet-Enrico-Casartelli/dp/8872745233

https://www.ibs.it/condannato-da-internet-libro-enrico-casartelli/e/9788872745236

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Lisa Hernandez

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Amici di Mondospettacolo, oggi per la rubrica le bellissime, intervisterò per voi la favolosa Playmate Lisa Hernandez: Model, Fitgirl, Camgirl e Influencer.

Lisa Hernandez, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alessandro, sto abbastanza bene, grazie del tuo invito.

Hai sicuramente vissuto tantissime esperienze, alcune belle, alcune purtroppo brutte, ma sono forse proprio queste ultime che ti hanno rafforzata, raccontami un po’.

Si ,devo ammettere che le esperienze negative mi hanno resa una persona resiliente e capace di affrontare anche i momenti più difficili, tutto questo senza l’aiuto di nessuno, ma solo grazie alla mia forza interiore.

Come è stata la tua prima volta come Camgirl?

La mia prima cam la ricordo con il sorriso, perché è stata piuttosto imbarazzante, come tutte le volte che mi esibisco.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di fare la Camgirl?

Io lo faccio per motivi economici e anche se dal mio aspetto non si direbbe mai in realtà sono una ragazza stra timida infatti in cam nascondo quasi sempre il viso. Ho iniziato anni fa, per bisogno economico, nella mia vita in certi momenti, non ho avuto nemmeno i soldi per mangiare, né per una casa tutta mia e quei momenti mi hanno spinta a questa decisione.

 

Hai partecipato a ciao Darwin, che ricordo hai di quella esperienza?

Ciao Darwin è stata un esperienza magnifica.Mi hanno chiamata perché mi volevano come modella alla sfilata, scegliendomi tra centinaia di ragazze e quindi è stata una bella soddisfazione sfilare in tv.

Sei anche stata su Playboy, raccontami un po’.

Playboy è stata un esperienza emozionante, perché playboy è davvero un giornale tra i più famosi e quindi devo dire che mi sono sentita davvero una diva in quel momento.

Il mondo del sesso in cam è come lo immaginavi prima di farne parte?

L’erotismo che esprimo mentre mi esibisco in cam è per me privo di significato, nel senso che io mi mostro, ma non provo nulla, ne piacere, ne gioia o emozione, perché è una cosa meccanica che faccio sapendo che mi stanno pagando, quindi in realtà recito.

Cosa riesce a farti emozionare?

Emozionarmi per me è stare a contatto con la natura, infatti io ricerco ogni giorno questi momenti , cammino anche 20 km al giorno, soprattutto nei boschi e nei parchi di Trento dove abito e questo mi dà pace.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Mi ritengo più bambola che pantera , in realtà anche nel rapporto di coppia posso sembrare a primo impatto una pantera, ma in realtà sono sempre stata molto passiva e “all’antica”, è sempre l’uomo che deve fare tutto.

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Io penso che sensuali si nasca e al tempo stesso lo si diventi, nel mio caso è così, io sono sempre stata fin da piccola una bambina ( e più avanti da ragazzina) più bella della media e me ne accorgevo, quando poi sono cresciuta ho sviluppato una sorta di vanità e amore per il mostrare la mia bellezza.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Un sogno nel cassetto è tornare in America Latina, dove sono stata a 18 anni per fare volontariato coi bimbi poveri. E’ stata un esperienza tra le più belle della mia vita e sicuramente quando mi sarò sistemata a livello economico vorrei tornare lì.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Il mio pregio è la sensibilità, forse anche troppa, mi scendono le lacrime quando vedo dei cagnolini in giro 😹 difetto: ehm troppi 😹 un mio difetto penso sia l’eccessivo pessimismo.

Che cos’è sacro per te?

Per me è sacra la prevenzione della salute, tengo molto alla mia salute e infatti con il mio ex facevamo le analisi insieme, sono molto fissata su questo.

La più grande paura di Lisa Hernandez ?

La mia più grande paura è quella di non trovare l’amore della mia vita e restare sola.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Cambierei le mie gambe, le vorrei più magre, ma sono del sud e nonostante dieta e sport, restano così formose di costituzione.😹

Cosa è per te la felicità?

Per me la felicità è guardare e immergermi nella natura, la sera e la notte cammino e guardo le stelle e la luna e mi sento felice, non so perché.

 

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

La mia vita sentimentale è un disastro 😹 sono single da anni e spesso mi sembra di capire (da quello che spesso mi scrivono fan e ragazze) che probabilmente la mia eccessiva bellezza e testa facciano paura. Vorrei davvero sperare che là fuori l’amore della mia vita esista.

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Una fotomodella deve saper posare, innanzitutto perché spesso mi accade di vedere ragazze che non sanno posare, inoltre penso sia utile crearsi un’immagine unica e originale che ti distingua dalla massa, cosa che penso di avere fatto io con la mia immagine, ma senza rendermene conto, con gli anni mi sono creata un’immagine di grande impatto visivo, tra tatuaggi, parrucche, trucchi particolari che mi hanno fatta emergere rispetto ad altre.

Vai al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Amo guardare gli horror e se vado al cinema è solo per vedere quel genere che è proprio la mia ossessione!

Ultimo libro letto?

Oddio ultimo libro letto? Mi cogli impreparata 😹 penso qualche manuale di sociologia all università 😹 sono molto attiva e sportiva e amo di più il movimento che la lettura!

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Salute, famiglia, lavoro, amore, sesso, soldi, amicizia.

Un  motto o una frase che più rappresenta Lisa Hernandez ?

Una frase che più mi rappresenta è : “Tanto più t’amo quanto più mi fuggi, o bella” del mio poeta preferito: C.Baudelaire.

A.C.

https://www.instagram.com/lisahernandezofficial/

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Charlize Theron, KiKi Layne e Luca Marinelli nel trailer di The old guard

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Diretto da Gina Prince-Bythewood, arriverà il 10 Luglio 2020 su Netflix The old guard, scritto da Greg Rucka e basato sulla serie di graphic novel di Greg Rucka, illustrata da Leandro Fernandez.

Una storia cruda, ancorata alla realtà e piena d’azione che dimostra come vivere per sempre non sia così semplice.

Da secoli il mondo dei mortali è protetto da un gruppo clandestino guidato da una guerriera di nome Andy (Charlize Theron). Al suo interno ci sono mercenari molto uniti tra loro e che stranamente non possono morire. Durante una missione urgente le straordinarie capacità dei componenti della squadra diventano improvvisamente pubbliche. Ora tocca ad Andy e all’ultima arrivata Nile (Kiki Layne) aiutare il team a scongiurare il pericolo rappresentato da chi, a qualsiasi prezzo, intende replicare e sfruttare economicamente questo dono.

Prodotto da David Ellison, Dana Goldberg, Don Granger, Charlize Theron, AJ Dix, Beth Kono, Marc Evans, The old guard vede nel cast Charlize Theron, Kiki Layne, Marwan Kenzari, Luca Marinelli, Harry Melling, Van Veronica Ngo, with Matthias Schoenaerts e Chiwetel Ejiofor.

Di seguito, il trailer ufficiale.

 

 

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Sharin Manni

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Amici di Mondospettacolo, per la rubrica “Le Bellissime di Mondospettacolo” oggi intervisterò per voi: Sharin Manni.

Sharin Manni, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex! innanzitutto ti ringrazio di cuore per questa opportunità per far scoprire a chi sta leggendo un pò della mia vita e lavoro. Comunque tutto bene grazie! Finalmente sono riuscita a prendere un pò di aria e la prima cosa che ho fatto è stare in mezzo alla natura…mi mancava.

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Che dire, sono Sharin Manni una ragazza di 26 anni che posa come fotomodella, oltre a questo, ho la passione per la giocoleria, difatti sono anche una mangiafuoco. Le mie particolarità sono la pelle molto chiara, i capelli rossi e dei lineamenti che non mi lasciano passare inosservata. Sono molto cambattiva e competitiva, come una guerriera.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Poso ormai da 7 anni, avevo solo 19 anni. Ho sempre avuto questa passione ed è davvero una bella soddisfazione che sia trasformata anche in professione. La amo talmente tanto, che difatti da circa un anno e mezzo mi sono messa anche dietro all’obiettivo come fotografa.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

Mi sono stra divertita ed era come se fossi nata per questo! Tra l’altro ogni volta che poso ho la stessa emozione come se fosse la prima, mi si illuminano gli occhi quando poso.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Non ci sono motivi, lo faccio e basta, come se fosse una cosa quotidiana ecco. Già si è capito quanto io ami alla follia questo tipo di arte, ed è un onore per me trasmettere un messaggio a chi mi guarda.

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Ce ne sono tanti, però quello più soddisfacente è stato quello che è andato su Vogue, era un set in stile Circo e posavo con un bellissimo pitone moluro albino di soli 5 m per 50 kg. Non nascondo che mi pulsava a mille il cuore, ma per la fotografia faccio questo e altro! Eravamo veramente un bello staff, tra modelle, mua, stilista e fotografa.

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Si e no, come in ogni lavoro ci sono i pro e i contro. Per fortuna nel mio caso ci sono state molte cose positive confronto a quelle negative. L’invidia e la cattiveria ci sono ovunque purtroppo.

Cosa riesce a farti emozionare?

Quando finito il set fotografico, il fotografo è super soddisfatto del lavoro svolto e della mia professionalità. Mi fa emozionare molto, perchè vuol dire che faccio bene il mio lavoro!

Sharin Manni è più bambola o più pantera?

Mi hai visto? Hai visto i miei lineamenti? Ti ricordano quelli di una bambola? Assolutamente no, anzi! Ho dei lineamenti spigolosi ed è una delle mie particolarità, proprio perchè non sono la tipica modella bambola. Non mi reputo una bella ragazza, ma sicuramente penso di avere fascino. Quindi alla tua domanda rispondo che mi reputo una pantera elegante, ma mai volgare.

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Semplicemente preferisco il nudo artistico dagli altri generi, con il nudo riesci benissimo ad avere tantissime sfumature dipendemente da quello che vuoi trasmettere, cosa che non puoi fare a mio avviso con un lingerie. Il nudo per me è semplicità, purezza e sensualità. E’ ARTE.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Io ho la passione per i capelli lunghi, li trovo assolutamente sexy. Quindi per farmi provare interesse verso un uomo deve avere almeno i capelli lunghi poi ovviamente ci sono tante altre cose, non solo sull’aspetto fisico. Ma almeno non sono ipocrita, si sà anche l’occhio vuole la sua parte.

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Devi sapere Alex che io da ragazzina ero davvero bruttina, molti miei compagni mi prendevano in giro, difatti il mio primo bacio a stampo è stato alla fine della prima superiore! E il ragazzo in questione nonostante gli interessavo un minimo, non voleva far sapere che stava insieme a me… Fino all’eta di 18 anni ero arrivata a pesare 80 kg! Quindi penso che si diventa con il tempo sensuale, quando hai rispetto per il tuo corpo e  sei sicura di te stessa. Una donna sicura è molto sensuale a mio parere, senza sembrare però snob, quindi mantenendo sempre umiltà.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Mi piacerebbe posare per Playboy e vorrei aprire un piccolo b&b nella mia amata Puglia.

Quali sono le tue passioni?

Oltre alla fotografia, per il resto vado molto a periodi. Periodi che amo leggere, altri disegnare, creare accessori per poi usarli durante i set fotografici. Da due anni a questa parte pratico giocoleria di fuoco, sono autodidatta e vado in palestra, per curare al meglio il mio fisico. Non da dimenticare che durante queste passioni, sono accompagnata dalla ottima musica, senza di essa non riuscirei a vivere.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Il mio pregio e difetto è lo stesso: SINCERITA’. Sono una ragazza molto schietta e pur di dire quello che penso a volte mi metto nei casini, perchè ovviamente come c’è gente che è d’accordo con me, c’è gente che non lo è su una mia opinione. Fatto stà che non cambio per piacere alla gente.

 

Che cos’è sacro per te?

Famiglia, Fotografia e Musica.

La tua più grande paura?

Volete ridere? Ho la fobia dell’ombelico chiamata Omfalofobia. Oltre a questo, ho paura in modo più serio di deludere la mia famiglia.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Mah sul fatto fisico in realtà no, oltre a migliorare il mio corpo grazie alla palestra e una dieta sana. Sul fatto caratteriale a volte sono un pò impulsiva, ma ci sto lavorando 🙂

Cosa è per te la felicità?

La semplicità nelle piccole cose. Come una ottima compagnia di amici, la salute dei tuoi familiari ma specialmente lavorare in un ambito che ami e ti piace fare. Nel mio caso sono molto contenta di lavorare per la fotografia e per l’arte in generale. La vita è una, se non ci godiamo ora le cose, quando lo faremo?

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

NO SIGNAL ahahahahaha a parte gli scherzi per ora non ho testa per una relazione, non ho interesse per nessuno. Meglio soli che mal accompagnati ecco…

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Non sono d’accordo sul fatto che una fotomodella deve essere per forza bella con un fisico da mozzare il fiato. Ma di sicuro dev’essere fotogenica e deve saper trasmettere qualcosa. Vedo molte foto di ragazze bellissime, che però non mi lasciano nessun segno/messaggio, se non che ci sia una bella ragazza e la foto sia fatta bene. A mio parere l’arte della fotografia deve essere molto di più, deve raccontare e la modella dev’essere una specie di attrice.

Vai al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Certamente, prima del Covid. Sono divisa in due, la mia parte più dark è amante degli Horror, il mio film preferito che vidi da piccola fu “Intervista col vampiro”, ho la passione per questo genere, merito ai miei genitori; Dall’altra parte, quella più dolce ed ingenua è amante di tutto ciò che è fantasy. Uno dei miei film preferiti è Il Labirinto del Fauno.

Ultimo libro letto?

I fumetti valgono? ADORO la DC Comics, mi sono innamorata di una supereroina di nome Batwoman, infatti faccio il suo cosplay in versione latex. Pelle bianca, capelli lunghi e rossi e con un’aria misteriosa. Mi ci vedo molto in lei.

Il tuo piatto preferito?

Sono di buona forchetta, mangio di tutto. Però adoro alla follia il pistacchio, i gamberoni e il tiramisù.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Famiglia, Salute, Lavoro, Amicizia, Soldi, Amore e Sesso.

Il motto o la frase che più rappresenta Sharin Manni ?

Camminare, costruire e se necessario, combattere per VINCERE.

A.C.

Sharon Manni su Instgrama: https://www.instagram.com/nirahs.sharin/

I fotografi del servizio sono:

1 Leonardo Parisi
2 Giancarlo Bigolin
3 Massimo De Chirico
4 Lorenzo Lorini
5 Fernando Nesi
6 Fernando Nesi
7 Leonardo Parisi
8 Giorgio Finamore
9/10 Leonardo Parisi
11 Marco Berni
12 Gianluca G.
13 /
14/15 Claudio Mino
16 Sergio Rustici
17 Massimo De Chirico
18 Denis De Pauli
19 Gianpiero Casetta
20 Massimo De Chirico
21 Nico Orlandi
22 Tommaso Calí
23 Denis De Pauli

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In blu-ray City of crime, il poliziesco con Chadwick Boseman

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Ormai consolidato a rango di star internazionale, grazie all’iconico ruolo ricoperto nel cinecomic Black panther, l’attore afroamericano Chadwick Boseman si getta in prima persona, nel pieno del successo, in un’avventura cinematografica all’insegna dell’azione e del poliziesco più classico: City of crime, di cui è anche produttore al fianco di Anthony e Joe Russo, registi di diverse imprese avengersiane da grande schermo.

Titolo adrenalinico e pregno di violenza urbana, City of crime è quindi cucito su misura su Boseman, totalmente immerso in un avvincente plot.

La vicenda portata in scena è quella dell’agente di New York Andre Davis (Boseman), entrato in servizio ereditando la professione da padre, deceduto proprio in azione quando lui era solo un bambino. Il furto di una grande quantità di droga per mano dei piccoli criminali Michael (Stephan James) e Ray (Taylor Kitsch) è l’indagine scottante che si trova ad affrontare, deciso a fermare i colpevoli – a costo di chiudere ogni confine di Manhattan – soprattutto perché alcuni agenti di polizia hanno trovato la morte durante la rapina in questione.

Diretto dal Brian Kirk dal curriculum prevalentemente televisivo, City of crime sfrutta la più classica delle impostazioni di script per concretizzare una corsa contro il tempo all’insegna di una visione destinata a tenere lo spettatore con l’acqua alla gola, tra colpi di scena e parentesi violente, in mezzo a sparatorie e confronti e emotivi tra prede (i criminali) e cacciatori (i poliziotti).

Uno script steso dda Adam Mervis (Philly Kid) e Matthew Michael Carnahan (World War Z, Deepwater: Inferno sull’oceano) per creare un parallelo tra i fuorilegge e i paladini della giustizia grazie ad una trama ben congegnata, regalando così agli interpreti un espediente per poter modellare a dovere i propri personaggi. Infatti, oltre ad un Boseman in parte, è possibile notare il valido apporto di un bravo James (visto in Race – I colori della vittoria) e di un gelido e spietato Kitsch (Battleship, John Carter), senza dimenticare Sienna Miller (è Frankie Burns, una collega di Davis), Keith David (attore di colore attivo fin dai tempi de La cosa) e il premio Oscar J.K. Simmons.

Kirk, poi, alza il tiro facendo largo uso un’insolita violenza, differenziando di non poco City of crime da prodotti analoghi concepiti in questo inizio di XXI secolo.

Edito in blu-ray da Lucky red in collaborazione con Koch Media, accompagnato dal trailer nella sezione extra.

 

 

Mirko Lomuscio

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Arriva The room – La stanza del desiderio, il thriller a tinte dark con Olga Kurylenko

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Dall’11 Giugno 2020 sarà disponibile in esclusiva on demand il film The room – La stanza del desiderio, un thriller dalle tinte dark che racconta di desideri che si trasformano in terribili incubi quando si è costretti a goderne solo dentro le mura domestiche.

Kate e Matt sono una giovane coppia di trent’anni in cerca di una vita più autentica e sana. Poco dopo essersi trasferiti in una grande casa abbandonata da tempo, scoprono una stanza segreta che ha lo straordinario potere di materializzare tutto ciò che desiderano. Dopo un primo periodo da sogno – durante il quale la coppia si circonda di gioielli, opere d’arte, soldi – Matt e Kate scoprono che dietro questo apparente stato di felicità, si nasconde qualcosa di più oscuro: tutto ciò che la stanza crea sopravvive solo all’interno della casa.

Quando la stanza offre loro ciò che stavano aspettando da sempre e che la natura gli stava negando, presto capiscono che il loro più grande sogno è destinato a essere il loro più terribile incubo…

The room – La stanza del desiderio, con la regia di Christian Volckman, ha come protagonisti Olga Kurylenko (che abbiamo visto sugli schermi nel ruolo di bond girl in Quantum of solace e al fianco di Tom Cruise in Oblivion) e Kevin Janssens.

 

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Alla scoperta di Queen – Ovvero i pensieri bollenti di una fotomodella!

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Amici di Mondospettacolo, oggi sono nuovamente in compagnia della sensualissima e simpaticissima fotomodella e influencer Queentateed. A Queen ho proposto una divertente e piccante intervista, lei non si è tirata indietro e quindi eccoci qui.

Ciao Queen, bentornata su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alessandro, che piacere  ritornare qua su Mondospettacolo con te e tutti i nostri lettori! Io sto bene grazie!

Su Instagram sei sempre super attiva con foto e video molto provocanti ma come stanno salendo i Followers? (n.d.r.  anche se a guardare oltre ai followers salgono le pressioni).

Ora più di prima ci sto lavorando parecchio, sto cercando di riprendermi il mio posto su Instagram. Piano piano, tutti i miei fans stanno tornando e di questo ne sono contenta, oltre ai followers faccio aumentare un po le temperature (ride).

I tuoi video sono maliziosi e provocanti, hai un modo tutto tuo di intrattenere il tuo pubblico, ma sei nata così? Oppure lo sei diventata?

In realtà non sono nata così, ho semplicemente scoperto me stessa negli anni. La mia carriera mi ha aiutato molto ad esternare la mia personalità, il mio essere. Non c’è cosa più bella di conoscere se stessi, il proprio carattere,il proprio corpo e sperimentare sempre, magari togliendo qualche limite  di un essere umano comune, di cui non ne faccio parte (ride).

Inevitabilmente guardando i tuoi contenuti su instagram molti maschietti avranno voglia di scop…rirti (rido), ma non ti senti responsabile di così tante erezioni?

Detta in tutta onestà  adoro essere l’autrice di tutte queste erezioni! Mi eccita sapere che così tanti maschietti, uomini, si mastubino per le mie foto o video provocatori. Eccomi: sono io la responsabile dalle “buone” intenzioni (ride).

Da cosa posti e da come sei devi essere una ragazza molto aperta (mi vengono pensieri hot). Che rapporto hai con il sesso?

Si esattamente, sono molto OPEN MIND. Non mi pongo nessun limite, il sesso per me ha molta importanza, sono appassionata di vari toys,  non sono più una bambina, ma ho scoperto e sperimentato un bel parco giochi per adulti (ride). Io ho due ruoli a letto: sono sia una SWITCH che una SLAVE, due termini che fanno parte del mondo BDSM. Principalmente mi piace fare la parte della SLAVE, ovvero essere sottomessa nel rapporto,  ma anche essere una padrona che comanda non è male. Bisogna sicuramente conoscere i limiti nel BDSM, capire che è un gioco e come tutto ha un inizio e ha anche una fine. Alla tua ultima domanda rispondo dicendo che, nel sesso non ho tabù, ma il messaggio che voglio lanciare è proprio questo:” Non abbiate timore o paure del giudizio della gente.

A letto fai tutto tutto? O c’è qualcosa che resta Tabù?

Dopo tutto lo spiegone che ho fatto sopra, senza tanti giri di parole ti dico…. Si!

Hai mai fatto una Gangbang?

Certo, più di una!

Sei mai stata con una donna?

Certamente! E wow… ! Ho un debole per le fanciulle ma ho gusti difficili, più che con i maschietti.

Il luogo più strano dove hai fatto sesso?

Dentro la mia cabina armadio, con un mio ex fidanzato, stavo scegliendo il vestito da indossare e invece… (ride)

Ti è mai capitato che durante un rapporto sessuale un uomo facesse cilecca?

Si, una volta, poverino ci rimase malissimo!

Guardi film porno? E se la risposta è si: quali sono le categorie che preferisci?

Hai voglia (ride), li adoro! Amo il porno veramente tanto! Non ho una categoria preferita in assoluto.  Dipende, a volte guardo transessuali  perchè mi eccitano molto, oppure orge,  gang bang ecc… Sicuramente quelli che mi piacciono di più sono gli amatoriali!

Quando non puoi fare sesso con il tuo compagno, fai anche da sola?

Sono single, da anni, sono molto favorevole all’autoerotismo!! E il divertimento è sempre ben accetto con chi dico io.

Quale cosa ti piace fare di più a letto e quale cosa invece ti piace farti fare?

In assoluto mi piace giocare molto, quindi movimenti di bacino, da quelli più dolci a quelli più movimentati come il twerk.Poi adoro in particolar modo il sesso orale, sia farlo che riceverlo!

Quando sei per strada, magari per fare compere, come si comportano gli uomini che ti passano vicino?

Sempre occhi puntati su di me (ride), non tutti, ma non posso negare che do’ nell’occhio facilmente e mi piace!

Se ti proponessero di fare un film erotico d’autore accetteresti?

Visto il mio essere, non posso dire ” NON LO FARÒ MAI”, ma sicuramente andrei  a valutare bene il tutto. Di richieste ne ho già avute, ma se non mi convincono non accetto. Come tutti i miei lavori, valuterò bene di sicuro.

Amicizia, Amore, Sesso. Soldi, Salute, Famiglia e Lavoro: mettili in ordine di importanza.

Famiglia, salute, lavoro, soldi, amicizia, amore, sesso.

Queen grazie per essere stata con noi, ora io mi andrò subito a fare una doccia fredda (rido), ma prima di chiudere manda un sexy saluto ai tuoi followers che leggeranno la tua intervista.

Ringrazio te, Alessandro, e tutti i lettori di Mondospettacolo. Tanti baci dalla Queen.

A.C.

www.mondospettacolo.com/fotomodelle-in-fase2-barbara-zanatta-queentatted/

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Maria Vittoria Varoli

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Amici di Mondospettacolo, per la rubrica le Bellissime oggi intervisterò per voi la Modella/Fotomodella/Indossatrice: Maria Vittoria Varoli.

Maria Vittoria buongiorno e benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto? Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Ciao Alessando, è un piacere averti conosciuto! Bene dai grazie. 🙂 Ho 20 anni e sono di Parma.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Sono sia modella che fotomodella e studio all’Università comunicazione, comunque ho iniziato a posare a 17 anni, ora sono circa tre anni che faccio questo lavoro.

 

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Per me tutti sono stati significativi, ognuno diverso e unico.

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Mah più o meno, un tempo pensavo fosse un mondo molto più “cattivo” , in realtà poi ho scoperto che era un mondo nel quale mi trovavo a mio agio, sento di essere nel mio habitat naturale, ovvio per emergere devi avere carattere se no gli altri ti affondano e credo che oltre che il fisico una modella debba avere carattere.

Cosa riesce a farti emozionare?

Dipende, mi fanno emozionare le cose inaspettate.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Sono un mix tra bambola e pantera, riesco ad equilibrare insieme questi due miei lati. Sono aggressiva ma non sfocio nel volgare.

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Per me se si tratta di un lavoro di nudo non ci sono problemi, non mi sono mai vergognata davanti ad un set fotografico. Il corpo nudo alla fine è arte e mi sento a mio agio col mio corpo.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Domanda complicata, non saprei non ho canoni fissi, deve colpirmi soprattutto nei modi di fare.

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

La sensualità secondo me la hai nel DNA, però ovviamente con il tempo, con la consapevolezza e lavorando sulla propria autostima la si può aumentare.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Vorrei diventare anche attrice, ci penso già da tempo, magari dopo avere raggiunto i miei obiettivi da modella potrebbe esserci la possibilità.

Quali sono le tue passioni?

Adoro viaggiare, mangiare, mangio troppo ( ride) e gli animali.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Se mi fisso su un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo, difetto? Sono permalosa, non sopporto le critiche.

Che cos’è sacro per te?

Il rispetto verso gli altri.

La tua più grande paura?

Di non essere felice.

C’è qualcosa che cambieresti di Maria Vittoria Varoli ?

No non cambierei nulla (ride).

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

Uno schifo😂 riassumo tutto in una parola.

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Ovviamente il fisico e le misure, caratterialmente deve avere un carattere forte, avere un’alta autostima, essere professionale, resistente, perché non puoi permetterti di lamentarti per il caldo o il freddo o per le ore di lavoro o per i continui spostamenti, una modella può trovarsi ogni settimana in una città diversa…

Vai al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Si, io amo il genere horror e i thriller psicologici.

Ultimo libro letto?

“Il giocattolaio”, che sarebbe un giallo/horror.

Il tuo piatto preferito?

Mi piace tutto non ho particolari preferenze😂😂😂.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

I’m the best Fuck the rest 🤟🏼

A.C.

https://www.instagram.com/_varols_/

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Mondospettacolo incontra tutta la “rabbia” cinefila di Louis Nero

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Presente nel catalogo di Prime Video insieme alla seconda stagione dell’applaudita serie televisiva Homecoming e all’intenso teen drama sul controverso mondo scolastico Selah and the spades, diretto dall’avventizia ma talentuosa Tayarisha Poe, La rabbia di Louis Nero costituisce una ri-scoperta degna d’interesse.

Gli elogi a buon mercato non ci appartengono né destano trasporto al suo autore, che Mondospettacolo ha incontrato per intervistarlo in merito all’aura contemplativa del cinema d’autore. Coglierla non è una passeggiata di salute. Tuttavia Louis Nero è alieno alle distinzioni all’acqua di rose: ama la Settima arte tout court; l’ha confermato nel recente thriller sui generis The broken key. Gli preme il rapporto tra lo spettacolo della recitazione e il carattere d’ingegno creativo della regìa. L’estro surrealista, gli stimoli esoterici, la psicomagia, cara ad Alejandro Jodorowsky, il nume tutelare per antonomasia, e il giusto dosaggio di afflato simbolico ed estro figurativo sono una diretta conseguenza. Con gli attori e le attrice di fama internazionale è riuscito a intendersi davvero. Governando i fattori espressivi costituiti da validi tecnici ed esperte maestranze al fine di definire un quadro corale. Zeppo di colpi d’ala. Senza dubbi amletici o vani compiacimenti. Bensì con diverse frecce al proprio arco.

 

Il richiamo citazionistico, che permea la cifra stilistica dei tuoi film, da La rabbia, in sala nel 2008, al recente The broken key, ha una valenza alla base distesa, ed ergo superficiale, come l’intende Tarantino preferendo l’immediatezza del cinema commerciale alla fitta gamma d’input ad appannaggio di quello d’autore, o vi è qualcosa di più profondo?

Intanto la questione generazionale esercita un peso decisivo al riguardo: la mia generazione si è servita del cinema e dei film come se si trattasse della letteratura e quindi dei libri. Oltre all’aspetto narrativo è emerso in tal modo il valore intellettuale d’ogni saggio d’arte. Perciò usare citazioni, in maniera implicita ed esplicita che sia, equivale a tirar fuori nella scrittura per immagini la parte dell’inconscio e del subconscio. Qualcosa che un autore ha interiorizzato. Ed è qualcosa di profondo, hai ragione. Nella sequenza con il personaggio interpretato da Arnoldo Foà allo specchio, come hai notato, la citazione biblica è preminente. La rabbia poggia su quell’evocazione. Da questo punto di vista il regista è il creatore dell’opera che dirige. Una sorta di deus ex machina. Anche se, a ben guardare, in un film non esiste un solo ed esclusivo creatore: è la collettività che diviene la creatività nutrendola col lavoro di squadra.

 

Il rapporto tra immagine e immaginazione, al di là della capacità di trarre linfa dai rimandi all’altrui estro, perché spesso sono citati i filmoni per fare un filmetto mentre altre volte assistiamo a filmoni che citano i filmetti, necessita di una personalità forte per assorbirne la forza significante?

Condivido il pensiero di Picasso in merito: Los buenos artistas copian, los genios roban (I cattivi artisti copiano, i geni rubano).

 

Dunque, se c’è qualche idea valida di un antesignano, prenderla ed elaborarla è lecito?

In fondo sì. Se fatto in modo onesto è persino nobile. Perché adatta il lascito dell’antesignano scomparso all’epoca in cui viviamo. Rientra nei compiti dell’arte.

 

Ed è una forma d’arte la citazione al cinema del quadro di Munch. Penso a Marlon Brando che grida con le mani sulla testa in Un tram che si chiama desiderio. Ma anche ad Al Pacino alias Michael Corleone quando gli uccidono la figlia ne Il Padrino parte III e a Marion Cotillard nei panni di Edith Piaf in La vie en rose. Al momento che apprende della morte di Marcel Cerdan. È il simbolo che conta alla fin fine?

Senza alcun dubbio. Ogni volta che un artista vuole scandagliare ed esprimere l’immagine della disperazione, tra virgolette e non, inevitabilmente pensa a Munch. Ciò che richiama alla mente un’opera di pensiero, e che viene alla mente a chi fa arte, è parte appieno di un background culturale ampio ed eterogeneo. Che agisce quasi in automatico. Sono gli archetipi ad alimentare l’arte. L’artista non inventa nulla. Ma trasforma questi archetipi. Li elabora e li rielabora. Come hai detto giustamente tu.

 

Ti fidi molto del tuo istinto sul set?

Non solo del mio. Ma di quello di tutti i miei collaboratori. Mi piace molto lavorare a stretto contatto con lo scenografo. Anche su alcuni particolari che non si vedranno. Le luci, garantite dall’ausilio prezioso del direttore della fotografia, i costumi, i movimenti di macchina richiedono ore e ore di prove. Preferisco dedicarvi tanto tempo e poi girare un solo ciak. Anziché il contrario. E questo dipende dal mix d’istinto ed elaborazione.

 

Il lavoro di squadra ricava linfa dalla visione totale del regista eletto ad autore?

Il compito del regista è far sì che la squadra lavori nel miglior modo possibile. Non a livello di confort. A volte mi accapiglio di brutto con i miei collaboratori. Pur di stimolare al meglio la loro creatività. Mettendola al servizio del film che sto girando.

 

L’autore, secondo quest’ottica, pungola sé stesso e gli altri?

Un regista/autore se riesce a spingere gli attori, le attrici, il direttore della fotografia, gli scenografi, i costumisti e tutti gli altri collaboratori a superarsi, facendo anch’egli lo stesso ovviamente, raccoglie i frutti.

 

In riferimento a La rabbia, che si discosta dai thriller canonici, hai voluto concepire una variante rispetto alla consueta idea di suspense?

Gli stilemi del thriller sono da attribuire al mistero da svelare. Ma il viaggio interiore è il vero enigma.

 

Ed è quel margine d’enigma, che risiede nell’arcano concernente un incontro degli imperativi commerciali con l’idealismo dell’arte, a inquietare il velleitario cineasta protagonista. Snobbato dai produttori, fedeli all’adagio latino carmina non dant panem (le poesie non danno pane), al punto da arrivare a compiere una rapina dimostrandosi più bravo nella criminalità che nella creatività. L’arcano resiste?

Sì. Assolutamente. C’è un arcano per l’intera durata del film La rabbia. È legato alle ragioni che spingono a creare un’opera dal niente, esprimendo un proprio punto di vista sul mondo attraverso l’oggetto poetico svelato passo per passo dal metacinema e dagli elementi costitutivi del simbolismo. Che è il filo conduttore della ricerca interiore. Quando realizzo un film innesco lo stesso identico processo creativo.

 

Il brivido, o thrill che dir si voglia, acquista così un valore di rappresentazione?

Lo acquista esattamente seguendo questa falsariga: il vero processo creativo è la messa in scena.

 

E diventa un mistero agli antipodi degli effetti comunemente intesi della suspense. I colleghi talvolta non concordano. Massimo Troisi, riferendosi al trattamento riservato al grande Totò da parte della critica accademica schiava del mero impressionismo soggettivo, risolse tutto con una memorabile battuta. Chiarendo che nessuno si ricorda di quei critici, quando coniugano la vita all’imperfetto, mentre nessuno si scorderà mai di Totò. Perché era perfetto. Tu come la pensi?

In primo luogo giudico Totò un genio unico al mondo. Irripetibile. I critici che l’hanno, per così dire, bastonato, a causa della modestia di alcuni film interpretati comunque con la solita classe recitativa e il balenio dell’ingegno dal Principe della risata, non ci hanno visto lungo. Questo è poco ma sicuro. Da parte mia con la critica in generale ho un rapporto abbastanza normale. Alcuni critici mi hanno amato. O almeno apprezzato. Altri mi hanno odiato. O, se non altro, disapprovato. Citando François Truffaut, che se ne intendeva, il critico quando stigmatizza un modo di girare i film, o tanti modi di farlo, è come il sergente che spara sui propri soldati. Senza quei modi di girare i film, lui rimarrebbe solo. In balia di sé stesso. Invece di fungere da tramite tra pubblico e autore.

 

Truffaut lo sapeva, avendo fatto il salto del fosso. Da critico de I Cahiers du cinéma a regista di punta della Nouvelle Vague. Lamentandosi di essere giudicato da gente all’oscuro dei film di Murnau. Che di per sé fa sorridere. Nonostante il tono cupo di alcuni tuoi film, da cui emerge in ogni caso un controcanto grottesco, se non proprio buffo, ti piace scherzare?

Con Tinto Brass è stato divertentissimo lavorare. Dirigerlo sul set de La rabbia mi ha davvero rallegrato. Lui si è reso disponibile per impersonare il ruolo del produttore di film erotici ed è stato di parola. Però sul set era tremendo: cambiava tutte le battute, si divertiva a modificare le indicazioni che gli davo ed essendo un autore inseriva degli aggettivi di natura sessuale nel copione di cui sinceramente ignoravo il significato. Ed è il segno distintivo della sua genialità. In grado di spiazzare continuamente. Di sorprendere. Senza costeggiare mai alcuna forma di prevedibilità o di noia. In fondo in quel personaggio Tinto ha rifatto sé stesso sul grande schermo. Ed è stato divertente e sorprendente.

 

Quindi la rabbia, che può essere frutto della frustrazione o il motore della ferma voglia d’invertire la tendenza in un ambiente come quello cinematografico ostile ad autori senza santi in paradiso, può cedere spazio all’autoironia e all’ironia?

Certamente. L’unica mia preoccupazione era che i termini usati da Tinto, quasi dei neologismi, risultassero incomprensibili al pubblico. Per il resto ho lasciato che trapelasse il suo modo di essere. Il carattere d’autenticità è divenuto un valore aggiunto. E costituisce pure un bellissimo ricordo dell’intesa da regista ad attore e da regista a regista.

 

E anche da autore ad autore. Pure perché, dopo molteplici movimenti di macchina in avanti, quando lo mostri alla scrivania, nel ruolo del produttore, usi la cinepresa in direzione opposta. Capace di conferire un climax particolare alla sequenza in questione. La virtù della geografia emozionale, che rende il territorio promosso a location un personaggio in carne ed ossa, ti sta a cuore come il valore drammatico ed evocativo dei movimenti di macchina?

Senz’altro. Impiego un tempo infinito per trovare le location che corrispondono all’idea che ho sin dal principio sul film da realizzare. La geografia emozionale, come la definisci tu Massimiliano, ricopre un ruolo di spicco nell’arco dell’intero processo creativo necessario a portare a termine le riprese nel miglior modo possibile. Il territorio, penso alla spiaggia con le orme del protagonista e la porta simbolica che si vedono all’inizio del film La rabbia, non resta mai un semplice sfondo. Il Museo Egizio di Torino in The broken key era fondamentale. Non volevo rinunciarci. Ho lottato con le unghie e con i denti per averlo, a costo di entrare in guerra con le istituzioni. Le location incidono sull’esito finale del film tanto quanto gli attori e le attrici. Né più né meno. Lo stesso vale per la componente luministica della fotografia.

 

Scrivere con la luce serve per chiudere il cerchio o permette di far capire allo spettatore cose che altrimenti non capirebbe o è un modo per stimolare ed essere stimolato allo stesso tempo?

Solitamente tutta la luce che registro in camera è quella. Quindi non cerco di ricavar maggior decoro artistico dal punto di vista visivo dalla capacità di scrivere con la luce. I riverberi, insieme alla scala dei rossi e degli altri colori, voglio che siano presenti in camera. Per vederli dapprincipio. Perché veicolano il messaggio del film, alla stessa stregua della scenografia, sulla scorta dei modi espressivi che ne derivano: la luce riflette la psicologia dei personaggi. Rifuggo perciò dalla piattezza naturalistica. Davanti all’obiettivo la riproduzione dei compositi toni e la correzione automatica del colore della luce, per mezzo del filtro ottico, aguzza le doti creative che servono per imprimere un determinato stile. In chiave simbolica ed espressionista. L’illuminazione diventa ai miei occhi, in veste di estetica dell’immagine ricca di significato, un’opera di pittura a tutti gli effetti. Con elementi di contrasto ed echi compositivi.

 

L’apporto garantitoti dal compianto compositore Luis Bacalov, vincitore del premio Oscar per la colonna sonora de Il postino di Michael Radford, passo d’addio dell’indimenticabile Troisi, ti ha permesso di aggiungere senso all’apologo sulla Settima arte dove sembra, da copione, sia “più facile uscire dall’alcolismo che rientrare nel cinema”?

Considero la musica un tassello estremamente importante. Non a caso seguo il musicista anche nelle registrazioni: mi metto seduto accanto a lui nella piena convinzione che in quel momento non sono certo io a comandare; è il musicista ad avere pieno potere. È lui il capo. Non sono un musicista. Tuttavia nella costruzione della musica mi piace stare a fianco ad artisti della levatura di Bacalov per vedere come accoppiare certi arrangiamenti alle immagini. Con Bacalov mi è bastato andare a casa sua, parlargli della marcetta dell’indimenticabile 8 e ½ di Federico Fellini ed è stato tutto semplice: lui ne ha tirato fuori una colonna sonora che cadenzava come volevo il viaggio interiore del film La rabbia.

 

L’interazione tra sogno e realtà si va ad amalgamare al mix di suoni diegetici ed extradiegetici con slancio immaginifico. Ci vuole più immaginazione o più forza di persuasione per spingere gli attori e le attrici dall’appeal internazionale a mettersi a disposizione del mezzo cinematografico, Louis?

Eh, bella domanda! Ho diretto attori e attrici molto importanti. Che potevano imporsi per scegliere le inquadrature più adatte a brillare loro al posto del film. Quando un interprete è come Arnoldo Foà, non ci sono problemi. Le star, estranee al divismo, posseggono il dono dell’umiltà. E restituiscono al regista stimoli creativi decisivi sul terreno della spontaneità e dell’intensità espressiva. Riuscire ad afferrarne la stima, a spingerli a fidarsi delle indicazioni del regista, e quindi ad alcune esigenze di estrema delicatezza, che hanno nulla da spartire con la vanità, è imprescindibile. Ho imparato, andando avanti in questo lavoro, a non dire più tutto. Il lavoro di sottrazione dimostra che togliere qualcosa non è una rinuncia. Ma un atto di coraggio ai fini della migliore riuscita dell’opera finale. Ed è importante far capire anche agli attori e alle attrici di un certo peso che non si tratta di rinunce. Né di torti.

 

Così facendo, citando Bruno Dumont, togliendo al visibile, si aggiunge all’invisibile?

È l’aspetto dell’invisibile che muove il visibile.

 

In The broken key per supportare il valore dell’immaginazione mostri di meno. Dunque fai immaginare di più rispetto a La rabbia. È perché sei più maturo?

Sicuramente. Ogni mio film ha rappresentato un’esperienza in grado di portarmi in contatto con contesti, persone, modi di lavorare incredibilmente stimolanti. Alla fine delle riprese, non potrei rifare il film nello stesso modo: esco trasformato da tutti i set dove mi sono confrontato con gente creativa. Il mio compito è gestire tutta questa creatività, trovando il punto di convergenza per tenere salde le redini dell’operazione complessiva. Non è facile affatto. Nondimeno misurarsi con imprese del genere arricchisce l’attitudine artistica, organizzativa ed empatica dei registi che esprimono con caparbietà un proprio pensiero nei film che dirigono. E che quindi creano. Come autori. Sempre, ribadisco, grazie alla preziosissima collaborazione di altri artisti.

 

Hai diretto interpreti del calibro di Faye Dunway e Philippe Leroy. In The broken key nel cast ci sono Geraldine Chaplin, Rutger Hauer, Maria de Medeiros, il “tuo” Franco Nero, che recita anche ne La rabbia, e last but not least Michael Madsen. Roba da far tremare, per dirla alla Dante, e tu lo conosci bene, da far tremare le vene e i polsi a un regista novellino. Da regista ormai esperto, come ti sei regolato?

I grandi interpreti di solito vogliono emergere. Si giudicano artisti. E quindi sono restii a ubbidire al mezzo tecnico senza metterci del proprio. Io sono stato, se vuoi, anche fortunato. Questa fortuna in un certo senso me l’ho cercata. Giungendo a un accordo con i grandi attori e le grandi attrici che ho diretto. Con alcune star ci sono state scintille. Me ne ha dette di tutti i colori lì per lì. Dopo sono scesi a più miti consigli. Fino ad abbracciarmi perché la loro mimica risultava efficace come la scena. Con Philippe Leroy ho instaurato un rapporto di stima e di sincero affetto. Oltre che di fiducia. Anche se la fiducia resta un aspetto irrinunciabile. Senza quella, la faccenda si fa dura. Gli attori e le attrici per restituire ciò che un regista vuole da loro si devono fidare: non si scappa. Tenere tutti gli aspetti bilanciati, tenendo fede all’opera complessiva, richiede diplomazia ed estrema concentrazione. Come regista meno famoso e riverito degli attori e delle attrici oggetto d’idolatria, che hanno potere contrattuale, non ho alcun modo di battermi contro quei pesi massimi. Per convincere Michael Madsen nel ruolo di Tullio De Marco a “morire” in The broken key ho sudato sette camicie. Mi ha detto: “se non mi convinci perché il personaggio deve morire, io questo scena non la giro”.

 

L’opera di persuasione serve ad anteporre lo spettacolo di primo piano della scrittura per immagini alla recitazione senza che gli attori pensino di rappresentare uno spettacolo di secondo piano?

Più un regista è autore, meno deve mettere di sé stesso, inteso nella permalosità e nel desiderio d’imporsi sul versante della vanità, nel film. La corazza dell’ego rischierebbe altrimenti di essere un ostacolo alla realizzazione dell’opera che un regista ha in testa prima dell’inizio delle riprese. Ribadendo, ben inteso, l’importanza dell’istinto. Per dare spazio all’aspetto artistico impreziosito dall’istinto. Gli interpreti cercano nella guida del regista una persona della quale fidarsi. E hanno anche ragione: se un regista commette delle stupidaggini, loro ne risentono. Da parte sua il regista deve sopportare determinati atteggiamenti dettati dal desiderio di mettersi in mostra ma al contempo resta una guida. Il dialogo stabilito con Michael Madsen lo dimostra nel modo più chiaro e definitivo. Dopo averlo convinto una volta, quando sembrava voler rimanere sulla sua posizione contraria alla mia, si è affidato. Mi ha chiesto lumi, suggerimenti. E anche quando era contrario alle mie scelte, il confronto è stato proficuo: lo considero un attore eccezionale pure per il desiderio di confrontarsi fino in fondo.

 

Massimiliano Serriello

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Myriam  Di Blasi: la sexy influencer siciliana alla conquista del web!

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Amici di Mondospettacolo, navigando su Instagram, ho incontrato Myriam  Di Blasi una sensualissima e simpaticissima ragazza siciliana, ci siamo fatti una bella chiacchierata e abbiamo deciso di pubblicarla su Mondospettacolo.

Myriam  Di Blasi, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, grazie per la calorosa accoglienza, un saluto a te e a tutto il pubblico di “Mondospettacolo”. Sono in ottima forma, grazie.

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Ok,  mi presento: sono Myriam  Di Blasi ho 28 anni, sono siciliana orgogliosa delle mie origini. Sono un tecnico dei servizi sociali. Amo la bellezza, sono una ragazza empatica, dinamica, frizzante, sportiva.Una inguaribile romantica e a volte un pò isterica. Tutto sommato sono una brava ragazza, credo ancora in certi valori.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di promuoverti su instagram?

Ho deciso di promuovermi su instagram inizialmente per gioco. In realtà è un mondo affascinante. È una vetrina, mi piace starci perché so di essere e di conseguenza anche di apparire! È una medicina per me, mi piace paragonarla così.

Cosa riesce a farti emozionare?

Quello che riesce a farmi emozionare è sicuramente la MUSICA, l’altra metà della mia anima, unica compagna insostituibile.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Mi definisco più bambola che pantera.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Di un uomo mi devono colpire diverse cose però ciò che cattura la mia attenzione è lo sguardo, il sorriso e le spalle.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Ho diversi sogni nel cassetto, forse il più importante “essendo vanitosa” è acquistare una borsa Chanel a Milano.

Quali sono le tue passioni?

Le mie passioni sono la fotografia, lo sport e uscire con le amiche.

Un tuo pregio e un tuo difetto

La mia virtù è la pazienza, il mio difetto forse è la troppa schiettezza, odio la monotonia.

Che cos’è sacro per te?

Sono sacre le festività religiose e la fedeltà.

La tua più grande paura?

La mia più grande paura è quella di invecchiare.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Fisicamente non sono perfetta ovvio cambierei qualcosa, caratterialmente nulla.

Cosa è per te la felicità?

La felicità per me non è fare ciò che si vuole ma voler sempre ció che si fa. Quando non c’è tristezza allora in quel momento sei felice.

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

La mia vita sentimentale, oggi?  Vedo il deserto del Sarah… Nel passato invece è stata un fattore di crescita personale su molteplici aspetti.

Ultimo libro letto?

Il mio ultimo libro, in realtà l’ho riletto : l’ ALCHIMISTA di PAOLO COELHO.

Il tuo piatto preferito?

Il mio piatto preferito?  Farfalle al salmone e pistacchi.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Amore e Salute,  Famiglia e Amicizia, Sesso, Soldi, Lavoro.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

E’ bene essere senza vizi, ma non è bene essere senza tentazioni… e poi…Vestitevi di educazione sarete eleganti sempre❤❤❤

A.C.

https://www.instagram.com/myriamdiblasi

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Cinema e drink: Birds reviver 40, ispirato a Gli uccelli

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La creatività nel mondo dei drink travalica qualsiasi confine geografico, mentale e tematico. Drink ispirati a un amore, a un’emozione, ma anche a un oggetto, ai luoghi del cuore e a un film amato.

Abbiamo chiesto ad alcuni dei migliori barman e barlady romani di individuare un proprio, personale, film del cuore cui ispirarsi. Ne sono scaturite decine e decine di drink, ispirati a filmografie delle più disparate, dai classici Via col vento ai neo-classici firmati Quentin Tarantino.

Con tanti registi anche italiani al centro dell’ispirazione, da Giuseppe Tornatore a Gabriele Mainetti, passando per David Lynch e il suo Mulholland drive, dai film romantici a Mad Max, passando per i cinecomic e il recente Avengers: Endgame.

Film che hanno ispirato l’uso di tutti gli ingredienti presenti nel mercato, ricette coniugate con cognac, tequila, whisky scozzese, irlandese, bourbon americani del Kentucky, vermouth piemontese, gin inglesi, romani e toscani, amari e bitter, ma anche vodka, ginger beer e liquore Strega, per una nuova ‘geografia cinematografica del bere di qualità’. Preparazioni semplici e meno semplici, da gustare nei loro ingredienti di qualità, ricette create ad hoc da barman e barlady cinefili per sperimentare sé stessi dietro il bancone con un occhio al Grande Cinema.

Oggi è la volta de Birds reviver 40, ispirato a Gli uccelli di Alfred Hitchcock.

BARMAN: Alessio Ciucci, bartender del Borgo La Chiaracia Resort & SPA, di Castel Giorgio (Terni)

INGREDIENTI:

3,5 cl Aviation Gin
1 cl Mirto Bianco Silvio Carta
1,5 cl OSCAR.697 Vermouth Bianco
1 ts rooibos
1,5 succo di limone
1 cl Liquore Strega
Top acqua Perrier

Bicchiere: RCR Timeless tumbler da 36 cl
Garnish: scorza di limone

PREPARAZIONE:

Versare il gin, il mirto bianco, il vermouth bianco e il succo di limone in un Boston Shaker e shakerare con del ghiaccio, quindi versare nel bicchiere, passando il tutto attraverso un colino con il rooibos e ‘sporcando’ bicchiere e ghiaccio con il Liquore Strega. Top di acqua Perrier e una scorza di limone come decorazione.

ISPIRAZIONE:

Il drink è un twist, una variante del Corpse Reviver N.2: leggenda narra che 4 di questi facessero “resuscitare i morti”. Il barman Alessio Ciucci si è ispirato al capolavoro hitchcockiano Gli uccelli, interpretato da Tippi Hedren e Rod Taylor, che racconta, dal lontano 1963, una curiosa situazione che abbiamo tutti constatato durante la quarantena da Coronavirus: la conquista da parte degli animali degli spazi cittadini, svuotati di donne e uomini. Di questo narra il film, della lenta conquista degli uccelli della località di Bodega Bay. La scelta degli ingredienti ricade su elementi che ricordano proprio la trama, come rami e alberi, dove si fermano gli uccelli tra un volo e l’altro. Quindi il Vermouth Bianco OSCAR.697, con i suoi sentori di erbe aromatiche, bergamotto, achillea moscata e sambuco e il Mirto Bianco Silvio Carta, che sprigiona, oltre all’olio essenziale del mirto, altri aromi tipici delle erbe aromatiche della macchia mediterranea, quali il timo, l’alloro, la salvia, il rosmarino e il lentischio. L’Aviation Gin rappresenta gli uccelli che attaccano le persone come gli aviatori durante la Prima Guerra Mondiale. Un gin distribuito in Italia da Rinaldi 1957 dalle note balsamiche – di cui è principale ed entusiasta azionista l’attore americano Ryan Reynolds – e in cui viene dato minor risalto al ginepro in favore di un più bilanciato mix di erbe botaniche, tra cui cardamomo, lavanda, sarsaparilla indiana, buccia d’arancia dolce, semi di coriandolo e anice, messe in sacchi di nylon in infusione per 18 ore in alcol da grano. Il Liquore Strega rappresenta Melania, figlia di un editore che ha avuto qualche problema con la legge. Come top finale del drink, l’acqua Perrier, con la sua effervescenza, a rappresentare il volo in picchiata degli uccelli.

 

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Non solo modelle: Ambra Selene intervista Marco Castellano

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Cari amici, come già avrete potuto constatare, anche durante la pandemia, noi di Mondospettacolo non ci siamo mai fermati, e abbiamo continuato a  farvi conoscere sempre nuovi volti del mondo della moda, della fotografia e dello spettacolo, facendovi svagare e sognare insieme a noi. Oggi siamo contenti di avere con noi il Modello: Marco Castellano.

Ciao Marco, innanzitutto come stai?

Ciao Ambra e ciao a tutti i lettori, la prima cosa che voglio dirti é che ti ringrazio per questa opportunità di essere su questo bel magazine. Nonostante questo periodo di chiusura in casa posso dire di stare bene; cerco di tenermi sempre impegnato per non annoiarmi svolgendo le più svariate attività: dallo studio delle lingue straniere alla visione di classici del cinema, dal giardinaggio alla cucina, dalla palestra in casa a piccole passeggiate nel mio giardino.

Parlaci un po’ di te.

Innanzitutto mi presento. Mi chiamo Marco Castellano, ho 23 anni e sono un fotomodello di Pordenone. Ho iniziato a posare tre anni e mezzo fa; ho collaborato con diverse riviste di moda e sono apparso sulla copertina di tre di queste, ho lavorato per vari brand di abbigliamento sia italiani che francesi, sono stato fotografato da numerosi fotografi professionisti ed ho collaborato con diverse agenzie di moda. Oltre a lavorare nel mondo della moda, studio lingue e letterature straniere all’università di Udine e frequento un corso di teatro.

In un mondo come quello della moda e della fotografia che predilige di più le modelle donne, é stata dura inserirsi? E come è quando hai iniziato?

Ammetto che inizialmente l’inserimento nel mondo della moda é stato duro, ma con impegno e determinazione sono riuscito a raggiungere i miei obbiettivi. Ho iniziato a posare grazie a mia sorella (musicista e modella) che mi ha consigliato un fotografo con cui ho realizzato il mio primo Book fotografico. Dopodiché ho mandato questo book a diverse agenzie e ho iniziato a lavorare.

Durante il lockdown sei riuscito in qualche modo a mantenerti attivo nel tuo lavoro? I social ti hanno aiutato?

Si, continuato a lavorare nel campo della moda rispondendo ad interviste arretrate e facendo servizi fotografici via Skype.

Che ricordi hai del tuo primo shooting, eri nervoso?

Ho dei bellissimi ricordi del mio primo servizio fotografico, non ero per niente nervoso, anzi, ero tranquillo e contento di vivere una nuova esperienza.

Che tipologia di scatti prediligi?

Mi piacciono da impazzire i ritratti e le fotografie in bianco e nero.

Quali sono i momenti principali della tua vita lavorativa (come modello) che ti hanno formato maggiormente?

Uno dei momenti principali che mi ha formato di più  é quello di essere apparso sulla copertina di cinque riviste di moda, questo mi ha dato la grinta e la consapevolezza di potercela fare, dopodiché mi sono impegnato sempre di più per farmi strada in questo mondo.

Parlando un po’ della tua vita privata, cosa ti piace fare? Che hobby hai? Sei fidanzato?

Mi piace molto dedicarmi allo studio delle lingue straniere e alla recitazione. Amo la natura, la musica, i viaggi e le serate in discoteca. Momentaneamente non sono fidanzato.

Come ti vedi tra cinque anni?

Tra cinque anni mi vedo con una laurea in mano, in giro per le vie di Milano e con un solido bagaglio culturale.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Il mio sogno principale é quello di laurearmi. Successivamente vorrei trasferirmi a Milano per continuare a lavorare nel mondo della moda e mi piacerebbe continuare a studiare recitazione per entrare nel mondo del cinema.

Durante il periodo di stretta quarantena, ognuno di noi ha avuto più tempo per se stesso, tu come l’hai passato? Hai scoperto un nuovo Marco?

Durante il periodo di quarantena ho avuto più tempo per dedicarmi ai miei interessi, inoltre, essendo una persona introspettiva, ho avuto più tempo per pensare alla mia vita futura.

Sappiamo che il mondo della moda non é un mondo semplice, ti sono mai successe cose spiacevoli a riguardo?

Purtroppo si, ho avuto rapporapporti non molto sereni con certi fotografi.

Qualche shooting, lavoro nella moda o nello spettacolo che ti piacerebbe realizzare che non hai ancora fatto?

Mi piacerebbe molto posare con dei ragni e dei serpenti, però possibilmente non velenosi😆.

Vedendo le tue foto capisco che sei una persona molto pragmatica che si può prestare a più mood e personalità ,ti senti anche un po’ attore? Credi che per fare il fotomodello bisogna avere quella vena artistica?

Secondo me si, per fare il fotomodello bisogna essere camaleontici e prestarsi alle più svariate personalità.

Cosa non può mancare ad un ragazzo che si affaccia al tuo mondo?

Non possono mancare la grinta, l’entusiasmo, la determinazione e la tenacia.

Marco Castellano, hai uno stile molto particolare, come ti descriveresti?

Mi descrivere anticonvenzionale, perché tendo sempre a non seguire i “dettami classici” ma a seguire il mio istinto.

Quanto é importante l’aspetto fisico e quanto il modo di fare nel tuo lavoro?

L’aspetto fisico é relativamente importante mentre il modo di fare é fondamentale.

Hai qualche sorta di rituale o porta fortuna prima di qualche set fotografico o casting?

Prima di ogni set penso alla mia famiglia ed é una sorta di porta fortuna per me, perché i miei genitori e mia sorella mi sono sempre stati vicini e mi hanno supportato in ogni momento, proprio per questo motivo voglio farcela anche per renderli  orgogliosi di me.

Questo lavoro ti porta molto a viaggiare?

Certo, grazie a questo lavoro ho viaggiato parecchio, infatti é anche uno dei principali motivi per i quali mi sono affascinato al mondo della moda.

Per concludere, vorresti dire qualcosa ai nostri lettori o ai ragazzi che vorrebbero intraprendere la tua stessa strada?

Ai ragazzi che vogliono entrare in questo settore voglio consigliare di non arrendersi mai, di lottare per i propri obbiettivi e di metterci una passione immensa! Invece ai lettori voglio fare un grande augurio di buona salute, visto il periodo attraversato e gli auguro una buona lettura😊.

Grazie mille Marco di essere stato con noi qui su Mondospettacolo. E buona lettura a tutti i nostri lettori.

Intervista a cura di Ambra Selene (www.instagram.com/ambra_selene_/)

Profili social:

Facebook➡ Marco Castellano

Instagram➡ www.instagram.com/_marcocastellano_/

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Ecco il trailer italiano de Le cose che non ti ho detto, interpretato da Annette Bening e Bill Nighy

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Le cose che non ti ho detto, secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore William Nicholson, sarà disponibile dal 29 Maggio 2020 (distribuito da Vision Distribution e Cloud 9) sulle maggiori piattaforme digitali: Sky Primafila Premiere –Apple Tv – Chili – Google Play – Infinity – TiMVision – Rakuten Tv – CG Entertainment.

Grace (Annette Bening) ed Edward (Bill Nighy), sposati da ventinove anni, vivono una vita tranquilla nella città costiera di Seaford, Inghilterra, in una casa piena di libri e oggetti accumulati. Quando il figlio Jamie (Josh O’Connor) va a trovarli per il fine settimana, Edward lo informa che ha deciso di lasciare sua madre Grace. Grace non accetta la decisione di Edward e cade in una depressione profonda. Sarà Jamie attraverso la sua vicinanza a risvegliare in lei l’attitudine alla felicità e a una nuova possibilità di vita. In questa storia non ci sono cattivi ma solo persone reali, che hanno vissuto per troppo tempo trascinando dietro di sé vecchi errori e ora ne stanno pagando le conseguenze. Non ci sono risposte immediate né percorsi semplici che portino ad una soluzione.

Un marito, una moglie e il loro figlio sono costretti ad affrontare verità dure, e ripartendo da quelle verità, sono costretti a plasmare nuovamente le loro vite.

Le cose che non ti ho detto è un racconto intimo ed emozionante basato su una vicenda autobiografica del regista. In questo film si racconta in modo diretto e senza falsi sentimentalismi la separazione tra due genitori e l’impatto emotivo che questo evento scatena sui componenti della famiglia. È una storia di dolore e separazione, ma anche di crescita e di consapevolezza, una storia in cui ci possiamo riconoscere, perché appartiene a molti di noi.

Il cast vanta la presenza di Annette Bening, quattro volte candidata al Premio Oscar: e vincitrice di due Golden Globe per La diva Julia – Being Julia e I ragazzi stanno bene, l’attore inglese Bill Nighy (Love actually – L’amore davvero, la serie Pirati dei Caraibi, Harry Potter e i Doni della Morte), e Josh O’ Connor (La terra di Dio, The program).

Di seguito, il trailer italiano.

 

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Cinema e drink: Tesoro e miracoli, ispirato a Operazione San Gennaro

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La creatività nel mondo dei drink travalica qualsiasi confine geografico, mentale e tematico. Drink ispirati a un amore, a un’emozione, ma anche a un oggetto, ai luoghi del cuore e a un film amato.

Abbiamo chiesto ad alcuni dei migliori barman e barlady romani di individuare un proprio, personale, film del cuore cui ispirarsi. Ne sono scaturite decine e decine di drink, ispirati a filmografie delle più disparate, dai classici Via col vento ai neo-classici firmati Quentin Tarantino.

Con tanti registi anche italiani al centro dell’ispirazione, da Giuseppe Tornatore a Gabriele Mainetti, passando per David Lynch e il suo Mulholland drive, dai film romantici a Mad Max, passando per i cinecomic e il recente Avengers: Endgame.

Film che hanno ispirato l’uso di tutti gli ingredienti presenti nel mercato, ricette coniugate con cognac, tequila, whisky scozzese, irlandese, bourbon americani del Kentucky, vermouth piemontese, gin inglesi, romani e toscani, amari e bitter, ma anche vodka, ginger beer e liquore Strega, per una nuova ‘geografia cinematografica del bere di qualità’. Preparazioni semplici e meno semplici, da gustare nei loro ingredienti di qualità, ricette create ad hoc da barman e barlady cinefili per sperimentare sé stessi dietro il bancone con un occhio al Grande Cinema.

Oggi è la volta de Tesoro e miracoli, ispirato a Operazione San Gennaro di Dino Risi.

BARMAN:

Lucio D’Orsi, general manager del Majestic Palace Hotel di Sorrento e, al suo interno, bar manager del Dry Martini e restaurant manager del Don Geppi Restaurant

INGREDIENTI:

4 cl Maker’s Mark bourbon
2 cl Liquore Strega al caffè Kimbo
3 cl liquore al cioccolato
3 cl caffè espresso
1 cl sciroppo di vaniglia
3 drops Droplets by Javier de las Muelas Green Cardamom

Bicchiere: Coppa Martini
Garnish: chicchi di caffè ricoperti di cioccolato dorato

PREPARAZIONE:

Con la tecnica dello shake and double strain, dopo aver preparato e lasciato raffreddare un buon espresso napoletano, versare tutti gli ingredienti in uno shaker, aggiungere del ghiaccio e agitare energicamente. Versare in una doppia coppa Martini, dopo averlo filtrato, utilizzando un colino a maglia stretta. Decorare con i chicchi di caffè ricoperti di cioccolato dorato.

ISPIRAZIONE:

Da sempre crocevia di culture ed espressione massima della dicotomia tra sacro e profano, la città di Napoli è per Lucio D’Orsi una delle più affascinanti al mondo. I suoi misteri e il suo famosissimo Tesoro di San Gennaro sono stati fonte d’ispirazione per il drink, anche attraverso il ricordo di un film visto da bambino, ‘Operazione San Gennaro’. L’incontro tra due americani, Jack e Maggy, che nel drink sono rappresentati dal bourbon Maker’s Mark, distribuito in Italia da Stock Spirits, e una banda di onesti, attempati e improvvisati ladri – la miscela di caffè e il Liquore Strega al caffè – che tentano di rubare il famoso tesoro, cioè i chicchi dorati di caffè. Quest’incontro si trasforma in uno spaccato di un’epoca in cui l’influenza americana si ‘fondeva’ con la nostra millenaria cultura e da qui l’unione del bourbon con il caffè, spirito forte e amaro dei napoletani, e con il cioccolato e la vaniglia, che rappresentano la loro dolcezza e tenacia.

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Eleonora Garatto – La Influencer Casalinga.

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Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Sono Eleonora Garatto, casalinga mamma e moglie. Un figlio di 12 anni. Dinamica, positiva… nel limite del possibile, poi in questo periodo ci vuole proprio l’ottimismo dentro! 😜46 anni fatti a dicembre scorso.

Quali sono i motivi per cui hai di mostrarti in tenuta sexy su instagram?

Io sono naturalmente sexy… Di natura… Forse è per quello che faccio quell’effetto nelle foto. E poi mio marito adora fotografarmi… Sicché, perché dovrei lasciare tutte quelle foto nel ripostiglio del cellulare? 😂

Cosa riesce a farti emozionare?

Molte cose riescono ad emozionarmi, dipende anche dell’umore che ho. Persino una semplice frase letta su un libro può scaldarmi il cuore

Ti definisci più bambola o più pantera?

Amerei definirmi pantera ma credo di essere più bambola, perché ho un animo molto gentile.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

In un uomo cerco la bellezza, la simpatia, il corpo liscio e ben scolpito, uno sguardo tenebroso e sexy, giusta altezza… Chiedo troppo?

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Vorrei vivere certi momenti che sogno da tampo tempo, ma che mi sfuggono in continuazione e non ho ancora raggiunto.

Quali sono le tue passioni?

Leggere, fare cyclette, mangiare, dormire e… Sognare! Ma per me la realtà viene prima di tutto.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Un mio pregio la gentilezza e l’umiltà. Un mio difetto la cocciutaggine.. Se mi metto in testa qualcosa…

Che cos’è sacro per te?

È sacro per me mangiare le cose che mi piacciono e gustarle in pace e tranquillità.

La tua più grande paura?

La mia paura è di andarmene da questo mondo senza aver realizzato ciò che volevo fare.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Di me a volte cambierei tutto… A volte proprio niente!

Cosa è per te la felicità?

La felicità non esiste, è effimera. Esiste la serenità. Che si deve saper conquistare ogni giorno.

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

Appagante, rispetto a molte altre coppie collaudate come la nostra. 20 anni già di matrimonio fatti a Maggio!

Il tuo piatto preferito?

Adoro generalmente i primi piatti, soprattutto i risotti e paste ben condite.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!!!

Salute, famiglia, sesso, amore, soldi e amicizia.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Il mio motto… Mai dire Mai

A.C.

https://www.instagram.com/ele_venere.73/

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Erika Eramo: “Non sono né una bambola né una pantera, ma una micia con gli artigli”!

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Amici di Mondospettacolo, oggi sono in compagnia della favolosa giornalista, blogger e modella: Erika Eramo. Famosa per la sua reinterpretazione di Malizia. Erika è dotata di una grande sensualità, una grande cultura e un grandissimo senso dell’umorismo, che fanno di lei un vero e proprio personaggio. Sono andato ad intervistarla, dopo questo lungo lockdown, ecco che cosa mi ha raccontato.

Ciao Erika. Bentornata su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alessandro. Benone, direi più viva che mai!

Abbiamo tutti quanti vissuto un momento molto particolare della nostra vita, sto parlando dell’emergenza Covid. Tu come hai passato il lockdown?

A livello personale dedicando un po’ più di tempo a me stessa, visto che vado sempre di corsa. Ho ri-ordinato i cassetti, mentali e non. Professionalmente parlando alcuni discorsi inevitabilmente sono stati sospesi, ma altri invece hanno preso forma (due nuove collaborazioni e contatti con tantissime persone). Sui social ho intensificato l’attività, con un buon riscontro da parte degli utenti. Per due mesi ogni giorno ho pubblicato tre rubriche: due “Forse non sai che…” (di cultura generale ed erotica) e una “Ipse dixit” (foto del mio passato con citazione annessa per farmi conoscere meglio). L’intento, come spesso succede, è quello di informare divertendo.

Come è nato questo shooting e che cosa hai voluto trasmettere con queste foto?

Ho fatto set di ogni tipo. Da tempo ne cercavo uno prettamente glamour, tra il patinato ed il selvaggio. Giuseppe Donghia della J.D.M EFFECT PRODUCTION (in arte ph_jdm), conosciuto a febbraio, mi è sembrato perfetto per il mio intento. E’ una bravissima persona, un gran professionista con un vissuto forte, da cui posso imparare molto. Un incontro fortunato che spero abbia un seguito. Gli stupendi abiti ed accessori del servizio sono suoi.

Cosa riesce a farti emozionare?

Sono una razionale, perciò mi emoziono difficilmente. Succede quando sento un senso di appartenenza con qualcuno, quando vedo un gesto tenero, un sorriso vero, un’attenzione particolare. Soprattutto mi emoziono quando posso aiutare una persona in difficoltà, nella vita di tutti i giorni o in un evento benefico. Spesso i ricordi mi fanno commuovere.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Nessuna delle due. Sono un mix tra un gatto che fa le fusa ed una tigre che lotta. Facciamo che sono una micia con gli artigli.

Posi con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Credo sia una dote naturale. Ho un buon feeling con l’obiettivo e/o la telecamera perché ho un  rapporto equilibrato col mio corpo e soprattutto so usarlo, grazie ad una testa sempre pensante. Il fotografo Donghia, come altri con cui ho lavorato, mi hanno detto che sono sexy ed intrigante, ma quello dipende sempre dal mio grado di consapevolezza.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Mi viene in mente una frase che dicevo spesso al mio ex storico con sua grande gioia (ndr, ride): “sto con te perché non rompi!”. Certo lo so che pare una cosa poco edificante, ma io volevo esprimere la mia totale aberrazione per i nullafacenti che stanno perennemente col fiato sul collo. Amo chi è attivo e sa cosa vuole. Un uomo deve essere coinvolgente e passionale, perché tendo ad annoiarmi facilmente ed ho bisogno costante di stimoli. Corona il tutto il sapermi prendere mentalmente, capire il mio stile di vita, non appesantendolo, condividere i piaceri della vita (a letto e a tavola) ed essere aperto ad ogni mia pazza idea (e sono un’infinità eh…).

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Uno solo? Prima ho parlato non a caso di cassetti mentali e non. Diciamo che ora i sogni sono tutti usciti perché anche loro avevano bisogno d’aria, non aspettano più rinchiusi e li vedrete tutti a prendere il sole, ma non posso anticipare nulla.

Quali sono le tue passioni?

Ne ho talmente tante da disorientare il prossimo. Sono innamorata della vita, non posso farci nulla. Passo da un estremo all’altro grazie al mio essere camaleontico. Per averle sempre con me cerco di travasarle tutte nel lavoro. Quando non riesco diventano hobbies. Vi sfido a trovare qualcosa che io non abbia fatto!

Un tuo pregio e un tuo difetto?

Sono l’uno il contraltare dell’altro. Determinazione ferrea nel non farmi mai schiacciare dagli eventi e cocciutaggine estrema. Un casino di donna veramente…ma non mettetemi mai i bastoni tra le ruote del cervello!

Che cos’è sacro per te?

Gli affetti ed il lavoro. Guai a chi me li tocca!

La tua più grande paura?

Che possano star male i miei cari.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Fisicamente il mio ginocchio destro. C’è qualcuno che lo vuole? Lo rottamo volentieri (ndr, ride). Caratterialmente e mentalmente nulla. Sono molto contenta della donna che sono diventata, soprattutto quando sotto pressione creo il diamante, per usare una metafora del generale americano George Patton. Ovviamente parlo del presente. Sono un essere in continua evoluzione. Se un domani mi accorgessi che un mio atteggiamento non mi permette di fare lo step successivo non esiterei a modificarlo.

Cosa è per te la felicità?

La definizione migliore è del mio filosofo preferito, Nietzsche: “Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta”. Se non hai uno scopo, un ideale per cui vivere in maniera coerente tra le contraddizioni dell’esistenza, di certo felice non lo sarai mai.

Ultimo libro letto?

Nessuno nuovo. Ho riscoperto vecchie letture, tra cui “Il violinista pazzo” di Fernando Pessoa. Lui è il poeta della concupiscente spiritualità, perfettamente in linea col mio essere. Questa raccolta di perle poetiche fu uno dei miei primi amori adolescenziali. Rileggerlo mi ha fatto sentire accolta, protetta, capita.

Il tuo piatto preferito?

Facciamo prima a dire cosa non mi piace, perché sono una viziosa della tavola. Mio fratello Simone per prendermi in giro dice che mi mangio pure i tavoli (ndr, ride). Più è calorico e più lo voglio: pasta (magari un bel primo di pesce), pizza, dolci (col cioccolato meglio)…con me c’è l’imbarazzo della scelta. Ovviamente questa propensione mangereccia è in evidente contrasto con il fatto che dovrei essere in forma, ma meglio tre chili in più contenta che tre in meno depressa.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro, Salute, Sesso e Soldi. Mettili in ordine di importanza!!!

La Salute della mia Famiglia in primis e il Lavoro in cui riverso tutti i miei sforzi. Poi metterei allo stesso livello Amore, Sesso e Amicizia, che rendono la vita degna di essere vissuta. Il mio tallone d’Achille sono sempre stati i Soldi, ma sto cercando di migliorare perchè… mi servono ahahha (non è mai troppo tardi!).

Un motto o una frase che più ti rappresenta?

Amo i motti latini, in particolare quelli dannunziani e dei bersaglieri. Pensa che ogni mia password è un motto militare. Sono affascinata dalla disciplina delle forze dell’ordine. Mio zio Tonino era colonnello dell’Esercito, mio cugino Guido è capitano dei Carabinieri mentre mia cugina Silvia, che oggi compie gli anni, è capitano della Guardia di Finanza. A proposito auguri tesoro…questa intervista ha visto la luce nel tuo orario di nascita (15, 45) così ci porta bene…lo sai che sono fissata con gli astri. La frase che più mi rappresenta oggi è il motto da me coniato (un incrocio tra due motti militari) divenuto anche account instagram: “Ad Ardua Ad Excelsa”, ovvero “Attraverso le difficoltà arrivo a compiere cose eccelse”. E’ l’auspicio che faccio a tutti voi, oltre a quello di seguirmi lì perché vi terrò costantemente desti: @adarduaadexcelsa.

Erika, la nostra chiacchierata termina qui, grazie per essere stata con noi e ancora complimenti.

Grazie Alessandro. Un bacio a te e a tutti i lettori di MondoSpettacolo, grazie della preziosa attenzione. A presto a riveder le stelle…

Alex Cunsolo

https://www.instagram.com/adarduaadexcelsa/

L'articolo Erika Eramo: “Non sono né una bambola né una pantera, ma una micia con gli artigli”! proviene da Mondospettacolo.

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