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Intervista a Fatima, che esce con “Gocce d’ammore”

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Nata a Napoli nel 1981, Fatima Fausto è un soprano.

Studia e si diploma in canto presso il Conservatorio D. Cimarosa di Avellino .

Segue in seguito corsi di perfezionamento col Soprano Katia Ricciarelli , esibendosi  in vari concerti da solista col maestro Leonardo Quadrini e, successivamente, viene scelta dal maestro Roberto De Simone per interpretare il ruolo di Doralba nell’Impresario in Angustie.

L’interesse per la sua voce, poliedrica e duttile, la portano alla registrazione di Ma comme se fa, dove Lirica e Pop s’incontrano.

Nel 2019, in coppia con il tenore Raffaele Beneduce, è finalista al Festival di Napoli New Generations col brano Gocce d’Ammore, che verrà pubblicato l’anno successivo decretandone la consacrazione artistica.

 

 

Il tema del suo nuovo singolo ‘Gocce D’amore’ è il non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, visto attraverso gli occhi di una donna. Come pensa possa agire una donna di fronte a una possibile sofferenza d’amore o a una delusione?

Credo che ogni donna viva l’amore come la delusione seguendo sempre i propri sentimenti, il proprio vissuto e il proprio cuore.Nel  singolo Gocce D’ammore ci troviamo di fronte a una donna forte, una donna guerriero che non si arrende di fronte alle difficolta’ e combatte per questo  amore, ma non tutte le donne sono forti di fronte alle difficolta’e alle delusioni. Talvolta rifiutano o non accettano la sofferenza che la  delusione comporta  e con il tempo invece di reagire perdono la propria autostima chiudendosi in se stesse, senza vedere quanto una donna nonostante tutto può ricominciare più forte e più bella di prima. 

Mi piacerebbe sapere qual’è stato, nel suo percorso di crescita artistica, il momento che lei ricorda maggiormente e per quale motivo

C’e’ un momento della mia vita che porterò per sempre nel mio cuore perché mi ha aiutato sia dal punto di vista di crescita  artistica che personale ed e’stato quando nel 2005 sono andata in Canada per la festa del giorno dell’indipendenza “Thunder Buy Fest” e ho cantato in tre serate diverse la nostra Musica, la nostra Napoli e li mi sono confrontata con la grandezza artistica  degli altri artisti e musicisti che venivano da altre parti del mondo. Ogniuno di loro mi ha lasciato qualcosa che non dimenticherò mai sia a livello umano che musicale.Per me e’stata una grande esperienza e opportunità.

A quale premio vinto durante la sua carriera è più legata?

Sono legata al primo premio vinto al concorso Lirico di Bacoli, ricevuto come miglior  interprete della canzone Classica Napoletana con la canzone “I te vurria Vasa’”.

Pensa che la musica ricopra un livello importante nel panorama artistico partenopeo?

Certo un livello importantissimo dal punto di vista culturale e sociale. Può cambiare generazioni, rendere tutto più chiaro, riappropriarsi della propria identità, riavvicinare i giovani alla storia e portarli a conoscenza di una ricchezza infinita della melodia napoletana.

Ritiene che l’incontro avvenuto ai suoi esordi con Katia Ricciarelli abbia in qualche modo influenzato il suo modo di esporsi e creare musica?

Il mio incontro con Katia Ricciarelli mi ha arricchito dal punto di vista tecnico e vocale e mi ha aiutato a ricercare il repertorio Lirico da eseguire adatto alla mia vocalità.E’ stata una buona guida ,ma la mia identità già era ben salda.

In quale momento ha deciso di unire la musica lirica al pop?

I due generi mi hanno sempre affascinata sin da piccola, quando ascoltando Giorgia,Caballè e I Matia Bazar in me era un continuo susseguirsi di emozioni ;i due mondi mi attiravano allo stesso modo e quando decisi  all’età di 16 anni  di iniziare gli studi lirici al conservatorio, non ho voluto scegliere di seguire solo un genere musicale ma  ho scelto di unirli  e di  portarli avanti  fino ad oggi e come continuerò a fare.

Come si può ricominciare a vivere dopo una delusione d’amore? Lei personalmente la ritiene una sfida o un monito per poter correggere qualcosa di sbagliato?

Credo che prima di tutto una delusione per quanto si possa essere forti, ti lascia  sempre un segno dentro, ma  bisogna credere in se stessi per ricominciare a vivere.Io credo che sia una sfida, ma una sfida  contro se stessi nel doversi dimostrare che ricominciare non deve far paura e che se anche  da soli si può ritornare a vivere  una nuova vita e col tempo perché no, anche un nuovo amore.

Ci racconti come è stata l’esperienza lavorativa assieme a Mikele Buonocore e al produttore Ennio Mirra di EVERGREEN. La considera una esperienza importante?

Incontro straordinario che non dimenticherò mai!

Mikele Buonocore e’ un grande autore oltre  che ad essere una persona eccezionale  dotata di forte sensibilità e bontà; ti fa stare comoda, ti da tempo e ti fa capire bene ciò che ti propone..Ennio Mirra e’ un Producer eccezionale molto disponibile e crea l’abito da sera perfetto da farti indossare.Abbiamo con altri artisti puntato su Evergreen Musica senza tempo e oggi mi ritengo contenta di fare parte di questo gruppo.

Grazie per la bellissima intervista.Fatima.

 

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Candidata ai David di Donatello, Anna Ferzetti torna nel fanta-ecologico Stop!

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Candidata ai David di Donatello 2020, nella categoria migliore attrice non protagonista, per la sua performance in Domani è un altro giorno di Simone Spada, Anna Ferzetti è ora protagonista di Stop!, diretto dall’esordiente Salvatore Fazio e co-prodotto da Alfonso Maria Chiarenza e Massimiliano Bruno.

Stop! è un cortometraggio ambientato nel 2050 su un pianeta Terra ridotto allo stremo dal surriscaldamento globale e in cui, mentre una ragazza si trova a dover affrontare il proprio passato, una donna, a quanto pare, può rappresentare la salvezza. Possono essere la stessa persona? Il mondo si salverà?

Stop! racconta un futuro distopico, una società in cui il surriscaldamento globale sta arrivando al punto di non ritorno. Si può quindi parlare di un’opera fanta-ecologica, di un corto che mira a far riflettere gli spettatori su un tema molto attuale, ma che viene ancora sottovalutato, e su come l’avvenire del nostro pianeta possa essere strettamente intrecciato alla nostre vicende personali.

Accanto ad Anna Ferzetti, il cast di Stop! – distribuito da Premiere Film – include Andrea Venditti, Giancarlo Porcari, Chiara Tron, Marco Landola, Federico Maria Galante, Silvia Maria Vitale, David Marzullo, Andrea Galasso e Daniele Blando.

Firmano la sceneggiatura di Stop! Bruno stesso insieme al regista, mentre la colonna sonora è a cura di Micki Piperno.

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In blu-ray l’avventura per ragazzi di Dolittle con Robert Downey jr

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Personaggio dal passato letterario piuttosto noto, essendo protagonista di una serie di racconti sviluppati dagli anni Venti in poi dal compianto scrittore Hugh John Lofting, il dottor Dolittle ha goduto nel tempo di diverse trasposizioni, dal cartone animato prodotto dalla DePatie-Freleng Enterpises a diversi lungometraggi live action, da Il favoloso dottor Dolittle con Rex Harrison, diretto nel 1967 da Richard Fleischer, alla saga Il dottor Dolittle, avviata nel 2001 e interpretata da Eddie Murphy.

Hollywood ha ripreso in mano la fantasia di quest’uomo dedito all’amore verso gli animali e capace di poter parlare con gli stessi, adattandolo alla super star Robert Downey jr, desideroso di scrollarsi di dosso l’ingombrante figura fumettistica di Tony Stark alias Iron man.

Stephen Gaghan, premio Oscar per la sceneggiatura di Traffic e già dietro la macchina da presa con il politico Syriana e il biografico Gold – La grande truffa, Dolittle racconta la storia avventurosa di questo medico abitante dell’Inghilterra vittoriana, ormai esiliato nella sua casa fortezza insieme a fauna assortita con cui scambia immense chiacchierate e dialoghi divertenti.

Deciso a vivere in quel contesto dopo aver perso per sempre la donna della sua vita, Lily (Kasia Smutniak), finisce improvvisamente coinvolto nella salvezza della Regina Victoria (Jessie Buckley) e accompagnato dal giovane Tommy Stubbings (Harry Collett), sempre in fuga tra pericoli mortali e intrecci che lo vogliono in più di un’occasione nei guai.

Questo nuovo Dolittle, quindi, si mostra al grande pubblico in tutta la sua naturale voglia di coinvolgere i giovanissimi spettatori, sfoggiando effetti CGI consoni alla causa per dare vita ad animali parlanti (gorilla, orsi, pappagalli, topolini, insetti e così via) in pieno stile cartoon.

Al di là di un  Downey jr che, anche produttore dell’operazione insieme alla moglie Susan Downey, si rivela sempre istrionico e con battuta giusta in bocca, nella versione originale possiamo trovare in qualità di voice guests per gli animali Emma Thompson, Rami Malek, John  Cena, Octavia Spencer, Tom Holland, Craig Robinson, Selena Gomez, Marion Cotillard e Ralph Fiennes; mentre il cast in carne e ossa si avvale della presenza di Jim Broadbent, Michael Sheen e Antonio Banderas.

Divertente e, a tratti, dark (la parentesi fantasy verso il finale offre qualche spunto maggiormente adulto), Dolittle viene proposto su supporto blu-ray da Universal, accompagnato da un ricco comparto extra: Parlare con gli animali (durata cinque minuti), Rdj e Harry: mentore e allievo (tre minuti), Diventare il Dottor Dolittle (tre minuti), Antonio Banderas: il re pirata (tre minuti), Il malvagio dottor Mudfly (due minuti) e Una casa insolita (quattro minuti).

 

 

Mirko Lomuscio

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San Diego: il suono antico della felicità

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Un disco leggero e sottile, una bellezza che aspira ad essere quotidiana, tascabile, trasparente come acqua. E questo nuovo lavoro di San Diego dal titolo “ù” ha le carte del tempo dalla sua, pescando per sottrazione a piene mani dal mondo del bit digitale degli anni ’90, quando i nostri confini venivano presi d’assalto dalle nuove contaminazioni esterofile, inglesi soprattutto. E questo disco ricorda quel mood, anzi ci si fionda a piè pari senza mascherarsi di altro. Anche il video ufficiale di “Ondaverde”, oltre l’amore normale, ci ricorda di quel Windows e di quando eravamo appena nati in un futuro affamato di promesse. Questo nuovo disco di San Diego ci sa di quella bellezza felice…

Noi solitamente iniziamo col parlare di bellezza, pensando soprattutto ad una bellezza profonda e non solo sfacciata. La tua bellezza sa molto di spiritualità. Per San Diego cos’è la bellezza?
Accidenti, ci si potrebbe scrivere un saggio. Tommaso d’Aquino diceva “Pulchrum est quod visum placet”, cioè che è bello quello che quando lo vediamo, ci piace. E’ difficile parlare di bellezza, specialmente in maniera oggettiva, sembra quasi di “tradirla”. Sicuramente da parte mia c’è una ricerca, a volte inconscia e non solo musicale.

E nel tutto, quanto pesa il contributo della bellezza per te? Cioè come trovi l’equilibrio tra l’estetica e il contenuto?
Anche qui è complicato a dirsi, c’è chi dice che la bellezza è senza concetto o senza scopo (Kant). Può essere proprio quella la chiave, cioè non arrivare necessariamente ad un punto. Per me i contenuti vanno a braccetto con l’estetica, perché si rivolgono a un passaggio futuro.

Un mood che arriva molto dal passato. Spesso al passato ci riferiamo quando dobbiamo prendere linee guida per il futuro. Secondo te per quale motivo accade spesso questo?
A me piace molto il concetto di azzarazione di tutto. Per attivare questo processo bisogna necessariemente ricorrere a ciò che è stato, quindi più che rinnovamento si deve puntare ad accentuare certi stilemi storici e prenderne tutto il buono possibile.

Caratteristico il titolo penso. Te lo chiederanno tutti. Cosa significa di preciso “Ù”?
Mi sembrava un titolo di impatto, anche graficamente, senza pretese di spiegare cosa c’è nel disco. Sulla tastiera è attaccato al tasto di invio, quindi ci si può sbagliare spesso, e mi sembrava molto emblematico. Oltretutto è un suono che ricorre spesso nelle varie tracce.

C’è tanta ironia tra le righe di queste canzoni, non è così?
Per me l’ironia nella vita è una componente fondamentale, anche nei discorsi più seri non voglio mai accentuare la gravità, lo trovo inutile, quasi ridicolo. Con questo non voglio assolutamente premiare il disimpegno, anzi, cerco solo di proporre temi importanti senza enfatizzare ma cambiandone la forma.

Molto “antico” nell’estetica anche il video di lancio… e in particolare mi riferisco a “Ondaverde”… perché?
Ci piaceva l’idea di creare un video dove lo spettatore si immedesimasse davanti a un computer, e l’estetica informatica di una volta mi piace particolarmente e richiama senza dubbio i ricordi del passato, quindi mi sembrava molto in linea con il pezzo.

https://www.youtube.com/watch?v=7SxEscuNQl8

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I miserabili: un film di strada poco nudo e molto crudo

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L’uscita digitale sulla piattaforma MioCinema.it, a partire dal 18 Maggio 2020, del film di strada I miserabili di Ladj Ly, che gli spettatori poco scaltriti forse assoceranno prima di vedere all’ennesima trasposizione dell’omonimo romanzo di Victor Hugo, innesca parecchie riflessioni. In primo luogo sulla geografia emozionale.

L’idea di trarre partito nello scandaglio dell’universo periferico affrontato in chiave anche visionaria dall’incostante Mathieu Kassovitz nel cult movie L’odio, forte a sua volta dei rimandi a Taxi driver di Martin Scorsese, fiore all’occhiello della generazione dei registi underground cresciuti nell’idolatria del New American Cinema, si va ad appaiare al bisogno di rendere il territorio la vera star.

Obiettivo piuttosto ambizioso, se non azzardato, persino per gli autori restii a trarre partito dall’altrui ingegno, celando gli insiti plagi dietro i sentiti omaggi. Figuriamoci per chiunque voglia trasformare un cortometraggio in un lungometraggio attingendo ai nobili antesignani in materia di mitopoiesi. Caldeggiata dal Maestro austriaco naturalizzato statunitense Otto Preminger. L’intensa ed evocativa giornata, a dir poco particolare, vissuta indubbiamente fino in fondo dal trio poco assortito di sbirri in giro per Montfermeil – il quartiere parigino ad alto rischio, all’interno del dipartimento della Senna-Saint-Denis, dove l’estroso Victor Hugo individuò l’emblematico spazio in grado di riverberare la condotta degli uomini e delle donne in lotta contro l’empio atomismo sociale – lascia perplessi. Era un fatto circoscrivibile all’Ottocento? Oppure estendibile al giorno d’oggi? Occorre forse rispolverare i versi con cui lo scrittore transalpino introdusse il mirabile libro: “Finché esisterà, a causa delle leggi e dei costumi, una dannazione sociale che in piena civiltà crea artificialmente degli inferni, e aggiunge una fatalità umana al destino, che è divino; finché i tre problemi del secolo, la degradazione dell’uomo nel proletariato, l’abiezione della donna per fame, l’atrofia del fanciullo per tenebra, non saranno risolti; finché, in certi settori, sarà possibile l’asfissia sociale; in altre parole, e da un punto di vista ancor piú ampio, finché esisteranno sulla terra ignoranza e miseria, libri di questa specie potranno non essere inutili”.

I problemi del nostro secolo sono dunque gli stessi? I miserabili è allora un film utile o addirittura necessario? La scrittura per immagini mandata a effetto nell’incipit sembrerebbe optare per il sì. L’esplicito ricorso ad alcuni tormentoni cari agli spettatori intellettuali, o presunti tali, (dal pedinamento zavattiniano al lavoro di sottrazione d’ascendenza bressoniana che privilegia una cifra stilistica sobria ed essenziale) risulta, a lungo andare, l’ennesimo specchio per le allodole: a differenza di Fury ed End of watch – Tolleranza zero, contraddistinti dall’arguto esame comportamentistico frammisto dall’esperto David Ayer alle emozioni suscitate appunto dal carattere d’autenticità dei luoghi eletti a location, la virtù d’osservazione è latitante. Le scene di massa, i momenti di giubilo, l’effigie della Torre Eiffel, la cifra dell’amore, che si va ad amalgamare da copione a quella dell’odio, rientrano nell’ordinaria amministrazione. L’ostilità manifestata dal canzonatorio Chris al collega Stéphane, estraneo alle battute di spirito, mentre l’equilibrato Gwada contempla in pattuglia nella giusta misura sia il rispetto umano sia l’attitudine a scherzare per sconfiggere l’angoscia, funge da spia a qualcosa che stona. La componente manieristica del poliziotto giocondo e violento in contrasto con l’agente immalinconito e pacifico, nonché l’estrinsecazione dell’adagio latino In medio stat virtus adottato in maniera più persuasiva da Michele Soavi nell’intenso Il sangue dei vinti, risulta, infatti, molto stridente. Specie perché amalgamata alla bell’e meglio con l’uso della camera a mano. Incapace perciò di generare il dinamismo dell’azione. La velleità di contemperare l’efficacia adrenalinica degli inseguimenti colti quasi dal vivo da William Friedkin nell’indimenticabile Il braccio violento della legge e l’aura contemplativa di Nicolas Winding Refn sfocia in una deleteria noia. Non di piombo. Tuttavia abbastanza pesante.

L’ottica romanzesca, che assottiglia lo spasso della sospensione dell’incredulità, svilisce pure il minimo sindacale dell’intrattenimento, agli occhi del pubblico munito di licenza media, quando il ladruncolo di un cucciolo di leone viene arrestato dal terzetto. La visuale in cielo del drone, che cattura la mattanza compiuta dall’ingenuo tutore dell’ordine, reo di non aver mantenuto il sangue freddo nel momento di maggior tensione, diviene superflua. La brama di trovate creative tradisce la pigrizia delle idee prese in prestito dai nani sulle spalle dei giganti. Gli echi ne I miserabili di Training day, ravvisabili attraverso il confronto tra i reietti nella loro area periferica e i piedipiatti ritenuti ospiti indesiderati, sono uniti ai rimandi ai diversi apologhi sull’università della strada. Del giusto darwinismo antropologico non ve n’è però alcuna traccia. Neanche l’ombra. A dispetto dei continui tagli di luce. L’inversione di tendenza, col timido che rende pan per focaccia al superiore che sbraita in modo simile al Joseph Dredd di Sylvester Stallone (“Sono io la legge”), senza emularne il carisma nella variante della lingua francese al posto dell’accento yankee, svuota il vaso di Pandora. L’elemento etnico, connesso allo squilibrio a favore dei malvagi col cuore d’oro, accostabili ai puffi che giocano a basket, resta un mero pretesto. Al pari dell’impianto corale, allestito sul modello di Robert Altman ed Ettore Scola, del Salām-Aleikum pronunciato a ripetizione, dell’utopica convivenza dei rappresentanti dell’Africa sub sahariana, dei bianchi e degli zingari circensi al momento della vittoria del Mondiale di calcio. La troppa carne al fuoco, con le tecniche di straniamento alla Lars von Trier e il found footage per allungare il brodo del previo corto, avvezzo al concetto post-pasoliniano della borgata, avvolge così nell’insulsa prevedibilità gli imprevisti conclusivi de I miserabili.

 

 

Massimiliano Serriello

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“Sulle orme del massone. Studio ragionato e comparato sulla Massoneria” il nuovo saggio di Thomas Moreau

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Sulle orme del massone. Studio ragionato e comparato sulla Massoneria di Thomas Moreau

Lo scrittore Thomas Moreau presenta “Sulle orme del massone. Studio ragionato e comparato sulla Massoneria”, un’opera in sei volumi che demolisce una dopo l’altra le false credenze che hanno intrappolato l’essere umano in un’esistenza/prigione della quale non ha però piena coscienza, convinto dai suoi stessi carcerieri di essere libero di pensare e di agire. Una complessa analisi supportata da fonti storiche e dall’esperienza personale dell’autore, che offre gli strumenti indispensabili per comprendere la Massoneria nei suoi oscuri scopi, nella sua occulta struttura e nei suoi inganni universali.

Titolo: Sulle orme del massone. Studio ragionato e comparato sulla Massoneria Vol. 1

Autore: Thomas Moreau

Genere: Saggistica

Casa Editrice: Edizioni Segno

Pagine: 324

Prezzo: 25,00 €

Codice ISBN: 978-88-931-82-836

 

«Il “controllo” della società profana è l’obiettivo principale della confraternita settaria dei massoni, perché se tu “controlli” il processo alla fonte, “controlli” tutto quanto scende a cascata, e “controllare” tutto non significa altro che avere il potere assoluto di modificare e manipolare ogni cosa e accadimento, ma anche l’orientamento della moltitudine ignara, a proprio esclusivo piacimento e tornaconto […]».

 

Sulle orme del massone. Studio ragionato e comparato sulla Massoneria di Thomas Moreau è un’opera composta di sei volumi nei quali si analizza, con uno sguardo ampio e libero da condizionamenti, il percorso dell’umanità intrecciato con quello delle società segrete massoniche, responsabili di una manipolazione invisibile ma deleteria dell’individuo e della società. “Quest’opera è diretta a tutti coloro, uomini di coscienza, che hanno compreso che c’è qualcosa che non va”, afferma l’autore: negli ultimi vent’anni egli ha infatti studiato e scavato sotto l’ingannevole e sfuggente superficie di un’organizzazione che agisce indisturbata da secoli su scala mondiale. Thomas Moreau ha dovuto aprire gli occhi su un meccanismo inceppato, che stride nelle menti di chi ha il coraggio di guardare oltre le apparenze, e ha deciso di divulgare le sue informazioni in un corpus di opere che insegnano a comprendere e a contrastare le tecniche di “controllo” impiegate dall’oligarchia massonica per soggiogare l’esistenza dell’essere umano. Un’oligarchia composta da quella piccola percentuale di persone e gruppi, di figure politiche e imperiali, che controllano ogni ambito di potere e di sapere, sia materiale che spirituale, mantenendo i propri propositi inintelligibili per la massa ignorante – che non lo è per nascita o formazione, ma perché condizionata subdolamente ad esserlo. La Massoneria è una società segreta a carattere magico-esoterico-cabalistico, che si regge sull’omertà (che gli adepti chiamano “valore del silenzio”) e che è regolata da riti e percorsi iniziatici che ciascun affiliato è tenuto rigorosamente a rispettare. L’autore spiega come tale società – che ha tentacoli invisibili che si propagano capillarmente in tutte le realtà mondiali – acquisisca il potere attraverso raffinate tecniche di soggiogamento e di inganno: “La Massoneria detiene le chiavi del potere nel mondo”. E in ragione della sua segretezza, e quindi della sua non comprovata esistenza, ha la possibilità di agire indisturbata e impunita, estraniando completamente l’essere umano da ciò che dovrebbe invece riguardarlo, persuasa di essere l’unica degna depositaria di certe “conoscenze” che se divulgate potrebbero rendere gli individui liberi e le società più sane e giuste, ma nel contempo più deboli queste organizzazioni occulte. Maestri della manipolazione delle menti e dei loro automatismi, gli alti vertici delle società massoniche si muovono nell’ombra per mantenere ignoranti le masse attraverso la strategia della distrazione, facendole nuotare nella mediocrità e nella povertà fino ad un passo dall’annegamento, stroncando sul nascere qualunque anelito di consapevolezza e rendendo inefficaci le voci di dissenso attraverso illeciti meccanismi di controllo. Una disperata situazione globale che l’autore descrive nella sua brutalità ed evidenza, sperando che i lettori possano fare tesoro delle sue osservazioni e comprendere la dottrina, i veri scopi e i profili di chi guida da troppo tempo le sorti dell’umanità verso un disastro sempre meno evitabile.

 

 

TRAMA. Lo scopo di quest’opera, che non tratta di alcuna teoria cospirativa ma piuttosto di accertate inquietanti realtà, è quello di permettere al lettore comune, ma maggiormente al cristiano, di raggiungere la consapevolezza necessaria a potersi difendere dai pericoli subdoli e nefasti della massoneria, ma anche di intraprendere un percorso utile ad apprendere cosa sia e quali ideali promuova la (contro)chiesa, mettendo così a fuoco, in maniera del tutto inedita e chiara, i meccanismi che regolano le strategie e le azioni massoniche che la setta impiega per asservire e soggiogare il mondo profano. Grazie alla diretta esperienza personale dell’autore, alle approfondite e rigorose indagini compiute, ragionate e poi comparate con la sua vivenza, il lettore giungerà a identificare i reali scopi perseguiti, chi siano gli architetti ideatori, gli esecutori e perché diffondano con tale veemenza dei principi e dei (contro) valori tendenti unicamente ad analfabetizzare spiritualmente i popoli, sempre più ipnotizzati e resi completamente inconsapevoli, allo scopo di consolidare lo status quo, impedendo così alla moltitudine di potersi risvegliare spiritualmente e adottare le giuste misure difensive.

 

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

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BIOGRAFIA. Thomas Moreau, appassionato e attento osservatore del genere umano, intraprende il suo viaggio nel mondo dell’esoterismo e delle società segrete intorno all’anno 2000. Avendo appreso “casualmente” che pochi anni prima il proprio fratello si era iniziato alla setta dei massoni e convertito alla religione islamica, animato da una positiva curiosità, ha avviato il proprio percorso (contro)iniziatico al sapere, alla verità cristiana e alla vera consapevolezza. Ciò che ne è risultato gli ha permesso di comprendere che fino a prima l’essenziale era invisibile ai suoi occhi, ed essendo riuscito a vedere l’invisibile, ha potuto comprendere l’impossibile. E questo è ciò che desidera condividere con le persone di coscienza e intelletto che hanno a cuore il proprio avvenire.

 

 

 

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Fotomodelle in fase 2: Akasha Fox

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Amici di Mondospettacolo, prima del “Maledetto Virus” eravamo abituati a vedere sfilare sulle passerelle delle modelle bellissime, per non parlare degli shooting sexy/glamour, pubblicati sulle riviste patinate cartacee e online, ebbene, le ragazze che sono state le protagoniste di questi set emozionanti sono state come tutti noi ferme per tutto il lockdown, ora speriamo che progressivamente potremo rivederle sui set. Ma come hanno vissuto questo momento particolare e soprattutto che aspettative hanno per il futuro? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima: Akasha Fox.

Ciao Akasha,  bentornata su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, grazie, direi tutto bene!

Come hai vissuto psicologicamente il periodo di quarantena?

È stata dura non cedere ai pensieri più tristi, ma sono rimasta concentrata su me stessa ed ai miei obiettivi.

Come hai passato il tanto tempo libero?

Allenamenti, studio, letture…

Sei riuscita a mantenerti in forma?

Sì, anzi…pure meglio di prima (ride)!

Secondo te questa pandemia cambierà il nostro futuro?

Assolutamente si…da un punto di vista sociale sicuramente. Le persone da un lato saranno più diffidenti, ma dall’altro sapranno apprezzare le libertà e gli affetti maggiormente di prima.

Nel periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova te stessa? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

Sì, ho scoperto di essere mentalmente più forte di quanto avrei potuto immaginare.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito e cosa segui tuttora in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow?

Nulla di tutto ciò, non guardo la televisione.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Amici:  la libertà è la cosa più importante al mondo, non sottovalutatela mai!

Akasha, La nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie Alex, un caro saluto a te e a tutti i lettori di Mondospettacolo.

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/akasha_fox_model/

www.mondospettacolo.com/le-bellissime-di-mondospettacolo-akasha-fox/

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Le bellissime di Mondospettacolo: Beatrice Bonfanti

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Beatrice Bonfanti, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, a te e a tutti i lettori! Sto bene grazie, e spero che stiate bene anche voi.

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Mi chiamo Beatrice, ho 25 anni , lavoro come modella e ragazza immagine negli eventi, in particolare nel motosport e come indossatrice in showroom. Ho partecipato ad alcuni programmi tv: take me out 2019, ho preso parte a programmi sportivi e ho recitato una piccola parte nella nuova fiction Made in Italy, che prossimamente andrà in onda su canale 5. Ho fatto la comparsa anche in video musicali, cito i più recenti: Tolo Tolo di Gianni Drudi e ho partecipato alla realizzazione del nuovo singolo di Levante in gara a SanRemo 2020. Al contempo, studio “scienze umanistiche per la comunicazione, tv e spettacolo”. Mi posso descrivere come una ragazza solare, allegra e molto positiva. Amo stare in mezzo alla gente. Sono anche una ragazza molto testarda, non mi accontento facilmente e mi piace mettermi alla prova e pormi sempre degli obbiettivi da raggiungere. Le persone che mi vogliono bene mi paragonano ad un uragano. Non riesco a stare ferma e amo viaggiare.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Poso da quando avevo 16 anni.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

La prima volta sul set mi sono sentita subito a mio agio, cerco sempre di creare in me stessa una situazione mentale che mi faccia stare bene a prescindere dalle persone che mi circondano. Ho realizzato degli scatti glamour. Successivamente ho scattato del fashion, beauty e glamour per il mio primo book fotografico e composit.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Inizialmente ho voluto mettermi in gioco, successivamente con la chiamata della mia prima agenzia è diventato un vero e proprio lavoro.

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Ricordo con più piacere gli scatti per Golden Lady. Ma anche numerosi set glamour, e di nudo artistico. Mi piace mostrare il mio corpo, sono completamente a mio agio e mi piace essere sempre elegante anche senza veli.

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

No assolutamente. Non è tutto oro ciò che luccica. Mi sono resa conto crescendo che ci sono tanti professionisti ma anche tanti approfittatori . Nulla è come sembra. Ho collaborato con tanti professionisti ma mi sono capitate anche brutte esperienze. Ma grazie a queste , ho imparato ad essere più forte.

Cosa riesce a farti emozionare?

Mi emozionano le piccole cose, i piccoli gesti, e la spontaneità.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Bella domanda 🤣 mi dicono che ho l’aspetto da bambola, ma poi ho un modo di fare da “pantera”. Quindi io mi definisco un giusto mix.

Posi nuda con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

È tutta una questione mentale, e di benessere con il proprio fisico. Sono li per lavorare, il fotografo professionista non guarda il fisico della modella, ma il suo unico interesse è la buona riuscita del lavoro e del progetto. Lo stesso vale per me. Penso sempre al risultato finale.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Inizialmente guardo il fisico, poi mi deve saper prendere mentalmente e non è facile.

Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Penso che sensuali si nasce, vedo alcune ragazze che cercano di essere sensuali, ma poi cadono nel volgare.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Sono una persona molto scaramantica, quindi preferisco non dirlo 🤣.

Quali sono le tue passioni?

Amo viaggiare, confrontarmi con nuove culture, ho la passione per il fitness e come molte donne ho una fissa per le borse e le scarpe rigorosamente con il tacco.

 

Un tuo pregio e un tuo difetto?

Pregio: sono solare. Difetto: sono testarda.

Che cos’è sacro per te?

Sacro per me è il valore della famiglia, e il rispetto della donna.

La tua più grande paura?

La mia più grande paura è la solitudine, non fa parte del mio carattere.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Sinceramente no, forse ogni tanto prima di parlare dovrei contare fino a 10 o anche 20. Sono molto impulsiva. Un lato del mio carattere che vorrei migliorare.

Cosa è per te la felicità?

La felicitá è fare ciò che amo e realizzare tutti i miei sogni e progetti.

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

La mia vita sentimentale è sempre stata un disastro, ho avuto uomini che mi hanno fatto soffrire e mi hanno usata, ma tutto ciò mi ha sempre rafforzata. Poi ci sono sempre i soliti casi umani 🤣 ho avuto frequentazioni alcune importanti, altre meno, ma sono felicemente single.

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Sicuramente carattere, deve sapersi adattare a qualsiasi tipo di set , essere sempre puntuale, e tenersi in forma. Il fisico è fondamentale.

Il tuo piatto preferito?

La pizza.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Salute, Famiglia, Soldi, Lavoro, Amicizia, Amore e Sesso.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Spesso nelle brutte situazioni o quando mi terrorizza qualcosa mi dico: “ Forza Bea sei un leone” ma sicuramente la mia filosofia di vita è cercare di essere la Beatrice che vorrei e che sogno di essere. Avvicinarmi a questo ideale.

A.C.

https://www.instagram.com/beatricebonfantireal/

www.mondospettacolo.com/fotomodelle-in-lockdown-beatrice-bonfanti/

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Distanziati: Stefano Calvagna dà voce al lockdown

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Il Covid-19 non ferma Stefano Calvagna!

Reduce dal suo lungometraggio Baby gang, distribuito nelle sale nell’estate 2019, il “lupo solitario” del cinema italiano non solo ha realizzato nel difficile periodo dell’emergenza da Coronavirus lo short Chiamata dar Maestro (visionabile qui: https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=qMJMHygGULI&feature=emb_title), in omaggio a Franco Califano, ma si accinge ora ad affrontare anche una nuova sfida dietro la macchina da presa: Distanziati.

Un viaggio all’interno delle vite dei cittadini romani che stanno ripartendo, o che ancora non hanno avuto modo di ricominciare a lavorare, dopo le restrizioni stabilite dal governo a causa della pandemia che ha bloccato il mondo negli ultimi mesi.

Il periodo di quarantena imposto per preservare la nostra salute ha, purtroppo, generato gravi problemi all’economia e ai lavoratori. Il cineasta romano, autore de L’uomo spezzato e Non escludo il ritorno, quindi, entrerà all’interno dei negozi ad intervistare proprietari e dipendenti, e si interfaccerà anche con coloro che non hanno ancora avuto l’opportunità di riaprire la propria attività, poiché reputata a rischio di contagio.

Veri cittadini, con le loro voci e i loro occhi, racconteranno cosa significhi lavorare nel periodo che ha seguito la “fase 1” del lockdown, senza edulcorare la realtà, senza la necessità di veicolare messaggi politici o pareri medici.

Quando la normalità sembra ormai lontana e la quotidianità ha cambiato il suo significato, Distanziati è un docufilm mirato a cedere la parola a chi ha ricevuto sostegni, a chi si è sentito abbandonato dal proprio Stato, perfino agli artisti e lavoratori dello spettacolo che si sono sentiti dimenticati da tutti, a chi sa di poter ricominciare, a chi non ne ha la certezza.

Emozioni sincere, paure e speranze espresse con spontaneità e totale libertà, in una Roma che ricomincia, che ritrova vita e movimento dopo le sconvolgenti immagini delle sue strade vuote.

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I gatti conquistano anche i vip: il fascino dei mici e il mondo del volontariato

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“Un gatto è prosa un gatto è poesia”, diceva la poetessa e scrittrice Jean Burden. “Una casa senza un gatto è solo un domicilio”, scriveva a sua volta Shirley Collins. Evidentemente anche i personaggi del mondo dello spettacolo lo hanno capito e non vogliono farsi mancare la magia e la gioia di avere un pelosetto felino tra le proprie braccia. D’altronde non è altro che il segno dei tempi, se consideriamo che attualmente, nel nostro paese, sono quasi 7,3 milioni i gatti che allietano le giornate dei propri “umani” per un giro di acquisti, tra pappe, giochini e “accessori” arrivato a cifre davvero enormi.

E tra i rappresentanti dello showbiz che tengono maggiormente ai propri mici ci sono le attrici Miriam Leone, “innamorata” del suo gatto Gaetano, le soubrette Anna Falchi, Valeria Marini, Belen Rodriguez che proprio di recente si è regalata un gattino di nome Stich, Paola Barale, la cantante Giusy Ferreri, la presentatrice Licia Colò che in memoria di Pupina, la sua gattina scomparsa, nel 2007 ha scritto il libro Cuore di Gatto, la criminologa Roberta Bruzzone… Anche all’estero la gatto-mania è da tempo diffusa. Basta pensare al grande Freddie Mercury, che dei gatti era un vero cultore e ne possedeva ben 10 alcuni di razza, altri “trovatelli” e che alla sua preferita, la persiana Delilah, aveva addirittura dedicato l’omonima canzone. Anche a David Bowie amava i mici e si era spesso fatto fotografare in loro. Appassionati di felici le popstar Ed Sheeran, Taylor Swift, Clive Nolan talentuoso tastierista delle prog rock band Pendragon e Arena, Nad Sylvan (nella foto qui sopra), il cantante svedese della band di Steve Hackett (ex Genesis) che adora la sua gattina Skrut, gli attori hollywoodiani Liam Hemsworth e James Franco. Lo stilista Karl Lagerfeld amava talmente tanto la sua amica pelosetta Chaupette da lasciare proprio a lei gran parte della sua cospicua eredità. A fronte di questi mici fortunati che risiedono in case lussuose o magari anche in case “normali” ma piene d’amore per loro, però, ci sono quelli meno fortunati, i cosiddetti randagini che spesso sopravvivono soltanto grazie all’amore e all’immenso impegno disinteressato dei loro “angeli”, i volontari. Come l’ottima Marianna D’Alterio, che dalla provincia di Napoli quotidianamente lotta per la sopravvivenza di tanti pelosetti abbandonati, spesso malati, ai quali assicura cure e mantenimento, non senza grandi sforzi economici e personali divenuti ancora più pressanti a seguito dell’epidemia da Covid-19. Per aiutare Marianna nella sua missione con donazioni libere, per adozioni e per conoscere il suo mondo fatto di fantastici mici, “sintonizzatevi” sulla sua pagina Facebook Residence Coffee per aiutare i pelosi bisognosi o scrivete all’indirizzo qualazampa@hotmail.com. Nel frattempo godetevi l’interessante intervista a questa instancabile volontaria dalla quale c’è molto da imparare.

 

Quali sono le caratteristiche principali che una volontaria che si occupa di gatti dovrebbe avere?

Personalmente io ho iniziato la mia battaglia proprio con le sterilizzazioni quando avevo 20 anni, avevo da poco imparato a guidare e come primo pensiero iniziai a sterilizzare una colonia che si era formata sul viale dove vivevo. Tutto era iniziato da una sola gatta che una persona anziana aveva messo alla porta, nel giro di un paio di anni si arrivò a circa 50 gatti e non ti dico quanti ne morivano Da allora ho perso il conto dei gatti sterilizzati e rimessi sul territorio.

 

Tu come hai scoperto la tua passione per i micini e quando hai iniziato ad occuparti di loro con tutto questo impegno?

La risposta si collega alla prima in quanto tutto è iniziato proprio da quella colonia. Mentre la mia primissima adozione fatta fuori regione risale a 10 anni fa con Frollino, recuperato a pochi metri di dove lavoravo che ora vive felicemente a Siena con la sua mamma Marilena che lo adora nonostante sia un piccolo teppista. Fino a quel momento le mie adozioni erano in loco e quasi tutte tra amici e parenti, devi inoltre sapere che io sono nemica della tecnologia per cui non utilizzavo molto il telefono e nemmeno internet.

 

Ma è vero che in questo periodo di crisi epidemiologica ci sono stati molti problemi per le adozioni?

Purtroppo sì, il covid-19 ha creato tantissimi problemi con le adozioni in quanto non si poteva uscire di casa se non per motivazioni consentite e le adozioni proprio non lo erano, per fortuna il decreto ci ha permesso di gestire le colonie e per me è stato già tantissimo.

 

Oltre alle donazioni, si può contribuire mandandoti anche del cibo o altro per i tuoi gattini. Quali prodotti ti sono più utili?

I cibi che utilizzo di più sono gastrointestinal della royal Canin sia umido che secco ed ho scoperto da circa una settimana che hanno fatto anche la versione kitten per i più piccini. Babycat sempre della royal Canin ma solo secco, come umido per i piccoli utilizzo il kitten della royal Canin oppure quello della animonda, schesir, Natural code. Per i randagi invece utilizzo di tutto, per fortuna non hanno vizi. Poi ci sono i mici disabili o “magici” come li chiamo io, per loro utilizzo pannolini della Huggins misura 1 con l’orsetto Winnie the Pooh e misura 3 con Minnie e Topolino, pomate in pasta di zinco, carobin pet ultra sia a pasta che compresse per problemi intestinali, urikrill per i problemi urinari. Antiparassitari pipette.

 

Un tempo erano soprattutto le donne che si occupavano di gatti ma adesso ci sono anche tanti volontari uomini. Tu consigli questa attività anche agli uomini?

Il volontariato deve partire dal cuore, non lo si può consigliare ad un uomo ma nemmeno ad una donna, soprattutto il volontariato con gli animali ti assorbe al 100%. Ma soprattutto il volontariato non va fatto per colmare delle carenze personali, chi parte con questi presupposti non farà il bene degli animali, ma soprattutto mollerà non appena la propria vita avrà nuovi interessi.

 

Perchè una persona dovrebbe voler arricchire la sua casa con la presenza di un gattino?

Eh, questa è una bella domanda! I gatti sono esseri speciali, sono difficili da spiegare, bisogna viverli per capire.

 

Susanna Marinelli

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Georgetown: la prima regia cinematografica di Christoph Waltz

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Un film incentrato sulla ricerca del tempo perduto, cara sin dal titolo della sua omonima opera magna all’ingegnoso ed erudito scrittore e saggista francese Marcel Proust, risulta degno di nota? Al di là dei facili giri di parola, caldeggiati anche dal giocherellone Quentin Tarantino per mezzo dei persistenti richiami citazionistici, assistere alla visione di Georgetown – on demand dal 19 Maggio 2020 – è una perdita di tempo per gli spettatori più scaltriti?

A quelli più ingenui, giacché intenti ad anteporre il carattere di presa immediata alla densità espressionistica dell’aura contemplativa, la prima regia cinematografica dell’ammiccante Christoph Waltz, attore-feticcio dell’inesauribile Tarantino, vincitore dell’Oscar come “best actor in a supporting role” per Bastardi senza gloria e Django unchained, sembrerà se non altro potabile. Per dirla alla maniera del nipote adottivo di Rocky Balboa in Creed – Nato per combattere. In virtù dello sguardo furbetto dell’interprete cosmopolita, austriaco con cittadinanza ebrea capace di parlare fluentemente almeno tante lingue quante il compianto Papa Giovanni Paolo II. Eppure il debutto nelle vesti di autore tout court da parte del gregario di lusso, autopromossosi protagonista assoluto, costeggia diversi luoghi comuni che non sarebbero passati per l’anticamera del cervello ad Alfred Hitchcock e a Sergio Leone. L’approdo di Georgetown nei maggiori canali on demand pone in risalto l’insito impasse? È un’opera minore che curiosamente, ma nemmeno troppo, va per la maggiore?

Di certo il ricorso sin dallo incipit ai movimenti innaturali da destra verso sinistra, anziché in direzione contraria come prevede l’evocazione pacifica affidata alla tecnica cinematografica, appare da manuale. Specie ai fini del classico giallo. Al contrario i vari rimandi in filigrana a Delitto in pieno sole di René Clément, Il mistero Von Bulow di Barbet Schroeder e Gosford Park di Robert Altman, che disseminano l’intera trama, invertono la tendenza del giocondo Maestro: a differenza del pensiero post moderno, impreziosito dal furbetto Quentin ponendo sul medesimo piano gli spunti espressivi attinti a Robert Aldrich ed Enzo Girolami Castellari, le mere ricerche di stile lasciano davvero il tempo che trovano. Delitti in pieno sole, inoltre, non ve ne sono. L’omicidio commesso ai danni della ricca novantenne interpretata con la solita classe recitativa da Vanessa Redgrave rientra negli stilemi del genere giallo. L’unico margine d’enigma appare però strada facendo la ragione per la quale Christoph Waltz nel dirigere sé stesso alterni un gigionismo ai limiti del ridicolo involontario e una sottorecitazione alla Dirk Bogarde. Per certi versi sembra di constatare l’involuzione in tal senso del pur mirabile Al Pacino che ha contraddetto con la prova enormemente sopra le righe in Scarface, nei panni del “parolacciaro” Tony Montana, l’impeccabile misura impiegata per imprimere ulteriore forza significante agli ombrosi ed eloquenti silenzi di Michael Corleone nel cult Il padrino.

L’interazione tra semitoni ed eccessi compiaciuti, con cui spendere il proprio estro d’istrione nato, appare per di più priva dell’opportuna tensione psicologica. Ed è alquanto improbabile, sempre per portare un esempio gradito ai cinefili di provata fede, che il garbato e malinconico maggiordomo James Stevens dell’intimistico apologo Quel che resta del giorno divenga durante un terzo grado mefistofelico, impenetrabile ed estremamente arguto tipo il dottor Hannibal Lecter nell’incomparabile thriller Il silenzio degli innocenti. Christophe Waltz, bravissimo nelle vesti di supporto ora dell’avvenente Brad Pitt, quantunque camuffato alla Vito Corleone, ora dell’immusonito Jamie Foxx, in chiave western, non arriva onestamente nemmeno alla caviglia di Anthony Hopkins. Né dell’Al Pacino più innamorato dei sovratoni. Definire vibrazioni armoniche le convenzionali scelte espressive connesse alle cadenze della colonna sonora, che stenta ad abbracciare la svariata tastiera dei diversi stati d’animo, è a dir poco inopportuno. La geografia emozionale rimane un miraggio: l’effigie dell’evocativo centro abitato cede spazio ai modi risaputi del cinema da camera. L’egemonia degli interni, dove il secondo marito dell’influente vecchietta predispone cenette succulenti per conquistare le simpatie dell’alta società, tradisce un plagio piuttosto evidente. Ed ergo impossibile da spacciare per un sincero ed educato omaggio.

La brutta copia di Liam Neeson in Schindler’s list – La lista di Schindler, mentre ricava il beneplacito dei papaveri dell’esercito nazionalsocialista, prima di capire di aver fatto affari con gente senza scrupoli, è un’autorete malcelata. L’ormai inflazionata rivoluzione della consecutio temporum svela l’arcano, di per sé scontato, a parte la velleitaria simpatia per le divise militari, con la legione straniera nel cuore, che avrebbe potuto essere sfruttata meglio. Persa quell’occasione, sul versante grottesco/visionario, gradito agli amanti del cinema surrealista, che ha in Luis Buñuel l’indiscusso capofila, Georgetown si dissolve come neve al sole. Finendo col trascinare nella noia finanche le platee di bocca buona. Deluse pure le aspettative meno superbe, lontane dai territori della sagacia parodistica o dell’ossessione fantastica, la missione epifanica dell’assunto strappa sorrisi di dileggio. Trasformando in componenti della Gialappa’s Band persino gli spettatori alieni alle pose canzonatorie. La rivelazione, attinente al termine epifania, arriva senza l’ausilio dell’idoneo intrigo. Il gusto intellettuale, pago delle citazioni sparse a raggiera, prende per misteriose le banalità scintillanti. L’onesto montaggio rimedia alla prevedibilità dei soliti imprevisti. Il connubio in Georgetown della commedia sofisticata con l’acre indagine di costume, vanificata dalle grossolane incongruenze che si barcamenano in superficie, non aiuta comunque affatto ad approfondire il vano colpo d’occhio dell’ambientazione. È meglio, in ultima istanza, tornare a ricoprire con lampante merito il ruolo del miglior attore protagonista. A ciascuno il suo. Sciascia docet.

 

 

Massimiliano Serriello

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Viola Manuela Ceccarini: Vivi announces new show with a Billboard In Times Square

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Italian influencer and tv personality, Manuela Viola Ceccarini aka ViVi, is back with new projects and a brand new reality show, to be streamed on YouTube!  in collaboration with 2 other influencers and youtubers she.

The Italian beauty announced today that she will be hosting a YouTube series, sponsored by Latinplug for a major channel with the collaboration of two radio/tv personality and big YouTubers.

The show will consist into interview celebrities and people in the entertainment industry. We can’t wait to see it!!

She wrote on her instagram account,  “I got a billboard in Time Square! A dream come true since I moved to the USA” She also announced that she’d be jumping on Instagram live at the same time on Friday, to discuss a few things for her new upcoming projects.

Interestingly enough, the single announcement was met with a huge billboard in Times Square.

By: Tiziano Dossena

Follow Manuela Viola Ceccarini on IG

 https://www.instagram.com/iamviolavivi/

www.mondospettacolo.com/viola-vivi-vi-racconto-il-mio-lockdown-a-new-york/

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Luciano Roffi (attore e doppiatore di Quentin Tarantino) si racconta su Mondospettacolo!

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Intervista a Luciano Roffi, famoso attore e doppiatore italiano, famoso per aver doppiato Quentin Tarantino e tante altre star di Hollywood.  Luciano è ricordato in modo particolare per il doppiaggio di serie cult anni 80: sua è la voce di Poncharello dei “Chips” e del Conte di Fersen in “Lady Oscar”. In questa simpatica intervista Luciano Roffi ci racconterà come si è avvicinato al mondo della recitazione.

Chi è Luciano Roffi, lontano dal leggio e dal set?

Luciano Roffi, lontano dal set e lontano dal leggio, non dico una persona solitaria, ma poco mondana, mi piace stare anche per conto mio. Abito in periferia, dove c’è ancora del verde, dove faccio delle lunghe passeggiate. Faccio parte della “LIPU”, lega italiana protezione uccelli, e della “LAV”, lega antivivisezione. La mattina amo fare colazione al bar e leggere il giornale, quando si poteva, prima del Covid 19. Sono ufficialmente single, ma la compagnia femminile non mi manca. Figli non ne ho, anche perché io stesso mi sento ancora figlio[Ride]. Amo molto i cani, dopo la morte della mia cagnetta, una mia amica mi mandava insistentemente dei video con dei cagnolini da adottare, ne vidi uno, era Susy, la cagnetta che ora vive con me. Io stesso ora mi occupo di adozioni di cani e mi assicuro che le famiglie adottive siano idonee, sai, meglio fare attenzione che non finiscono in mani di  drogati o gente inaffidabile. Con un gruppo di amici ci occupiamo anche dei cani di quartiere e gli diamo da mangiare a nostre spese. Tra le altre cose, amo andare a cavallo.

Come e quando ha iniziato la sua attività di attore e doppiatore?

Ho iniziato tanti anni fa, negli anni 70, mi sono buttato in questo mondo senza particolari progetti, ho iniziato con gruppi amatoriali, dopodiché decisi di fare della recitazione, la mia professione e mi unii alle compagnie professionali. Fui scritturato da Franco Enriquez e Valeria Moricone che all’epoca erano una coppia, per un lavoro e cominciai, ricordo che con me c’era un giovanissimo Michele Mirabella. Dopo fu un susseguirsi di chiamate, io non  avevo studiato e mi buttai in questo mondo allo sbaraglio, come faccio spesso nella mia vita. Avevo un talento naturale e sul palco facevo la mia bella figura, continuai con il teatro fino alla fine degli anni 70, dopodiché mi affacciai al mondo del doppiaggio. Ho fatto una bella carriera come doppiatore, i primi successi arrivarono prestando la voce a Poncherello dei “Chips”. Il bello del doppiaggio è che mi chiamavano da casa, invece di preoccuparmi di essere scritturato per una parte in teatro. Continuai a recitare in teatro, presi parte ad uno spettacolo della compagnia Pambieri-Tanzi, ma col doppiaggio guadagnavo molto bene. Ho continuato con il doppiaggio per trent’anni, prestando la voce sia ai protagonisti che ai personaggi secondari. Ora con l’avanzare dell’età lavoro un po’ meno e lascio spazio alle nuove generazioni.

Che consigli darebbe ad un giovane che vuole intraprendere l’attività del doppiatore?

Prima di tutto devi imparare a fare l’attore e a recitare, essere naturali, il più veri possibile a comando, bisogna ristrutturare la propria personalità e ricostruirla come personaggio ed essere contemporaneamente, veri ed artificiali. Io mi accorsi di avere trovato questo equilibrio, quando “Dacia Maraini” mi contatto per recitare in “Dialogo di una prostituta con un suo cliente”, dove io interpretavo il cliente. Tra l’altro ci fu una polemica, solitamente in teatro si spogliano le donne, in questo caso mi spogliai io, quindi io sono stato il primo uomo nudo apparso in teatro. Dacia Maraini ebbe la brillante idea di farmi recitare in ferrarese, il mio dialetto ed entrai immediatamente nel ruolo. Durante la recitazione, mi alzai dal divano          e feci una cosa del tutto inaspettata e assolutamente non preventivata: tolsi la polvere dai calzini. Un gesto del tutto naturale e fu allora che capii che avevo imparato a recitare, ero più vero.

Lei ha dato la voce a molte star di Hollywood come: Quentin Tarantino e Christopher Walken, c’è un attore che ha doppiato più volentieri rispetto ad un alto?

Sicuramente Quentin Tarantino, che l’ho fatto nella mia maturità.

Lei è famoso per aver doppiato Poncharello dei “Chips”, cosa ricorda di questa esperienza?

Di Poncherello ci sono tante cose che ricordo, tra cui con Massimo Rossi la voce di John. Io ero sempre distratto al leggio spesso disegnavo schizzi sul copione, quando toccava a me Massimo mi dava sempre delle gomitate [Ride].

Ha partecipato a molte fiction Rai e Mediaset, si ricorda qualche titolo? E cosa pensa delle serie tv italiane?

In generale non ne penso un granché bene, sono banali. Apprezzo molto però Beppe Fiorello e mi è piaciuto molto Giorgio Tirabassi nella fiction su Falcone e Borsellino, per il resto le fiction italiane, sono girate stile telenovelas. Io ho preso parte a diverse fiction tra cui “Papa Giovanni” con Massimo Ghini, dove interpretavo un cardinale carogna.

Luciano Roffi nella fiction “La Dottoressa Gio”

Ha fatto tanto teatro, c’è  un lavoro che le rimasto particolarmente nel cuore?

“Il Minotauro” è tra quelli che mi è rimasto nel cuore, perchè l’ho fatto dal punto di vista del minotauro. Un essere senza istruzione, non sapeva nulla. Fu trascinato in questo labirinto di specchi, pensava di vedere altri esseri come lui e pensava di essere il loro re.

Ha mai rifiutato un ruolo perché lo trovava poco gratificante?

No, non avevo la carriera per rifiutare un ruolo, al massimo potrei rifiutare un ruolo perchè lontano dalle mie ideologie.

Cosa preferisce tra il teatro e il doppiaggio?

Difficile trarne una preferenza, ti rispondo in un altro modo. Con il doppiaggio tu proponi un qualcosa che è stato già fatto e recitato da un altro attore, in teatro il personaggio te lo crei tu, lo interpreti tu, poi il calore e il contatto con il pubblico è impagabile.

Ringrazio Luciano Roffi per la gradevole chiacchierata e per la sua disponibilità.

Antonio Palazzo

http://www.lucianoroffi.it/

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Arriva on demand Un pugno di amici, il film con Matranga e Minafò di Made in Sud

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Dal palco del Convento Cabaret allo schermo di Amazon Prime Video dal 20 Maggio 2020, il primo film con Tony Matranga ed Emanuele Minafò Un pugno di amici. Prodotto dalla Tunnel Produzioni di Nando Mormone e da Sicilia Social Star, il film è scritto e diretto da Sergio Colabona e vede l’unione del cast di Made in Sud e di Sicilia Cabaret.

Comicità siciliana quanto basta, un pizzico di immancabili tormentoni e un cast d’eccezione sono gli ingredienti della ricetta cinematografica che promette di saziare tutti, fan e non. Nella commedia infatti, insieme a Matranga e Minafò, anche Maria Bolignano, Mariano Bruno, Paride Benassai, I Ditelo voi, Angelica Massera, Titina Maroncelli, Piera Russo, Grazia Zappalà, Felicia Del Prete, Totino La Mantia, I 4 Gusti, I Respinti, I Badaboom, Ivan Fiore e tutto il cast di Sicilia Cabaret. La ciliegina sulla torta è la partecipazione straordinaria di Maurizio Casagrande.

Il film – e non poteva essere altrimenti – è completamente “made in Sud”. Le riprese sono state girate a Palermo e dintorni: tra Termini Imerese, Gratteri, Lascari e Isola delle Femmine (all’interno del Saracen Hotel). Sia per Matranga che per Minafò si tratta di un ritorno al passato, visto che buona parte dei ciak sono all’interno di un villaggio turistico, proprio dove il connubio ha avuto inizio. Filo conduttore l’amicizia.

“Ci siamo misurati con qualcosa di nuovo – commentano Matranga e Minafò – e non vediamo l’ora di conoscere la risposta del pubblico che, grazie al lavoro di squadra corale con tutti i comici del Sud Italia, promette di essere davvero variegata. Hanno provato a boicottarci in tutti i modi – aggiungono scherzosamente – prima innescando una pandemia, poi facendo arrivare vicino alla terra un asteroide. Vediamo cosa si devono inventare prima del 20 Maggio…”.

Il film inizia con una rapina… senza bottino e alla persona “sbagliata”, un boss interpretato da Paride Benassai. Tony ed Emanuele, in un intreccio pirandelliano, vengono braccati da Maurizio Casagrande nei panni del commissario e dalla sua squadra di polizia sgangherata. Dopo una serie di esilaranti gag, i due dovranno sperimentare nuove idee per andare avanti e nascondersi da chi è sulle loro tracce. Al centro di tutto, però, un’unica certezza. Quando tutto va a rotoli, l’unico vero appiglio sono gli amici di una vita.

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Ecco il trailer di Da 5 bloods – Come fratelli, nuovo film di Spike Lee

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Il 12 Giugno 2020 arriva su Netflix Da 5 bloods – Come fratelli di Spike Lee, scritto da Danny Bilson, Paul DeMeo, Kevin Willmott e il regista stesso.

Dal vincitore del premio Oscar Spike Lee arriva un nuovo film. La storia di quattro veterani afroamericani: Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Eddie (Norm Lewis) e Melvin (Isiah Whitlock, Jr.) – che ritornano in Vietnam.

Alla ricerca di ciò che rimane del loro caposquadra, caduto in guerra (Chadwick Boseman) e di un tesoro sepolto, i nostri eroi, riuniti dal preoccupato figlio di Paul (Jonathan Majors), combattono le forze dell’uomo e della natura – mentre affrontano le devastazioni durature dell’immoralità della guerra del Vietnam.

Il cast di Da 5 bloods include Mélanie Thierry, Paul Walter Hauser and Jasper Pääkkönen, Johnny Trí Nguyễn, Lê Y Lan, Nguyễn Ngọc Lâm, Sandy Hương Phạm e Jean Reno.

Di seguito, il trailer.

 

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Il terzo omicidio di Kore-eda Hirokazu in esclusiva su CG Digital

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CG Entertainment è orgogliosa di annunciare che da oggi è disponibile in esclusiva On Demand sulla piattaforma CGdigital.it Il terzo omicidio del maestro Kore-eda Hirokazu.

Il pluripremiato regista giapponese, già acclamato da critica e pubblico per Ritratto di famiglia con tempesta (on demand su cgdigital.it), Un affare di famiglia e La verità, con Il terzo omicidio si spinge nella zona del legal-drama offrendo una personale rilettura del genere portandolo ad alti livelli.

Su CGdigital.it è inoltre disponibile lo speciale “Making of – IL TERZO OMICIDIO” acquistabile o noleggiabile direttamente dalla scheda de Il terzo omicidio.

Per celebrare l’uscita de Il terzo omicidio su CGdigital.it è da oggi attiva la promozione MADE IN JAPAN, tutto il meglio del cinema nipponico a prezzo speciale: da Ritratto di famiglia con tempesta dello stesso Kore-eda a Departures di Yojiro Takita, passando dai classici La farfalla sul mirino di Seijun Suzuki e Viaggio a Tokyo di Yasujiro Ozu. Scopri tutti i film della promozione MADE IN JAPAN qui https://tinyurl.com/y95bcp7r

Shigemori, un avvocato di successo, assume la difesa di Misumi, un uomo di mezza età accusato di aver brutalmente ucciso e derubato il proprio capo. Il presunto assassino aveva già scontato una lunga pena detentiva per un duplice omicidio di cui si era macchiato 30 anni prima. Le possibilità di Shigemori di evitare la condanna a morte per il suo assistito sono poche, dato che l’uomo ha già ammesso chiaramente la propria colpevolezza. Mentre approfondisce il caso, ascoltando le testimonianze dei conoscenti di Misumi, dei familiari della vittima e dello stesso indiziato, Shigemori inizia a dubitare che l’uomo sia davvero colpevole.

Il terzo omicidio è stato presentato in concorso alla 74° Festival di Venezia e distribuito nelle sale italiane da Double Line.

Fanno parte del cast Masaharu Fukuyama, Kôji Yakusho, Suzu Hirose, Mikako Ichikawa, Yuki Saitô.

Noleggia o Acquista il film da qui:

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Intervista a Monica Marra che esce con “L’URDEMA SAGLIUTA”

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Monica Marra, nata a Napoli nel 1977, è stata definita voce mantra della musica napoletana.

Inzia la carriera solista con la corale “Gli Angeli”,  esibendosi in VATICANO dinanzi al Papa Giovanni Paolo II anno nel 1996.

Dopo aver partecipato e vinto il Concorso Voci Nuove del Comune di Napoli, va in finale a Una voce per Sanremo nella città dei fioririsultato che la porterà alla conquista del Premio Mia Martini.

Nel 2017 Monica Marra si avvicina al mantra madre di Selene Calloni, con Loredana Salomone; la sua “voce mantra”, originale e unica, diventa riconoscibile e amata dalla gente.

Si esibisce  quindi in spettacoli e seminari con tecniche vibrazionali di secondo livello e rituale dei sensi Osho Shamanic e School Waves of Energy insieme a Anatta Agim.

Nel 2018 e 2019 porta la melodia napoletana in concerto anche in altri paesi come Francia e Spagna.

Nasce così la collaborazione di Monica Marra con Carlo Faiello che confeziona un inedito per lei dal titolo Madre Nera (Finalista Festival di Napoli New generation 2017) , riscuotendo consensi di critica e pubblico.

In quale momento ha deciso di diventare una cantante e per quale motivo?

In realtà non è un momento esatto la musica mi ha salvato la vita, cantare per me è come per gli uccelli volare .

A 5 anni ho vinto il mio primo concorso con una canzone dedicata alla mamma.

È vivo il ricordo della preparazione di quella canzone dove i miei genitori insieme amorevolmente come non mai si divertirono con me .

Ecco ripensando a quei momenti inconsapevolmente già influenzava la mia vita fino a diventare un bisogno primario.

Tanti ricordi tanti momenti ,essere una cantante è come stare nel movimento del mare che non si ferma mai passa per l’alta e la bassa marea,e in ogni suo movimento é pieno di energia.

Poi a 16 anni l’accademia di Sanremo giovani , ha dato una spinta pratica alla mia vita da cantante .

Ci racconti dell’esperienza davanti a Papa Giovanni Paolo II nel 1996. La considera un’esperienza che in qualche modo ha dato una svolta alla sua carriera?

In realtà segnava il mio percorso ,stava dando un’ identità sempre più chiara .Si perché i canti sacri hanno un grande potere energetico, quindi cominciavo a sperimentare e ricercare la parte spirituale nella voce e  nel canto.Si é stato un momento importante e soprattutto di grande gioia ed emozione profonda.

A quali premio vinto durante il suo percorso di crescita artistica è maggiormente legata?

 Sono legata a primo premio vinto con il festival Partenope .

Fantastica ispirazione la targa rappresentata da una Sirena in una chiave di violino.

Un dono grande dell’universo partecipare e vincere ma soprattutto la mia prima esperienza con l’ orchestra wooo!Il paradiso una sezione di violini ,una di fiati ,oddio ricordo ancora la magia ,ecco perché credo nella musica viva fatta da strumenti veri suonata da persone che risuonano con lo strumento come io risuono con la voce e insieme creiamo.

Il suo ultimo lavoro “L’urdema sagliuta” presenta un insieme di sonorità particolari. Ritiene che la commistione di più influenze musicali possa elevare un brano e farlo diventare più importante?

L’Urdema sagliuta racconta di  un grande movimento interiore come la paura ,un illusione della mente che possiamo trasformare in medicina con la forza della volonta,e soprattutto restando al centro di noi stessi .

Se attraversiamo il vuoto diamo spazio all’accadere delle cose sostituendolo alla fatica.

E questo intanto per me è un linguaggio universale che spontaneamente chiama influenze musicali diverse e naturalmente si eleva perché l’unione arricchisce da valore.

Come è arrivata alla creazione del suo spettacolo teatrale “La sirena mi canta dentro”?

La voglia di creare ,il desiderio di raccontare e soprattutto mettere in dialoco dei mondi apparentemente distanti.Io ho letto ricercato ,studiatstudiato e sperimentato l’anima esoterica della melodia Napoletana.

In questo spettacolo e nel prossimo “onda nuova”l’intento é di far cantare il cuore delle persone creando cambiamento,speranza guarigione.

La follia è mettere in dialogo una lingua antica come il sanscrito con il Napoletano.

E la vita premia gli audaci perché i risultati sono straordinari non vedo l’ ora di ricominciare.

Ci descriva, con un aggettivo, il rapporto di collaborazione che è intercorso con Mikele Buonocore 

e il produttore Ennio Mirra (fondatore dell’etichetta EVERGREEN).

Un rapporto Animico.
Si quando le anime s incontrano e riescono a dialogare al di lá di ogni formalità .

Una grandissima intesa ,Michele Buonocore e Ennii Mirra due artisti straordinari perfettamente allineati alle mie idee di fare musica ed essere artista .

 

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La nuova community social CIVICO 2021

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CIVICO 2021 è una neonata community presente su Instagram e Facebook per unire i professionisti e gli artisti dell’intrattenimento serale e notturno in questa fase di lockdown. Un’idea nata dai dj, produttori e creatori di format Ale Zuber e Roberto Milani.

CIVICO 2021 è stato pensato come un vero e proprio condominio virtuale alla quale si accede iniziando a seguire la sua pagina Instagram, dove ogni sera (in seconda serata) gli addetti ai lavori si confrontano in diretta con interviste, rubriche e approfondimenti, talvolta leggeri, talvolta più seriosi. Un modo agile di farsi compagnia tra colleghi e pensare a designare scenari futuri. Franco Moiraghi, Roberto Intrallazzi e Luca Provera (The Cube Guys) Franklin Santana, George Leonard, Carlotta Voice, Luca Bergamaschi, Nausica, MorganJ, Riccardo Dose, Rosario Rannisi, Ivan Cottini, ROCK-ARO e tanti altri – 1.200 circa tra dj ed artisti – si sono già virtualmente trasferiti nel nuovo condominio, insieme a 100 tra i club più importanti d’Italia.

Il palinsesto settimanale prevede Stefano Pain (lunedì), Paolino di Radio 105 e Killer Faber (martedì), Georgia Mos (mercoledì), Condomini (giovedì), Ale Zuber & Roberto Milani (venerdì), Renée La Bulgara (sabato), Matteo Lotti (dalle 19.30) e Davidone del Rigatoni di Formentera (domenica).

Tra gli obbiettivi che si pone CIVICO 2021, creare un network di professionisti del settore, in grado di aiutarsi, collaborare e farsi trovare pronto per la ripartenza. Uno spazio libero, aperto a chi abbia qualcosa di serio e concreto da proporre e da raccontare, dando il proprio contributo di idee per poterle sviluppare insieme, come all’estero avviene con continuità già da anni. Senza volersi mettere di traverso rispetto alle Istituzioni, fare politica né tantomeno rivoluzioni in piazza, reali o virtuali che siano. Nelle prossime settimane CIVICO 2021 diventerà sia un sito internet sia una app.

www.instagram.com/civico2021

 

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Denise Maragno

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A tutti voi sarà capitato curiosando su instagram di soffermarvi su qualche bellissima modella, ebbene non sono nemmeno passate 24 ore da quando l’ho vista su instagram che mi sono innamorato (artisticamente) di lei. Il suo nome è Denise Maragno e sono andato ad intervistarla!

Denise Maragno, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, grazie mille per l’opportunità, sto molto bene.

Descriviti al nostro pubblico, raccontami un po’ di te.

Sono una ragazza molto ambiziosa e solare. Ho molte passioni, in particolare quella della moda. Mi definisco molto testarda, ma allo stesso tempo determinata. Non mi piacciono le bugie e odio chi mi chiede di essere volgare, motivo per il quale non collaboro con molte persone, come si dice: poche ma buone. Sono molto espressiva, e infatti si capisce subito se una persona mi é simpatica, ciò non toglie che io sia molto disponibile e gentile con tutti. Un mio grande difetto? Perdono facilmente, ma sono molto rancorosa,é difficile che torni amica di qualcuno che abbia tradito la mia fiducia.

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Poso da circa due anni. É iniziato tutto per gioco, quando un giorno mi chiesero di fare qualche foto per sponsorizzare le exstension delle ciglia per una persona a me molto cara. Da quel giorno la mia vita é cambiata, molti fotografi mi hanno contattata per scattare ed io non me lo aspettavo.

Come è stata la  prima volta di Denise Maragno sul set fotografico?

Il mio primo set é stato molto divertente e allo stesso tempo impacciato. Insomma, non avendo mai lavorato come fotomodella è stata un’emozione davvero unica!

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Ho deciso di posare perché fin da quando ero piccola amavo molto l’arte e la fotografia. In realtà non mi sentivo nemmeno all’altezza, essendo un pochino bassa. Ma quando ho avuto l’occasione di poter mostrare il mio corpo e il mio viso, l’ho fatto tranquillamente. Principalmente però avendo molti tatuaggi preferisco fare set in intimo.


Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Non c’è un particolare shooting, anche se i miei preferiti che ricordo piacevolmente e che molti dei miei seguaci mi chiedono sempre di postare sono quelli del mio fotografo Reds. Studio Photography che saluto.


Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Attualmente é un forse. Questo mondo ha tantissime opportunità e ti permette di conoscere molte persone. Allo stesso tempo bisogna stare sempre attenti pero con chi si collabora, non tutte le persone che ti contattano sul web sono sempre affidabili. Prima di entrane a far parte infatti pensavo che tutte le persone lavorassero seriamente, ma in realtà poi come per tutte le cose, ti rendi conto che ogni mondo in campo artistico ha un realtà, con i suoi lati negativi e positivi.

Cosa riesce a farti emozionare?

Mi fa emozionare molto l’idea di essere riuscita a raggiungere un’obiettivo che nella mia vita non avrei mai pensato di poter affrontare. Difatti, mi emoziono spesso quando vado a scattare con nuovi fotografi  e questo e dovuto anche al fatto che non mi sono mai sentita molto bella.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Assolutamente Bambola.

Posi con disinvoltura, quale è il tuo segreto?

Eseguendo molti generi e sopratutto l’intimo, il segreto che mi permette di essere cosi sciolta ed espressiva nei movimenti, é quello di non pensare troppo a chi mi sta fotografando, ma ben si al piacere di essere donna e di mostrare tutte le forme possibili, ovviamente non apparendo volgare.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

In un uomo la prima cosa che guardo é il sorriso. Gli uomini solari mi piacciono moltissimo. Un uomo deve essere sempre ben curato per me sopratutto nel vestiario. Sono attratta moltissimo dagli uomini eleganti. É una cosa che mi piace tantissimo. Ovviamente devono essere tatuati come me, più sono tatuati più mi piacciono.


Sei una donna molto sensuale, ma secondo te: sensuali si nasce o si diventa?

Credo che sensuali si nasce. Lo sai fin da subito quali doti e qualità hai. La mia qualità più forte sono i miei occhi. So guardare in modo molto sensuale, anche essendo vestita con una semplice tuta. (sorride). Questo è quello che piace agli uomini.


Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Mi piacerebbe diventare una professionista nella danza e lavorare nelle compagnie televisive.

Quali sono le tue passioni?

Le mie passioni? La danza e il canto. Danzo dall’età di 4 anni.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Il mio pregio: Sono molto umile nonostante abbia molte persone che mi seguono su instagram, sono semplice, non mi piace credermi qualcuno solo per la mia popolarità o sentirmi al centro del mondo. Sono una persona molto alla mano e in questo mondo non è da tutti. Il mio difetto: Come espresso precedentemente nell’intervista sono molto rancorosa.

Che cos’è sacro per te?

La cosa più sacra per me é la mia famiglia.

La tua più grande paura?

La mia più grande paura? Mmmm ne ho molte. Ho paura del buio principalmente, ma anche dei grilli e delle cavallette.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Assolutamente no. Ognuno deve accettarsi per come é nella vita, anche perché siamo abituati sempre a guardare quello che hanno gli altri e non a quello che abbiamo noi.

Cosa è per te la felicità?

Per me la felicità sta nelle piccole cose, un esempio: una normalissima serata con le amiche a sorseggiare del vino. Le mie amiche sono tutto.


Come descriveresti la tua vita sentimentale?

La mia vita sentimentale un casino! Ora sto molto bene, ma con gli uomini tutte brutte esperienze. Se posso dirlo sono una grandissima str****a, non mi fido di nessuno.

Secondo Denise Maragno, quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Una fotomodella deve essere assolutamente originale. L’originalità sta nel tuo modo di esprimerti, vestirti, truccarti. Mi piacciono le modelle particolari, tipo le Suicide Girl.

Vai al cinema? E se la risposta è si che genere di film preferisci vedere?

Si certo. Adoro i film comici e allo stesso tempo romantici.

Ultimo libro letto?

Ultimo libro? 50 sfumature di grigio.

Il tuo piatto preferito?

La carbonara vince su tutto!

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi, mettili in ordine di importanza!

Famiglia, salute, lavoro, sesso, amore, amicizia, soldi.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Semplice quella che ho su Instagram: https://www.instagram.com/imdenise__99official/

à à

A.C.

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Ginevra Elkann e il cast presentano Magari, in arrivo su RaiPlay

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“L’empatia è a rischio. Bisogna preservarla”. Secondo Riccardo Scamarcio, reclutato da Ginevra Elkann per il suo debutto dietro la macchina da presa nel lungometraggio con Magari, apologo sugli alti e i bassi della vita familiare vista attraverso lo sguardo d’una bambina d’appena nove anni, il cinema non è solo ed esclusivamente un veicolo di dubbi, come dà ad intendere Ivano De Matteo in Villetta con ospiti, ma è anche un mezzo creativo per preservare valori importanti. Tipo, appunto, l’empatia.

La videoconferenza stampa di presentazione del film – disponibile dal 21 Maggio 2020 sulla piattaforma RaiPlay – ha fornito l’occasione per approfondire il bisogno di contemperare stimoli compositi ed echi autobiografici. Era importante capire se per Scamarcio, che, oltre a confermarsi un attore in grado di lavorare sul personaggio in maniera piuttosto energica, è solito svolgere in altri contesti il ruolo di produttore cinematografico (con Per amor vostro di Giuseppe Mario Gaudino sugli scudi), l’alchimia stabilita con Ginevra Elkann, produttrice anch’ella oltre che regista, abbia rappresentato un’affinità degna di nota. La risposta in merito offre alcuni spunti di riflessione: “Certamente la mia esperienza di produttore mi aiuta nel mio lavoro di attore. E viceversa. Essere un attore facendo pure il produttore è un vantaggio. Fare il produttore ha aggiunto al compito della recitazione una serie d’incombenze che normalmente non riguardano l’attore. Ciò ha generato in me una sorta di pragmatismo e quindi di distacco che a volte, non sempre, può divenire molto utile”.

La neutralità tecnica, rinvenibile nella giusta distanza, insieme alla virtù di mettersi nei panni altrui, alla base di qualunque trasporto empatico ed ergo poetico, risulta ad appannaggio pure di Ginevra Elkann la quale – in merito alla scena forse più emozionante del suo film, quando la celebre canzone Se mi lasci non vale cementa i vincoli di sangue sulla falsariga indicata da Nanni Moretti con Insieme a te non ci sto più nel mélo sull’elaborazione dell’atroce lutto La stanza del figlio – esprime così il proprio pensiero al riguardo: “In quel momento, quando la famiglia di Magari canta all’unisono sulle note di quel celebre brano, lo scopo era imprimere un senso d’intimità. Se mi lasci non vale funge da collante. È indicativo: costituisce la loro intesa. Il nucleo domestico è consolidato in egual misura dai loro film preferiti”.

L’impressione, come già dimostrava il bel documentario Bianconeri. Juventus Story di Marco e Mauro La Villa, è che le persone stabili e pacate, aliene allo sbandieramento delle emozioni, per poi lasciarsi andare allo stadio tifando per la squadra del cuore (basti pensare al celebre nonno materno Gianni Agnelli) siano state motivi d’ispirazione. Al fine di mostrare la bellezza dell’ordine naturale delle cose. Che non è tutto rose e fiore benché riesca, fortunatamente, a trarre partito dalla coriacea voglia di colĕre, ovvero “coltivare”, sete di sapere ed emozioni primarie. Riposte nel sangue. Che certo non è acqua. Conta tantissimo. Al pari della voglia d’individuare, attraverso il piacere del racconto, impreziosito dalla Settima arte, target diversi, talora inconsueti, storie curiose, forse rappresentative, linguaggi disparati, ritratti compositi ed ergo forme alternative di spettacolo dell’Italia. Conosciuta con l’appellativo di Bel Paese. La pensa così l’alacre Elena Capparelli, direttore di RaiPlay, che, dopo quella di Magari, ha in animo, e soprattutto in programma, la proiezione sull’apposito canale di diverse pellicole. Alcune molte attese. Da Bar Giuseppe di Giulio Base, con il bravissimo Ivano Marescotti, ad Abbi fede, remake de Le mele di Adamo che vedrà Claudio Amendola e Giorgio Pasotti rispettivamente nei ruoli che furono di Ulrich Thomsen e Mads Mikkelsen.

Tornando a Magari, che all’appeal del rifacimento capace di destare curiosità replica da par proprio palesando situazioni simili ad Amici miei di Mario Monicelli, con vestiti invernali ed estivi frutto delle colpe dei padri e delle madri, la sceneggiatrice Chiara Barzini si dichiara soddisfatta: la visione del film arriva al momento giusto. Il tema della voluttà di riuscire ad appaiare l’inevitabile distanziamento e l’ambìto riavvicinamento non è una contraddizione in termini. Anzi. L’attitudine a far ridere amaramente e far riflettere ironicamente si andrà, invece, ad amalgamare con l’analisi degli stati d’animo, sviliti dalla separazione dei genitori, impreziositi tuttavia dalla casualità propizia?

L’appassionata ed esperta Alba Rohrwacher, parlando dell’aderenza al personaggio muliebre in Magari, sembra decisa ad anteporre al brivido, o thriller, un’ampia gamma di stimoli. La spinta gliela forniscono la grazia femminile, le componenti realistiche, estranee ai vani sogni d’evasione, e l’aura contemplativa. Per il resto, ad avere l’ultima parola sarà l’attenzione dedicata al “sentire dentro” un testo redatto sulla base della fragranza di vita e delle ingiustizie riparate lontano dalle regole eccessivamente severe. Chiudendo il cerchio. O, almeno, provandoci.

 

Massimiliano Serriello

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