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Stefano Sciacca presenta il saggio di critica cinematografica “Prima e dopo il noir”

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

Prima e dopo il noir di Stefano Sciacca

Lo scrittore torinese Stefano Sciacca presenta “Prima e dopo il noir”, un saggio di critica cinematografica che traccia la storia del genere noir americano che inizia idealmente molto prima della sua consacrazione negli anni quaranta, e che continua anche dopo la chiusura del suo periodo d’oro alla fine degli anni cinquanta. Un genere in continua definizione osservato nei suoi stretti rapporti con la letteratura e l’arte visiva, dalle quali ha trasposto in linguaggio cinematografico i temi del dissenso e della disillusione, gli scenari desolati e disorientanti e i personaggi reietti e chiaroscurali.

Titolo: Prima e dopo il noir

Autore: Stefano Sciacca

Genere: Critica cinematografica

Casa Editrice: Falsopiano

Collana: Falsopiano/Cinema

Pagine: 284

Prezzo: 22,00 €

Codice ISBN: 978-88-930-40-396

 

«Queste figure tormentate, intente ad aggirarsi per la città col favore della notte, vennero collocate all’interno di un universo anticonvenzionale, i cui principi ispiratori non coincidevano quasi mai con quelli della legge e della morale comune, espressione della mentalità borghese che la letteratura criminale, prima, e il cinema noir, poi, non attaccarono apertamente quanto altri generi affini, ma che considerarono in maniera implicita responsabile del degrado dilagante che aveva prodotto l’ondata di disobbedienza e di delitti. Di fronte alle regole di una società spietata e ipocrita, gli antieroi comprendevano di trovarsi “fuori tempo”, avvertendo l’impossibilità di superare la condizione di isolamento nella quale benpensanti e moralisti li avevano relegati […]».

Prima e dopo il noir di Stefano Sciacca è uno studio incentrato sul cinema nero hollywoodiano, sui suoi capolavori a basso budget, i personaggi iconici, l’atmosfera satura di vizio e l’ambientazione notturno-metropolitana, entrati prepotentemente nell’immaginario collettivo. Con un originale approccio multidisciplinare che coinvolge letteratura, arti figurative, storiografia e sociologia, l’autore ricostruisce le tappe fondamentali della poetica del dissenso e della disillusione tipica del noir, consegnando al lettore un’opera divulgativa scorrevole e diretta, che racconta ciò che ha influenzato questo genere cinematografico e ciò che ne è derivato. E approfondendo ciò che più ha condizionato il noir americano, non si può non menzionare il cinema espressionista tedesco degli anni venti: un cinema polemico, angosciato e profetico, dalle scenografie incombenti e inquietanti e dalla predilezione per i forti contrasti, a sua volta ispirato dagli incubi di E.T.A Hoffmann, riletti alla luce della nascente scienza psicanalitica, e dalle deformazioni prospettiche e le visioni allucinate dei romanzi di Fëdor Dostoevskij e di Heinrich Mann. Ciò che emerge da questo interessante saggio è lo stretto legame del cinema noir con la società, della quale documenta con approccio realista le contraddizioni, e verso cui indirizza un’aspra polemica per il modello borghese di riferimento dal quale “il criminale noir si distingue per onestà intellettuale, senza avere l’ipocrita pretesa di essere qualcosa di diverso da ciò che in effetti è”. Un criminale che nelle storie è rappresentato dall’antieroe tragico dalla spiccata connotazione romantica, predestinato alla sofferenza e alla sconfitta, che soccombe inevitabilmente al disordine interiore ed esteriore. Disordine esteriore di una città che diventa protagonista assoluta del cinema noir, che già Baudelaire considerava “teatro della modernità e delle sue contraddizioni”; quella del noir è, allo stesso tempo, una città metafisica, luogo di solitudine, desolazione, disillusione, ma anche un dedalo caotico, pieno di vita al punto da scoppiare. Ricorda la città-circo già messa in scena dal cinema di Weimar, chiaramente ispirata a propria volta dai quadri infernali e corrosivi di George Grosz e di Otto Dix, sulle orme dei pandemoni urbani di James Ensor. La città centro di delitti, delinquente essa stessa: la città, insomma, di Berlin Alexanderplatz e, prima ancora, di Delitto e castigo.

 

 

TRAMA. Prima e dopo il noir documenta e analizza la vasta produzione cinematografica di genere noir, dalle origini fino agli sviluppi più recenti, dai grandi capolavori del film muto al cinema d’autore. Il saggio affronta vari percorsi di cinema, i quali, partendo dalla nozione di film noir, si snodano attraverso le esperienze cinematografiche che hanno preceduto e seguito il genere nordamericano, presentando non solo le altre manifestazioni del cinema della disperazione, a cui appartiene anche il noir, ma, altresì, generi riconducibili ad un cinema dell’ottimismo, insospettabilmente legati gli uni agli altri.

 

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

BIOGRAFIA. Stefano Sciacca (Torino, 1982) è un giurista e cinefilo. Ha pubblicato i romanzi “Il diavolo ha scelto Torino” (Robin, 2014) e “La vendetta di McKoy” (Europa Edizioni, 2014), i saggi di critica cinematografica “Fritz Lang, Alfred Hitchcock, Vite parallele” (Falsopiano, 2015) e “Prima e dopo il noir” (Falsopiano, 2016) e il saggio di critica letteraria “Sir William Shakespeare, buffone e profeta” (Mimesis, 2018).

 

LA CASA EDITRICE. Edizioni Falsopiano è una casa editrice indipendente fondata ad Alessandria nel 1996 da Davide D’Alto, Roberto Lasagna e Saverio Zumbo. Pubblica libri e riviste su cinema, spettacolo, storia contemporanea, arte e psicoanalisi. Nata dalle ceneri della rivista Visionario (1989-1994), inizia le sue pubblicazioni con alcuni volumi su registi italiani e stranieri, in particolare su Stanley Kubrick, Dario Argento e Wim Wenders.

 

 

Contatti

http://www.falsopiano.com/

https://www.youtube.com/channel/UCLzo74hzOGDOg0Q6gpGpFaQ

 

Link di vendita

https://www.amazon.it/Prima-dopo-noir-Stefano-Sciacca/dp/8893040395

 

 

 

IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

Via Silvagni 29 – 401387 Bologna – Phone: +393396038451

Sito: iltaccuinoufficiostampablog.wordpress.com

Facebook: www.facebook.com/iltaccuino.ufficiostampa/

Mail: iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

 

 

 

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Red Zone: nasce la prima Discoteca interamente ricostruita in 3D

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Uno dei Club storici italiani, il Red Zone di Perugia, diventa ‘virtuale’: web radio ma anche dj set streaming dentro il club ricostruito in 3D

Il lockdown nella “zona rossa” ha letteralmente fatto esplodere creatività alle persone che ruotano intorno al Club.

Creatività futuristica, per superare la crisi emotiva e pratica che dimostra un sorprendente ed invidiabile pragmatismo nell’affrontare nuove sfide all’orizzonte.

Perché lo storico club fucina creativa e di promozione delle tendenze musicali e di costume degli anni ’90 e 2000 – anche se non ha più il suo “tempio” – oltre che con serate itineranti, prima della pandemia, è ancora attivo grazie al progetto RED ZONE “VIRTUAL” CLUB 2020.

Web radio Nei primi giorni del blocco è stata infatti creata la instant web RADIO RED ZONE che ha raggiunto il milione di contatti, non solo in Europa ma in tutto il globo.

Mix dei dj storici del Red e guest star, rarità mai ascoltate prima, approfondimenti monotematici su artisti, ascolto di album «per contrastare la frenesia del click digitale che ha stravolto il rapporto con la musica nell’era del web», come ama sottolineare Ricky L che segue in primis il progetto, mettendo a disposizione il suo importante archivio personale di rarities esperienziali insieme al sapiente tecnico Andrea Maffei.

Radio che trasmette 24h e che si potrà tranquillamente ascoltare via smart attraverso la nuovissima applicazione gratuita che verrà lanciata a giorni, la RED ZONE APP.

Inoltre è il primo Club virtuale, essendo stata caricata nella pagina Facebook Ufficiale Red Zone Club, la virtuale RED ZONE VIRTUAL 3D una futuristica versione dell’amatissimo dancefloor che propone periodicamente gli amatissimi djs resident della disco di Perugia.

Altre attività erano già in programmazione come, ad esempio, le interviste ai personaggi della Nighlife di Master Enjoy e quelle con i dj internazionali curate da Maurizio Clemente, che hanno raggiunto i 2 milioni e mezzo di visualizzazioni.

Con questo progetto si dà così la possibilità agli amanti del mondo del clubbing e ai clienti e seguaci del Red Zone sparsi in tutta Europa di partecipare, dal proprio salotto ad una esperienza virtuale nel Red Zone Club.

Un format che permette, innanzitutto, di tenere viva la passione per la buona musica e, soprattutto, il coinvolgimento attivo degli utenti.

Il Club è stato ricostruito in modo fedele e realistico in tutte le sue parti, inserendo all’interno di questo “locale” delle reali performance artistiche con un dj che suona per un ora ed appare davanti alla consolle virtuale, con la realizzazione di contenuti visuali creati e sincronizzati sul dj set e inseriti su schermi virtuali.

Non mancano anche delle performance di animazione futuristica attraverso avatar 3D, con la modellazione 3D a cura di Paolo D’Orazi, tecnico video di Agorà srl.

Il progetto è stato sviluppato da Stefano “Flash” Ranalli, il responsabile tecnico del settore video dell’azienda Agorà, leader al mondo nella progettazione e realizzazione di contributi visuali e regie di grandi eventi.

Un ritorno alle origini per Ranalli visto che la sua professionalità parte proprio dal mondo del clubbing e, in particolare, risalgono al 1998 quando il “Main Man” Gianluca Calderozzi al Red Zone gli affidò la realizzazione di uno schermo in multivisione di 40 mt di base («a quei tempi – racconta Ranalli – non esistevano ancora schermi a led e video proiettori, ma si sincronizzavano dei proiettori con sistemi computerizzati molto sofisticati per realizzare le così dette multivisioni»).

Il progetto RED ZONE VIRTUAL CLUB 2020, si compone anche delle grafiche dei flyers retrò di Vincenzo Viceversa, collaboratore creativo sin dalle prime serate alla fine degli anni ’80.

Inoltre, con la collaborazione dell’Associazione St.Art, è in programma anche il progetto della mostra RED ZONE EXHIBITION, che proporrà in una unica sede il materiale promozionale, scenico e audiovisivo del Red Zone. In tutto questo Calderozzi continua a progettare, supervisionare, promuovere il tutto. Insieme al dj Marco Cucchia c’è in serbo per l’estate una serie di nuove invenzioni per l’intrattenimento all’insegna della musica ed in sicurezza per il “Mondo Nuovo” della club culture e non.

https://www.facebook.com/redzonestaff/

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Fotomodelle in fase 2: Harvley

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Amici di Mondospettacolo, prima del “Maledetto Virus” eravamo abituati a vedere sfilare sulle passerelle delle modelle bellissime, per non parlare degli shooting sexy/glamour, pubblicati sulle riviste patinate cartacee e online, ebbene, le ragazze che sono state le protagoniste di questi set emozionanti sono state come tutti noi ferme per tutto il lockdown, ora speriamo che progressivamente potremo rivederle sui set. Ma come hanno vissuto questo momento particolare e soprattutto che aspettative hanno per il futuro? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima: Harvley.

Ciao Harley, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Beh, direi bene, grazie Alex!

Come hai vissuto psicologicamente questo periodo di quarantena?

Inizialmente per me, per la persona che sono, è stato un incubo, anche perché io sono una ragazza che non ama molto stare a casa, anzi, direi più che altro: meno sto a casa, meglio sto!

Psicologicamente è stata dura inizialmente, ma col tempo ammetto di aver imparato a lavorare su me stessa, sulla persona che sono e a pormi qualche obiettivo importante.

Diciamo che in questo caso, ho cercato di trarre del positivo in questa quarantena forzata e penso di aver fatto un buon lavoro, sulla mia persona.

Sai, quando sei abituata ad avere tanta gente attorno e hai lavori da fare, sei piena di adrenalina, sei carica e non vedi l’ora di poter fare tante altre cose, poi ad un certo punto arriva questo lockdown e tutto si ferma, inizi a bloccare tutti i lavori e ti senti con l’umore a terra.

In questo periodo di quarantena forzata, sono fiera del lavoro che ho fatto sulla mia persona.

Come hai passato il tanto tempo libero?

All’inizio stavo sdraiata sul letto o sul divano ad ascoltare musica (che per me è tutto), poi col tempo ho iniziato a meditare, ho iniziato a guardarmi film horror/thriller e successivamente ho iniziato a guardare qualche anime (cartone animato giapponese) basato sullo stesso genere, ovvero horror/thriller, iniziando ad appassionarmi sempre di più a quest’ultimo.

 

Sei riuscita a mantenerti in forma?

Sai Alex, inizialmente questo per me è stato difficilissimo, mangiavo veramente poco e attività fisica zero!

Ma da un po’ ho ripreso l’esercizio fisico, lo yoga e l’allenamento, quindi direi assolutamente di sì! Adesso sono  praticamente sempre in movimento, cerco di non stare mai ferma e poter mantenere la mia forma fisica al meglio, migliorandomi di giorno in giorno.

 

 

Secondo te questa pandemia cambierà il nostro futuro?

Secondo me sì, umanamente parlando sicuramente, la gente prima di questa pandemia ha sempre preso un po’ tutto sottogamba, col tempo penso la gente si sia resa conto che alcune cose, che inizialmente davano per scontate, vadano apprezzate.

Per la parte economica caro Alex, beh, sì, penso che anche economicamente un po’ lo cambierà, anche perché ripartire non è facile, per niente, dobbiamo metterci tutto noi stessi e fare passi piccoli, perché purtroppo nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile, di una gravità simile.

Nel periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova te stessa? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

Come ti ho detto precedentemente, ho riscoperto una nuova me stessa.

Sto imparando ad amare in primis la persona che sono, migliorandomi poco alla volta, in più ho imparato a spingermi sempre oltre, perché so che posso dare il meglio di me in ogni cosa!

Questa quarantena forzata per me è stata di grande aiuto, nell’ultimo periodo, ho riscoperto persone meravigliose con le quali avevo un rapporto un po’ distaccato, ho mandato via chi per me, era una persona negativa, mi sono lasciata alle spalle alcune persone che continuavano a ronzare attualmente attorno alla mia persona, ed ora penso che tutto ciò sia la cosa migliore che potessi mai fare. Mi sento più forte, piena di vita e con tanta voglia di spaccare nel mio lavoro, mi sento una persona nuova e posso dire di essere davvero fiera di me.

Se prima vedevo tutto nero e non riuscivo ad affrontare determinate cose, adesso vedo il tutto in modo completamente diverso, affrontando ogni minima cosa, mi sento rinata, se così posso dire.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito e cosa segui tuttora in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow?

Diciamo che ultimamente non guardò molti programmi televisivi, più che altro in questo periodo di quarantena mi sono dilettata su film e anime, con uno stesso genere, appassionandomi sempre di più.

Penso che mi finirò tutto ciò che si può trovare su Netflix e non!

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Assolutamente!

Il mio percorso per arrivare dove sono ora, non è stato per niente facile, ho lottato tanto, specie quando ho iniziato a posare, perché la gente parlava male di me, pensava chissà cosa e quindi sputava veleno; ma ciò che voglio dire a tutti quanti: amate la persona che siete, con pregi e difetti, lottate per ciò che amate, realizzate i vostri sogni, alla fine di tutto, se una cosa la vuoi, fai di tutto per realizzarla.

Sappiate peró che la vita ci metterà sempre di fronte a qualche problema, ma sta a noi prendere di petto la situazione e affrontarla al meglio, affrontarla con tutta la forza che abbiamo. Non fatevi mai abbattere da nessuno, ma soprattutto, la gente lasciatela parlare, solo così potrete vivere liberi la vostra vita.

La nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Un bacione grande a tutte le bellissime persone che avranno letto questa intervista e grazie a te Alex!

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/h.arvley/

Le Foto del servizio sono di Francesco Genovese.

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In viaggio con Profumo di Bergamotto- Edizioni Magister – di Maria Giuseppina Pagnotta

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“Profumo di Bergamotto”, Edizioni Magister, l’ultima fatica letteraria della scrittrice e sceneggiatrice Maria Giuseppina Pagnotta, vincitrice di svariati premi internazionali, ha visto la luce a dicembre 2019, un decennio dopo essere stato scritto e aver vinto come inedito svariati premi letterari internazionali.

E’ stato presentato per la prima volta alla Fiera del Libro di Roma l’8 dicembre 2019, dove ha riscosso numerosi consensi.

La copertina, come per i precedenti romanzi, è una delle opere pittoriche della stessa autrice, che vive la sua arte in vari ambiti a trecentosessanta gradi, affermando che non esiste un confine nell’arte, che ritiene essere il suo respiro più grande di eternità.

Il romanzo, una saga familiare ispirata a una storia vera, è una sorta di trilogia con tre momenti storici in cui si sviluppa, partendo dagli albori del 900, inizi del 20° secolo, dipanandosi per tutto il corso del secolo, fino ad arrivare ai nostri giorni.

Al suo interno vi sono descrizioni accurate, non solo relative alla ricerca storica, per la quale l’autrice si è avvalsa dell’ausilio dell’Archivio della Marina Militare Italiana, ma anche quello che si intravede nella copertina: le pennellate, la capacità di dipingere dei quadri anche di argomenti della quotidianità, che attraverso la sua penna, divengono altre sfumature, dove si intravede l’arte che spazia al di fuori della letteratura, arricchendosi di tratti anche poetici, quasi una sceneggiatura di un film.

Lo scenario del racconto ambientato prevalentemente al sud Italia, intessuto alle due Grandi guerre mondiali, si apre con la partenza del giovane Peppino, imbarcato ai primi del novecento su di un cacciatorpediniere che diviene eroe di guerra nell’ambito della spedizione in Oriente su una delle navi della Regia Marina, durante la Prima guerra mondiale e che nella vita, si rivelerà anche un geniale inventore della prima pressa di oleifici e della prima trebbiatrice meccanica moderna del 900, che faranno la sua fortuna, ma ne venderà i brevetti, restando nell’ombra.

Peppino vive continuamente la dicotomia tra mare e terra. Da una parte si sente realizzato quando si trova tra i suoi nostalgici ricordi di mare, tra le onde su di un cacciatorpediniere, sotto un cielo stellato, o in un mare in burrasca, dall’altro vive intensamente anche la sua geniale creatività di inventore sulla terra ferma. Il racconto diviene una malia che attrae verso il mare, un richiamo forte, con uno sciabordio di fondo perpetuo che continua per tutto il libro e che accompagna fino alla fine il lettore, in modo nostalgico materno e avvolgente.

Sullo sfondo, la bella storia d’amore con Mariuccia, sua musa ispiratrice.

Attraverso le avventurose e inedite vicende dei protagonisti, passando per la Prima e Seconda guerra mondiale, l’arrivo degli alleati fuggendo ai tedeschi e alla paura della scampata morte vissuta dalla famiglia di Peppino e dai suoi figli, si giunge fino ai nostri giorni, dove una sua nipote si troverà ingiustamente a essere condannata per una annosa questione ereditaria, trovandosi a lottare contro la mala giustizia italiana, alla ricerca della vera giustizia, che pare non essere di questo mondo.

La stessa autrice afferma: “In questa ultima parte del romanzo, ho voluto dar voce a tutti coloro che hanno subito ingiuste condanne a opera della mala giustizia italiana, ma che tacciono la propria sofferenza e l’ingiustizia subita, per paura di essere condannati due volte: dalla giustizia e dall’opinione pubblica”.

Per superare questa ingiusta condanna, ancora una volta i protagonisti si rifugeranno nei valori dimenticati, desueti, tra cui la famiglia, la fede, ma anche nei ricordi di ingiallite fotografie di famiglia e soprattutto nella natura, nel mare, stereotipi, che si rincorrono nel libro, alla ricerca della pace interiore, una sorta di catarsi, una armonia mista a rassegnazione, speranza, contaminata da lutti, sofferenze, perdite che si susseguono, malgrado le quali, si riesce a trovare un filo rosso di fede, legato anche al titolo del romanzo, di un profumo evocativo.

Vessillo di tutto il racconto, una profumata piantina, pegno d’amore del protagonista alla sua amata prima di partire per la Prima guerra, che verrà tramandata di generazione in generazione alle donne della famiglia.

Questo profumo quasi tangibile fra le pagine del libro, prima quello iniziale della pianta di citratella e poi il profumo al bergamotto molto simile al profumo speziato della citratella usato da uno degli ultimi protagonisti, il cui spirito, in modo trascendentale, resterà palpitante dopo il suo passaggio verso l’Altrove, accomuna e accompagna tutti i protagonisti fino all’epilogo finale ed è proprio odorando questo profumo che si arriverà all’ultima protagonista.

La voce femminile sarà quella attorno alla quale ruoterà tutto il romanzo.

Saranno proprio le donne che terranno salda l’unità familiare. Le donne che riusciranno a indirizzare il corso degli eventi verso determinati avvenimenti e nel tempo, saranno le vere protagoniste del romanzo, da una parte vivendo una realtà valoriale di principi sani: attaccamento alla famiglia, costruzione del focolare e dall’altra attraverso doti tra cui la profezia, che hanno tutte le donne della famiglia, sognando avvenimenti che materialmente si verificheranno. Un dono ambivalente che le protagoniste vivranno con angoscia, come una condanna, perché il dono, anche in questo caso, riviene da antichi principi letterari di portatrici di sventura, un sesto senso al pari di una stregoneria, ma che lentamente impareranno a gestire, insieme alla loro forza, alla loro femminilità e a tutti gli eventi di fronte ai quali si troveranno, divenendo quasi un elogio di saga al femminile, dove anche l’autrice e la dedicataria sono donne.

Il romanzo, infatti, è dedicato a Jolanda, una delle protagoniste e madre dell’autrice, che un anno prima di lasciarla, le chiese di scrivere la storia della sua vita.

Di qui si evince davvero quanto il vissuto di un autore entri profondamente nelle storie e trasudi in tutto il racconto e nelle parole della stessa autrice che ne parla in modo emozionale, perché come afferma lei stessa “Si arriva al cuore, solo attraverso il cuore” e in questo lavoro i sentimenti si avvertono a pelle, lasciando un solco profondo in chi lo legge.

Profumo di Bergamotto è una storia in crescendo, coraggiosa, che inizia in punta di piedi, per dipanarsi fra ricordi di vicende lievi e altre più drammatiche, dove si percepisce forte il senso di appartenenza, l’amore per la propria terra, mentre si scoprono piccoli cimeli, storie e frammenti di ricordi impolverati dagli anni e stipati nella soffitta della mente dei protagonisti del racconto, simili a preziosi tesori che si disvelano in una lettura pulsante di emozioni.

L’unica vera eredità che resterà ai protagonisti, saranno una manciata di ricordi e di ingiallite fotografie d’epoca, tra cui il cacciatorpediniere dove era imbarcato Peppino (in quarta di copertina), che riprenderanno vita tra le pagine del libro.

Un intreccio narrativo pregno di valori dimenticati e di sentimenti di condivisione: amore, fede, onestà, giustizia, tolleranza, amore per la patria e per la propria terra.

Tutti sentimenti profondi che fanno battere il cuore.

Un lavoro permeato da un retrogusto romantico, leggero e scorrevole, dove anche la natura interagisce con i personaggi in modo catartico, quasi personificata, come la campagna, i gabbiani e soprattutto il mare, a cui i protagonisti sentono di appartenere in modo viscerale.

Il racconto è filtrato dal cuore dei protagonisti, con vere gocce di struggente poesia fino all’ultimo rigo, in cui passioni e natura si fondono interagendo con i personaggi, in un paesaggio carezzato dalla saggezza di un universo palpitante, che a tratti pare quasi prendere vita insieme a impavidi gabbiani pronti a sfidare quel mare sempre presente, con la forza energizzante e benefica delle sue maree, con quell’amore che non abbandona e non tradisce mai, anche se nella furia degli elementi, ma raccoglie lo spirito, lo solleva, elevandolo e lenendo ogni ferita, accendendo nuove speranze per un viaggio dei protagonisti al centro del cuore, che riprende respiro attraverso la narrazione dei ricordi…

Ci si chiede, quindi, perché leggere un romanzo, questo romanzo, in un’epoca in cui abbiamo perso le coordinate valoriali?

In primo luogo un evento vissuto in modo trionfale come la Grande guerra, in questo romanzo assume tutti altri connotati, proprio perché la storia dei protagonisti si intreccia ad aneddoti inediti, ma reali, innestandosi in uno spaccato più grande.

In tal modo, la grande storia è filtrata attraverso la piccola storia, quella minima di Peppino e Mariuccia e delle loro generazioni che si avvicendano fino ai nostri giorni, barcamenandosi fra vicissitudini, dando un senso diverso alle cose, che divengono interfaccia di qualcosa di molto più grande anche a livello nazionale, o mondiale, che in questo romanzo assume tutt’altra connotazione.

L’altro motivo sta nella lievità e scorrevolezza del lavoro, veloce, accattivante, ricco di vicende inedite, gocce di poesia, momenti struggenti vissuti dai personaggi, alcuni mutuati dalla realtà, altri dipinti in maniera grottesca, ma veraci.

E ancora, che il romanzo è ambientato prevalentemente al sud, con tutte le sue contraddizioni e retaggi.

Profumo di Bergamotto è un libro nato per emozionare e nutrirsi delle emozioni di chi intraprenderà questo viaggio nel cuore dei protagonisti e nel proprio cuore. Un viaggio ricco di colori, profumi, suggestioni e amare verità, che viaggia su cento anni di storia delle nostre radici, un lavoro forte e coraggioso che non si fa dimenticare dal lettore, di cui la stessa autrice auspica possa divenire un film, avendo già le caratteristiche di una sceneggiatura.

E’ un romanzo per chi ha vissuto in un certo qual modo come protagonista quegli avvenimenti, ma è anche una narrativa didattica per le nuove generazioni, per gli studenti che scoprirebbero la nostra storia attraverso sfumature diverse, sentendosi essi stessi partecipi. Uno spaccato del Sud che emerge attraverso i grandi eventi storici, vissuti  attraverso i personaggi che conducono la propria esistenza con umile eroismo.

Uno dei tantissimi momenti intensi del romanzo, dove emerge questo forte connubio dei personaggi che si sentono goccia di quel loro mare:

 

  • Gli anni in marina gli avevano dato molto, ma lui su quella Regia Nave che ora giaceva radiata e demolita da qualche parte come un guerriero stanco, vi aveva lasciato il cuore.

Come il mare, che con le sue ansimanti onde in modo orgasmico amoreggia con la scogliera accarezzandola fino a farla sua, così, lui sentiva di appartenere sin nelle viscere a quell’oceano di acqua che lentamente aveva levigato il suo animo, fino a possederlo.

La storia va aiutata a uscire dai confini, anche attraverso un romanzo e Profumo di Bergamotto, ne ha tutti i requisiti.

La Redazione

https://www.facebook.com/maria.pagnotta

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Peelers: zombi e stripper!

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I primissimi minuti di Peelers, diretto nel 2016 da Sevè Schelenz, ci lasciano immediatamente intuire che la oltre ora e mezza di visione in questione è tranquillamente classificabile nel filone degli zombie movie.

Sebbene, in realtà, non appaiano strettamente definibili come veri e propri morti viventi le creature tirate in ballo durante la vicenda che ha per protagonista la Blue Jean dalle fattezze di Wren Walker, proprietaria di uno strip club prossimo alla chiusura.

Strip club in cui, appunto, decidono di trascorrere la serata alcuni minatori che, entrati a contatto con una sostanza liquida, di colore nero, che sembrava petrolio, non tardano a trasformarsi nei mostruosi esseri in questione, caratterizzati da occhi neri e dall’aria di indemoniati, ancor prima che d’infetti proto-28 giorni dopo.

Esseri che, chiaramente, non possono fare a meno di rivelarsi l’attrazione principale dell’insieme, la cui idea di base potrebbe risultare in un certo senso accostabile a quelle di altre pellicole horror immersi tra le mura di uno strip club, dal sottovalutato Vamp di Richard Wenk al già classico Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez, fino allo Zombie strippers! Interpretato nel 2008 da Robert”Freddy Krueger”Englund e dalla porno star Jenna Jameson.

Peelers, però, ad eccezione di pochissimi fotogrammi, si svolge del tutto – probabilmente per sfruttare al meglio il basso budget – all’interno del locale, con generosi nudi femminili di spogliarelliste che finiscono per rappresentare il piatto forte dell’operazione quanto l’abbondanza di splatter.

Del resto, una volta che ha dedicato il breve tempo necessario alla presentazione dei diversi personaggi, Schelenz non esita a sbizzarrirsi in copiosi spargimenti di frattaglie e liquido rosso, tra decapitazioni, corpi infilzati e motoseghe che non vengono certo lasciate spente.

Quindi, mentre in mezzo al manipolo di coraggiosi individui in lotta per la sopravvivenza troviamo anche una ragazza incinta, i fan del blood’n’gore non rimangono certo delusi, travolti da un b-movie veloce e senza troppe pretese, nonostante l’avvertibile retrogusto anticapitalista suggerito soprattutto nel corso della fase conclusiva.

Man mano che perfino birra e urina si rivelano in maniera assurda armi necessarie all’annientamento degli infetti demoniaco-zombeschi in Peelers, approdante ad un tutt’altro che scontato epilogo e visionabile – in versione originale provvista di sottotitoli italiani – esclusivamente sulla piattaforma CG Digital (www.cgentertainment.it).

 

  

Francesco Lomuscio

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Mondospettacolo incontra Emanuela Rossi, regista di Buio

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Nonostante non sia certo facile da gestire l’omonimia con l’avvenente e talentuosa doppiatrice romana, storica voce di Michelle Pfeiffer, la regista Emanuela Rossi, insieme al dono della pacatezza, ha carattere da vendere. Lo ha dimostrato nella fiaba dark, sin dal titolo, Buio.

Visibile in streaming, nella sala virtuale di MYmovies, e ritenuto profetico dalla stragrande maggioranza della critica in virtù dall’evocativa maschera antigas indossata da Valerio Binasco nel ruolo di un Padre Padrone costretto poi a fare i conti con la più indomita delle sue figlie. Dapprima soggiogata dall’empia egida genitoriale. Ed è, al di là della maggior efficacia, per chi scrive, dei silenzi carichi di senso rispetto alle parole pronunciate dai personaggi, l’egemonia dell’animo femminile sull’inane femminismo e dell’umiltà sulla condanna dell’umiliazione ad aggiungere qualcosa di davvero inedito agli scenari apocalittici e ai falsi allarmi. Impreziositi dal carattere d’autenticità legato alla virtù di coordinare diversi fattori espressivi appresa alla Dams di Bologna. Emanuela Rossi, oltre allo studio della storia del cinema, ha scandagliato la verità sostanziale dei fatti svolgendo il mestiere della giornalista. Dietro la macchina da presa ha poi unito il valore dell’immaginazione al senso compiuto della corretta informazione.

 

Il senso del film è comunicato, a parer mio, meglio dalla scrittura per immagini rispetto alle parole piuttosto esplicative. Sia pure pronunciate ad arte da un attore estremamente carismatico ed esperto come Valerio Binasco. Bravissimo a comunicare con lo sguardo. Ha esercitato l’ascendente del grande interprete su te che eri chiamata a dirigerlo?

Possiede il fascino dell’intellettuale nell’accezione migliore. Dell’attore di teatro che padroneggia i versi shakespeariani e ha, concordo con te, qualcosa di particolarmente carismatico nello sguardo. Sono felice di aver usufruito come regista di un uomo di notevole mestiere disposto a mettere il proprio fascino, tipico delle persone d’una volta, di cui si è perso davvero lo stampo, al servizio di Buio. È stato un lavoro difficile ma molto stimolante poterlo dirigere. Mi è servito molto.

 

Il lavoro di sottrazione sembra starti molto a cuore. I maestri dell’antiretorica sostengono che più si leva al visibile, più si aggiunge all’invisibile. La rimozione è l’elemento invisibile che vuoi svelare?

Questo tipo di film non l’avrei mai fatto se non fosse stato per mia figlia Costanza. Lei ha dieci anni e le ho letto molte favole privilegiando quelle arricchite dalle illustrazioni in grado di accendere la fantasia dei bimbi. Certe letture, sia pure in maniera inconsapevole, costituiscono il punto di partenza sotto l’aspetto dell’ispirazione. Il sottotesto presente nei libri per l’infanzia è oggetto di profonda riflessione. E quindi, torno a ripetere, di riflessione. Quei testi incutono timore. Per certi versi il valore dell’immaginazione è unito al batticuore e all’intrinseco orrore.

 

Non ho mai dimenticato la sensazione che mi trasmettevano quando ero bambino le fiabe pre-registrate tipo Hänsel e Gretel. Le ricordi?

Come no, Massimiliano. Con la canzone A mille ce n’è. Impossibile da dimenticare.

 

Erano pubblicate dalla Fratelli Fabbri Editori. Basta, citando la parte finale della canzone sulle fiabe da narrare, un po’ di fantasia e di bontà ed è giusto perciò rimuovere il male dandolo per intendere?

Bella domanda. Il lavoro di sottrazione certamente l’ho adottato a livello stilistico per pescare dalle favole che provengono dalla Notte dei Tempi senza cadere nella ridondanza. Sia per quanto riguarda il candore infantile, che a forza di enfasi può essere preso per un espediente puerile, sia per quel che rientra nell’elemento sinistro. Come lo hai giustamente definito. Si tratta, sin dall’ispirazione, di qualcosa di ancestrale, di profondo e oscuro. Ed è là che ho preferito lasciare intendere diversi indizi relativi alla trama, e al motivo per cui pensando ai miei timori da mamma per Costanza in merito ai pericoli connessi al clima, all’ambiente, all’ecosistema, ho sviluppato una trama dando spazio alla fantasia. Incentivata da quel deposito di sgomento riposto nelle fiabe. Per cui l’anelito di speranza finale conta tanto. Immaginare un contesto nel quale il capofamiglia tiene segregate le tre figlie affermando di farlo per proteggere dal mondo esterno richiedeva una forma di mistero e al contempo di pudore. Per lasciare all’immaginazione degli spettatori il compito di trarre alcune conclusioni. Evitando di calcare la mano in tal senso.

 

L’immagine della figlia con la mascherina sul volto che passa l’aspirapolvere nella casa-bunker, quantunque certo non pensata in previsione futura, sembra quasi lo specchio dei tempi che stiamo vivendo. Per capire, ed ergo vedere meglio, l’origine dei motivi d’inquietudine bisogna immergersi nel buio?

La dinamica tra visione e cecità implica la rimozione. Che necessita del lavoro di sottrazione. Il passato, nella trama di Buio, è rimosso. Si tratta fondamentalmente di un racconto di formazione che evolve verso la visione di Stella, la figlia maggiore, capace così di acquisire il giusto grado di consapevolezza. Per me era importante creare un senso d’attesa. Al di là delle chiavi di lettura psico-analitiche. Altrimenti sarebbe sopraggiunta la noia.

 

Si può quindi mostrare l’alienazione senza alienare gli spettatori?

Bravo! Esattamente. Soprattutto perché alla fine Stella esce dall’alienazione.

 

Ed è lì che è entra in gioco, nelle battute finali, il monito di speranza. Tornando all’alienazione, al centro degli apologhi esistenziali di Antonioni, fa poi pencolare la trama verso il timbro figurativo eletto a timbro introspettivo. Il leitmotiv dei rumori sinistri, ravvisabili in alcuni insistiti cigolii, toglie o aggiunge all’etica umanistica di fondo?

Pensa se questa pandemia prendesse una piega ancora più tragica ed estrema. Perché in fondo ancora ce la caviamo. Una fase 1 che prosegue a oltranza spaventa, inquieta, suggerisce ipotesi alienanti appunto. L’alienazione indica l’incapacità di comunicare. Quantomeno nel modo in cui eravamo abituati. Il padre, sbagliando, vuole che le figlie si adattino allo stravolgimento. Che non lo temano. Che reagiscano. Per questo le allena. Le pungola.

 

Sembra quasi il padre di Lady Oscar. Avrebbe voluto dei maschietti. Oltre a celare l’orrore più atroce, commesso ai danni della figura muliebre, che ha messo al mondo le incolpevoli creature, gli stilemi del cinema commerciale li hai usati per cogliere l’aura contemplativa?

Ho voluto sfruttare gli elementi del genere per esprimere una mia idea sul mondo, trasfigurandola come autrice. In quanto i cigolii, i rumori sinistri, l’abitudine a scrivere con la luce, grazie all’abilissima fotografia, danno forza significante all’alienazione che attanaglia le tre sorelle.

 

Piccole donne in una fiaba dark, Emanuela?

Senza alcun dubbio. Ho tenuto nella giusta considerazione la parte intellettuale che riguarda l’aspetto oscuro della fiaba per dar vita a un incubo privato. Ad appannaggio però pure della collettività. Ma, al di là del vigore figurativo e rappresentativo della messa in scena, l’affetto nei confronti di queste ennesime piccole donne per me autrice è stato basilare.

 

Woody Allen in Crimini e misfatti sostiene che, per quanto lo riguarda, cuore e cervello non si danno nemmeno del tu. Per te sono amici?

Ma penso proprio di sì. È importante afferrare la poesia. Capirla. Anche quando spaventa. Però occorre, oltre che capirla, sentirla. Il soffocamento patito dalle piccole donne nella fiaba dark, come le hai ribattezzate tu, è indice di sofferenza. Quando si ribellano e reagiscono a questa sofferenza, interviene l’emozione.

 

L’inquadratura statica dell’altalena che dondola, con il rumore impressionistico attinto al montaggio delle attrazioni di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, segna la svolta dell’intera faccenda?

Da lì comincia l’inversione di tendenza: Stella non accetterà più imposizioni da parte del padre dominatore e ingannatore. Paolo Amici, il bravissimo sound design, lì per lì era perplesso dello stravolgimento impressionistico e metaforico che volevo imprimere al rumore di quell’altalena. Poi ci siamo intesi. Ed è stata una collaborazione che mi ha fatto realmente felice.

 

Il Padre nel tuo film esorta le figlie a rivolgere un pensiero a colui che tutto vede e tutto ascolta. Vuoi dare a intendere tra le righe, visto che il genitore dominatore fa leggere alla carne della sua carne i versi dell’Apocalisse, quanto sia fuorviante scambiare l’Onnipotente misericordioso del Nuovo Testamento con quello autocrate del Vecchio?

Assolutamente. Risposta affermativa. Questo tema è presente in Buio. L’elemento arcaico, che contempla la punizione nell’ammaestramento dei precetti religiosi per ottenebrare la mente delle piccole donne dominate dapprincipio, prende molto spazio a inizio film. Anche la carica fantastica mi serviva per oltrepassare i significati altrimenti scontati che lo attraversano. L’Occhio del Dio misericordioso del Nuovo Testamento, che hai individuato nell’epilogo, con la ripresa dall’alto, si va ad amalgamare alla visione dell’esistenza dell’ormai rediviva ed energica Stella. È un momento in cui Dio fa una cosa bella per lei e per le sue sorelle. Mentre il neo conservatorismo pesante cede spazio sul finale alla breccia aperta dalla speranza.

 

Chi sono i tuoi numi tutelari tra i grandi autori da cui hai tratto partito?

Yorgos Lanthimos sicuramente. Per come tratta il tema della famiglia in Kynodontas. Credo che sia pure abbastanza evidente. Se non altro nell’apparente anomalia per un autore avvezzo come hai sottolineato tu all’aura contemplativa di trasformare gli elementi di presa immediata del cinema commerciale come materia d’ispirazione. Sulla falsariga di quanto ha fatto prima Jacques Tourneur.

 

Buio, a parer mio, richiama alla mente I pugni in tasca di Bellocchio, che però colpiva più allo stomaco che al cervello, e a tratti i film shocker tipo Pyscho di Hitchcock. Il supporto fornitoti dall’illustratrice Nicoletta Ceccoli è servito al pari dell’esempio dei nobili antesignani per contemperare lo spettacolo accigliato e quello fantastico?

In primo luogo, sebbene abbia trovato molto rivelatori horror particolari come Lasciami entrare di Tomas Alfredson, condivido quanto affermi su Bellocchio e Hitchcock. Bisogna colpire al cuore e al cervello. Ma pure allo stomaco. Lo shocker, come concetto, è un ulteriore tassello del veicolo di terrore, calma straniante e stupore fiabesco. Lo stesso stupore che mi aveva procurato nella visione una mostra di Nicoletta Ceccoli (qui sopra, una sua opera, nda). È un’artista straordinaria che riesce ad animare il mondo della fiaba. I suoi disegni mi hanno comunicato quel certo non so che. Impossibile da descrivere a parole. Lei ha risposto: “Ok, utilizzali”. Ed eccoci qua. Certamente sono stati gli elementi decisivi. Soprattutto per scandire le varie fasi del racconto di formazione.

 

È stata un’affinità elettiva?

Ma sì. Un’affinità certamente.

 

Massimiliano Serriello

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Le tante anime del vinile secondo il Maestro d’Arte Sigis Vinylism

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Dj, sound designer e producer, il milanese Sigis Vinylism – all’anagrafe Matteo Antonio Vaccari Sigismondi, classe 1978 – sin dal 2007 ha saputo dare una nuova anima al vinile, conferendogli dimensioni inedite, capaci di andare oltre il proprio dna. Non più e non soltanto un imprescindibile formato per suonare la sua amata musica house, ma anche e soprattutto una materia per per dare vita ad un nuovo stile artistico, il Vinilismo.

Con Vinilismo hanno preso forma labbra in quanto “metafore di parole, interazione e amore universale, che cambiano colore ad ogni stato d’animo” per utilizzare le parole del suo creatore. Opere che hanno portato Sigis Vinylism ad esporre in tutto il mondo e a soli 33 anni ad ottenere dall’Istituto Nazionale di Cultura il riconoscimento dello stile artistico “Vinilismo”, venendo consacrato come Maestro d’Arte durante la sua partecipazione alla 54esima Biennale di Venezia, bissata due anni dopo con la partecipazione alla 55edizione. Un punto d’arrivo e allo stesso punto di partenza, che gli consente di declinare la sua arte in diverse forme, quali fotografia, installazioni, arte digitale, pittura, videoarte e musica e di arrivare ad esporre a Venezia, al Museo della Permanente di Milano, presso il Grimaldi Forum, la Galerie d’Art Monegasque (GAM) e la Pictural Surrealistic Gallery di Montecarlo, alle OIOIOI International Art Gallery di San Pietroburgo e Mosca, alla Villa Reale di Monza, e al Wynwood District di Miami. Le sue opere hanno partecipato ad aste benefiche per Telethon, WeWorld Onlus e Charity Stars.

Il primo amore di Sigis Vinylism resta il djing: ha iniziato a mixare all’età di 13 anni ed ha ripreso a dedicarsi a questa mai sedata passione da quando nel 2016 si è trasferito a Lanzarote insieme al suo fidatissimo cane Nerone, aprendo con Christian Nussbaumer la società editoriale The Last Resistance le etichette Vinylismo Recordings (2017) e Ambiotic Records (2018). Sempre a Lanzarote ha creato Fundacion Vinylismo, la sua factory creativa comprensiva di studio di registrazione, laboratorio artistico, forno per la ceramica e il suo amato orto.

Dal suo buen ritiro alle Canarie, Sigis Vinylism ha partecipato a #lamusicanonsiferma, il festival in streaming del Peter Pan Riccione (venerdì 1 maggio) e al Beenoise Rebirth Festival (venerdì 8 maggio), così come la sua musica è stata selezionata come colonna sonora della campagna pubblicitaria 2020 di Blureale World. Entro l’estate usciranno le sue nuove release, rigorosamente house, sia in digitale che in vinile, con copertine a loro volta autentici pezzi da collezione.

www.sigisvinylism.com 

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Home video a tutta arte con Ritratto della giovane in fiamme e Io, Leonardo

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Koch Media e Lucky Red ti invitano a un imperdibile doppio appuntamento con il mondo dell’arte in occasione dell’uscita home video di Ritratto della giovane in fiamme e Io, Leonardo, entrambi in arrivo in dvd e blu-ray disc il 14 Maggio 2020.

Ritratto della giovane in fiamme, diretto da Cèline Sciamma e con protagoniste Noémie Merlant (Marianne) e Adéle Haenel (Héloïse), è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2019, dove ha vinto la Queer Palm e il premio per la miglior sceneggiatura.

Questa favolosa storia, ambientata nel 1700 ha come protagonista Marianne, pittrice di talento, che viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Marianne dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.

La regista Cèline Sciamma ha voluto omaggiare tramite questo lungometraggio le numerose artiste donne che sono state ignorate dai libri di storia, raccontando una vicenda tutta al femminile puntando i riflettori su quello che da lei è stato definito il “ricordo di una storia d’amore”. La fedele ricostruzione storica, dal set ai costumi costruiti, è stata avvalorata anche dall’inserimento nel film di veri ritratti realizzati dalla pittrice Hélène Delmaire, un’artista con una formazione classica in pittura ad olio e con una buona esperienza nelle tecniche del XIX secolo, scoperta direttamente su Instagram.

Dopo il successo cinematografico Io, Leonardo, film d’arte diretto da Jesus Garces Lambert con protagonista Luca Argentero e con la voce narrante di Francesco Pannofino, è arrivato nelle sale proprio durante il cinquecentenario della scomparsa del grande artista Leonardo Da Vinci. Prodotto da Sky e Progetto Immagine e distribuito da Lucky Red, Io, Leonardo è un affascinante racconto alla scoperta dell’uomo, dell’artista, dello scienziato e dell’inventore. Un’esperienza inedita e coinvolgente, con uno sguardo molto lontano dagli stereotipi.

Protagonista assoluta del film è la mente di Leonardo, uno spazio che lo accompagna nella rievocazione dei momenti più significativi della sua vita, un luogo ampio e astratto dove natura ed interni convivono e il suo genio prende vita. All’interno della sua mente Leonardo incontra artisti, uomini di potere, allievi della sua bottega ma soprattutto si confronta con sé stesso. La narrazione aiuta a comprendere lo sviluppo intellettuale ed emotivo di Leonardo, la sua anima e il suo pensiero, la genesi delle sue opere, mostrando gli eventi salienti della sua vita attraverso una ricostruzione di finzione accurata e documentata.

Grazie all’uso di animazioni, proiezioni ed evolute tecniche digitali, oltre che al contributo del professore di storia dell’arte moderna Pietro C. Marani, il film racconta le visioni di Leonardo Da Vinci, le scintille del suo sapere, le sue opere, le sue teorie scientifiche. Alcune delle sue invenzioni mai realizzate prendono vita e forma e si animano mettendosi in funzione. Ma la mente di Leonardo è anche un tramite per l’esterno, per la connessione con la natura e con i luoghi in cui visse, oltre che con le sue opere. Passando per Vinci, Firenze, la campagna Toscana e la Valdarno, Milano, fino alla Francia, il film conduce lo spettatore alla scoperta delle sue opere più celebri: la Gioconda, l’Ultima Cena, l’Uomo Vitruviano, l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, il San Girolamo, la Dama con l’ermellino.

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Arriva il remake di Scarface

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Dopo essersi occupato del rifacimento di Suspiria, capolavoro dell’horror diretto nel 1977 da Dario Argento, Luca Guadagnino sarà il regista di Scarface.

L’autore dell’acclamato Chiamami col tuo nome, infatti, si occuperà per Universal Pictures della nuova versione cinematografica della gangster story che Howard Hawks portò sul grande schermo nel 1932.

Gangster story che, tra l’altro, Brian De Palma ha raccontato nel 1983 all’interno del memorabile Scarface  interpretato da Al Pacino e Michelle Pfeiffer.

Prendendo spunto da entrambi i film, sono Joel ed Ethan Coen a firmare la sceneggiatura dello Scarface di Guadagnino, ambientato a Los Angeles.

E, a quanto pare, per la regia erano stati precedentemente presi in considerazione anche David Ayer (Suicide squad) e Antoine Fuqua (Attacco al potere – Olympus has fallen).

Quindi, se nella pellicola di Hawks il protagonista era un immigrato irlandese che diventava un gangster nella Chicago degli anni Venti e in quello di De Palma un rifugiato cubano che diventava un malavitoso nella Miami di sei decenni più tardi, cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo Scarface?

 

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Underwater: l’horror sottomarino con Kristen Stewart disponibile sulle piattaforme digitali

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Horror-thriller ad alta tensione, Underwater è interpretato da Kristen Stewart e diretto da William Eubank, giovane regista alla sua prima esperienza con una major ma già esperto con le opere di fantascienza.

Il film è disponibile sulle piattaforme digitali (Itunes, Google Play, Chili, Rakuten.tv e TimVision) a partire dal 14 Maggio 2020. La versione digitale include tanti contenuti extra, tra cui un finale alternativo con audio-commento opzionale e Feature esclusive da non perdere.

I membri dell’equipaggio dell’operazione mineraria Kepler sapevano che la loro missione sarebbe stata difficile: trenta giorni confinati nelle anguste cabine di una trivella sottomarina sul fondo dell’oceano. Ma dopo un devastante terremoto, si scatena l’inferno. Grazie alla sua prontezza, l’ingegnera elettronica Norah Price riesce a salvarsi e prevenire il disastro imminente. Lei e i membri rimanenti dell’equipaggio non hanno scelta: per avere una speranza di sopravvivenza, dovranno camminare sul fondale marino per raggiungere una trivella distante e abbandonata, sperando che le sue apparecchiature di comunicazione siano ancora funzionanti. Il loro viaggio sottomarino diventa ancora più preoccupante quando i membri dell’equipaggio iniziano a sospettare di non essere soli. Qualcosa li sta inseguendo da vicino, pronta a colpire in qualsiasi momento.

Interpretato da Kristen Stewart, Vincent Cassel, Jessica Henwick, John Gallagher Jr., Mamoudou Athie e T.J. Miller, Underwater è un thriller inarrestabile da vivere dall’inizio alla fine con il fiato sospeso.

CONTENUTI EXTRA:

Finale alternativo con commento opzionale
Scene eliminate con commento opzionale:
Il giardino di roccia
Scene estese con commento opzionale:
La crew si prepara
L’uscita dalla piattaforma
Piccolo parassita
Stazione intermedia
Passeggiata sul fondo dell’Oceano
La partenza di Smith

Featurettes:
Il montaggio reale del coniglio
Making Underwater
Design
Produzione
Creature ed effetti speciali
Audio commento di William Eubank, Jared Purrington e Phil Gawthorne

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Perlamonroe: una Burlesquer in lockdown!

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Come stanno vivendo questo momento particolare le bellissime protagoniste del web e dello spettacolo? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima influencer e burlesquer: Perlamonroe.

Ciao Perla, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, io sto bene grazie, anche se stiamo vivendo un momento molto particolare. Io sono a casa mia, da sola ma tranquilla, mi sto prendendo cura di me stessa in totale relax.

Come passi il tanto tempo libero?

Essendo una ballerina di burlesque mi alleno,  nella speranza  che tutto torni alla normalità.

Come riesci a mantenerti in forma?

Seguendo un’alimentazione sana, tante centrifughe e attività  fisica. Sorrido sempre.

Secondo te quali saranno le probabili conseguenze di questa pandemia?

Penso che questa  pandemia  abbia portato tanti problemi  economici, famiglie con forte  disagi, tanta paura , persone che si sono ritrovate senza nulla. E poi ho notato che le persone  sono  diventate più fredde.

Quale sarà la prima cosa che farai non appena ci verrà dato il liberi tutti?

Andrò  a trovare  la mia famiglia, mi manca Napoli, il mangiare una bella pizza napoletana..

In questo periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova te stessa? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

In questo periodo di solitudine forzata ho scoperto di essere una brava cuoca, ho scoperto una nuova  me stessa, più amore per me, anche perché  la vita è un dono meraviglioso ed a me è stata  data una seconda vita. L’anno scorso di questi tempi ho sconfitto  un male, ma la mia positività è  dovuta al fatto che lassù qualcuno mi ama.

Parlando di spettacolo, cosa segui particolarmente in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow, oppure leggi libri o ti dedichi a qualche tuo hobbies? Raccontami un po’.

In questo  periodo ho guardato  molti film, il mio preferito? “Via col Vento” (ride), avendo Sky Cinema mi sono un sbizzarrita, poi ho letto il mio libro preferito: “The secret” la legge dell’ attrazione.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Un messaggio che voglio mandare a tutti è quello di essere positivi , tutto tornerà  alla normalità, la vita  è meravigliosa e un sorriso rende più  belle.

La nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie, un bacio a te Alex e a tutti coloro che hanno letto la nostra intervista.

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/perlamonroe/

 

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Sonia Mart: la ex professoressa in lockdown!

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Come stanno passando questa fase 2 le tantissime protagoniste del web? Oggi sono andato a chiederlo alla sensualissima ex professoressa e ora modella:  Sonia Mart.

Ciao Sonia, bentornata su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, tutto sommato bene, per quanto è possibile in questo periodo! Mi fa molto piacere risentirti, il mondo della fotografia e dello spettacolo mi mancavano tanto.

Come stai vivendo psicologicamente questo periodo di quarantena?

Abbastanza a modo mio… nel senso che, non frequentando di solito troppo la movida, me ne sono rimasta nella mia “tana” a fare introspezione… Sono di indole allegra e ottimista e quindi ho cercato l’aspetto positivo della situazione e, anche se in alcuni momenti vivo questo periodo un po’ come un incubo, alla fine penso che purtroppo c’è chi sta peggio. In effetti mi è molto dispiaciuto sapere che un fotografo di Bergamo, conosciuto in passato, purtroppo non ce l’ha fatta contro questo maledetto virus.

Come passi il tanto tempo libero?

Lo passo dormendo fino a tardi, dedicandomi alla cura della mia persona, mi trucco ogni mattina e mi faccio da sola la piega, cercando di sostituire “eroicamente” il mio parrucchiere e alla fine scatto qualche selfie per immortalare il risultato…. Uso i social per comunicare con gli amici e postare mie foto o miei pensieri, mi informo su quanto succede e, avendo una laurea in scienze biologiche, sto leggendo articoli scientifici sul famigerato virus covid19.

Come riesci a mantenerti in forma?

Facendo molto movimento e ballo, latin fit, zumba, ecc , in questo periodo seguo i corsi di ballo online e quello che non trovo me lo invento da sola… per il resto sono un po’ pigra e non mi piace fare ginnastica in modo tradizionale. Inoltre non amo troppo cucinare e quindi mangio poco, ma in modo mirato: spremute, insalate e tanta pasta pomodoro e basilico.

Secondo te quali sono le probabili conseguenze di questa pandemia?

Concordo con chi dice che niente tornerà come prima, questa pandemia ci ha segnato tutti e molti di noi sono stati colpiti personalmente e negli affetti. Ma credo che tutti, me compresa, abbiamo imparato ad apprezzare di più il valore della vita e della salute, le persone che ci mancano, le lunghe passeggiate, i viaggi e tante altre piccole e grandi cose. Spero inoltre che nel mondo le conseguenze non saranno disastrose come dopo una terza guerra mondiale.

Quale sarà la prima cosa che farai non appena ci verrà dato il liberi tutti?

Una lunghissima passeggiata, meglio se in riva al mare, perché senza il sole e il mare una mediterranea come me non può stare troppo a lungo! E poi riprendere i contatti interrotti con il mondo della fotografia, tornare sui set fotografici, realizzare quelli già programmati e purtroppo sospesi e considerare quelli ancora in fase di progetto.

In questo periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova te stessa? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

Ora che ci penso si… ho ripensato a tanti miei comportamenti e rapporti con gli altri e sono arrivata e conclusioni a volte opposte: in alcuni casi il ripensamento mi ha portata a criticarmi aspramente, in altri a trovare un punto d’incontro ideale o viceversa a punti di rottura, ma evidentemente erano decisioni che già covavano in me.

Parlando di spettacolo, cosa segui particolarmente in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow, oppure leggi libri o ti dedichi a qualche tuo hobbies? Raccontami un po’.

Come tutti seguo un po’ i programmi che ci propinano sulla pandemia, ma sento pure il bisogno di evadere e guardare film di qualche anno fa che magari mi sono persa al cinema, soprattutto i film cult, amo svisceratamente Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” e Sofia Loren in tutte le sue performance. Ho visionato film surreali e comici come “Invito a cena con delitto” del 1976, ma ho evitato i film di fantascienza come “Contagion” …non mi sembrava il caso. Letture? Si, soprattutto scientifiche.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Sono una donna non giovanissima, ma che pensa sempre in positivo… ho iniziato a posare per passione dopo i 50 anni e quindi il mio messaggio è di avere cura del proprio corpo, seguire le proprie passioni senza mai pensare che sia troppo tardi! …non dico che lo slogan debba essere sempre: “ Vai dove ti porta il cuore”, ma nemmeno dalla parte totalmente opposta! Altro messaggio è: “ Vivi e lascia vivere”.

La nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie Alex, è stato un vero piacere, ciao a tutti voi di Mondospettacolo  kisssss!!!

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/sonia_mart_model/

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Fotomodelle in fase 2: Beatrice Ferro

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Amici di Mondospettacolo, prima del “Maledetto Virus” eravamo abituati a vedere sfilare sulle passerelle delle modelle bellissime, per non parlare degli shooting sexy/glamour, pubblicati sulle riviste patinate cartacee e online, ebbene, le ragazze che sono state le protagoniste di questi set emozionanti sono state come tutti noi ferme per tutto il lockdown, ora speriamo che progressivamente potremo rivederle sui set. Ma come hanno vissuto questo momento particolare e soprattutto che aspettative hanno per il futuro? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima: Beatrice Ferro.

Ciao Beatrice, benvenuta  su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alessandro, e un saluto affettuoso a tutti i lettori di mondospettacolo!!! Io sto bene, nonostante il periodo particolare che tutto il nostro paese sta affrontando. Ho trascorso la mia quarantena a casa (ovviamente ahah) con la mia famiglia, che io ho visto come un occasione per riscoprire il bello dei momenti semplici ma mai scontati che la vita ci offre nel quotidiano.

Come hai vissuto psicologicamente questo periodo di quarantena?

Caratterialmente per mia fortuna sono una persona tranquilla, e anche un po’ pigra, quindi non ho risentito troppo della chiusura forzata…. Certo ora comincia ad essere troppo!!! Ma come ho detto in precedenza é un occasione per apprezzare i piccoli gesti quotidiani.

Sei riuscita a mantenerti in forma?

Per costituzione ingrasso con difficoltà, quindi mi basta fare un minimo di attività che solitamente faccio con il mio amato hula – hop.

Secondo te questa pandemia cambierà il nostro futuro?

Secondo me, questa pandemia, come prevedono in molti, purtroppo, porterà una crisi lavorativa in diversi settori, anche se penso che in Italia, soprattutto per noi giovani era già difficile prima trovare un impiego fisso. Spero che con questa crisi che interesserà molte persone, si farà qualcosa di concreto per risolvere problemi che già esistevano e che ora si accentueranno.

Nel periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova Beatrice Ferro? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

Ho scoperto di stare bene con me stessa, ma mi sono anche posta degli obbiettivi. Credo che la quarantena a modo suo abbia insegnato qualcosa a tutti quanti.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito e cosa segui tuttora in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow?

Sto guardando film, come tutti penso, soprattutto thriller, visto che sono appassionata di cronaca nera e crimini. Infatti ho letto anche un libro dedicato al caso Yara. Una passione a cui vorrei dedicarmi anche negli studi ,ma che per ora è rimasta solo un proggetto. Hobby ne ho diversi, come disegnare o fare hula hop con cui mi diverto a postare video sui vari social. 😊

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Vorrei dire a tutti gli amici di Mondospettacolo e non, che sono sicura che presto torneremo a stare insieme, a vivere come prima, apprezzando di più le cose belle che la vita ci offre…E soprattutto io In qualita’ di  hostess spero di tornare a lavorare ad eventi pieni di folle, foto e  buffet. 🤣

Beatrice Ferro, la nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie Alex, dopo aver sdrammatizzato, vi saluto e vi abbraccio tutti virtualmente. ❤

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/thebeatrice_ferro/

 

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Teresa D’Angelo: vi racconto il mio lockdown!

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Amici di Mondospettacolo, il Covid 19 ci ha costretti inevitabilmente a cambiare vita, ora dopo un lockdown di 2 mesi stiamo timidamente tornando alla normalità. Ma come hanno vissuto questo momento particolare e soprattutto che aspettative hanno per il futuro le bellissime protagoniste dello spettacolo italiano? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima giornalista, conduttrice e speaker radiofonica:  Teresa D’Angelo.

Ciao Teresa,  benvenuta  su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Salve Alessandro, grazie per questa prima domanda molto importante, il dire come stai, bé sto bene, non mi sono mai fermata un attimo, ho sempre lavorato tra il mio lavoro primario mattutino ed il giornalismo con le interviste pomeridiane, una quarantena sempre in piena attività.

Come hai vissuto psicologicamente questo periodo di quarantena?

Psicologicamente è stata dura, solo il fatto di restare a casa non potendo fare o condurre eventi e party, quindi passare da un ritmo molto attivo al fermarsi un po’…un blackout che mi ha fatto pensare a come tornare alla normalità in seguito.

Come hai passato il tanto tempo libero?

Ho passato il tempo libero a casa, tra le faccende domestiche , il mio amato pilates ed ho ideato un format live su Instagram fatto di interviste, che mi ha dato l’opportunità di  chiacchierare con tantissimi artisti.

Sei riuscita a mantenerti in forma?

Sono riuscita a mantenermi in forma facendo i tutorial di yoga e pilates che seguivo da YouTube.

Secondo te,  questa pandemia cambierà il nostro futuro?

Credo che questa pandemia ha già cambiato il futuro, ha creato diffidenza, perplessità, confusione ed incertezza per un futuro migliore.

Nel periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova Teresa D’Angelo? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

In questo periodo di reclusione a casa , ho pensato tantissimo alla mia formazione , più che scoprire, ho smussato limato e cercato di perfezionare alcuni lati e conoscenze di me stessa.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito e cosa segui tuttora in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow?

Partendo dal presupposto che amo tutto ciò che comprende la tv , ho rivisto vecchie fiction italiane ed  ascoltato tanta musica partenopea, italiana e Latina.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Vorrei dire ai lettori che Alessandro è una bravissima persona, con cui spero poi di svelarvi altre curiosità di me stessa, perché sono un vulcano sempre in pieno ritmo…grazie di tutto e buona lettura.

Teresa, ti ringrazio per la stima che è reciproca, la nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente in azione, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/dangeloteresa1992/

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Icona pop del 1999, Carlotta canta Cos’è la vita

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Carlotta, icona pop sulla scena italiana dal 1999 divenuta celebre nel 2000 grazie al brano Frena , torna a pubblicare un inedito, Cos’è la vita (GIURO Srl), il suo personale omaggio alla vita, a quelle creature miracolose che ci crescono fra le mani, all’intensità che ci riempie i giorni di disegni fantastici. E che in questo tempo di pandemia riacquistano potentemente senso e profondità.

Il brano, da Venerdì 15 maggio sulle maggiori piattaforme digitali, è di Anna Del Vacchio: “Anna è un’amica che ho conosciuto al C.E.T., dove si è diplomata – spiega Carlotta -. Un’autrice, ma anche una mamma e maestra di Grosseto. Mi ha fatto ascoltare questo brano qualche anno fa: sentii subito che quelle parole erano anche mie, profondamente. Ma dalla forte emozione che mi suscitavano, non riuscivo a cantarle senza piangere! Sicuramente anche l’arrangiamento musicale di Roberto La Fauci esalta l’emotività del brano. Ora, chiusa in casa per la pandemia, tra paura, voglia di resistere e reagire, ho sentito prepotente il desiderio di cantarla e divulgarla. Spero che possa essere per chi la ascolterà, il raggio di sole che è per me”.

Per il videoclip Carlotta ha voluto affidarsi ai colori e alla creatività dei bambini, alle riprese spontanee dei loro famigliari; oltre a suo figlio Vittorio e i suoi compagni di asilo, sono stati coinvolti:

– l’ABR di Roma, accademia di danza fondata da Flaminia Buccellato e Gabriele Rossi (attore, ballerino, coreografo, anche noto per la partecipazione al Grande Fratello Vip)

– il Coro “Mani Cantanti”, fondato dalla stessa Anna Del Vacchio. Un progetto riconosciuto dall’Istituto Nazionale INDIRE, grazie al quale è stata introdotta nel video la poesia e la potenza comunicativa del linguaggio dei segni.

Il video è prodotto dalla Giuro Srl e il montaggio è di Giacomo Moschetti. “La vogliamo dire tutta? L’idea originale è stata quella di mettere in moto i bimbi: i nostri figli e i ragazzini con i quali abbiamo a che fare quotidianamente. Poi ci siamo innamorati del risultato: abbiamo trovato che ci corrispondeva!” Una vita costellata di musica e successi, negli ultimi anni Carlotta si è ritirata dalle scene del mainstream per dedicarsi a progetti teatrali e didattici, affiancando grandi artisti, tra cui Mogol, per il quale è docente presso il Centro Europeo di Toscolano.

Carla Quadraccia. Classe ‘75, la sua profonda conoscenza della ritmica le nasce già in gioventù, nei dieci anni (dagli otto ai diciotto) spesi per la passione per la danza sportiva agonistica. Presto scopre anche una voce raffinata e densa di armonici. Si iscrive al Saint Louis e lì inizia il suo viaggio nelle note. Nel ’99 nasce un progetto di brani inediti con lo pseudonimo Carlotta, ottiene un contratto di produzione artistica con Francesco Migliacci ed uno discografico con Carosello. Due album e otto singoli nel breve arco di tempo fra il ‘99 e il 2004, un ottimo successo radiofonico e di pubblico. Poi i successi televisivi di Sanremo 2001, Festivalbar, delle grandi piazze della Festa della Musica (Venezia, Roma, Milano) e del Tim tour live (oltre venti tappe nelle più grandi piazze d’Italia). Poi un nuovo progetto musicale denominato Scarlatto , l’Europa, gli Abbey Road Studios.

Da anni collabora con Mogol, con la sua celeberrima scuola e i suoi tour.

Corista in studio per Simone Cristicchi e Fabrizio Moro, percussionista e corista nei live di Giuseppe Anastasi, suo marito.

Production manager per l’Etichetta discografica GIURO Srl, produce la giovane artista Valeria Farinacci che, superate tutte le selezioni, partecipa a Sanremo Giovani 2017.

Negli ultimi anni presentatrice per il prestigioso Premio Bianca D’Aponte ”con il cuore!”

Di seguito, il video di Cos’è la vita.

 

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Doppia pelle: Jean Dujardin in un film decisamente folle

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Diretto dal regista francese Quentin Dupieux e con protagonista un sempre straordinario Jean Dujardin, Doppia pelle ruota attorno a Georges che giunge in un piccolo villaggio per acquistare una giacca di daino dal costo di settemila euro, tutti i suoi risparmi.

L’impianto della storia, all’inizio è confuso per lo spettatore. Non si comprende bene perchè Georges sia ossessionato da questa giacca e, dopo averla comprata, lentamente cambi la sua personalità.

Vorremmo evitare di anticipare troppo, perchè Doppia pelle è un film che va davvero visto, che molti non comprenderanno, che altri giudicheranno probabilmente male, ma da cui chi ama il cinema, al contrario, sarà sicuramente coinvolto.

Chi scrive queste righe ha trovato nella sua lentezza e nell’inesorabile trascinamento nella follia un semplice, piccolo capolavoro.

Dopo aver acquistato la giacca di daino, il protagonista inizia a dialogare con la stessa, ma in breve il lugometraggio diventa metacinema alla stato puro. Senza più un soldo, scopriamo che Georges è reduce da un divorzio o una separazione, in breve cerca con veri e proprio raggiri di alimentare la sua ossessione e coinvolge una giovane cameriera appassionata di cinema e montaggio in un progetto folle, considerando che lui si definisce un grande regista.

E ci troviamo presto dentro una rapida discesa in un film horror, con tanto splatter, scoprendo il fascino della giacca, dei pantaloni, dei guanti e del cappello di daino ! Apprendiamo come utilizzare in modo davvero originale le pale di un ventilatore a soffitto e tutto Doppia pelle diventa una coinvolgente e assurda storia surreale. Difficile trovare il genere in cui collocarla: commedia nera, horror, elaborato sulla follia  o, meglio, un film geniale, come lo definisce la giovane cameriera man mano che monta scene assurde e omicidi commessi da Georges.

Una piccola videocamera lo fa diventare un regista, anzi un artista e il suo completo di daino. Un individuo da porre tra i nuovi maniaci cinematografici, degno di avere una action figure al pari di Jason Voorhees di Venerdi 13 e di Freddy di Nightmare.

Surreale , insensato, una storia che vuole solo provocare, una critica sociale. Sono davvero tante le definizioni i con cui potremo definire Doppia pelle, che nella sua follia sembra in un certo senso riflettere anche quella che – nel momento in cui scriviamo – stiamo vivendo dai balconi delle nostre case durante l’emergenza dovuta al Coronavirus (e ciò sembra tanto un brutto film horror di serie B).

Tanto di cappello (di daino) alla regia di Dupieux a all’ottima fotografia coniugata alla colonna sonora.

 

 

Roberto Leofrigio

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Buon anno Sarajevo disponibile on demand sulla piattaforma KitchenFilm

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La KitchenFilm atterra sulla sua landing page (https://kitchenfilm.blog/kitchenfilm-on-demand/) con Buon anno Sarajevo (Djeca), il primo di una serie di film messi a disposizione sul sito con un piccolissimo costo.

A questa nuova avventura la Kitchenfilm arriva dopo due diversi momenti di originale diffusione di cultura cinematografica con spirito di solidarietà con quanti hanno a cuore il cinema e soffrono la reclusione forzata: una finestra di due settimane di streaming gratuito di alcuni dei suoi migliori film; una serata cinefila e culinaria in omaggio a Fellini, al suo Amarcord e alle piadine.

On demand al costo di Euro 3,45 il film che è risultato più gradito al pubblico, Buon anno Sarajevo di Aida Begic. Il film – che era stato presentato a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, dove aveva ottenuto la menzione speciale e il Premio Cinema e diritti umani di Amnesty International – racconta come due giovani affrontano il presente dopo la guerra.

Rahima e Nedim vivono a Sarajevo. Dopo un’adolescenza punk, finita la guerra che li ha resi orfani, Rahima, che è la sorella maggiore, è costretta a lavorare sottopagata in un ristorante gestito da un personaggio losco, mentre l’irrequieto Nedim va ancora a scuola.

Un giorno il ragazzo, durante una rissa con i compagni, distrugge il cellulare del figlio di un potente del luogo. Rahima, che si è avvicinata alla religione islamica e ha deciso di indossare il velo, vorrebbe risolvere la cosa pacificamente, invece da quel momento si innesca una catena di eventi che le faranno scoprire che il suo giovane fratello conduce una doppia vita…

I prossimi appuntamenti on demand per metà giugno saranno Nessun uomo è un’isola e Petit Paysan.

Di seguito, il trailer.

 

 

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Fortysuicide: vi racconto la mia quarantena da Suicide!

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Amici di Mondospettacolo, prima del “Maledetto Virus” eravamo abituati a vedere sfilare sulle passerelle delle modelle bellissime, per non parlare degli shooting sexy/glamour, pubblicati sulle riviste patinate cartacee e online, ebbene, le ragazze che sono state le protagoniste di questi set emozionanti sono state come tutti noi ferme per tutto il lockdown, ora speriamo che progressivamente potremo rivederle sui set. Ma come hanno vissuto questo momento particolare e soprattutto che aspettative hanno per il futuro? Oggi sono andato a chiederlo alla bellissima fotomodella: Fortysuicide.

Ciao Forty, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alessandro, grazie e felice di averti conosciuto. Beh che dire? Sto bene, anche se non sopporto così tanta monotonia, sono molto annoiata na si sopravvive.

Come hai vissuto psicologicamente questo periodo di quarantena?

 Io devo dire che non l’ho presa malissimo all’inizio, anche perché sono una persona abbastanza solitaria, quindi sto bene da sola, e mi sono dilettata a fare cose che magari non avevo mai tempo di fare, come ad esempio dedicarmi a fare i dolci, o leggere un libro, o farmi delle doccie lunghissime. Solo che adesso inizio a sentirmi veramente vuota, e per l’appunto stare così tanto tempo senza fare nulla e a casa mi fa impazzire, io sono una persona energica a cui piace uscire e sono una nomade quindi è un po’ un trauma, ma credo che sia cosi un po’ per tutti.

 

Come hai passato il tanto tempo libero?

Beh adesso mi sto concentrando sull esame dato che sto al quinto anno di superiore e quest anno ho l’esame di maturità! Bella botta de culo starete pensando ma… è una rottura uguale, anche perche adesso dopo 3 mesi dentro casa, mi è passata la voglia di vivere (ride). Poi niente, faccio le solite cavolate, ordino cose online per farmi qualche fotina per Instagram, sia per rimanere attiva, sia per passare le giornate.

 

Sei riuscita a mantenerti in forma?

Ciaone! (ride) Ammetto che non mi sto ingozzando come faccio solitamente, provo a fare qualche addominale ogni tanto ma… la vedo dura.

Secondo te questa pandemia cambierà il nostro futuro?

Speravo che almeno cambiasse un po’ la mentalità delle persone, io ad esempio mi sento cambiata, inizio a vedere con altri occhi anche le piccole cose, vedo la vita in un modo diverso. Ma io vedo solo gente che sta impazzendo, per non parlare del problema legato all’economia che sì sicuramente cambierà il nostro futuro.

Nel periodo di quarantena e di solitudine forzata hai scoperto una nuova te stessa? Oppure non hai notato nessun cambiamento particolare?

Io mi vedo in tanti modi, ci sono tante Sare, e diciamo che sono sempre stata una persona riflessiva, e mi sono sempre analizzata per migliorare me stessa.

Parlando di spettacolo, cosa hai seguito e cosa segui tuttora in questo periodo di quarantena? Programmi televisivi, Film, Webshow?

In tv vedo spesso il telegiornale o i programmi noiosi che vede mia madre, sennò gioco un po’ alla play, mi sono vista qualche film e serie su Netflix, ma soprattutto mi sono incagliata con Disney Plus, che almeno mi migliora l’umore.

C’è un messaggio particolare che vuoi mandare a chi sta leggendo la nostra intervista?

Si, vorrei solo dire di iniziare a riflettere. C’è un menefreghismo assurdo. Il virus c’è ancora! Imparate ad avere rispetto per le persone. Ci sono dottori e infermieri che si sono sacrificati, ci sono persone che hanno perso le persone care, ci sono persone che stanno finendo per strada perché non c’è piu lavoro, ci sono persone che sono costrette a rimanere ancora a casa per non far rischiare i propri parenti. Iniziate a riflettere.

La nostra intervista termina qui, con la speranza di rivederti nuovamente sui set, colgo l’occasione di farti a nome mio e di tutta la mia redazione un grande in bocca al lupo e di darti appuntamento ad una prossima intervista.

Grazie Alex, un saluto a te e a tutti i lettori di Mondospettacolo.

Alex Napoleone Wilson

https://www.instagram.com/fortysuicide/

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Stock Spirits: nuovo distributore in Italia per Beam Suntory

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Ha preso vita, dal 1 Aprile 2020, l’accordo di distribuzione fra la storica azienda italiana di liquori Stock Spirits Italia e Beam Suntory, una delle aziende leader nel mondo per la produzione di premium spirits.

Il portfolio di Beam Suntory annovera brands di statura globale, come Jim Beam, Maker’s Mark, Laphroaig, Bowmore, Hibiki, Toki, Roku, Larios, Courvoisier e Midori. Prodotti che arricchiscono l’offerta di Stock srl nelle categorie whisky, gin e cognac. Un’offerta, quella di Stock Spirits Italia, principalmente conosciuta per il brandy Stock 84 e prodotti Limoncè e la vodka Keglevich, rispettivamente leader dei propri mercati. Stock Spirits Italia fa parte di Stock Spirits Group, leader nel settore dei liquori nell’Europa Centro-Orientale. Questa partnership italiana va a completare e arricchire la collaborazione già in essere fra Stock e Beam Suntory in altri Paesi europei quali Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Croazia.

Marco Alberizzi, Amministratore Delegato di Stock Italia, ha dichiarato: “Stiamo lavorando per costruire una portfolio company orgogliosamente italiana per stile, qualità e tradizione, ma con una forte vocazione nel mondo degli international spirits. Le marche affermate di Beam Suntory, Jim Beam e Laphroaig, e le stelle in forte crescita, Maker’s Mark e Roku, ci permettono di giocare un ruolo di primo piano e completare il nostro assortimento di spirits per il mondo dei cocktail bar e della notte, dove oggi siamo presenti soprattutto con la vodka Keglevich. Dopo l’acquisizione di Distillerie Franciacorta, che ci proietta fra i top players nella grappa, la partnership distributiva con Beam Suntory testimonia la forte volontà della nostra azienda di investire sul mercato italiano. Stiamo allargando il nostro presidio a tutte le occasioni, dall’aperitivo, al classico dopo cena, dove già oggi giochiamo un ruolo da leader, e la notte, dal consumo liscio alla miscelazione. Sono grato a Beam Suntory per la fiducia che ha riposto nella nostra organizzazione”.

Tra i leader mondiali nei premium spirits, Beam Suntory, da sempre, ispira le connessioni umane. Nata nel 2004 dalla fusione del Leader mondiale nella categoria Bourbon e i pionieri del whisky giapponese, Beam Suntory unisce una profonda tradizione, passione per la qualità spirito innovativo alla visione del “Growing for Good”.

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Edizione combo con blu-ray e dvd per Midway di Roland Emmerich

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Approdato nelle sale cinematografiche italiane a fine Novembre 2019, viene lanciato in home video da Eagle pictures Midway, diretto dal Roland Emmerich cui dobbiamo, tra gli altri, il blockbuster fantascientifico Independence day e il disaster movie The day after Tomorrow – L’alba del giorno dopo.

Un kolossal bellico che il cineasta di origini tedesche pensò di mettere in piedi già ai tempi in cui, nel 1998, si occupò della sua versione di Godzilla e che, appunto, soltanto oltre vent’anni più tardi ha avuto modo di concretizzare.

Cineasta la cui mano da confezionatore di disaster movie si lascia immediatamente riconoscere nello spettacolare attacco a Pearl Harbor – tra fuoco, fiamme e macchina da presa in continuo movimento – tirato in ballo immediatamente dopo la presentazione dei diversi protagonisti, a cominciare dall’Ed Skrein di Alita – Angelo della battaglia.

Protagonisti rappresentati da un ricco e valido comparto attoriale comprendente Dennis Quaid, Patrick Wilson, Luke Evans e Woody Harrelson, tutti immersi in oltre due ore e dieci di visione che, come il titolo suggerisce, mirano a ricostruire la Battaglia delle isole Midway, combattuta nel Pacifico, tra il 4 e il 6 Giugno 1942, da giapponesi e americani.

Oltre due ore e dieci di visione in cui seguiamo le eroiche imprese e gli incredibili sacrifici effettuati da soldati e aviatori; man mano che in un piccolo ruolo troviamo coinvolto anche Aaron Eckhart e che Geoffrey Blake viene simpaticamente calato nei panni di un John Ford pericolosamente alle prese con i sopralluoghi per il suo breve documentario La battaglia delle Midway, premiato agli Oscar.

E sono soprattutto le pseudo-soggettive a piombo degli aerei da guerra a conferire all’operazione il sapore di grande intrattenimento necessario ad un epico elaborato impreziosito da ottimi effetti digitali che, però, racconta un pezzo di vera storia.

Un epico elaborato nel cui svolgimento a risultare assente non è affatto il movimento e che Eagle rende disponibile attraverso un’edizione combo comprendente sia il dvd che il blu-ray di Midway.

Due diversi supporti, dunque, corredati ognuno, oltretutto, dei medesimi contenuti speciali: trailer, dodici minuti riguardanti gli attori, quasi quattordici di making of, quasi cinque incentrati sul lavoro di Emmerich sul set, quattordici sulla vera Midway, nove di ricordi dei sopravvissuti Charles Monroe ed Ervin Wendt, rispettivamente operatore radio e ufficiale dell’aviazione, e sei relativi alla figura di Joe Rochefort, ufficiale della marina americana.

 

 

Francesco Lomuscio

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