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Microfono d’Oro 2019: premio alla carriera a Claudio Lippi, riconoscimenti anche a Fabio Canino e Loredana Errore

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Si è svolta davanti ad un numeroso pubblico festante la 9^ edizione del Microfono d’Oro, anche quest’anno si sono consegnati premi ai conduttori dei programmi radiofonici più seguiti, grazie al consenso di una giuria popolare e di una giuria di esperti del settore
Accolti dall’organizzatore Fabrizio Pacifici e dalla presentatrice Cosetta Turco, diversi volti noti: Claudio Lippi, a cui è stato consegnato il premio alla carriera; Fabio Canino di Rai Radio 2, reduce dal successo di Ballando sotto le Stelle, e in tour promozionale con il suo nuovo libro “Le parole che mancano al Cuore”; l’irriverente banda di “The Morning Show” di Radio Globo; l’ex gieffina Daniela Martani, speaker di punta della neonata emittente NSL Radio; Beppe Convertini, prossimo conduttore della Vita in diretta Estate; e ancora riconoscimenti per le showgirl Janet De Nardis e Giada Di Miceli e Danilo Brugia tra i più fotografati dalle teenagers presenti.
Premio speciale per la cantante Loredana Errore, che ha deliziato i presenti con “Ragazza occhi cielo”, un brano scritto e composto da Biagio Antonacci.
Premiati anche gli idoli locali delle tifoserie Alberto Mandolesi, Mario Corsi, Valeria Biotti (per quanto riguarda la Roma) e Danilo Galdino (Lazio), e i giornalisti d’inchiesta David Gramiccioli e Luca Casciani.
Riconoscimenti anche per Paola Liberatori, il dj Paciulo e per Radio Bimbo, per la gioia di tutti i bambini presenti.

Tantissimi ospiti e addetti ai lavori presenti: le modelle Andreea Duma, Taty Tatiana (Miss Mundialido in carica) e Katie Tzvetinova, la mitica Gegia che ha annunciato che sarà nel cast di “Rosy Abate 2”, Carmen Morello la presentatrice di “Chef per una sera”, le attrici Raffaella Camarda, Chiara Berardo, Alessandra Carrillo; il cast della serie tv “La Metamorfosi della camorra” guidati dal regista Michele Cucciniello, gli imprenditori Fabrizio Borni, Daniele Venuto, Lorenzo Castiglia, Alex Bucci, e ancora Francesca Piggianelli promotrice di numerosi eventi legati al cinema ed alla musica, gli attori Felice Maria Corticchia, Manfredi Russo, Pepito Torres.

 

 

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In dvd il thriller fantapolitico A prova di errore diretto da Sidney Lumet

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Con il timore di un conflitto a base di bombe atomiche, il periodo della Guerra fredda è stato, di sicuro, uno dei meno tranquilli per il popolo americano, tanto che il cinema dell’epoca non mancò di cavalcare tale paura, portando su grande schermo qualche film che la riguardasse, partendo proprio dall’interno di quei palazzi governativi dove veniva deciso il destino di tutti.

Un titolo che balza subito alla memoria è, sicuramente, Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba, caposaldo della satira politica diretto da Stanley Kubrick nel 1964, stesso anno in cui il medesimo argomento venne affrontato in ambito serio tramite il thriller fantapolitico A prova di errore di Sidney Lumet.

Derivato da un bestseller di Eugene Burdick e Harvey Wheeler, un vero e proprio trattato di suspense gestita tra dialoghi taglienti e forti interpretazioni, grazie al ricco cast in cui primeggia il grande Henry Fonda, già al cospetto di Lumet per La parola ai giurati e Fascino del palcoscenico, affiancato da Walter Matthau, Dan O’Herlihy, Frank Overton, Edward Binns, Larry Hagman e un esordiente Fritz Weaver, attore che molti ricorderanno in film come Il maratoneta e Creepshow.

Seguendo lo sviluppo di un nuovo ordigno tecnologico capace di decidere le sorti dei paesi in giro per il mondo, gli alti vertici americani si ritrovano di punto in bianco di fronte ad una difficile scelta da fare; complice un malfunzionamento, tale macchinario ordina un attacco aereo verso Mosca, implicando così lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale.

Al Presidente degli Stati Uniti (Fonda) spetta scegliere quale città americana possano i russi poi attaccare, se Mosca dovesse essere rasa al suolo da questo bombardamento non pianificato; quindi, le sorti dell’equilibrio mondiale sembrano essere agli sgoccioli.

Regista capace di trarre il meglio da ogni situazione sul filo della tensione grazie al suo sagace metodo per entrare nella psiche dei propri personaggi, Lumet mette in piedi con A prova di errore un prodotto fantapolitico che guarda ben oltre i tempi in cui venne realizzato, considerando che in questo contesto è anche inserito un argomento legato alle tecnologie avanzate dell’epoca. Un macchinario è ciò che crea il fattore scatenante della trama, quindi il film sconfina anche nella paura dell’annientamento umano da parte delle macchine.

Una tematica che anni dopo siamo stati abituati a seguire tramite l’intrattenimento della saga fantascientifica Terminator e che Lumet, invece, racconta in un contesto altamente veritiero, tra le pareti asettiche di una centrale operativa militare.

E Fonda e Matthau, di conseguenza, rubano la scena, assecondati da una serie di volti all’altezza della situazione, pur trattandosi di nomi mai abbastanza glorificati in campo cinematografico (O’Herlihy lo ricorderete soprattutto come capo della OCP in Robocop) oppure esclusivamente legati a successi televisivi (Hagman indimenticabile J.R. di Dallas, più Sorrell Booke divertente Boss Hogg di Hazzard e Dana Elcar valido Thornton di MacGiver).

Edito in dvd da Sony Pictures Home Entertainment in collaborazione con CG Entertainment (www.cgentertainment.it) , A prova di errore è corredato di sezione extra costituita da commento audio di Sidney Lumet, trailer cinematografico e l’estratto A prova di errore rivisitato, documentario di sedici minuti comprendente anche un’intervista al regista stesso.

 

 

Mirko Lomuscio

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Cinema e drink: Optai per il mare, ispirato a Borotalco di Carlo Verdone

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La creatività nel mondo dei drink travalica qualsiasi confine geografico, mentale e tematico. Drink ispirati a un amore, a un’emozione, ma anche a un oggetto, ai luoghi del cuore e a un film amato.

Abbiamo chiesto ad alcuni dei migliori barman e barlady romani di individuare un proprio, personale, film del cuore cui ispirarsi. Ne sono scaturite decine e decine di drink, ispirati a filmografie delle più disparate, dai classici Via col vento ai neo-classici firmati Quentin Tarantino.

Con tanti registi anche italiani al centro dell’ispirazione, da Giuseppe Tornatore a Gabriele Mainetti, passando per David Lynch e il suo Mulholland drive, dai film romantici a Mad Max, passando per i cinecomic e il recente Avengers: Endgame.

Film che hanno ispirato l’uso di tutti gli ingredienti presenti nel mercato, ricette coniugate con cognac, tequila, whisky scozzese, irlandese, bourbon americani del Kentucky, vermouth piemontese, gin inglesi, romani e toscani, amari e bitter, ma anche vodka, ginger beer e liquore Strega, per una nuova ‘geografia cinematografica del bere di qualità’. Preparazioni semplici e meno semplici, da gustare nei loro ingredienti di qualità, ricette create ad hoc da barman e barlady cinefili per sperimentare sé stessi dietro il bancone con un occhio al Grande Cinema.

Oggi è la volta di Optai per il mare, ispirato a Borotalco di Carlo Verdone.

BARMAN: Davide Patta, proprietario e bartender di Ruggine a Bologna

INGREDIENTI:

70 ml VII Hills Italian Dry Gin
10 ml Vermouth Oscar 967 Extradry
1 barspoon black brine – salamoia di olive Celline
2 dash celery bitter
1 dash olio EVO

Bicchiere: coppa

Garnish: olive (rigorosamente greche!)

PREPARAZIONE:
Mettere a raffreddare una coppa. In un mixing glass versare tutti gli ingredienti e abbondante ghiaccio. Mescolare con un barspoon fino al raggiungimento della temperatura e della diluizione desiderate e versare in coppa, servendo a parte una ciotola di olive, rigorosamente greche!

ISPIRAZIONE:
Caposaldo della commedia all’italiana,
Borotalco ha ispirato questo drink, dai molteplici richiami: la romanità di Carlo Verdone è esaltata dall’uso di VII Hills Italian Dry Gin, la voglia di incontrare Lucio Dalla da parte della splendida Eleonora Giorgi richiama Bologna, la città in cui vive e lavora il barmanager. Il mare e la scelta di navigarlo di Manuel Fantoni è richiamata dalla salinità della salamoia di oliva cellina presente nella ricetta. Le olive servite in side, rigorosamente greche (!), vogliono essere un omaggio a Mario Brega – Augusto nella pellicola – oltre che un’imprescindibile presenza in una variante di un Cocktail Martini.

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Marco De Annuntiis: il beat che sa di pop

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Come al solito non facciamo critica discografica… ma umana e spirituale. Si intitola “Jukebox all’Idroscalo” questo nuovo disco che ci arriva dalla INTERBEAT di Luigi Piergiovanni, quel cantautore che si fa chiamare Rosybyndy e che riporta a casa sempre fratture di critica assai marcate e che spesso cerca di trasgredire alla forma canonica restandole fedele al tempo stesso. Opera assai intelligente… Ed è sua la produzione che immortala il suono e l’estetica di Marco De Annuntiis, cantautore, autore, scrittore e tanto altro ancora. Poi la Cinedelic, che spesso come label sforna suoni e scritture che gravitano attorno al mondo cinematografico, pubblica il disco in formato vinile… e par chiudersi un cerchio che nel DNA tinte marcate di quella beat generation tanto cara all’autore di “Jukebox All’idrogeno”, uno dei cardini a cui si ispira il lavoro del cantautore romano. Ma anche l’Idroscalo teatro dell’omicidio di Pasolini, ma anche quel certo rispetto per il cliché popolare (a cui devolvere riconoscenza per la riconoscenza) e per quel certo frammentare forme – appunto canoniche – in luogo di una personalità da sfoggiare senza – sempre in apparenza d’intenda – filtri e condizionamenti. “Jukebox all’Idroscalo” è un disco noir, di pop d’autore, di r-moscia anche nei modi e di voce strafottente che lancia strafottenti critiche alla società e canta spietate irriverenze all’omologazione. Sono 3 i video che fanno da corona a questo disco. Noi che al bello puntiamo attenzione, chiediamo al bello che appartenga ad una di queste due grandi famiglie: una rispetta e celebra con attenzione e didascalia letteraria i dettami della moda e del cliché… l’altra gioca al gioco dell’arte, con personalità libera di andare in ogni direzione. Abbiamo come l’impressione che, furbescamente, De Annuntiis cerchi di restare in un limbo comodo… non se sempre gli riesce ma tempo che resti davvero l’unica cosa intelligente da fare prima di cadere, in ogni caso, in una prevedibilità noiosa. Ci prova e non lo apprezziamo tantissimo… lui che di personalità ne dimostra parecchia.

Estetica. Noi parliamo tanto di estetica. Da quella sfacciata delle apparenze a quella profonda da rincorrere tra le righe. Cos’è per te estetica?
Mettiamola così: fino ai 18 anni ognuno è come madre natura l’ha fatto, dai 18 anni poi ognuno diventa responsabile della faccia che ha: le nostre opinioni, sentimenti, abitudini e stili di vita, mutano la fisionomia più della chirurgia. Si dice sempre che “apparire senza essere” è inutile, il che ovviamente è vero. Ma non sottovalutiamo che è inutile pure essere senza poi avere il coraggio di apparire: bisogna mettercela la faccia.

Esteticamente ma soprattutto personalmente, possiamo definirti un artista figlio della beat generation?
Più che un figlio casomai un pronipote! Quanti anni credete che abbia? (ride, ndr.) Ma tutto il rock è figlio della beat generation: se non ci fosse stata la poesia beat a dargli contenuti e renderlo adulto, il rock’n’roll sarebbe stato un ballo di moda per un paio d’anni e nulla più, come il cha-cha-cha prima e il twist dopo.

Appunto resterei sul tema. Di certo la poesia beat cercava la sua estetica ma è altrettanto certo che schivava la diffusione mediatica. Tu come gestisci il rapporto con la visibilità mediatica? La insegui, ne si schiavo o ti è indifferente?
La timidezza non è mai stato un problema, sono timido quanto Rocco Siffredi. È lo snobismo casomai che mi frega, ho sempre trovato volgare l’idea di dover sgomitare per farsi strada, proporre la propria musica come un venditore porta a porta. Però ho anche imparato che la discrezione non solo non viene mai premiata, ma nemmeno notata. Indifferente? Mi sforzo di esserlo, certo chi non sopravvive alle critiche più crudeli è meglio che non pubblichi mai nulla. In realtà perfino un complimento può darmi fastidio, basta che lo ritenga sbagliato…

Oggi la vera rivoluzione per te quale sarebbe? Dissacrare i miti come De André, o costruirne di nuovi? E nel costruirne, useresti modelli nuovi o forme delle passate generazioni?
Non è possibile creare nuovi miti, non c’è spazio di manovra. Con i social è come se fossero tutti personaggi pubblici ancor prima di eventualmente diventarlo davvero. Nulla viene lasciato all’immaginazione quindi è difficile incuriosire, come del resto è difficile deludere. L’Alta Definizione poi, è pornografia pura, nel senso che il porno è l’unico genere che ne ha tratto vantaggio: anche la divina Greta Garbo era “divina” perché in realtà nessuno la vedeva bene! Bisognerebbe ritirarsi a vita privata come Salinger, mollare tutto, “andarsene in silhouette” e chi s’è visto s’è visto. Ma confesso che sono troppo imperfetto, troppo mondano, troppo frivolo per andarmene a fare l’eremita sul cucuzzolo della montagna.

Questo disco cura molto l’estetica… e nell’immaginario sei fedele agli anni ’70, anche ’80, reduce di quella Milano a mano armata, dei polizieschi, di quel certo noir a colori. Perché?
Sono affezionato a quell’immaginario perché è quello della mia infanzia, degli anni ’80 nei quali sono nato o dei ’70 che in quel periodo arrivavano in ritardo in televisione. I modellini delle auto con cui giocavo erano Maggiolini e Alfette, quindi aspettavo di essere grande per averne una. Poi sono arrivati i computer, gli airbag, i microchip, i metal detector, l’ossessione della sicurezza, la paura del terrorismo, il divieto di fumo nei locali pubblici… la mia generazione ha subito un trauma, da piccoli venivamo preparati a vivere in un mondo che oggi che tocca a noi è scomparso: bella fregatura.

E per chiudere: ci spieghi questa voce? Anche questa ha un’estetica davvero importante e delicata… secondo me va spiegata…
La mia tesi di laurea in Lettere si intitolava appunto “La poesia della voce”: fino a cento anni fa poeti, cantanti e attori non potevano riascoltarsi, avevano consapevolezza solo della propria voce interiore. Oggi chiunque può riascoltarsi e imparare a padroneggiare la propria voce: una rivoluzione totale, ogni interpretazione è l’impressione di un attimo irripetibile, come una fotografia. La mia voce è particolare perché fumo moltissimo, sessanta sigarette senza filtro al giorno: questo peso la rende autentica. Ma forse tu ti riferivi alla “R”: io sono convinto di pronunciarla benissimo, esattamente come va pronunciata. Dopo la scuola mi bocciarono all’Accademia di Arte Drammatica dicendo che soffrivo di rotacismo: lì per lì mi incazzai moltissimo, poi quello che era un difetto per un attore è diventato il marchio distintivo di un cantante.

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Il sentiero dei figli orfani, il nuovo romanzo di Giovanni Capurso

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

Il sentiero dei figli orfani di Giovanni Capurso

Il giornalista e scrittore Giovanni Capurso presenta “Il sentiero dei figli orfani”, il suo terzo romanzo di formazione che racconta le memorie giovanili di Savino, un uomo che ripercorre il suo passato e rivive le fasi di quel delicato passaggio che dalla fanciullezza conduce all’adolescenza. Ambientato in un piccolo paese lucano, San Fele, un luogo “fuori dalla storia e dagli eventi”, il romanzo descrive i primi turbamenti d’amore e i primi schiaffi ricevuti da una realtà che opprime il desiderio di evasione del giovane, ansioso di conoscere il mondo. Da adulto tornerà nei luoghi che in un tempo lontano l’hanno lasciato orfano, e comprenderà infine il senso del suo viaggio.

 

 

Titolo: Il sentiero dei figli orfani

Autore: Giovanni Capurso

Genere: Romanzo di formazione

Casa Editrice: Alter Ego Edizioni

Collana: Specchi

Pagine: 204

Prezzo: 14,00 €

Codice ISBN: 978-88-9333-146-3

 

«Con quell’eterno ritornare degli eventi naturali e dei riti collettivi avevo convissuto durante l’infanzia e la giovinezza. Misuravo il tempo in foglie che si facevano spazio sui rami o vorticavano nell’aria e ancora dai nove rintocchi delle campane che annunciavano il “mattutino” e dai ventuno tre ore prima del tramonto […]».

 

Il sentiero dei figli orfani di Giovanni Capurso è un romanzo che accompagna per mano il lettore in una storia semplice e poetica, in una vicenda di vita vissuta in cui in tanti si potranno rispecchiare. Nel racconto della gioventù di Savino Chieco vi è infatti tutta la forza e la bellezza di quel luminoso periodo della vita, ma anche tutta l’incertezza di chi è in bilico tra due fasi dell’esistenza, di chi ha da poco sperimentato la crudezza della realtà ma non ha ancora gli strumenti per fronteggiarla. Savino ormai adulto ripensa con nostalgia al suo passato, a quella “curiosa creatura” dickinsoniana che lo aggredisce con la sua vividezza, con le sue domande senza risposte, con il suo carico di dolore non ancora metabolizzato. Ricorda la semplicità del suo paese, San Fele, in cui la vita scorreva al ritmo della natura, e ripercorre un’estate fondamentale per la sua crescita, un’estate in cui per la prima volta conosce da vicino la morte, e l’amore. La soglia che la madre lo spinge ad attraversare, per entrare nella stanza in cui riposa la salma della nonna, è infatti il confine che di lì a poco Savino supererà per iniziare a costruire la propria identità. La morte è per i bambini qualcosa di troppo lontano, un evento che non può toccarli personalmente; rendersi conto che invece fa parte della vita di tutti è il primo trauma che permette di crescere. Il primo amore è una devastazione dei sensi, e al pari della morte porta nella vita un senso di precarietà che confonde le labili certezze di Savino. Il romanzo è il racconto del passaggio, non privo di conseguenze, che dalla fanciullezza porta all’adolescenza, vissuto da un ragazzo che si sente imprigionato in un’esistenza che non gli appartiene, in un luogo in cui non c’è futuro. Savino vuole conoscere il mondo, vuole vedere il mare, quella distesa sterminata in cui sfocia il fiume sulle cui rive ha giocato fin da bambino, lo stesso fiume che rappresenta il limite dei suoi sogni di libertà. Una libertà incarnata nel personaggio di Adamo, che, come il suo illustre omonimo, non ha più una casa ed è in continuo viaggio alla ricerca di un posto a cui appartenere. Il sentiero dei figli orfani è un romanzo che ricorda agli adulti quali sogni splendevano nei loro giovani cuori; un’opera che riflette sulla situazione ancora attuale dei ragazzi che sono costretti ad emigrare dai loro paesi per potersi costruire un futuro dignitoso. Una delicata riflessione sul tempo che passa, sui desideri sfumati e sull’importanza di ritornare sui propri passi per chiudere un cerchio, per comprendere il proprio percorso e non sentirsi più orfani della propria terra.

 

TRAMA. In un’estate torbida agli inizi degli anni Novanta, il giovane Savino si affaccia all’età acerba dell’adolescenza come si affrontano i sentieri in salita del suo paese, San Fele, in Lucania, tanto in alto che gli altri sembrano “presepi accartocciati”. Da “principiante della vita” scruta senza troppa curiosità il carattere malinconico del padre Michele, quello un po’ bizzarro dello zio Gaetano, da cui ha ereditato il “demone del dubbio”, e si lascia rasserenare dai modi placidi della madre Carmela; un ménage familiare, il suo, animato da duelli verbali con il fratello Aldo, dal ricordo di antenati sconosciuti e dalle scorribande con Radu, detto l’Anguilla. L’idillio verrà spezzato dalla frequentazione di Adamo, forestiero con alle spalle una figlia perduta e il buio della galera, che concretizzerà un processo di crescita assieme all’infatuazione per la bella Miriam, ragazza di città audace solo in apparenza. Su uno sfondo pietroso ma vivido e tra atmosfere ancestrali, si apre uno scorcio di vita che è quella degli orfani della Lucania, di coloro, cioè – e Savino non farà eccezione – che dopo un’adolescenza passata a chiedersi cosa sia il futuro lasciano la propria terra ma non abbandonano le loro radici.

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

 

BIOGRAFIA. Giovanni Capurso (Molfetta, 1978) è docente di Filosofia e Storia, giornalista e scrittore. Ha pubblicato i romanzi di formazione Nessun giorno è l’ultimo (Curcio Editore, 2015), La vita dei pesci (Manni Editori, 2017) e Il sentiero dei figli orfani (Alter Ego Edizioni, 2019). Scrive regolarmente per numerosi periodici e blog.

 

CASA EDITRICE. Alter Ego Edizioni è una casa editrice fondata nel 2012 a Viterbo da Danilo Bultrini e Luca Verduchi. Attiva inizialmente sul territorio della Tuscia e del Lazio, dal 2014 ha esteso il proprio raggio d’azione a tutta l’Italia, ed è distribuita a livello nazionale. I romanzi di Alter Ego raccontano gli uomini e le donne di oggi, la nostra società. Particolare attenzione viene riservata al tema del “doppio”. Si tratta di una ricerca che la casa editrice porta avanti utilizzando vari generi letterari: dal romanzo di formazione al romanzo psicologico, passando attraverso il distopico il romanzo umoristico, fino ad arrivare al giallo e al thriller. Dal 2019 la casa editrice aprirà alla pubblicazione di autori contemporanei stranieri.

 

Contatti

https://www.facebook.com/giovanni.capurso.16

http://www.alteregoedizioni.it/

 

Link di vendita

http://www.alteregoedizioni.it/shop/specchi/il-sentiero-dei-figli-orfani/

 

 

 

IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

Via Silvagni 29 – 401387 Bologna

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Al via “5 Bowls”, un nuovo goloso appuntamento da East Market Diner a Lambrate

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Nuovo appuntamento per East Market Diner, lo spin off del popolare mercatino domenicale di Lambrate, torna con un nuovo gustoso appuntamento. Dal 13 al 15 giugno, infatti, andrà in scena 5 Bowls, una tre giorni dedicata alle bowls in cinque diverse proposte. Chicken Bowl: pollo grigliato, riso, avocado, misticanza, semi di sesamo e salsa yogurt.  Salmon Bowl: salmone scottato, riso, avocado, spinaci, germogli di sesamo, wasabi e salsa di cocco. Pokè Bowl: salmone, tonno o tufu, riso, edemame, carote, cetriolo, avocado, mango, coriandolo, arachidi e ginger. Tofu Bowl: tofu, riso, carote, cetrioli, cavolo rosso, mango, avocado, zenzero, menta, soia e tahini. Egg Bowl: uova in camicia, riso, guacamole, avocado, rucola, coriandolo e arachidi. In tutti i piatti il riso può essere scelto in versione bianca o integrale. Oltre alla sala interna è anche disponibile il terrazzo sul tetto dell’edificio con quaranta posti a sedere e proprio per la natura informale e legata alla tradizione dello street food non è previsto il servizio al tavolo.

Tutte le info e le novità su facebook.com/eastmarketdiner e instagram.com/eastmarketdiner.

 

5 Bowls

giovedì 13 giugno dalle 18 alle 24

venerdì 14 giugno dalle 18 alle 24

sabato 15 giugno dalle 12 alle 16 e dalle 18 alle 24

Via Privata Giovanni Ventura, 16 – Milano

Ingresso Libero

Infoline 0266661881

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Al via le Audition del contest Play! Storie che cantano a Roma e Milano

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Il mondo della musica incontra le storie delle donne con tumore al seno metastatico: a Roma e a Milano le audition del contest “Play! Storie che cantano”.

Oggi a Roma al Teatro Flaiano decine di cantanti emergenti o affermati partecipano alla prima delle due audition organizzate nell’ambito di Play! Storie che cantano, il contest musicale online, in radio partnership con RDS, ispirato ai racconti delle pazienti, con la partecipazione di Noemi. La seconda audition è in programma mercoledì 12 giugno a Milano, al Teatro Elfo Puccini, a partire dalle ore 10.00.

Fino al 30 giugno sul sito www.voltatiguardaascolta.it gli artisti possono iscrivere i loro brani ispirati alle storie delle pazienti con tumore al seno metastatico raccolte nell’ambito di “Voltati. Guarda. Ascolta.” La campagna promossa da Pfizer con il patrocinio di Fondazione AIOM, in collaborazione con Europa Donna Italia e Susan G. Komen Italia.

Roma, 10 giugno 2019 – Sono oltre 50 i cantanti e i musicisti che oggi a Roma, al Teatro Flaiano, partecipano alla prima delle due audition organizzate nell’ambito del contest musicale online “Play! Storie che cantano”, dedicato alle storie delle donne con tumore al seno metastatico e che vede la partecipazione di Noemi come testimonial, coach, performer e giurata.

L’iniziativa è la nuova tappa di “Voltati. Guarda. Ascolta. Le donne con tumore al seno metastatico” la campagna promossa da Pfizer, con il patrocinio di Fondazione AIOM e in collaborazione con Europa Donna Italia e Susan G. Komen Italia, per rompere il muro di silenzio intorno a questa malattia. Dopo i racconti orali, gli eventi di piazza e il cinema, per dare voce alle pazienti è stata scelta la musica, la forma che può trasmettere in presa diretta emozioni ad alta intensità come quelle vissute dalle donne con tumore al seno metastatico

Già oltre cento artisti hanno iscritto al contest i loro brani musicali, ispirati alle storie delle pazienti. Le iscrizioni, che si chiudono il 30 giugno, vengono raccolte attraverso il sito www.voltatiguardaascolta.it dove sono disponibili il bando e le storie da cui prendere spunto.

Obiettivo delle audition è dare agli artisti la possibilità di far ascoltare i propri brani dal vivo alla giuria di esperti, con la supervisione della direzione artistica di Andrea Papazzoni e Jean Michel Sneider di MP Film, e verificare così la qualità artistica dei loro brani e la coerenza con i messaggi della campagna. La seconda audition è in programma il 12 giugno a Milano, Teatro Elfo Puccini a partire dalle ore 10.00.

Una volta chiusa la raccolta online e completate le audition, la giuria selezionerà i 5 brani finalisti che parteciperanno all’evento finale un concerto gratuito aperto al pubblico, con la partecipazione di Noemi in programma ad ottobre. Il vincitore del contest, selezionato dalla giuria e dalle pazienti, sarà premiato con la promozione del brano in collaborazione con una delle realtà discografiche più importanti del panorama nazionale.

LE GIURIE

         

Audition di Roma

Nella foto Roy Paci fotografato da Angelo Costanzo Photo

Roy Paci, trombettista, cantante, compositore e produttore discografico italiano

Giuseppe Anastasi, autore di grandi successi di Arisa come Sincerità

Antonino, vincitore di Amici 2004 e del Premio della critica

Andrea Manusso e Matteo “Yoshimitsu” Nesi, producer e arrangiatori di Ultimo e Mostro

Giulia Luzi, cantante, attrice e doppiatrice, ha partecipato a Sanremo nel 2017

Emanuele Montefusco, junior A&R Warner Chappell Music

Virginio Simonelli, cantautore, vincitore Amici 2011

Rappresentante associazioni partner Maura Cosmelli, Susan G. Komen Italia

Audition di Milano

 

Federica Camba, autrice per Pausini, Carboni, Amoroso, Emma, Elodie

Daniele Coro, autore per Pausini, Carboni, Amoroso, Emma, Elodie

Virginio Simonelli, cantautore, vincitore Amici 2011

Max Greco, arrangiatore, producer e polistrumentista

Marco Guazzone, autore per Bocelli, Arisa, Chiara Galiazzo.

Emanuele Montefusco, junior A&R Warner Chappell Music

Antonino, vincitore di Amici 2004 e del premio della critica

Rappresentante associazioni partner: Loredana Pau, Europa Donna Italia

Tutte le informazioni sul contest e sulla campagna sono disponibili sul sito www.voltatiguardaascolta.it.

 Contatti:

Pfizer – Paola Corti – Communication Senior Manager – paola.corti@pfizer.com

Ufficio stampa – Pro Format Comunicazione  – ufficiostampa@proformat.it – www.proformatcomunicazione.it

 

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Elisabetta Galimi ed Alessandro Lucino sbarcheranno a Temptation Island Vip?

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Alessandro Lucino ed Elisabetta Galimi potrebbero essere vicini  al reality delle tentazioni di Canale 5.

Dai Rumors che circolano sul web, parrebbe proprio che la coppia formata dallo scrittore Alessandro Lucino, autore del romanzo “La Sfera di Glasbal” e la presentatrice sportiva del programma di Rai Due “Calcio e mercato” Elisabetta Galimi, siano davvero vicini alla partecipazione a Temptation Island Vip, il reality delle tentazioni trasmesso su Canale 5.

La bellissima showgirl torinese, dopo la parentesi amorosa vissuta con l’attaccante della Fiorentina Giovanni Simeone, si è fidanzata con Alessandro Lucino.

La loro Love Story sembrava procedere alla grande, ma ai microfoni di Fox Life Elisabetta aveva dichiarato: “La mia relazione aveva subito un periodo di stop, ma poi è ripartita a gonfie vele. Complici sono stati diversi fattori legati ad influenze esterne”. Chissà cosa sarà successo? E quali saranno state queste influenze esterne, così i fan si sono interrogati sui motivi che avrebbero portato la coppia ad un passo dalla rottura. Ma nonostante questo, sembra che i rapporti si siano riallacciati, e che Alessandro ed Elisabetta siano pronti ad approdare sull’isola delle tentazioni.

Inoltre la presentatrice torinese ha recentemente espresso sempre a Fox Life il desiderio di prendere parte ad un programma: “Vorrei avere la possibilità di partecipare ad un reality televisivo”. E se il suo desiderio fosse proprio quello di partecipare a Temptation Island Vip? In questo modo, avrebbe la possibilità di coronare il suo sogno e di mettere alla prova il suo amore nei confronti del fidanzato. E magari proprio grazie alla trasmissione Mediaset, Elisabetta avrebbe la possibilità di scoprire i lati più segreti ed intimi del suo cuore.

Quindi per i 141.000 followers della bellissima Elisabetta e per i 13.000 di Alessandro Lucino non resta che aspettare, una cosa è certa: sarà una dura prova per i due, l’amore trionferà? Chissà…

Napoleone Wilson

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Rilasciato il trailer di Domino di Brian De Palma

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Distribuito da Eagle pictures, arriva nelle sale cinematografiche italiane l’11 Luglio 2019 Domino, il nuovo attesissimo film di Brian De Palma, interpretato da Nikolaj Coster-Waldau, Carice van Houten e Guy Pearce.

In un mondo devastato da terrore e sospetti, Christian, un poliziotto di Copenaghen, cerca giustizia per l’omicidio del suo collega per mano di Imran, un soldato dell’ISIS.

A caccia del killer, Christian e una collega poliziotta finiscono travolti in un frenetico inseguimento in cui è coinvolto anche un agente doppiogiochista della CIA, che usa Imran come pedina per incastrare altri membri dell’ISIS. Presto il protagonista si ritroverà in una corsa contro il tempo, non solo per avere la sua vendetta ma anche per salvare la propria vita.

Di seguito, il trailer.

 

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Al via “5 Bowls”, un nuovo goloso appuntamento da East Market Diner a Lambrate

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Nuovo appuntamento per East Market Diner, lo spin off del popolare mercatino domenicale di Lambrate, torna con un nuovo gustoso appuntamento. Dal 13 al 15 giugno, infatti, andrà in scena 5 Bowls, una tre giorni dedicata alle bowls in cinque diverse proposte. Chicken Bowl: pollo grigliato, riso, avocado, misticanza, semi di sesamo e salsa yogurt.  Salmon Bowl: salmone scottato, riso, avocado, spinaci, germogli di sesamo, wasabi e salsa di cocco. Pokè Bowl: salmone, tonno o tufu, riso, edemame, carote, cetriolo, avocado, mango, coriandolo, arachidi e ginger. Tofu Bowl: tofu, riso, carote, cetrioli, cavolo rosso, mango, avocado, zenzero, menta, soia e tahini. Egg Bowl: uova in camicia, riso, guacamole, avocado, rucola, coriandolo e arachidi. In tutti i piatti il riso può essere scelto in versione bianca o integrale. Oltre alla sala interna è anche disponibile il terrazzo sul tetto dell’edificio con quaranta posti a sedere e proprio per la natura informale e legata alla tradizione dello street food non è previsto il servizio al tavolo.

Tutte le info e le novità su facebook.com/eastmarketdiner e instagram.com/eastmarketdiner.

 

5 Bowls

giovedì 13 giugno dalle 18 alle 24

venerdì 14 giugno dalle 18 alle 24

sabato 15 giugno dalle 12 alle 16 e dalle 18 alle 24

Via Privata Giovanni Ventura, 16 – Milano

Ingresso Libero

Infoline 0266661881

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Eyes di Maria Laura Moraci vince i Nastri d’Argento 2019

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Il 6 Giugno 2019 Eyes ha vinto il premio come “Miglior Cortometraggio Società e Solidarietà” ai  Corti d’Argento 2019, la sezione dei Nastri d’Argento dedicata ai cortometraggi.

Il cortometraggio, scritto e diretto da Maria Laura Moraci, dedicato alla memoria di Niccolò Ciatti, il ventiduenne picchiato a morte da tre coetanei nell’indifferenza generale il 14 Agosto 2017 in una discoteca vicino Barcellona, è stato scelto tra gli oltre duecento titoli visionati, prodotti e distribuiti nel 2018.

Laura Delli Colli ha consegnato il premio a Maria Laura Moraci che è la regista più giovane in assoluto a vincere i Nastri d’Argento. Quest’ultima ha raccontato la genesi e la realizzazione del suo interessante e originale progetto, legato strettamente all’attualità visto il recente episodio di violenza giovanile in Spagna che ricorda purtroppo quanto accaduto a Ciatti due anni fa.

I Nastri d’Argento rappresentano il premio più antico dei giornalisti per il cinema, con una prima edizione che risale al 1946, e quest’anno si aggiunge una nuova sezione dedicata ai documentari e cortometraggi specificamente dedicati ai temi del sociale e all’impegno nella solidarietà. Insieme ad Eyes nella cinquina troviamo Aria di Brando De Sica, Questa è la mia bici di Enzo Musumeci Greco, Roba da grandi di Rolando Ravello e Con te o senza di te di Angela Prudenzi.

Maria Laura Moraci, alla sua prima regia di un corto di finzione, ha già vinto con Eyes, da Aprile 2018, più di venti premi, tra cui Migliore Colonna Sonora all’Ischia Film Festival premiato dalla Sony, Miglior Cortometraggio al Roma Web Fest 2018 con un premio di 5000 euro in noleggio di attrezzature cinematografiche offerte da Panalight; Miglior Corto Italiano al Milan International Film Festival (MIFF), Miglior Regista Donna nella sezione “Best Woman Filmmaker” al Los Angeles Independent Film Festival Awards; il premio Miglior Regista nella sezione “Best Director” al Gold Movie Awards Goddess Nike a Londra; due premi sia allo Sciacca Film Fest che al Farm Film Festival; e il premio eccezionale “Outstanding Achievement” al Berlin Flash Film Festival.

Eyes è stato inoltre selezionato in più di 50 festival. Per vedere la lista completa: clicca qui. (http://eyestheshortmovie.com/festival/)

SINOSSI

Personaggi di diversa età, etnia ed estrazione sociale, ingabbiati in una società frenetica incline alla violenza e al consumismo. In scena 30 attori, di cui 28 ad occhi chiusi per indicare l’indifferenza e la superficialità che ci trascinano sempre più a guardare senza vedere veramente.

Sito Ufficiale:

www.eyestheshortmovie.com

Pagina Facebook:

https://www.facebook.com/eyesuncortometraggiodimarialauramoraci/

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In blu-ray Il corriere – The mule, di e con Clint Eastwood

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Con undici minuti di making of e il videoclip della canzone Don’t let the old man in di Toby Keith nella sezione riservata ai contenuti speciali, approda in blu-ray per Warner Il corriere – The mule, visto nelle sale cinematografiche italiane a Febbraio 2019.

Diretto e interpretato da Clint Eastwood, offre, in un certo senso, l’altra faccia della medaglia di Walt Kowalski, protagonista nel 2008 del suo Gran Torino, che ebbe sempre le proprie fattezze e che vide allo script lo stesso Nick Schenck che firma anche qui la sceneggiatura.

Una sceneggiatura lineare che prende ispirazione dall’articolo nel New York Times Magazine intitolato The Sinaloa cartels’ 90-year-old drug mule di Sam Dolnick e che poggia sulla figura di Earl Stone, novantenne con la passione per la coltivazione e la vendita dei fiori che, ritrovandosi economicamente in disgrazia, finisce per accettare un lavoro che richiede la sola abilità di guida di un’auto; senza immaginare, inizialmente, di trasportare stupefacenti per conto del boss Laton, ovvero Andy Garcia.

Novantenne che, non essendo riuscito a mantenere la promessa di pagare le spese del matrimonio di sua nipote, considera i soldi come l’unico modo per ricomprare letteralmente l’affetto dei familiari; man mano che apprendiamo che è un reduce di guerra e che non manifesta affatto timore, di conseguenza, dinanzi a giovani armati di pistola, ma anche che sulle sue tracce si sono messi l’agente speciale della DEA Colin Bates alias Bradley Cooper e due colleghi incarnati da Michael Peña e Laurence Fishburne.

Quindi, quella raccontata nel corso delle quasi due ore di visione è la storia del più efficiente corriere nella storia del cartello della droga di Sinaloa che fu, allo stesso tempo, l’uomo meno scontato, trattandosi di un anziano che viaggiava per lavoro.

Storia che il caro vecchio Clint costruisce orchestrando da un lato le indagini portate avanti dalle forze dell’ordine e dall’altro, appunto, i viaggi effettuati da Earl, sempre con la battuta pronta.

Concretizzando un’operazione on the road che, affrontante i temi del rimpianto e del perdono nel fornire una nuova vicenda da grande schermo relativa alla tanto chiacchierata seconda occasione, punta soprattutto sulla sua grandezza nel delineare un individuo capace di risultare sempre simpatico nonostante il non proprio accomodante modo di comportarsi.

Una vicenda altamente coinvolgente e dal sapore agrodolce, quasi malinconica nei confronti di un’esistenza che non è stata quella che poteva (o doveva) essere e che, nel suggerire che si può comprare tutto ad eccezione del tempo, sembra rivelarsi anche un’affascinante riflessione sugli anni che passano.

 

 

Francesco Lomuscio

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Heroes al Parco Appio, sabato 15 giugno c’è il tributo a David Bowie

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Torna Heroes, la rievocazione onirica di un momento storico che per ragioni anagrafiche e geografiche nessuno ha potuto vivere. Nulla a che vedere con le cover band, una notte unica, una macchina del tempo per rivivere fedelmente quelle fantastiche atmosfere, circondati dai secolari alberi di una venue suggestiva, sotto il cielo stellato di Roma. Un evento a 360 gradi, non solo musica, ma anche spazi espositivi tematici, mercatini, street food, stand di birra artigianale e molto altro ancora. Tutto per farvi rivivere quei fantastici anni nella maniera più fedele.

Per il nuovo appuntamento il concerto dal vivo di Mr. Ziggy and the GlassSpiders David Bowie International tribute. Se vi definite fan di Bowie, una serata con Mr. Ziggy and the GlassSpiders non può assolutamente mancare nella vostra agenda. Se invece siete “inesperti” ma mossi dalla curiosità di conoscere qualcosa della rock-star che ha cambiato la moda e la musica dai primi Anni ’70, Mr. Ziggy and the GlassSpiders è quanto di più esauriente possa capitarvi di ascoltare. La band, che è la più longeva in assoluto tra le tribute band dedicate al “Duca Bianco”, è attiva dal 1991 e riconosciuta dal fan club ufficiale italiano con numerose esibizioni internazionali.

Il concerto con gli arrangiamenti originali che Bowie proponeva dal vivo, prevede una scaletta che abbraccia tutte le migliori HIT da Space Oddity a Life on Mars, passando per China Girl e Let’s Dance.

Sul palco Stefano Cannone (voce, chitarra, sax), Lorenzo Raparelli (basso, cori), Gianni Russo (chitarra, cori), Pasquale Renna (piano, synth, cori) e Massimo Maraccini (batteria).

A seguire DJ set a cura di Smash e Totem.

 

Sabato 15 giugno

Dalle 22.00 alle 03.00

Parco Appio

Via dell’Almone, 105 – Roma

Ingresso Euro 8 (compresa consumazione)

Infoline +393288640362

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A luglio l’attesa uscita del nuovo CD di Seby Mangiameli –“Il viaggio”.

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Seby Mangiameli, cantautore siciliano, è il fondatore, insieme al pianista jazz Piergiorgio Monaco, dei Tedranura (anagramma di Terra Nuda) cui si aggiungono successivamente anche gli altri elementi che compongono la band. 

Il sound di Seby Mangiameli è imprescindibilmente legato alla canzone d’autore e quella etno-folk-jazz, ovvero la cosiddetta musica del mondo (world music) con sonorità in cui apprezziamo la sua radice mediterranea, ma anche con influenze argentine e balcaniche.

L’uscita del suo nuovo CD “Il Viaggio”, realizzato con il suo amico Giuseppe Matarazzo, è programmata per la metà di luglio. Molti dei brani inclusi nel CD sono stati apprezzati dagli addetti del campo musicale e dal pubblico che ha potuto ascoltare le sue produzioni, nel corso di questi anni nei suoi svariati concerti. Straordinario e da ricordare è l’inteso concerto tenuto al Liam Club di Roma. L’attesa uscita del CD si preannuncia dunque come opera di successo e di gradimento.

L’artista siciliano, dalla voce calda e vigorosa, racconta di vita quotidiana attingendo spunti, in qualità di autore, per i suoi testi e per la musica, proprio dai fatti di cronaca, ma anche dal suo essere esistenzialista e dall’illuminismo, soprattutto francese, che tanto ama. Per tale motivo la stampa lo definisce nel tempo “cronista della musica”. Tra i brani inclusi nel nuovo CD, c’è “il viaggio” pezzo che da’ anche il titolo al CD stesso, le cui sonorità sapranno far immergere l’ascoltatore in quello che per primo è il percorso “camminato e pensato” di Seby Mangiameli, che ci sa condurre in quello che potremmo definire un viaggio dell’essere umano. 

 

Altro brano significativo e molto bello di questo CD è “C’è pace” immaginato come un dialogo del cantautore con Piergiorgio Monaco co-fondatore del gruppo, scomparso nel luglio del 2018, e con il padre dello stesso Seby Mangiameli. Il testo narra di un mondo sereno, fatto di gioia e speranza ed è un vero e proprio inno alla pace. Un pezzo ritmato con influenze mediterranee. 

Fin da giovane, il vocalist e chitarrista Seby Mangiameli intuisce che la sua strada sarà quella della musica per la quale nutre una grande passione. Il talentuoso artista, nella sua trentennale carriera viene pluripremiato, sia nella sua Sicilia che in Italia. Con il suo gruppo, i “Tedranura”, negli anni 90 riceve diversi riconoscimenti tra cui il premio all’Enna Festival e al Festival Città di Caltanissetta. In questa occasione gli viene contestualmente tributato anche il premio per il miglior testo consegnatogli dalle mani di Gino Paoli. Nel ’95 è tra i dieci protagonisti della finale RAI di Castrocaro Terme.

Seby Mangiameli spicca dunque nella realtà artistica musicale del suo genere e viene notato anche dallo scrittore Andrea Camilleri che ha pubblicamente apprezzato, tramite social, il testo del suo brano “Terra Santa”, dedicato alla prima Intifada. 

Come spesso accade agli artisti c’è un momento di riflessione in cui Seby Mangiameli si ritira dalle scene, periodo in cui si dedica ad un’approfondita ricerca di sonorità e letterarie, per poi ritornare nel 2013 a pieno ritmo e rinnovata energia. Il suo stile, più maturo e consapevole, lo ritroviamo in questo suo nuovo CD in cui affronta le tematiche a lui care, alcune volte con molta l’ironia, narrando della nostra società e toccando argomenti sociali quali l’ingiustizia, ma anche l’amore universale e la speranza, regalandoci brani intensi e coinvolgenti.

Non resta dunque che attendere la prossima uscita del CD “il viaggio” per ascoltarlo con l’augurio dello stesso cantautore, Seby Mangiameli, che ama rammentare come “Il potere dell’immaginazione, la forza della creatività e la profonda fantasia ci immergono nell’infinito Viaggio dell’emozione”.  

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Daniele Pacchiarotti e Maria Monsè diffondono “Perle di moda”

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Il ritrattista delle Dive Daniele Pacchiarotti e Maria Monsè per la quinta volta alle prese con l’evento capitolino più atteso dell’anno.

Dopo mesi di duro lavoro, l’attesissimo evento capitolino, Perle di moda è giunto alla sua quinta edizione. Il format nasce dal connubio delle esperienze lavorative e artistiche di due personaggi singolari ma anche nazional popolari: Daniele Pacchiarotti e Maria Monsè. I due ideatori, organizzatori e conduttori dell’evento che nel corso degli anni ha deliziato lo star-system della Roma bene, hanno reso magica ogni edizione della kermesse che vede in prima linea le loro rispettive fusioni di tendenze artistiche: l’arte da una parte per ciò che attiene alla sfera prettamente legata al mondo di Pacchiarotti, noto soprattutto come il Ritrattista delle Dive; e la moda che riguarda in prima linea la Monsè. Per questa edizione Perle di moda si è svolto nella splendida location della Beauty Spa “Numa Vertigine” di Ponte Milvio, in una zona piuttosto modaiola e pertanto idonea dell’evento.

Lo staff consolidato ha dato modo di realizzare l’evento in maniera ineccepibile, con la soddisfazione degli stessi sponsor che per l’occasione erano prevalentemente made in italy e artigianali: Raffaella Tirelli che tra l’altro ha vestito la Monsè anche in occasione di una puntata in cui era stata ospite al Maurizio Costanzo Show; mentre la stilista italo peruviana Maria Elena Duenas è stata accompagnata dalle creazioni di un grande orafo come Giovanni Pallotta ed ha vestito il conduttore della serata, Daniele Pacchiarotti, omaggiandolo di una t-shirt unica realizzata espressamente per il Ritrattista delle Dive che l’ha utilizzata elegantemente e con estremo gusto sotto la giacca del suo vestito; gli abiti di alta moda della Pazzaglia,, hanno sfilato anche le stravaganti creazioni di gioielli in cuoio come Laura Pacifici, Anna Pia Berti e Fanuele rappresentato dal titolare Stefano Mancini.

Parecchi i volti noti della alta società romana e dello spettacolo sono accorsi alla sfilata e hanno potuto ammirare le modelle dell’agenzia fashion management di Mario Tomaselli; e poi la straordinaria voce della cantante Rita Sensoli e l’intervento di un poeta emergente Luca Giorgi. Inoltre presente tra gli ospiti Ruben Chatrian appassionato di moda e di spettacolo ma soprattutto fondatore nonché Ceo della KRC-Consulting ch oggi rappresenta una certezza nel campo della consulenza finanziaria, legale e immobiliare, e Account manager della Lena Broker; il prefetto Fulvio Rocco, il bravissimo dj Andrea Salvatoris che con la sua verve ha fatto cantare e ballare tutti i presenti , la costumista Paola Desini  che ormai é diventata una garanzia ma se tutto è stato così perfetto è stato grazie anche ad Alma Security.

 

Tra i vari volti noti spiccava: Demetra Hampton, il mago Heldin, Andrea Ripa di Meana, l’intero staff di Alfonso Stani, Simone di Matteo e Angelo Martini. Gran finale con la collezione della linea Perla Monsè che hanno sfilato con la splendida cagnolina Lady Dior conosciuta ormai anche a tutti i telespettatori di Pomeriggio Cinque. Le foto e i montaggi ufficiali della kermesse sono stati curati da Antonello Ariele Martone. Un gran finale, per certi versi caratterizzato da stupore e commozione, è spettato alla torta realizzata dalla cake design Cinzia Calicchio con la stampa del logo di Perle di Moda ideato da Martone, mentre i favolosi cocktail erano a base di cannabis del marchio “Canapuana” che ha allestito un proprio spazio esclusivo per tale occasione. Il buffet è stato curato da Paolo Raggi di Pizza Design e la scelta di vini pregiati sono spettati al Casale del Giglio. Il Ritrattista delle Dive ha dedicato questa edizione di Perle di moda alla madre scomparsa di recente.

UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE: SIR Flavio Iacones

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Cinema e drink: Logan, ispirato a Logan – The Wolverine

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La creatività nel mondo dei drink travalica qualsiasi confine geografico, mentale e tematico. Drink ispirati a un amore, a un’emozione, ma anche a un oggetto, ai luoghi del cuore e a un film amato.

Abbiamo chiesto ad alcuni dei migliori barman e barlady romani di individuare un proprio, personale, film del cuore cui ispirarsi. Ne sono scaturite decine e decine di drink, ispirati a filmografie delle più disparate, dai classici Via col vento ai neo-classici firmati Quentin Tarantino.

Con tanti registi anche italiani al centro dell’ispirazione, da Giuseppe Tornatore a Gabriele Mainetti, passando per David Lynch e il suo Mulholland drive, dai film romantici a Mad Max, passando per i cinecomic e il recente Avengers: Endgame.

Film che hanno ispirato l’uso di tutti gli ingredienti presenti nel mercato, ricette coniugate con cognac, tequila, whisky scozzese, irlandese, bourbon americani del Kentucky, vermouth piemontese, gin inglesi, romani e toscani, amari e bitter, ma anche vodka, ginger beer e liquore Strega, per una nuova ‘geografia cinematografica del bere di qualità’. Preparazioni semplici e meno semplici, da gustare nei loro ingredienti di qualità, ricette create ad hoc da barman e barlady cinefili per sperimentare sé stessi dietro il bancone con un occhio al Grande Cinema.

Oggi è la volta di Logan, ispirato a Logan – The Wolverine di James Mangold.

BARMAN: Simone Mina del Ch 18 87, il Cocktail bar dello storico ristorante Checchino dal 1887 di Roma (bar segnalato dall’app Guida ai Migliori Cocktail bar d’Italia di BlueBlazer)

INGREDIENTI:

6 cl whisky Laphroaig 10yo
1,5 cl Mistrà caffè
3 cl lime
3 cl succo di ananas
3 cl té Lampsang Souchong
2 cl albume
1,5 cl orzata

Bicchiere: Highball

Garnish: foglie di tè Lampsang Souchong

PREPARAZIONE:
Con la tecnica del shake and double strain, versare tutti gli ingredienti nella metà più piccola di shaker a due pezzi. Colmare di ghiaccio la metà più grande, shakerare energicamente e filtrare due volte con l’ausilio di un colino da ghiaccio e uno a maglia fina in un bicchiere highball colmo di ghiaccio. Infine, guarnire con alcune foglie di tè Lampsang Souchong galleggianti sulla spuma del drink.

ISPIRAZIONE:
In questo drink ispirato a Wolverine, uno dei personaggi più iconici dell’universo Marvel, iconico e controverso, un vero antieroe dal carattere tutt’altro che facile. Nella trasposizione cinematografica del personaggio, Wolverine viene visto spesso bere whisky o birra e mentre fuma un sigaro. L’idea del cocktail é quella di creare un drink fresco ma dal carattere forte e affumicato, reso grazie al whisky torbato scozzese Laphroaig 10 anni, mascherato in un bicchiere di birra e con il Mistrà Caffè, liquore al caffè che nasce dalla prelibata unione del Mistrà con il 35% di purissimo infuso di caffè.

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Tommaso Talarico: la paura del diverso

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Ci aveva parlato di vita e di maschere sociali in quel suo esordio che, brevemente, titolava “Viandanti”. Oggi pare prendere gusto e tiene affilata la punta del suo coltello linguistico e melodico: pubblica un nuovo singolo dal titolo “La tua paura”, con una grafica di copertina di sicuro impatto (quella che trovate in copertina di questo articolo). La paura, secondo il cantautore calabrese Tommaso Talarico, è paura del diverso instillata da un sistema sociale che sempre più ci tiene omologati ad un cliché. La discriminazione in ogni sua sfaccettatura. Un brano pop d’autore, severo e poetico allo stesso tempo, il bellissimo video in rete e l’immagine di copertina: torniamo di nuovo a citarla… in fondo, ci lascia riflettere: è paura reale, quella per il diverso, o una paura che viene insegnata, tanto è necessaria per il grande commercio industriale? Un brano di cui si deve sentirne il bisogno…

Ti ritroviamo con questo nuovo singolo, ben felici di darne voce. Se all’esordio davi spazio a scritture lontane dal tempo ora? Hai deciso di pubblicare “in tempo reale” quello che scrivi di nuovo?
Questa è una bella domanda. In generale non è così,ma per questo pezzo, così figlio dei tempi che viviamo, sentivo un’esigenza diversa. Poter dire la mia, scattare una fotografia del mutamento delle nostre coscienze e della nostra etica collettiva. Quando si pensa di aver qualcosa da dire a volte si ha fretta di dirlo. Credo che dipenda anche dal fatto che viviamo immersi in una velocità vertiginosa, in cui i fatti vengono subito sostituiti da altri fatti, le idee da altre idee. È un cambiamento che necessariamente coinvolge il linguaggio e anche la musica.

Dunque ti chiedo ancora: hai trovato gusto e coraggio nel rendere pubblico quello che fai? Come a dire: un segno di maturazione e personalità?
Si, credo di aver trovato, principalmente, voglia e coraggio. Appunto, come dicevo prima, sento di aver qualcosa da dire. So benissimo che canzoni come queste non suscitano l’interesse che potevano suscitare in un’epoca in cui c’era più attenzione per lo sguardo dei cantautori sulla società. Però c’è molto da raccontare, se stiamo attenti. Io voglio provare a farlo.

E perché non attendere un disco intero? Che urgenza avevi per questo brano?
Un disco intero può attendere, e deve attendere, i tempi della creazione.Invece questo pezzo specifico nasce dal sentimento dell’indignazione, ed è un tipo di sentimento che deve essere comunicato subito. Non potevo aspettare. So bene che in genere un video precede l’uscita di un nuovo album, ma non mi interessano questi meccanismi. Io avevo necessità di entrare ora nel discorso pubblico, e di farlo a modo mio. Con una canzone.

Tra l’altro parliamo di una canzone molto importante per i temi che tratta… l’educazione sociale ci regala una paura verso il diverso, alla faccia dell’emancipazione e del futuro. Perché secondo te?
Viviamo in un periodo storico in cui le persone avvertono molta insicurezza per il futuro, per la propria esistenza. La globalizzazione , le nuove tecnologie, stanno trasformando la società in un modo profondo, e tanti si sentono smarriti e abbandonati, anche giustamente, di fronte a questi cambiamenti. Dentro a questa ansia, arrivano i demagoghi, che sfruttano questa paura, incanalandola sotto forma di odio nei confronti dello straniero o delle minoranze. Quindi l’odio nei confronti degli immigrati, dei gay, dei Rom, delle donne anche. L’odio è un collante fortissimo, contribuisce a ricreare un’identità collettiva, facilmente manipolata dal potere in nome del consenso. È già accaduto, accadrà ancora. È in questi momenti che, a dispetto di tutto, bisogna riaffermare i principi base della nostra convivenza civile.

Hai mai letto “I barbari” di Baricco? L’immagine della grande muraglia cinese eretta per paura dei barbari che in una futura invasione contaminassero il ceppo originale, la razza pura…
Certo, ho letto ” I barbari” di Baricco. Penso che il concetto di purezza sia alla base delle più grandi tragedie dell’umanità. Io sono calabrese. La Calabria è stata dominata da greci, romani, bizantini, arabi, normanni, angioini, aragonesi e via dicendo.Io stesso porto un cognome che è di origine visigota, visto che Alarico venne seppellito nel fiume Busento, con il suo leggendario tesoro.L’idea della purezza è, a mio parere, ridicola e pericolosa. Credo invece che siano gli incroci e gli incontri a determinare bellezza e genialità. Ed è il futuro dell’umanità, non servono i muri contro il passo potente della Storia.

L’immagine di copertina è dura e spietata. Non pensi possa venir letta in modo totalmente contraria? Ecco l’estetica che entra prepotente nel discorso…
Può darsi che tu abbia ragione. Di fatto Spotify non voleva pubblicare la canzone, proprio per via della copertina. Ma questo accade perché il contenuto (la canzone), viaggia ormai scollegato dal contenitore ( le piattaforme digitali), in un contesto in cui il significato artistico pare essere trascurabile, visto che qualunque cosa viene vista o ascoltata solo per pochi secondi. Quando ero ragazzo ascoltare un album, per me, era un’esperienza quasi religiosa. Ascoltare le canzoni, leggere i testi, ammirare la copertina, che comunque “comunicava” con le canzoni e spesso le completava. Esperienza totale, il contenitore era arte come il contenuto.

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Francesca “Fenice” si racconta!

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Amici di Mondospettacolo, proprio in questi giorni nelle sale è uscito un film della Marvel che ha per protagonista una super eroina chiamata Dark Phoenix, ebbene, io oggi vi presenterò un altra super…non eroina… ma fotomodella, il suo nome è Francesca “Fenice”!

 

Ciao Francesca, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, sto benissimo, sono appena tornata da un tour fotografico in giro per l’Italia.

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Mi chiamo Francesca “Fenice” ma prima di continuare ti chiedo: quanto tempo abbiamo? (ride) Perché la mia vita è un odissea!!!

Okay, Okay, ho capito (rido) passiamo alla prossima domanda:

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Da 5 anni.

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

Divertente ed emozionante.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

Perché volevo mettermi alla prova ho sempre avuto gli occhi addosso e mi sono detta: perché non provo a posare? Il risultato lo vedi tu stesso. (ride)

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Sicuramente questo del bravissimo Francesco Genovese, che oltre ad essere un grande amico per me è anche il fotografo di Mondospettacolo!

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

No, non avevo nessun tipo di idea, di come potesse funzionare questo mondo.

Cosa riesce a farti emozionare?

L’idea di poter essere vista e ammirata come un opera d’arte.

Fenice: sei più bambola o più pantera?

Dipende dalle circostanze e dai momenti.

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Lo sguardo.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Solo cose belle.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Andare a vivere a Tenerife.

Quali sono le tue altre passioni?

Mi piace leggere, il mare  e…..(ride)

 

Un tuo pregio e un tuo difetto

Pregio: sono sincera e solare, difetto: porto Kaos e scompiglio (ride)

Che cosa è sacro per te?

Dio e la famiglia.

La tua più grande paura?

Deludere le persone che amo.

C’è qualcosa di te che cambieresti?

A livello fisico l’altezza e la voce.

Cosa è per te la felicità?

E’ un momento spensierato con una persona che amo. Una risata.

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

Un casino (ride).

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

La sensualità, l’espressività e le tette grosse (ride)

Ultimo film visto?

Quello con te…ma non mi ricordo il titolo e nemmeno tu (ride).

 

Ultimo libro letto?

“Una vita apparentemente perfetta” della Hunziker, leggetelo ve lo consiglio davvero.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!!!

Salute, Famiglia, Amicizia, Lavoro, Sesso e Soldi.

Un  motto o una frase che più ti rappresenta?

Unisco l’utile al dilettevole.

Manda un saluto ai nostri lettori!

Un bacione a tutti e grazie per aver letto la mia intervista, di solito non ho la fortuna di essere notata anche per quello che dico o scrivo…si fermano alle mie tette (ride).

A.C.

Francesca sui social: https://www.facebook.com/profile.php?id=100009245344651

Instagram: https://www.instagram.com/fenicemodella/

Le foto di Fenice sono state scattate da Francesco Genovese. (Instagram): https://www.instagram.com/fgd2000/

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All’Amnesia Milano ospiti speciali Neverdogs

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Sabato 15 giugno 2019 console tutta italiana all’Amnesia Milano, grazie al graditissimo ritorno di Neverdogs, per l’occasione in modalità allnightlong, unici esclusivi protagonisti della serata dalla prima all’ultima traccia. Un party che celebra al meglio la Milano Fashion Week in calendario dal 14 al 17 giugno, un appuntamento che mette una volta di più il capoluogo lombardo al centro del mondo e al quale l’Amnesia sa come sempre farsi trovare pronto.

Tommy Paone e Marco De Gregorio aka Neverdogs si presentano all’Amnesia pochi giorni dopo l’uscita del loro primo album “Details”, realizzato con la loro etichetta discografica Bamboleo Records. Tredici tracce che riassumono al meglio vent’anni di esperienze, conoscenze, background musicali; tutti i suoni di ogni brano dell’album sono stati realizzati esclusivamente con strumentazioni analogiche. Un nuovo punto fermo in un percorso musicale e artistico che ha ancora tantissimo da raccontare.

www.amnesiamilano.com

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Climax: il controverso ritorno di Gaspar Noé

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Se nel corso della sua carriera il cineasta di Buenos Aires Gaspar Noé ha sempre trovato un modo per far parlare di sé, lo stesso vale per Climax, la sua ultima fatica.

Ispirato a fatti realmente accaduti nel 1996, il lungometraggio ci viene presentato da una didascalia come un “vero film francese”. Cosa significa ciò? Probabilmente, il regista vuole muovere una critica nei confronti di una nazione in cui la droga circola ancora liberamente. Nel film, infatti, è proprio questo il tema centrale: la perdita di ogni freno inibitorio, fino ad arrivare al più impensabile abbrutimento.

Climax si apre con una serie di filmati proiettati sul piccolo schermo di un televisore. Uno dopo l’altro, una serie di ballerini si presentano, parlando di sé e della possibilità di iniziare una tournée negli Stati Uniti.

Dopo un inizio del genere, atto a far sì che lo spettatore possa in qualche modo orientarsi all’interno di questo film corale, inizia la parte registicamente più interessante. Se, infatti, è all’inizio una riuscita coreografia ad intrattenerci per pochi minuti, poco dopo l’inizio della festa, all’interno della palestra in cui i ragazzi si sono esibiti, tutto cambia improvvisamente.

Sono due lunghi pianosequenza a fare da padroni di casa per quasi tutto il resto del lungometraggio: il primo di circa dieci minuti, il secondo di oltre un’ora.

Nel frattempo, con un riuscito crescendo man mano che ci si avvicina al finale, la macchina da presa inizia a muoversi sempre più freneticamente, con tanto di momenti in cui la vediamo totalmente capovolta.

E se tali scelte registiche non risultano particolarmente nuove all’interno della filmografia di Noé, sono comunque qui assai pertinenti.

Climax, sorta di atipico thriller senza colpevole certo e senza movente, è un’ulteriore conferma dell’inesauribile voglia di sperimentare di Gaspar Noé, uno dei cineasti più controversi dei nostri giorni.

 

 

Marina Pavido

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