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Il Criticone, 7a puntata: le commedie “Tutto può accadere a Broadway” e “Tutti pazzi in casa mia”

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Tutto può e Tutti pazzi

Nuova puntata della rubrica “Il Criticone” con due commedie degli equivoci come “Tutto può accadere a Broadway” e “Tutti pazzi in casa mia“.

 

TUTTO PUÒ ACCADERE A BROADWAY

Il ritorno al cinema del maestro Peter Bogdanovich con una frizzante commedia ricca di ottimi attori.

A New York sbarca Arnold Albertson (Owen Wilson), importante regista teatrale che sta preparando il suo nuovo spettacolo a Broadway. La sera prima delle audizioni, fingendo di chiamarsi Derek, telefona ad un’agenzia di escort. Gli arriva quindi in hotel la giovane e bellissima Izzy (Imogen Poots), che nel corso della serata gli rivela che il suo sogno è fare l’attrice, non conoscendo l’identità del suo cliente. A fine prestazione Arnold le offre 30.000 $ in regalo (!!!), ma solo dietro la promessa di smettere di prostituirsi e intraprendere seriamente la carriera sognata. Incredula per l’inaspettata generosità, Izzy accetta l’accordo e torna a casa dai vulcanici e litigiosi genitori (Cybill Shepherd e Richard Lewis). L’indomani, alle audizioni, Arnold viene raggiunto dai due protagonisti dello spettacolo: sua moglie Delta Simmons (Kathryn Hahn) e l’acclamato (soprattutto dalle donne, e non si sa il perché..) attore Seth Gilbert (Rhys Ifans), che la sera prima aveva visto Izzy sgattaiolare fuori dalla stanza del regista. Con loro c’è anche lo sceneggiatore Joshua Fleet (Will Forte), che subito nota una delle ragazze presentatesi al casting: Isabella Patterson.

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 L’escort Izzy (Imogen Poots) e il regista Arnold/Derek (Owen Wilson)

Quando è il momento della sua audizione, Arnold si accorge che Isabella è proprio la Izzy che lui stesso aveva pagato e incoraggiato la sera prima e, colto dal panico per la presenza della moglie, cerca sbrigativamente di passare oltre, con Seth che se la ride sotto i baffi. Joshua invece tenta l’approccio invitando la ragazza a cena, nonostante sia già fidanzato con la procace psicologa Jane Claremont (Jennifer Aniston). Quest’ultima, una donna iraconda e schizofrenica più dei suoi stessi pazienti, si ritrova in terapia proprio l’inconsapevole Izzy e anche l’ex giudice Pendergast (Austin Pendleton), un anziano talmente ossessionato dalla bella ex escort (più volte incontrata) da ingaggiare un investigatore privato, Harold (George Morfogen). E molto presto tutti gli incroci fra questi personaggi provocheranno reazioni a catena e imprevedibili sviluppi, con l’inevitabile scoperta di tutti gli altarini e tanti guai in vista.

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Lo sceneggiatore Joshua (Will Forte) e la psicologa Jane (Jennifer Aniston)

Il grande Peter Bogdanovich (“Paper Moon“, “L’ultimo spettacolo“, “Ma papà ti manda sola?“) torna dietro la macchina da presa dopo ben 13 anni dal suo ultimo film, “Hollywood confidential” (2001). E questo grazie all’intervento di Noah Baumbach e Wes Anderson che si sono offerti di produrre questa pellicola che Bogdanovich aveva iniziato a scrivere con l’ex moglie già nel 1999. Presentato al Festival di Venezia del 2014, e arrivato solo ora sugli schermi italiani, questo “She’s funny that way” (letteralmente “Lei è divertente così“) è una movimentata commedia degli equivoci, che ricorda molto il cinema hollywoodiano anni ’30 alla Lubitsch. E le citazioni cinematografiche non mancano, a cominciare dalla più volte citata (e fondamentale) frase “scoiattoli alle noci” tratta da “Fra le tue braccia” (1946), proprio del maestro tedesco. Finale assolutamente geniale. Ottimo e amalgamato il grande cast, composto anche da Illeana Douglas, Debi Mazar, Ahna O’Reilly, Tovah Feldshuh e i cameo di Tatum O’Neal, Michael Shannon (ma non solo), che trova in un’isterica e incazzosa Jennifer Aniston la caratterizzazione più divertente e debordante (una vera matta!), mentre Imogen Poots ricorda molto la Audrey Hepburn di “Colazione da Tiffany” e sicuramente tutti vorremmo avere il suo culo (inteso non come deretano, ma come “trovare uno che ci regali 30 mila $”). Esordio al 10° posto nel box office italiano, meriterebbe decisamente di più.

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Buona parte del cast: Aniston e Ifans, Poots e Forte, Hahn e Wilson

VOTO: 7


 

TUTTI PAZZI IN CASA MIA

La commedia francese campione di incassi in patria, qui da noi convince poco.

In un sabato qualunque il dentista Michel Leproux (Christian Clavier) girando per i mercatini di Parigi scova un raro disco jazz che cercava da anni, “Me, myself and I“, primo album di Niel Youart. Entusiasta dell’acquisto, corre a casa per ascoltare il vinile e si chiude nel salone, ma non appena la puntina del giradischi inizia a suonare, succede praticamente di tutto. Sua moglie Nathalie (Carole Bouquet) proprio in quel momento decide di parlargli di un suo vecchio tradimento, mentre la raffreddata colf Maria (Rossy de Palma) tra un aspirapolvere e una tirata di naso(ne), deve pulire il salone in cui Michel ha assoluto bisogno di silenzio per gustare quel momento che aspettava da anni.

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Michel (Christian Clavier) e il suo prezioso disco

Come se non bastasse, nell’altra stanza ci sono dei maldestri e rumorosi operai polacchi che stanno buttando giù un muro a martellate, e intanto arriva anche il figlio bamboccione Sébastien (Sébastien Castro), che abita nel monolocale al piano di sopra. Poi è il turno del (fin troppo) espansivo vicino di casa Pavel (Stéphane De Groodt) che ha organizzato una festa di condominio. Poi c’è anche l’amante di Michel, Elsa (Valérie Bonneton) che vuole rivelare tutto alla moglie, il suo migliore amico Pierre (Christian Charmetant) in cerca di un prestito, e la madre che continua a chiamarlo al cellulare. Il povero Michel, in realtà uomo egoista e bugiardo, è travolto da questo turbine di personaggi che faranno di tutto per impedirgli (involontariamente) di ascoltare il tanto agognato disco.

Une heure de tranquillité, un film de Patrice Leconte, scénario de Florian Zeller, avec Christian Clavier (Michel), Carole Bouquet (Nathalie), Valérie Bonneton (Elsa), Rossy de Palma (Maria), Stéphane de Groodt (Pavel), Sébastien Castro (Sébastien)

Michel e la colf Maria (Rossy de Palma)

Une heure de tranquillité” (“Un’ora di tranquillità“), quella che Michel vorrebbe per poter ascoltare l’LP che bramava da anni, è tratto da una pièce teatrale di successo interpretata da Fabrice Luchini, il quale ha rifiutato di ripetere il ruolo anche al cinema dichiarando di “aver passato già troppo tempo con quel personaggio“. Il film aveva tutte le carte in regola per essere esilarante. Invece il solitamente ottimo Patrice Leconte sforna una messa in scena con poco ritmo e davvero poco divertente, nonostante tutte le situazioni paradossali (forse troppe) presenti nella storia. E tutto ciò è francamente incomprensibile, visto che raramente si vede una commedia degli equivoci che non fa praticamente ridere. Si segue la vicenda, ogni tanto si strappa un sorriso, ma nulla di più. L’ormai appesantito Christian Clavier ce la mette tutta con le sue smorfie e faccette, ma i tempi di Asterix sono lontani. Fra i comprimari nota di merito alla sempre fantastica Rossy de Palma con il suo nasone, mentre risulta un po’ monocorde la bella Carol Bouquet. Inspiegabilmente il film ha incassato molto in patria, visto da ben un milione di francesi, mentre da noi ha esordito con un deludente (ma meritatissimo, vista la mediocrità) 14° posto. Un’occasione davvero sprecata.

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Il cast semicompleto: Bouquet, De Groodt, de Palma, Castro, Bonneton e sotto, Clavier

VOTO: 5


 

Nel prossimo appuntamento (ri)parleremo dell’attesissimo 007 “Spectre” e di “Freeheld“, entrambi già visti alla Festa del Cinema di Roma.

 

Ivan Zingariello

 

Tutto può e Tutti pazzi

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“Una stanza per Caterina”: angolo non convenzionale di grande musica

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Domenica 8 novembre: torna a Palazzo Sanvitale presso la Sala delle Feste (ore 20.30) l’immancabile Una stanza per Caterina, l’appuntamento dedicato da a ricordare Caterina Dallara, sostenitrice del Festival della prima ora, donna raffinata e di cultura prematuramente scomparsa dieci anni fa. Protagonista, come al solito, un progetto scelto per particolarità, raffinatezza, originalità. Ad esibirsi il Susanne Abbuehl e Matthieu Michel Duo: Susanne Abbuehl: voce, sansula, armonium indiano; Matthieu Michel: tromba, flicorno.

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Vi sono artisti che riescono a sviluppare la loro attività creativa attraverso un respiro largo, dilatato e intenso, sparigliando i più assodati e convenzionali tempi produttivi e discografici. Susanne Abbuehl appartiene a questa specie e la sua voce ci racconta tutto il tempo impiegato a coltivare la sua creatività, a dare forma a quelle gemme espressive che sono i brani da lei interpretati. Un esempio del suo immaginario lo possiamo scoprire in The Gif, un disco di due anni fa – e uscito otto anni dopo il precedente Compass – dove la ritroviamo intenta a coniugare la sua musica con liriche di scrittori scelti per un viaggio tra XIX e XX secolo, come Emily Dickinson ed Emily Brontë da un lato, Sara Teasdale e Wallace Stevens dall’altro. Un viaggio disteso e rilassante, nel quale la cantante e compositrice svizzera è accompagnata – oltre che da Wolfert Brederode al piano e da Olavi Louhivuori alla batteria – da Matthieu Michel al flicorno, al suo fianco anche in questa serata. L’atmosfera che avvolge la musica di Susanne Abbuehl è intima, densa di respiri espressivi dilatati e di colori timbrici appena screziati, caldi come le prime faville nel camino appena acceso per l’autunno in arrivo. Anche attraverso The Gif possiamo immaginare il lavoro di sedimentazione che la Abbuehl ha intessuto per dare forma a brani che si rivelano una raccolta di suggestive riflessioni poetiche, in cui la musica impasta in maniera omogenea gli immaginari scaturiti dai testi selezionati dall’artista. Un mondo espressivo, quello di questa cantante, che viene dipinto dalla sua voce dolce, chiara ma densa, dotata di una naturale e cullante espressività, da ascoltare avvolti in un caldo, rilassato, silenzioso abbandono.

Lorenza Somogyi Bianchi

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Putin, numero uno al mondo!

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Vladimir Putin è stato riconosciuto dalla rivista Forbes “uomo più potente al mondo” per la terza volta consecutiva.
Anche quest’anno il Presidente russo domina incontrastato la classifica stilata dalla autorevole rivista statunitense, precedendo Angela Merkel, seconda, e Barack Obama, mestamente al terzo posto.
L’Occidente non può che prendere atto della forza e dei successi di Putin, con buona pace del povero Obama…
I nostri omaggi, Presidente!

Fonti:
http://it.sputniknews.com/…/1493…/putin-forbes-sanzioni.html
http://www.forbes.com/profile/vladimir-putin/

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“La Promessa del Sicario” il nuovo film del regista torinese Max Ferro in anteprima nazionale

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E’ un grande ritorno sul grande schermo, quello del regista torinese Max Ferro.  Venerdì 13 novembre 2015 verrà proiettato in anteprima nazionale al cinema Don Bosco di Rivoli (To)  il suo “La Promessa del Sicario”.

La pellicola di genere Thriller/Action vede il ritorno sul set di George Hilton, uno degli attori che ha fatto la storia del cinema Western e Poliziesco Italiano e non solo.

Un omaggio a quel cinema di genere italiano che tanto piace a Tarantino.

Protagonisti del film due giovani attori torinesi, Enzo Dino e Stefano Bianco.

Il film è stato girato in diverse location del piemonte ed è stato prodotto con il sistema del Product Placement, grazie al produttore esecutivo Antonio Castronovo.

La promessa del sicario (Italia 2014, 90′)

Due giovani e spietati sicari, Brandon (Enzo Dino) e Fabrice (Stefano Bianco), stanno tentando la scalata di un mercato sempre più difficile: quello dell’omicidio su commissione.
Mentre alcuni “colleghi” cercano di uscire dal giro per stanchezza e godersi finalmente i frutti di anni di pericolo e fatica, loro vogliono arrivare al vertice.
Una valigetta piena di soldi sembra essere “l’oggetto del desiderio” di tutti: ma perchè mettere in gioco la propria vita per poche migliaia di euro? In realtà la valigetta nasconde qualcosa di molto prezioso e altrettanto pericoloso.
In un susseguirsi di omicidi, tradimenti, informatori, donne senza scrupoli e uomini d’affari desiderosi di vendetta, i due sentono la presenza l’uno nella vita dell’altro e scendono a patti in un confronto/scontro regolato da un ferreo codice d’onore.

ATTORI PRINCIPALI: STEFANO BIANCO, ENZO DINO

GUEST STAR: GEORGE HILTON

REGIA: MAX FERRO

PRODUTTORE ESECUTIVO: ANTONIO CASTRONOVO

ALTRI ATTORI: FERDINANDO VETERE

A.C.

 

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I personaggi di Mondospettacolo: Natale Calabrò

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Natale Calabrò, è un attore italiano, oltre a innumerevoli partecipazioni a spettacoli teatrali, ha lavorato recentemente al cinema con Paolo Virzì e nella serie televisiva americana Hannibal. Natale è un attore che ha tanto da dire. A questo proposito abbiamo deciso di intervistarlo, vediamo che cosa mi ha raccontato!

Ciao Natale, benvenuto su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, molto bene, mi sono appena svegliato ed ho subito pensato: che bello è domenica e la giornata è veramente meravigliosa qui a Firenze

Parlami della tua formazione artistica dove e come ti sei formato?

Diciamo che nasce tutto appena sono nato, 34 anni fa, ero già molto teatrale allora. La mia formazione nasce prima di tutto dal consueta abitudine di andare al cinema e di frequentare spesso il teatro. Tutto nasce dalla passione e la passione aumenta quando, appunto, frequenti e ami determinati ambienti. L’odore di palcoscenico e quel sipario sono le più grandi emozioni che un Attore possa vivere.

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Parliamo ora dei tuoi esordi, quali sono i primi passi che hai mosso sul palcoscenico? Raccontami un po’.

Nasce tutto una decina di anni fa quando per la prima volta, curiosamente, mandai una mail ad una scuola di teatro dove proponevano un laboratorio intensivo di recitazione e dizione, mi dissi: perché no? Da li poi prima di salire e debuttare sul palcoscenico sono passati un po’ di anni, però alla fine quel piccolo sogno andava piano piano a realizzarsi e a prendere forma. Il giorno della prima non ti so descrivere Alex il vortice di emozioni che mi avvolgeva, ancora oggi mi dico: cavolo è proprio accaduto!
Era un saggio di fine anno, atti unici di Cechov, io ero un imbarazzatissimo Ivan in “La domanda di matrimonio”, grande esperienza e come prima ribalta è andata più che bene.

Questa estate sei stato sul set del film di Paolo Virzì “La Pazza Gioia” che tipo di esperienza è stata e che emozione hai provato lavorando con un regista del calibro di Paolo!

Guarda, essere faccia a faccia con un grande regista del calibro “Virzì” non è di certo l’occasione che ti capita tutti i giorni, specie ad un esordiente come me, e considerando il fatto che nel cast c’era anche Micaela Ramazzotti, insomma non si parla di robuccia, ma ancora oggi mi sembra molto strano. È stata molto bella come esperienza.
Sai la cinepresa ha tutto il suo fascino come il palcoscenico, anche se sono due cose e due emozioni completamente diverse. È stata una piccola figurazione, niente di particolare, ma avere accanto a tu per tu Micaela Ramazzotti che tra l’altro è una bellissima donna, è stato di una intensità unica.

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Veniamo ora alle tua esperienze televisive, “Hannibal” una serie tv americana, di cosa si tratta e che ruolo ti è stato affidato?

Si tratta di una serie Tv girata a Firenze nel novembre 2014 con Attori di un certo livello, stiamo parlando di Mads Mikkelsen, Hugh Dancy e Laurence Fishburne.
La parte assegnatami era di polizia scientifica, ma la differenza tra Virzì e Hannibal sta proprio del rapporto con gli attori che vi recitano.
Micaela Ramazzotti era una di noi, cordiale semplice e molto alla mano, in Hannibal divi intoccabili, per carità non dico che bisognava andare a mangiare assieme, ma perlomeno un cordiale saluto, nemmeno quello. Comunque esperienze portate a casa.

Quale parte vedresti più affine al tuo carattere, o meglio ancora quale personaggio riusciresti ad interpretare al meglio?

Secondo me, ad oggi credo che il ruolo drammatico dietro una cinepresa è quello che mi riuscirebbe meglio, poi ho un lato molto comico che ogni tanto si ripresenta, però diciamo che mi piacerebbe fare qualcosa sul drammatico.

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Il tuo regista preferito?

Ferzan Ozpetek e Virzì. Rimasi molto affascinato dal film “La prima cosa bella” di Virzì, di qualche anno fa, l’ho visto credo 10 volte ed ogni volta mi trasmette la stessa identica emozione. Un film da vedere e rivedere e rivedere ancora. In Italia abbiamo grandi registi, peccato che alcuni si sono persi per strada.

Essere attori oggi in Italia non è facile, nonostante l’impegno e la capacità dimostrata le agenzie e gli addetti ai lavori quando ricevono un curriculum qualsiasi stentano sempre a rispondere semplicemente anche con un no. Vieni considerato zero se non sei supportato da un agente ben ramificato nel settore. Cosa pensi al riguardo ?

Guarda hai toccato un argomento che credo riguardi tutti,il 99,9% di chi fa spettacolo vorrebbe parlarne. Le agenzie?Quali? Quelle a cui scrivi e che non si degnano nemmeno di rispondere anche per dirti un semplicissimo “NO”? Ecco, nemmeno quelle. Comunque è difficilissimo, oserei dire impossibile. È pure vero che siamo in tanti, ma proprio tanti, e quindi probabilmente non può esserci spazio per tutti, però credo che un attore o aspirante tale debba avere la possibilità di essere visto e valutato non solamente attraverso un book fotografico o un curriculum mandato via mail, ma valutato sul pezzo, visto dal vivo, scelto o magari scartato non ha importanza ma almeno hai avuto la possibilità di esprimere il tuo talento. Invece non è cosi.

Ultimo film visto?

“Savage Grace” con Julianne Moore, bellissimo ,ve lo consiglio, grande attrice e grande interpretazione, e grande coraggio direi, ma è pur vedo che i grandi artisti sono tali proprio perché sono completi, senza limiti.

Attori si nasce o si diventa?

Ci nasci, ne sono convinto. Puoi anche diventarlo, ma lo devi avere dentro, nasce con te, cresce si forma e poi esplode.

Il 2015 si avvicina alla sua conclusione, fammi un bilancio di quest’anno e invece che cosa ti aspetti dal 2016?

Bilancio positivissimo visto che non sto mai fermo e spero vivamente che il 2016 possa darmi grandi opportunità, ma non è solo il mio sogno, quindi lo auguro a tutti.

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Un tuo pregio e un tuo difetto.

Pregio…essere impulsivo (ride), difetto essere troppo accomodante, diciamo che non mi risparmio mai.

Un tuo motto o una frase che più ti rappresenta?

Diciamo, mai arrendersi e continuare a testa alta anche quando le sconfitte sono routine.

La nostra intervista finisce qui, ma prima di chiudere vuoi “toglierti qualche sassolino dalle scarpe” lanciando per esempio un appello?

Nessun sassolino in particolare, solo una cosa però: cari Registi, io ci sono, non perdetevi questa occasione (ride)

Natale, grazie per essere stato con noi e un grande in bocca al lupo per la tua carriera!

Grazie a voi e buon lavoro

 

Alex Cunsolo

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Il Criticone n.8 – Il nuovo 007 “Spectre” e le combattive lesbiche di “Freeheld”

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Spectre e Freeheld

 

Ancora una puntata de “Il Criticone“. Oggi parliamo dell’attesissimo nuovo film di 007 “Spectre” e di “Freeheld“, entrambi già visti alla Festa del Cinema di Roma.

 

SPECTRE

Città del Messico, Giorno dei Morti. In mezzo a migliaia di persone festanti, fra travestimenti da scheletri e carri allegorici, l’agente James Bond (Daniel Craig) in missione non autorizzata, riesce a scovare il boss Marco Sciarra (Alessandro Cremona), un italiano che fa parte della temibile organizzazione “Spectre“. Ingaggia con lui un lungo e distruttivo inseguimento per le strade affollate, che termina con uno spettacolare combattimento sull’elicottero (una sequenza davvero cazzutissima!) col quale Sciarra tenta la fuga e dal quale cade nel vuoto. Tornato a Londra, Bond viene redarguito dal nuovo capo del Centro per la sicurezza nazionale Max Denbigh (Andrew Scott), il quale è intenzionato a sopprimere la sezione MI6, che fa capo a “M” (Ralph Fiennes) e che gli fa iniettare da “Q” (Ben Whishaw) un “GPS molecolare” nel sangue, così da poterlo monitorare ovunque.

Bond vola a Roma per salvare la vedova Sciarra (Monica Bellucci) dai sicari della Spectre e riesce anche ad infiltrarsi nella riunione dell’organizzazione criminale, che fa capo a Franz Oberhauser (Christoph Waltz). Viene però scoperto e ingaggia un adrenalinico inseguimento in auto per le strade di Roma con Hinx (Dave Bautista), l’energumeno che ha preso il posto del defunto Sciarra, uno che se lo incontri di notte ti fa veramente ma veramente paura! Aiutato segretamente da “Q” e Moneypenny (Naomie Harris), Bond arriva poi in Austria per trovare Madeleine Swann (Léa Seydoux), la figlia del suo vecchio nemico Mr. White (Jesper Christensen), la quale può essere decisiva per aiutarlo a capire le dinamiche della Spectre e che lo porterà a scoprire un incredibile e (forse troppo) sconvolgente segreto legato al suo passato.

Dopo il successo mondiale di “Skyfall“, Sam Mendes dirige il suo secondo film della saga, con Daniel Craig alla quarta (e presumibilmente ultima) interpretazione dell’agente segreto di Sua Maestà. La stampa britannica lo ha definito “il miglior Bond di sempre“, ma in realtà non è tutto oro quello che luccica. Per carità, ci sono cose ottime, come l’esplosivo prologo in Messico (assolutamente strepitoso, ed il più costoso della storia degli 007) e il piano-sequenza che apre il film, e poi l’inseguimento a Roma sul Lungotevere (e anche sotto, con finale a bagnomaria!). Non mancano ironia, belle donne, inseguimenti mozzafiato, distruzioni di auto di lusso, suggestive location in giro per il mondo, cattivi tostissimi.. Insomma, il mix è lo stesso di sempre e sicuramente il pubblico gradirà molto e gli incassi sono strepitosi. Resta però l’impressione che si potesse fare di più, visti i buchi di sceneggiatura e i conti che non tornano del tutto, anche riguardo lo sconvolgente “segreto” gelosamente custodito (tanto che è stato espressamente chiesto ai giornalisti di non spoilerarlo), che appare onestamente molto poco verosimile e forzato, della serie “che ci possiamo inventare per sconvolgere i fan di 007?“. Quindi focalizzatevi sul puro intrattenimento senza troppi pensieri, quello sicuramente non vi deluderà.

Riguardo gli attori, a parte l’algido Bond di Craig (che non mi ha mai fatto impazzire), direi che Christoph Waltz poteva essere sfruttato meglio, mentre gli altri sostanzialmente se la cavano. Discorso a parte per Monica Bellucci che, strombazzata e pompata per mesi dai media italiani, si vede in realtà solo in due scene due (e neanche memorabili, così come il suo inglese..), con le italiane Bianchi, Paluzzi, Cucinotta e Murino che hanno fatto decisamente di più (e meglio) nei precedenti film della saga. Completano il cast Rory Kinnear, un cameo della defunta Judy Dench e di vari attori italiani, Francesco Arca, Peppe Lanzetta e Antonio Salines. Stupende invece le musiche di Thomas Newman, con una coinvolgente partitura che strizza l’occhio al sound dell’epoca d’oro degli 007, mentre sugli immancabili titoli di testa c’è il bel brano “Writing’s on the wall” di Sam Smith che, anche se non raggiungerà il successo mondiale della “Skyfall” di Adele, resta comunque molto godibile (e che è stato preferito a “24” di La(g)na Del Rey che, pur scartata, l’ha presa bene e l’ha inserita comunque sul suo ultimo disco). Infine una nota di colore: nonostante il cognome del personaggio della Bellucci sia “Sciarra”, in inglese tutti gli attori lo pronunciano maldestramente “Schiara”, compresa lei e anche il prete romano che celebra il funerale in italiano. Che senso ha? Misteri della fede.

VOTO: 6.5

 

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FREEHELD

Laurel Hester (Julianne Moore) è una detective lesbica del New Jersey che lavorando in un ambiente gretto e poco incline alle diversità non può dichiarare la propria omosessualità. Giocando a pallavolo nel tempo libero conosce Stacie Andree (Ellen Page), molto più giovane di lei e bravissima come meccanico, e tra le due c’è subito un gran feeling. Laurel sogna la promozione a “tenente”, ma entrambe desiderano soprattutto un amore, una casa ed un cane. Da lì il passo è breve e in poco tempo riescono ad acquistare una bella casa che ristrutturano insieme. Si registrano anche come “coppia di fatto” e Laurel decide finalmente di uscire allo scoperto con il collega/partner Dane Wells (Michael Shannon), che da sempre ha una cotta per lei.

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Laurel Hester (Julianne Moore) e Stacie Andree (Ellen Page)

Purtroppo un tragico destino la aspetta: scopre di avere un tumore in stadio avanzato e, con un mutuo da pagare ancora a lungo, si preoccupa di poter lasciare i suoi beni e la sua pensione a Stacie. Ma quei simpaticoni della corte della contea di Ocean Country (un gruppo di vecchi bacchettoni cristiani), che lei ha servito per ben 23 anni, rigettano la sua richiesta e da quel momento inizia una lunga battaglia per il riconoscimento della reversibilità della pensione anche alle coppie omosessuali. Mentre la malattia avanza, Laurel avrà al suo fianco anche un gruppo di attivisti con a capo l’esuberante gay ebreo (!) Steven Goldstein (Steve Carell), ma non i poliziotti, restii a schierarsi con la collega.

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Stacie in tribunale e dietro di lei Steven Goldstein (Steve Carell)

Tratto da una storia vera e già soggetto di un documentario premio Oscar, il film di Peter Sollett è un buon dramma, capace di commuovere per l’inarrestabile malattia (e relativo degrado fisico) della protagonista, di irritare per la grettezza dei consiglieri della contea e dei poliziotti colleghi di Laurel, ma anche di avere la sua (per certi versi inaspettata) parte comica, proprio nel momento della malattia, grazie ad uno straripante Steve Carell e al suo gruppo di strampalati attivisti. Scritto da Ron Nyswaner, già sceneggiatore di “Philadelphia“, il film ricorda molto quello di Jonathan Demme, ma pur mantenendo un impianto abbastanza convenzionale e lineare (come tanti film dello stesso genere), riesce ugualmente a piacere. A volte per raccontare una storia non serve una sceneggiatura complicata o chissà quali invenzioni narrative, ma bastano le cose semplici. Nyswaner ha dichiarato: “Le tematiche trattate in ‘Freeheld’ sono universali. Tutti noi desideriamo essere trattati con rispetto, tutti vogliamo riconosciuto il diritto di amare la persona che abbiamo scelto di amare e tutti abbiamo bisogno che la nostra comunità riconosca il valore del nostro lavoro e delle nostre relazioni. Questo è ciò per cui Laurel e Stacie hanno combattuto”. Infine un plauso alle due attrici: la sempre convincente Julianne Moore, che ogni anno si ammala sullo schermo di una cosa nuova (vedi l’Alzheimer di “Still Alice“), tanto da chiedersi se l’anno prossimo sarà affetta da AIDS o da SLA (!), e la minuta Ellen Page, omosessuale anche nella vita reale, misurata quanto basta nella sua interpretazione della riservata Stacie.

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Le due protagoniste spensierate prima della malattia di Laurel

VOTO: 7


 

Nella prossima puntata de “Il Criticone” parleremo di “Io che amo solo te” e “The last witch hunter“. Stay tuned!

 

Ivan Zingariello

 

Spectre e Freeheld

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Isabel Pistore, un romanzo erotico per far sognare gli italiani

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Era nato come un romanzo sentimentale, si è arricchito fino a diventare un libro hot che sta scaldando i pensieri degli italiani. A scriverlo una 30enne che vive a cavallo fra le Province di Padova e Vicenza, che vive nel basso vicentino, orgogliosamente veneta, diplomata in ragioneria e con alle spalle una formazione in operatore sociosanitario dopo aver collezionato una lunga esperienza lavorativa come contabile. Poi, la ruota della vita l’ha fatta virare verso il mondo del giornalismo e dell’editoria. Col risultato che il suo “Fidanzati per sesso”, edito da Giraldi Editore, sta diventando uno dei best seller della letteratura erotica. “Mai avrei immaginato di diventare autrice di un romanzo simile, ed invece eccomi qui…” racconta Isabel Pistore, ex ragazza tuttofare che per lavorare si è divisa fra Amministrazioni comunali, Case di riposo e uffici.

Fino a quando è arrivata l’occasione ghiotta…

Irrinunciabile direi, quando un amico mi ha offerto la possibilità di collaborare con la rivista mensile Area Tre, un periodico del mio territorio che si occupa di cronaca ed informazione a 360 gradi. Mi si è aperto un mondo, ho iniziato a scrivere racconti con sfondo sociale e quotidiano.

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Ed è da qui che prende spunto il tuo romanzo erotico…

Esattamente: mi sono data da fare perché volevo sfruttare una dote innata, quella di raccontare nero su bianco storie che possano affascinare. Ho scritto un romanzo sentimentale, la mia Casa editrice mi ha chiesto di arricchirlo inserendo qualche parte più… hot. Ed io l’ho fatto…

Introducendo, di fatto, spunti ricchi di erotismo.

Ho sfruttato una regola del giornalismo per renderlo quanto più veritiero possibile: ascoltare, osservare e scrivere. Non ho esitato a informarmi per poi rielaborare questo contenuto. Ed ho sfruttato le mie competenze in massoterapia per introdurre una parte legata al mondo dell’esoterismo.

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Abbiamo citato il titolo, “Fidanzati per sesso”, di cosa si parla?

Di un’ossessione, di un colpo di fulmine scoccato e poi rinnegato, di un’ossessione che diviene patologia. Tra i due protagonisti principali c’è una complicità erotica che sfocia poi in uno stalking. Ma a rendere tutto più intrigante c’è l’età di una delle protagoniste: 67 anni…

Quanto c’è di autobiografico in tutto questo?

Diciamo che vorrei scrivere un secondo romanzo per raccontare, in alcuni frammenti, quelle che sono le mie esperienze. In “Fidanzati per sesso” non trovate Isabel Pistore, ma tanti spunti da cui sviluppare pensieri e fantasie.

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Che donna sei nel quotidiano?

Una persona solare, sensibile ed esigente, a partire da me stessa. E con i piedi per terra: con la letteratura non si vive, ma voglio imparare per migliorarmi costantemente.

E del tuo privato, cosa puoi svelare?

In questo momento della vita sono single, dopo aver chiuso da poco una storia importante. Ho scelto io di mettere la parola fine dopo aver incontrato un uomo oppressivo. In una relazione invece bisogna capirsi a vicenda ed essere empatici. Ecco, tutti questi elementi potrebbero diventare parte di un prossimo romanzo…

Nella tua vita, qual è il rapporto con l’erotismo?

Potrei svelarlo in un romanzo autobiografico, non sarebbe affascinante? Questo libro alla fine è un sogno, chi mi conosce magari penserà che io vesta i panni di Emma, la protagonista di “Fidanzati per sesso”. Non è così, ma dico di cogliere questa lettura come una bella occasione per stupirsi. In fin dei conti, il contenuto dipende in base a ciò che uno si aspetta. Troverete un libro descrittivo, in grado di stuzzicare e di lasciare le fantasie ancora tutte da compiere…

A.T.

 

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“Separati” la frizzantissima commedia di Alessandro Capone in scena al teatro Ghione di Roma

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SEPARATI

Separati dal 3 al 15 novembre al Teatro Ghione è una commedia meravigliosamente frizzante, solare e del tutto conforme alla quotidianità di ognuno di noi.
Una commedia che fa riflettere sulla sua drammaticità e al tempo stesso sulla satira della vita.
Quattro uomini separati, quattro amici i quali si ritrovano insieme a discutere sui molteplici problemi di coppia con una verve di disperazione mista all’ironia della coppia.
Una ragazza timorosa di dare al rapporto con uno di questi, maggiore serietà ed impegno.
Ognuno di noi si rispecchia nella vita che gravita in questa commedia agrodolce scritta con abile penna del Maestro regista nonché autore Alessandro Capone, e resa “vera” e ad hoc da un grande cast di interpreti eccelsi: dal divertente abile Roberto D’Alessandro, dal toccante e commovente Giampiero Mancini, dal bravissimo Massimiliano Vado, da una straordinaria Emy Bergamo, e dal giovane Francesco Bauco.
Una storia nella quale gli uni e gli altri “si rivedono”.
Consigliata la visione tra interminabili risate, comicità e verità di vita che il grande Alessandro Capone ha portato in scena.

Erika Kamese

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Giulia Romano è Miss Stella del Mare 2015

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Si è conclusa la terza edizione di Miss Stella del Mare  a bordo dell’ammiraglia MSC Fantasia che ha lasciato le coste del Porto di Napoli Lunedì 2 novembre. Le 54 partecipanti selezionate in tutta Italia da agenti regionali e provinciali hanno incantato il pubblico presente nel teatro della nave con un fashion show all’insegna della moda, della bellezza e della sensibilità. Il filo conduttore dello show, presentato egregiamente da Gigi Garretta ed Elena Galliano, è stato infatti il tema della violenza sulle donne.
La serata conclusiva ha coronato un’intensa settimana formativa di Accademia tenuta da alcuni grandi nomi dello spettacolo, del giornalismo e della moda.
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Giulia Romano, 18 anni di Alessandria si è aggiudicata i favori unanimi della giuria e la fascia di Miss Stella del Mare 2015. Per la stupenda piemontese, oltre al privilegio di essere testimonial del concorso per il prossimo anno, anche una crociera su MSC Fantasia, una parure di perle firmata Mary Gold, un set di prodotti della linea Plants and Nature e soprattutto un contratto annuale con l’agenzia 5 Stars proprietaria del marchio Miss Stella del Mare.
Al secondo posto si è classificata Anna Bardi 18 anni proveniente dal Veneto, terzo posto invece per la diciannovenne campana Carmen Rimauro. Il quarto posto è stato conquistato dall’ucraina Sofia Baranovska di 24 anni, residente in Puglia e infine si è classificata quinta Serena Collimato,17 anni dal Piemonte.
L’ambita fascia Teenager, rappresentativa dell’intenso lavoro d’Accademia che ha contribuito alla crescita e alla formazione delle ragazze, è stata meritata dalla sedicenne siciliana Martina Rao.
Le altre fasce (sponsor e attitudinali) consegnate: Fascia sorriso per Bruna Vaccaro. Fasce Talent per Vittoria Bricarello, Alessia Fornasier, Mirana Attura e Carol Enrico.   Fascia Accademia per Martina Seminara ed Eleonora Rapone. Fascia Cinema per Jessica Geova.
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Lo spettacolo finale ha avuto luogo tra i 1.800 posti a sedere del teatro L’Avanguardia della nave. Ad aprire la serata ci ha pensato Annalisa Minetti che, con un bellissimo tributo a Pietro Mennea, ha voluto riportare un parallelismo tra il raggiungimento di importanti risultati nello sport ed il superamento delle grandi difficoltà della vita.
Quindi si è aperto il sipario sulle bellissime 54 Miss che hanno introdotto il delicato tema della violenza sulle donne alzandosi una alla volta dal palco su cui giacevano mentre alle loro spalle veniva proiettata la relativa fotografia, scattata la sera prima durante lo shooting a Palma de Maiorca.
La sfilata in abito elegante ha catturato gli occhi attenti di una giuria stellare composta dal giornalista e divulgatore scientifico televisivo Alessandro Cecchi Paone, dalla madrina, modella e attrice Ariadna Romero, dalla Miss Italia 2014 Clarissa Marchese, dal bravissimo attore Gabriele Greco e dal colosso dell’hair styling Zeo Baldi.
Particolarmente divertenti gli interventi dei comici e cabarettisti Ciro Limatola e Davide Bogno che hanno intervallato i momenti di défilé con esilaranti sketch. Presente anche Pierpaolo Petrelli, conosciuto come il velino di Striscia la Notizia.
Particolare entusiasmo ha suscitato l’uscita in costume da bagno nero grazie alla quale le concorrenti hanno potuto sfoggiare tutta la loro fisicità in una coreografia sapientemente ideata e coordinata dal direttore artistico della manifestazione, Ernesto Viero che dichiara: “sono felicissimo di ricoprire questo ruolo per il secondo anno. L’Accademia è stata una grande occasione di crescita per tutti, le ragazze hanno investito molte energie durante la settimana e per questo le ringrazio moltissimo. Sono state meravigliose. Quest’anno ho voluto arricchire la finale lavorando con loro sul tema della violenza contro le donne. Era difficile affrontarlo con il giusto approccio, ma tutti insieme l’abbiamo fatto nel miglior modo possibile. Ringrazio di cuore il patron del concorso Filippo Russo, Miss Stella del Mare è cresciuta in modo esponenziale e sono certo che continuerà a farlo anche nelle prossime edizioni”.
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Chiamato sul palco per l’incoronazione della Miss Stella del Mare 2015 Giulia Romano, il patron Filippo Russo dice: “tengo a ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa meravigliosa terza edizione. È stata un successo grazie a un grande lavoro di squadra. Abbiamo una testimonial meravigliosa sotto tutti gli aspetti e mi auguro che tutte le ragazze, che hanno lavorato sodo con gli artisti durante la settimana, possano portarsi a casa qualche strumento in più per affrontare il mondo della moda e dello spettacolo, ma soprattutto le numerose difficoltà che la vita presenterà loro.
La settimana finale si è conclusa con l’immancabile rito del taglio della torta in un clima di grande soddisfazione generale che lascia prevedere, visti i risultati, un’ulteriore crescita del concorso per la prossima quarta edizione.
Il patron ci svela in anteprima che con il 2016 l’Accademia di Moda e Spettacolo sbarcherà finalmente dalla nave configurandosi come una serie di incontri formativi regionali tenuti da grandi artisti, alcuni dei quali già amici del concorso.
Un’occasione unica per le ragazze che grazie all’Accademia, fortemente voluta da Filippo Russo, avranno la possibilità di lavorare attivamente alla propria crescita professionale durante tutto l’anno.
Roberto Aren

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Trieste Science + Fiction 2015: Tutti i Vincitori!

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TRIESTE SCIENCE+FICTION
15° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA FANTASCIENZA
TRIESTE, 3/8 NOVEMBRE 2015
WYRMWOOD DI KIAH ROACHE-TURNER VINCE IL PREMIO ASTEROIDE
MENZIONE SPECIALE A TURBO KID DI RKSS

A POLDER DI SAMUEL SCHWARZ E JULIAN M. GRÜNTAL SPETTA IL MÉLIÈS D’ARGENT AL MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO FANTASTICO EUROPEO
MÉLIÈS D’ARGENT, ASSEGNATO DAL PUBBLICO, AL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO FANTASTICO EUROPEO, A THE KÁRMÁN LINE DI OSCAR SHARP

POLDER

PREMIO WONDERLAND A NINA FOREVER DI BEN E CHRIS BLAINE
HOWL DI PAUL HYETT SI AGGIUDICA IL PREMIO NOCTURNO NUOVE VISIONI

PREMIO DEL PUBBLICO A WHAT WE DO IN THE SHADOWS DI TAIKA WAITITI E JEMAINE CLEMENT

MÉLIÈS D’OR A GOODNIGHT MOMMY DI SEVERIN FIALA E VERONIKA FRANZ

E’ il film australiano WYRMWOOD di Kiah Roache-Turner il vincitore del PREMIO ASTEROIDE (assegnato al miglior lungometraggio di fantascienza in Concorso). Lo ha deciso la Giuria Internazionale di Trieste Science+Fiction_15, presieduta dallo scrittore statunitense Joe R. Lansdale, piú di quaranta romanzi e centinaia di racconti al suo attivo, forse il piú geniale autore di genere contemporaneo, e composta dal Presidente dell’International Festival of Fantastic Film, Sci-Fi & Thriller of Brussels (BIFFF) George Delmote e da Silvio Sosio, direttore responsabile del portale fantascienza.com e fondatore della casa editrice Delos Group. Questa la motivazione: “Per l’uso ingegnoso delle convenzioni del genere combinato con idee originali e con una nuova interpretazione del repertorio dello zombie movie”.

La giuria ha deciso di attribuire una menzione speciale a TURBO KID, del collettivo di registi RKSS (Anouk Whissell, Francois Simard, Yoann-Karl Whissell), “per il suo umorismo particolare, per la caratterizzazione dei personaggi e per la freschezza delle idee”.

Per quanto riguarda l’assegnazione del MÉLIÈS D’ARGENT al Miglior Lungometraggio Fantastico Europeo, va a POLDER di Samuel Schwarz e Julian M. Grünthall. “Per il coraggio di un’invenzione estetica innovativa capace di giocare con linguaggi multimediali non convenzionali, per la capacità di intrattenere trattando temi di stretta attualità”. Così per la Giuria composta dallo sceneggiatore e regista Luigi Cozzi, il critico cinematografico Andrea Chimento e la festival programmer Rebecca De Pas. Il premio consiste nel Méliès d’Argent, riconoscimento che porterà il film vincitore a competere con i premiati degli altri festival della E.F.F.F.F. per aggiudicarsi il Méliès d’Or 2016.

Nella sezione European Fantastic Shorts, la selezione di cortometraggi fantastici europei, il pubblico ha assegnato il MÉLIÈS D’ARGENT al miglior cortometraggio fantastico europeo a THE KÁRMÁN LINE di Oscar Sharp.

HOWL di Paul Hyett si aggiudica il PREMIO NOCTURNO NUOVE VISIONI, riconoscimento assegnato ad un’opera significativa e originale per l’evoluzione del cinema di genere della selezione ufficiale del Trieste Science+Fiction dalla redazione di Nocturno, la rivista più quotata in Italia per gli appassionati del cinema di genere.

Il PREMIO WONDERLAND, assegnato per il secondo anno consecutivo in collaborazione con Wonderland, il magazine di Rai 4 dedicato all’immaginario fantascientifico, suggella la media partnership tra la kermesse triestina e la produzione del canale Rai. Il film vincitore del Premio Wonderland 2015 è NINA FOREVER di Ben & Chris Blaine “per la capacità di aggiornare la grande tradizione Romantica delle ghost stories sull’amore oltre la morte alle nevrosi del nostro tempo, in un inedito blend di black humour, sensualità, horror, commedia e life drama, per il ricorso a una scrittura di qualità che investe temi importanti come l’elaborazione del lutto e il senso di colpa nella moderna società occidentale, per aver scelto e diretto uno straordinario terzetto di interpreti tra i quali spicca, con la sua performance creativa, Fiona O’Shaughnessy nel ruolo di un fantasma sarcastico e malinconico”.

Il Premio del pubblico è stato assegnato dagli spettatori della kermesse a WHAT WE DO IN THE SHADOWS di Taika Waititi e Jemaine Clement.

La Federazione Europea dei Festival di Cinema Fantastico (The European Fantastic Film Festivals Federation – EFFFF) ha annunciato venerdì scorso i vincitori dei Méliès d’or della 19ª competizione per i migliori film europei di genere fantastico. Goodnight Mommy (Ich seh Ich seh, Austria, 2014) di Severin Fiala e Veronika Franz è il vincitore del Méliès d’or come migliore lungometraggio. Il film uscirà nelle sale italiane nel 2016, distribuito da Movies Inspired. Il Méliès d’or per il miglior cortometraggio va a Supervenus (Francia, 2014) di Frédéric Doazan. La Giuria del Méliès era composta da Claudio Simonetti (Presidente), dalla distributrice Iris Martín-Peralta e dal produttore Francisco Villa-Lobos.

Si è conclusa così questa quindicesima edizione di Trieste Science+Fiction – Festival Internazionale della Fantascienza di Trieste). Ma l’iniziativa – realizzata e promossa dal centro ricerche La Cappella Underground – sta già scaldando i motori in vista della sua prossima edizione.

Intanto, i primi dati di questa edizione mettono in luce un record di presenze – oltre 22.000 – con un netto aumento del numero di spettatori della kermesse, e il tutto esaurito negli spettacoli serali, e non solo.

Grazie a tutti per il vostro prezioso contributo.
Il nostro successo è anche vostro…
Alla prossima edizione!

Cristina Borsatti

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Chiara Pavoni, la donna misteriosa di “Three the movie”

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Chiara Pavoni

Chiara Pavoni è la donna misteriosa del film scritto e co-diretto da Elisabetta Minen assieme a Yassine Marco Marroccu “Three the movie”, final cut dal progetto cinematografico Tre-sè –shalosh. Nello sfondo la città di Udine, al centro del lungometraggio la ricostruzione del micro-universo dell’immigrazione illegale radicata nel Nord Est Italia. La vita di tre ragazzi viene raccontata sfiorando dimensioni filosofiche, sociali, quasi visionarie, con un tocco che sfiora la poesia, per parlare di uguaglianza nella diversità.
Il numero tre è tutto in questo film. Tre, e suoi multipli. Numeri arcaici, spirituali, trascendenti. Tre, sei, nove. Vettori sapienziali che ci conducono al cuore teologico dei monoteismi. Tre, la Trinità cristiana. Sei, le punte della Stella di David, la Stella degli Ebrei. Nove, il volto di Dio per la tradizione Sufi, per la cultura islamica. Tre storie s’intrecciano in una terra, il Friuli, che si estende lungo un triplice confine. Le storie di Irene, una ragazza cristiana che viene dalla Carnia; di Pavel, ucraino ed ebreo; di Mehdi, iraniano e musulmano. Nel cast Massimiliano Grazioli (Mehdi), Alberto Torquati (Pavel), Vivianne Treschow (Irene), Werner Di Donato (Cieco) Saverio Indrio (mons. Angelo), Chiara Pavoni (Donna misteriosa), Ivan Senin (novizio Edo), Edoardo Sguazzin (Omar), Alejandro Paitun Flocco (Angelo), Caterina Zampieri (Bambina). Il film indipendente sta partecipando a festival cinematografici internazionali ed è in attesa di distribuzione.

Michela Zanarella

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“Calendar girls” al Teatro delle Muse di Ancona

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Approda in Italia la brillante commedia di Tim Firth

Si apre con un botto la stagione teatrale 2015-16 organizzata ad Ancona da MarcheTeatro presso il locale Teatro delle Muse, il più grande della regione (5-8 novembre 2015).
Sto parlando di Calendar girls di Tim Firth, adattamento teatrale dell’omonimo film (2003) di Nigel Cole (regista di L’erba di Grace e We want sex) di cui lo stesso Firth è stato autore e sceneggiatore. Uscito in Italia l’anno successivo, è diventato un film di culto, molto amato dal pubblico femminile.

Protagonista dell’opera ispirata ad un fatto realmente accaduto in un paesino inglese, è un gruppo di donne non più giovane, facente parte del “Women’s Institute” (la più grande organizzazione di volontariato delle donne nel Regno Unito) che si impegna in una raccolta fondi destinati ad un ospedale. Stanca di vecchie e fallimentari iniziative di beneficenza, Chris, la leader del gruppo, convince le amiche a posare nude per un calendario non convenzionale, realizzato da un fotografo amatoriale, che le porterà alla ribalta dell’opinione pubblica: vi sono ritratte mentre svolgono normali attività domestiche (confezione di marmellate, preparazione di dolci, realizzazione di composizioni di frutta e fiori). L’iniziativa riscuote un successo tale da portare Chris e le compagne alla ribalta non solo in Inghilterra ma anche in America, dove vengono ospitate in un famoso talk show. Molte donne in tutto il mondo seguiranno il loro esempio, ma l’inaspettato successo metterà a dura prova le dodici protagoniste.

A fianco della brillante Angela Finocchiaro (che interpreta Chris e sostituisce Hellen Mirren nella versione cinematografica) compaiono le Girls Laura Curino, Ariella Reggio, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro e Carlina Torta: un cast a maggioranza femminile e di altissimo livello, efficacemente diretto da Cristina Pezzoli che ha colto con sensibilità e humour la leggerezza del testo e al contempo la profondità dei suoi temi, restituendo tempi e codici comici ed indagando approfonditamente negli animi delle protagoniste. Firma la scenografia dello spettacolo prodotto da Agidi e Enfi Teatro, Rinaldo Rinaldi, mentre i costumi sono di Nanà Cecchi e le musiche originali di Riccardo Tesi.

“Pur essendo uno spettacolo di sicuro divertimento – spiega alla stampa Cristina Pezzoli che ha già diretto la Finocchiaro in “Mai più soli”, “Benneide”, “Benneide 2” e “Miss Universo” – “Calendar girls” non rinuncia ad affrontare temi di grande profondità, primo fra tutti, la necessità di reagire con determinazione ai momenti più dolorosi della vita: la morte per leucemia del marito di una delle protagoniste è l’antefatto da cui prende corpo il progetto del calendario”.
“Altra questione centrale che implica precise scelte di messinscena ed è poi uno dei motivi del successo di “Calendar Girls” – aggiunge la Pezzoli- è la realizzazione del calendario. Ci troviamo di fronte a un gruppo di donne che si spogliano allegramente e serenamente per una buona causa ma anche per divertirsi, per riconoscersi ancora belle e seducenti, anche al di fuori dei rigidi canoni della perfezione e dell’eterna giovinezza. Con coraggio e ironia le Girls si offrono allo sguardo della macchina fotografica e del pubblico per dirci che le stagioni della vita possono continuare a sorprendere…”.

In occasione delle recite della pièce, avrà luogo una raccolta fondi a cura dell’Associazione italiana contro le leucemie. L’iniziativa (realizzata a cura della sezione Ail della provincia di Ferrara in collaborazione con la società di produzione dello spettacolo) risponde ad una precisa richiesta dello stesso Tim Firth, che fin dal primo allestimento della commedia in Inghilterra, chiese che tutti i produttori di questo spettacolo si impegnassero a promuovere, in occasione di ogni rappresentazione, raccolte di fondi a sostegno della lotta contro le leucemie.

La commedia – che ha debuttato in anteprima presso il Teatro “Masini” di Faenza (16-18 ottobre 2015)- proseguirà il suo iter verso numerosi ed importanti teatri italiani, tra cui il “Manzoni” di Milano (11 – 29 novembre), il “Politeama Rossetti” di Trieste (2 – 6 dicembre); il “Carignano” di Torino (8 -20 dicembre), il “Verdi” di Pisa (16-17 gennaio 2016), il “Nuovo” di Verona (19-21 gennaio), il “Politeama” di Genova (3-5 febbraio), il “Donizetti” di Bergamo (9-14 febbraio), per concludere il tour al Teatro del Giglio di Lucca dal 4 al 6 marzo 2016.

Paola Cecchini

 

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Morto Gunnar Hansen, l’originale Leatherface di “Non aprite quella porta”

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Brutta notizia per tutti gli amanti del cinema horror. E’ morto il mitico Gunnar Hansen, originale interprete di Leatherface in “Non aprite quella porta” di Tobe Hooper. L’attore 68enne è morto sabato 7 novembre, a causa di un cancro al pancreas, nella sua casa sulla Mount Desert Island, la più ampia isola della costa del Maine (Stati Uniti), lo stesso luogo dove 28 anni fa si spense la scrittrice Marguerite Yourcenar, autrice de “Le memorie di Adriano“. Il suo agente Mike Eisenstadt, confermandone il decesso all’Associated Press, ha dichiarato che Hansen/Leatherface era “una delle più iconiche figure maligne della storia del cinema“.

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Gunnar Hansen in una foto recente

Gunnar nasce nel 1947 a Reykjavík, e cinque anni dopo la famiglia Hansen si trasferisce negli Stati Uniti, prima nel Maine per sei anni e poi stabilendosi definitivamente ad Austin, nel Texas. Negli anni del college inizia a fare teatro e dopo aver terminato gli studi scopre che nella sua città stanno per girare “Non aprite quella porta” (The Texas chainsaw massacre), ispirato agli omicidi del serial killer Ed Gein, e decide di candidarsi. Grazie soprattutto alla sua enorme stazza e al suo metro e 93 di altezza, il 26enne Hansen viene scelto per interpretare il protagonista del film, Leatherface, un omone ritardato e travestito che uccide le sue vittime armato di motosega e poi le scuoia per ricavarne maschere facciali da cucirsi addosso.

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Hansen nei panni di Leatherface in “Non aprite quella porta”

Il film di Tobe Hooper diventa una pietra miliare del cinema horror e porta Hansen/Leatherface di diritto nella top ten dei personaggi horror più famosi. Hansen però preferisce scrivere piuttosto che recitare e così, tornato nel Maine, si mette a collaborare con riviste e a scrivere libri, accettando il ruolo del Prof. Peckinpah nel film “The demon lover” (1977), ma rifiutando di partecipare ad altri film, in particolare a “Le colline hanno gli occhi” di Wes Craven, e di tornare a vestire i panni di Leatherface in “Non aprite quella porta: parte 2“.

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Una famosa scena di “Non aprite quella porta”

Qualche anno dopo, nel 1988, Hansen accetta di tornare a recitare nell’horror-comedy “Hollywood Chainsaw Hookers” (che richiama nel titolo il film di Hooper) e nel successivo ventennio partecipa ad altri 25 film, quasi esclusivamente horror di bassa fattura (che va dalla “serie B” alla “serie Z”). Al cinema continua ad alternare i libri, fino ad arrivare al 2013 quando pubblica la sua autobiografia “Chain Saw Confidential” e partecipa in un breve ruolo all’ennesimo reboot del suo film, “Non aprite quella porta 3D” di John Luessenhop.

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L’autobiografia di Hansen “Chain saw confidential”

Gunnar Hansen a differenza di Leatherface era un uomo mite e raccontava che quando fu provinato per il ruolo gli fu chiesto: “Sei un uomo violento?“.. “No“.. “‘Ok, sei pazzo?“.. “Non nel senso che intendi“.. “Bene, puoi farlo?” (il pazzo).. “Oh sì, sì, è facile!“.. “Ok la parte è tua“. E per calarsi meglio nel ruolo, Hansen passo del tempo in un istituto per bambini ritardati, apprendendone le movenze. Inoltre per le sue quattro settimane di riprese guadagnò 800 $, lavorando però 7 giorni su 7 e dalle 12 alle 16 ore al giorno. Anni dopo laconicamente commentò:Avrei fatto più soldi se avessi lavorato le stesse ore in un McDonald!“.

 

Ivan Zingariello

 

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‪RFF2015: Domani inizia il “Roma Fiction Fest”. Ecco tutti gli attesissimi ospiti e le proiezioni della IX edizione

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Inizia domani la IX edizione del Roma Fiction Fest che si svolgerà al Cinema Adriano di Roma dall’11 al 15 novembre con il coordinamento artistico di Piera Detassis. Questi i tantissimi ospiti e proiezioni previsti nel corso della sei giorni.

Marco Tullio Giordana, autore de I cento passi e La meglio gioventù, inaugurerà con il political crime Lea la nona edizione del Roma Fiction Fest: accanto a lui i protagonisti, Vanessa Scalera, Linda Caridi e Alessio Praticò.

Molti gli ospiti delle Masterclass. Il presidente della Giuria della nona edizione Steven Van Zandt, in arte Little Steven che, dopo la sua partecipazione ne I Soprano, torna ad essere uno spassoso criminale nella serie tv da lui ideata e prodotta, Lilyhammer, di cui verrà proiettato un episodio della terza stagione. Little Steven sarà affiancato dalla moglie, l’attrice Maureen Santoro, che sarà anche membro della Giuria. E ancora: il regista Jason Reitman (Up in the air), accompagnato dallo sceneggiatore Zander Lehman e i protagonisti di Casual Michaela Watkins, Tommy Dewey e Tara Lynne Barr; Andrew Davies, scrittore britannico, sceneggiatore diHouse of Cards e della miniserie di prossima uscita War and Peace; Paul Haggis (sceneggiatore dei film premi Oscar Million Dollar Baby e Crash – Contatto fisico, da lui diretto) che a Roma presenterà la sua nuova serie Show Me a Hero che ha come interprete di primo piano il talentuoso Oscar Isaac; infine, Iginio Straffi, Presidente e fondatore del gruppo Rainbow, studio di animazione leader nel panorama dell’industria cinematografica e televisiva mondiale. Il creatore di Winx Club, fenomeno di costume e brand tra i più conosciuti nel mondo, presenterà il primo episodio della settima serie che vede protagoniste le colorate fatine; inoltre mostrerà le prime sequenze della sua nuova serie in produzione e da poco annunciata nel corso dell’edizione 2015 del Mipcom.

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Il presidente della Giuria, Steven Van Zandt

Accanto a Steven Van Zandt e Maureen Santoro, la giuria della nona edizione del Roma Fiction Fest sarà composta dal magistrato e scrittore Giancarlo De Cataldo, l’attrice e conduttrice Geppi Cucciari, la giornalista e critica cinematografica Gloria Satta, e Stefano Disegni, fra i più noti e amati disegnatori italiani. La testimonial del Roma Fiction Fest sarà Simona Tabasco, reduce dal successo della nuova serie È arrivata la felicità, in cui interpreta il personaggio di Nunzia.

Per la retrospettiva dedicata a Sergio Sollima, saranno presenti i figli Samanta e Stefano Sollima – acclamato dalla critica e dal pubblico per il suo ultimo film Suburra – e Kabir Bedi. L’indimenticabile volto di Sandokan, firmato proprio da Sollima, tratto dai romanzi di Emilio Salgari e presentato in versione integrale al Roma Fiction Fest, sarà protagonista della reunion dedicata al grande sceneggiato andato per la prima volta nel 1976: con Kabir Bedi ci saranno Carole André, Philippe Leroy, Andrea Giordana, Guido e Maurizio De Angelis (“Oliver Onions”), autori delle musiche e della famosissima canzone “cult”, e il produttore Federico Scardamaglia, nipote di Elio Scardamaglia che seguì come producer la lavorazione in India, Malesia e Thailandia.

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Kabir Bedi negli storici panni di Sandokan

In occasione dell’evento “Gli insospettabili”, curato da Ivan Cotroneo, sceneggiatore e scrittore di successo – regista de La kryptponite nella borsa e di numerose serie tra cui Tutti pazzi per amore, Una grande famiglia sino al più recente È arrivata la felicità – saranno presenti Hanif Kureishi, tra i migliori cinquanta scrittori inglesi dal 1945 per il Times, la giornalista, critica cinematografica e scrittrice Natalia Aspesi e l’artista internazionale Francesco Vezzoli.

Tra gli ospiti dei titoli in concorso Kasia Smutniak, Adriano Giannini, Domenico Diele, Filippo Nigro, interpreti del tv movie Limbo, accompagnati dal regista Lucio Pellegrini, lo sceneggiatore Francesco Piccolo, il produttore Domenico Procacci e Melania Mazzucco autrice dell’omonimo romanzo.

Il regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo

Vincent Lannoo, autore belga di Little Glory e Vampires, e la produttrice esecutiva Katia Raïs presentano Trepalium, serie ambientata alla fine del XXI secolo in cui impiegati e disoccupati, separati da un muro fortificato, mostrano due aspetti della stessa afflizione: il lavoro e la sua assenza. Klaus Zimmermann, già produttore esecutivo della celebre serie tv I Borgia, presenterà il primo episodio di Trapped, il crime drama di Baltazar Kormàkur (regista di Everest), ambientato sullo sfondo di una magnifica Islanda. Louise Fox, sceneggiatrice e produttrice, presenterà la serie tv australiana Glitch.

La replica domenicale di The Trial of Chungyang – A Girl Prosecuted by Feudalism sarà preceduta da una performance di pansori dal vivo, realizzata con la collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica di Corea ed eseguita da Jong Hyuk Park e da Cecilia Soojeong Yi.

Dopo la Masterclass a lui dedicata nel 2013, torna Frank Spotnitz, produttore di una tra le più longeve e seguite serie tv di sempre, X Files, che parlerà di The Man in the High Castle, serie prodotta da Ridley Scott e David Zucker di cui ha curato la sceneggiatura tratta dal romanzo omonimo di Philip K. Dick, più noto con il titolo La svastica sul sole. Spotnitz, insieme ai produttori Luca e Matilde Bernabei e il cast artistico e tecnico, prenderà parte all’atteso incontro dedicato alla coproduzione internazionale sulla più celebre delle famiglie fiorentine, Medici. Masters of Florence.

Frank Spotnitz

Il creatore di “X-Files”, Frank Spotnitz

Per il Fuori Concorso, Peter Carlton – già produttore di This is England, film premiato alla Festa del Cinema nel 2006 – sarà a Roma per presentare la prima puntata di The Last Panthers. L’attore e regista francese Jalil Lespert, autore del film autobiografico Yves Saint Laurent ospitato al Festival di Berlino, mostrerà il pilot della serie Versailles. Con lui, il protagonista George Blagden (Vikings, Les Misérables, After the Dark) nei panni di Re Luigi XIV, che ormai solo alla guida del suo regno commissiona la costruzione del più bel palazzo di tutta Europa. Erika Christensen, interprete in Traffic di Steven Soderbergh (film vincitore di quattro premi Oscar), Flightplan con Jodie Foster, e di numerose serie fra cui la pluripremiata Parenthood, sarà al Roma Fiction Fest per presentare Wicked City.

Il cast de Il sistema composto da Claudio Gioè, Gabriella Pession, Valeria Bilello, Lino Guanciale, Antonio Gerardi, Thomas Trabacchi ed altri, incontrerà il pubblico e introdurrà la storia del maggiore Alessandro Luce della Guardia di Finanza, infiltratosi negli ambienti della malavita per sgominare corruzione, gare d’appalto truccate e traffici di droga: le vicende ricalcano gli intrecci tra politica e imprenditoria corrotta venuti alla luce con le recenti inchieste su Mafia Capitale. Ospite della sezione Tv on Stage Valeria Bruni Tedeschi, che al Fiction presenterà l’adattamento francese de Le Trois Sœurs, tratto dall’omonimo testo di Čechov.

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L’attesissimo “The Last Panthers”

La nuova sezione Young Adult Special (YAS), congiunzione tra la sezione Kids & Teens e la Selezione Ufficiale, ospiterà Paolo Calabresi e il cast di Zio Gianni 2, accompagnato dal regista Daniele Grassetti e da Andrea Paris, Matteo Rovere, Cristel Checca, Sabrina Paravicini, Kevin Chiarore. Per Lontana da me, il regista Claudio Di Biagio e l’attesissimo cast formato da Mirko Trovato, Clara Alonso e Tommaso Renzoni.

Al fianco della regista e sceneggiatrice Anna Negri (L’amore proibito, A fari spenti nella notte) anche Isabella Ragonese, protagonista del suo ultimo cortometraggio tutto al femminile Fuori, e Agnese Costagli da cui è tratto il corto. Il documentario Animeland sarà accompagnato dal regista Francesco Chiatante, da Giorgio Daviddi del Trio Medusa, e dal giornalista, saggista e sceneggiatore Luca Raffaelli, voce narrante del documentario dedicato ai manga e agli amanti dei cartoon.

Zio Gianni

Paolo Calabresi e il cast di “Zio Gianni 2”

Tantissimi gli ospiti della sezione Kids & Teens: in occasione della reunion per i dieci anni di Un Medico in famiglia, tra le serie italiane più amate di sempre, saranno presenti Giulio Scarpati, Milena Vukotic, Lino Banfi, Margot Sikabonyi, Eleonora Cadeddu, Michael Cadeddu, Paolo Sassanelli, Rossana Banfi, Monica Vallerini, Giorgio Marchesi e i nuovi volti che impareremo a conoscere nella nuova stagione; i protagonisti di Alex e Co. Federico Russo, Saul Nanni, Beatrice Vendramin, Eleonora Gaggero, Leonardo Cecchi. Tanti gadget e i characters del film per la presentazione della serie animata di origine russa, Masha e Orso. Una novità del programma di Kids & Teens: nel weekend sarà proiettata in anteprima la serie animata Miraculous Tales of Ladybug & Cat Noir, che unisce la cultura francese pop e sofisticata con l’animazione giapponese.

Un medico in famiglia

Una parte del cast di “Un medico in famiglia”

Insomma un programma ricchissimo sia di visioni che di ospiti, che Mondospettacolo vi racconterà in diretta giorno per giorno!

 

Ivan Zingariello

 

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Rai Cinema al 33° Film Festival di Torino

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Rai Cinema parteciperà al 33° Torino Film Festival con cinque film e sette documentari che ha contribuito a produrre.

Tra i film presentati si segnalano: LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO, l’atteso lavoro di Gianni Zanasi che torna dopo il successo di NON PENSARCI, in cui Valerio Mastandrea interpreta un manager spregiudicato che avvicina per lavoro dirigenti d’azienda incompetenti. Un film che racconta la necessità del cambiamento e, come dichiara il regista, il “cercare di crescere”.
Elisabetta Sgarbi con COLPA DI COMUNISMO si avventura invece all’interno della comunità romena in Italia, raccontando la storia di tre donne alla ricerca di un lavoro, vite marginali ma, a volte, proprio per questo più libere. E IL SAPORE DEL SUCCESSO di John Wells un film sulla passione per il cibo, sull’amore e l’importanza delle seconde opportunità, interpretata da un fantastico cast tra cui Bradley Cooper, Sienna Miller, Uma Thurman e Riccardo Scamarcio, un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group e Rai Cinema. LO SCAMBIO, primo lavoro di Salvo Cuccia, descrive invece la quotidianità di una coppia circondata dalla criminalità nella Palermo degli anni ’90.

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Un’attenzione all’attualità, alle trasformazioni sociali e al territorio, con uno sguardo a volte oggettivo, a volte fortemente introspettivo, è il tratto comune che unisce molti lavori dei documentaristi. Dalla Reggia di Carditello raccontata da Pietro Marcello, al viaggio nel tempo e nello spazio costruito da Roberto Faenza in un racconto corale di un’Italia vista con gli occhi dei bambini. Dal racconto della malattia in LUCE MIA, dove la storia del regista si intreccia a quella di una paziente unite nella battaglia contro la leucemia, a un altro viaggio, questa volta a SPOON RIVER, cento anni dopo la pubblicazione dell’Antologia, nell’immaginaria cittadina americana in cui il poeta americano Edgar Lee Masters ambientò e raccontò la vita dei suoi abitanti.

Ecco in particolare i titoli dei cinque film:

LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO di Gianni Zanasi – Festa mobile

IL SAPORE DEL SUCCESSO di John Wells – Festa mobile

COLPA DI COMUNISMO di Elisabetta Sgarbi – Concorso Torino 33

LO SCAMBIO di Salvo Cuccia – Concorso Torino 33

ANTONIA di Ferdinando Cito Marino – Festa mobile

E dei sette documentari:

BELLA E PERDUTA di Pietro Marcello – Pre-apertura Festival

MIA MADRE FA L’ATTRICE di Mario Balsamo – Concorso Torino 33

LA GENTE RESTA di Maria Tilli – Concorso TFF doc/italiana

BAMBINI NEL TEMPO di Roberto Faenza e Filippo Macelloni – Festa mobile

RITORNO A SPOON RIVER di Francesco Conversano e Nenè Grignaffini – Festa mobile

LUCE MIA di Lucio Viglierchio – Festa mobile

BORSALINO CITY di Enrica Viola – Festa mobile

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Inoltre, in contemporanea al festival, la Film Commission Torino Piemonte organizzerà una proiezione del film “PRESS” di Paolo Bertino e Alessandro Isetta

Paola Delle Fratte

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Il Criticone n.9 –“Io che amo solo te”, ennesima commedia pugliese e “The last witch hunter” con Vin Diesel caccia streghe

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Io che amo e Last witch

Nuova puntata de “Il Criticone”. Oggi parleremo del film italiano “Io che amo solo te” e dell’americano “The last witch hunter”.

 

IO CHE AMO SOLO TE

L’ennesima commedia italiana girata in Puglia si mantiene nella media, ma è vincente al botteghino anche grazie all’ottimo cast.

Nella cittadina di Polignano a mare, ridente località balneare vicino a Bari, si sta organizzando il matrimonio tra Damiano (Riccardo Scamarcio) e Diana (Laura Chiatti). Lui è figlio di un importante imprenditore locale, Don Mimì (Michele Placido) e dell’acida Matilde (Antonella Attili); lei invece è di umile famiglia e, orfana di padre, vive con la verace mamma Ninella (Maria Pia Calzone) e la vivace sorella Nancy (Angela Semeraro) in una modesta casa con tanto di immancabile vicina impicciona (Crescenza Guarnieri). Questo però non sarà un matrimonio normale, perché i due consuoceri Don Mimì e Ninella in gioventù si sono amati e poi sono stati costretti a lasciarsi, continuando a covare un sentimento reciproco negli anni. Per le nozze, che saranno celebrate dal simpatico Don Gianni (Uccio De Santis), arrivano i vari parenti: il fratello di Damiano, Orlando (Eugenio Franceschini) accompagnato dalla “fidanzata” Daniela (Eva Riccobono); gli zii di Diana, la nevrotica Dora (Luciana Littizzetto) e il sottomesso marito Modesto (Dino Abbrescia) e a sorpresa anche lo zio Franco (Antonio Gerardi), appena uscito di prigione. E mentre il grande giorno si avvicina, una serie di eventi rischieranno di destabilizzare i futuri sposi, mettendo a rischio il matrimonio stesso.

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I futuri sposi Damiano (Riccardo Scamarcio) e Diana (Laura Chiatti)

Questa ennesima commedia girata in Puglia (grazie alle inesauribili finanze dell’Apulia Film Commission) è tratta dal romanzo omonimo di Luca Bianchini, il quale ha voluto personalmente alla regia il suo amico Marco Ponti. Il film è un ritratto della classica vita di quello che è poco più di un paese, in cui si conoscono tutti, in cui le voci girano, in cui si rinuncia ad un amore per motivi di etichetta, in cui la mentalità retrograda prevale sul buonsenso e in cui l’apparenza è più importante della sostanza e spesso si rinuncia alla propria autenticità, persino nei rapporti amorosi. La storia di Ninella e Don Mimì, la vicina impicciona che spia perennemente ogni movimento/discorso, i commenti del paese al ritorno di Franco dalla prigione, i “diversi” costretti ad emigrare altrove, sono tutti esempi (spesso anche troppo stereotipati) dell’ambiente in cui si vive nelle realtà del sud.

Io che amo solo te 2

I consuoceri Ninella (Maria Pia Calzone) e Don Mimì (Michele Placido)

Comunque il duo Scamarcio/Chiatti, già insieme nella serie tv “Compagni di scuola” (2001) e (in)dimenticabili protagonisti del moccianoHo voglia di te” (2007), funziona abbastanza, anche se l’accoppiata Placido/Calzone gli ruba assolutamente la scena. L’ex commissario Cattani è ormai abituato a fare il patriarca pugliese, mentre l’ex Donna Imma sta bene praticamente ovunque. Brava e notevolmente vipera Antonella Attili, che ricorda molto Madre di “Sensualità a corte” (quella di Jean Claude). Buone anche le altre interpretazioni, dall’ex Di Pietro di “1992” Antonio Gerardi, al remissivo zio Modesto (di nome e di fatto), che sogna di liberarsi della castrante moglie (tanto da leggere il libro “Come uccidere la moglie e perché”), una Littizzetto forse leggermente sottotono rispetto ai suoi standard.

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Franco (Antonio Gerardi), Nancy (Angela Semeraro) e Modesto (Dino Abbrescia)

Inaspettatamente esilarante l’ex modella Eva Riccobono nel suo personaggio di “accompagnatrice”, così come Dario Bandiera in versione “truccatrice-sfranta”, mentre completano il nutrito cast Enzo Salvi, Beppe ConvertiniMichele Venitucci. C’è inoltre la (inutile) partecipazione speciale di Alessandra Amoroso (sic!) che (ri)canta il brano di Sergio EndrigoIo che amo solo te“, che ha dato il titolo al libro e poi alla pellicola (nei secoli dei secoli.. amen). Il film alla fine non è niente di speciale, si lascia vedere (anche grazie al super cast) e stop. Il pubblico però lo ha premiato, mandandolo al 1° posto del box office. E per il cinema italiano, perennemente in crisi d’astinenza, nonostante tutto è sempre una buona notizia.

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Alessandra Amoroso, il regista Marco Ponti e lo scrittore Luca Bianchini

VOTO: 6


 

THE LAST WITCH HUNTER

Vin Diesel cacciatore di streghe ai nostri giorni, forse sarebbe meglio fosse rimasto nel 1200.

Kaulder (Vin Diesel) è un barbuto cacciatore di streghe del XIII° secolo che combatte contro le forze del male capeggiate dalla Regina delle Streghe (Julie Engelbrecht). Quando i due si trovano faccia a faccia, Kaulder riesce ad ucciderla, ma la Regina morente lo maledice condannandolo all’immortalità. Per questo l’indistruttibile guerriero continua a combattere le forze oscure nel corso dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri. Oggi è l’ultimo cacciatore rimasto, e protegge anche l’Ordine dell’Ascia e della Croce, che con lui contribuisce a mantenere la fragile tregua che c’è tra le streghe e gli ignari esseri umani. A capo dell’Ordine si succedono (come i Papi) i Dolan, sacerdoti di cui il 36° (Michael Caine) ormai anziano sta per andare in pensione.

Kaulder (Vin Diesel) e Chloe (Rose Leslie)

Il successore designato, il 37° (Elijah Wood) è invece un giovane minuto e volenteroso, ma allo stesso tempo ancora impreparato ad affrontare le forze del male. Quando il giorno dopo il Dolan 36° viene trovato morto, Kaulder inizia a sospettare che l’improvvisa dipartita sia opera di qualche strega, e realizza che c’è in atto un piano maligno per riportare in vita dopo 800 anni la malefica Regina. Con l’aiuto di Chloe (Rose Leslie), proprietaria di un bar per maghi e streghe (come lei) dato alle fiamme dal cattivissimo emissario del male Belial (Ólafur Darri Ólafsson), inizia una lotta contro le forze oscure per evitare la resurrezione di colei che secoli fa uccise la sua famiglia e lo condannò ad una vita eterna e senza affetti.

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Dolan 36° (Michael Caine) e Dolan 37° (Elijah Wood)

Il film di Breck Eisner è abbastanza mediocre da diversi punti di vista, a cominciare dalla storia abbastanza scontata e diverse forzature qua e là. L’ennesima storia di streghe, seppur ambientata ai giorni nostri, sa di già visto e stravisto, con l’immortalità ormai anaffettiva di Kaulder che rimanda direttamente ad “Highlander“. Vin Diesel è come al solito un pupazzone inespressivo e nelle sequenze medievali con la barbona è addirittura quasi comico (una specie di Obelix). Rose Leslie se la cavicchia, mentre il mai cresciuto Elijah Wood si vede per qualche (inutile) minuto e poi viene messo da parte praticamente per tutto il resto del film. Anche Michael Caine è completamente sprecato, mentre Ólafsson sembra un tardo Orson Welles (ma solo fisicamente!). Gli effetti speciali non sono male, ma è decisamente poco.

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La malefica Regina delle Streghe (Julie Engelbrecht)

Tra mille trovate già viste e già sentite, ce n’è almeno una carina: il bambino che su un marciapiede inizia a seguire una scia di orsetti gommosi fino al giardino sul retro di un palazzo dove c’è (o almeno il maleficio vorrebbe farlo credere) addirittura l’albero (!) degli orsetti gommosi.. praticamente il sogno di ognuno di noi! Ad Hollywood si ostinano a girare questo tipo di prodotti di genere per il pubblico di bocca buona, che comunque ha dimostrato di gradire, con oltre 2 milioni e mezzo incassati in Italia e 24 milioni negli Stati Uniti. E per fortuna loro (e purtroppo per noi) vogliono farne un sequel e forse addirittura un franchise, come annunciato in estate dallo stesso Diesel. Quindi questo non sarà “L’ultimo cacciatore di streghe“. Contenti loro…

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Chloe, Kaulder e Dolan 37°

VOTO: 5


 

Nella prossima puntata de “Il Criticone” parleremo di film italiani “Belli di papà” e “Alaska

 

Ivan Zingariello

 

Io che amo e Last witch

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Bruno Panebarco vincerà il 33° tff?

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Bruno Panebarco è il vincitore morale di questa 33a edizione del Torino Film Festival che inizierà il prossimo 20 novembre.
L’eclettico regista de ” L’ultimo balcone” rivela nella sua storia artistica alcune  cose in comune con lo scrittore Giuseppe Culicchia, il noto avventore dell’osteria il Pastis di Porta Palazzo.
Tutti e due vengono dalla stagione DADA BANANA degli anni 80 subalpini: Bruno suona nella storica band post punk Prostitutes, Beppe scopiazza le canzoni degli americani Ramones. All’epoca Torino sull’onda della nuova onda musicale planetaria si aggrappa ad un’unica speranza: la cassa integrazione. Solo i Righeira e Umberto Tozzi fanno bingo !! Caduto il muro di Berlino e finita l’estate i due scoprono la scrittura.
Bruno racconta la sua valle di lacrime nel romanzo autobiografico FEDELI ALLA ROBA edito prima per Stampa Alternativa e poi pubblicato da Ass. Culturale Il Foglio nella collana Narrativa, Beppe invece scopre il sesso e il regista Davide Ferrario gira un film su questo evento ormonale, TUTTI GIU’ PER TERRA interpretato da Valerio Mastandrea.  La cantante Madonna in questi giorni forse ha chiesto il dvd !!
Il destino è beffardo : uno piange e l’altro tromba !!
Ora la nemesi. Mentre Culicchia vende guide turistiche sui locali della movida, Panebarco sperimenta la regia di uno scampolo di gioia e trova l’isola che non c’è.
L’ULTIMO BALCONE in concorso nella sezione Spazio Torino del TFF è un elogio alla creatività che nasce ovunque e comunque.
Anche su un  balconcino di una casa di via dei Mercanti a pochi metri dal nulla, dove il Pastis confonde l’arte con l’aperitivo, può nascere un fiore !!
Proiezione ufficiale domenica 22 novembre 2015 ore 21,45 al cinema REPOSI 1 di Torino
repliche lunedì 23 novembre ore 14 Reposi 1 e martedì 24 ore 12 Lux 3
 Giovanni Spada

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Gianluca Buonanno (LN): fondi Ue, il Piemonte è in Europa o in Africa?

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Bruxelles, 11.11.2015

E’ con stupore che vedo come la mia Regione e la Giunta che la guida sono incredibilmente fermi nella programmazione per l’utilizzazione dei fondi regionali europei. Molte aree e comparti della mia Regione sono in crisi, lo sono le imprese e gli abitanti, la disoccupazione giovanile è ai massimi ed i servizi ai cittadini sono ai minimi. Molti presidi ospedalieri sono in chiusura e le  difficoltà sociali dei cittadini non sembrano diminuire. La UE (strano ma vero) potrebbe tornare utile in questo caso ed ha previsto per la Regione Piemonte diverse decine di milioni di euro da utilizzare per concretizzare singoli progetti a sostegno di settori in difficoltà. Qualunque Amministrazione degna di questo nome si affretterebbe ad implementare la programmazione della spesa di queste risorse che darebbe una boccata d’ossigeno al Piemonte in difficoltà.

Dunque, ci si chiederà, la programmazione è pronta e finalmente i cittadini potranno veder ritornare sul territorio i soldi spesi in anni di tasse e contributi versati alla UE? Ma neanche per idea, la Regione è al palo, non ha fatto nulla…!!! I Fondi aspetteranno la negligenza dei nostri amministratori? … Assolutamente no, rischiamo di perdere tutto! Ma il Piemonte, mi chiedo, è in Europa o in Africa? Com’è possibile dormire con miliardi di euro a disposizione? Anche nell’importante comparto agricolo la Regione è riuscita ad inserirsi nel programma dei finanziamenti con ben un anno di ritardo.  Non si può nemmeno più dire che i soldi non ci sono, i soldi ci sono eccome ma il Piemonte non è in grado di utilizzarli!!!

L’assessore competente Giuseppina de Santis si dovrebbe dimettere perché molte Regioni sono già ai bandi di assegnazione mentre il Piemonte dorme, dorme, dorme…

Gianluca Buonanno

 

 

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‪RFF2015: “Lea” di Marco Tullio Giordana apre il Roma Fiction Fest

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La IX edizione del Roma Fiction Fest ha preso il via al Cinema Adriano di Roma con la proiezione del film tv fuori concorso “Lea” di Marco Tullio Giordana, prodotto da Rai Fiction e Bibi Film.

Lea Garofalo nasce nel 1974 a Petilia Policastro, un borgo calabrese dove regna la criminalità organizzata. Anche la sua famiglia ne fa parte e quando lei ha appena un anno e il fratello Floriano pochi di più, il padre viene ucciso davanti ai loro occhi. I due ragazzi crescono quindi tra sangue e spaccio di droga, ma mentre Floriano (Mauro Conte) diventa un piccolo boss locale, Lea (Vanessa Scalera) fa di tutto per tenersi alla larga da situazioni criminose. Contro il volere del fratello si fidanza con un suo scagnozzo, Carlo (Alessio Praticò) e, dopo aver dato alla luce la piccola Denise nel 1991, la coppia si trasferisce a Milano. Qui Carlo gestisce il traffico di droga e Lea, donna giovane ma di gran carattere, inizia a pensare che per il bene della figlia sia il caso di andarsene.

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 Lea Garofalo (Vanessa Scalera)

Quando nel 1996 il marito viene arrestato, Lea ne approfitta per scappare e rifarsi una vita a Bergamo, ma anche lì gli uomini di Carlo riescono a raggiungerla, minacciandola per il fatto di essersi macchiata dell’abbandono del marito. A quel punto Lea decide di andare dai Carabinieri e rivelare tutto ciò che sa dei loschi traffici del marito. Inizia così per lei e Denise (Linda Caridi) una nuova vita e una nuova identità, grazie al Programma di protezione testimoni. Ma la burocrazia e i potenti radicamenti della criminalità organizzata (anche nelle forze dell’ordine) porteranno le due a un lungo peregrinare da una città all’altra, costrette a vivere una vita perennemente sull’orlo del precipizio, e con la ‘ndrangheta alle calcagna…

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La vera Lea Garofalo

Non ho volutamente proseguito con la trama perché pur essendo una storia vera, non tutti ne conoscono gli sviluppi e il finale. Marco Tullio Giordana, dopo “I cento passi” torna ad occuparsi di un personaggio simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Lea è una donna forte, che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e ci tiene a rivendicare la sua totale estraneità a qualsiasi forma di illegalità, tanto che al momento di denunciare il marito, anche davanti ai Carabinieri ribadisce che non è una “pentita” ma una “testimone”, perché lei non ha mai fatto nulla di criminoso. Purtroppo però si scontra non solo con la retrograda mentalità calabrese e con le regole d’onore della ‘Ndrangheta, ma anche con l’assurda burocrazia che la costringe addirittura a chiedere di uscire dal Programma protezione testimoni, tanto non si sente protetta dallo Stato.

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Il regista Marco Tullio Giordana (foto Ivan Zingariello)

Il film non sembra affatto un prodotto televisivo e non è girato come una fiction (per fortuna), anche se nel susseguirsi dei fatti è per forza di cose didascalico, dovendo rispettare date e luoghi degli eventi. E’ comunque teso e avvincente, con quest’aurea perenne di pericolo incombente. Un film sulla ribellione nei confronti dell’appartenenza, alla quale non si può sfuggire; una storia di libertà. Le due attrici protagoniste sono davvero brave e convincenti, con Vanessa Scalera strepitosa nel ruolo della combattiva Lea e Linda Caridi in quelli dell’adolescente Denise, prima fragile e poi combattiva come la madre.

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Le protagoniste del film, Vanessa Scalera e Linda Caridi (foto Ivan Zingariello)

Nel corso della conferenza stampa il regista Marco Tullio Giordana ha dichiarato che “Lea Garofalo conosceva bene il mio film ‘I cento passi’ e che l’idea che lo abbia fatto vedere anche a Denise dicendo ‘io finirò così’ è incredibile“. Riguardo alle differenze tra finzione e realtà dice: “Alla storia non ho aggiunto nulla perché era già piena di colpi di scena. La realtà è là“. E aggiunge “Il film non è una critica alla Protezione testimoni. Lea chiese di fuoriuscirne perché non si sentiva protetta, ma non voglio gettare la croce su nessuno. Non volevamo fare un santino né di Lea né della Protezione testimoni“. E poi ancora “Qui non si parla di vittime, ma di caduti. Sono diventati un esempio, una bandiera. E la collaborazione dell’Associazione ‘Libera’ è stata fondamentale e senza di loro il film non l’avrei mai fatto, perché per il nostro paese hanno fatto cose straordinarie, usando la cultura. La mafia non si preoccupa della cultura, ma i film, le proiezioni nelle scuole e tutte queste iniziative formano un’opinione che a lungo andare gli farà terra bruciata. E ammiro Don Ciotti (fondatore dell’Associazione ‘Libera’, NdR), che non è un prete da esposizione o da passerella, infatti gli avevo chiesto di venire qui, ma ha rifiutato“.

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Marco Tullio Giordana in conferenza stampa (foto Ivan Zingariello)

Alla domanda su cosa preferisca girare, risponde “Cinema o tv per me è uguale. La tv ti permette di arrivare a molte più persone, anche se si perde la sacralità della sala. Comunque spero lo vedano in tanti, e se vi è piaciuto sono contento“. La RAI ha concesso il film all’Associazione ‘Libera’ per proiettarlo anche nelle scuole, mentre su Rai 1 andrà in onda il 18 novembre. Un consiglio finale a chi non conosce questa storia, che ho cercato il più possibile di non spoilerare: non andate a leggere niente in merito, ma pazientate qualche giorno e vedete il film. E anche per chi già sa come andrà a finire, sarà ugualmente una grande visione.

VOTO: 7.5

 

A seguire, il primo episodio dell’attesissima miniserie crime europea “The last Panthers“.

 

Ivan Zingariello

 

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Astenia: da oggi in rotazione radiofonica “Quello Che Non Ho” il nuovo singolo estratto dall’omonimo ep

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Da oggi, mercoledì 11 novembre, è in rotazione radiofonica “QUELLO CHE NON HO” (Cosecomuni/Believe Digital – 2015), il nuovo singolo della band romana ASTENIA, disponibile su iTunes e nei principali digital store.

Il brano richiama le atmosfere delle grandi ballate di stampo anglosassone con una base ritmica cadenzata ma potente, sostenuta dai toni scuri delle chitarre. È una storia di mancanze, di quello che divide e unisce due persone che hanno provato qualcosa di profondo e forse irripetibile. Il tempo che passa e i ricordi che svaniscono, i rancori che separano e le fotografie che uniscono. Un insieme di pensieri che travolgono una volta che le acque si sono calmate, quando si tirano le somme con se stessi su ciò che è stato.

Il disco è disponibile su iTunes e nei principali digital store:
https://itunes.apple.com/it/album/quello-che-non-ho-ep/id979918760.

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Progetto musicale nato nella periferia di Roma nell’inverno 2005, gli Astenia prendono il nome da un termine medico e lo personalizzano cambiandone un accento. Nel corso degli anni, pubblicano diverse demo cambiando più volte line-up e produzione artistica. Partecipano ad importanti festival e concorsi nazionali: suonano al “Teranova Festival ’07” tenutosi presso la Salle Poirel di Nancy (Francia), vincono per la giuria popolare sul web il “Cube Contest ’08” guadagnando la partecipazione al “Cube Festival ’08” tenutosi presso lo stadio Arena delle Vittorie di Bari, vincono per la giuria di qualità il “Caserta Rock Fest Contest ’08” guadagnando la partecipazione al “Caserta Rock Fest ’08”, si posizionano terzi per la giuria popolare sul web al “Red Bull Tourbus Chiavi in mano ’11”. Dal 2010 collaborano stabilmente con l’etichetta discografica indipendente Cosecomuni. “Fa Che Sia Tutto Diverso” è il primo lavoro ufficiale della band. L’ep, edito da Cosecomuni e distribuito da Believe Digital, è in vendita su iTunes e nei principali digital store dal 27 aprile 2012. Il disco è composto da quattro brani realizzati in co-produzione artistica con i Velvet. Nell’estate 2011 viene realizzato un videoclip promozionale di “Un Giorno Nuovo” diretto da Fabio Gandolfi e Giancarlo Lancioni che riscuote un significativo successo sul web; il 24 aprile 2012, a pochi giorni dall’uscita dell’ep, viene rilasciato “Nel Tuo Disordine”, il primo singolo della band. Il 26 giugno esce in anteprima su Rockol il videoclip del brano, che vede nuovamente alla regia Fabio Gandolfi. Questa nuova uscita discografica mira ad essere sostanzialmente un punto di partenza alla volta di un lavoro molto più grande che gli Astenia intendono perseguire e realizzare. Da maggio 2012 gli Astenia sono presenti con il brano “Les Ulis” nella compilation “Italy Loves Rock Vol.1” insieme a volti importanti della scena italiana come: Velvet, Vallanzaska, Shandon, Andrea Rock, Bologna Violenta, Folkstone, Rezophonic, Melody Fall, Le Braghe Corte e tanti altri. Il 28 giugno gli Astenia suonano sul palco del “Sisley Indipendent Tour”, iniziativa organizzata da Sisley volta a portare nelle piazze italiane il meglio del panorama indie rock emergente tricolore. Dal 17 dicembre 2012 il brano “Les Ulis” è presente anche nella compilation “Rock Italiano 2012” insieme a Le Luci Della Centrale Elettrica, Sick Tamburo, Meganoidi, Perturbazione, The Zen Circus, Marta Sui Tubi, Il Pan Del Diavolo e altri. Dal 18 gennaio 2013 è in rotazione radiofonica il loro secondo singolo “(Nel Modo) Più Naturale Possibile”. Il 28 settembre si esibiscono all’interno del MEI 2.0 di Faenza, il Meeting delle Etichette Indipendenti, e per l’occasione vengono affiancati da Poffy (Pierfrancesco Bazzoffi), bassista dei Velvet. Da dicembre dello stesso anno il brano “Un Giorno Nuovo” è presente in “WE WALK vol. 1”, la compilation nata dalla collaborazione tra XL di Repubblica e l’agenzia di comunicazione Safe&Sound. Venti tracce in free download con nomi noti e nuove rivelazioni del panorama italiano. Il 14 aprile 2015 esce “Quello Che Non Ho”, il nuovo EP composto da quattro brani inediti. “Milano”, primo singolo estratto, vanta la collaborazione di Davide Rossi agli archi (già violinista per Coldplay, The Verve, Ed Sheeran, Elisa e molti altri) e di Elisa Zoot dei Black Casino And The Ghost al piano. Il brano racconta la storia di un mancato inizio, quando ad un incontro non corrisponde un seguito, quando il tempo si dilata, si analizza ogni parola e ci si chiede se esista un motivo valido per un fallimento. L’Ep entra nella top 15 della classifica alternative di Deezer. Inoltre, il brano che dà il titolo al disco, viene inserito nella selezione mensile del portale musicale. Dall’11 novembre rimbalza nelle radio la title track “Quello Che Non Ho”. È una storia di mancanze, di quello che divide e unisce due persone che hanno provato qualcosa di profondo e forse irripetibile. La band è stata scelta per aprire i concerti di: 24 Grana, Amari, Daniele Groff, Il Teatro Degli Orrori, Le Luci Della Centrale Elettrica, Le Mani, Masoko, Max Gazzè, Ministri, Ratti della Sabina, The Electric Diorama, The New Story, Tre Allegri Ragazzi Morti, Vanilla Sky e Velvet.
Gli Astenia sono: Gianluca Gabrieli (voce e chitarra), Riccardo Acanfora (batteria), Alessio Cecili (chitarra), Gianmarco Santesarti (basso).

www.astenia.ithttp://youtube.com/asteniaworldhttp://facebook.com/asteniaworld

S & S

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