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Trailer e trame dei film in uscita questa settimana al cinema (13-07-2017)

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Secondo appuntamento di luglio con tutti i trailer dei film in uscita questa settimana, rigorosamente in ordine alfabetico e in HD, completi di cast e trame.

Il box office del weekend

Prima dei trailer, nello scorso weekend ha debuttato in testa alla classifica degli incassi lo spassoso Spider-Man: Homecoming, ma l’accoglienza in Italia è stata un po’ tiepida, molto meglio negli USA e nel mondo. Per il resto della Top 20 incassi ridicoli e medie da ricovero in rianimazione. Se volete approfondire gli argomenti legati alla classifica degli incassi del fine settimana, visitate il consueto articolo della rubrica Box Office Weekend.

Le novità della settimana

Ma passiamo ai trailer, con quattro nuove uscite questa settimana. La principale è sicuramente lo spiazzante The War – Il pianeta delle scimmie (leggi la recensione tra poco), terzo film della nuova saga, con un grande Andy Serkis nei panni della scimmia Cesare, in cerca di vendetta nei confronti del cattivissimo colonnello Woody Harrelson che gli ha ucciso la famiglia. Nicolas Cage, Willem Dafoe e Christopher Matthew Cook sono invece i tre criminali in fuga protagonisti di Cane mangia cane (leggi la recensione tra poco) di Paul Schrader, dopo il tentativo di rapimento di un bambino.

Andy Serkis in The War - Il pianeta delle scimmie
Andy Serkis in The War – Il pianeta delle scimmie

Lo scrittore in crisi Antonio Banderas viene aiutato a trovare l’ispirazione dal misterioso ex galeotto Jonathan Rhys Meyers nel thriller Black butterfly (leggi la recensione domani). Nell’horror Wish upon c’è infine una 17enne bullizzata e con problemi familiari che trova un magico carillon il cui spirito potrà esaudirle sette desideri, ma a che prezzo?

Non dimenticate ovviamente di dare un’occhiata alla sezione Recensioni, dove trovate quelle dei film in sala. Iscrivetevi inoltre al nostro Canale Youtube di Mondospettacolo, dove caricheremo in anteprima i nuovi trailer in HD.


I trailer e le trame


BLACK BUTTERFLY

 Black butterfly

Regia: Brian Goodman

Cast: Antonio Banderas, Jonathan Rhys Meyers, Piper Perabo, Abel Ferrara, Vincent Riotta, Nicholas Aaron, Nathalie Rapti Gomez, Randall Paul

Paul è uno scrittore all’impasse. Dipendente dalla bottiglia e da un passato di gloria, vive ritirato in montagna e in attesa di un’illuminazione che non arriva mai. Fino al giorno in cui Jack, fresco di prigione, irrompe letteralmente nella sua vita con uno zaino in spalla e la volontà di aiutarlo a ritrovare estro e parole. Travolto dai debiti e dall’incoraggiamento affatto convenzionale di Jack, Paul scava nel profondo alla ricerca di una storia per un film o per la vita. Nel mondo fuori intanto un’altra donna è scomparsa, una famiglia è disperata, la polizia indaga.
 

 

CANE MANGIA CANE

 Cane mangia cane

Regia: Paul Schrader

Cast: Nicolas Cage, Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook, Omar J. Dorsey, Louisa Krause, Melissa Bolona, Rey Gallegos, Chelcie Melton

Troy, Mad Dog e Diesel si sono conosciuti in carcere e hanno formato un sodalizio che dura anche fuori dalle sbarre. La loro quotidianità è fatta di violenza efferata e sopraffazione, perpetrata e subìta. Un boss affida loro l’incarico di rapire un bambino ma le cose si complicano e il trio si trova a sfuggire a tutori della legge e malviventi in egual misura.
 

 

THE WAR – IL PIANETA DELLE SCIMMIE

 The war - Il pianeta delle scimmie

Regia: Matt Reeves

Cast: Andy Serkis, Woody Harrelson, Steve Zahn, Judy Greer, Gabriel Chavarria, Sara Canning, Max Lloyd-Jones, Terry Notary

Nonostante la morte di Koba, la guerra scatenata da questi tra le scimmie e gli umani procede senza sosta. I soldati americani, guidati dal Colonnello, vogliono catturare Cesare, geniale condottiero dei primati super-intelligenti, e ristabilire il primato della razza umana.
 

 

WISH UPON

 Wish upon

Regia: John R. Leonetti

Cast: Joey King, Ryan Phillippe, Ki Hong Lee, Mitchell Slaggert, Shannon Purser

Claire Shannon è una ragazza di diciassette anni timida e introversa e per questo vittima di bullismo da parte di alcuni coetanei. Segnata profondamente dalla perdita della madre, ha un padre ossessivo e il ragazzo di cui è innamorata non la degna di uno sguardo. La sua vita cambierà radicalmente quando riceverà in regalo un vecchio carillon sul quale è inciso un messaggio. La scatola magica è in grado di far avverare sette desideri a chi la possiede. Sedotta dai poteri del misterioso oggetto, Claire inizierà ad esprimere i desideri che le sono concessi incurante delle terribili conseguenze che ne deriveranno.
 

 

Appuntamento quindi alla prossima settimana per le trame ed i trailer delle nuove uscite (che trovate già sul nostro Canale Youtube, iscrivetevi!).

 

di Ivan Zingariello

 

Trailer

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Recensione: Cane mangia cane, Paul Schrader tre gangster e un sogno

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In Cane mangia cane di Paul Schrader tre criminali dal destino stabilito; Dal libro di Edward Bunker, un crime descrittivo e grottesco con una story solo accennata e interpreti di grido come Nicolas Cage e Willem Dafoe.

In Cane mangia cane tre uomini, Troy (Nicolas Cage), Mad Dog (Willem Dafoe) e Disel (Christopher Matthew Cook) sono tre ex detenuti da poco usciti dal carcere dopo lunghi anni di detenzione, criminali veri ma rimasti sempre ai margini della malavita di Los Angeles. Hanno ormai un destino prestabilito e si lasciano trascinare dalla corrente. Tra rapporti col sottobosco criminale, alberghi malinconici, locali squallidi e puttane, tentano di trovare una via di fuga per una vita meno randagia e sbandata attraverso un ultimo colpo che li possa sistemare. Troy è la mente, quello con più cervello. che ha i contatti giusti, ma non riesce a liberarsi dell’odio verso suo padre che ha ucciso e verso la legge; Mad Dog è l’anima sanguinaria del trio, un folle che parla in continuazione, e che arriva a uccidere un’amica e sua figlia appena dopo che ha chiesto a lei di fare l’amore; Disel, è il più giovane dei tre, è quello silenzioso, è sul libro paga della mafia e ha perso interesse per sua moglie e la casa in cui vivono. Tra una bevuta, discorsi di riscossa e qualche lavoretto giunge un’offerta spregevole ma che è difficile da rifiutare, che li porterebbe a guadagnare 750.000 dollari, ma anche se sembra tutto facile va tutto per il verso sbagliato…

L’anima di Bunker non è quella di Schrader

Ed Bunker è stato uno degli ultimi grandi autori di crime-story, ma anche un vero criminale. Tra il 1960 e il 1970 ha organizza rapine, truffe e spacciato droghe, è entrato ed uscito dal carcere varie volte. Nel 1972 ha tentato di rapinare una banca e viene condannato a cinque anni e in prigione inizia a scrivere.  Riesce a pubblicare il primo degli oltre sei romanzi e molti racconti e quindi a cambiare la sua vita trasformandosi in sceneggiatore oltre che in attore. Nel modo di scrivere e di rinnovare il noir degli Anni Ottanta e Novanta del secolo scorso Bunker ci presenta dei personaggi e delle atmosfere in cui non c’è alcun tipo di romanticismo o di coloritura mitica, tantomeno la possibilità di una redenzione; crea un naturalismo spietato senza alcun fronzolo o senza alibi con   motivazioni socio-psicanalitiche e descrive dei personaggi senza qualità schiacciati in un mondo fatto di rabbia e di pura violenza e in cui l’unica certezza è la pistola e la vendetta. Paul Schrader è stato un regista che sin dagli esordi ha ricercato nuovi stili e nuove forme estetiche, percorrendo molte strade e partendo come debiti formali e come riferimenti con registi come Robert Bresso, Yasujiro Ozu, Carl Theodor Dreyer. Ma nonostante i tentativi e le ottime premesse non è riuscito a inserirsi tra i grandi della sua generazione ( come Scorsese, Mallick o Di Palma ). Ha realizzato a volte dei notevoli film ma assai differenti per stile e per estetica, passando dalla sceneggiatura di film come Yakuza, Taxi Driver e Toro Scatenato a Il bacio della pantera a Touch; per poi realizzare come regista film belli e indipendenti come Hardcore, Mishima o Lo spacciatore ma anche film come il più famoso American Gigolo o Il nemico invisibile. Dove si alterna realismo, naturalismo ma anche grottesco e pop. E la chiave di lettura che usa Schrader in questo Cane mangia cane si discosta dalle intenzione di Bunker e del suo romanzo, sceglie un inizio assai promettente ( anche se non desueto ) di uno stile pop quasi psichedelico, per poi seguire le insensatezze dei tre protagonisti e delle loro orribili e tristi esistenze in modo classico e narrativo mentre le intenzioni di Bunker erano una mescola tra uno stile freddo e descrittivo con dei dialoghi degni del miglior genere splatter e hard boiled.

Schrader osa uno stile ma non riesce a portarlo in fondo

In Cane mangia cane Schrader inizia in modo fulminante e divertente, in puro stile pop-psichedelico, con un Willem Dafoe strafatto in una casa tutta rosa alla Barby, in cui lui seduto in un soggiorno vede una televisione che prende forma mentre squilla un telefono dal muro tutto rosa. Sembra di stare in un’allucinazione tra le righe di Burroughs e delle inquadratura radicali di David Cronenberg. In quattro e quattr’otto, con l’arrivo della grassa proprietaria di casa, la storia si trasforma da simil-paradisiaco a uno splatter di puro genere. Insomma da ossessioni estreme derivante da coca e ero si passa rapidamente a  un reale di cose reali.   Purtroppo con l’uscita dal carcere di Troy e la rimpatriata smargiassa e tristissima con i due amici il film si incamera in uno stile abbastanza convenzionale e passato. Resta potenzialmente un buon film, con una ritmo accettabile e un cast abbastanza credibile ma siamo certi che Schrader non è quello che cercava di portare sullo schermo, e risulta un altro dei suoi tentativi coraggiosi che però non vanno a buon fine; probabilmente lui era interessato a raccontare attraverso uno specchio deformato ( droga, violenza, sofferenza, impotenza, malattia del vivere ) una realtà in cui le ossessioni dei protagonisti escono fuori sublimate da comportamenti spatter.  Purtroppo in alcuni passaggi, soprattutto con il personaggio di Mad Dog, la storia si confonde, annaspa e non va mai al centro del problema. Come anche il finale sembra più un delirio psichedelico al rallenty che non la fine di un sogno irrealizzabile. 

Un cast che ricade nei cliché

Nicolas Cage con oltre sessanta film all’attivo, un Oscar e un’altra candidatura, varie nomination al Golden Globe, ai Bafta, ai Screen Actor Guild Awards  ( ma anche ai Razzie Awards, ben sette, come peggior attore dell’anno ), resta un po’ un mistero come attore. In questo film sembra un po’ lasciato a se stesso e quindi gigionesca in modo un po’ evanescente, seguendo la corrente. In genere sembra convincente solo con un paio di espressioni del viso, quella dolente e quella del folle, per il resto dovrà ancora mostrare quello che vale. Il mitico Willem Dafoe, assai versatile grazie ad una fisicità supportata da un viso segnato, regge come può una parte a senso unico, a tutto tondo, senza sfumature e delirante. Christopher Matthew Cook, a differenza degli altri due attori, recita silente e per sottrazione, quindi nella confusione generale si nota poco, eppure è quello che sembra convincere di più. Da segnalare nel ruolo di un criminale, amico di Troy lo stesso regista.

Abbiamo visto Cane mangia cane, regia di Paul Schrader. Con Nicolas Cage, William Dafoe, Christoper Matthew Cook. Genere Noir, Azione – Usa, 2016, durata 99 minuti. Uscita cinema: giovedì 13 luglio 2017, distribuito da Altre Storie.

Voto 6

di Domenico Astuti

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Le Bellissime di Mondospettacolo: Magda Monroe e la sua estate fotografica

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Era da un po’ di tempo che le facevo la corte (editorialmente parlando) e finalmente eccola qui, in questa anteprima di uno shooting per Mondospettacolo realizzato dal fotografo  Raffaele Sordillo. 

Sto parlando della bellissima Magda Monroe, la biondissima fotomodella rumena, che piano piano si sta facendo conoscere nel panorama della moda e della fotografia italiana.

Proprio ieri, è stata ospite in studio della nostra trasmissione Mondospettacolo Radio Show, dove la nostra biondissima Magda, si è divertita a raccontarci la sua, riguardo il mondo delle modelle.

Ho chiesto a Magda di raccontarci i suoi progetti professionali relativi a questo periodo.

Ciao Magda, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, sto benone grazie. E’ un piacere essere qui su Mondospettacolo.

Come sta andando la tua carriera di fotomodella?

Benone Alex, alla grande, sto facendo un po’ di shooting e proprio ieri sera, grazie a te e a Raffaele Sordillo, ho scattato e mi sono divertita tantissimo.

So che il prossimo giovedì sarai a Torino per la White Fashion Night, raccontami un po’!

Si Alex, è vero e non vedo l’ora di indossare l’abito bianco, manca solo il ventilatore e poi sono pronta per fare Marylin (ride).

Te lo hanno già detto che hai anche una somiglianza con Madonna “nel periodo di Cercasi Susan disperatamente”? (sorrido).

Veramente si (ride) e ovviamente non posso che essere contenta, anche se credo che ognuno debba lasciare il suo segno.

Quali sono secondo te le qualità che ti contraddistinguono? 

Sicuramente credo il mio sguardo, l’essere un po’ donna e un po’ bambina e poi…. (sorride).

Lo farò sicuramente, nel frattempo ti faccio ancora i miei complimenti per tutto e ti do appuntamento alla White Fashion Night di Torino, dove tutti quanti ti potremo vedere nel tuo splendore.

Grazie Alex un bacione a te e a tutti i lettori di Mondospettacolo.

Alex Cunsolo

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Hit Parade: dominio rap di Gué Pequeno, J-Ax & Fedez scalzano Despacito

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Il rap domina le classifiche di vendita con due nuovi numeri uno: Gué Pequeno tra gli album e J-Ax & Fedez tra i singoli. Ennio Morricone primo tra i vinili.

Gli Album

L’unica uscita di rilievo della settimana entra direttamente in testa alla classifica FIMI: Gué Pequeno pubblica il suo album Gentleman, uscito in ben tre differenti versioni, con special guest Sfera Ebbasta, Marracash e altri rapper. Resta saldamente in seconda posizione Riki col suo Perdo le parole, mentre grazie all’enorme esposizione mediatica del concertone al Modena Park, risale fino al terzo posto Vasco Rossi con Vascononstop.

Dopo il primo posto della scorsa settimana scivola in quarta posizione il collettivo romano rapper Dark Polo Gang con Twins. Alle loro spalle risale dalla nona alla quinta posizione l’altro rapper Ghali con Album, mentre scendono dal terzo posto d’esordio al sesto attuale gli Imagine Dragons con Evolve. Anche Comunisti col Rolex di J-Ax & Fedez guadagna tre posti e torna settimo e risale pure Ed Sheeran con Divide, che dal 16° rientra in Top Ten piazzandosi ottavo. Chiudono la classifica Magellano di Francesco Gabbani, sceso dal quarto al nono posto e Fenomeno di Fabri Fibra, risalito invece dal 19°. Nelle retrovie notevoli balzi in avanti con il +31 di Coez con Faccio un casino (da 46° a 15°), il +46 di Sfera Ebbasta (da 63° a 17°) e addirittura il +57 di Shawn Mendes con Illuminate (da 77° a 20°). Tonfo invece per Renato Zero che, al contrario di Vasco, nella settimana dei suoi concerti romani perde ben undici posizioni, precipitando al 23° posto con Zerovskij… Solo per amore. Peggio di lui fanno i Radiohead (-16 e 27° posto) e Thomas (-18 e 36° posto).

Gué Pequeno - Gentleman
L’edizione speciale di Gentleman di Gué Pequeno

I Singoli

Colpo gobbo in testa alla classifica dei singoli, con Senza pagare di J-Ax & Fedez che alla sua ottava settimana arriva in vetta e fa abdicare, forse definitivamente, Despacito di Luis Fonsi ft. Daddy Yankee, rimasto in testa per 14 settimane e finito addirittura al terzo posto, scavalcato anche dalla new entry Lamborghini di Gué Pequeno ft. Sfera Ebbasta. Quarta posizione per Fabio Rovazzi e Gianni Morandi con Volare, seguiti da Thunder degli Imagine Dragons e da Pamplona di Fabri Fibra ft. Thegiornalisti. Prosegue anche la lenta ascesa di Voglio ballare con te di Baby K ft. Andres Dvicio, salita al settimo posto, con l’ottavo confermato da Something just like this dei The Chainsmokers ft. Coldplay. Chiudono (e proseguono) la Top Ten tre new entry, tutte di Gué Pequeno: Milionario con El Micha è nona, Relaxxx con Marracash decima e Scarafaggio con Tony Effe & Frank White undicesima, mentre altri sei suoi brani si piazzano nella Top 50, a completare la trionfale settimana del rapper milanese.

Le Compilation

Tra le compilation, vertice confermato con Hot Party Summer 2017 in testa e Radio Italia Summer Hits 2017 al secondo posto. Seguono due nuove entrate, Hit’s Summer! 2017 e R101 Enjoy the Music 2017. Risale anche la colonna sonora di La La Land, quinta, mentre entra direttamente al settimo posto la nuova One Two One Two.

Hit's Summer! 2017
Hit’s Summer! 2017, miglior new entry della settimana

I Vinili

Nella volubile classifica dei vinili arriva in testa nientemeno che il maestro Ennio Morricone con la raccolta da lui personalmente curata Morricone 60, scalzando dopo un mese Roger Waters con il suo Is this the life we really want?, che resta comunque secondo. Terzi i Radiohead con la raccolta OK Computer OKNOTOK 1997 2017, seguiti da Beatles, Pink Floyd, ben tre dischi di Vasco Rossi, poi U2, David Bowie e Abba. Esordisce con un mediocre 16° posto l’edizione in vinile di Perdo le parole di Riki.

Ennio Morricone - Morricone 60
Ennio Morricone è primo con la sua raccolta Morricone 60

Appuntamento alla prossima settimana con Italian Hit Parade, mentre per le classifiche complete potete consultare il sito ufficiale della FIMI.

di Ivan Zingariello

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Recensione: The War – Il pianeta delle scimmie, spiazzante finale di saga

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Esce in tutto il mondo The War – Il pianeta delle scimmie, terzo e conclusivo capitolo della trilogia. Un film spiazzante, in cui prevale l’introspezione psicologica piuttosto che le battaglie, con un Andy Serkis monumentale.

In The War – Il pianeta delle scimmie ritroviamo Cesare (Andy Serkis) che dopo aver ucciso il malvagio Koba si è rifugiato nei boschi a capo di un nutrito gruppo di scimmie, afflitto da divisioni interne, che vorrebbe solo vivere pacificamente. I militari non la pensano così, convinti che liberandosi dello scimpanzé parlante potranno avere la meglio sugli altri primati. Quando il Colonnello (Woody Harrelson) e i suoi uomini irrompono nel nascondiglio delle scimmie non trovano Cesare, ma in compenso gli uccidono moglie e figlio, provocando nel fino ad allora pacifico animale evoluto una inaspettata sete di vendetta. Così a capo di uno sparuto gruppetto di fedeli amici, Cesare si mette in marcia verso l’avamposto del feroce Colonnello, il quale nel frattempo ha schiavizzato altre scimmie per costruire un grande muro che lo metta al riparo dai nemici…

Un film spiazzante

Questo terzo capitolo conclude la trilogia iniziata nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie e proseguita nel 2014 con Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie. Diretto dal talentuoso Matt Reeves, al timone anche del secondo capitolo oltre che di Cloverfield e Blood Story, The War è un film spiazzante e sicuramente diverso da ciò che ci si poteva aspettare inizialmente. Sì perché l’ipotetica guerra citata nel titolo ha un ruolo marginale nella storia e si riduce solo alla parte finale, e coinvolgendo solo un numero esiguo di uomini/scimmie, mentre il resto della pellicola è una sorta di western crepuscolare dai ritmi lenti e compassati, con molta introspezione psicologica, qualche sorriso qua e là dovuto ai comprimari, e incentrato totalmente su Cesare e la sua voglia di vendicare i suoi cari massacrati dal Colonnello, nel racconto di un conflitto molto più interiore che esteriore.

Il conflitto interiore di Cesare

Il fulcro della storia è infatti il cambiamento psicologico di Cesare, passato dall’essere il docile scimpanzé del primo film con il motto “scimmia non uccide scimmia” (abbandonato poi nel finale del capitolo precedente) al combattuto leader in cerca di vendetta, sentimento che vorrebbe contrastare ma dal quale è sopraffatto. Tutto ruota intorno a lui e ai suoi sentimenti, al suo essere forzatamente capo e guida morale, alla sua sempre più similarità con gli umani, nel bene e nel male. Nei “panni” digitalizzati di Cesare c’è ancora una volta un grande Andy Serkis, il cui volto mostra in ogni inquadratura tutta la sofferenza e l’umanità di un Cesare da tragedia shakespeariana, con quell’espressione sempre un po’ imbronciata e malinconica di qualcuno che si trova ad affrontare situazioni più grandi di lui e che vorrebbe, invece, solo un po’ di pace e tranquillità. Il Cesare di Serkis, stavolta più che mai da nomination, parla poco con la bocca ma molto con tutto il resto della sua straordinaria mimica, mai così minimalista eppure efficace. Una sorta di Mosè, suo malgrado, pronto ad affrontare ogni pericolo per salvare il suo popolo.

Il Colonnello e il suo lager

Notevole anche il cattivissimo Colonnello del sempre all’altezza Woody Harrelson, al comando di un vero e proprio campo di lavoro, in ragione di un suo progetto utopico e scellerato. Anche lui non certo privo di contraddizioni e demoni personali, mosso a sua volta da un bisogno di vendetta. Le scimmie imprigionate nel suo campo, lasciate a lavorare forzatamente senza neanche un pasto, oltre che uccise anche senza motivo, ricordano molto gli orrori dei lager nazisti. Pochi i personaggi positivi del film, con gli uomini irrimediabilmente dipinti come “cattivi”, indipendentemente dagli schieramenti. Clamorosi gli effetti di motion capture che mostrano delle scimmie perfettamente credibili, così come più in generale tutti gli effetti visivi, anche se chi andrà in sala spinto dal roboante trailer non troverà, come detto, due ore di battaglie, ma tutt’altro genere di film che probabilmente lascerà un po’ perplessi gli spettatori da blockbuster (che invece hanno sicuramente apprezzato il secondo film della saga). Una chiusura forse atipica per questa interessante trilogia scimmiesca, in attesa di capire come (e se) sarà sviluppato il franchise in futuro.

The War – Il pianeta delle scimmie (questa la pagina Facebook ufficiale del film) di Matt Reeves uscirà il 13 luglio 2017, distribuito dalla 20th Century Fox.

Voto 7

di Ivan Zingariello

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Recensione: Black butterfly, Antonio Banderas e un misterioso ospite

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Antonio Banderas è uno scrittore in cerca di ispirazione che ospita in casa il gentile ma sconosciuto Jonathan Rhys Meyers nel discreto thriller Black butterfly.

In Black butterfly l’ex scrittore di successo Paul Lopez (Antonio Banderas), abbandonato dalla moglie e ormai alcolizzato, vive in una baita isolata in montagna dove spera di trovare l’ispirazione per la sceneggiatura che rilancerebbe la sua carriera. Paul è però bloccato e, deciso a vendere la baita, invita a pranzo fuori la bella agente immobiliare Laura (Piper Perabo); nel tragitto ha però un diverbio con un camionista che lo raggiunge fin nel locale, ma quando i toni si alzano interviene uno sconosciuto, Jack (Jonathan Rhys Meyers), che inaspettatamente salva Paul. Ritrovandoselo più tardi per strada a fare l’autostop, lo scrittore carica l’uomo (senza meta, essendo da poco uscito di prigione) invitandolo a pernottare nella sua baita, per ringraziarlo dell’aiuto. Ma il misterioso Jack si instaurerà in casa, guadagnandosi l’ospitalità pulendo, cucinando, aggiustando e spronando Paul a scrivere la sua storia. E mentre lo spaesato scrittore non si capacita di tutta questa disponibilità, l’ambiguo Jack gli propone come spunto narrativo proprio la loro conoscenza, mentre giunge notizia che alcune donne sono misteriosamente scomparse nella zona…

Un discreto remake

L’attore Brian Goodman, alla sua seconda regia dopo il buon crime Boston Streets (2008), dirige questo discreto thriller, remake del tv movie francese Papillon noir del 2008. Il film appartiene al classico filone dello sconosciuto accolto in casa che poi si rivela psicopatico, tema già più volte abusato nel cinema, ma comunque qui reso ancora interessante dagli sviluppi della trama. Infatti anche grazie ad una sorta di metafilm, con Jack che cerca di spronare Paul a trovare lo spunto vincente (e a smettere di bere) anche con metodi poco ortodossi come puntargli un coltello alla gola, la tensione si mantiene di buon livello e i 93 minuti del film scorrono in modo fluido e senza momenti di stanca. La progressiva discesa nell’incubo è ben strutturata, e anche se la direzione che prende la vicenda potrà apparire prevedibile, in realtà non lo sarà del tutto, con un buon finale a sorpresa e un controfinale più banale che instilla invece dei dubbi.

Antonio Banderas sugli Appennini

Buone le performance dei due attori: un Antonio Banderas alcolista e tormentato dai suoi fantasmi (anche se forse un po’ troppo caricato) riesce a far dimenticare la gallina Rosita e il Mulino Bianco, mentre l’ormai 40enne Jonathan Rhys Meyers (invecchiato non benissimo) è ottimamente a suo agio nel ruolo dell’ambiguo e disturbato sconosciuto. A supportarli, quasi come fosse un terzo personaggio, l’affascinante ed austera ambientazione montana della baita, circondata da splendidi paesaggi (il film è stato girato sugli Appennini tra Lazio e Abruzzo) spesso avvolti dalla nebbia, che rendono più incisiva l’idea dell’isolamento e dell’impossibilità di chiedere aiuto. Bella e brava l’ex ragazza del Coyote Ugly Piper Perabo, mentre ad inizio film c’è anche un cameo del regista Abel Ferrara. In definitiva un discreto thriller – niente di indimenticabile, sia chiaro – godibile e discretamente intrigante, per rifugiarsi in una fresca sala durante una di queste torride serate estive.

Black butterfly di Brian Goodman è in sala dal 13 luglio 2017, distribuito da Notorius Pictures.

Voto 6,5

di Ivan Zingariello

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Conferenza stampa: Véro Tschanda Beya racconta Félicité di Alain Gomis

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Presso la prestigiosa Accademia di Belle Arti d’Egitto a Roma si è tenuta la conferenza stampa di Félicité di Alain Gomis, film vincitore del Gran Premio della Giuria del Festival di Berlino 2017. Presente l’attrice protagonista Véro Tschanda Beya, che ha raccontato la sua esperienza.

Un film su una donna africana

Félicité (Véro Tschanda Beya) è una donna di Kinshasa, in Congo, che lavora come cantante in un locale. Forte e indipendente, la sua serenità è compromessa da un brutto incidente stradale che coinvolge il figlio adolescente, Samo (Gaetan Claudia). Il ragazzo è in ospedale e rischia di perdere una gamba: Félicité allora prova tutto quello che è in suo potere come solo una madre disperata può fare. Il film, attento al sociale ma lasciando spazio anche al lato onirico e psicologico, ritrae concisamente e senza pretese la situazione di una donna congolese in difficoltà e si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino 2017.

L’esperienza di Véro Tschanda Beya

Véro Tschanda Beya non è un’attrice professionista: è nata e cresciuta a Kinshasa e di mestiere fa la cantante. «Inizialmente non volevo accettare la parte nel film – dichiara l’attrice – perché mi domandavo a chi potesse interessare una storia tanto banale e semplice come quella di Félicité. Adesso, uscendo dalle sale, leggo negli occhi degli spettatori occidentali che loro veramente hanno capito la storia della donna ed è questo l’importante, cioè che il messaggio passi e che sia capito».

Attenzione verso la realtà congolese

Il film nonostante sia dichiaratamente non documentario non può fare a meno di raccontare uno spaccato della società congolese, con le sue strade polverose e la difficile situazione inerente la sanità. Afferma Tschanda Beya: «Ciò che vedete nel film è tutto vero, preso dalla realtà. Davvero è difficile sostenere le cure e pagare le medicine in caso di difficoltà».

I simboli dell’Africa in Félicité

Alain Gomis è un regista francese di origine senegalese che per la prima volta si è avvicinato alla realtà del Congo grazie a questa produzione. Per questo, il film risulta facilmente comprensibile a un occhio occidentale, ma resta comunque intriso di simboli e riferimenti d’Africa. Come ricorda Véro Tschanda Beya, l’okapi che appare in uno dei sogni di Félicité è simbolo della speranza per il popolo congolese in quanto continua a vivere nonostante sia in via d’estinzione.

di Antonella Stelitano

 

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Hit Parade: dominio rap di Gué Pequeno, J-Ax & Fedez, in ascesa Baby-K

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Il rap domina stabilmente le classifiche di vendita con le conferme in testa di Gué Pequeno tra gli album e J-Ax & Fedez tra i singoli. In ascesa Baby K e Thegiornalisti.

Gli Album

Podio confermato rispetto a sette giorni fa nella classifica FIMI: resta quindi in testa Gué Pequeno con il suo album Gentleman, uscito intre differenti versioni (e già Disco d’Oro), con special guest Sfera Ebbasta, Marracash e altri rapper. Resta saldamente in seconda posizione Riki col suo Perdo le parole (disco più venduto del 2017) e, grazie all’onda lunga del concertone al Modena Park, mantiene il terzo posto Vasco Rossi con Vascononstop. Dopo l’esordio al primo posto e il quarto della scorsa settimana, scendono al sesto i rapper del collettivo romano Dark Polo Gang con Twins, permettendo così all’altro rapper Ghali con Album e agli Imagine Dragons con Evolve di salire di un gradino e piazzarsi al quarto e quinto posto. Conferma al settimo per Comunisti col Rolex di J-Ax & Fedez, mentre rientra in Top Ten Federica col suo album omonimo, assestandosi in ottava posizione e scavalcando Ed Sheeran con DivideMagellano di Francesco Gabbani, che chiudono la classifica al nono e decimo posto. Nelle retrovie buon recupero di Izi che con il suo Pizzicato passa dalla 31ª alla 22ª posizione (+9), mentre fa il percorso inverso Renato Zero che prosegue la sua caduta libera (-9) con Zerovskij… Solo per amore che in sole due settimane precipita dal 12° al 32° posto.

I Singoli

Seconda settimana in testa alla classifica dei singoli e terzo Platino per Senza pagare di J-Ax & Fedez, che torna però ad essere tallonato da Despacito di Luis Fonsi ft. Daddy Yankee, grazie al crollo della nuova Lamborghini di Gué Pequeno ft. Sfera Ebbasta, scesa dal secondo al settimo posto. Prosegue ancora la lenta ascesa di Voglio ballare con te di Baby K ft. Andres Dvicio che, alla sua sesta settimana, raggiunge il gradino più basso del podio dopo il settimo posto di sette giorni fa e si candida seriamente come prossimo tormentone. Quarti stabilmente Fabio Rovazzi e Gianni Morandi con Volare, mentre Thunder degli Imagine Dragons e Pamplona di Fabri Fibra ft. Thegiornalisti si scambiano le posizioni, con il rapper di Senigallia ora quinto. Dopo il già citato Gué Pequeno si conferma di nuovo in ottava posizione Something just like this dei The Chainsmokers ft. Coldplay. Chiudono la Top Ten, entrandovi per la prima volta, due novità dell’ultimo mese: Riccione di Thegiornalisti e L’esercito del selfie di Takagi & Ketra ft. Lorenzo Fragola & Arisa. Nelle retrovie pesante ridimensionamento per tutti gli altri brani di Gué Pequeno, mentre risale dal 52° al 17° posto No vacancy dei One Republic.

Le Compilation

Tra le compilation, irrompe direttamente in testa Papeete Beach Compilation vol. 27 Summer Hits 2017, mentre tutte mantengono lo stesso ordine, scalando ognuna di una posizione: quindi il podio è completato da Hot Party Summer 2017 e Radio Italia Summer Hits 2017. Seguono le due nuove entrate della scorsa settimana, Hit’s Summer! 2017 e R101 Enjoy the Music 2017. Entra in Top Ten anche Umbria Jazz 2017.

Papeete Beach Compilation vol. 27
Papeete Beach Compilation vol. 27

I Vinili

Nella volubile classifica dei vinili il maestro Ennio Morricone precipita dalla vetta alla 17a posizione con Morricone 60, consentendo a Roger Waters di tornare al primo posto con il suo Is this the life we really want?. Tornano al terzo posto anche i Pink Floyd con The dark side of the moon, che piazzano The Wall al settimo, con in mezzo U2, Beatles e Led Zeppelin. Chiudono la Top Ten Miles Davis, Vasco Rossi e ancora i Led Zeppelin. Dopo il terzo posto di sette giorni fa, spariscono invece dai radar i Radiohead con la raccolta OK Computer OKNOTOK 1997 2017.

Appuntamento alla prossima settimana con Italian Hit Parade, mentre per le classifiche complete potete consultare il sito ufficiale della FIMI.

di Ivan Zingariello

 

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Addio al grande regista George Romero, padre degli zombi moderni

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E’ morto il grande George Romero, regista de La notte dei morti viventi, Zombi e Creepshow, e padre dei moderni zombi cinematografici, ispiratore di The Walking Dead e di migliaia di film del genere.

Dopo Wes Craven nel 2015 e Herschell Gordon Lewis nel 2016, in questo 2017 se ne va un altro grande regista del cinema horror mondiale, George Romero. Il papà degli zombi movie moderni, filone inaugurato nel 1968 con La notte dei morti viventi, si è spento all’età di 77 anni. Il suo produttore storico, Peter Grunwald, in accordo con la famiglia del regista, ha dichiarato al Los Angeles Times che Romero si è spento domenica nel sonno «dopo una breve ma aggressiva battaglia con un cancro ai polmoni». Stava ascoltando la sua colonna sonora preferita, quella di Un uomo tranquillo (film di John Ford del 1952) ed aveva al suo fianco la moglie Suzanne Desrocher Romero e la figlia Tina.

George A. Romero, di padre cubano e madre statunitense di origini lituane, nasce e cresce a New York City per poi frequentare la Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Pennsylvania). Dopo il diploma gira pubblicità e cortometraggi in 8 mm, come il suo primo The man from the meteor. A fine anni ’60 con alcuni amici riesce a racimolare circa 11 mila dollari e, con l’idea di girare un filmetto commerciale e sanguinolento, realizza quello che diventerà un autentico cult dell’horror mondiale: La notte dei morti viventi (1968). Scritto insieme a John A. Russo, il film diventerà il primo di una lunga saga diretta dallo stesso Romero e il capostipite degli zombi movie moderni, fissando solidi paletti che diventeranno gli autentici codici del filone: gli zombi che si muovono lentamente, che sono cannibali, che con il loro morso contagiano i viventi che si trasformano a loro volta, che (ri)muoiono solo se colpiti in testa altrimenti continuano a rialzarsi. Con un budget finale di 114 mila dollari e un incasso mondiale di 30 milioni, nel decennio successivo la critica scorgerà nel film una sorta di critica sociale alla guerra del Vietnam, trasformando così George Romero in un acclamato autore. La notte dei morti viventi sarà poi oggetto di reboot e remake, tra cui quello diretto da Tom Savini nel 1991.

Seguono altre quattro pellicole, girate tutti nei dintorni di Pittsburg, decisamente meno fortunate: There’s always vanilla (1971), commedia sentimentale su un uomo che torna nella sua città ed ha una relazione con una donna più vecchia che resterà poi incinta, La stagione della strega (1972), dramma orrorifico in cui una casalinga si fa sedurre dal fascino della stregoneria, e La città verrà distrutta all’alba (1973), dove un’arma biologica che fa impazzire le persone trasformandole in omicidi e distruttori contamina l’acquedotto di una cittadina. Nel 1977 è la volta di Wampyr (1977), in cui il giovane Martin narcotizza delle donne per poi tagliarne i polsi e berne il sangue.

Nel 1978, grazie all’interessamento di Dario Argento che decide di produrre il suo ritorno al cinema zombesco, George Romero gira il suo secondo film del genere, Zombi (Dawn of the dead). Qui la sua critica prende di mira il consumismo, con i morti viventi che cercano a tutti i costi di rientrare nel loro centro commerciale preferito, in un film che presenta notevoli dosi di splatter e che, girato con un budget molto basso, porta a casa oltre 55 milioni. Al successo internazionale contribuisce anche l’indimenticabile colonna sonora dei Goblin, che insieme ad un differente montaggio voluto da Argento, dona ben altro ritmo al film rispetto all’edizione statunitense. Nel 2004 Zack Snyder ne girerà un buon remake.

Nel 1981 è la volta dello strambo Knightriders – I cavalieri, in cui giovani motociclisti si esibiscono in fiere paesane e vivono seguendo i codici cavallereschi di Re Artù e della leggenda di Camelot, capeggiati dal giovane Ed Harris. Lo stesso Harris, con Leslie Nielsen, sono tra i protagonisti del successivo Creepshow (1982), gustoso film a episodi di genere horror comedy, in omaggio ai vecchi fumetti anni ’70, e tratto da Stephen King: gran successo al botteghino con 21 milioni di dollari incassati solo negli USA. E’ quindi tempo per Romero di chiudere la trilogia zombesca, anche per cercare di passare definitivamente oltre e non restarne prigioniero. Arriva così, nel 1985, Il giorno degli zombi, con i pochi superstiti umani rinchiusi nel sottosuolo e il primo tentativo di addestramento di uno zombi. Cupo e critico verso le follie dell’edonismo reaganiano, il presenta scene talmente splatter da essere vietato ai minori di 17 anni.

Due anni dopo arriva un altro flop, l’horror Monkey Shines – Esperimento nel terrore, in cui un uomo rimasto tetraplegico stabilisce un inconscio legame psichico con una scimmietta ammaestrata che inizierà a compiere delitti. Romero torna quindi a collaborare con Dario Argento, dirigendo un episodio a testa di Due occhi diabolici (1990), con quello romeriano sicuramente migliore e tratto da La verità sul caso di Mr. Valdemar di Edgar Allan Poe. Nel 1993 è la volta de La metà oscura, discreto horror tratto ancora una volta da Stephen King in cui lo scrittore Timothy Hutton cerca di liberarsi del suo crudele pseudonimo letterario, che ormai ha preso forma umana. Cinque anni dopo gira due spot tv per il videogioco zombesco di Resident Evil 2, di cui poi la Capcom gli commissiona l’adattamento cinematografico; il risultato è però ritenuto poco commerciale dalla dirigenza e la regia è offerta a Paul W. Anderson, che poi diventerà la vera anima di quella saga.

Nel 2000 Romero gira un film che uscirà direttamente in vhs, Bruiser, thriller imperniato su un uomo che, accorgendosi di avere un’anonima maschera al posto del viso, decide di sfruttarla per vendicarsi dei torti subiti nella vita. Passano quindi ben cinque anni ed i tempi sono maturi per il tanto atteso quarto capitolo della saga zombesca, che non sarà il più volte annunciato Twilight of the dead, ma La terra dei morti viventi, che grazie ad un budget di 15 milioni di dollari e ad un cast composto da Simon Baker, Dennis Hopper, Asia Argento e John Leguizamo, rappresenta il film più costoso della carriera romeriana. In una città fortificata per difendersi dal contagio, dove solo i ricchi possono vivere bene, si sviluppa una ribellione delle popolazioni e troviamo per la prima volta uno zombi che non sia un semplice automa, con una chiara critica del regista alle lotte di classe. Risultato: quasi 47 milioni incassati e via libera per altri due capitoli, Diary of the Dead – Le cronache dei morti viventi (2007), sorta di road movie con un gruppo di ragazzi in fuga dalla nascente epidemia zombesca, girato in digitale con lo stile mokumentary, e Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (2009), storia semi-western di faide familiari su un’isola in cui si contrappone chi vuole sterminare gli zombi e chi tentare di recuperarli, presentato in anteprima mondiale alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia e che conclude (non proprio al meglio) l’esalogia zombesco-romeriana.

Nel 2014 è uscito, edito dalla Marvel, il fumetto Empire of the Dead, scritto da George Romero con disegni di Alex Maleev, mentre il appena tre giorni prima di morire il regista aveva diffuso la locandina di George A. Romero Presents: Road of the Dead , il nuovo progetto da lui scritto e prodotto per essere diretto da Matt Birman, noto stuntman nonché regista delle seconde unità degli ultimi film di George Romero. A poche ore di distanza dalla sua morte è arrivata anche la notizia del decesso del grande attore Martin Landau.

di Ivan Zingariello

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Addio a Martin Landau, da Spazio 1999 all’Oscar per il suo Bela Lugosi in Ed Wood (VIDEO)

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Se ne va a 89 anni anche Martin Landau, prolifico attore famoso per le serie tv Mission: Impossible e Spazio 1999, premio Oscar per l’interpretazione di Bela Lugosi nel cult di Tim Burton Ed Wood.

Non solo George Romero: ad appena tre ore dall’annuncio della morte del grande regista che inventò i moderni zombi, arriva la notizia di un’altra grave perdita per il cinema mondiale, Martin Landau. Il grande attore newyorkese, con oltre 170 titoli all’attivo tra cui le serie tv cult Mission: ImpossibleSpazio 1999 e l’altrettanto film cult Ed Wood di Tim Burton (che gli valse l’Oscar), si è spento all’età di 89 anni al Ronald Reagan UCLA Medical Center di Los Angeles per «inaspettate complicazioni dopo una breve ospedalizzazione», come confermato da un suo agente alla Associated Press.

Martin Landau nasce a Brooklyn (New York), il 20 giugno del 1928, figlio di immigrati austriaci di origine ebraica. Giovanissimo è per cinque anni come fumettista e illustratore per il New York Daily News, lasciando poi il lavoro a 22 anni per studiare teatro, dove debutta l’anno seguente in Detective Story. Nel 1955 viene ammesso al prestigioso Actors Studio, dove è in classe con Steve McQueen e diventa amico di James Dean, di cui ricordava: «James Dean era il mio migliore amico. Eravamo due giovani attori disoccupati, sognatori e ci godevamo ogni momento. Ci piaceva passare un sacco di tempo a parlare del futuro, del nostro mestiere e delle nostre possibilità di successo in questo nuovo diverso mondo in continua evoluzione in cui vivevamo».

Nel 1957 debutta a Broadway con Nel mezzo della notte e sposa l’attrice Barbara Bain (da cui avrà due figli), che sarà al suo fianco anche nelle due serie tv che lo resero celebre, Missione impossibile / Mission: Impossible (1966-69) in cui è il trasformista agente segreto Rolling Hand, ruolo che gli vale la vittoria di un Golden Globe nel 1968, oltre a tre nomination agli Emmy, e poi Spazio 1999 (1975-77) dove interpreta John Koenig, capo della base lunare Alpha, personaggio che lo fa entrare nel cuore degli appassionati di fantascienza. I fan scopriranno molti anni dopo che Landau disse no a Star Trek: «Ho rifiutato “Star Trek”. Sarebbe stato tortuoso. Probabilmente sarei morto interpretando quel ruolo. Voglio dire, anche il pensiero ora mi sconvolge. Era l’antitesi del perché sono diventato un attore. Voglio dire, per interpretare un personaggio come Lenny (Nimoy) era più adatto, francamente, un ragazzo che parla monotono e non si eccita mai, non ha mai alcun senso di colpa, non ha mai paura o è stato influenzato a livello viscerale. Chi vuole farlo?».

Al cinema il suo primo ruolo importante è in Intrigo internazionale (1959) di Alfred Hitchcock, seguito dal kolossal Cleopatra (1960) in cui interpreta Rufio accanto a Liz Taylor e Richard Burton. Grazie alla sua poliedricità diventa il sommo sacerdote Caifa nel film all stars La più grande storia mai raccontata (1965), il capo indiano dei Sioux nel western commedia con Burt Lancaster La carovana dell’Alleluja (1966) e uno dei fuorilegge fatti fuori da Steve McQueen in Nevada Smith (1966). Dopo il ruolo del Reverendo Sharp, ingiustamente accusato dell’omicidio di una prostituta in Omicidio al neon per l’ispettore Tibbs (1970) con Sidney Poitier, lavora anche in Italia: nel film di Nanni Loy Rosolino Paternò, soldato… (1970) è un militare americano in missione segreta in Sicilia insieme al prigioniero Nino Manfredi, mentre nel poliziottesco Una Magnum Special per Tony Saitta (1976) di Alberto De Martino è un professore anche questa volta incolpato ingiustamente di un omicidio.

Dopo il successo di Spazio 1999, Martin Landau interpreta per oltre una quindicina d’anni diversi ruoli in film di fantascienza e horror: è un generale ottuso in Meteor (1979) con Sean Connery, se la vede con meduse aliene in Horror – Caccia ai terrestri (1980), è un piromane psicopatico in Nel buio da soli (1982), ma anche il Capitano ne L’isola del tesoro (1985) e tanti altri ruoli in film minori, che alterna alle innumerevoli partecipazioni come guest star in tutte le più importanti serie tv. Nel 1988 arriva la meritata grande occasione: Francis Ford Coppola lo chiama al fianco di Jeff Bridges nel biopic Tucker – Un uomo e il suo sogno, dove interpreta il finanziere newyorkese Abe Karatz, ruolo che gli vale la vittoria del Golden Globe e la nomination all’Oscar (battuto poi da Kevin Kline).

L’anno seguente è invece Woody Allen a chiamarlo per impersonare l’oftalmologo infedele di Crimini e misfatti, interpretazione che gli vale la seconda nomination agli Academy Awards, dove poi viene sconfitto da Denzel Washington. Legato dal 1990 all’attrice Gretchen Becker, dopo il divorzio dalla moglie Barbara (1993), arriva il ruolo della vita: è nientemeno che Tim Burton a offrirgli la parte del vecchio e malato Bela Lugosi, uno dei più famosi attori del cinema horror, nel biopic sul peggior regista della storia, Ed Wood.

Grazie alla sua incredibile e viscerale interpretazione dell’attore ungherese, nel 1995 Martin Landau si aggiudica finalmente il tanto atteso Oscar come miglior attore non protagonista, a cui si aggiunge la vittoria del suo terzo Golden Globe, quella dello Screen Actors Guild Award e una nomination ai BAFTA. Dopo i tanti riconoscimenti ricevuti per Ed Wood, arriva nel 1995 anche il ruolo di Giacobbe nel film tv Giuseppe della serie La Bibbia.

L’anno seguente è Geppetto ne Le straordinarie avventure di Pinocchio, bissando il ruolo nel 1999 nel sequel Il mondo è magia – Le nuove avventure di Pinocchio. Tra le tante interpretazioni successive si ricordano quella del dottore in X-Files – Il film (1998), le partecipazioni come guest star alle serie tv Senza traccia ed Entourage che gli valgono altre tre nomination agli Emmy Awards (2004, 2005, 2007), la voce dell’insegnante di scienze in Frankenweenie (2012) sempre di Tim Burton e l’ultimo grande ruolo, quello dell’anziano e malato sopravvissuto ad Auschwitz Max Rosenbaum in Remember (2015) di Atom Egoyan, accanto a Max Von Sydow.

Il 17 dicembre del 2001 Martin Landau ha avuto l’onore di ricevere la sua personale stella sulla Walk of Fame di Hollywood Boulevard.

di Ivan Zingariello

 

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Box Office: testa a testa tra Spider-Man e The War, ma alla fine vincono entrambi!

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Terzo appuntamento di luglio con la rubrica Box Office Weekend e gli incassi del fine settimana al cinema: testa a testa per il primato tra lo spassoso Spider-Man: Homecoming e il riflessivo The War – Il pianeta delle scimmie; alla fine vincono entrambi! Dietro, il nulla.

Dopo l’esordio non completamente soddisfacente (almeno in Italia) dello scorso weekend, c’era curiosità di scoprire se Spider-Man sarebbe riuscito a respingere l’assalto di Cesare e le sue scimmie. La risposta è stato un appassionante testa a testa che ha visto uscire vittoriosi entrambi i film. Questo perché Spider-Man: Homecoming (leggi la recensione) ha mantenuto la vetta della classifica grazie ad un incasso di 1 milione 285 mila euro (praticamente la metà di 7 giorni fa) in 798 sale, con una media-copia di 1.611 euro: anche stavolta poteva andare meglio. Discorso quasi simile negli Stati Uniti, dove Tom Holland & soci hanno raccolto altri 45,2 milioni (per un totale di 208 più altri 261 nel mondo) scivolando però al secondo posto, battuti da The War.

Negli USA vince quindi, come detto, The War – Il pianeta delle scimmie (leggi la recensione), che con 56,5 milioni esordisce meglio dei 54,8 de L’alba del pianeta delle scimmie (2011), ma molto al di sotto dei 72,6 di Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (2014). Da noi posizioni invertite con Spider-Man, ma solo in apparenza: se infatti l’ultimo capitolo della trilogia dello scimpanzé umanizzato Cesare si piazza in seconda posizione (dopo aver perso il rush finale) con un incasso di 1 milione e 155 mila euro su 668 schermi, la sua media per copia è di 1.730 euro, il che gli permette di battere il giovane Spidey anche in Italia. Dopo i due battistrada, il vuoto totale con nessun altro film della Top 20 (ad eccezione di The dinner, presente solo in 11 sale) che riesca ad arrivare ai 155 mila euro di incaso o ai 1.000 euro di media-copia. Scala al terzo posto il brutto Transformers – L’ultimo cavaliere con un incasso di 154 mila euro su 248 schermi e una media defiticitaria di 623 euro, di poco inferiore a quella dello scorso weekend. Nel frattempo Optimus Prime e gli Autobot vanno male negli Stati Uniti, dove sono fermi a 125 milioni scardi dopo 5 fine settimana, e si consolano con i discreti, ma non eccezionali guadagni esteri, per un totale mondiale di 517 milioni.

Ty Olsson e Woody Harrelson in The War - Il pianeta delle scimmie
Ty Olsson e Woody Harrelson in The War – Il pianeta delle scimmie

Buon quarto posto, dietro ai blockbuster, per il thriller 2:22 – Il destino è già scritto (leggi la recensione), che ottiene 94 mila euro, seguito da due nuove uscite: quinto posto con 85 mila euro per il thriller Black butterfly (leggi la recensione) con Antonio Banderas che però è uno dei flop della settimana con appena 374 euro di media (ma c’è chi ha fatto peggio), e sesta posizione con 76 mila euro per l’horror Wish upon che fa un più che buono (per il periodo) 799 euro di media. Scende al settimo posto Tom Cruise con il mediocre La Mummia (leggi la recensione) e 51 mila euro e floppone negli USA dove a stento supererà gli 80 milioni di dollari, mentre il suo incasso mondiale arriva a 390 milioni. Ben altri numeri per Johnny Depp e i Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar (leggi la recensione), da noi in ottava posizione con 41 mila euro (e 12,3 milioni totali) e con ben 751 milioni a livello planetario, tutto sommato un buon risultato. Esordio invece al nono posto per un altro grande flop, il crime Cane mangia cane (leggi la recensione) con Nicolas Cage e Willem Dafoe che raccolgono solo 24 mila euro e soprattutto solo 259 euro di media. Chiude la Top Ten l’avventuroso biopic Civiltà perduta con Charlie Hunnam e 19 mila euro (434 euro di media). Nelle retrovie clamorosamente spariti dalla Top 20 l’horroraccio Bedevil – Non installarla (sesto la scorsa settimana) e soprattutto il mediocre Wonder Woman (leggi la recensione) con Gal Gadot, che era ottavo (e ha raccolto 765 milioni nel mondo). Misteriosamente volatilizzati anche il movimentato Nerve (leggi la recensione) con Emma Roberts e Dave Franco e Codice criminale (leggi la recensione) con Michael Fassbender (guarda la sua videointervista), rispettivamente nono e decimo 7 giorni fa. Appena 371 euro di media per Baby Boss (leggi la recensione) e 274 per Lasciati andare con Toni Servillo.

Nicolas Cage e Willem Dafoe in "Cane mangia cane"
Nicolas Cage e Willem Dafoe in Cane mangia cane

Di seguito la classifica completa dei primi 20 incassi di questo fine settimana cinematografico. Appuntamento a lunedì prossimo con la nuova puntata di Box Office Weekend!

di Ivan Zingariello

 

box-office


Classifica incassi weekend 13-16 luglio 2017

1

Spider-Man: Homecoming

Spider-Man: Homecoming

  • Distribuzione: Warner Bros.
  • Settimane: 2
  • Inc. weekend: €1.285.526
  • Schermi: 798
  • Inc. totale: €5.143.687

2

The War - Il Pianeta delle Scimmie

The War – Il pianeta delle scimmie

  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Settimane: 1
  • Inc. weekend: €1.155.464
  • Schermi: 668
  • Inc. totale: €1.155.464

3

Transformers: L'Ultimo Cavaliere

Transformers – L’ultimo cavaliere

  • Distribuzione: Universal Pictures
  • Settimane: 4
  • Inc. weekend: €154.661
  • Schermi: 248
  • Inc. totale: €4.409.929

4

2:22 - Il destino è già scritto

2:22 – Il destino è già scritto

  • Distribuzione: Notorious Pictures
  • Settimane: 3
  • Inc. weekend: €94.476
  • Schermi: 142
  • Inc. totale: €806.588

5

Black Butterfly

Black butterfly

  • Distribuzione: Notorious Pictures
  • Settimane: 1
  • Inc. weekend: €85.672
  • Schermi: 229
  • Inc. totale: €86.160

6

Wish Upon

Wish upon

  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Settimane: 1
  • Inc. weekend: €75.911
  • Schermi: 95
  • Inc. totale: €75.911

7

La Mummia

La Mummia

  • Distribuzione: Universal Pictures
  • Settimane: 6
  • Inc. weekend: €51.722
  • Schermi: 104
  • Inc. totale: €4.443.419

8

Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar

Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar

  • Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
  • Settimane: 8
  • Inc. weekend: €41.514
  • Schermi: 76
  • Inc. totale: €12.335.105

9

Cane mangia cane

Cane mangia cane

  • Distribuzione: Altre Storie
  • Settimane: 1
  • Inc. weekend: €24.132
  • Schermi: 93
  • Inc. totale: €24.132

10

Civiltà Perduta

Civiltà perduta

  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Settimane: 4
  • Inc. weekend: €19.119
  • Schermi: 44
  • Inc. totale: €577.659

11

Baby Boss

Baby Boss

  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Settimane: 13
  • Inc. weekend: €17.082
  • Schermi: 46
  • Inc. totale: €6.935.435

12

Parliamo delle mie donne

Parliamo delle mie donne

  • Distribuzione: Altre Storie
  • Settimane: 3
  • Inc. weekend: €15.879
  • Schermi: 35
  • Inc. totale: €90.727

13

Fortunata

Fortunata

  • Distribuzione: Universal Pictures
  • Settimane: 9
  • Inc. weekend: €13.982
  • Schermi: 17
  • Inc. totale: €1.904.462

14

The Dinner

The dinner

  • Distribuzione: Videa-CDE
  • Settimane: 9
  • Inc. weekend: €12.952
  • Schermi: 11
  • Inc. totale: €502.740

15

Tutto quello che vuoi

Tutto quello che vuoi

  • Distribuzione: Teodora Film
  • Settimane: 10
  • Inc. weekend: €12.867
  • Schermi: 17
  • Inc. totale: €918.419

16

Parigi può attendere

Parigi può attendere

  • Distribuzione: Good Films
  • Settimane: 5
  • Inc. weekend: €12.772
  • Schermi: 15
  • Inc. totale: €148.882

17

Famiglia all'improvviso - Istruzioni non incluse

Famiglia all’improvviso

  • Distribuzione: Lucky Red
  • Settimane: 13
  • Inc. weekend: €10.305
  • Schermi: 19
  • Inc. totale: €6.575.850

18

Lady Macbeth

Lady Macbeth

  • Distribuzione: Teodora Film
  • Settimane: 5
  • Inc. weekend: €9.529
  • Schermi: 17
  • Inc. totale: €162.714

19

Il Diritto di Contare

Il diritto di contare

  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Settimane: 19
  • Inc. weekend: €8.350
  • Schermi: 12
  • Inc. totale: €2.782.306

20

Lasciati andare

Lasciati andare

  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Settimane: 14
  • Inc. weekend: €8.225
  • Schermi: 30
  • Inc. totale: €1.835.856

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Recensione: Il Trono di Spade – Episodio 7×01

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Il Trono di spade: a Westeros la guerra è alle porte e l’inverno è finalmente arrivato.

Il Trono di spadeWesteros, il continente dei sette regni, si trova sull’orlo della guerra e minacciato dall’arrivo dell’inverno e degli estranei. La prima puntata di questa settima stagione è solo una grossa introduzione a quello che verrà, una sorta di riassunto di tutte le vicende rimaste in sospeso ed un proseguimento parziale degli eventi. Daenerys Targaryen (Emilia Clarke), madre dei draghi, è finalmente tornata a casa ed insieme al suo esercito si appresta alla conquista del trono di spade, preparando un piano d’attacco con i suoi alleati.

Al nord la situazione invece non migliora, Petyr Baelish (Aidan Gillen) sussurra e sibila nell’orecchio di Sansa Stark (Sophie Turner), tentando di plagiarla e farla scontrare contro il fratello Jon Snow (Kit Harington), mentre la congrega senza vessilli capitanata da Beric Dondarrion (Richard Dormer) si prepara ad arrestare l’orda di non morti. Sandor Clegane (Rory McCann) che si trova con loro, è ancora tormentato dai fantasmi del suo passato, ma dopo essere stato incentivato dal prete Thoros di Myr, riesce a scorgere tra le fiamme di un focolare un futuro nefasto per tutto il continente. Brandon Stark intanto è giunto alla barriera dove, dopo essersi proclamato come figlio di Ned Stark, viene accolto dai Guardiani della notte e fatto entrare. Cersei e Jaime Lannister (Lena Headey – Nikolaj Coster-Waldau), reduci dalla morte del loro ennesimo figlio e consapevoli di essere gli unici rimasti in vita della loro famiglia , decidono di stringere un’alleanza con Euron Greyjoiy (Johan Philip Asbæk) per sbaragliare l’eventuale esercito di Daenerys Targaryen, prima che possa arrivare alla sala del trono.

Il Trono di spade

Lontano da tutti e da tutto Samwell Tarly (John Bradley), leggendo i libri di un reparto proibito della biblioteca della Cittadella, scopre che sotto Roccia del Drago si nascondono ingenti giacimenti di vetro di drago, utili a combattere gli Estranei e immediatamente si appresta ad avvisare Jon Snow della scoperta. La computer grafica in questo episodio non risulta ottima e in alcune scene si si nota il suo intervento, un’evidente risparmio di budget per le successive puntate, che può essere perdonato fino ad un certo punto. La regia e la fotografia, funzionali per lo svolgimento della trama, non si concedono virtuosismi, ma ugualmente riescono ad essere convincenti e di spessore per l’ambito televisivo. Le storyline, interessanti e dai risvolti inaspettati, coinvolgono lo spettatore, anche se la voglia di vedere battaglie e teste mozzate,potrebbe suscitare un pochino di noia nelle battute finali della puntata. Complessivamente questo è un bel episodio e all’altezza del nome della serie che lo ospita.

Ecco a voi il promo della prossima puntata del Il Trono di spade, show dell’HBO.

di Davide Roveda

 

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Bonaffini in Romania incontra gli studenti

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Una tre giorni significativa e importante quella che il 20, 21, 22 luglio vedrà il cantautore mantovano impegnato in un workshop finalizzato a formare “nuovi scrittori di canzoni”. La sede dell’intervento sarà quella della Hope Music School di Oradea in Romania e vedrà presenti alcune decine di giovani provenienti non solo dalla Romania ma anche dall’Ungheria e Moldavia. L’esperienza nasce grazie ad una joint-venture tra la diocesi della città rumena e l’associazione Hope, fondata nel 1998 dal dottor Brusati, uno dei massimi esperti di comunicazione giovanile applicata al mondo cattolico.
All’interno della Hope Music School hanno insegnato (o attualmente insegnano) artisti del calibro di Gatto Panceri, Mariella Nava, Robi Facchinetti e Stefano d’Orazio dei Pooh, Antonella Ruggiero, Luca Barbarossa e tanti altri professionisti del settore. Ad oggi Sono stati già fatti diversi workshop in alcune cittadine della Romania, dove alcuni formatori Hope hanno ascoltato i giovani e condiviso con loro la propria esperienza di lavoro, per ottimizzare – e dove è possibile migliorare – la comunicazione in musica. Dopo un ulteriore incontro a settembre, tutti coloro che sono stati coinvolti in questi mesi si incontreranno ad ottobre per un grande evento nella piazza principale di Oradea, seguiti da alcuni formatori Hope, per un grande concerto tutti insieme.
Bonaffini, reduce dal tour “La protesta e l’amore”, si apre a questo percorso di formatore, come lui stesso scrive, “Perché oggi, a differenza del secondo dopoguerra, ci sono tantissimi autori di canzoni hanno delle bellissime idee, ma non sanno come scriverle o come portarle a termine. Il mio obbiettivo è trasmettere loro prima di tutto la necessità di comprendere la differenza sostanziale tra aspetto emozionale e motivazionale. Quindi, dopo un breve viaggio nella storia della “popular music” e del ruolo che ha svolto nella seconda parte del novecento, cercare di guidare gli autori attraverso strumenti tecnici e di linguaggio verso la stesura definitiva e soddisfacente di una canzone “.
Il cantautore annuncia che a settembre 2017 inizierà anche a Mantova presso la scuola dell’ Arci Musica Insieme, in collaborazione col docente e polistrumentista Marco Moioli, un Nuovo Corso di Scrittura e Composizione di Canzoni. “Le lezioni dureranno fino a giugno e il programma comprende punti che vanno dalla nascita di una canzone, quindi l’importanza del fattore identitario ma anche della definizione degli elementi costitutivi di un brano come la melodia, l’armonia e il testo, fino alle prove di scrittura e alla possibilità da parte degli allievi di realizzare brani inediti in studio di registrazione”. Ogni classe avrà un numero massimo di quattro allievi e minimo di due, ma sarà possibile realizzare programmi personalizzati per singoli e band che vogliono dedicarsi alla creazione di inediti. Durante il corso dell’anno verranno organizzati seminari con cantautori e produttori riconosciuti a livello nazionale. Sul sito http://www.musicainsiememantova.it/scrittura-composizione-canzoni/ è possibile scaricare il curriculum degli insegnanti. Per info e iscrizioni: 348/4797358 – musicainsieme@gmail.com.

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Trailer e trame dei film in uscita questa settimana al cinema (20-07-2017)

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Terzo appuntamento di luglio con tutti i trailer dei film in uscita questa settimana, rigorosamente in ordine alfabetico e in HD, completi di cast e trame.

Il box office del weekend

Nello scorso weekend, testa a testa per il primato tra lo spassoso Spider-Man: Homecoming e il riflessivo The War – Il pianeta delle scimmie; alla fine vincono entrambi! Dietro, il nulla. Se volete approfondire gli argomenti legati alla classifica degli incassi del fine settimana, visitate il consueto articolo della rubrica Box Office Weekend.

Le novità della settimana

Ma passiamo ai trailer, con cinque nuove uscite questa settimana. Alla fine della WW2 Nicolas Cage è il capitano dell’USS Indianapolis (leggi la recensione tra poco) e sarà costretto a lottare in mare per la salvezza sua e dei suoi uomini dopo che, di ritorno dalla missione segreta in cui ha trasportato la bomba atomica di Hiroshima, l’imponente incrociatore viene silurato e affondato dai giapponesi. Ci spostiamo in avanti di qualche anno, alla guerra di Korea, dove in Operation Chromite (leggi la recensione) un gruppo di infiltrati dovrà portare importanti informazioni al generale MacArthur, interpretato da Liam Neeson.

Tom Sizemore e Nicolas Cage in USS Indianapolis
Tom Sizemore e Nicolas Cage in USS Indianapolis

Dax Shepard e Michael Peña sono invece i due poliziotti in moto protagonisti del reboot della storica serie tv Chips, trasformata in commedia. Il meccanismo del loop temporale è alla base della trama di Prima di domani (leggi la recensione tra poco), in cui la bella Zoey Deutch si trova a rivivere ogni giorno lo stesso giorno, che culmina con la sua morte, dovendo cercare di cambiare gli eventi. Chiude le uscite settimanali il film d’animazione Savva, in cui un bambino e un lupo partono alla ricerca di un mago per sconfiggere le spietate iene che minacciano il suo villaggio; doppiatori d’eccezione Rossella Brescia e Giancarlo Magalli.

Non dimenticate ovviamente di dare un’occhiata alla sezione Recensioni, dove trovate quelle dei film in sala. Iscrivetevi inoltre al nostro Canale Youtube di Mondospettacolo, dove caricheremo in anteprima i nuovi trailer in HD.


I trailer e le trame


CHIPS

 Chips

Regia: Dax Shepard

Cast: Dax Shepard, Michael Peña, Vincent D’Onofrio, Jessica McNamee, Adam Brody, Ryan Hansen, Justin Chatwin, Kristen Bell

L’agente dell’FBI Castillo, dopo un rocambolesco arresto in cui spara al suo partner, viene incaricato di indagare sotto copertura la corruzione del CHP (California Highway Patrol). Una recente rapina a un portavalori blindato è infatti sospetta e i federali temono che sia stata effettuata con la collaborazione di qualcuno nel CHP. Castillo assume l’identità di Frank Poncharello e si ritrova come partner Jon Baker, un ex star del motocross, depresso dal naufragio del suo matrimonio e del tutto inesperto come agente di polizia, seppur dotato di ottime capacità di osservazione.
 

 

OPERATION CHROMITE

 Operation Chromite

Regia: Jae-Han Lee

Cast: Lee Jung-Jae, Beom-su Lee, Se-Yeon Jin, Liam Neeson, Mathew Darcy, Sean Dulake, Jeong Jun-ho, Justin Rupple

1950, guerra di Corea. Il generale MacArthur intende far sbarcare le truppe americane a Incheon, per spezzare in due l’esercito nordcoreano, ormai giunto fino a Seoul. Perché l’operazione Chromite abbia successo servono informazioni strategiche che solo un gruppo di infiltrati sudcoreani può recuperare.
 

 

PRIMA DI DOMANI

 Prima di domani

Regia: Ry Russo-Young

Cast: Zoey Deutch, Halston Sage, Logan Miller, Kian Lawley, Elena Kampouris, Jennifer Beals, Diego Boneta, Alyssa Lynch

Samantha si sveglia e crede di avere davanti a sé una giornata speciale, perché è il “giorno dei cupidi” nel suo liceo e perché lei e Rob, il suo ragazzo, hanno in programma una serata importante. La giornata è in verità molto più speciale di quel che crede e si ripeterà uguale a se stessa, come per una sorta di scherzo del destino, finché Sam non capirà come viverla appieno, nel modo giusto: come se fosse l’ultima.
 

 

SAVVA

 Savva

Regia: Maksim Fadeev

Cast: Rossella Brescia, Giancarlo Magalli, Valentina Bartoloni, Maksim Chukharyov, Konstantin Khabenskiy, Fedor Bondarchuk, Mikhail Galustyan, Lolita Milyavskaya

Savva è un ragazzino di dieci anni che vive con la madre in un piccolo villaggio nella foresta. Da tempo immemore gli abitanti sono in balìa di una banda di spietate iene, perché i leggendari lupi bianchi che difendevano i raccolti sembrano essersi dissolti nel nulla. Dopo l’ennesimo attacco, il ragazzino riesce a fuggire nel bosco dove incontra Angee, l’ultimo lupo bianco rimasto in vita, che nasconde un terribile segreto sulle sorti del suo popolo. Insieme partono alla ricerca dell’unico in grado di salvare il villaggio e ciò che rimane del branco di Angee: un mago che vive isolato in cima a una montagna sorvegliata da un esercito di perfide scimmie urlatrici.

 

USS INDIANAPOLIS

 USS Indianapolis

Regia: Mario Van Peebles

Cast: Nicolas Cage, Tom Sizemore, Thomas Jane, Matt Lanter, Weronika Rosati, Cody Walker, Brian Presley, Emily Tennant

Nel 1945, agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale, l’incrociatore USS Indianapolis che trasportava in gran segreto una delle due bombe atomiche destinate a mettere fine al conflitto venne affondato da un siluro giapponese al largo delle Filippine. Fu un disastro epocale, oltre che uno smacco terribile per una nave che veniva definita “il carro armato galleggiante” e che si proponeva come un simbolo della potenza bellica americana. USS Indianapolis racconta quel naufragio e la figura del capitano Charles Butler McVay, che si trovò a gestire una situazione tragica da ufficiale di Marina convinto che senza di lui i suoi uomini non contassero niente, ma anche che lui non contasse niente senza di loro.

Appuntamento quindi alla prossima settimana per le trame ed i trailer delle nuove uscite (che trovate già sul nostro Canale Youtube, iscrivetevi!).

 

di Ivan Zingariello

 

Trailer

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Fabio Porliod al Castello di Sarre

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Nella splendida cornice del castello di Sarre si è svolto un favoloso defilè del fashion designer Fabio Porliod, reduce dai successi della Torino Fashion Week 2017.

Ma con un background di tutto rispetto dalla Torino Fashion Week 2016 alla Parigi Fashion Week alla Dubai Fashion Week alla Milano Fashion Week.

Fabio propone in passerella modelli delle passate collezioni abiti cocktail per la spiaggia nella collezione Ibiza,la collezione history per presentare un collage di stili, modelli e materiali, un assaggio della collezione Art & tech  che ha spopolato nel 2016/2017 per poi arrivare al clou la presentazione della collezione 2018 Regine.

Una collezione ricca di pelle metri e metri di tulle i colori predominanti sono il bianco e il nero con un tocco di cipria.

La collezione prende il nome dalla nonna dello stilista una donna forte una guerriera una donna caparbia ma allo stesso tempo dolce sensibile e premurosa così Fabio vede la nuova donna del 2018.

La serata è stata presentata da  Barbara Morris speaker su RAUNO 104,7 e presentatrice di varie trasmissioni  TV, nonché redattrice di Mondospettacolo.

La redazione.

 

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Morto Pino Pelosi, unico condannato per assassinio di Pasolini

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E’ morto Pino Pelosi, unico condannato per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Era l’ultimo in vita a conoscere la verità su quella notte del 1975 all’Idroscalo.

Pino Pelosi è morto la scorsa notte in ospedale a Roma. Il 58enne Pelosi era malato da tempo di tumore ed era ricoverato al Gemelli. Fu condannato con sentenza definitiva come unico colpevole dell’omicidio dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini, ucciso nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia. Pelosi fu fermato la notte stessa alla guida dell’auto di Pasolini e confessò il delitto.

L’omicidio e la prima versione del delitto

Il 1º novembre 1975 alle ore 22.30 di fronte alla stazione Termini, in Piazza dei Cinquecento, Pelosi è assieme ad alcuni amici, tra i quali Claudio Seminara e Adolfo De Stefanis. Si avvicina a loro un’auto, un’Alfa Romeo GT 2000 grigio metallizzata, targata Roma K69996, guidata da Pier Paolo Pasolini. Lo scrittore invita Adolfo a “fare un giretto”. Adolfo rifiuta e Pasolini si rivolge allora a Pino che accetta. Alle ore 23.00 Pasolini porta Pelosi a mangiare alla trattoria Al biondo Tevere spaghetti aglio, olio e peperoncino, e poi un petto di pollo, questo perché appena salito in auto il giovane avrebbe riferito allo scrittore di essere affamato. Mentre Pelosi mangia, Pasolini sorseggia una birra. I due parlano fitto, ma in modo tranquillo. Alle 23.30 i due lasciano la trattoria e si recano a Ostia nei pressi dell’Idroscalo del Lido di Roma in uno sterrato accanto a un campetto di calcio, fermandosi durante il tragitto a fare benzina presso un self service. Alle ore 1.30 del 2 novembre 1975 il giovane venne fermato sul Lungomare Duilio di Ostia alla guida dell’Alfa di Pasolini, mentre guidava contromano a folle velocità davanti a una pattuglia dei carabinieri in servizio. Inizialmente accusato solo di furto d’auto, al primo interrogatorio, Pelosi confessa di avere rubato la vettura nei dintorni del cinema Argo, nel quartiere Tiburtino, ma più che dell’accusa di furto, Pelosi sembra preoccupato che venga ritrovato all’interno dell’abitacolo un anello che sostiene di aver perso, un grosso anello con la scritta United States Army. I carabinieri cercano ma l’anello nell’auto non si trova: verrà successivamente rinvenuto a fianco al corpo di Pasolini. Ci sono però tutti i documenti da cui risulta che l’auto rubata appartiene allo scrittore. L’auto argentata viene portata in un’autorimessa e i carabinieri sul sedile posteriore trovano un vecchio pullover verde consumato, assieme al giubbotto e al maglione di Pelosi. Trovano anche un plantare per una scarpa destra numero 41. Pelosi viene trasferito nel carcere minorile di Casal del Marmo, dove al compagno di cella confessa: «Ho ammazzato Pasolini». Pelosi, nel verbale vergato a mano dei carabinieri che l’hanno fermato quella sera, afferma che l’anello perduto glielo avrebbe donato un certo Johnny. “Johnny lo Zingaro” è il soprannome di un criminale di nome Giuseppe Mastini, reo confesso di un altro delitto, commesso nello stesso periodo a Roma. Mastini è nel carcere minorile di Casal del Marmo nello stesso periodo di Pelosi, ma nega di esserne amico. Il 5 novembre 1975 Pino Pelosi viene interrogato. Il ragazzo descrive come sarebbe stato “agganciato” da Pasolini alla Stazione Termini e di come all’Idroscalo il loro incontro sarebbe degenerato. Sarebbe sorto un duro alterco per una prestazione sessuale non gradita, sfociato in una feroce colluttazione. Pelosi sostiene anche che lo scrittore l’avrebbe colpito per primo con un bastone, e che lui si sarebbe difeso colpendolo a sua volta con una tavola di legno (un’insegna che indica scritta a mano il nome della via, “via dell’Idroscalo n.93”) e poi, lasciatolo a terra, sarebbe fuggito. La morte di Pasolini sarebbe stata involontaria in quanto provocata dal fatto che l’Alfa ha investito il poeta durante la fuga di Pelosi schiacciandogli il torace e rompendogli il cuore. Pelosi sostiene anche che non vi fossero altre persone sul luogo del delitto. Il 10 dicembre 1975 Pelosi fu rinviato a giudizio al tribunale dei minori per omicidio volontario, furto d’auto e atti osceni in luogo pubblico. Il processo a Pelosi imputato di «omicidio nella persona di Pier Paolo Pasolini» si apre il 2 febbraio 1976 al Tribunale per i minorenni di Roma. La famiglia Pasolini si costituì parte civile difesa dagli avvocati Guido Calvi e Nino Marazzita. Il giudice Carlo Alfredo Moro (fratello di Aldo Moro) respinse la perizia del Professor Aldo Semerari (criminologo legato agli ambienti della destra eversiva) che giudicava Pelosi incapace di intendere e di volere, avanzata dalla difesa del ragazzo. Al processo che si concluse il 26 aprile 1976, il pubblico ministero Giuseppe Santarsiero chiese una condanna a 10 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione. La corte decise di condannare Pelosi a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni, e a 30.000 lire di multa per atti osceni, furto aggravato e «omicidio volontario in concorso con ignoti». Più precisamente Moro scrisse: «Ritiene il collegio che dagli atti emerga in modo imponente la prova che quella notte all’Idroscalo il Pelosi non era solo». Il giovane omicida era reo confesso, ma per omicidio colposo. Il processo di appello richiesto dall’imputato e dal procuratore generale fu celebrato dal 1º al 4 dicembre 1976 dalla sezione per i minorenni della Corte di Appello di Roma e vide Pelosi assolto dai reati di atti osceni e furto, ma venne confermata la condanna di omicidio. Riesaminati tutti gli elementi però la Corte ritenne «estremamente improbabile, per tutte le cose dette, che Pelosi possa avere avuto uno o più complici». Un omicidio esito di una classica lite tra omosessuali e prostituti. La sentenza divenne definitiva per volontà della Corte di Cassazione il 26 aprile 1979 che confermò la sentenza. Rinchiuso a Civitavecchia, Pelosi il 26 novembre 1982 otterrà la semilibertà e il 18 luglio 1983 la libertà condizionata. L’11 gennaio 1984 viene arrestato nuovamente con l’accusa di aver rapinato un furgone postale nel luglio precedente, ma sei mesi dopo verrà assolto per insufficienza di prove. Nell’agosto 1984 viene sorpreso a svaligiare un appartamento, mentre il 7 dicembre 1985 viene nuovamente arrestato con altri per tentata rapina. Continuerà a delinquere fino ad una rapina commessa il 1º settembre 2000.

Omicidio Pasolini
Il corpo di Pier Paolo Pasolini rinvenuto all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre 1975

Le varie ritrattazioni della confessione

Pino Pelosi, dopo trent’anni di silenzio, tornerà a far parlare di sé ritrattando più volte e in modo a volte contraddittorio la propria versione dei fatti riguardo alla notte della morte dello scrittore. Il 7 maggio 2005 Pelosi affermò nella trasmissione televisiva della Rai Ombre sul giallo, in contraddizione con la sua confessione in fase processuale, di non aver partecipato di persona all’aggressione di Pasolini, ma che questa fu effettuata da tre persone, a lui sconosciute, che parlavano con accento siciliano e che si sarebbero accanite con bastoni e catene contro il poeta, dopo averlo malmenato e terrorizzato tanto da impedirgli di prestare soccorso al Pasolini. L’avvocato Marazzita, presente alla trasmissione, chiederà poi formalmente la riapertura del caso alla Procura di Roma come “atto dovuto”, ma il caso riaperto verrà subito riarchiviato perché si scoprirà che Pelosi fu pagato per andare alla trasmissione. Nel settembre 2011, nella sua autobiografia appena pubblicata, Pelosi racconta di non aver incontrato per la prima volta Pasolini la sera del 1º novembre 1975 in Piazza dei Cinquecento, ma ammette di aver conosciuto il poeta all’inizio dell’estate e di averlo frequentato con una certa assiduità. Pino nel libro parla in termini completamente diversi di Pier Paolo Pasolini, nelle sue descrizioni Paolo non è più quella belva feroce affamata di sesso che lo voleva picchiare, sodomizzare e forse uccidere, ma lo definisce “un galantuomo”. A giustificazione della sua reticenza e dell’essersi accollato la responsabilità dell’omicidio, Pelosi affermò di essere stato minacciato di morte assieme ai suoi genitori da parte di uno degli aggressori, e di aver pertanto atteso fino alla morte (per cause naturali) di questi ultimi, prima di iniziare a parlare. Nella nuova versione infatti, Pelosi parla di due giovani “dall’accento siciliano”, indicazione che con altre sembra collimare con le prime ipotesi degli inquirenti, i quali attribuivano complicità nel delitto ai fratelli Franco e Giuseppe Borsellino, criminali comuni di origini siciliane e noti, nel mondo della malavita, come “Braciola” e “Bracioletta”, dediti al traffico di stupefacenti, militanti nell’MSI con simpatie politiche di estrema destra e morti di AIDS negli anni novanta. Effettivamente, i giovani si erano vantati con un “camerata” (in realtà, un agente di polizia che operava sotto copertura nel corso di un’indagine sulla malavita romana) già pochi mesi dopo il delitto di aver preso parte al massacro ed il loro alibi per quella notte risultò inconsistente; tuttavia, davanti al magistrato entrambi negarono ogni addebito, sostenendo di aver inventato il tutto per conquistarsi una reputazione di “duri”. Dopo essere stato nuovamente arrestato per spaccio di droga nel 2005, Pelosi è stato affidato ai servizi sociali e ha svolto il lavoro di netturbino per il comune di Roma. In un’intervista rilasciata al blog di Beppe Grillo nel giugno 2009 (che potete vedere qui sotto), Pelosi afferma l’estraneità del criminale ergastolano Giuseppe Mastini, noto alla cronaca come Johnny lo Zingaro, che fu suo amico, poi compagno di prigione nel 1976 e più volte sospettato come quarto uomo nel delitto Pasolini. Il 23 settembre 2009 Pelosi è tornato libero dopo l’espiazione della pena.

(fonte: Wikipedia)

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Morto suicida Chester Bennington dei Linkin Park: cronaca e reazioni

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Si è suicidato Chester Bennington, frontman del gruppo Linkin Park, nel giorno del compleanno dell’amico Chris Cornell, impiccatosi due mesi fa.

E’ morto suicida Chester Bennington, cantante del gruppo nu metal Linkin Park, impiccatosi nella sua abitazione di Palos Verdes Estates, a sud di Los Angeles.

L’artista 41enne era legatissimo al cantante Chris Cornell, grande amico a sua volta impiccatosi il 18 maggio scorso e a cui lo sconvolto Bennington aveva dedicato su Twitter uno struggente addio (qui sotto), tanto da scrivere «Non posso immaginare un mondo senza di lui». Così, proprio nel giorno in cui l’amico Cornell avrebbe compiuto 53 anni, Bennington ha deciso di farla finita.

Il cantate era solo in casa, visto che la famiglia era fuori città, ed è stato un collaboratore a trovare il suo cadavere nelle prime ore della mattina, allertando le autorità che hanno avviato le dovute indagini. Vicky Cornell, vedova di Chris, ha commentato: «Proprio quando pensavo che il mio cuore non potesse rompersi di nuovo.. Ti amo T».

Mike Shinoda, uno dei fondatori dei Linkin Park, confermando la notizia ha scritto: «Shockato e straziato, ma è vero».

Chester Bennington soffriva di depressione e aveva avuto problemi di alcol e di droghe, ammettendo in passato di aver pensato al suicidio. E proprio la musica lo aveva salvato sin’ora, tanto da “ringraziarla” in un’intervista «Senza musica sarei morto. Al 100%». Bennington lascia una numerosa e complicata famiglia con 2 mogli e ben 6 figli: dopo Jamie, nato nel 1996 dalla relazione con Elka Brand, e Draven Sebastian, avuto nel 2002 dal matrimonio con Samantha Marie Olit (1996-2005), nel 2006 arrivò l’adozione di Isaiah e il matrimonio con l’ex modella di Playboy Talinda Ann Bentley, da cui sono nati gli altri tre figli, Tyler Lee (2006) e le gemelle Lilly e Lila (2011).

Chester Bennington e famiglia nel 2009
Chester Bennington e famiglia nel 2009

Tante le reazioni delle star della musica (e non solo) che hanno voluto ricordare Chester Bennington con un tweet. Eccone alcune:

https://twitter.com/OneRepublic/status/888103112602505216

Oltre 60 milioni di dischi venduti (di cui 10 per il disco d’esordio Hybrid Theory) per il gruppo dei Linkin Park, con 5 American Music Awards vinti, due Grammy Awards e 27 MTV Awards raccolti in giro per il mondo. E proprio dalla rete musicale sono stati nominati nel 2003 come sesto gruppo più grande di sempre. Il loro ultimo album One more light, uscito appena due mesi fa, aveva segnato una svolta pop dividendo i fan. Il gruppo era partito in tour lo scorso 6 maggio da Buenos Aires, esibendosi anche all’autodromo di Monza il 17 giugno, mentre l’ultimo concerto per Chester Bennington resterà quello del 6 luglio a Birmingham, che chiudeva la parte europea del tour prima dello sbarco in Nord America.

di Ivan Zingariello

 

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Recensione: Cattivissimo Me 3, Gru è tornato ed ha una sorpresa

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Cattivissimo Me 3 è pronto a replicare il successo dei suoi predecessori: Gru e i Minions vivono un conflitto e l’arrivo di un fratello complica ulteriormente le cose. Senza contare che un nuovo nemico particolarmente agguerrito rovina la reputazione della Lega Anti Cattivi…

 

Un fratello segreto per Gru

Gru era un cattivo di alto livello prima di essere “contagiato” dai buoni sentimenti delle 3 figlie Margo, Edith e Agnes. Nel secondo capitolo della saga, nella sua vita era arrivato persino l’amore: Lucy, agente della Lega Anti Cattivi, lo aveva fatto innamorare. Cosa potrebbe mai succedere nel terzo film dedicato a questi personaggi tanto buffi ma dal cuore tenero? Ovviamente l’arrivo di un fratello gemello di cui lo stesso Gru ignorava l’esistenza e di un cattivo particolarmente agguerrito. Si tratta rispettivamente di Dru – separato da lui in seguito al divorzio poco pacifico dei genitori – e di Balthazar Bratt – ex bambino prodigio che vuole radere al suolo quella Hollywood che non l’ha più voluto. Immancabile, ovviamente, l’allegra brigata dei Minions: con loro anche i litigi e il carcere diventano esperienze tutte da ridere

Tante risate e il solito spirito “familiare”

Max Giusti è legato al personaggio di Gru da anni, avendogli prestato la voce sin dalla primissima apparizione sul grande schermo. Per lui stavolta la sfida è stata doppia: suo anche il doppiaggio di Dru, sebbene con un intercalare completamente diverso. Proprio lì sta la bravura di Giusti: le differenze tra Gru e Dru sono “evidenti” e lo spettatore può riconoscere l’uno o l’altro anche ad occhi chiusi. Gradito ritorno anche per Arisa, che interpreta la deliziosa Lucy. Il personaggio forte e integerrimo visto in Cattivissimo Me 2 ha subìto un’evoluzione: Lucy vuole essere una mamma per Margo, Edith e Agnes, sebbene l’istinto materno non sia propriamente insito in lei. Ci vorrà un po’ di tempo per lavorarci su e per diventare la mamma-agente che tanto desidera. Alla coppia di protagonisti si aggiunge un altro nome d’eccezione. Si tratta di Paolo Ruffini, al quale spetta il compito di presentare al pubblico il super-villain Balthazar Bratt. Il suo è un cattivo sui generis: lo è diventato a causa delle delusioni e della solitudine che lo hanno travolto dopo la cancellazione dello show che lo vedeva come protagonista da bambino. L’umorismo di Ruffini ben si adatta al personaggio e i fan della serie non faranno fatica ad accettarlo nel cast)

Cattivissimo Me 3: Gru ha qualche problema contro il super-cattivo Balthazar Bratt
Gru ha qualche problema contro il super-cattivo Balthazar Bratt

Un doppiaggio colladauto

Il trio di doppiatori italiani può considerarsi onorato di far parte di un progetto planetario come quello di Cattivissimo Me. Se in America le voci del protagonisti appartengono ad attori del calibro di Steve Carell, Kristen Wiig e Trey Parker, non bisogna nemmeno dimenticare che la Illumination ha collezionato i due più grandi incassi d’animazione del 2013 e del 2015 con Cattivissimo Me 2 e Minions. Se il terzo capitolo della saga era quindi prevedibile, la trama riesce a sorprendere e divertire lo spettatore di ogni età. Il rischio poteva essere quello di cadere nel già visto o nell’assurdo, eppure il pericolo è stato abilmente schivato grazie a idee brillanti e nessun desiderio di strafare. Ciò che ne deriva è un film allegro che fa ridere e riflettere al tempo stesso. Non ci saranno insegnamenti esistenziali ma Cattivissimo Me 3 regala una valutazione nuova e modernissima del concetto di famiglia allargata e di ricerca della felicità nel quale, in fondo, chiunque potrà rispecchiarsi. Menzione a parte per la musica: oltre ai brani di Alvaro Soler, il repertorio che va da Bad di Micheal Jackson a Physical di Olivia Newton-John rappresentano un riuscitissimo omaggio ai migliori anni ‘80.

Cattivissimo Me 3 esce nelle sale italiane il 24 agosto 2017 prodotto ancora una volta da Illumination Entertainment e distribuito dalla Universal Pictures.

 

Voto: 8.5

Raffaella Mazzei

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Recensione: Operation Chromite, Liam Neeson nella guerra di Corea

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Operation Chromite è un film sulla guerra di Corea: ambientato nel 1950 mostra attraverso un montaggio serrato e incalzante le gesta di quel popolo, aiutato dagli americani guidati da Liam Neeson.

Un film tratto dalla Storia

Operation Chromite è tratto da una storia vera, anzi dalla Storia: siamo nel 1950 quando la Corea del Nord invade la Corea del Sud con l’appoggio di Russia e Cina. Le sorti del Sud Corea sembravano già scritte se non fossero intervenuti gli Stati Uniti attraverso un’operazione con pochissime probabilità di successo sotto la guida del generale MacArthur (Liam Neeson). Proprio questa è l’Operation Chromite che dà il titolo al film: 7 soldati insieme al capitano Jang Hak-Soo (Bum Soo-Lee) si infiltrano tra i nordcoreani per raccogliere informazioni e per condurre le forze dell’ONU a Incheon.

John H. Lee e il MacArthur di Liam Neeson

Eccessivo come solo un film coreano sa esserlo, il film guida lo spettatore attraverso colpi di scena e un montaggio coinvolgente all’interno della storia vera della guerra di Corea. Tratta uno degli avvenimenti meno conosciuti della storia, cioè lo sbarco a Incheon che, insieme a quello in Normandia, rappresenta uno dei più grandi della storia. Con toni apologetici, il regista John H. Lee tesse una lode verso i sudcoreani e soprattutto verso l’appoggio degli alleati americani. L’attore hollywoodiano Liam Neeson nel suo primo ruolo in un film coreano ha dichiarato di aver amato il personaggio del Generale MacArthur e di essersi impegnato molto per interpretarlo: l’attore ha studiato infatti il modo di parlare, i gesti e addirittura la camminata del Generale, facilitato dalla sua fisicità simile a quella del vero MacArthur.

Sentimentale e poco veritiero

Operation Chromite è un film d’azione molto intenso che mescola un certo gusto verso la visione dei morti a un certo sentimentalismo incarnato dal personaggio di Jin Se-Yeon, la nipote dell’uomo che ospita in casa gli infiltrati e che vede morire lo zio: per tutto il film non fa che strillare quando non dovrebbe e piagnucolare. Attraverso questo personaggio si arriva a un sentimentalismo esagerato nel momento in cui la ragazza – dapprima sovietica – cambia repentinamente ideale e si innamora di Jang Hak-Soo. La pellicola di Lee, nonostante le pretese di realismo sottolineate a più riprese, risulta troppo sbilanciato nel suo modo di idolatrare gli americani: la parte sovietica è demonizzata e descritta come un insieme di persone senza sentimenti. Pur mostrando una parte di storia spesso ignorata, il film cade sul sentimentale e su una visione poco veritiera della realtà.

Operation Chromite di John H. Lee uscirà nelle sale italiane il 20 luglio 2017, distribuito da Minerva Pictures.

Voto 4,5

di Antonella Stelitano

 

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Hit Parade: Riki di nuovo 1#, in ascesa i singoli di Baby K e Takagi & Ketra

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Riki torna in testa tra gli album, superando Gué Pequeno, mentre tra i singoli J-Ax & Fedez sono insidiati da Baby K e dal quartetto Takagi & Ketra / Fragola & Arisa.

Gli Album

Ribaltone in testa alla classifica FIMI: l’ex Amico Riki si riprende la vetta dopo un mese col suo Perdo le parole (disco più venduto del 2017), spodestando Gué Pequeno con il suo album Gentleman, che vede come special guest Sfera Ebbasta, Marracash e altri rapper, che scala quindi in seconda posizione. Grazie all’onda lunga del concertone al Modena Park, mantiene ancora una volta il terzo posto Vasco Rossi con Vascononstop, mentre risale dall’ottava alla quarta posizione l’altra ex Amica Federica con il suo album omonimo.

Riperdono la posizione guadagnata una settimana fa il rapper Ghali con Album e gli Imagine Dragons con Evolve, che tornano rispettivamente al quinto e sesto, seguiti in settima posizione dall’unica new entry della settimana, Kaleidoscope dei Coldplay. Ancora in calo i rapper del collettivo romano Dark Polo Gang con Twins, scesi dal sesto all’ottavo posto, mentre la Top Ten è completata da Comunisti col Rolex di J-Ax & Fedez e Divide di Ed Sheeran. Vi esce invece per la prima volta, a distanza di tre mesi dalla pubblicazione, Magellano di Francesco Gabbani (13°). Grazie ai due mega concerti all’Olimpico di Roma, balzo in avanti di The Joshua Tree degli U2, saliti dal 26° al 15° posto, con un +11 ottenuto anche da Oggi più che mai dell’ex Amico Thomas, che recupera dal 34° al 23° posto. Precipitano invece Harry Styles con l’album omonimo, -13 dal 20° al 33°, e Renato Zero con Zerovskij… Solo per amore, -8 dalla 32ª alla 40ª (e -28 nelle ultime tre settimane). Esordio non esaltante, infine, per la raccolta Trilogia 1987-1990 dei Pooh, che debutta in 42ª posizione.

Coldplay - Kaleidoscope
Kaleidoscope dei Coldplay

I Singoli

Terza settimana in testa alla classifica dei singoli per il triplo Platino Senza pagare di J-Ax & Fedez, che oltre all’insidia sempre presente di Despacito di Luis Fonsi ft. Daddy Yankee, questa settimana al terzo posto, vedono farsi sotto due novità in ascesa. Conquista infatti il secondo posto il tormentone Voglio ballare con te di Baby K ft. Andres Dvicio, mentre compie un grande balzo L’esercito del selfie di Takagi & Ketra ft. Lorenzo Fragola & Arisa, passato dalla decima alla quarta. Si riscambiano nuovamente posizione Pamplona di Fabri Fibra ft. Thegiornalisti (quinto) e Thunder degli Imagine Dragons (sesto) e sale di due Riccione di Thegiornalisti (settimo). Perdono ben quattro posizioni Fabio Rovazzi e Gianni Morandi con Volare, assestandosi in ottava, mentre la Top Ten è completata da Something just like this dei The Chainsmokers ft. Coldplay e da Lamborghini di Gué Pequeno ft. Sfera Ebbasta, che perde altre tre posizioni. Nelle retrovie scalda i motori Mi gente di J. Balvin & Willy William, con un +18 alla sua terza settimana che significa 14° posto, e occhio anche a Benji & Fede ft. Annalisa, al 16° con il +24 di Tutto per una ragione.

Le Compilation e i Vinili

Ennesimo ribaltone tra le compilation, dove torna in testa Radio Italia Summer Hits 2017, seguita dalla new entry Kiss Kiss Play Summer 2017. Terzo posto per Hot Party Summer 2017, mentre scende al quarto la numero 1 della scorsa settimana, Papeete Beach Compilation vol. 27 Summer Hits 2017. Nuova entrata anche in quinta posizione con Hit Mania Estate 2017. Nella volubile classifica dei vinili Roger Waters riperde la testa ed è nuovamente secondo il suo Is this the life we really want?, superato da Wish you were here dei Pink Floyd che piazzano anche The dark side of the moon al quarto. Entra direttamente in terza posizione la Trilogia 1987-1990 dei Pooh, mentre in quinta c’è Patty Pravo con Incontro. Seguono Kendrick Lamar, U2, Beatles, Radiohead e Nirvana.

Kiss Kiss Play Summer 2017
Kiss Kiss Play Summer 2017

Appuntamento alla prossima settimana con Italian Hit Parade, mentre per le classifiche complete potete consultare il sito ufficiale della FIMI.

di Ivan Zingariello

 

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