Siamo a Milano: capitale mondiale di moda, fashion, eventi, ovvero città da sogno per tutti coloro che hanno la passione per le ultime tendenze, proposte dai migliori brand e griffes sulle passerelle più ambite del pianeta. Metropoli che ospita grandi icone di bellezza e che spesso le conquista, estrapolandole dai loro paesi d’origine; il perché non è difficile da immaginare! Proprio qui incontriamo modelli statuari, reduci dalle sfilate di città, che assieme a Milano, hanno fatto la storia della moda: Parigi, Londra, New York. In molti le hanno visitate, ma fra tutti, spicca ai miei occhi una figura più imponente e protagonista: quella del bellissimo modello Thiago Macedo, volto e corpo della pubblicità della celebre griffe “Byblos”, impossibile da non ricordare con la sua figura scultorea, lo sguardo intenso e penetrante, sorriso smagliante. Ugualmente a molti suoi colleghi, anche Thiago incontra il successo come modello nella metropoli italiana, ma qui si fa conoscere anche nelle vesti di grande sportivo; un mix condito da uno spiccato senso per gli affari, che solo una città imprenditoriale permette di esaltare. Thiago lascia Brasilia, città-capitale in cui diventa noto, prima come giocatore di pallacanestro e poi come modello, per ritrovarsi a girare il mondo, ancora giovanissimo. Ragazzo muscoloso e di cm 190 di altezza, che forse non rispecchia esattamente i requisiti filiformi richiesti dalle case di moda, ma che nonostante ciò ritrova la propria immagine sulle copertine dei giornali, dando dimostrazione che il tunnel dell’anoressia, per cui passano molte donne e uomini del settore, si può benissimo evitare, senza rinunciare al sogno della moda.
Ciao Thiago, un benvenuto su MondoSpettacolo!
Ciao Romy, grazie.
Oramai vivi in Italia da diversi anni; come ti sei ambientato nella città di Milano?
Ho viaggiato per tutto il mondo, trovando stabilità principalmente lavorativa nella città di Milano. Qui ho conosciuto da subito una società devota al lavoro e la interpreto come un “rullo compressore”, a volte lento, ma pur sempre in movimento, e ti confesso che questo è stato il primo step a cui adeguarsi. Le differenze erano tante, particolarmente a livello interpersonale: l’impatto con una quotidianità perfettamente scandita da rigidi orari in merito ad impegni principalmente di tipo imprenditoriale, mi ha creato non pochi ostacoli tra la cultura italiana e quella che mi portavo nel cuore dal mio paese d’origine. A volte ho provato solitudine ed ho sentito freddo nei primi impegni a cui mi sottoponevo, ma guardandomi dentro, ho scoperto una grande capacità di adattamento e una formula di comunicazione più calda, grazie anche ai colori socio-culturali che questa città ha saputo offrirmi nel tempo.
Da buon carattere sportivo, in Brasile giocavi a basket addirittura in serie A; qui in Italia invece, ti dedichi ad una tradizione del paese da cui provieni, il Brasilian Jiu-Jitsu. Per molti è certamente una novità scoprire filosofia e pratica in un’unica disciplina sportiva; per te forse un modo con cui mantenere un contatto con le tue origini?!
Complimenti per la domanda! Hai ragione, il Brasilian Jiu-Jitsu è uno sport ricco di filosofia e storia, a cui mi sono appassionato in modo particolare. Si tratta di una disciplina che mi supporta psico-fisicamente e che si adatta perfettamente ai miei impegni. Anzi, c’è di più: anch’essa è diventata un lavoro a tutti gli effetti! Ho sempre praticato sport, e nel caso specifico del Basket, mi sono impegnato giocando anche in serie A, ma nel tempo ho accolto altre opportunità lavorative, finendo per praticare hobby come il surf. Un’attività che invece mi lega alle mie tradizioni e che è sempre presente, è sicuramente il Brasilian Jiu-Jitsu, ma non è tutto qua: ciò che s’impara sul Tatami, il tappeto di origine giapponese su cui combattiamo, non è semplice liturgia, bensì una base filosofico/ideologica con cui vivere anche i nostri rapporti interpersonali. Lo sport ci concede la possibilità d’imparare a stare in mezzo alle persone, di fare squadra, rispettando lo spazio di ciascuno, e con il Brasilian Jiu-Jitsu si va addirittura oltre a questo, estendendo cultura, filosofia e concentrazione a tutte le pratiche che svolgiamo quotidianamente. Si tratta di un’attività che consolida calma e consapevolezza in chi le pratica, favorendo grande capacità di adattamento in ogni situazione, mantenerci in equilibrio con i nostri desideri.
Possiamo dire che in buona parte lo sport rappresenta un vero e proprio lavoro per te, specialmente da quando sei uno dei soci della “Cuor di Leone”, società fondata da Riccardo Carpentieri, dove insegni proprio il Brazilian Jiu-Jitsu; come nasce quest’idea? Parlacene.
Come dicevo, la mia devozione al Brasilian Jiu-Jitsu è dovuta anche al fatto che si tratta di una pratica in grado di ripristinare l’equilibrio emotivo-intellettuale, donando fiducia in se stessi e per tanto risulta essere utile per tutti coloro che hanno grossi impegni di lavoro e sono sottoposti a continui stress, oppure a chi soffre di patologie di vario genere. Il mio impegno e il mio contributo consistono nell’insegnare la disciplina e metterla al servizio della gente; per tanto mi occupo in prima persona assieme ad altri soci della scuola chiamata “Cuor di Leone”, sita nel centro di Milano. Tutti assieme manteniamo attiva la collaborazione con la “Lotus” di New York.
Se da una parte hai deciso d’investire molto del tuo impegno nell’attività sportiva, dall’altra bisogna ammettere che da diversi anni la moda ti ha dato da vivere e ti ha riconosciuto uno spazio d’onore in città come Parigi, Londra, New York e appunto Milano. Come inizia la tua carriera nel mondo della moda?
La mia carriera nel mondo della moda inizia un po’ per caso, in un periodo in cui mi ero preso del tempo dallo studio della medicina. Ricordo di aver accompagnato ad un casting la mia fidanzata di allora, una modella conosciuta nella città in cui vivevo, e grazie a quell’occasione venni notato dalla sua agenzia di riferimento, tanto che dopo un paio di mesi partecipai come modello al “Capital Feshion Week” in Brasile. Ne seguì un primo contratto con Mega Models e poi l’agenzia Major Models, che ancora oggi cura i miei ingaggi nel settore. Ecco, fu tutto per caso! (Sorride)
In Italia, appunto, sei seguito dalla famosa agenzia “Major Models Management”; quanto è importante avere un punto di riferimento in questo campo? Quali sono le difficoltà?
È molto importante avere un punto di riferimento. Nessuno riesce a fare tutto da solo. Un modello è bravo a posare, a sfilare, ad usare la propria immagine al fine di renderla espressiva a seconda del contesto; ma poi ha anche necessità di professionisti che si curino della finalità a cui è destinata l’immagine, dei contratti e delle scelte sugli ingaggi. La difficoltà nel settore è proprio quella di creare un team affiatato.
Cosa ti ha affascinato nell’ambiente della moda?
Più di tutto, mi affascina viaggiare, coltivare nuovi interessi ed arricchire la mia cultura personale; vedere posti diversi e scoprire stimoli entusiasmanti. Infine, ammetto che è piacevole essere apprezzati! (Tono timido)
Fra i vari ingaggi indimenticabili, ricordiamo i fashion show di Roberto Cavalli e Yamamay, ma anche la pubblicità di Abercrombie & Fitch, il video “Egoismo e dispetto” di Remmy Williams, del quale sei il protagonista maschile…la tua bellezza è spesso in primo piano, ed immagino che tu le debba molto, ma quanto il carattere risulta essere determinante nel tuo lavoro?
Il mondo della moda usa molto la nostra immagine, e questo è inevitabile; ma quando ne abusa per contesti distanti dal proprio modo d’essere, diventa compromettente. Nel mio caso, opto solo offerte in equilibrio con la mia cultura e con la mia sensibilità. Rifiuto tutto ciò che non sono certo di portare avanti nel tempo. È importante che chi mi sceglie, abbia chiaro che prima del mio volto, sceglie la mia mente.
Sei stato definito un sex-symbol; e tu, come ti descrivi?
Sono un sex-symbol?! Grazie, mi fa piacere essere apprezzato, però non ti nego che è una grande responsabilità! Essere ammirato vuol dire prima di tutto fungere da esempio e mantenere la consapevolezza di questo di fronte ad ogni scelta. L’importante è riconoscere che ognuno di noi ha una propria particolarità e che apprezzare qualcun’altro deve essere di stimolo per tirare fuori ciò che di meglio si ha.
Parlando delle passerelle di moda, si finisce per evidenziare alcuni aspetti negativi di quest’ambiente lavorativo; primo fra tutti l’anoressia. È possibile che per bellezza s’intenda un’immagine ridotta a pelle ed ossa? Qual è il motivo?
Bisogna ammettere che l’anoressia è un problema prima di tutto psicologico, e poi che la manifestazione somatica di tale problema è l’esagerata magrezza. Come altre malattie, anche questa ha la sua componente di complessità da analizzare e non essendo uno specialista del mestiere, posso solo dire che la vedo, che è reale! Nel settore della moda, il problema è incentivato anche dai rigidi parametri richiesti. Le motivazioni sono distanti dalla mia comprensione e purtroppo colpiscono spesso i giovanissimi, che ancora non hanno ben definito il proprio carattere e l’immagine di se.
Ovviamente non potevi passare inosservato agli occhi della grande amante di bellezza maschile, Lory Del Santo, con la quale ti sono state scattate delle foto in spiaggia, e da lì l’imminente attribuzione di un flirt, con conseguente etichetta di toyboy. Un ruolo che non ritieni ti calzi bene. Credi che la vostra amicizia sia stata scambiata per passione; un puro e semplice gioco dei mass media?!
In merito a questo tema, posso dire che conosco molto bene Lory Del Santo, con cui ho lavorato spesso. La reputo una donna intelligente, ma con la quale non ho avuto una relazione sentimentale, difatti non esistono immagini che ci ritraggono in condizioni d’intimità. Non mi ritengo un toyboy e credo sia chiaro chi i mass media volessero colpire, purtroppo anche a danno della mia immagine. Ammetto che un po’ me ne dispiaccio, anche perché non mi è stato concesso un immediato confronto diretto.
Nella cultura sudamericana c’è una particolare attenzione per il culto della bellezza, che rispetto ad altre parti del mondo appare più istintiva e passionale, tanto da guadagnarsi posizioni di rilievo, spesso senza rivali; a cosa associ questo aspetto distintivo che vi appartiene?
La vera bellezza del Sud America è il mix culturale: esiste una varietà incredibile di razze, di lingue, di tradizioni e di particolarità somatiche. L’insieme di tutte queste caratteristiche convive in ogni persona del Sud America e questo credo sia alla base della forte personalità di ciascuno. Per quanto riguarda l’aspetto estetico, ci tengo a precisare che è una filosofia comune prendersi cura della propria salute, tant’è vero che a Rio de Janeiro non è affatto raro vedere persone di 70-80 anni correre lungo la spiaggia!
Qual è il tuo rapporto con la bellezza femminile? Cosa ti attrae?
Mi piacciono le ragazze belle ed intelligenti, e che a volte osano fare il primo passo. Adoro scoprire che non temono d’inseguire i propri desideri. Mi sento attratto da chi ogni tanto sa andare oltre gli schemi imposti dalle regole sociali, per seguire il proprio istinto.
Spostiamoci su un aspetto puramente artistico e che sta trovando spazio fra i tuoi interessi in maniera propositiva: la recitazione. Come da introduzione, sottolineo che hai un carattere intraprendente e senso per le attività di successo; in tal proposito nominiamo una fiction che in milioni abbiamo seguito, ovvero “Il peccato e la vergogna2”, in cui hai recitato, interpretando il perfido Christopher, nemico di Nito Valdi (Gabriel Garko). Per questo ruolo sei stato scelto da Roberto Graziosi, direttore casting; che esperienza è stata per te?
È stata una cosa del tutto nuova. Avevo già avuto delle esperienze davanti alle telecamere, ma non in maniera così impegnativa. Ho imparato molto sul set, grazie alla pazienza di Roberto Graziosi, che ha saputo incanalarmi al mio personaggio, il cui carattere è distante dal mio. Lo ringrazio molto della possibilità e di avermi trasmesso la consapevolezza di essere in grado di portare avanti questo lavoro. Da lì ho iniziato a studiare seriamente recitazione. L’aspetto più semplice di quest’esperienza è legato alla lingua, infatti interpreto un personaggio sudamericano.
Nella fiction hai recitato accanto a Gabriel Garko, Manuela Arcuri e Francesco Testi; cosa puoi dirci sull’affinità che si è creata all’interno del cast?
Ti confesso che sul set c’era sempre poco tempo, perché ognuno di noi era concentrato sul proprio ruolo, ma quello che posso dire è che si è creato un clima molto piacevole. Tutti i personaggi più noti del cast hanno dimostrarti gentilezza e grande serietà per il lavoro a cui ci dedicavamo con impegno.
L’attività di attore si consolida con un altro ruolo importante, grazie al quale sei nelle sale dei cinema di tutto il mondo ancora adesso. Questa volta interpreti il bodyguard di Alexania nel film di Ben Stiller, Zoolander2. Si può definire un sogno realizzato?
Assolutamente si può definire un sogno realizzato! Ben Stiller è una persona estremamente professionale, ma anche accomodante. Mi ha colpito il suo carattere esigente, e allo stesso tempo disponibile. Mi ha insegnato molto del mestiere, e questa è stata un’esperienza unica, che assume un valore grande per tutti coloro che come me aspirano a far parte del mondo del cinema. Il film è uscito lo scorso febbraio ed è ancora in alcune sale; ne vado fiero! Abbiamo girato a Roma per circa tre mesi, lavorando senza freni con oltre 200addetti. L’impegno era tanto, ma la sintonia del cast ha favorito un risultato di grande livello professionale.
Thiago, ti sei fatto conoscere nel mondo della moda grazie alla bellezza; in campo sportivo per l’impegno e la devozione; stai facendo carriera come attore e di certo non ti manca il fiuto per gli affari…cosa ti è rimasto da chiedere al futuro?
Essendomi impegnato nella creazione di una base solida della mia persona, è stato possibile usufruire di tutte le opportunità che mi sono state concesse sia in campo artistico che in quello sportivo. Certamente collaborerò per altri due anni ai progetti della mia agenzia di riferimento per quanto riguarda il settore della moda. Dopodiché mi auguro di mantenermi in buona saluta per scoprire tutto ciò che la vita vorrà offrirmi.
Dopo questa intervista a Thiago, posso confessare che bellezza e sensibilità intellettuale a volte coesistono concretamente in un’unica persona, sfatando le credenze comuni.
Romana Adrović
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