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Il Criticone n.33 – Adolescenti sminatori nel crudo e imperdibile “Land of mine”

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Una pagina di storia che in pochi conoscevano. Danimarca, 1945: la guerra è appena terminata e fra le conseguenze che si lascia alle spalle ci sono anche ben 2 milioni di mine antiuomo e anticarro piazzate dai nazisti sotto la sabbia delle coste danesi, nella previsione (sbagliata) dello sbarco alleato, che avverrà invece in Normandia. Una larga parte dei soldati tedeschi catturati, anziché essere rispediti a casa, vengono inviati forzatamente sulle spiagge per sminarle, e poco importa se molti sono dei semplici adolescenti, inviati in guerra negli ultimi mesi dalla follia di Hitler, in un ultimo disperato tentativo di recuperare una guerra già persa.

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Il sergente Carl (Roland Møller) e il suo gruppo di sminatori

Una dozzina di loro viene preso in custodia dal durissimo sergente Carl (Roland Møller), che cova un odio profondo verso i tedeschi invasori e che ha un cane come unico compagno. Addestrati blandamente a disinnescare gli ordigni, iniziano le pericolosissime operazioni di sminamento sulla spiaggia, dove li aspettano ben 45.000 mine. I ragazzi duramente provati sia fisicamente che psicologicamente vengono lasciati anche senza cibo e rinchiusi ogni sera in una fatiscente baracca, in attesa di ricominciare il lavoro all’alba. Si renderanno presto conto di essere finiti in un incubo più grande di loro, in cui dovranno tentare di sopravvivere e di resistere, consci del fatto di poter saltare in aria alla minima distrazione.

land of mine 3

Una scena del film

Sui libri di storia danesi non si parla di questa vicenda, un po’ come i turchi per il genocidio armeno. Immaginare uomini che saltano in aria per sminare una spiaggia è già tosto; vedere che sono dei semplici adolescenti è un vero tuffo al cuore. Ragazzi che della guerra sanno poco o nulla, ignobilmente gettati nella mischia dalla mente malata del Führer e trattati come bestie dai danesi, come se la colpa fosse loro.

Land

Il sergente Carl e uno dei ragazzi, Sebastian (Louis Hofmann)

Il film ci fa vivere drammaticamente tutte le paure, le insicurezze, le speranze, le debolezze e le solitudini di questo gruppo di soldatini, costretti tutti i giorni a confrontarsi con il rischio di una morte orribile o di gravi mutilazioni (per i più “fortunati”). La cruda regia di Martin Zandvliet entra visceralmente nello spettatore, mostrando senza retorica anche le immagini più strazianti, per un film altamente drammatico, toccante e che tiene per 100 minuti con il fiato sospeso. Un film assolutamente da non perdere per scoprire questa tostissima e tragica pagina oscura della Seconda Guerra Mondiale.

VOTO: 8.5

 
 

Ivan Zingariello

 

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