Amici di Mondospettacolo, in occasione della prima proiezione italiana di “Violent Shit – The Movie”, il nuovo film della saga di Karl the Butcher diretto da Luigi Pastore, il nostro Ivan Zingariello ha intervistato il protagonista Giovanni Lombardo Radice, figura leggendaria del cinema horror italiano ed internazionale, oltre che grande attore e regista teatrale.
Ciao Giovanni, con l’uscita di “Violent Shit – The Movie” è un piacere ritrovarti come protagonista di un film. Quand’è stata l’ultima volta che è accaduto?
Quattro o cinque anni fa ero co-protagonista in “Inflicted” di Matthan Harris, dove interpretavo un poliziotto. I protagonisti eravamo appunto Matthan ed io. Poi c’era anche Doug Bradley di “Hellraiser”.
E che sensazioni hai provato ad essere nuovamente protagonista di un film?
A me non fa molta differenza essere protagonista o non protagonista, l’importante è fare un personaggio che mi diverta e che mi piaccia. Questo era il caso perché il mio è un personaggio divertente, molto sopra le righe, molto gigione..
In “Violent Shit – The Movie” interpreti appunto il professor Vassago; che altro puoi dirci del ruolo di questo personaggio?
E’ una specie di genio del male, un burattinaio perfido e perverso che muove questo pupazzone di Carl the butcher ed è molto istrionico, molto narcisista, molto compiaciuto. Insomma.. teatrale in qualche modo, per cui era divertente da interpretare.
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Karl the Butcher e il professor Vassago (Giovanni Lombardo Radice)
Da quello che hai avuto modo di vedere durante le riprese che ne pensi del film?
Guarda, come è noto io non sono un fan di questo genere di film e quindi c’è molto più sangue, budella e splatter di quanto sia nei miei gusti. Questa è una cosa che riguarda un’intera categoria di cui io sono diventato un beniamino, però non coincide col mio gusto personale, quindi da quello che ho visto c’è molta macelleria, non a caso il personaggio si chiama “Karl the Butcher”, appunto “il macellaio”, quindi mi sembra anche giusto. Io guardo sempre il personaggio, da sempre il contesto del film mi interessa poco e quindi per me è stato divertente farlo. Mi sono rivisto al doppiaggio in inglese e mi piacevo, trovavo divertente quello che facevo.
Sul set c’era un attore in particolare che ti ha colpito?
Veramente non saprei, stavo anche abbastanza per conto mio, non è che avevo una grande interazione con gli altri, quindi non saprei dirti sinceramente.
E di Antonio Zequila, altro nome importante presente nel film, che ne pensi?
E’ simpatico… è una persona simpatica, gentile… Quello che doveva fare l’ha fatto e non c’era niente che non andasse bene in quello che faceva.
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Il satanico professor Vassago (G. L. R.)
Invece cosa ci dici del regista Luigi Pastore?
Luigi intanto è una persona molto carina e molto simpatica, molto gentile, molto entusiasta, gli piace quello che fa. Con lui mi sono trovato veramente bene, è uno che dà una grande carica, di quei registi che animano il set, quindi è stato piacevole lavorare con lui.
Hai visto i film originali della serie di “Violent Shit” o non ti è venuta la curiosità?
No, ma per carità di Dio, ma assolutamente no. Io manco ho visto la versione originale di “Omen” quando ho fatto il remake, figurati!! (ride)
Visto che il film è co-prodotto dai tedeschi, a proposito di Germania hai partecipato alla convention “Weekend of Hell”; come ci si sente ad essere una star del cinema horror conosciuto dai fan in tutto il mondo?
Guarda nel mio caso ci si sente.. che mi viene da ridere se non da piangere. È una bufala totale questa cosa. Le star sono quelle che lavorano! Anche senza anche avere necessariamente la villa a Hollywood con la piscina e il jet privato, però lavorano! Io sto morendo di fame, questo mi fa pure piacere se si dice, io non ho i soldi per comprarmi la vitamina C se sto male! Quindi questa roba della star lasciamola perdere per favore, è una contraddizione che io non mi spiego e forse non mi spiegherò mai. Effettivamente ci sono migliaia e migliaia di persone che mi venerano, che mi amano, che qua e là, che su che giù.. che ogni volta è una richiesta di questo di quello e tutto quanto, però il lavoro non c’è. E quindi che ti devo fa’, oramai c’ho fatto pace con questa cosa. Io non sono una star, io sono un fallito.. che una cosa diversa!
Le convention possono servire anche a questo, a dare una mano da questo punto di vista…
Servono appunto perché firmi gli autografi e magari campi altri 15 giorni o un altro mese, ma anche le convention non è che siano così frequenti, capito? Gli Stati Uniti non è che si fanno in quattro per pagare il biglietto a uno che viene dall’Europa, insomma. Quindi non è che c’è tutta sta richiesta. Ecco, io ho sbagliato a non andare a vivere in uno di quei paesi anglofoni molti anni fa. Sarei dovuto andare in Inghilterra, in America e sarebbe stato tutto diverso.. ma oramai è andata così, pazienza.
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Giovanni Lombardo Radice al Weekend of Hell 2015, insieme a Karl the Butcher, al regista Luigi Pastore e al produttore Steve Aquilina
Qual è il tuo rapporto con il cinema horror che, come abbiamo detto, non rientra nei tuoi generi preferiti?
Il mio rapporto è.. proprio nessuno! E’ inesistente, io non ho visto nulla. Tutte le volte che mi chiedono “cosa pensi di questo o di quello?” io non so mai cosa dire.. non ho visto niente!
Beh almeno i tuoi film “storici” li hai visti, dai..
Sì, quei due o tre dove facevo qualcosa di importante. Quelli dove facevo qualcosa di meno importante non li ho visti mai sinceramente.
Ad esempio?
Non ho mai visto per intero il secondo che ho fatto con Deodato dove facevo il prete, come si chiama, quello dove c’era Michael York..
“Un delitto poco comune”…
Sì, “Un delitto poco comune”. Quello non l’ho mai visto e non ho mai visto neanche “Body puzzle” di Lamberto Bava ad esempio. Proprio non mi piacciono, non è davvero il mio genere; non mi piace il sangue, non mi piace la violenza, non mi piace spaventarmi, non mi piace nulla di tutto quel genere lì, quindi che devo fare.. Ma non è che il mio sia un giudizio su questo genere (lo splatter ndr).. è un mio gusto personale. A me casomai piacciono le storie di fantasmi, le cose psicologiche.. mi piace Hitchcock, mi piace “The Others”, mi piace “Il sesto senso”, mi piace “Seven”…
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G. L. R. è Padre Giuliano in “Un delitto poco comune” (1988)
Visto che, volente o nolente, ti è capitato di fare splatter in varie epoche, come si è evoluto secondo te questo genere dai tempi in cui giravi con Margheriti e Fulci ad oggi?
Ma sai, devo dire che io negli ultimi anni non ne ho fatti più, nel senso che anche in questo film “Violent Shit” non c’è niente di splatter in quello che faccio io. Io non faccio nulla che sia a contatto con le budella, insomma, e così negli altri.. Nel film di Darren Ward “A day of violence” avevo una morte piuttosto cruenta, ma nulla di più. Gli effetti speciali sono diventati molto più sofisticati, sono cambiate alcune tecniche di ricostruzione delle parti del corpo, dei calchi… non si fa più come si faceva una volta, cioè la tecnica è andata molto avanti. Però appunto non ho molta esperienza perché sinceramente negli ultimi anni non è che abbia partecipato io di persona a scene di questo genere.
Parlando nello specifico di quelli che hai fatto tu, chi è il regista con cui ti sei trovato meglio?
Beh, fra quelli dell’horror è un quasi ex aequo fra Antonio Margheriti e Ruggero Deodato, con una lieve preferenza per Margheriti perché era una persona che aveva una grazia naturale, un tocco.. qualcosa di speciale! Gli ho voluto molto bene, era bravo.. era una persona eccezionale. Ma anche con Ruggero mi sono trovato molto bene.
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G. L. R. è Charlie Bukowski in “Apocalypse domani” (1980) di Antonio Margheriti
E invece come registi di altri generi?
Guarda, c’è da dire una cosa: di solito i registi brillano per non saper distinguere un attore da un controbuffet, cioè non sanno cos’è un attore. Non dirigono, non lo sanno fare, non lo vogliono fare.. per cui io sono stato sempre avvantaggiato dal fatto di essere un teatrante, di essere un regista teatrale, di essere uno che se la cava da solo. Non posso dire di avere avuto questi incontri così speciali, non è che ho incontrato Strehler sui set! Però mi sono trovato molto bene con Luigi Magni, che era uno dei pochi che dirigeva gli attori: ti faceva vedere quello che dovevi fare, recitava lui al posto tuo, quindi con Magni mi sono trovato benissimo. Poi mi sono trovato molto bene con Fabrizio Costa, non tanto perché dirigesse, ma perché si capiva molto bene quello che voleva.. e poi muoveva la macchina da presa e l’attore insieme ad essa in un modo molto coreografico e molto affascinante. E poi ancora mi sono trovato bene, anche se era invisibile perché stava sempre in delle misteriose cabine di regia, con Roger Young, il regista de “La Bibbia” televisiva. Tra tra l’altro lui mi ha fatto il complimento più bello di tutta la mia vita, dicendomi: “Tu sei come uno strumento, suoni esattamente la nota che uno vuole sentire, non sei come quegli attori che se gli dici ‘meno’ non fanno niente e se gli dici ‘di più’ esagerano; tu fai esattamente quello che un regista vuole, ti si può suonare come un violino”. Poi mi sono trovato bene per empatia, per amicizia e per entusiasmo contagioso con Michele Soavi. Insomma io problemi non ne ho avuti, salvo che con quello lì di “Cannibal Ferox” (Umberto Lenzi, ndr) e con Fabrizio De Angelis, che faceva il paio con Lenzi.. però in media io sono sempre andato d’accordo con tutti registi.
Qual è il genere che ti piace più interpretare vista questa tua quasi avversione per il cinema horror?
Mi piace lo storico, nella Bibbia (“San Paolo”, ndr) mi sono divertito come un pazzo a fare il Re Erode, che non era quello dei bambini ma il nipote, e mi piacciono molto i film in costume.. mi piacciono molto le cose di ispirazione letteraria, io avrei voluto fare tutti i film di James Ivory.. ma purtroppo non l’ho non li ho fatti.. (ride)
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G. L. R. è Re Erode nella miniserie “San Paolo” (2000)
Va da sé che la domanda successiva sia se ti piaccia più fare cinema o teatro…
Mah, guarda.. mi mancano in egual modo entrambi se non li faccio. Sono due sensazioni diverse, due stili di vita anche diversi, però mi piacciono molto tutti e due sinceramente. A me il cinema piace molto come mezzo, però anche il teatro!
Progetti all’orizzonte?
Progetti ne arrivano sempre, a iosa. Gente che dice “faresti”, “vorresti”, “penseresti”.. poi che vadano in porto, proprio no! La gente chiacchiera, chiacchiera.. ti mandano soggetti, ti mandano sceneggiature.. e poi, come ho risposto ad un tedesco che mi martella da due anni su un film che deve fare, io ho detto: “Senti caro, io sono abituato che credo di star facendo un film solo quando sto davanti alla macchina da presa e mi sbatto un ciak in faccia!”. Prima non dico che sto facendo un film, non è più come una volta. All’epoca, che facevi un film lo sapevi tre mesi prima e quando te lo dicevano era sicuro. Adesso ci sono un mare di chiacchiere e il più delle volte non succede assolutamente niente.
Quindi cosa c’è di concreto al momento?
Le cose più imminenti che mi succedono riguardano l’autobiografia che ho scritto, “Una vita da zombi”, che uscirà entro il 2016 nell’edizione americana/internazionale che io ho scritto in lingua inglese. Però recentemente la mia agenzia letteraria ha trovato un editore italiano, quindi sarà successivamente pubblicata anche qui da noi. Inoltre, grazie ad una piccolissima produzione, negli ultimi due week-end di febbraio sarò in scena al Teatro De Rossi di Roma con “Il visitarore”, per la regia di Barbara Porta. Interpreterò Sigmund Freud, infatti mi sto facendo crescere gli scarni capelli che mi sono rimasti e poi mi farò crescere anche il pizzetto da Freud..
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G. L. R. è Re Duncan nello spettacolo “Macbeth” (2014) da lui diretto
Invece questi due film segnalati come i tuoi ultimi, “The three sisters” e “Beyond fury”?
Il primo l’ho fatto ormai anni fa, ma siccome è uno di quei film fatti “a pizzichi e bocconi” da questi registi coraggiosissimi che s’impegnano nei ritagli di tempo con gli amici, non so molto altro. Io l’ho fatto e mi sembra di capire che sia stato completato.
E l’altro, “Beyond fury”?
Per quello, anche il coraggioso Darren Ward sta girando a spizzichi e bocconi, appunto. E siccome le mie scene sono abbastanza costose, sia per ambientazione che per effetti speciali, immagino che abbia bisogno di più fondi, quindi ogni tanto ne gira eroicamente un pezzetto. Non ha trovato i fondi per girarlo con tutti i crismi, consequenzialmente in 4-5 settimane o quello che sia, ma a breve sarà il mio turno per qualche scena e lo farò.. perché è sempre un piacere lavorare con Darren e poi lì il mio personaggio mi piace molto.
Infine parlaci di questa news dell’ultim’ora: parteciperai a un film che si intitolerà “Baphomet”?
Guarda, Matthan Harris (regista del film, ndr) mi ha cambiato ruolo, vuole farmi fare una parte più importante. Il copione mi è arrivato proprio oggi e non l’ho ancora letto. Quello che so è che interpreterò il capo di una setta satanica. E’ un film sul satanismo che dovrei girare quest’estate in America, di più non so.
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G. L. R. è Arthur Lehman in “The three sisters” (2015)
Grazie Giovanni, è stata come sempre una piacevole chiacchierata.
Grazie a te, a presto!
Intervista di Ivan Zingariello
Il trailer di “Violent Shit – The Movie”
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