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Roma, danza: ad aprile torna IN PUNTA DI DONNA

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Una rassegna contro ogni forma di violenza

Domenica 3 aprile al Teatro Italia in Roma torna “IN PUNTA DI DONNA”, la rassegna itinerante che, attraverso la danza, risponde alla violenza di genere in modo chiaro e deciso. Creatività e arte contro ogni forma di violenza: fisica, verbale, psicologica nei confronti dell’universo femminile.

L’iniziativa, patrocinata dal Ministero dell’Interno, dalla Regione e dal Consiglio del Lazio e dall’Assessorato alla Cultura del II Municipio; sotto il buon auspicio del Presidente del Senato, Pietro Grasso, prevede nel corso dell’intera giornata l’esibizione sul palco di numerose accademie di Roma e provincia.

vittorio di Rocca

L’evento sarà arricchito dalla prima edizione del PREMIO COREOGRAFICO, che avrà due giudici d’eccezione: i ballerini e coreografi Kristian Cellini e Vittorio Di Rocco.

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Madrina di questo grande appuntamento capitolino (che lo scorso anno ha fatto tappa a Roma, Benevento e Caserta) l’Etoile del Teatro dell’Opera di Roma Gaia Straccamore.

Gaia Straccamore

La kermesse, diretta da Giulia Antonini, presentata da Niccolò Carosi e organizzata da Roma Restyle, che opera nel territorio dal 2007, nasce da una idea del suo presidente, il giovane regista Michele Vitiello.

IN PUNTA DI DONNA” firmata dall’Associazione a promozione sociale Romarestyle è un’iniziativa artistica che, attraverso l’espressione creativa, cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica, le Istituzioni, le famiglie, i giovani, verso le dimensioni del femminile, contro ogni forma di violenza. Peculiarità di questa iniziativa è lo storico legame con SUSAN G. KOMEN – ITALIA, organizzazione di volontariato internazionale che opera nella lotta dei tumori al seno, simbolo e nucleo di problematiche caratterizzanti la donna. La rassegna mette a disposizione un fondo per questa nobile causa, destinato alla Komen stessa che a Roma opera nella struttura del Policlinico A. Gemelli.

L’iniziativa sarà anticipata da una conferenza accademica dal titolo: Donna – Fantasia, sogno e realtà. L’incontro si terrà all’università “La Sapienza” di Roma il 30 marzo.

Emanuele Pecoraro

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Emanuel CASERIO: l’amante 20enne di Sabrina FERILLI…….

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CASERIO.(4p).5.foto di Buccolieri x Velvet.

Emanuel CASERIO, è il giovane amante 20enne di Sabrina FERILLI che vedrete in “Forever Young”, il nuovo film di Fausto BRIZZI uscito oggi  in tutte le sale italiane.

Il giovanissimo Emanuel CASERIO, classe 1990, 25 anni,  non è un attore improvvisato;  per affrontare questo mestiere con tutta la serietà e la professionalità che serve,  si è formato presso la prestigiosa Accademia Nazionale di Cinema:  “il CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA” di Roma.

CASERIO.(4p).1.foto di Buccolieri x Velvet.

Ha già vinto un  importantissimo premio al Roma Fiction Fest Web come Migliore Interprete e ha  partecipato al Festival di Cannes con il film “I Ponti di Sarajevo – L’avamposto”, regia Leonardo Di Costanzo.  Poi è stato al fianco di Edoardo LEO, Claudio AMENDOLA, Luca ARGENTERO, Riccardo SCAMARCIO nel film-documentario “25 aprile, lettere dei partigiani condannati a morte” regia di Pasquale Pozzessere.

CASERIO.(4p).3.foto di Buccolieri x Velvet.

Emanuel CASERIO,  esce un po’ fuori dai canoni estetici italiani dell’immaginario collettivo dell’attore giovane, di cui siamo abituati a pensare in italia, ha una particolare spigolosità, non comune, molto erotica, che porta al desiderio; possiede inoltre un talento speciale ed un sorriso che buca che lo candida ad essere una delle giovani promesse più interessanti del nostro cinema.

CASERIO.(4p).11.foto di Buccolieri x Velvet.

Nell’agosto  2015 quando il regista Fausto BRIZZI  ha dovuto scegliere il giovane amante ventenne da affiancare a Sabrina FERILLI, ha provinato tutti i giovani attori belli,  famosi e fascinosi dello star-sistem italiano, ma  dopo aver provinato e incontrato  Emanuel CASERIO,  Fausto BRIZZI  ed i Produttori del film non hanno avuto dubbi e hanno detto: ”Emanuel CASERIO sarà Luca, l’amante 20enne di Sabrina FERILLI ! “

La Redazione

Foto di Cosimo BUCCOLIERI – VELVET Magazine

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Il Criticone n.32 – Un grande Tom Hardy si sdoppia nei gangster di “Legend”

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Nuovo appuntamento con “Il Criticone” per parlare di “Legend” di Brian Helgeland con Tom Hardy e.. Tom Hardy, già presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma. E’ la storia dei leggendari gangster londinesi Reggie e Ronnie Kray (entrambi interpretati da Tom Hardy), che conducono una vita senza freni nella Swinging London degli anni ’60. Reggie è un duro, ma ha un grande autocontrollo e conduce gli affari da vero businessman.

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Ronnie e Reggie Kray (Tom Hardy)

Ronnie invece è violento e psicotico e questo lo ha portato a finire dentro. Quando esce di prigione, i due gemelli cercano di consolidare il proprio potere nell’East End londinese, alleandosi con lo spietato gangster Charlie Richardson (Paul Bettany) e lavorando al fianco della mafia americana, desiderosa di sbarcare oltremanica. Reggie, oltre a sforzarsi di tenere a bada il turbolento fratello, si innamora di Frances Shea (Emily Browning) una ragazza del suo quartiere e poi la sposa. Promette di rigare dritto e diventa il proprietario di diversi nightclub.

Reggie e Frances Shea (Emily Browning)

Acclamati come dei divi, i Kray sono corteggiati da personaggi ricchi e famosi, e il loro potere raggiunge anche i vertici della politica. Ma questa parvenza di legalità non durerà molto. L’impero dei Kray è minacciato da vari fronti: da un lato è in corso un’indagine della polizia condotta dall’ispettore Leonard “Nipper” Read (Christopher Eccleston), che tra l’altro tutti i giorni segue Reggie come un’ombra in ogni suo spostamento, sperando di coglierlo con le mani nel sacco; dall’altro, Ronnie è una scheggia impazzita, e le sue tendenze violente, paranoiche e autodistruttive metteranno a serio rischio tutta l’attività imprenditoriale dei fratelli Kray.

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Ancora i due gemelli Kray

Brian Helgeland, già sceneggiatore di “Mystic river” e “L.A. Confidential” (con cui vinse l’Oscar), scrive e dirige un ottimo gangster movie, tirato e decisamente violento, ricco di piani sequenza e con una tensione crescente. Non manca qualche sana punta di ironia, soprattutto dovuta agli assurdi comportamenti del perennemente sopra le righe Ronnie. Ma il fulcro del film è assolutamente la grandiosa (doppia) interpretazione di Tom Hardy, che riesce magnificamente a caratterizzare due gemelli così diversi tra loro. Se non è da Oscar, è almeno da nomination! Del cast fanno parte anche Taron Egerton, David Thewlis, Chazz Palminteri e Duffy.

VOTO: 7.5

 

 

Ivan Zingariello

 

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STORIA DEL CINEMA ITALIANO: INTERVISTA A ORCHIDEA DE SANTIS

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Intervista a cura di Gordiano Lupi

Orchidea De Santis è un’attrice di cinema, teatro e televisione che si caratterizza per simpatia e bellezza. Porta in ogni film grande presenza fisica, senso dell’umorismo e ironia non comuni. Nasce a Lecce nel 1948, si trasferisce a Roma da bambina con la famiglia, al seguito del padre ufficiale di Marina. Nel 1960 entra a far parte del coro delle voci bianche della Radio Rai diretto dalla prof. Renata Cortiglioni. È giovanissima. Si avvicina al cinema a metà degli anni Sessanta con piccole parti di contorno che poi diventano sempre più importanti. Nel cinema di genere comincia con le commedie all’italiana e con il cinema comico puro interpretando diverse pellicole. Tra le più significative ricordiamo I due figli di Ringo – con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia – ed Ettore lo fusto di Enzo G. Castellari (1971). Nei suoi primi film recita a fianco di attrici affermate del calibro di Rosalba Neri, Anita Ekberg, Gloria Paul, Maria Pia Conte, Lisa Gastoni, Carole André, Valeria Moriconi e Rosanna Schiaffino. Purtroppo il destino di non essere quasi mai la protagonista della pellicola accompagna Orchidea De Santis per tutta la sua vita artistica, salvo rare eccezioni. La bella attrice leccese si ritaglia un ruolo fondamentale nel decamerotico, sottogenere nel quale solo nel 1972 la vediamo impegnata sul set di cinque film se contiamo anche Le mille e una notte all’italiana.

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Il decamerotico è un sottogenere che la vede accanto a Femi Benussi, Gabriella Giorgelli, Malisa Longo e Adriana Asti. Pure qui mai da sola e protagonista unica, ma sempre accanto ad altre. Eppure Orchidea ha ottimi argomenti fisici e, cosa da non sottovalutare, sa recitare, a differenza di altre attrici. La De Santis si afferma interpretando film che segnano l’inizio di alcuni filoni narrativi, quali il thriller (Il tuo dolce corpo da uccidere – 1970), il poliziesco (Concerto per pistola solista – 1970), il satirico brillante (Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno – 1974) e soprattutto la commedia sexy. Sono molti i film significativi che la vedono impegnata, come Colpo di stato di Luciano Salce (1969), Paolo il caldo di Marcello Vicario (1973) con Giancarlo Giannini, Rossana Podestà e Ornella Muti, ma anche Per amare Ofelia di Flavio Mogherini ((1974) con Renato Pozzetto e Francoise Fabian. Noi la ricordiamo per la commedia sexy, soprattutto per La nipote di Nello Rossati (1974), una pellicola cult che la vede protagonista indiscussa per tutto il primo tempo. Ma L’ingenua (1975), Il vizio di famiglia (1975), Le dolci zie (1975), Una bella governante di colore (1976), La dottoressa sotto il lenzuolo (1976) e Tre sotto il lenzuolo (1979) seguono lo stesso canovaccio.

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A partire dalla metà degli anni Ottanta le sue apparizioni cinematografiche si diradano. Lavora in teatro con Fiorenzo Fiorentini nelle commedie Morto un papa se ne fa un altro e  StregaRoma di Ghigo De Chiara. Fa Chicchignola di Ettore Petrolini con Mario Scaccia. Partecipa a spettacoli come Sottoveste di Castellacci e Ventimiglia, Live and Life di Mike Immordino, La Bambola Orchidea di cui è anche autrice (musiche di Aldo Saitt), fa un secondo Chicchignola con Fiorenzo Fiorentini e infine nel 1998 – 1999 interpreta La cicogna si diverte, commedia teatrale diretta da Carlo Alighiero. Per Radio Rai interpreta sceneggiati radiofonici (BaroccoRoma e Racconto Italiano – fine anni Settanta), dal 1989 lavora al Notturno Italiano, AZ – per gli italiani all’estero, Italia canta, Itinerari italiani, Facile ascolto, L’Arca di Noè (1998) e L’Anello di Re Salomone. Per la televisione, prende parte come attrice in sceneggiati e cortometraggi, tra i quali: Roosvelt (Rai Tre, 1986); La Maga Circe e Lucrezia Borgia (Rai Uno, 1987) e Il caso Redoli, film Tv della serie I grandi processi (Rai Uno, 1996).    Alla fine degli anni Ottanta organizza e conduce programmi televisivi considerati sperimentali per l’epoca, volti all’informazione ed educazione in difesa dei diritti degli animali, presso alcune emittenti private romane come GBR, Video1 e T.R.E. Per tale materia realizza video didattici, destinati alle scuole. Collabora attivamente con diverse associazioni animaliste. Attualmente è delegata per Roma e il Lazio dell’Organizzazione Internazionale per la Protezione degli Animali e organizza la manifestazione cinofila annuale Tali & Quali, gara di somiglianza tra cane e padrone.

Abbiamo incontrato Orchidea De Santis per rivolgerle qualche domanda sul suo passato di attrice della commedia all’italiana.

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Qual è stato il tuo primo film italiano?

Queste pazze pazze donne (1964) di Marino Girolami è stato il primo film. Ho partecipato in pellicole in coproduzione con altri Paesi ma sempre italiani.

È vero che hai interpretato alcuni film in Germania mai distribuiti in Italia?

Uno solo e l’ho dimenticato, titolo compreso, se non fosse per certi spietati collezionisti che scovano tutto, ma proprio tutto! Non l’ho mai visto anche se qualcuno mi ha promesso una copia. Credo fosse un film mai distribuito in Italia proprio perché produzione completamente tedesca.

Mi puoi dire qualcosa del tuo legame artistico con Luciano Salce?

Luciano Salce è stato il primo regista con cui entrai in contatto per un film che non ricordo quale fosse, forse Le monachine, ma non superai la prova, credo che fossi troppo giovane per il personaggio che cercava. Poi, per caso, dopo un anno circa, lo incontrai a Piazza del Popolo e rimase colpito per come in poco tempo avevo subito una trasformazione, ero cresciuta, avevo perso l’aria infantile. Questo fu il motore di tutto perché da lì a poco fui chiamata per il ruolo di Agnese in Come imparai ad amare le donne.

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Credo che girando quel film iniziò a valutarmi proprio per la mia faccia particolare e l’atteggiamento ironico e scanzonato con cui affrontai quella prova. Entrai subito in sintonia con lui e con il set. Il suo modo di condurre gli attori nella recitazione mi affascinava. Non l’ho mai sentito alzare la voce o irritarsi per qualcosa. Si poneva a tutti sempre con garbo e gentilezza. Ero molto attenta a seguire le sue indicazioni e facevo tesoro dei suoi suggerimenti. Di Salce è nota la sua intelligenza il suo carisma con quella caratteristica espressione beffarda e perennemente sarcastica. È anche noto quanto apprezzasse la bellezza femminile con un debole verso le giovanette se dotate di luce fuori dal comune. Emanuele, figlio, con cui ho un ottimo rapporto, è tutt’ora convinto, ma non è il solo, che la predilezione che aveva per me e la mia assidua presenza nei film del padre fosse dovuta al solito scontato tipo di legame. Salce era un uomo molto delicato, elegante e mai rozzo anche se ovviamente assecondava il suo istinto maschile, era un garbato corteggiatore e non si faceva mai forte del suo potere. Mai arrogante e mai insistente, soprattutto era capace di esserti amico e aveva la capacità di valutazione a prescindere da che tipo di rapporto si instaurasse. L’amicizia, il rispetto comune e il piacere di passare insieme qualche serata mondana è stato l’ unico rapporto che c’è stato tra noi. Era una persona dotata di fascino, era un piacere ascoltarlo e la sua irresistibile ironia di stile anglosassone esercitava una forte attrazione, ma io ero esclusivamente attratta dai miei coetanei. Ma il mio rifiuto a instaurare un rapporto di altra natura di quelli professionali non è stato un freno alla nostra amicizia e da persona intelligente dotata di grande sensibilità e rispetto quale era, ogni volta che si presentava la possibilità di affidarmi un ruolo lo faceva. Mi sono ritrovata in alcuni casi a recitare con lui e so che almeno una volta è stato lui stesso a suggerire al regista di affidarmi il ruolo quando riteneva fossi adatta alla parte. È stato indubbiamente un privilegio incontrarlo sulla mia strada e aver mosso i primi passi con un regista così particolare. Poi in fondo in fondo mi va di confessarti una cosa molto personale: peccato non aver mai avuto attrazione sessuale per qualcuno che contasse nel mio lavoro, sarebbe stato certamente un beneficio per la mia carriera. Ma se non fossi stata così giovane e coinvolta sentimentalmente in altre situazioni, avrei sicuramente preso in considerazione il fascino intrigante di Luciano Salce più di ogni altra persona incontrata sul set. Forse proprio quest’ardore che esprimo quando parlo di lui ha creato qualche sorta di ambiguità.

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E il tuo rapporto con Walter Chiari?

Ho conosciuto Walter Chiari perché nel cinema prima o poi ci si conosce un po’ tutti. Ma il ricordo più vivo che ho dell’attore viene dagli anni successivi alla sua assurda incriminazione e detenzione in carcere. Walter in quel momento della sua vita viveva veramente in uno strano vortice fatto di solitudine, ore piccole, frenesia e mancanza di regole. Oggi direi da uomo libero, se non fosse per quelle ferite che lo agivano in profondità. È proprio in quel periodo che mi capitava di incontrarlo spesso in varie situazioni. Era un folletto che appariva e spariva. Dopo teatro, a una visione privata di un film, in feste presso amici comuni (ne ricordo una bellissima in casa di Lelio Luttazzi – compagno di disgrazia – che si affacciava sulla Fontana di Trevi), o perché raggiungeva gli amici che lo attendevano al tavolo di un ristorante (a volte invano). Anche se indubbiamente dotato di fascino e seducente, per lui vigeva lo stesso veto che avevo messo per Salce: troppo vecchio per me. È ovvio che ogni uomo come prima cosa cerca di svolgere la sua funzione di maschio cacciatore, ma con me non ha mai funzionato come penso non funziona per gran parte delle donne perché siamo noi le vere cacciatrici.

Musicarello, Decamerotico e Commedia sexy. Sei stata un’icona di tre generi del nostro cinema popolare. Cosa ricordi di quel periodo?

C’era molto da fare a quei tempi. La possibilità che ho avuto è stata proprio quella di potermi misurare in tutti i generi dell’epoca, tranne gli horror, per i quali evidentemente non ero tagliata. Certo è stata una grande opportunità spaziare in tutto quello che il cinema di allora ti offriva. La mia scuola infatti si è svolta proprio sul campo, in ogni film sperimentavo qualcosa di nuovo o affinavo alcune caratteristiche nel tentativo di crearmi una personalità che gli spettatori potessero notare.

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Sei stata molto presente anche nel cinema d’autore. Paolo il caldo di Vicario, Per amare Ofelia di Mogherini, alcune pellicole di Salce (Colpo di stato). C’era un clima diverso nei set del cosiddetto cinema alto (definizione che non amo) rispetto al cinema popolare?

Più che d’autore questi che citi li metterei tra i film definiti da serie A e anche a me non piace questo tipo di classificazione. Ovviamente la questione principale è sempre quella dei soldi. Per cui i mezzi a disposizione, la cura in ogni particolare e la possibilità di un cast prestigioso faceva la differenza. Per farti un esempio nel film L’invasione con Michel Piccoli e Lisa Gastoni, abbiamo girato in una villa costruita completamente nello studio n.5 di Cinecittà, una sorta di tempio sacro perché veniva quasi esclusivamente allestito per i film di Fellini. Non so quanto potesse costare ma credo una cifra pazzesca. La pellicola, sempre molto costosa, era l’elemento indispensabile con cui i produttori dovevano fare i conti, ma per questo tipo di film non era un problema. Il clima sul set era piuttosto quello che creava il regista, non una questione di cinema alto o basso. Nel cinema più popolare i tempi erano più stretti, non bisognava sprecare pellicola, per cui a volte i ciak erano limitati e dovevi essere proprio brava/o a cavartela con poche ripetizioni di scena. Magari c’era una sola macchina con autista a disposizione, i cestini o i ristoranti meno costosi, i vestiti, se non si trattava di un film in costume, erano spesso quelli di noi attori e così via. È certamente più semplice fare un film ricco, c’è più agio in tutto. Ma ho visto muoversi maestranze, registi, produttori e attori nei film cosiddetti minori con un tale entusiasmo e maestria, cercando comunque di metterci il massimo dell’impegno nello stesso modo in cui i mezzi economici erano più allegri, che ancora oggi penso a quel cinema con più amore.

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Il volgare al cinema è un brutto film, diceva Lucio Fulci. Sei d’accordo?

Si sono d’accordissimo, infatti anche in qualche film che ho interpretato in cui si è rasentata la volgarità sono stata molto attenta a non esserlo almeno io.

La tua commedia sexy per eccellenza è La nipote di Rossati, ma hai ricoperto ruoli importanti ne L’ingenua di Baldanello, Il vizio di famiglia di Laurenti, Una bella governante di colore di Russo… il ruolo in cui sei stata maggiormente impiegata è quello della serva concupita dal padrone di casa, quasi mai protagonista principale ma sempre in secondo piano, per poi guadagnare il favore del pubblico. Perché questo destino da non protagonista?

Evidentemente non mi hanno mai ritenuta capace di tenere testa a un ruolo da protagonista. Forse il mio nome non era sufficientemente di richiamo. Forse per il mio naso poco francese. Forse per il mio fisico tanto italiano in un cinema molto esterofilo… forse forse forse. Fatto sta che comunque del ruolo della donna possibile, quella raggiungibile, io ne ho fatto un vanto. Ho scavalcato la frustrazione di non essere quasi mai stata protagonista pensando sempre che l’occasione non l’ho persa soltanto io, ma anche chi non ha mai ritenuto che potessi andare bene in un ruolo da sostenere tutto un film. In ogni è meglio che abbiano detto: “Peccato è uscita di scena!”, piuttosto di “che palle, non se ne può più!”

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Uno dei tuoi ultimi film distribuiti nelle sale è Arrivano i gatti (1979) dei Vanzina. In quel film hai avuto un incidente e hai deciso di chiudere con il cinema. Puoi raccontarcelo?

Era un strano periodo quello! Stavo alla ricerca di qualcosa di più che stentava ad arrivare. Mi stavo un po’ demoralizzando. Sentivo il bisogno di far crescere quell’Orchidea che sembrava arenata nei soliti ruoli. Tant’è che accettai quel film di malavoglia. Forse un presagio? Comunque girando quel film sentivo che anche l’ambiente stava cambiando. C’era un’atmosfera strana che non saprei come definire. E così accettando quel ruolo ho messo fine alla mia carriera di attrice, almeno come la conoscevo fin lì. Caddi miseramente in una botola costruita per una serie di gag proprio mentre Vanzina mi preparava per i primi piani. Ebbe l’idea di chiedere ai tecnici che si occupavano di quella botola se fosse tutto a posto e se l’avessero chiusa bene, ma quando vennero per verificare, ero lì con lo specchio in mano e il truccatore al mio fianco, la botola si spaccò e io sprofondai. Per fortuna il colpo fu attutito dalla presenza di materassi che servivano per le cadute della mia controfigura e tutti fummo inghiottiti dall’apertura nel pavimento. Solo io finii in ospedale portata dall’ambulanza con un gomito a pezzi. Risultato: due operazioni per farlo funzionare ancora.

Hai lavorato molto per teatro, radio e televisione… sei stata un sogno erotico di molti giovani italiani, ti hanno dedicato persino un libro. Puoi fare un bilancio della tua vita artistica?

Sono cresciuta in un mondo che sognavo e che fortemente ho voluto. Tutto ciò che ho fatto ha arricchito la mia vita, anche quella personale. Stare in un ambiente così particolare, affascinante ma anche molto difficile è stato un privilegio poterlo in qualche modo conquistare e sono grata a tutta l’esperienza fatta sul set con la sua umanità che, nel bene e nel male, ha contribuito a farmi diventare la donna che sono oggi. Ma la mia riconoscenza e il più sentito ringraziamento va ai tanti che, malgrado il mio strano procedere in questa carriera, mi hanno seguita e ancora oggi mi mostrano affetto e stima. Per me è veramente già molto.

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E adesso di cosa si occupa Orchidea De Santis?

Direi che fondamentalmente continuo a gustarmi la vita senza chiudermi a riccio in me stessa, come invece hanno fatto molte mie colleghe, ma cercando di dare agli altri il mio personale contributo. Ho allargato il mio orizzonte in diverse direzioni: teatro, produzione, rassegne cinematografiche, programmi e conduzione per la radio, sempre affiancando la mia passione per le battaglie sociali. Dalla difesa dei diritti degli animali all’ambiente che l’ingordigia umana sta depredando anche conoscendone le conseguenze. Abito in una zona di Roma a pochi passi da San Pietro e mi affaccio su un area verde che incredibilmente negli anni è stata lasciata in completo stato di abbandono diventando una discarica, in attesa di qualche tipo di speculazione. Ho iniziato un’estenuante lotta con le istituzioni anche per vedere se è vero, come comune pensiero, che è impossibile cambiare le cose. Insomma la storia di Davide e Golia. Da sola, all’inizio, ho costituito un comitato per difendere quest’area verde che sale su in alto, affinché diventasse un parco fruibile per gli abitanti della zona e per tutti i cittadini. Il luogo è di una bellezza indescrivibile perché salendo si gode di una vista mozzafiato. Questa collina che si chiama Monte Ciocci, è stata, per rimanere nel tema a te e a me caro, il set di uno dei più bei film di Ettore Scola: Brutti sporchi e cattivi. Stavo girando anche io un film: San Pasquale Bailonne Protettore delle donne e quando rientravo a casa la sera continuavo ad avere la luce del set in casa. Anche alla luce di questo come potevo essere indifferente alla sua distruzione e non fare qualcosa per difenderlo? Come risultato, dopo 15 anni di protesta, abbiamo un parco, nonostante tante persone che negli anni mi dicevano: Ma chi te lo fa fare?,   oppure: Tanto faranno ciò che hanno in mente. Oggi però me ne riconoscono il merito. Ho lo spirito del guerriero e di questo ne vado fiera. Poi scrivo molto, anche tu contribuisci a farmelo fare. Mi chiedono diverse collaborazioni anche con giornali on line, per ora ho interrotto il blog, anche questo mi impegnava parecchio. Insomma scrivere è un esercizio che mi piace e intendo continuare a coltivarlo. Infine penso che la vita, in tutti i suoi aspetti negativi e positivi, è veramente un’opportunità straordinaria che ci viene regalata e merita di essere vissuta pienamente fino alla fine.

Roma, 2 luglio 2012

Gordiano Lupi

www.infol.it/lupi

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FILMOGRAFIA

Orchidea De Santis ha fatto di tutto nella commedia classica, nel cinema erotico e nella commedia sexy che impazzava negli anni Settanta. Fabio Melelli le ha pure dedicato un libro che se amate la bionda attrice vi consiglio di acquistare. Si intitola “Orchidea De Santis” e fa parte della Collana Attrici del Cinema Italiano della Casa Editrice Art Core di Perugia. Tra l’altro la sua filmografia non è completa perché mancano alcune pellicole girate in Germania che non sono state mai distribuite in Italia (un po’ come per la Fenech). La filmografia che citiamo l’abbiamo prelevata pari pari dal suo sito internet (http://www.orchideadesantis.it), quindi è quella da lei approvata.

Queste pazze pazze donne di Marino Girolami, con Enrico Maria Salerno (1964)

Gli invincibili tre di Gianfranco Parolini, con Alan Steel e Mimmo Palmara (1964)

Kindar l’invulnerabile di Osvaldo Civirani, con Mark Forest, Mimmo Palmara e Rosalba Neri (1965)

ll nero di Giovanni Vento (1965)

La battaglia dei mods di Franco Montemurro, con Ricky Shayne, Joachim Fuchsberger ed Elga Andersen (1965)

Come imparai ad amare le donne di Luciano Salce, con Robert Hoffman, Michele Mercier ed Anita Ekberg (1965)

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I due figli di Ringo di C. Simonelli, con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Gloria Paul (1966)

Nel labirinto del sesso di Alfonso Brescia, con Franco Ressel e Maria Pia Conte (1968)

Sigpress contro Scotland Yard di Guido Zurli, con George Martin, Klaus Kinsky e Paolo Carlini (1968)

Colpo di stato di Luciano Salce, con Steffen Zacharias e Dimitri Tavarov (1969)

L’invasione di Ives Allégret, con Lisa Gastoni e Michel Piccoli (1969)

Togli le gambe dal parabrezza di Massimo Franciosa, con Alberto Lionello, Carole André e Leopoldo Trieste (1970)

Il tuo dolce corpo da uccidere di Alfonso Brescia, con Giorgio Ardisson e Francoise Prevost (1970)

Una macchia rosa di Enzo Muzii, con Giancarlo Giannini e Valeria Morioni (1970)

Quelli belli… siamo noi di Giorgio Mariuzzo, con Maurizio, Carlo Dapporto e Ric & Gian (1970)

Concerto per pistola solista di Michele Lupo, con Anna Moffo, Evelyn Steward e Gaston Moschin (1970)

Ettore lo fusto di Enzo G. Castellari, con Vittorio De Sica, Vittorio Caprioli, Luciano Salce, Rosanna Schiaffino (1971)

La preda e l’avvoltoio di Rafael Romero Marchent, con Peter Lee Lawrence e Dada Gallotti (1972)

Sette cadaveri per Scotland Yard di José Luis Madrid, con Patricia Loran e Paul Naschy (1972)

Decamerone proibito di Carlo Infascelli, con Dado Crostarosa, Gabriella Giorgelli e Malisa Longo (1972)

Decameroticus di Piergiorgio Ferretti, con Pupo De Luca e Aldo Bufilandi (1972)

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Le calde notti del Decameron di Giampaolo Callegari, con Don Backy e Femi Benussi (1972)

Anche se volessi lavorare che faccio? di Flavio Mogherini, con Enzo Cerusico e Adriana Asti (1972)

I giochi proibiti dell’Aretino Pietro di Piero Regnoli, con Femi Benussi e Tony Kendall (1972)

Il diavolo nel cervello di Sergio Sollima, con Stefania Sandrelli, Keir Dullea e Tino Buazzelli (1972)

Le mille e una notte all’italiana di Carlo Infascelli e Antonio Racioppi, con Maurizio Merli, Malisa Longo e Elio Provetto (1972)

Beffe, licenze et amori del Decamerone segretodi Walter Pisani (Giuseppe Vari), con Malisa Longo e Patrizia Viotti (1973)

Paolo il Caldo di Marco Vicario, con Giancarlo Giannini, Rossana Podestà e Ornella Muti (1973)

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Orchidea De Santis e Paolo villaggio in una scena del film “Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno”

Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno di Luciano Salce, con Paolo Villaggio e Eleonora Giorni (1974)

Amore e morte nel giardini degli dei di Sauro Scavolini, con Erika Blanc e Peter Lee Lawrence (1974)

Per amare Ofelia di Flavio Mogherini, con Francoise Fabian e Renato Pozzetto (1974)

Scusi, si potrebbe evitare il servizio militare?…No! di Luigi Petrini, con Renato Cecilia ed Erna Schurer (1974)

Provaci anche tu, Lionel di Roberto Montero, con Oreste Lionello e Ubaldo Lay (1974)

Prostituzione di Rino Di Silvestro, con Maria Fiore ed Elio Zamuto (1974)

La nipote di Nello Rossati, con Francesca Muzio, Daniel Vargas e Annie Edel (1974)

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L’ingenua di Gianfranco Baldanello, con Giorgio Ardisson e Ilona Staller (1974)

Attenti… arrivano le collegiali di Gianni Miller, con Toni Ucci e Yvet Monet (1975)

Il vizio di famiglia di Mariano Laurenti, con Renzo Montagnani e Edwige Fenech (1975)

Le dolci zie di Mario Imperoli, con Femi Benussi, Marisa Merlini e Pascal Petit (1975)

Un attimo di vita di Dante Maracini, con Gabriele Tinti (1975)

Una bella governante di colore di Luigi Russo, con Renzo Montagnani e Ines Pellegrini (1976)

San Pasquale Bailonne, protettore delle donne di Luigi Filippo D’Amico, con Lando Buzzanca, Stella Carnicina e Gabriella Giorgelli (1976)

La dottoressa sotto il lenzuolo di Gianni Martucci, con Karin Schubert e Eligio Zamara e Alvaro Vitali (1976)

L’appuntamento (dove, come e quando) di Giuliano Biagetti, con Barbara Bouchet e Mario Carotenuto (1977)

Ride bene… chi ride ultimo di Marco Oleandri, con Pino Caruso, Gino Bramieri, Luciano Salce, Walter Chiari (1977)

Il signor ministro li pretese tutti e subito di Sergio Alessandrini, con Giorgio Ardisson e Daniele Vargas (1977)

Tanto va la gatta al lardo di Marco Oleandri, con Macha Meril e Aldo Maccione (1978)

René La Canne (Tre simpatiche carogne) di Francis Girod, con Gerard Depardieu e Michel Piccoli e Sylvia Kristel (1978)

Ridendo e scherzando di Marco Oleandri, con Gino Bramieri (1978)

Tre sotto il lenzuolo di Michele Massimo Tarantini, con Aldo Maccione e Sonia Viviani (1979)

GATTI

Arrivano i gatti di Carlo Vanzina, con Gerry Calà, Franco Oppini, Ninì Salerno e Umberto Smaila (1979)

Tenerezza di Enzo Milioni, con Massimo Dapporto e Mattia Sbragia (1987)

Le amiche del cuore di Michele Placido, con Michele Placido, Claudia Pandolfi e Asia Argento (1992)

Il caso Redoli (film tv) di Massimo Martelli, con Claudia Pandolfi e Amedeo Letizia (1996)

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Un successo per il doppio appuntamento a Pistoia per Gionatan Giannotti

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Il bellissimo ex tronista Gionatan Giannotti è stato il super ospite di venerdì 4 marzo del locale di Pistoia Il posto nero dove ha incontrato le sue scatenate fan e ha regalato a una di loro una seduta di massaggio presso la Spa Prestige di Pistoia il giorno seguente. Un giorno indimenticabile per l’ammiratrice di Gionatan Giannotti di Uomini e Donne che ha ricevuto anche un buono che le permetterà di usufruire dello sconto del 30% sui trattamenti che si tengono nella struttura situata in via Bastione Mediceo 80 a Pistoia.
Tale vincitrice è stata la simpatica Marta Ballerini.

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Luca Diddi, titolare della Spa insieme con il fraterno amico Marco Ferro, è stato aiutato in questi due particolari eventi, il primo del 4 marzo in disco e il secondo, il 5 marzo, presso il centro benessere, dall’ ex corteggiatrice di ” Uomini e Donne”, Irene Casartelli.

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” L’ idea di organizzare questo progetto con Giannotti è nata con il preciso obiettivo di unire la sua immagine di uomo di spettacolo, molto amato dal pubblico per lo più femminile, con quello della figura professionale di personal trainer e di massaggiatore, mansioni che lui stesso svolge quotidianamente”- ha dichiarato Diddi.

Un’ idea che è risultata particolarmente vincente.

Ilaria Grasso

credito foto di Massimo Vernacchio

 

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La fotomodella Irene Casartelli si racconta a Mondospettacolo

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Mondospettacolo ha incontrato la modella e fotomodella, ex corteggiatrice di Uomini e Donne, Irene Casartelli, che ci ha parlato di se e del suo amore per la moda.

Ciao Irene, bentrovata, come e quando ti sei appassionata al mondo della moda?

Mi sono avvicinata al mondo della moda quando avevo 17 anni, grazie a mia zia che ha un azienda di abbigliamento donna, che mi chiese così per gioco di fare due prove di scatti fotografici con i suoi capi.  La cosa mi piaceva e  tutti mi dicevano che ero molto fotogenica e con un portamento naturale, da lì ho iniziato ad entrare in questo bellissimo e difficile mondo.

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Cosa rappresenta la moda per te?

La moda mi ha aiutato tanto a crescere caratterialmente, ad essere molto più socievole con le persone, perché ero troppo ma troppo timida, se qualcuno mi rivolgeva una parola diventavo subito rossa!

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Vantaggi e svantaggi dell’essere italiana, nel mondo della moda…

Gli svantaggi per una modella italiana? Beh… Che non è straniera!(ride). A parte gli scherzi, io parlo per me, non ho mai avuto la possibilità di entrare in una agenzia di Milano, forse sono stata sfortunata o semplicemente non andavo bene per le mie misure, infatti non  sono alta 1.76/1.80 e non sono anoressica, perché parliamoci chiaro, io le ho viste le ragazze delle agenzie su a Milano, sono alte, magrissime e straniere.
I vantaggi sono che -menomale- l’ Italia è grande e  Milano a parte, le agenzie delle altre città, ti apprezzano come sei e si fanno meno problemi.

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Qual è l’esperienza professionale che ricordi con maggiore emozione?

Non posso dimenticare la mia prima sfilata ufficiale per la Rifle a Barberino del Mugello, è stata una grande sorpresa perché non credevo di essere presa. È stata una grandissima emozione, mi tremavano le gambe e poi non posso dimenticarla dal momento che è stato presente il grande campione di moto GP Marco Simoncelli.

Come facciamo a seguirti?

Mi potete seguire su Facebook nella mia Fanpage e su Instagram con il nick irenecasartelli86

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I tuoi progetti artistici per il futuro prossimo….

Diciamo che ci sono dei progetti importanti, ma preferisco tenerli segreti.

Manda un messaggio ai lettori di Mondospettacolo….

Vi mando un grande saluto e un mega bacione.

ILARIA GRASSO

credito foto tommaso ciriolo

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Intervista a Nat & Kim le protagoniste della nuova Hit: “All right”

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Due grandi artiste si sono trovate ed hanno deciso di regalarci un bel po’ di hit tra cui  “All right”, un disco  molto allegro e frizzante. Abbiamo deciso di parlarne  proprio con loro, le due “sisters”: Nathalie Aarts e Kim Lukas.

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Nathalie come nasce la collaborazione con Kim?

Io e Kim abbiamo cominciato a collaborare  negli anni Novanta, facendo diversi Tour dai quali è nata una grande amicizia; dopo vari lavori, nel 2007 abbiamo deciso di fare il primo disco insieme.

All Right inizia proprio col suono di una chitarrina che ci colpisce subito, mentre il video è molto cartone animato.

Il video di questa canzone lo potete trovare su You Tube, è stile cartone animato, devo dire molto carino e lo abbiamo dedicato ad un bambino speciale, il risultato è ottimo, veramente un buon lavoro.

Volevo ringraziarti e complimentarmi con te, a breve lo farò anche con Kim, di questo grande lavoro.

Grazie a te, a tutti gli ascoltatori di ” Thenetwork radio” e a tutto il pubblico di Mondospettacolo.

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Siamo al telefono con Kim

Kim, tu e Nathalie siete due voci importanti nel panorama Dance, due voci che si sposano anche molto bene.

Io e Nathalie abbiamo  avuto la fortuna di incontrarci, per me è come una sorella, poi abbiamo deciso di collaborare insieme e portare avanti un sogno comune.

All Right è il vostro ultimo pezzo.

Si, questo pezzo è l’ultimo che abbiamo fatto io e Nathalie. Una canzone che vuole trasmettere ottimismo al cento per cento, è il messaggio che ci dice che comunque nella vita andrà tutto bene.

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Grazie e complimenti per questo lavoro speciale.

Grazie a te, a tutti gli ascoltatori di ” Thenetwork radio” e a tutto il pubblico di Mondospettacolo.

CREDITS:

ETICHETTA (BANG)

Intervista scritta da: Sara Di Sibio

In collaborazione con: The Network radio

Intervistatore: Alessandro Cavaceppi (Alex J.)

 

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Il Foglio di Piombino partecipa al premio “Strega”

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Piombino, 10 marzo 2016

La casa editrice Il Foglio di Piombino, diretta da Gordiano Lupi, dal 1999 tiene testa ai colossi editoriali alla maniera di Davide contro Golia. Alla politica non sempre trasparente dei gruppi editoriali maggiori risponde con armi quali la qualità degli scrittori, la serietà, l’onestà, la passione disinteressata. Un editore indipendente, che agli autori esordienti ha il coraggio di chiedere non contributi o raccomandazioni ma “solo” un alto livello nella scrittura. Anche quest’anno Il Foglio partecipa al Premio Strega con una sua scrittrice, Alessandra Altamura. Il libro, Viaggio in bianco e nero, attraversa vari paesi della terra, vicini e lontani, con le storie dei suoi protagonisti, tra cui un bambino profugo, dedicando particolare attenzione alle realtà più ignorate e sconosciute (i villaggi tradizionali africani e indonesiani, le favelas del Brasile, gli angoli marginali delle grandi metropoli o delle piccole città). Uno sguardo aperto, pulito e umano sulle diversità del mondo, in una società che invece tende a chiudersi, a dividere, a rifiutare. Gordiano Lupi non partecipa al Premio soltanto come editore, ma anche, per la seconda volta dopo Calcio e acciaio- Dimenticare Piombino, come scrittore.

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Quest’anno viene presentato al più prestigioso premio letterario nazionale con la sua opera Miracolo a Piombino- Storia di Marco e di un gabbiano, edita da Historica, corredata dalle foto originali di Riccardo Marchionni. Le storie parallele e congiunte di un ragazzo e di un gabbiano, sullo sfondo di una Piombino in cui convivono magicamente i mostri industriali e i paesaggi marini più selvaggi, rappresentano la difficoltà della crescita: quella sfida con se stessi, propria dell’adolescenza, per trovarsi e riconoscersi.

Stampa

L’autore indaga con delicatezza e profondità emozionanti i meandri solitari dell’animo umano, in cui tutti abbiamo rischiato di annegare da ragazzi, nel tentativo di scovarvi talenti e verità. Un doppio successo, dunque, per chi ha mantenuto negli anni un amore integro e incrollabile per la letteratura, quella vera.

La redazione

Tel. E Fax: 056545098 – Mail: ilfoglio@infol.it

Corrispondenza: CASELLA POSTALE 66

Posta Centrale di via Volta – Piombino

Redazione: via Boccioni 28

57025 PIOMBINO (LI)

 

IL FOGLIO LETTERARIO & EDIZIONI IL FOGLIO

Rivista e Casa Editrice fondata nel 1999

Sito internet: www.ilfoglioletterario.it

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Le Fotomodelle di Mondospettacolo: Claudia Carletti

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Claudia, 25 anni, di Cremona da tre anni hai scoperto un amore per la fotografia.

Ami molto il nudo perché credi che in un corpo nudo non ci sia nulla di volgare, anzi se ben interpretato, possa diventare un’opera d’arte, sei d’accordo?

Sono d’accordo al cento per cento, se portato con fermezza il corpo umano non è un tabù o uno strumento del sesso è una vera e propria opera d’arte. Il nudo è arte e nell’arte mi rispecchio molto, tutto quello che ci circonda è arte e allora perché non diventare arte stessa?

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Ti definisci esibizionista e ti piace effettuare servizi fotografici all’aria aperta.

Principalmente amo posare all’aria aperta, sono naturista per natura e amo mostrarmi e stare in mezzo alla gente mentre sono nuda, perché credo che nella vita sentirsi bene con il proprio corpo sia la formula perfetta per vedere il mondo in maniera positiva. Esibizionista? Io ovvio!!! Non poserei all’aria aperta altrimenti e non girerei per casa nuda andando a prendere il sole sul balcone facendo felici i vicini!

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Posi per passione che ti permette di esprimerti e non esclusivamente per lavoro

Poso esclusivamente per passione, amo la fotografia e una volta che impari a stare davanti e dietro l’obiettivo non puoi farne a meno, amo esprimere ciò che il mio corpo in quell’istante vuole che lo spettatori veda. Pensare che è nato tutto da una semplice fotografia scattata nella mia camera, da li ho trovato un nuovo mondo quello della fotografia, anche perché dovete sapere che prima di incontrare l’amore per la fotografia ero la classica sfigata brutta con gli occhialoni, beh direi di essere sbocciata e vedo questo mio cambiamento come rivincita verso quelle persone che a scuola e fuori non credevano in me!

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Hai collaborato con studi fotografici per mostre fotografiche e con media di Cremona

Ho avuto più di una pubblicazione sulla rivista “Fotografare”, su ” Fluffer Magazine contemporary nude photography ” una pubblicazione sul Libro “Polaroid” fatto delle mostre fotografiche, nel mio piccolo qualcosa di buono l’ho fatto!

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L’abbigliamento indispensabile nella tua valigia

Nella mia valigia c’è posto solo per tacco 12 e pizzo, immancabile pizzo, una donna non è tale se non sa sedurre il proprio uomo a letto con del pizzo!

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Ti affascina il mondo dello spettacolo?

No, per niente, amo quello che faccio perché è la mia quotidianità

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Il tuo rapporto con i social network?

Ho poco tempo a casa per seguire i social, tra lavoro, casa, cucinare soddisfare l’uomo.

I social li metto all’ ultimo posto, ma comunque cerco sempre di tenere aggiornata la mia paginetta di RedClo “nome d’arte”

https://www.facebook.com/RedClo89/

Paolo Isa

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Le fotomodelle di Mondospettacolo: Elisabetta

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Ciao Elisabetta, presentati ai nostri lettori.

Buongiorno a tutti! Mi chiamo  Elisabetta e sono indossatrice e fotomodella da  vari anni. Sono di origini piemontesi e toscane.  Sono una persona speciale e imprevedibile. Il mio essere, mi porta alla ricerca di continui nuovi stimoli ed esperienze, che si distaccano dalla quotidianità e la mia unicità e particolarità, mi permette di mantenere una dose di  spontaneità. Mi piacciono l’arte e le cose raffinate. Non sono una persona molto accomodante e dalla falsa cortesia, direi piuttosto ribelle! Ripudio da me l’ignoranza, la stoltezza e la passività. Sono sempre per la presa rivoluzionaria e anticonformista delle cose. Non ci si annoia con me sicuro!

Le foto che ami particolarmente quali sono?

Le foto che amo particolarmente sono quelle glamour, seducenti con delicatezza, amo anche le foto che raccontano delle storie fantastiche come in un castello o che hanno a che fare con la poesia. Anche in costume d’epoca.

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La tua vera  passione ?

La mia vera passione, viaggiare e la moda!

Come definisci il tuo carattere?

Mi definisco delicata e sensibile, creatura ammaliatrice  ma al tempo stesso una giovane donna forte e coraggiosa!

Il tuo abbigliamento preferito e l’indumento indispensabile nella tua valigia?

Amo gli abitini. sia neri sia colorati. Adoro il verde, il fucsia e il blu. E nella mia valigia uno di questi lo si trova sempre !

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Elisabetta ed il mondo dello spettacolo.

Io e il mondo dello spettacolo? Ambiente mica facile..! Un’arma a doppio taglio. Offre gratificazioni immense, ma ci sono tanti personaggi da cui bisogna guardarsi bene. In passato ne ho incontrati alcuni  e da lì ho iniziato ad andarci con i piedi di piombo e ad essere più diffidente.

Una tua aspirazione ?

Essere realizzata nel campo della fotografia che ho sempre amato..

Ti definisci sportiva, classica, sexy ?

Mi definisco glamour e sexy!

Paolo Isa

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I 50 ANNI DI STAR TREK-STAGIONE 1-EPISODIO 2: “IL NAUFRAGO DELLE STELLE”

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Sono passati 50 anni, da quando nel 1966 sulle TV Americane debuttò quella che sarebbe divenuta la serie di fantascienza più vista nella storia della televisione: STAR TREK.

Ho pensato quindi di rendere un omaggio a questa gloriosa serie con la pubblicazione della descrizione di tutti i 79 episodi di Star Trek O.S.
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Continuiamo la nostra storia dalla prima stagione e dal 2° episodio: “Il naufrago delle stelle”

TRAILER ORIGINALE

Trama

Dal cargo Antares sbarca sull’Enterprise il giovane Charlie Evans, unico sopravvissuto di un naufragio avvenuto 14 anni prima su Thasus. Ben presto s’innamora di Janice Rand arrivando a compiere, per lei, dei piccoli miracoli, ma quando comincia ad essere contraddetto inizia a comportarsi in modo sempre più arrogante, arrivando ad usare i suoi poteri per impadronirsi della nave.

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COMPARAZIONE DEGLI EFFETTI ORIGINALI E MODERNIZZATI CON CGI IN OCCASIONE DELL’USCITA DEI BLU RAY DEL 2009

Per oggi è tutto, arrivederci al prossimo episodio di STAR TREK

E come è per noi Trekker tradizione, voglio salutare tutti voi che ci avete sin qui letto con il saluto Vulcaniano.
Long Live And Prosper To Everybody.

Alex Cunsolo

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Prende il via domani, 14 marzo, l’11a edizione di Cortinametraggio

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Circa 400 corti selezionati, il 50 per cento in piu’ dello scorso anno: 15 finalisti. Previste le presenze di talents di primo piano da Laura Morante a Anna Falchi da Violante Placido a Francesca Cavallin

Le Giurie di addetti, artisti, autori. Gli eventi speciali: inaugurazione domani alle 19.45 al cinema Eden con un corto di Ettore Scola, la serie “Ricette e ritratti d’autore”, l’omaggio a Anna Magnani, il docu film Rai “Santità faccia finta di pregare”, rassegna di corti del Centro Sperimentale e il premio al piu’ giovane,.

Domenica 13 marzo – Si inaugura con un corto diretto da Ettore Scola al quale è dedicata la undicesima edizione, Cortinametraggio, la piu’ importante e glamour manifestazione dedicata ai cortometraggi, alle web series e ai booktrailers che andrà avanti fino a domenica 20. Domani sera dopo il cocktail di inaugurazione all’Hotel Savoia di Cortina, alla presenza di autori, attori, produttori, registi e cortisti e di rappresentanti della stampa nazionale e locale, al Cinema Eden sarà riproposto “’43-‘97”, che fa parte di dieci mini-film realizzati dal produttore Giorgio Leopardi e che insieme compongono un lungometraggio. Il corto di Scola, che si avvale della scenografia di Luciano Ricceri e delle musiche di Armando Trovaioli, racconta la fuga di un ragazzino ebreo che durante i rastrellamenti nazisti si rifugia in una sala cinematografica e qui diventa uomo consapevole seguendo spezzoni dei grandi film storici italiani da “Roma città aperta” a “I soliti ignoti”, da “Il sorpasso” al “Gattopardo”, da “Una giornata particolare” proprio di Scola a “Ladri di bambini”.
Sono 15 intanto i corti di commedia finalisti a Cortinametraggio 2016. All’organizzazione, curata da Maddalena Mayneri e dal direttore artistico Vincenzo Scuccimarra sono arrivati quest’anno ben 400 corti, circa il 50 per cento in più rispetto allo scorso anno. 14 invece i book trailers finalisti, i corti promozionali di libri, scelti fra i cento proposti. 5 le Web series edite e 5 inedite selezionate tra le 50 proposte. L’elevata partecipazione di artisti e di registi giovani e giovanissimi caratterizza la manifestazione. “Sara’ un’edizione record – annuncia la Mayneri -.Non a caso Cortinametraggio è stata definita il Festival talent scout contribuendo alla valorizzazione di giovani registi passati dalle proiezioni dei loro corti al Cinema Eden a realizzare film di grande successo. Tra questi Paolo Genovese (sugli schermi con “Perfetti sconosciuti” ma regista anche di “Immaturi”, Francesco Munzi (è di ieri l’annuncio che il suo“Anime nere” sara’ proposto negli Stati Uniti), Piero Messina (“L’attesa”)”.
Tra le altre iniziative una rassegna di corti degli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia che prendendo spunto dalla Webseries Rai “Genitori contro figli”, hanno realizzato contrapposte Webseries intitolate “Viste dai figli”, Il Premio del pubblico e una selezione di colonne sonore. La manifestazione cortinese attribuirà tra l’altro, riconoscimenti ai vincitori dei corti divisi nelle varie sezioni, in denaro i Premi Franz Kraler di 1.500 euro al miglior corto in assoluto, attribuito dal brand Franz Kraler. E’ poi previsto un riconoscimento speciale di valorizzazione per l’originalità. Si tratta del Premio Goodweird – Migliore in modo originale della Lenovo, riservato alle Web series. Lenovo, società leader mondiale del mercato di PC, da 11 trimestri consecutivi ai primi posti nei mercati di smartphone, tablets e server é azienda produttrice di computer di ultima generazione proiettata verso il futuro sviluppando ricerca e innovazione. Sara’ infine attribuito un importante premio che prevederà la circolazione di un corto scelto dall’Anec-Fice in 450 sale cinematografiche d’essai. A proposito di giovani, da segnalare un riconoscimento particolare e di buon auspicio all’interprete piu’ giovane dell’anno che andra’ a Ludovico Girardello, a cui viene assegnato il premio “Bayer, i mille volti della ricerca” al protagonista dell’originale film” “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores.

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Stronza Bipolare, il nuovo video di Shade estratto da Clownstrofobia

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Stronza Bipolare è il nuovo estratto da Clownstrofobia, primo album ufficiale del rapper torinese Shade pubblicato lo scorso gennaio per Warner.

Il cd che è entrato direttamente in classifica nella Top 10 degli album più venduti nella settimana dell’uscita, si è poi posizionato poi al 7° posto della classifica FIMI e alla 4° posizione nella classifica di vendite su iTunes.

Il testo descrive un amore finito male con una ragazza dalla doppia personalità. Questa ragazza che Sahde ha amato, nonostante lo abbia fatto letteralmente impazzire per via del suo essere “stronza e bipolare”, è rimasta comunque nel cuore e l’artista la ricorda ironicamente come la sua “stella bipolare“. 

Il video diretto da Andrea Dipa, verte su un susseguirsi di siparietti tragicomici, sottolineando proprio il sentimento scaturito dai cambiamenti umorali della ragazza. La storia è raccontata dell’artista nel suo tipico stile tra il serio e l’ironico e i toni del brano si susseguono tra giochi di parole e battute grottesche.  Stronza Bipolare è prodotta dai Drops To Zero.

L’album Clownstrofobia, composto da 12 brani che si è fatto notare per il sound e soprattutto per la potenza dei testi. Il giovanissimo musicista ha dato vita a un progetto fuori dalla righe, del tutto rap e del tutto pop, a seconda di chi lo guarda. Shade racconta il paradosso della vita di un rapper che viene visto come “intrattenitore” divertente grazie ai suoi video virali, i freestyle, i pezzi allegri come “Mai una gioia” e gli extrabeat rappati di altissima  velocità. «Quando ad un rapper viene chiesto più spesso di fare un freestyle che un semplice “ciao come stai?”, -spiega Shade- tutto questo causa “Clownstrofobia”». L’album rappresenta un punto d’incontro incontro tra la tecnica del freestyler più ironico e pungente, con quello dell’artista più maturo e introspettivo.

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Debbit pubblica Mandrake e annuncia il primo album ufficiale

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Finalmente resa nota la release dell’atteso primo album ufficiale di Debbit, Piano D. Questo il titolo del cd che uscirà il prossimo 25 marzo per La Grande Onda di Piotta con distribuzione nei negozi Sony e MIe per gli store digitali. Il rapper romano, già protagonista delle due ultime edizioni di MTV Spit, ha completato dopo mesi chiuso in studio le dodici tracce che compongo il disco con le produzioni di ManuPHL, Weshit e molti altri.

Dopo HHD e A tempo debito, videoclip già pubblicati nel 2015, arriva Mandrake per lanciare al pubblico un ulteriore assaggio del sound e delle rime pronte per l’imminente uscita. Ambientato in un party con la tipica atmosfera festaiola, Debbit gioca appunto sulla figura del celebre personaggio dei fumetti Mandrake. Le immagini scorrono sui beat di DannyBeatz e nel videoclip firmato Andrea Braconcini per Superview Filmaker.

Ilaria Grasso

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Esce anche in Italia il nuovo album dei Rüfüs

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Rufus LANCIO

Esce anche in Italia Bloom, il secondo album degli australiani Rüfüs. Tyrone Lindqvist, James Hunt e Jon George che sono stati in Italia il 10 marzo a Milano, prima data del tour europeo, del quale la doppia tappa londinese è già sold out.

Dopo il clamoroso boom in Australia, dove hanno addirittura sorpassato nelle vendite una star come Adele, il trio di Sydney è pronto a conquistare anche il pubblico di casa nostra. Già con il primo singolo Like an Animal, hanno destato l’attenzione delle radio italiane entrando nella Top 50 Earone, ora con la pubblicazione di Bloom accompagnato dal nuovo singolo Say A Prayer For Me puntano a confermare il loro successo.

Say A Prayer For Me colpisce subito con il suo irresistibile ritornello, il videoclip diretto da Toby & Pete, già apprezzati per le loro precedenti collaborazioni con Flume e Chet Faker, ruota su un alternarsi di luci misteriose e effetti visivi che avvolgono la band, all’interno di un’oscura foresta.

Bloom pubblicato il 26 febbraio su etichetta d:vision/Energy Production, racchiude la migliore produzione tra suoni indie dance, che strizzano l’occhio a una raffinata electro. La storia dei tre musicisti comincia con il loro primo EP omonimo del 2011, ma, il vero successo arriva nel 2013 grazie all’album Atlas, che li catapulta al numero uno della classifica album in Australia. Questo traguardo conferisce al trio il titolo di Best Independent Dance Electronic Album ai prestigiosi ARIA Awards 2014, più svariate nomination al seguito: Best Independent Album, Best Indie Dance Single, Best Dance Release e Best Live Act.

Ilaria Grasso

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Il Cinema di Mario Bava: “Quante volte… quella notte “

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Quante volte… quella notte (1968)

di Mario Bava

La recensione di Gordiano Lupi

Regia: Mario Bava. Soggetto e Sceneggiatura. Mario Moroni, Carl Ross. Dialoghi: Guido Leoni. Aiuto Regista: Lamberto Bava, Claudio Rainis. Montaggio: Otello Colangeli. Direttore di Luce: Antonio Rinaldi. Operatore alla Macchina: Salvatore Caruso. Assistenti Operatori: Carlo Tafani, Enrico Lucidi. Fonico: Raul Montesanti. Direttore di Produzione: Virgilio Muzio. Ispettori di Produzione: Maurizio Marvisi, Francesco Casati. Architetto: Andrea Crisanti. Costumi: Blanda. Produzione: Delfino Film. Interni: Stabilimenti Dino De Laurentiis Cinematografica spa. Registrazioni Sonore: Cinemontaggio (su apparecchi Westrex). Fonici: Sandro Occhetti, Fausto Achilli. Negativi – Positivi: Istituto Luce. Colore: Eastmancolor. Musiche: Lallo Gori. Edizioni Musicali: Nazionalmusic (Roma). Paesi Produzione: Italia – Germania. Case di Produzione: Delfino Film (Roma), Hape Film GMBH & co (Monaco). Produttori: Zeljco Kunkera, Claudio Rainis. Produttore Esecutivo: Alfred Leone. Interpreti: Daniela Giordano, Brett Halsey, Dick Randall, Valeria Sabel, Michael Hinz, Rainer Basedow, Brigitte Skay, Calisto Calisti, Pascale Petit.

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Film insolito nella produzione di Mario Bava (Sanremo, 1914 – Roma, 1980), uno dei nostri più grandi autori di horror e fantastico, specializzato in gotico e thriller. Film così insolito che fino a ieri non mi era mai capitato di vederlo, fidandomi di recensori poco accorto e superficiali che lo liquidavano come un prodotto minore, come un Bava di serie C, perdibile e dimenticabile. Lo stesso Bava mi aveva convinto che non era il caso di vedere la pellicola, perché la citava tra i suoi film che detestava, alla pari con Le spie vengono dal semifreddo (in realtà molto divertente!) e Cinque bambole per una luna d’agosto (e qui condividiamo).

Quante volte… quella notte viene girato nel 1968, ma è troppo in anticipo rispetto ai tempi e – per problemi con la censura causati da certe sequenze piuttosto spinte – vede la luce soltanto nel 1972. Risulta uno degli ultimi film di Bava, prima di Lisa e il diavolo e Cani arrabbiati, ma è stato girato subito dopo Diabolik. Tutto lo stile di Bava viene fuori con prepotenza, dalla fotografia intensa a base di colori accesi, stile fumetto horror, passando per un eccesso di zoom e grande tensione narrativa. Impossibile non accreditare con certezza il film al grande regista ligure sin dalle prime sequenze, addirittura dalla visione della sigla a disegni animati che mette in primo piano un singolare psicanalista e le sue macchie che prendono il volo come farfalle. Vediamo la trama che è soltanto una scusa per compiere un’indagine sula psiche umana e sulle diverse sfaccettature della verità. Va da sé che è un contenitore ideale per esibire la bellezza di Daniela Giordano, molto nuda per i tempi e altrettanto sexy in diverse sequenze ad alto tasso erotico.

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Tina (Giordano) e Gianni (Halsey) si conoscono in un parco alla periferia di Roma, escono insieme, passano la serata in discoteca, quindi a casa di lui, dove incontrano due amici con tendenze omosessuali: Duccio (Randall) ed Esmeralda (Petit). La fine della serata viene raccontata in tre modi diversi. Tina fa un resoconto alla madre come se lei fosse una donna timorata di Dio e l’uomo una sorta di mostro che le strappa le vesti e tenta di violentarla. Gianni si vanta con gli amici di aver incontrato una donna libidinosa che ha voluto far l’amore per tutta la notte, sfinendolo letteralmente. Il portiere guardone narra la vicenda come una storia di omosessuali che preferiscono stare insieme tra loro piuttosto che accettare la compagnia di una donna. Infine lo psichiatra – filo conduttore degli eventi e narratore onnisciente – racconta la vicenda come una normale storia d’amore, un incontro tra un uomo e una donna foriero di nuovi sviluppi. Un finale quasi romantico, ma non è certo che la verità sia quella narrata dallo psichiatra, visto che è proprio lui il primo a metterla in dubbio.

Lo spettatore non resta deluso dal finale aperto, in realtà il miglior finale possibile per un simile film. A titolo di mera curiosità dobbiamo dire che nel cartellone di intervallo tra il primo e il secondo tempo campeggia la scritta: Quattro volte… quella notte. Forse il titolo in lavorazione che ricorda le quattro verità esposte. Mario Bava mostra tutta la sua abilità da tecnico della fotografia, inserisce una serie di dissolvenze a vortice già apprezzate in Diabolik, molti flashback a incastro, un tono di fondo psichedelico e tanta tensione narrativa, come se fosse un thriller. Molto erotismo, insolito in Bava, che anticipa la commedia sexy, diverse sequenze di docce e rapporti erotici che evitano il nudo integrale maschile e femminile ricorrendo a provvidenziali piante, paraventi e pose innaturali. Minigonne a volontà, balli d’epoca (shake e yé-yé), musica ritmata e divertente, doppi sensi erotici a non finire e mai un attimo di noia, perché il film non presenta tempi morti. Fotografia accesa tendente al rosso e al blu come negli horror gotici, attori molto bravi, su tutti i protagonisti, con una Daniela Giordano molto sexy, impegnata in una doppia caratterizzazione.

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Il film vorrebbe essere un commedia sofisticata molto europea, come coproduzione tedesca impone, arricchita da un tono grottesco che permette di accettare scene di violenza e tanto erotismo. Bava riprende in primo piano i corpi nudi, escludendo le parti più intime con grande abilità, arrivando prima degli autori della commedia sexy a sfruttare certi topoi: il guardone, il rapporto spiato, la doccia, la donna disinibita…Le nudità della Giordano si contano sulla punta delle dita e sono riferibili a inquadrature dei seni, ma la tensione erotica è notevole. Sceneggiatura a incastro perfetta, con il finale romantico che vede la coppia dirigersi a vedere l’alba sulla spiaggia di Ostia. Non è importante conoscere la verità…

La critica è inclemente con il Bava erotico, ma in compenso non ha mai capito neppure il grande autore di horror e thriller. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Bava, molto più a suo agio nel genere horror, tenta qui una ben poco convincente incursione nel thriller dai toni pirandelliani, ambizioso ma assai sconnesso nella struttura narrativa”. Morando Morandini non perde tempo a commentare e ribassa il giudizio a una stella. Pino Farinotti riassume la trama, si rende conto che il film è un erotico e non un thriller, ma si ferma a due stelle. Sorprendente Marco Giusti (Stracult), che aggiunge al titolo un punto interrogativo finale, forse per dare un tono da thriller: “Più horror che sexy”. Che film avrà mai visto? Quando la critica fa veramente ridere.

Gordiano Lupi

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“ZUFFETTA” in RAI a Cinematografo da Marzullo…….

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Non solo lo scrittore Antonio PENNACCHI  si azzuffa in TV, ma ora anche il giovanissimo Emanuel CASERIO, entrambi di LATINA!

Giovedì pomeriggio scorso 10 marzo negli studi della  RAI  in Via Teulada,  durante la registrazione del programma Cinematografo di Gigi Marzullo , si sono “presi per il ciuffo” l’amante 20enne di Sabrina FERILLI nel film Forever young,  Emanuel CASERIO ed il critico cinematografico  Valerio CAPRARA.

Al giovane attore Emanuel CASERIO, ospite in studio, che interpreta il ruolo di Luca nel film,  gli viene chiesto da Gigi Marzullo cosa ne pensa di questo tipo di rapporto tra un 20enne ed una donna matura,   Emanuel Caserio risponde come già disse in conferenza stampa,  e che molte testate hanno riportato, e cioè: ““Non so se una relazione tra una donna matura e un ragazzo può avere un domani, ma di una cosa ne son certo:  CONSIGLIO a TUTTI i 20enni una RELAZIONE con una 50enne BELLA come SABRINA FERILLI! A me è REALMENTE accaduto a 20anni,  cinque anni fa!   Una STORIA distruttiva e meravigliosa allo stesso tempo durata 6 MESI.  Con questa donna matura molto più grande di me ho imparato l’arte di amare, la capacità di saper toccare una donna, lei mi ha INSEGNATO ed io ho IMPARATO la capacità di dedicarmi al suo piacere!!!!! “

E poi subito dopo mentre il giovanissimo attore 25enne CASERIO  fa  un appello a tutti i 20enni dicendo: “Cercate UNA RELAZIONE CON UNA 50enne, e gliene sarete GRATI non solamente voi, ma anche la vostra futura coetanea compagna,  CREDETEMI”…….  Interviene, azzittendolo,  il critico cinematografico Valerio CAPRARA che gli da dell’ARROGANTE, al che Emanuel CASERIO incalza  dicendo Perche ci dobbiamo vergognare di parlare di cose che possono accadere e di questi tipi di rapporti ??? A questo punto non vorrei  che anche il Ministro ALFANO  gridasse allo scandalo e dicesse che anche questo è CONTRO NATURA !!! ”

La Redazione

 

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Piemonte Movie 15° edizione

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15-°edizione-del-Piemonte-Movie-gLocal-Film-Festival-di-Torino

Articolo di Giacomo Ferrante

Come fan di questo festival di cinema piemontese fin dai suoi esordi, intorno al passaggio di secolo e di millennio, quando acquisì una identità propria dopo esser stato una sezione marginale del Festival Cinema Giovani di Torino (Anteprima spazio Torino, appunto), devo dire che leggendo il programma di quest’anno, mi pare sia uno dei migliori rispetto alle edizioni passate, se non il migliore in assoluto. Infatti pur avendo una durata di circa la metà del festival padre (Il Torino Film festival dura una decina di giorni, il Piemonte Movie solo una “cinquina”), ha un programma ricchissimo di cose interessanti con nomi altisonanti anche tra i film in competizione, nei concorsi in genere riservati soprattutto ad esordienti o quasi, nomi come i fratelli De Serio, Sergio Fergnachino o Lucio Viglierchio ad esempio, che concorrono rispettivamente coi titoli “I ricordi del fiume”, “Vicino alla mia pelle” e “Lucemia”. Non parliamo poi dei due autori omaggiati quest’anno, Guido Chiesa e il compianto Claudio Caligari, romano d’adozione ma nato ad Arona. Ad oggi, domenica 13 marzo, ultimo giorno di proiezioni (con appendice lunedì in cui verranno proiettati i film vincenti dei vari premi in palio), son riuscito a vedere alcuni film di cui in breve parlerò ed altri li vedrò tra oggi e domani. Fin dall’inaugurazione al cinema Massimo col film documentario su Lorenzo Ventavoli (“Venanzio Revolt, i miei primi 80 anni di cinema”) autentico “Ras” del cinema torinese essendo stato proprietario ed esercente di decine di sale della città tra le quali quelle che ancora oggi controlla (Romano, Gioiello e multisala Eliseo), si è respirata un’atmosfera allegra e ricca di spirito e di amore per il cinema; il film in se, devo dire, dal punto di vista creativo e artistico non impressiona per niente, anzi risulta un po’ troppo statico e banale nelle scelte di movimenti di macchina, la scelta di far recitare alla voce di Nanni Moretti in persona alcuni passaggi di scritti con cui Ventavoli racconta di se oppure il dialogo su tavola imbandita con Steve Della Casa, non risultano idee originali, ma il personaggio e la sua storia restano talmente interessanti che quei circa 50 minuti di documentario si guardano, nonostante tutto, senza fatica ma con divertimento e sorpresa.

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Immagine tratta dal film di Gianluca e Massimiliano De Serio “I ricordi del fiume”

Il film in concorso dei De Serio, che conosco fin dai loro esordi, quello che racconta del “Platz”, la ex-baraccopoli di romeni nella periferia nord torinese, oggi del tutto sgomberata, mi ha fatto pensare che con questo film davvero “Rinasce Zavattini” Infatti i due fratelli (gemelli) non solo si limitano a “pedinare la realtà” (come appunto teorizzava Zavattini), quella realtà, dura, difficile, a tratti insostenibile, ma anche riescono a fare quel che solo i veri grandi autori possono riuscire a fare, ovvero, sparire, non dare agli spettatori il minimo avvertimento di “esserci mentre i fatti sulla pellicola si svolgono”…mi viene in mente un altro grande film di Garrone, “Gomorra”, o “Il pianeta azzurro” di Piavoli..film che hanno questa precisa caratteristica, cioè che l’autore sembra proprio non esistere dietro la cinepresa, e “meno sembra esserci più c’è” proprio perché se racconti una realtà da “assente” significa che quella “è la tua realtà”…l’hai fatta propria, la comprendi e quindi puoi raccontarla sul serio (e non per finta come fanno tanti, troppi “pseudoautori allo sbaraglio” con inchieste realizzate su oggetti sconosciuti e che non si ha la minima intenzione di conoscere davvero… Poi ho visto “Lucemia” di Lucio Viglierchio e ho scoperto, un po’ a sorpresa, una grande personalità d’autore…in questo film durissimo, addirittura difficile da guardare fino in fondo se si sa quale sarà il “non lieto fine”, (in sintesi il racconto di due vite parallele conosciutesi durante una comune malattia, leucemia mieloide, in cui l’uno riesce a vincerla e l’altro, purtroppo, nonostante tutta la voglia, la determinazione e lo spirito messo in atto, no!). Un film che diventa “digeribile” proprio perché è l’autore stesso a mettersi completamente in gioco, a metterci la faccia, il corpo, senza risparmio…Non vedo l’ora di vedere il prossimo lavoro di questo autore, che, ripeto, ha ampiamente dimostrato di saper “fare cinema” partendo da se stesso…magari guardando altrove…

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Il Regista Guido Chiesa

Di Guido Chiesa conosco i suoi lavori più importanti, da “Il caso martello” a “Il partigiano Johnny” a “Lavorare con lentezza” a “Materiale resistente”, etc…ma tra gli altri mi mancava un suo corto del 2000 “Provini per un massacro”, realizzato in occasione di un ricordo su Pasolini per il 25ennale della sua scomparsa…Ne avevo sentito parlare ed ora, grazie a Piemonte Movie, ho potuto finalmente vederlo…Una serie di interviste a giovani dell’epoca (gente che oggi avrà 35-40 anni) sul tema dell’esposizione in pubblico di se stessi per mezzo di una telecamera…quanto, ciascuno di noi, è disposto a spogliarsi in pubblico, spogliarsi non solo degli abiti ma anche e soprattutto della propria “dignità”? Questa è in fondo la domanda unica, la domanda chiave che si pone e ci pone Chiesa con questo lavoro…pensando e ripensando al “famigerato” “Salò – le 120 giornate di Sodoma” di Pasolini, suo ultimo e testamentario film ancora oggi non adatto a stomaci deboli… Tra oggi e domani vedrò ancora altri film tra le sale Massimo, Movie e Classico di Piazza Vittorio Veneto, ove si svolgerà la cerimonia di chiusura con la premiazione dei film in gara, giudicati tra gli altri dallo stesso Chiesa e da Federico Altieri, promosso coraggiosamente dagli organizzatori del festival al grado di “giurato” dopo esser stato a sua volta “giudicato” licenziabile da una azienda cittadina operante anche nel settore cinema alla quale lui, da autentico “cinefilo proletario”, non a caso torinese, aveva reagito scrivendo ad una delle massime autorità mondiali in fatto di cinema della realtà, Ken Loach, quello che personalmente considero il più grande cineasta vivente…e allora, viva Ken Loach, viva Altieri, viva la rinascita di Zavattini, viva Piemonte Movie.

Giacomo Ferrante

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Intervista a Luca Filippi il giovane protagonista dell’ultimo film di Stefano Calvagna: “Un Nuovo Giorno”

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Cari amici di MondoSpettacolo oggi la vostra Erika Kamese è in compagnia di un giovanissimo talento: Luca Filippi, protagonista del film “Un Nuovo Giorno” di Stefano Calvagna

Luca, com’è nata la tua passione per il cinema?

Alle superiori, mi ricordo che guardavo una quantità di film impressionante, anche 3 film al giorno. Guardavo di tutto, soprattutto i film più recenti. Adesso invece ricerco i capolavori del passato. Per esempio 12 Angrymen da noi tradotto come “La parola ai giurati” di Sydney Lumet è un film per me modernissimo, ed è del ’57.

Sei protagonista del film che racconta la storia di Sveva Cardinale. Chi è Sveva Cardinale, e che emozioni hai avuto ricoprendo questo ruolo?

Sveva Cardinale è il nome d’arte di Paola, una donna, che però è nata nel corpo sbagliato. È nata come un maschio. Ma si è sempre sentita donna. Questo ruolo ha cambiato molto la mia mente: la ampliata. Ho scoperto che cos’è l’identità di genere. È un concetto che appartiene a tutti non ad alcuni. È un fattore estremamente intimo e riguarda l’accettazione e l’affermazione di sé, con sé stessi e con gli altri. In una persona transessuale il sesso genetico (che hai dalla nascita) non combacia con la tua identità di genere. Per ovviare al senso di malessere che si prova, la persona decide di compiere il processo di transizione (iter di processi medici). Quello che più mi colpisce è che la transizione in Paola era una questione di vita o di morte. Nel film come nella vita lei dice: “Io non voglio sopravvivere io voglio vivere”. Solo per dire questa frase devi attrezzarti di un lavoro di consapevolezza impeccabile e di un carico emotivo enorme.

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È stato difficile per te interpretare, dato l’inizio di un percorso artistico, un personaggio così forte nella sua cruda realtà, ma nello stesso tempo così fragile e sensibile?

Non posso non ammettere che all’inizio ero preoccupato! È vero sono giovane. Ma ho studiato a Roma per 4 anni. Ho delle basi concrete e so come affrontare un ruolo. A scuola mi hanno detto che ognuno di noi può fare tutto perché è già dentro di noi basta saperlo liberare, e alla fine delle prove non avevo più dubbi.

Che cosa hai provato quando il regista ti ha scelto?

Un misto tra gioia e paura! è bello quando il regista ha piena fiducia in te!

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Cosa pensano i tuoi genitori della tua carriera d’attore?

Sono il mio primo sostegno. Ho una fortuna sfacciata ad avere dei genitori come i miei. Vivo a Roma ma ci sentiamo tutti i giorni.

Che cosa ti affascina di più in questo lavoro, e perché?

Perché quando sei in scena ti puoi permettere cose che non fai o non faresti nella vita quotidiana. Sei libero da ogni imposizione sociale e mentale. Nella vita hai il freno a mano tirato mentre vai. In scena no. Quindi quello che mi affascina di più è questo senso di inibizione che però è più un lasciarsi andare veramente.

Se potessi scegliere, quale ruolo ti piacerebbe interpretare?

Spiderman

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Qual è il regista con il quale ti piacerebbe avere un’opportunità lavorativa e perché?

Con ogni giovane regista italiano che cerca di stravolgere il cinema qui da noi. Gli darei una mano volentieri.

Progetti futuri?

Nell’immediato? teatro, teatro, teatro.

Erika Kamese

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Addio Riccardo Garrone, re dei caratteristi (VIDEO). “Vacanze di Natale”, “Giovannona Coscialunga” e molto altro..

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Ma quale San Pietro e San Pietro!?!? E’ triste pensare che per le nuove generazioni il grandissimo Riccardo Garrone, morto oggi a Milano all’età di 89 anni, sia identificato come il San Pietro degli spot della Lavazza, in cui offriva paradisiaci caffè ai vari Solenghi, Bonolis e Laurenti, Brignano. Garrone, grande attore romano, è stato invece uno dei caratteristi più importanti della storia del cinema italiano, con una carriera tra le più longeve durata ben 65 anni. 180 le sue interpretazioni tra film e fiction, oltre ad intense attività in teatro e come doppiatore.

Una carriera sterminata che spazia dai film di Federico Fellini (Il bidone nel ’55 e La dolce vita nel ’60) a quelli di Luigi Zampa (La romana nel ’54, Il vigile nel ’60, Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata nel ‘71); da quelli di Mario Monicelli (Padri e figli e Il medico e lo stregone nel ’57, Toh, è morta la nonna! nel ’69) a quelli di Dino Risi (Belle ma povere nel ’57, Venezia, la luna e tu nel ’58, Il successo nel ’63, I complessi nel ’65); da quelli di Ettore Scola (Se permettete parliamo di donne nel ’64, La cena nel ’98) fino alle produzioni internazionali di registi come Joseph Losey (Eva nel ’62) ed Anthony Asquith (Una Rolls-Royce gialla nel ’64).

La dolce vita Belle ma povere I complessi

Garrone ha attraversato tutte le stagioni storiche della commedia all’italiana diventandone uno dei volti più conosciuti e partecipando, oltre a quelli già citati e a tantissime pellicole minori, anche a film come “Audace colpo dei soliti ignoti” (1959) di Nanny Loy, “Arriva Dorellik” (1967) di Steno, ben 5 film con Franchi e Ingrassia tra cui “I due pericoli pubblici” (1964) di Lucio Fulci, “Il fischio al naso” (1967) di Ugo Tognazzi, “Basta guardarla” (1970) di Luciano Salce, “Rugantino” (1973) di Pasquale Festa Campanile, “Amarsi un po’…” (1984) di Carlo Vanzina.

Audace colpo dei soliti ignoti Basta guardarla Amarsi un po'...

Tanti anche i ruoli in altri generi popolari, dai peplum come “Saffo – Venere di Lesbo” (1960) di Pietro Francisci agli horror come “5 tombe per un medium” (1965) di Massimo Pupillo e “Il medaglione insanguinato” (1975) di Massimo Dallamano; dai musicarelli come “I ragazzi di Bandiera Gialla” (1968) di Mariano Laurenti ai western del fratello Sergio Garrone come “Degueyo” (1966), “Se vuoi vivere… spara!” (1968) e “Una lunga fila di croci” (1969); dai decamerotici come “Decameron proibitissimo (Boccaccio mio statte zitto)” (1972) di Marino Girolami ai thriller come “Il baco da seta” (1974) di Mario Sequi; dai drammatici come “La ragazza con la valigia” (1961) di Valerio Zurlini fino agli erotici come “Paprika” (1991) di Tinto Brass.

5 tombe per un medium Se vuoi vivere... spara! Rugantino

Negli ultimi 25 anni ha partecipato prettamente a miniserie, fiction e serie tv come “Il vigile urbano” (1989-90) accanto a Lino Banfi, “Amico mio” (1993-94) con Massimo Dapporto, “Un medico in famiglia” (1998 e 2004) in cui era il marito di Milena Vukotic e “Anna e i cinque” (2008) con Sabrina Ferilli. Attivissimo anche nel doppiaggio dove lo ricordiamo come voce dell’orso Lotso di “Toy Story 3“, oltre ai vari cartoni tv come “Lady Oscar“, “Belle e Sebastien“, “Lamù, la ragazza dello spazio” fino ad arrivare ai “Simpson” dove, sulla scia degli spot Lavazza, ha dato voce proprio a San Pietro.

Tanto teatro nella carriera di Riccardo Garrone; aveva studiato all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” ed era entrato prima nella compagnia Gassman-Torrieri-Zareschi, poi in quella della coppia Morelli-Stoppa diretta da Luchino Visconti. Approdò poi alla compagnia del Teatro Parioli di Dino Verde, dove iniziò la sua carriera in ruoli brillanti che riprese poi al termine della stagione d’oro del cinema italiano, prima al Sistina (1984-87) e poi nella compagnia di commedie leggere di Antonella Steni (1987-91), con la quale recitò spesso anche negli anni successivi. Da segnalare la terza edizione del celebre spettacolo “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini (1990) in cui Garrone fu la voce di Dio, mentre negli anni duemila recitò al fianco anche di Barbara D’Urso (!) in “Mal d’amore” (1999/2000) e Annalisa Minetti in “Beatrice e Isidoro” (2000/01), diretto da Franco Miseria e Maurizio Colombi.

Dopo questo lungo elenco di titoli e nomi, ho tenuto per il ricordo finale tre ruoli emblematici per i quali il grande pubblico ricorda Riccardo Garrone, e che già sono sicuro, avrete pensato «ma ti sei dimenticato….». No, non l’ho dimenticato, ed infatti parliamo proprio di “Giovannona Coscialunga“, “Fantozzi subisce ancora” e “Vacanze di Natale“! In “Giovannona Coscialunga disonorata con onore” (1973) diretto da Sergio Martino, Garrone interpreta Robertuzzo, il protettore dai congiuntivi problematici della prostituta Cocò (Edwige Fenech), che cercherà in tutti i modi di entrare nell’affare tra l’industriale La Noce (Gigi Ballista) e l’onorevole Pedicò (Vittorio Caprioli), oltre a recuperare Cocò “assunta” da Mario Albertini (Pippo Franco) per conto di La Noce con il compito di sedurre proprio l’onorevole.

In “Fantozzi subisce ancora” (1983) di Neri Parenti, Garrone prende il posto del defunto Giuseppe Anatrelli nel ruolo di Calboni, il collega di Fantozzi (Paolo Villaggio) che gli ha “soffiato” la signorina Silvani (Anna Mazzamauro), riuscendo addirittura a sposarla. Nel film c’è anche la famosa gita al mare dove il gruppo di impiegati si imbatterà nel mitico Franchino (Mario Pedone), orsone peloso e dalle ascelle puzzolentissime che umilierà ulteriormente  il povero ragionier Fantozzi, conquistando il cuore della Silvani.

In “Vacanze di Natale” (1983) di Carlo Vanzina, primo film della serie che sarà un marchio di fabbrica del duo Boldi-DeSica, Garrone veste i panni del facoltoso avvocato Giovanni Covelli, padre di Roberto (Christian De Sica) che arriva con la fidanzata americana Samantha (Karina Huff). Covelli senior con la moglie (Rossella Como) ed i figli in vacanza a Cortina, si troverà a passare un travagliato soggiorno che culminerà prima con il suo famoso brindisi «Anche questo Natale se lo semo levato dalle palle!», e poi con la scoperta del figlio Roberto a letto con il maestro di sci.

Quella di Riccardo Garrone rappresenta un’altra enorme perdita per il cinema popolare italiano dopo quelle di Giorgio Ariani ed Aldo Ralli, la scorsa settimana; lo ricorderemo come un grandissimo ed ironico attore che di sicuro resterà nel cuore sia degli amanti del cinema di genere, sia del popolo televisivo italiano.

 
 

Ivan Zingariello

 

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