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C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino arriva in blu-ray

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Lo si è atteso per tantissimo tempo e, alla fine, nell’Agosto 2019 è approdato nelle sale cinematografiche C’era una volta a… Hollywood, nono lungometraggio diretto dall’ex enfant terrible della mecca del cinema Quentin Tarantino.

Lungometraggio che Sony pictures Home Entertainment rende ora anche disponibile su supporto blu-ray, in modo da poter godere anche tra le pareti domestiche delle circa due ore e quaranta di visione immerse nel 1969 per rievocare in maniera non poco nostalgica la variopinta atmosfera della magica Hollywood di fine anni Sessanta.

Atmosfera al cui interno viene oltretutto concessa grande importanza all’allora gettonatissimo filone western, dal quale proviene il protagonista attore sul viale de tramonto interpretato da Leonardo DiCaprio, il quale se ne va in giro insieme alla propria controfigura incarnata da un Brad Pitt che, qui in una delle migliori performance della sua carriera, non manca neppure di cimentarsi in un esilarante scontro con un Bruce Lee dalle fattezze di Mike Moh.

Soltanto alcuni dei nomi atti a costituire un ricco e valido cast che, al di là di Kurt Russell, Zoë Bell, Al Pacino e il compianto Luke Perry del telefilm Beverly Hills 90210 coinvolti in brevi apparizioni, include il Timothy Olyphant di Hitman – L’assassino nel ruolo di James Stacy e, soprattutto, Margot Robbie ed Emile Hirsch rispettivamente in quello dell’attrice Sharon Tate e del parrucchiere Jay Sebring, suo ex fidanzato.

Perché, man mano che viene osservato come molte persone perdano la vita in Vietnam mentre gli attori sono falsi e uccidono per finta, è proprio nel periodo in cui si consumò il massacro attuato dalla setta capitanata dal folle Charles Manson ai danni della allora compagna di Roman Polanski e di alcuni suoi amici che si colloca C’era una volta a… Hollywood.

Un’operazione che, insieme a Bastardi senza gloria e Django unchained, costituisce una ideale trilogia costruita sulla fantasiosa rivisitazione di reali avvenimenti storici.

Infatti, con un’overdose di violenza finale tirata in ballo, quella che viene proposta è tutt’altro che la fedele ricostruzione dell’accaduto, posta quasi a contrastare il fascino trasudante da tutto il resto, in mezzo a splendide vetture e sfarzose scenografie.

Una ricostruzione che, complice una onnipresente radio di sottofondo che sembra direttamente derivata da quella dell’esordio tarantiniano Le iene, viene accompagnata da una nutrita colonna sonora di evergreen spaziante da Mrs Robinson di Samuel & Garfunkel a Out of time dei Rolling stones.

Un monumentale e lodevolissimo atto d’amore nei confronti della Settima arte da parte di un cinefilo con la “c” maiuscola che, senza dimenticare neppure omaggi a La grande fuga di John Sturges e ai nostri cineasti Sergio Corbucci, Giorgio Ferroni e Antonio Margheriti citati verbalmente, tira in ballo anche fake poster di pellicole italiane mai esistite.

Un divertente corredo che contribuisce di sicuro a rendere C’era una volta a… Hollywood un già classico, accompagnato nella sezione extra del disco in alta definizione da sette scene inedite, cinque minuti di dietro le quinte, quattro riguardanti il lavoro svolto dal direttore della fotografia Robert Richardson, nove di sguardo alle scenografie, sei relativi ai costumi e altrettanti sulle auto d’epoca utilizzate nel film.

 

 

Francesco Lomuscio

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Cosa aspettarsi da James Bond: No Time To Die

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Photo by Kevin Kreitner

Il film inizia e si sente M dire “Entra 007”. La porta si apre e così entra Lashana Lynch, una bellissima donna di colore. Bond è sempre Bond, ma è stato rimpiazzato come 007. Questa è l’indiscrezione rivelata da un “movie insider” a Mail on Sunday, secondo la quale questa sarebbe proprio la scena d’apertura del nuovo film di 007.

La donna non è il nuovo James Bond, ma ha solo preso il suo nome in codice dopo due anni che la spia era andata in pensione e si era trasferita in Giamaica.

Il 25esimo capitolo della saga della spia 007 si chiama No Time to Die ed uscirà al cinema il 9 aprile. Daniel Craig farà la sua quinta ed ultima apparizione come l’agente del MI6 britannico James Bond.

Cinque anni dopo la cattura di Ernst, James Bond si è ritirato dal ruolo di agente segreto e conduce una vita tranquilla in Giamaica. Felix Leiter, suo amico e agente della CIA, lo contatta e riesce a convincerlo ad aiutarlo nella ricerca di uno scienziato rapito. Questa missione si rivelerà più complicata del previsto e lo porterà ad affrontare il misterioso criminale Safin, uno scienziato sfigurato che possiede delle armi estremamente distruttive.

Il nemico del nuovo film sarà interpretato dal premio Oscar Rami Malek, che dopo essersi messo nei panni del cantante dei Queen Freddie Mercury dovrà affrontare la sfida di interpretare un super nemico i cui piani sono di sostituirsi a Dio. Comparirà anche Lea Seydoux, che interpreterà ancora l’amata di 007 Madeleine Swan. Bond dovrà confrontarsi con la donna, che in questo film sembra nascondere un terribile segreto che la vede in qualche modo collegata al nemico di 007.

Di questo abbiamo un teaser nel trailer di No Time to Die uscito il 4 dicembre, che ci anticipa i segni distintivi di qualsiasi film di 007 – macchine, inseguimenti e donne – e così non mancano l’Aston Martin della spia, i voli acrobatici tra i sassi di Matera e i bar chic pieni di persone eleganti. Nel video vediamo anche Bond che incontra il nuovo 007 e le tensioni che si creano fra i due agenti, culminate con Lynch che minaccia Bond di sparargli un proiettile nel ginocchio se non si fa da parte. Il trailer di due minuti e 35 secondi è stato pubblicato dopo il teaser di 15 secondi e una serie di poster che rivelavano i personaggi del nuovo film.

Photo by HarmenAG

Già solo i primi 25 secondi del video ci anticipano scene mozzafiato con esplosioni, inseguimenti in macchina e bungee jumping, tutte attività che non possono mancare alla serie di film d’azione per antonomasia. Il motivo del successo di questo tipo di genere cinematografico, secondo quello che Matt Damon disse in occasione dell’ipotetico sequel del film “Rounders”, è che i film d’azione non richiedono un particolare sforzo intellettuale, hanno dialoghi semplici ed effetti speciali, e per questo hanno la capacità di divertire tutti, superando qualsiasi tipo di barriere linguistiche o culturali.

Infatti, di sicuro No Time to Die sarà un successo, perché gli appassionati delle avventure della spia britannica in tutto il mondo conteranno i giorni all’uscita del film che inizialmente sarebbe dovuto uscire a ottobre 2019, poi a febbraio 2020 e infine ad aprile 2020. Il film era già stato annunciato nel luglio 2017 ma aveva avuto qualche problema per le dimissioni del regista Danny Boyle e il suo co-scrittore John Hodge che hanno spinto l’inizio delle riprese da dicembre 2018 ad aprile 2019. Boyle è stato poi sostituito da Cary Fukunaga, il primo americano ad aver diretto un film di James Bond, e Craig ha reclutato Phoebe Waller-Bridge per sistemare la sceneggiatura. Anche una volta iniziate le riprese ci sono stati incidenti di percorso, come Daniel Craig che si è fatto male alla caviglia, un’esplosione sul set e l’arresto di un uomo che aveva messo delle telecamere nascoste negli studi di Pinewood a Londra.

L’unica cosa che resta da fare è aspettare il nove aprile e andare al cinema più vicino, comprare dei popcorn e sederci davanti allo schermo.

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Jared Leto è l’antieroe Morbius nel primo trailer del nuovo cinecomic Marvel

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Jared Leto protagonista nel primo trailer italiano di Morbius.

L’attore Premio Oscar interpreta il nuovo antieroe della Marvel, il Dr. Morbius, nel film diretto da Daniel Espinosa.

Infetto da una rara e pericolosa malattia del sangue, determinato a salvare chiunque sia destinato a subire la sua stessa sorte, il Dr. Morbius tenta una scommessa disperata. Quello che inizialmente sembra essere un successo si rivela presto un rimedio potenzialmente più pericoloso della malattia stessa

Morbius sarà al cinema dall’estate 2020 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

Nel cast anche Matt Smith, Adria Arjona, Jared Harris, Al Madrigal e Tyrese Gibson.

 

 

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Videointervista a Marco Bocci e Giorgio Colangeli

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Ospiti del Sudestival di Monopoli, Marco Bocci e Giorgio Colangeli hanno raccontato la storia di A Tor Bella Monaca non piove mai, lungometraggio che ha segnato il debutto dietro la macchina da presa per il primo dei due.

Distribuito nelle sale cinematografiche a Novembre 2019, il film vanta un cast che, oltre a Colangeli, include Andrea Sartoretti, Libero De Rienzo, Carlo D’Ursi, Giordano De Plano, Lorenza Guerrieri, Antonia Liskova e Federico Tocci.

Stefano Amadio li ha videointervistati per Mondospettacolo.com, facendosi raccontare, tra l’altro, i progetti futuri.

 

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Richard Jewell: il dramma dell’eroe sotto torchio secondo Clint Eastwood

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Quandoque bonus dormitat Homerus. Quello che l’adagio latino intendeva per Omero, intento a schiacciare un pisolino tra l’Iliade e l’Odissea, vale anche per i decani del cinema. Non è esente da qualche passaggio a vuoto neanche il veneratissimo regista inglese Ken Loach con l’ultima fatica Sorry we missed you. Stessa cosa vale per l’intramontabile Clint.

L’attore feticcio di Sergio Leone, divenuto dietro la macchina da presa un autore coi fiocchi, dallo stile classico, in grado di mandare a carte quarantotto con la forza significante dei rigorosi ed empatici semitoni qualunque tendenza di punta dei propri superbi colleghi, sembra mostrare la corda in Richard Jewell.

Sia ben chiaro, non è un fatto d’età: a dispetto delle ottantanove primavere l’ostinato Clint nel 2019 era riuscito a impreziosire il previo Il corriere – The mule, apologo sul rimpianto tanto buffo quanto toccante, con una profonda verità d’accenti suggestivi e di sfumature crepuscolari. Ora l’inesausto novantenne di buccia dura, ma dall’animo nobile, cerca invano di combinare stilemi agli antipodi mantenendo intatto il suo marchio di fabbrica. La rievocazione dell’attacco terroristico di Atlanta nel 1996 palesa, infatti, l’impasse d’insistere a battere sullo stesso chiodo, tirandone fuori concetti nuovi, e d’inquadrare al contempo, tramite l’evidente crescendo di pathos, l’altalena di strazio ed euforia sul terreno, assai ripido, della dimensione pubblica che investe, di conseguenza, pure il versante privato.

Nonostante abbia personalità da vendere, per cui di norma infonde un timbro distintivo sin dall’incipit anziché trarre linfa dall’altrui ingegno, Clint cade subito in contraddizione con la premessa che richiama alla mente il mesto thriller Cop Land contraddistinto dalla prova dimessa di Sylvester Stallone nei panni d’un impacciato sceriffo sovrappeso.

La goffaggine di Paul Walter Hauser nel ruolo della guardia privata del titolo, Richard Jewell, coglie comunque nel segno lì per lì. L’ottima cura dei particolari, con gli interni domestici che emanano il calore umano della mamma del fragile protagonista impersonata dall’intensa Kathy Bates, ricava ulteriore vigore dall’opportuna tecnica luministica. A lungo andare, però, l’insistito ricorso ad alcuni tagli di luce dalla valenza simbolica piuttosto grossolana si rivela incapace di aggiungere qualcosa di concreto ai chiaroscuri psicologici.

Lo sforzo di conseguire risultati estetici tali da raggiungere il punto di tensione massimo nella vanagloriosa polivalenza creatasi tra il dinamismo dell’azione, con certi attimi culminanti che tengono gli spettatori sui carboni ardenti, e la dinamicità interiore cara ai maestri dei ricami introspettivi, manca degli idonei colpi d’ala. Mentre l’uso discreto degli stilemi dell’affresco corale, riscontrabili nel ballo di gruppo sulle note del tormentone da discoteca La Macarena, destinato a cedere spazio allo scoppio inopinato dell’ordigno, dimostra una lodevole virtù d’osservazione, sul piano antropologico, i movimenti di macchina a schiaffo risultano piuttosto pasticciati.

Appare più persuasivo il volto rubicondo di Richard che, dopo aver segnalato alle forze dell’ordine la borsa contenente l’esplosivo riuscendo quindi a mettere in salvo molte vittime potenziali, unisce gioia e imbarazzo dinanzi ad attestazioni di stima per lui, fino a poche ore prima, a dir poco mirabolanti. Quando l’incanto s’infrange, col sospetto insinuato da un ex datore di lavoro meschino che l’eroe per caso corrisponda al profilo del fanatico terrorista, l’incerta camera a mano, inadatta ad accrescere la tensione formale sulla scorta dei giusti esiti contenutistici, finisce nel dimenticatoio.

Ne prendono il posto i continui zoom in avanti, contemplati dal padre putativo Sergio Leone, privi però della medesima efficacia sotto l’aspetto dello scandaglio liricizzante. Le punture di spillo riservate agli alteri uomini dell’FBI, riveriti dapprincipio dal velleitario Richard, animano, comunque, il copione. Al pari degli intermezzi burloni garantiti da Sam Rockwell. In stato di grazia nei panni dell’avvocato con la battuta sempre in canna, deciso a difendere con tenacia i diritti dell’assistito mortificato altresì dal cinismo di una cronista d’assalto avvezza alle fake news interpretata da Olivia Wilde.

Il predicozzo, al contrario, nei confronti di quei giornalisti, alieni al codice deontologico che richiede l’obbligo delle verifiche, del peso informativo al servizio della collettività, invece che dell’ego volubile, e soprattutto del concetto di aletheia, inteso come lo svelamento della verità dei fatti accaduti, pencola presto verso la retorica del ravvedimento.

I plagi stilistici, spacciati per sentiti omaggi, che a ben guardare tradiscono vari debiti, frutto dell’accidia, con Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula ed Erin Brockovich – Forte come la verità di Steven Soderbergh, nuocciono al senso genuino del ritmo impreziosito dal montaggio dell’esperto Joel Cox. Il commento sonoro di Arturo Sandoval sciupa con l’innesto delle accanite componenti manieristiche un paio di occasioni, se non memorabili, degne di elogio.

L’imprevista egemonia in Richard Jewell dell’enfasi sull’asciuttezza privilegia in tal modo solo lo sviluppo dei momenti mélo. La complicità cementata dall’ironia con il legale che non le manda a dire diviene una sottolineatura ampollosa. Il sussulto d’orgoglio di Richard, stanco d’ingoiare fiele e di sputare dolce, lascia lo stesso l’amaro in bocca. Il check-up dei princìpi virili dell’ennesimo Forrest Gump, che conserva in casa un arsenale per vincere l’angoscia, resta assai sommario. Nonostante i reiterati cucchiaini di zucchero in lode all’innocenza del mito della sana reazione. Formuliamo l’augurio spassionato che il vecchio leone Clint torni a ruggire senza dare mai più un colpo al cerchio degli schietti cavalli di battaglia e l’altro alla botte delle fatue idee prese in prestito.

 

 

Massimiliano Serriello

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East Market inaugura il 2020, domenica 19 gennaio la nuova edizione del mercatino

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Al via domenica 19 gennaio, la prima edizione dell’anno di East Market, il mercatino vintage milanese dedicato a privati e professionisti, dove tutti possono comprare, vendere e scambiare.

300 selezionati espositori da tutta Italia proporranno migliaia di oggetti insoliti e stravaganti. Dai più ricercati capi d’abbigliamento vintage all’artigianato più raffinato, dai più rari dischi in vinile ai colorati complementi d’arredo. Negli oltre 6000 MQ dell’ex fabbrica aeronautica in zona Mecenate si trovano anche vari articoli di collezionismo, modernariato, usato, pulci, design, scarpe e borse, libri, fumetti, poster, riviste e stampe, elettronica, militaria, giochi e videogiochi, riciclo e riuso, stranezze varie, piatti, porcellane e utensili e molto altro ancora.

Le categorie merceologiche presenti sono prevalentemente vintage, collezionismo, modernariato, usato, pulci, design e artigianato. Gli oggetti più frequenti: abbigliamento e accessori, scarpe e borse, cd e dischi, mobili e complementi d’arredo, libri, fumetti, poster, riviste e stampe, elettronica, militaria, giochi e videogiochi, artigianato, riciclo e riuso, stranezze varie, piatti, porcellane e utensili e molto altro ancora.

Tra gli espositori di domenica 19 gennaio ci sarà Alberto Becherini, un grafico illustratore di Livorno che collabora con agenzie di marketing e comunicazione italiane ed internazionali, per progetti illustrati ed immagine coordinata. Si ispira ai cartoni animati e alla pubblicità vintage, alla pop art e ai poster di vecchi concerti, i suoi progetti spaziano dalle illustrazioni per il merchandising, alle copertine di album, poster, flyer, copertine di riviste, al design di deck per skateboard. Lola Miniature di Eleonora Secchi propone terrari, miniature e altre piccolezze ispirate alla musica, alla letteratura e al mondo del cinema. Il trio composto da Fanny Brescacin, Elisa Schiesari e Marta Bellio recupera mobili ed oggetti per la casa tra Francia e Italia e propone oggettistica originale come ceramica, lampadari, appliques, lampade da tavolo e arredi giardino in metallo

Come da tradizione East Market si distingue per un connubio di moda, fai da te, mercato del riciclo che strizza l’occhio alle nuove tendenze del fashion e della musica, con multiformi articoli e idee sempre diverse. L’idea di vintage che propone East Market è anche cultura e consapevolezza del riciclo. Non solo valorizzare il senso estetico e funzionale degli oggetti, ma anche informare e sensibilizzare il pubblico sugli aspetti ecologici sottesi a questa cultura.

Accompagnano il mercatino le aree food & beverage. East Market Diner, dove si trova la caffetteria e la bakery con prodotti da forno dolci e salati, due bar sempre aperti per tutta la durata della manifestazione e la food area. In quest’ultima sono a disposizione del pubblico numerosi truck con un’offerta sempre diversa di cucina internazionale e street food, senza dimenticare la tradizione italiana e anche molte proposte per vegani, celiaci e kids. East Market adotta la politica #plasicfree ovvero una policy ecologista che bandisce completamente tutta la plastica nel food e beverage. Per cibi e bevande, infatti , sono disponibili solo materiali eco friendly e riciclabili.

Completano la manifestazione i DJ set con il meglio delle selezioni musicali del momento e del passato e il corner barber shop a cura di Bullfrog, dove potersi tagliare i capelli o sistemare barba e baffi.

Tutte le informazioni e le novità sono su facebook.com/eastmarketmilano, eastmarketmilano.com e instagram.com/eastmarketmilano/.

 

Domenica 19 gennaio

dalle 10 alle 21

Via Mecenate, 88/A – Milano

Ingresso Euro 3 (gratis fino 14 anni)

Infoline +393920430853

 

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SoulFtaara, esce il 24 gennaio l’EP dal titolo “Diverso” il quale verrà presentato dal vivo in un esclusivo Secret Release Party

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Il 24 gennaio verrà pubblicato dalla label MaxSound l’Ep di debutto dei SoulFtaara dal titolo “Diverso“.
La band di Pozzuoli propone quattro brani intrisi di neo-soul, funk e jazz.
La pubblicazione verrà presentata live il 23 gennaio in un esclusivo Secret Release Party.

Banalità” è il primo singolo dei SoulFtaara estratto dall’EP “Diverso”.
Guarda il video https://youtu.be/AcNieJk7EPQ
Ascolta su Spotify https://open.spotify.com/track/1bsnnWNQUDd4UpsgEamRPN

 

Dopo aver pubblicato in esclusiva per Bilboard Italia il video-singolo “Banalità” (con la regia di Giorgio Marangolo & Federico Francavilla) la band – formata da Letizia Vitagliano (voce), Lorenzo Catocci (tastiere), Lorenzo Zollo (chitarra e tastiere), Pietro Scalera, (basso e synth) e Cristiano Caiazzo (batteria e drum pad) – si appresta a rilasciare l’EP di debutto prodotto e registrato al “Wave Studio” di Pozzuoli (Na) e missato e masterizzato da Domenico Musto.
“Banalità” è singolo dal mood vaporwave ricco di contaminazioni jazz arricchite da arrangiamenti dal sound elettronico.
Gli altri brani che compongono la tracklist dell’EP sono un concentrato di sperimentazioni sonore legate alla musica d’oltreoceano ma cantante in lingua italiana, così nasce “Diverso” (MaxSound rec.)
 il primo lavoro discografico dei SoulFtaara che esprime a suon di soul, jazz e funk una serie di pensieri disordinati ma comuni a tutti.  La forte sensibilità dei musicisti, la diversità di background e l’unicità hanno portato alla creazione di “diverso”, una parola “tabú” che spesso non si vuole usare per non etichettare, per non ferire, per non escludere; mentre i SoulFataara l’hanno scelta perché credono che non esiste un’accezione negativa di questo aggettivo bensì è il “diverso” la vera ricchezza, sia in campo artistico che sociale.
Con i quattro brani che compongono la tracklist dell’EP la band vuole dare voce a tutti quei “diversi” criminalizzati nella loro innocenza ed emarginati per la loro mancanza di conformità.
Il 23 gennaio, in occasione di un esclusivo Secret Release Party, l’EP verrà presentato dal vivo. Per partecipare basta seguire le attività sui profili social della band ed entrare in contatto con loro per ricevere l’invito.

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Intervista a Maria Rosaria Petti, autrice di Black Square. La fuga del giovane Holden

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È recentemente uscito per la collana L’Erudita di Giulio Perrone Editore, Black Square. La fuga del giovane Holden, romanzo fantasy della scrittrice Maria Rosaria Petti, qui alla sua quinta fatica letteraria.

Abbiamo incontrato la scrittrice proprio per parlare di questo suo interessante lavoro (un ringraziamento speciale all’ufficio stampa Chiara Nucera).

Maria Rosaria, parlaci un po’ di te…

Sono una ragazza degli anni Sessanta… e appartengo a una generazione che considerava un libro un amico prodigioso per non sentirsi mai soli.

Cosa è Black Square. La fuga del giovane Holden?

È la storia di un’evasione dai libri di alcuni grandi personaggi letterari. Fuggono per diventare persone, per cominciare a crescere, per poter determinare il loro destino, per uscire dalla gabbia di una vita già scritta.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo romanzo?

La storia di un quadro nero che si trova nel museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, l’unica macchia buia tra mille quadri di colore acceso. Nella mia immaginazione è diventato un passaggio segreto che mette in comunicazione dimensioni spaziali e temporali diverse: un interruttore per spegnere la storia e farla ripartire.

Come mai l’idea di usare grandi protagonisti della letteratura per un tuo libro?

I grandi protagonisti dei romanzi hanno ottimi motivi per aspirare a diventare persone. Specie se, come nel caso del mio romanzo, sono molto giovani, innocenti, oppressi da lutti e guerre epocali. Loro aspirano semplicemente a vivere.

Che messaggio hai voluto mandare raccontando questa storia?

I romanzi generalmente non si scrivono per mandare messaggi, ma per seguire il tracciato di una ispirazione che ti è venuta a cercare. Il messaggio non è mai un obiettivo, semmai è una involontaria conseguenza.

 

Cosa c’è di tuo in questa storia e nei personaggi? Ti rivedi in qualcuno di loro?

C’è sempre qualcosa di mio nei miei personaggi. Io sono loro e loro sono me. Ci scambiamo pagina dopo pagina tratti di vita e si crea un rapporto di reciprocità.

Che tipo di lettrice sei? E che tipo di spettatrice sei, visti i forti richiami al cinema all’interno del libro?

Sono una lettrice e spettatrice seriale fin dall’adolescenza. Posso affermare con certezza che il cinema e i libri mi hanno salvato la vita quando la realtà era dura o scomoda. Il cinema e la letteratura, come il mare e il cielo, sono divisi da una striscia sottile spesso invisibile. Il lettore deve aiutarsi con l’immaginazione per dare spessore e connotati ai personaggi di carta. Lo spettatore invece deve lasciare libere le emozioni. In entrambi i casi si riesce a varcare il confine di un’altra vita possibile.

Quali sono gli autori letterari e cinematografici che hanno più influenzato il tuo stile e il tuo immaginario?

Nel romanzo cito più volte Pinocchio di Collodi, ma anche La mia Africa di Isak Dinesen e Oltre il confine di Cormac MacCarty. Generalmente, mi hanno molto influenzato i romanzi e il cinema americano: il film di Spike Lee La 25ª ora racconta una New York dilatata oltre i suoi confini dal crogiolo di mondi diversi che la abitano. Così come il romanzo di Jonathan Safran Foer Molto forte incredibilmente vicino racconta la stessa città cosmopolita percorsa a piedi da un bambino di nove anni. Tutte queste storie hanno acceso la mia fantasia.

Perché leggere questo libro?

Scrivere questi libro in certi momenti mi ha tolto il fiato. Spero succederà la stessa cosa a chi lo leggerà.

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All’Amnesia Milano special guest Andrea Oliva

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Sabato 18 gennaio 2020 la stagione estiva ibizenca sembrerà a tutti quanti meno lontana grazie ad Andrea Oliva, special guest all’Amnesia Milano, affiancato nella circostanza da Manuel Parravicini, per il primo evento annuale in collaborazione con Big Family.

Il legame con Ibiza di Andrea Oliva è di vecchia data: nel 2004 il suo primo set sulla isla, per la precisione allo Space; nel 2013 l’esordio del suo party ANTS all’Ushuaïa, dove ha appena festeggiato la sua settima stagione consecutiva. Non soltanto Ibiza in questi anni, nel ricco curriculum di Oliva: Boiler Room, Essential Mix, Coachella e Tomorrowland sono soltanto alcuni degli highlights di una carriera straordinaria, che è ancora alquanto lontana dal suo apice.

Manuel Parravicini, Big Family resident, è sempre abile a proporre set nei quali minimal, house e techno si calibrano alla perfezione: le sue selezioni sono ideali per uno dei momenti più delicati quando si è in console, momenti nei quali il warm up e di conseguenza la serata prendono forma e vanno nella giusta direzione.

Sabato 18 gennaio 2020 A.Lab (Amnesia Milano second room) diventa Golden Age.

Foto di Gabriele Canfora per Lagarty Photo

www.amnesiamilano.com

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The lodge: goodnight daddy

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Giusto il tempo di vedere in scena, nei panni di una madre di famiglia, la Alicia Silverstone che imparammo a conoscere attraverso diversi videoclip anni Novanta degli Aerosmith, che un inaspettato momento shock provvede a far balzare lo spettatore dalla poltrona in The lodge, co-produzione tra Canada, Regno Unito e Stati Uniti diretta dagli austriaci Severin Fiala e Veronika Franz, reduci dal collettivo The field to guide to evil.

Come nel loro acclamato debutto Goodnight mommy, datato 2014, è un rapporto tutt’altro che ordinario portato avanti tra genitore e figli ad essere posto al centro della circa ora e quaranta di visione, immersa nelle bianche distese innevate che circondano lo chalet di montagna in cui i giovanissimi fratelli Aiden e Mia vanno a trascorrere le vacanze di Natale insieme al padre vedovo Richard alias Richard Armitage e alla sua nuova compagna Grace, ovvero la Riley Keough de La casa di Jack.

Giovanissimi fratelli che, rispettivamente interpretati dal Jaeden Martell del dittico muschettiano It e da Lia McHugh, vengono lasciati soli con la donna, durante una una notte, dal padre, costretto a tornare in città a causa di un impegno; senza immaginare che quella che doveva essere la buona occasione per poter familiarizzare tra lei e i due è destinata a rivelarsi, in realtà, un vero e proprio incubo ad occhi aperti.

Un incubo che, come vuole la tradizione di un po’ tutta la cinematografia proveniente dall’Austria, i due registi concretizzano ricorrendo a pochissimi movimenti di macchina; man mano che la narrazione si evolve lenta e che il gelido clima di tensione viene attraversato da un forte retrogusto relativo a peccato e peccatori.

Ma in quale categoria rientra, precisamente, The lodge? È un film dell’orrore? È un home invasion? Intende sfociare nel torture porn o in disgustosi momenti splatter?

Nulla di tutto questo, in quanto, infarcito anche di un omaggio televisivo a La cosa di John Carpenter nel probabile tentativo di ricordare che è spesso opportuno non fidarsi pienamente di chi si ha accanto, sfoggia in maniera evidente il tenore di un dramma familiare a tinte thriller.

Però, se da un lato la regia appare decisamente elegante e tutt’altro che sciatta, dall’altro non risultano assenti momenti per sprofondare nella noia e non si fatica ad avvertire una certa mancanza di originalità, a cominciare dalla presenza della casetta di bambole che sembra quasi essere un elemento fisso delle recenti produzioni di genere (citiamo solo Hereditary – Le radici del male).

Fino ad approdare al più sfruttato dei twist ending, facilmente intuibile già nel corso della prima parte di The lodge per tutti coloro che abbiano almeno un minimo di dimestichezza con il filone.

 

 

Francesco Lomuscio

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Vin Diesel nel trailer italiano del cinecomic Bloodshot

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Vin Diesel protagonista nel nuovo trailer italiano di Bloodshot, adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto bestseller della Valiant.

Il film, diretto da David S. F. Wilson, sarà al cinema dal 26 Marzo 2020, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

Nel cast anche Eiza Gonzalez, Sam Heughan, Toby Kebbell e Guy Pearce.

Basato sull’omonimo fumetto campione di vendite, Bloodshot cala Vin Diesel nel ruolo di Ray Garrison, un soldato riportato in vita dopo essere stato ucciso in battaglia. Trasformato nel supereroe del titolo dalla società RST e potenziato grazie alla nanotecnologia, Ray diventa una forza inarrestabile, più forte che mai e in grado di rimarginare le proprie ferite all’istante. Nel controllare il suo corpo, però, la società è in grado di manipolare anche la sua mente e i suoi ricordi. L’obiettivo di Ray sarà quello di scoprire cos’è reale e cosa non lo è.

Buona visione.

 

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MARKETT POPSTAR, il format rivelazione del by night torna nelle Marche al Donoma Club

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Un party che questo week end farà impazzire ancora una volta il pubblico marchigiano, dopo lo strepitoso successo della prima

Sabato 18 gennaio 2020 dalle ore 00:00 alle 05:00

 

Markett il party rivelazione della night life italiana torna nelle Marche al Donoma Club, punto di riferimento dell’intrattenimento e del divertimento dell’intera Riviera Adriatica, delle Marche e ormai spazio di respiro nazionale, sabato 18 gennaio 2020 dalle ore 00:00 alle 05:00 a Civitanova Marche.

Il Markett delle sensazioni, delle persone e dei personaggi più eccentrici della notte riaccende, per la seconda volta, le sue vetrine in esclusiva al Donoma Club, grazie al successo dell’evento organizzato lo scorso dicembre.

Lo show che celebra i miti della cultura pop internazionale è pronto a stupire il pubblico in una nuova versione: la musica che ha fatto sognare generazioni grazie a star divenute icone culturali, i poster e le riviste che raffiguravano gli idoli della Pop Music, che ancora oggi sono ascoltati ed osannati, e non solo.

“Il pubblico marchigiano è favoloso! Dopo il successo dell’esordio è stato inevitabile riportare Markett in riviera, per regalare ancora una volta ai clubbers marchigiani, e non solo, le emozioni che hanno vissuto prima di Natale.

Questa volta, però, stupiremo la platea ancore di più!”- spiega l’art director Gio Setola, padre del format di successo.

 

Markett, un format rinnovato: più spettacolare, più esclusivo e più divertente

Markett in questa nuova stagione si presenta sotto una veste più spettacolare, più esclusiva e più divertente, ma non perde di vista l’obiettivo primario: animare i clubbers mettendoli in vetrina e rendendoli assoluti protagonisti del party.

Ad animare la serata sarà, come sempre, musica di qualità e la presenza dell’immancabile ed istrionico vocalist Christian Key.

Lo show che celebra i miti della cultura pop internazionale, grazie a musica e sano divertimento, aspetta il pubblico marchigiano questo week end al Donoma Club.

Donoma: club punto di riferimento dell’intrattenimento e del divertimento marchigiano e nazionale.

Il Donoma, club della Riviera Adriatica, è nato con l’obiettivo di diventare uno dei punti di riferimento dell’intrattenimento e del divertimento nelle Marche e in tutta Italia.

Il locale, situato in pieno centro a Civitanova Marche, è caratterizzato da un connubio tra tecnologia e arte e si sviluppa su un’ampia superficie suddivisa in tre aree principali denominate: AREA THEATER, AREA LIVING e BLACK BOX.

Il nome non è stato scelto a caso, infatti “Donoma” è una parola che deriva del linguaggio nativo americano, ed il suo significato è: “davanti al sole” simboleggiando la rinascita, l’avvento della luce dopo le tenebre, una nuova luce ad illuminare il mondo della notte.

Quest’area nasce dall’ex complesso del Cinema Adriatico, un luogo dotato di estrema eleganza.

La sua LIVING ROOM è una zona estremamente elegante, impreziosita da toni classici e da un ambiente riservato per tutti i clienti, mentre la zona denominata “THEATER”, rappresenta il cuore pulsante del club.

 

 

INFO

Evento Fb: https://www.facebook.com/events/580741306103657/

Quando: sabato 18 gennaio 2020, dalle ore 00:00 alle 05:00

Dove: Donoma Club – Via Mazzini 43, Civitanova Marche – Info 0733 775860

 

Markett Fb: https://www.facebook.com/markett.official/

Markett IG: https://www.instagram.com/markett.official/?hl=it

Donoma Club Fb: https://www.facebook.com/donoma.it/

Donoma Club Ig: https://www.instagram.com/donomaclub/

 

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In arrivo al cinema Una storia d’arte di Marco Pollini

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Ahora! Film è lieta di presentare Una storia d’arte, nuovo film diretto da Marco Pollini, a pochi mesi dal thriller Pop Black Posta, interpretato da Antonia Truppo e Denny Mendez.

Una storia d’arte e’ un esperimento cinematografico realizzato con soli attori emergenti della scuola di recitazione Ahora ! Lab di Verona che offre l’enorme possibilita’ ad attori emergenti di partecipare a cortometraggi e lungometraggi realizzati in modo professionale.

Ha come protagonisti Elvira, una donna borghese di settant’anni, ricca e viziata, e Antonio, un idraulico ventenne grezzo e dispotico. I due sono legati da una grande passione: l’amore per i quadri e per la pittura.

Spinta da questa passione e, segretamente, dal desiderio di rivalsa contro il suo sogno artistico mancato, Elvira decide di investire il proprio tempo e denaro per lanciare Antonio come pittore. Il ragazzo, all’inizio ingenuo e sognatore, cresce sull’onda di questo interessamento, che, invece di migliorarlo, mette in luce il suo lato più nascosto, trasformandolo in un uomo freddo e calcolatore.

Finiscono, così, per trovarsi circondati da un insolito destino in una maestosa villa stile Liberty che nasconde un segreto.

Il film è stato girato interamente a Verona con la collaborazione di Verona Film Commission, Galleria Massella, Ristorante Maffei, Cinema Rental, Palazzo Ceru’ e tanti altri partners  veronesi.

Una storia d’arte è una sorta di esperimento che ho realizzato con attori esordienti della scuola di recitazione Ahora Actor Lab di Verona”, dichiara il regista, “ed è nato per caso dall’amicizia con un signore di altri tempi, Gianfranco De Muri, un uomo di ottant’anni che da giovane ha lavorato come aiuto regia per Ugo Tognazzi e Vittorio De Sica nella Roma cinematografica degli anni Sessanta. Gianfranco De Muri ha scritto questa storia, pensata inizialmente come commedia teatrale, e insieme ci siamo impegnati a metterla in scena”.

Una storia d’arte è interpretato da Loretta Micheloni, Lorenzo Maggi, Esther Grigoli, Enzo Garramone, Alex Faccio, Sabrina Campagna, Silvia Ferracane, Gianfranco De Muri, Licia Massella, Margherita Sciarretta, Sofia Amber e Alberto De Gaspari.

La sceneggiatura e il soggetto sono  a firma di Gianfranco De Muri, mentre fanno parte del cast tecnico il montatore Adinori, il direttore della fotografia Alberto Marchiori, lo scenografo Giorgio Gregori, la truccatrice Evelyn Bruges e la costumista Concetta Maccarone e la direttrice di produzione Lorenza Montresor e altri bravi collaboratori Veronesi.

Gli effetti visivi in post-produzione sono di Daniele Crociani e le musiche a firma dello stesso Marco Pollini.

Una storia d’arte sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 30 Gennaio 2020, distribuito da Ahora! Film.

Di seguito, il trailer ufficiale.

 

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“It’s The Joint!”, DJ Lugi protagonista del terzo appuntamento all’Angelo Mai

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Una serata Hip-Hop suonata live dove sul palco dell’Angelo Mai s’incontrano musicisti, cantanti, rapper, DJ e beatboxer per superare confini e generi musicali. Questo è “It’s The Joint!”, dove una volta al mese la resident band Dumbo Station insieme a Danno (Colle der Fomento) e alla crew Do Your Thang conducono la serata coinvolgendo numerosi ospiti a esibirsi con loro sul palco.

La prima parte di ogni serata vede la partecipazione di una special guest che insieme ai Dumbo reinterpreta alcuni brani del proprio repertorio in una chiave strumentale inedita. La seconda parte della serata è un vero e proprio scambio musicale con interventi di musicisti, cantanti e rapper in stile freestyle insieme a Danno e ai membri del Do Your Thang.

L’ospite del terzo appuntamento sarà il veterano della scena Hip-Hop italiana DJ Lugi. MC, beatmaker e DJ, Lugi che è considerato uno dei maggiori esponenti della golden age Anni ’90; si esibirà in uno showcase proponendo una selezione dei suoi classici ri-arrangiati dai Dumbo Station. Nel suo show sono previsti anche momenti dedicati al DJ set.

La seconda parte della serata vedrà l’esibizione degli MC del Do Your Thang White Boy e Pacman XII, oltre alla partecipazione di due ospiti d’eccezione: il cantante Folcast e l’MC cosentino Kiave.

I Dumbo Station sono Benjamin Ventura (tastiere), Paolo Zou (chitarra), Stefano Rossi (basso) e Davide Savarese (batteria).

La selezione musicale sarà a cura di Rubber Soul.

 

Domenica 26 gennaio

ore 21.30

It’s The Joint! presso Angelo Mai

Viale delle Terme di Caracalla, 55 – Roma

Ingresso Euro 10 (con tessera Arci)

Infoline +393665972816

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Juice Plus+: il piano di donazioni fa tappa a Roma per sostenere la sezione paralimpica del Club Scherma Roma. Madrina Elisa Di Francisca

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Juice Plus+ destina la sua terza donazione legata al progetto “Verso Il Sol Levante” al Club Scherma Roma: la storica società capitolina ha ricevuto una nuova pedana per la scherma paralimpica e due carrozzine. Madrina dell’iniziativa l’olimpionica Elisa Di Francisca, ambassador Juice Plus+

Juice Plus+ non si ferma nel suo impegno verso associazioni che operano sul territorio italiano per incentivare la pratica sportiva. Due gli interventi attivati nel 2019: il primo a favore della ASD Boxe Vesuviana di Torre Annunziata, con la ristrutturazione della sala performance, dotata di attrezzi nuovi; la seconda a supporto del progetto di Briantea84 Academy, con il finanziamento, per un anno, di corsi di calcio e basket rivolti a ragazzi con disabilità intellettivo-relazionale. Il 2020 si apre all’insegna della scherma: la donazione è nei confronti del Club Scherma Roma e ha riguardato l’acquisto di una nuova pedana di scherma paralimpica e due carrozzine. Da oggi il club capitolino avrà nuove attrezzature di proprietà, dopo aver portato avanti le proprie attività per molti anni con materiali ricevuti in prestito dalla Federazione Italiana Scherma. Durante la giornata la pedana e le carrozzine sono state donate a una rappresentanza di atleti del settore giovanile paralimpico del Club Scherma Roma che ne usufruiranno per allenarsi e per gareggiare, avendo nella testa e nel cuore il sogno di poter partecipare alle Paralimpiadi. Madrina della giornata è stata Elisa Di Francisca, campionessa olimpionica di fioretto individuale e a squadre alle Olimpiadi di Londra 2012 e medaglia d’argento nell’individuale a Rio 2016 nonché ambassador Juice Plus+.

Ph Carlo Piersanti

L’azienda globale di integratori alimentari che si pone come missione quella di ispirare uno stile di vita sano nel mondo, accompagna Elisa dal 2019 attraverso il progetto “Verso il Sol Levante”, volto a incentivare la pratica sportiva sul territorio italiano. Elisa, marchigiana ma trapiantata a Roma, si allena tutti i giorni al Club Scherma Roma, per raggiungere l’obiettivo ambizioso della terza partecipazione a cinque cerchi a Tokyo 2020. “Sono nata a Jesi e lì ho iniziato il mio percorso nel fioretto, ma da tre anni vivo a Roma con mio marito e con mio figlio. Il Club Scherma Roma mi ha adottata e mi ha dato la possibilità di conciliare vita privata e impegni agonistici per tornare a essere competitiva dopo la maternità. Sono molto felice quindi di aver fatto da tramite fra questa gloriosa società sportiva e Juice Plus+ di cui sono orgogliosa ambassador. L’evento di oggi mi riempie di gioia perché doterà la sezione paralimpica di nuove attrezzature: vedo questi ragazzi esercitarsi ogni giorno con grande impegno e dedizione e voglio ringraziare Juice Plus+ per questo intervento fondamentale che permetterà loro di potersi allenare al meglio e crescere per puntare a obiettivi sempre più ambiziosi.” ha dichiarato Elisa Di Francisca, già qualificata a Tokyo 2020 con la Nazionale di Fioretto.

All’inaugurazione erano presenti, oltre a Elisa Di Francisca, Fabio Fiorellino, Regional Director Southern Europe di Juice Plus+ e Marco Di Martino, Presidente del Club Scherma Roma. Fabio Fiorellino, Regional Director Southern Europe di Juice Plus+ ha dichiarato: “Quando si parla di ispirare uno stile di vita sano, il collegamento logico con la pratica sportiva è immediato. Juice Plus+ è impegnata da sempre a fornire prodotti in grado di contribuire a cambiare positivamente e in modo sostenibile la qualità della vita delle persone, promuovendo la diffusione di valori positivi associati al benessere del corpo e alla proposta di uno stile di vita salutare.” “Juice Plus+ ha quindi scelto di comunicare attraverso lo sport perché l’impegno, la lealtà, il rispetto e il miglioramento di sé sono valori in cui si riconosce.” – Ha proseguito Fiorellino – “Questo progetto di charity si prefigge di lasciare un segno tangibile, essere attivi sul territorio ed incentivare la pratica sportiva: si tratta di interventi in realtà italiane o contesti in cui non sempre è facile fare sport. Siamo quindi orgogliosi di aiutare associazioni sportive ad operare sul territorio e siamo certi che anche la donazione odierna porterà tanta felicità ai ragazzi del Club Scherma Roma. Un ringraziamento speciale va a Elisa, il vero anello di congiunzione tra Juice Plus+ e questa associazione fondamentale per la sua storia sportiva e personale.”

Ph Carlo Piersanti

Marco Di Martino, Presidente Club Scherma Roma ha aggiunto: “Il Club Scherma Roma nasce nel 1961 dalla fusione di due prestigiose società di scherma romane: la Sala Pessina di Via Condotti, fondata dal Maestro Carlo Pessina, nella quale si allenavano Giuliano e Renzo Nostini, e la Società Sportiva Lazio -Sezione Scherma- dei Maestri Ugo Pignotti e Umberto Di Paola. Il Club Scherma Roma presenta credenziali del tutto straordinarie sia per essere tra le prime società italiane per numero di iscritti, sia per la serie infinita di successi ad altissimo livello che sottolineano la sua storia: è la società di scherma più titolata d’Italia, con ben 33 scudetti in bacheca. Il club porta avanti quelli che sono gli antichi valori di uno sport nobile che vuole continuare a scrivere la storia, arricchendola con nuove pagine, giorno dopo giorno, gara dopo gara. La società con i suoi 350 iscritti suddivisi nelle tre armi (fioretto, spada e sciabola) ed in tutte le categorie, dal vivaio agli atleti master, oltre ad essere un punto di riferimento per olimpionici e medagliati in Italia in ambito federale, europeo e mondiale è attivo anche sul fronte sociale con attività paraolimpiche. Nel 2006 il Club ha costituito inizialmente una sezione di scherma in carrozzina di livello olimpico per la preparazione alle Olimpiadi di Londra 2012, e successivamente ha istituito corsi gratuiti. Questo progetto, grazie a Elisa ed allo sponsor Juice Plus+, doterà la sezione paralimpica di nuove attrezzature e permetterà ai nostri ragazzi di allenarsi nelle migliori condizioni possibili dimostrando che i limiti sono solo a volte solo nella propria mente.” La Di Francisca è diventata nel 2019 ambassador di Juice Plus+ e, insieme ad altre 2 atlete azzurre Irma Testa (pugilato) e Sara Cardin (karate) è protagonista del progetto di comunicazione “Verso il Sol Levante” promosso da Juice Plus+. Gli obiettivi del progetto sono quelli di celebrare uno stile di vita sano e la dedizione delle atlete mentre si preparano alle Olimpiadi di Tokyo 2020 attraverso il racconto della vita quotidiana di una vera sportiva. Nel 2020 è partita la seconda fase del progetto, che accompagnerà le 3 campionesse verso l’impegno più affascinante ed emozionante della loro carriera. L’evento si è concluso con gli allenamenti dei ragazzi del Club Scherma Roma che hanno potuto testare la nuova pedana e le carrozzine.

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Splatter underground e Metal il 18 Gennaio al Nuclear Abominations Fest

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Nuclear Abominations Records, in collaborazione con Tormenting Steel Productions, è orgogliosa di presentare il Nuclear Abominations Fest, una giornata dedicata al cinema Horror/Gore indipendente e al Death/Black Metal, con quattro band underground dal vivo a Parma Sabato 18 Gennaio 2020.

Si esibiranno i folli finlandesi Sickness e Warfare Noise si alterneranno sul palco del Post War Cinema ai demoniaci Sadomortuary e Black Legion.

Con inizio alle ore 16:00, grazie alla partecipazione del regista Alex Visani verranno proiettate alcune perle video tratte dalla collana Spasmo fino alle ore 18:00, quando avverrà la proiezione del suo ultimo lavoro: Stomach.

I concerti inizieranno alle ore 20 circa e si alterneranno con le proiezioni di altri quattro cortometraggi, sempre diretti da Alex Visani.

Sarà possibile gustare dal pomeriggio le migliori prelibatezze emiliane, ossia torta/gnocco fritta/o, salumi, ciccioli, vino rosso e birre artigianali, oltre ad un dj set speciale che accompagnerà fino a notte fonda in un viaggio fra i generi più estremi della Musica, passando dal grindcore alle colonne sonore.

Una sublimazione dell’ Orrore, condensata in un unico, trasversale, evento.

Quindi, non perdete il Nuclear Abominations Fest (tutti i dettagli nella locandina qui sopra).

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Drunken Masters: il metal di The Old Skull incontra il rap di DSA Commando

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Drunken Masters” è il primo estratto dal nuovo lavoro della formazione metal romana The Old Skull con la collaborazione del collettivo rap savonese DSA Commando, disponibile da mercoledì 15 gennaio su tutte le piattaforme digitali.

La band composta da Luca Martino (batteria), Francesco Persia (chitarra), Emanuele Calvelli (basso), Alex Merola (chitarra) e DJ Snifta ha offerto un tappeto di ritmiche e chitarre distorte, dove si alternano le rime degli MC Krin183, MacMyc e HellPacso. Il ritornello in attacco dichiara subito quali sono le regole d’ingaggio che le due band hanno deciso di condividere: uno sfacciato inno all’alcol e al “godersi la vita” accompagnato da ritmiche monolitiche e chitarre sature, impreziosite poi da momenti di scratch e cura di DJ Sunday dei DSA Commando.

“Drunken Masters” anticipa un full length album la cui uscita è prevista per venerdì 24 gennaio, dove convergono per la prima i più rappresentativi nomi della scena Hip-Hop italiana degli ultimi vent’anni in un contesto metal/hardcore del tutto inedito per il panorama nazionale.

 

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In dvd Divina mortis e il suo Gesù degli zombi

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Reso disponibile su supporto dvd da Home Movies, Divina mortis rivisita il filone cinematografico horror che ha reso celebre il mitico George A. Romero, proponendo una nuova visione dell’universo zombesco.

Mediometraggio di oltre mezz’ora inizialmente pensato come fumetto e del tutto autoprodotto nel 2018 dal suo autore Josh Heisenberg avvalendosi della collaborazione di amici e familiari, si svolge, infatti, in un mondo invaso dai morti viventi immaginando nientemeno che Gesù quale primo zombi della storia dell’umanità.

Perché, se da un lato abbiamo le due sorelle Veronica e Alessia, ovvero Valentina Carrino e Nicole Petruzza, alla disperata ricerca di un luogo sicuro in una infinita lotta per la sopravvivenza, dall’altro è in scena una setta comandata da un frate folle che, interpretato da Massimiliano D’Aloisio e convinto di essere il tramite tra il divino e il terreno, è il responsabile della spaventosa epidemia.

L’unica salvezza è la resurrezione? Il sangue, invece, è la chiave che porterà alla vita eterna?

Sono i due principali interrogativi che emergono durante la visione di Divina mortis, ritmato nella giusta maniera per quanto riguarda la lenta evoluzione narrativa e che, decisamente curato dal punto di vista tecnico ed estetico, non lascia affatto a desiderare neppure in fatto di recitazione (aspetto molto raro quando si parla di produzioni a bassissimo budget).

Man mano che il tutto poggia su un’idea decisamente originale per relegare l’indispensabile dose di splatter e smembramenti quasi esclusivamente all’epilogo.

Con ricca sezione extra del disco che, al di là di cinque teaser, una galleria fotografica, uno showreel del regista e il videoclip Broken mirror dei Big Whales, dispensa cinque minuti di dietro le quinte, quattordici di bloopers e sette di interviste alla scenografa e costumista Azzurra Angeletti, al co-sceneggiatore Emanuele Di Filippo, ai truccatori Vanessa Di Serafino ed Emanuele Altieri, all’Enrico Bergamasco che veste i panni del capo adepto della setta e alle citate Carrino e Petruzza.

Abbiate fede nel… ritorno dall’aldilà con Divina mortis!

 

 

Francesco Lomuscio

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Jonas Reingold: intervista al super bassista dei The Flower Kings

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Jonas Reingold ha iniziato il 2020 sotto i migliori auspici dal punto di vista professionale. Basta soltanto dire che è reduce da un tour europeo di successo risalente allo scorso Dicembre con la sua band The Flower Kings, e con loro a fine Gennaio si recherà anche in Giappone per alcune date.

Il nuovo cd della formazione, probabilmente la più blasonata del prog rock svedese e una delle più acclamate della scena mondiale in generale, intitolato Waiting for miracles, ha ottenuto risultati molto lusinghieri e critiche entusiastiche sia da parte del pubblico che dei media. Nato a Malmo, Svezia, Jonas Reingold è un bassista solido e potente, forte di una tecnica elaborata e sofisticata che lo ha portato ad imporsi come uno dei migliori strumentisti in circolazione. Ha iniziato a suonare il basso nel 1986 con i WIRE, poi, dopo aver preso un master degree in arts nel 1994, è entrato nei TFK, capitanati dal chitarrista Roine Stolt.

Co-autore delle più significative canzoni della sua band, Jonas ha preso parte negli anni a tanti prestigiosi progetti musicali, tra i quali i Kaipa, i Tangent, Agents of Mercy con Nad Sylvan e Stolt, Lalle Larson Trio, il supergruppo The Sea Within e la sua personale band Karmakanic. Ma non basta. Qualche tempo fa il bravissimo Jonas ha sostituito Nick Beggs come bassista nella Steve Hackett Band, la prestigiosa formazione dell’ex chitarrista dei Genesis, sempre in giro per il mondo in acclamate e affollatissime tournée. Senza dimenticare una grande soddisfazione che Reingold ha avuto di recente: i The Flower Kings (composti, oltre che da lui, da Roine Stolt alla chitarra, Zach Kamins alle tastiere, Mirkko De Maio alla batteria e Hasse Froberg alle vocals e chitarra), nominati ai Grammy Awards svedesi nella categoria Best Hard Rock/Metal con le premiazioni che si terranno il prossimo 6 Febbraio a Stoccolma. Jonas e I TFK saranno inoltre tra i nomi di punta di Cruise To the Edge 2000, host i mitici Yes di Chris Squire, con guests scelte tra il meglio del prog mondiale.

 

Jonas, i The Flower Kings sono stati nominati ai Grammy Awards svedesi per il loro nuovo album Waiting For Miracles. Per voi deve essere davvero una bella soddisfazione…

Che dire, ogni tipo di pubblicità per me è la benvenuta. Parteciperemo alla cerimonia delle premiazioni, sarà ripresa dalla televisione nazionale, quindi avremo un bel po’ di visibilità e questo è un fatto molto buono.

 

Questo è un momento particolarmente positivo per la vostra band anche perché il vostro più recente cd si sta rivelando uno dei vostri più grandi successi. Qualcuno dice addirittura che è il disco più venduto che abbiate mai realizzato…

No, non credo che Waiting for miracles sia il cd più venduto dei TFK, piuttosto è unfold the future del 2002, secondo quanto ci dice la nostra casa discografica. Comunque, questo nuovo disco sta vendendo piuttosto bene e ci sta dando molte soddisfazioni. Waiting for miracles è stato molto apprezzato sia dai media che dal pubblico, però è troppo presto per dire se diventerà o no il nostro album di maggior successo. Rifammi questa domanda tra qualche anno e, magari, potrò darti una risposta più precisa, ma per il momento posso confermare che le cose stanno andando molto bene. La casa discografica è felice, i fan sono felici e anche noi lo siamo, aggiungendoci, inoltre, la felicità per questa nomination. Per rispondere alla tua domanda, se mi aspettavo questo successo ti dico no, che non me lo aspettavo. Sono in questo ambiente da troppo tempo per coltivare ancora delle aspettative. Sai, tu fai la tua musica, io cerco di farla meglio possibile, di seguirla in ogni fase e poi lavoro sodo, tento di fare più interviste possibili, di fare la migliore promozione, ma dopo di ciò non ho nessun controllo della situazione. Quindi, per me non avrebbe senso mettermi in testa troppe speranze. Ripeto, l’unica cosa che posso fare è cercare di proporre un ottimo prodotto.

 

Hai appena concluso un tour con i TFK dove avete presentato le nuove canzoni. Tu stai davvero molto in giro a suonare dal vivo, considerando anche che da poco hai concluso un lungo tour mondiale con la band di Steve Hackett della quale fai parte. Quali sono i lati più positivi dell’essere sempre on the road?

Tanto per cominciare, essendo un musicista professionista, quando sei in tour guadagni un po’ di soldi. Inoltre, se ti trovi in un bell’ambiente, circondato da brave persone, allora stai proprio bene, alla grande e, come nella vita di tutti i giorni, c’è il momento del divertimento e quello dello stress. Di base, comunque, ti rilassi perché, in fondo, devi fare una cosa soltanto: vai nel locale dove ti devi esibire, ti prepari per il concerto, fai il sound check e, quindi, fai lo spettacolo. Non devi fare mille altre cose insieme come magari ti capita quando sei a casa, sempre impegnato tra le questioni che riguardano la gestione della tua casa discografica e varie altre cose. Nella vita normale sei diviso tra quelle che potremo chiamare tante isolette, tanti piccoli doveri che hai e tante commissioni da svolgere. Ma quando sei su un tour bus con un’altra decina di persone, fai sempre la stessa cosa, in modo ripetitivo. Questo è molto positivo per il tuo spirito e la tua mente, è bello vivere una vita così almeno per un po’ di tempo. Poi, certo, sai di dover tornare a casa per occuparti delle tue altre faccende. In tour, inoltre, ti trovi in compagnia di persone simpatiche, mangi i pasti gratis, non devi andare tutti i giorni a fare la spesa, non devi pulire casa. Sei in un hotel dove la tua stanza è sempre pulita e ti cambiano ogni giorno gli asciugamani, ti danno caffè caldo la mattina quando ti alzi, è una bella vita, davvero.

 

 

E, parlando in particolare del recente tour con i The Flower Kings, come sono andate le cose?

Abbiamo suonato dei pezzi dal nuovo cd, Waiting for miracles, Miracles for America, Always there e Black flag e queste canzoni sono state molto ben accettate, almeno credo. Un ottimo modo per presentare il nostro nuovo album e le reazioni dell’audience, soprattutto verso la fine del tour, sono state fenomenali.

 

Tu sei molto conosciuto anche per i tuoi side project. Nei mesi scorsi sei stato forse troppo occupato per pensarci, ma adesso hai in mente di fare qualcosa da solista, magari con la tua band Karmakanic?

Sì, ho sempre un bel po’ di cose in programma. Io, Rob Townsend e Craig Blundell, ad esempio, abbiamo scritto alcuni pezzi mentre eravamo in tour con Steve Hackett, quando ci trovavamo nei camerini o nel tour bus e, probabilmente, le registreremo tra Gennaio e Febbraio quando avremo un po’ di tempo libero. Speriamo di far uscire il cd per la prossima primavera. Saremo un trio, non si tratta di un grande progetto, ma soltanto di musica strumentale con tre persone che la suonano e, magari, potremo avere delle varie guests nell’album. Poi, nei miei programmi c’e quello di finire un album che sto facendo con il chitarrista Sven Cirmsky, sul quale abbiamo lavorato già negli ultimi due anni. Abbiamo registrato le parti di drums e Sven ha fatto le sue parti di chitarra, io quelle di basso ma non abbiamo ancora un cantante. È un progetto di musica melodic rock con degli elementi prog, ma sarà un po’ differente dal solito. Sono proprio curioso di vedere che cosa ne penserà la gente.

 

Tornando ai TFK e al loro recente tour, nella vostra band ci sono state due new entry, Zach Kamins alle keyboards e Mirkko DiMaio alla batteria. Cosa ci dici di loro e del loro contributo live?

Zach Kamins e Mirkko DiMaio sono nel gruppo già da un anno e e il primo tour che hanno fatto con noi è stato in Sud America nel 2019, quindi alcune date anche la scorsa estate. Sono stati grandiosi, sono giovani e hanno contribuito dandoci molta energia. Sia per quanto riguarda le registrazioni dell’album che in occasione del tour, sono stati davvero bravissimi, hanno seguito tutto il lavoro con grande cura dei dettagli. Inoltre, ci hanno dato grande supporto per quanto riguarda tutto il lato musicale e non soltanto. Non posso che dire che siamo davvero contenti di loro.

 

Susanna Marinelli

 

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Mario Petillo presenta il romanzo “James Hook. Il pirata che navigò in cielo”

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

James Hook. Il pirata che navigò in cielo

 di Mario Petillo

Lo scrittore salernitano Mario Petillo presenta “James Hook. Il pirata che navigò in cielo”, la storia del famigerato Capitan Uncino – il villain che non si può non amare – l’antieroe del romanzo di James M. Barrie “Peter Pan” la cui figura ha sempre affascinato i lettori più del suo svolazzante protagonista. L’autore racconta per la prima volta la vita del Capitano James Hook quando era ancora solo James M. Turner, e i perché del suo odio nei confronti del ragazzo che non voleva crescere.

Titolo: James Hook. Il pirata che navigò in cielo

Autore: Mario Petillo

Genere: Fantasy/Storico

Casa Editrice: Scatole Parlanti

Collana: Mondi

Pagine: 200

Prezzo: 15,00 €

Codice ISBN: 978-88-328-11-872

 

«La più facile delle soluzioni sarebbe quella di suggerirvi di chiudere gli occhi, fare un profondo respiro e lasciare che le vostre iridi si colorino di leggerezza, di brio, di brividi. L’Isola che non C’è era un posto nel quale tutti sarebbero voluti andare, almeno per qualche giorno: era una pausa dal resto del mondo, era la pace totale dei sensi, era come avere una patina opaca dinanzi agli occhi, perché nulla poteva essere reale […]».

 

Il romanzo d’esordio di Mario Petillo James Hook. Il pirata che navigò in cielo racconta una vicenda fantastica che poggia però su basi storiche ben documentate. L’autore prende spunto dal romanzo Peter Pan estrapolandone il “cattivo”, James Hook – ai più noto come Capitan Uncino – e ne racconta il passato, a partire dalla sua giovinezza fino ad approdare nel finale del libro allo scenario che noi tutti conosciamo, grazie anche al classico film Disney. E nel narrare la storia di James Hook l’autore ripercorre anche un’epoca, il Settecento, in cui stava nascendo la pirateria moderna, riportando fatti storici interessanti che contestualizzano la vicenda di Uncino, come il suo legame con il Capitano Edward Teach, passato alla leggenda con il nome di Barbanera. Petillo offre una prospettiva diversa da cui osservare la bellicosa relazione tra James Hook e Peter Pan, per permetterci di avere più consapevolezza sui motivi che hanno portato un ragazzo pieno di passione per la vita e per la cultura a consumarsi nel gelido fuoco della vendetta. E proprio nell’incipit si comincia a capire che James Hook è molto più di quello che ci è stato raccontato nel romanzo di J. M. Barrie: nel suo accorato dialogo con l’amico Spugna il Capitano ci appare stanco e invecchiato ma anche profondamente umano, attraversato da un dolore tanto forte da bucare la pagina. Nell’immobilismo della nave Jolly Roger, arenata nell’atollo in mezzo al cielo, l’Isola che non C’è, si avverte forte il sentimento di frustrazione di un uomo che perso tutto: non solo la mano destra ma la sua giovinezza, i suoi sogni e, in ultimo, la sua aspirazione alla rivalsa. E da questo incipit l’autore fa un salto indietro e ritorna al passato di un ragazzo che poteva diventare ciò che voleva ma che ha avuto la sfortuna di incrociare il dispotico e ambiguo Peter Pan, che ha visto crollare le sue certezze ed è stato privato del suo futuro. James Hook. Il pirata che navigò in cielo è una storia di rinunce; è l’amaro racconto di un vinto che però non si è mai arreso. Per la prima volta si ripercorre la vita di Capitan Uncino quando era ancora James M. Turner, restituendoci un personaggio umanissimo e travagliato, e facendoci riflettere su come a volte è troppo semplice vedere il mondo in bianco o nero ignorandone le infinite e complesse sfumature.

 

 

TRAMA. Vi siete mai chiesti come Capitan Uncino è arrivato all’Isola che non C’è? Questa è la storia di James M. Turner, meglio noto come Capitan Hook, il leggendario pirata che da più di un secolo fa sognare i lettori. Si tratta però di un romanzo che cambia la prospettiva degli eventi, fornendoci dei dettagli importanti sulla vita del capitano della Jolly Roger. È davvero lui il “cattivo” oppure le sue azioni hanno motivazioni particolari? E chi è davvero Peter Pan, leader indiscusso di Neverland? Per scoprirlo non resta che ripercorrere le origini dell’unico uomo che ha saputo tenere testa a Barbanera, scoprendo che nel suo cuore hanno albergato sentimenti contrastanti, compromessi troppo presto dagli eventi di un’esistenza difficile. Tra l’Inghilterra di inizio Settecento, gli oceani e le sponde di un’isola incantata, il mito di James Hook, a distanza di tanti anni, è ancora in grado di riservare delle sorprese.

 

L’AUTORE È DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

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BIOGRAFIA. Mario Petillo è nato nel 1990 a Salerno e vive a Milano. Storyteller e sceneggiatore, ha lavorato per dieci anni come giornalista nel settore dei videogiochi, del cinema e del calcio. Ha scritto e diretto nel 2015 il cortometraggio “Le coppie hanno i baci contati” ed è stato finalista al Premio Solinas” con la web serie 02.37 (2016). Lavora in un’agenzia di comunicazione e ricopre il ruolo di ufficio stampa e social media manager per diversi brand internazionali. “James Hook. Il pirata che navigò in cielo” (Scatole Parlanti, 2019)  è il suo primo romanzo.

 

 

 

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L'articolo Mario Petillo presenta il romanzo “James Hook. Il pirata che navigò in cielo” proviene da Mondospettacolo.

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