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La terza edizione del Milano Fashion Day raggiunge nuovamente il Sold Out

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MFW, TRIPUDIO DI PUBBLICO E VIP PER IL MILANO FASHION DAY

Si è svolta Domenica 22 Settembre 2019 la terza edizione del Milano Fashion Day, l’evento finalizzato alla presentazione delle nuove collezioni durante la Milano Fashion Week, davanti ad un parterre costituito da addetti del settore moda, stampa, buyers e celebrities.

Ad ospitare l’evento, la prestigiosa Sala Liberty del Circolo Filologico Milanese, a pochi passi da Piazza Duomo.

L’evento, condotto magistralmente da Valeria Altobelli, ha visto la preziosa partecipazione di Telethon come Charity Partner.

Fondazione Telethon è una delle principali charity biomediche italiane, nata nel 1990 per iniziativa di un gruppo di pazienti affetti da distrofia muscolare.

La sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza, selezionata secondo le migliori prassi condivise a livello internazionale.

In occasione della Milano Fashion Week 2019, moltissimi sono stati gli addetti del settore moda ed i volti noti che hanno presenziato all’evento, riportando il tutto sui loro canali social.

Ricchissimo, infatti, il parterre di ospiti, tra cui spuntano i nomi di: Maria Monsè in compagnia della figlia Perla, Mercedesz Henger e Lucas Peracchi, la gieffina Mary Falconieri e il fidanzato Giuseppe Schiavello, Max Bertolani in compagnia della compagna Serena Fidanza, Marcella Ovani delle Lollipop, Ylenia di Radio 105, il ballerino Milton Morales, Dario Villa, la madre natura Romina Gomez, la conduttrice televisiva Martina Panagia, Sylvie Lubamba, l’attrice Gloria Anselmi, l’ex velina Vera Atyushkina, Marina Graziani, la fitness influencer Ioana Dunica, Turchese Baracchi, la modella Elisa Scheffler, Simone Di Matteo, Marco Bianca, la bomber di Avanti Un Altro Margherita Molinari, Patrizia Calaviere, la gieffina e speraker radiofonica Claudia Letizia, Miss Milano Sofia Plescia, la modella Nicole Macchi, Valentina Bonariva, Laura Drzewicka, la conduttrice sportiva Emanuela Iaquinta in compagnia del fidanzato Manuel, il gieffino Valerio Lo Grieco, Gilberto Savini, Sonia Borgonovo e Viviana Bazzani, la pupa Mary Carbone con il marito Marco e la piccola Alice, l’influencer Antonio Palmentieri, le gemelle Lidia e Jessica Vella, la Tronista Mara Fasone, Roxy Zamboni, la manager Manila Gorio, Aurora Betti, Chiara Giorgianni e tantissimi altri ad ammirare le collezioni di:

ANNA ROCK MILANO

MOQETTE

KRISTAL B

MELANIA FUMIKO

FRANCO FERRARO

ATELIER MILANO

MAURO EFFE

YULIA LENSKAIA

NADANUOVO

EVA COUTURE

DAVID LAFITTE PAGANO

FEDERICA FASOLI – GILDA MAZZA BIJOUX

DRESSI J

INTINI GIOIELLI

SACANÒ BAGS

CURLY BAGS – LE GABRIELLE – DANIÈ – LOIS – MOMASOPHY

Le modelle sono state acconciate dal gruppo capitanato dal Creative Director Hairstylist Lino Marcucci, mentre il trucco é stato affidato ad un team di makeup artist, che hanno esaltato la bellezza di tutte le modelle.

Durante l’evento la scrittrice Roberta Piergallini ha presentato il suo nuovo libro intitolato “Il Corteggiatore Perfetto”, la cui prefazione è stata scritta da Maurizio Costanzo.

L’evento è stato organizzato da Andrew Sardelli e da Marco Rosselli, in collaborazione con l’agenzia AP-Servizi.

Un ringraziamento importante va a tutte le agenzie di moda:

Gas Gas Model Agency e Service

The Fashion Management by Mario Tomaselli

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Esordio alla regia per Lillo e Greg con D.N.A. (Decisamente Non Adatti)

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Sono iniziate le riprese di D.N.A. (Decisamente Non Adatti), film scritto, diretto e interpretato da Lillo e Greg, per la prima volta dietro la macchina da presa.

Prodotto da Lucky Red e Vision Distribution, il film è scritto da Edoardo Falcone, Claudio Gregori (Greg) e Lillo Petrolo (Lillo). Nel cast, al fianco di Lillo e Greg, Anna Foglietta. Le riprese dureranno sei settimane e si svolgeranno a Roma.

D.N.A. (Decisamente Non Adatti) arriverà nelle sale nella primavera 2020 distribuito da Vision Distribution.Cosa succede se due ex-compagni di scuola elementare molto diversi tra loro si rincontrano da adulti e decidono di scambiarsi i codici genetici per migliorare le proprie vite? Tra esperimenti scientifici maldestri e hackeraggi del D.N.A. dagli effetti nefasti, i due risulteranno Decisamente Non Adatti a queste nuove vite.

Qui sopra, potete vederne la prima immagine di scena.

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Ronn Moss lancia a Milano il suo vino italiano

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L’ex divo di Beautiful Ronn Moss ha scelto l’Italia, in particolare la città di Milano, per lanciare il suo vino italiano in tutto il mondo.

L’indimenticabile Ridge Forrester della soap opera americana investe i propri fondi nei prodotti di eccellenza del nostro paese, riuscendo finalmente a realizzare uno dei suoi progetti più cari, nonché un suo grande sogno nel cassetto: produrre ed esportare un vino italiano al quale è molto legato, il Primitivo di Manduria.

Così l’attore, nel nostro paese per una tournè musicale, ne approfitta per partecipare all’esclusiva nazionale con degustazione della sua produzione di Manduria doc a Milano, il 1 Ottobre 2019, alle ore 18.30, presso Il Panino Ignorante Gourmet, in via Vigevano, 34. C’è da scommettere che all’evento si presenteranno non soltanto tantissime fan dell’attore e cantante statunitense, da sempre noto per il suo fascino e il suo sex appeal, ma anche tanti vip del mondo della tv, della musica e del cinema.

Di sicuro Moss non è la prima stella hollywoodiana che decide di guardare oltre le luci della ribalta e di lanciarsi come imprenditore in un’attività commerciale. Sono in tanti, infatti, gli attori o i cantanti che hanno aperto locali e ristoranti, oppure firmato linee di abiti o lanciato profumi e, nel caso dell’ex Ridge di Beautiful, si tratta di vino, la bevanda più amata nel nostro paese e nel mondo.

Quando si tratta di vini italiani, poi, l’apprezzamento è ancora più grande. Ronn Moss, comunque, continua anche la sua carriera artistica. L’interprete, infatti, dopo aver lasciato Beautiful nel 2012, non si è fermato un attimo. Tante volte è stato ospite nelle trasmissioni nostrane e in quelle degli Stati Uniti, ha ripreso a pubblicare album con la sua vecchia band, i Player, e attualmente sta girando un film, portando anche avanti una tournè musicale con tanti affollati concerti.

 

Susanna Marinelli

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In arrivo al cinema Il segreto della miniera di Hanna Slak

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Il segreto della miniera di Hanna Slak arriverà nelle sale italiane dal 31 Ottobre 2019, grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione.

Basato su una storia vera, il film è stato presentato con successo a numerosi festival, dove è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti, tra cui Miglior Film e Premio del Pubblico all’Al Este International Film Festival di Buenos Aires e il Premio della giuria giovani al Trieste International Film Festival. Il film ha inoltre ricevuto il patrocinio di Amnesty International Italia con la seguente motivazione: “Il segreto della miniera è un’opera bella e preziosa che, attraverso la battaglia di un coraggioso minatore, ci ricorda il genocidio più veloce della storia – quello di Srebrenica del luglio 1995 – e ci parla dell’importanza della memoria, contro ogni tentativo di cancellarla. E a proposito di cancellati, il film fa luce su un risvolto poco noto del conflitto dei Balcani: quello delle decine di migliaia di cittadini ex jugoslavi che vennero eliminati dai registri anagrafici della Slovenia”.

Il lungometraggio di Hanna Slak ripercorre la vicenda del minatore sloveno di origine bosniaca Mehmedalija Alić -che perse tutti i parenti maschi nella strage di Sebrenica del 1995, alla quale sopravvisse perché era già emigrato in Slovenia- che nel 2007 scoprì i brutali segreti della recente storia slovena nella viscere della miniera di Huda Jama.

Alić venne inviato all’interno di una miniera ormai sigillata per poi riferire il contenuto alle autorità competenti. Dopo due anni di lavoro in cui ruppe undici barriere e rischiò la vita in condizioni estremamente pericolose, scoprì la tomba nascosta di quattromila profughi di guerra uccisi alla fine della seconda guerra mondiale dai vincitori. L’atroce scoperta sconvolse la società slovena, ma la maggioranza ancora rifiuta di accettare la verità su questo crimine.

Il minatore Mehmedalija Alić è stato emarginato per aver insistito affinché le vittime venissero estratte ed identificate e nel 2013 la sua autobiografia No one è stata pubblicata riscuotendo enorme successo.

La regista Hanna Slak ha aiutato Alić nella stesura del libro, per poi adattarlo in un film sulla ricerca della verità personale e collettiva e sulla lotta per la giustizia sociale. Il film è stato prodotto da Nukleus Film, in collaborazione con lo Slovenian Film Centre.A un minatore della Slovenia centrale viene assegnato un compito: riaprire e ispezionare un vecchio tunnel per consentire all’impresa privata, proprietaria della miniera, di chiuderlo definitivamente. Ma abbattendo via via le barriere di roccia e mattoni presenti all’interno del tunnel scoprirà molto di più: un segreto che non doveva scoprire e che gli impongono di riseppellire.

Di seguito, il trailer.

 

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In dvd Diritto di cronaca, con Paul Newman e Sally Field diretti da Sydney Pollack

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Nei primi anni Ottanta la stampa aveva una sua incisiva validità, dei principi su cui muoversi, e non era materiale trattato tanto facilmente come oggi si tende molto spesso a fare, contava non poco sul diritto di informare il cittadino riguardo a qualsiasi cosa avveniva attorno alle pubbliche relazioni. Conscio di ciò il regista Sydney Pollack, reduce dal successo di titoli come I tre giorni del Condor e Il cavaliere elettrico, decise di cimentarsi su una storia che potesse inneggiare al valore della (allora) stampa dirigendo nel 1981 Diritto di cronaca.

Un trattato sul rapporto tra verità vissuta e verità stampata, sorretto da una solida sceneggiatura a firma del fido Kurt Luedtke (tre soli script in carriera, tutti per Pollack, tra cui un Oscar per La mia Africa) e che mette su pellicola un intreccio con protagonisti due assi della recitazione: la leggendaria star Paul Newman, all’epoca prossimo ad una rinascita anni Ottanta proseguita poi con Il verdetto e l’Academy Award conquistato per Il colore soldi, e Sally Field, che di statuetta ne aveva già conquistata una per Norma Rae nel 1979 (un’altra sarebbe arrivata nel 1984 per Le stagioni del cuore), qui nei panni di una reporter pronta a tutto.

Lei è Megan Carter, la quale si interessa da subito ad una strana faccenda avvenuta per conto di una potentissima famiglia mafiosa: il figlio di un potente boss, Michael Gallagher (Newman), è sospettato dell’omicidio di un sindacalista e la notizia sembra in odore di colpo grosso, quindi per la donna l’occasione si presenta più unica che rara.

Spinta anche dall’ambizione del federale Rosen (Bob Balaban), che intende assolutamente schiacciare Gallagher, Megan ha l’incarico di svolgere un servizio su Michael, cercando di far venire a galla la verità, almeno per il bene dell’ordine pubblico. Ma tra la reporter e il sospettato nasce più di un semplice rapporto confidenziale, sfociante anche in qualcosa che va oltre il dovere di informare.

Quando la stampa viene impressa sui fotogrammi di un lungometraggio cinematografico, c’è sempre da apprendere cosa lega l’ambizione di un semplice giornalista a ciò che lo circonda, in modo da analizzare determinati  sviluppi emotivi, capaci di dare il massimo narrativamente parlando; ma Diritto di cronaca fa molto di più, sviluppando un metaforico rapporto tra realtà scritta e realtà vissuta per mezzo di una trama ricca di sfumature e giochi di sguardi.

Sorretto dalla bravura del duo Newman/Field, il film di Pollack gioca alla perfezione un plot che, da dramma sentito, diviene, a tratti, perfino un thriller viscerale, almeno per certi aspetti registici.

La verità al tempo del cinema d’informazione, questo è Diritto di cronaca, titolo che, in grande anticipo sui tempi, innalza il valore della stampa, soprattutto quando quest’ultima viene trattata in modo altamente professionale, seguendo ogni singolo dovere che spetta dietro a ciascuna delle parole scritte sulla carta.

Tre furono le nomination agli Oscar ottenute: miglior attore (Newman), miglior attrice non protagonista (Malinda Dillon) e miglior sceneggiatura di Luedtke stesso; senza contare la vittoria a Berlino di menzione d’onore e un premio della giuria.

Edito in dvd da Sony pictures Home Entertainment in collaborazione con CG Entertainment (www.cgentertainment.it), il film è accompagnato da una sezione extra costituita da una scena eliminata e un making of di trentuno minuti.

 

 

Mirko Lomuscio

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Appena un minuto: Giusti… in sessanta secondi

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Se avessimo la possibilità di tornare un minuto indietro, nella nostra quotidianità, spingendo semplicemente un tasto? In Appena un minuto ne sa qualcosa il Claudio dal volto di Max Giusti, agente immobiliare cinquantenne e divisosi dalla moglie Rebecca alias Susy Laude, da cui ha avuto due figli e che lo ha lasciato per il “Re della Zumba” Manfredi, ovvero Dino Abbrescia.

Un po’ come il papà di Zach Galligan in Gremlins, infatti, si ritrova nel negozio di un cinese che, però, non gli vende il tenero Mogwai chiamato Gizmo, bensì uno smartphone in apparenza identico a tanti altri, ma che consente, in realtà, di rivivere e modificare quando lo desidera lo svolgimento degli ultimi sessanta secondi della sua vita.

Del resto, al di là del classico per ragazzi diretto nel 1984 da Joe Dante, in questa seconda regia cinematografica di Francesco Mandelli – dopo la vicenda di bullismo raccontata in Bene ma non benissimo – non pochi sono gli evidenti riferimenti agli anni Ottanta, dai disegni mostrati in apertura ai titoli di testa sulle note di Un jeans e una maglietta di Nino D’Angelo, fino ad una chiara variante della faccenda delle scommesse sportive portata in scena da Robert Zemeckis nel secondo Ritorno al futuro.

Senza contare il barista Simone nei cui panni troviamo Herbert Ballerina (all’anagrafe Luigi Luciano), che, tra i migliori amici del protagonista insieme al traffichino Ascanio interpretato da Paolo Calabresi, ricorda in un certo senso il Totip regalatoci da Enio Drovandi nella popolare serie televisiva I ragazzi della 3ª C.

Tutti nomi che, al di là di brevi apparizioni per il veterano Enzo Garinei, il capatondiano Ivo Avido, il rapper J-Ax, Ninni Bruschetta e lo storico calciatore Marco Tardelli, impreziosiscono un ricco cast comprendente, inoltre, Mirko Frezza nel ruolo di un grottesco clochard alloggiante sulle rive del Tevere e, coinvolti in qualità di genitori separati di Claudio, Massimo Wertmüller e Loretta Goggi.

Quest’ultima oltretutto impegnata in maniera esilarante a precisare che il già citato Nino D’Angelo è un grande artista, perché, a differenza di Gigi d’Alessio, non ha mai lasciato la propria moglie.

Man mano che, tra Balla di Umberto Balsamo inclusa nella colonna sonora e un probabile omaggio a Una vita difficile di Dino Risi avvertibile nella sequenza della piscina, lo stratagemma fantastico alla base del plot conferisce alla oltre ora e mezza di visione un sapore vagamente vicino a quello delle commedie americane, complice il fatto che l’aggeggio finito nelle mani di Claudio si rivela non poco utile a cambiare la sua tutt’altro che rosea esistenza.

E si ride a sufficienza, ma solo per ribadire l’importanza del valore della famiglia all’interno di una sceneggiatura che, scritta dallo stesso Giusti insieme a Igor Artibani, Giuliano Rinaldi e Giovanni Bognetti, poteva magari regalare qualcosa di più nella sua fase conclusiva… sebbene Appena un minuto rimanga una piacevole e divertente operazione.

 

 

Francesco Lomuscio

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L’idea malvagia di Pierfrancesco Campanella conquista due premi al Terra di Siena Film Festival e si prepara al Festival dei Castelli Romani

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L’idea malvagia è il titolo del cortometraggio noir diretto da Pierfrancesco Campanella – noto al grande pubblico per thriller di culto come Bugie rosse e Cattive inclinazioni – che vede protagoniste le bellissime e brave Elisabetta Pellini e Nadia Bengala.

Presentato in questi giorni nel corso della XXIII edizione della prestigiosa rassegna toscana Terra di Siena Film Festival, ideata e organizzata da Maria Pia Corbelli, con la direzione artistica di Antonio Flamini, il lavoro di Pierfrancesco non è di certo passato inosservato, raccogliendo unanimi attestazioni di stima da parte di pubblico e addetti ai lavori, tanto da aggiudicarsi ben due premi nella sezione corti: miglior regia e miglior attrice, quest’ultimo andato alla Pellini.

L’idea malvagia racconta la storia di Dirce (la Pellini, appunto), attrice di successo psicologicamente instabile che, tra una crisi di nervi e l’altra, subisce una serie di pericolose minacce di morte nella lussuosa villa in cui risiede. Appare da subito chiaro che il misterioso malintenzionato è una persona a lei molto vicina. C’è solo l’imbarazzo della scelta, dal fidanzato molto più giovane (l’atletico e affascinante Simone Amato), destinatario di una polizza assicurativa a suo favore in caso di morte di lei, a una collega meno fortunata (la Bengala) che nutre evidentemente invidia, gelosia e rancore nei confronti di Dirce.

Poi vi sono una ambigua governante (Carla Dujany), un misterioso giardiniere (Roberto Posse) e un detective sui generis (Giuseppe Oppedisano). Tutti potenzialmente sospettabili, ma, forse, la verità vera va ricercata da un’altra parte. Una serie incredibile di colpi di scena e di clamorosi ribaltamenti di prospettive regalano allo spettatore brividi ed emozioni a getto continuo, fino allo spiazzante finale. Un’opera, a detta di tutti, riuscitissima sotto tutti i punti di vista: particolarmente apprezzate la fotografia di Aniello Grieco, le scenografie di Laura Camia e le musiche di Fernando Alba. “Questa idea malvagia, che poi tanto malvagia non è  – ha dichiarato il regista – la ritengo un mio personale omaggio al giallo all’italiana in voga dalle nostre parti negli anni Settanta. Un genere di cinema che, purtroppo, non esiste quasi più e che vedeva i nomi maggiormente rappresentativi in Lucio Fulci, Sergio Martino e Umberto Lenzi, oltre, ovviamente, che in Dario Argento. Spero, nel mio piccolo, di essere stato all’altezza.”.

 A giudicare dai positivi riscontri ottenuti in quel di Siena, si direbbe proprio di sì per questo short che, sceneggiato dallo stesso Campanella insieme a Lorenzo De Luca, è inoltre presente tra i contenuti extra del dvd del sopra menzionato Bugie rosse, edito da CG Entertainment (www.cgentertainment.it).

E il suo percorso festivaliero non è ancora terminato, in quanto L’idea malvagia è anche in attesa di essere proiettato ad Ariccia, presso l’imminente Festival dei Castelli Romani.

Di seguito, il trailer.

 

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Odissea nell’ospizio: la reunion dei Gatti di Vicolo Miracoli arriva su CHILI

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Si intitola Odissea nell’ospizio il film che celebra la reunion dei Gatti di Vicolo Miracoli, diretti da Jerry Calà e che debuttano in esclusiva dal 2 Ottobre 2019 su CHILI.

Jerry, Franco, Umberto e Nini sono tornati. Li troveremo in una bella casa di riposo per artisti, si ritrovano i quattro ex componenti di un mitico gruppo di cabaret: Jimmy, Gilberto, Franz e Nino sono più di trent’anni che non si frequentano, i successi passati si sono trasformati in pallidi ricordi e in certi casi anche in rancori difficili da sopperire. Tra imprevisti e problemi da risolvere, riusciranno a riscoprirsi complici?

Preparatevi ad essere travolti da un ciclone di risate con Jerry Calà, Franco Oppini, Umberto Smaila e Nini Salerno, protagonisti di Odissea nell’ospizio.

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Georgi Hristulev presenta il saggio Vendere con passione

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Il Taccuino Ufficio Stampa

Presenta

 

Vendere con Passione di Georgi Hristulev

Georgi Hristulev è il nuovo guru del commercio pronto a svelare i segreti per diventare un venditore efficace, di successo e – persino – virtuoso. “Vivi quello che vendi” è il messaggio chiave del suo manuale, una frase iconica da ricordare quando si tratta di vendere ghiaccio agli eschimesi. Non ci sono ricette miracolose o piani difficili da realizzare, solo un metodo di addestramento pragmatico, “Il virtuoso della vendita”, attraverso il quale l’autore chiarisce le caratteristiche che dovrebbero avere tutti coloro intenti a vendere auto, immobili, aspirapolveri, caffè o qualsivoglia prodotto.

 

 

Titolo: Vendere con passione

Autore:  Georgi Hristulev

Genere: Saggio

Casa Editrice: 03 Edizioni

Prezzo: €16.50

Formato: 15,5x23x1

Pagine: 171

CODICE ISBN: 9788894954517

 

 

<<Insistere o rifiutarsi di vendere quello che ci viene richiesto porta alla perdita dell’affare. Spiegare i vantaggi e gli svantaggi, e lasciare che sia il cliente a scegliere è una buona strategia. Fare del tuo meglio per consigliare un’alimentazione sana è nel tuo potere, ma non puoi – e non occorre – controllare le scelte dell’altro. L’importante è distinguere la buona vendita (ovvero la situazione vantaggiosa per tutti nella quale il venditore e il compratore sono soddisfatti: il venditore soddisfa le esigenze del cliente e per questo riceve il pagamento; in altre parole, entrambe le parti guadagnano) dall’inganno e dal vendere qualcosa non avvisando il cliente delle possibili negative conseguenze. Quando cerchi di esercitare un controllo sulle azioni e sulle abitudini del cliente, ne ottieni solo insoddisfazione>>.

 

 

Senza particolari formule magiche, Hristulev propone un percorso di studio teorico abbinato a esercizi pratici da seguire scrupolosamente. “Venditori non si nasce, si impara a esserlo”, ragion per cui il saggio diventa un’occasione di crescita personale e di sviluppo delle proprie capacità. Oggi, accade spesso che si prendano le distanze dagli agenti di vendita, rei di non svolgere (forse) un mestiere dietro una scrivania, dunque, “comodo” e senza troppi colpi di scena. Si tratta di un pregiudizio radicato nel tessuto lavorativo che andrebbe sdoganato e messo a tacere. La vendita regge l’economia intera, i posti di lavoro esistono perché ci sono aziende che vendono beni e servizi, lo stesso prodotto interno lordo (PIL) è legato al concetto di consumo, nonché alla vendita. Ma anche nella vita privata siamo tutti negozianti. In ogni ambito non vendiamo le nostre competenze, abilità, le nostre migliori risorse?

La vendita è una metafora della vita per realizzare se stessi, tant’è che il saggista se ne assume le responsabilità sottoponendo a chi legge, prima di addentrarsi nella lettura del testo, un contratto da firmare, corredato da alcune raccomandazioni per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Un approccio originale quello dello scrittore, complici gli studi di cinematografia alle spalle che gli hanno consentito di trovare l’equilibrio tra business e creatività. Georgi Hristulev spiega agli uomini d’affari e non solo, come ottenere di più. In altre parole, l’arte della compravendita consiste nell’imparare a proporre al cliente le cose per acquisire la risposta che si vuole e offrire la soluzione di cui l’altro ha bisogno, senza dimenticare 2 prerequisiti fondamentali: voglia di lavorare e perseveranza. Il libro è suddiviso in quindici capitoli che affrontano le diverse sfaccettature delle relazioni con i potenziali clienti. Si va così da un’analisi del linguaggio del corpo quando si comunica, alla descrizione delle varie fasi commerciali. Traguardo finale: costruire un rapporto nel tempo con un compratore. In che modo? Ad esempio, attraverso regali e bonus con cui lusingarlo. Attenzione e cura sono, quindi, marchi di fabbrica che consentiranno alle persone che acquistano di decidere se farlo o no, ancora una volta, nella stessa azienda.

 

 

TRAMA. La vendita è un processo semplice, in cui il venditore ottiene l’affare e prende i soldi. Lo scopo della guida è insegnare agli addetti del settore come farlo in modo rapido, efficiente e senza perdere di vista i propri principi. Il sistema è suddiviso in 4 stadi: il primo è la pianificazione, il secondo è il marketing, il terzo è l’incontro con il consumatore, il quarta riguarda la gestione dei soldi. Il compendio si occupa solo del terzo step ossia del momento in cui avviare la conversazione con l’acquirente fino al risultato finale. L’esito – ça va sans dire – può essere qualsiasi, ma è meglio ricevere denaro per il prodotto o servizio offerto. A tal proposito, Georgi Hristulev fornisce al lettore gli strumenti per gestire e affrontare eventuali imprevisti che possono verificarsi durante una vendita. Come attirare l’attenzione del cliente? Come concludere un affare? Tutti interrogativi che trovano una risposta grazie agli esempi e agli esercizi proposti, utili affinché i cosiddetti account memorizzino le informazioni teoriche e imparino ad applicare le nozioni impartitegli nel lavoro quotidiano.

 

L’AUTORE E’ DISPONIBILE A RILASCIARE INTERVISTE

Per richiedere e/o prenotare  un intervista

iltaccuinoufficiostampa@gmail.com

 

 

BIOGRAFIA. Laureato in Regia Cinematografica e con una profonda passione per le vendite, Georgi Hristulev unisce le abilità acquisite in queste 2 attività per raggiungere standard elevati di eccellenza come venditore e professionista del settore. Master Practitioner in PNL, mediatore professionale, esperto in negoziazione, in strategia di marketing, ha ideato, progettato e applicato con successo il metodo formativo per essere “virtuoso della vendita”.

 

Contatti

https://www.instagram.com/hristulev/?hl=bg

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https://www.linkedin.com/in/georgi-hristulev-6bb70b162/

 

Link d’acquisto

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IL TACCUINO UFFICIO STAMPA

Via Silvagni 29 – 401387 Bologna – Phone:+393396038451

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Sicily Fest London, i sapori della Sicilia conquistano Londra

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Al via venerdì 19 ottobre per tre giorni la sesta edizione di Sicily Fest London, l’unica fiera enogastronomica londinese interamente dedicata alla Sicilia. Negli oltre 3mila m² della Boiler House, la suggestiva location che sorge nella celebre Brick Lane, saranno disponibili oltre 40 espositori con il meglio dei prodotti enogastronomici siciliani, dagli arancini al pane cunzato, dal pistacchio di Bronte ai cannoli di ricotta fresca, con musica, arte e cultura.
Sicily Fest nasce nel 2015 dall’iniziativa di un gruppo di ragazzi siciliani con l’obiettivo di far conoscere al mondo un nuovo concetto di Sicilia, tanto lontano dagli stereotipi quanto vicino alle tradizioni. Una terra dove i sapori, i colori e la natura, diventano attrazione internazionale con l’amore e la passione per la propria terra. Se l’ultimo appuntamento del maggio 2019 ha segnato il boom con oltre 38mila presenze, per la nuova edizione il programma si annuncia ancora più ricco.
Ma quali saranno i protagonisti della kermesse? La proposta food spazia dai piatti della tradizione come arancini, pasta alla norma, pane e panelle, cazzilli, ma, anche piatti internazionali come cous cous, pizza o lasagne rivisitate con materie prime fresche sempre provenienti dalla Sicilia. Gli amanti dei dolci possono soddisfare le loro voglie con cannoli, brontelle, cassatine e una vasta gamma di prodotti a base di pistacchio e pasta di mandorle. Per quanto concerne il beverage, saranno disponibili birre e vini naturalmente siciliani, ma, anche speciali gin e amari sempre di produzione locale.
Il programma enogastronomico è completato dagli eventi di showcooking con Carmelo Carnevale, head chef del ristorante Onima a Mayfair e Presidente dell’APCI (Associazione Professionale Cuochi Italiani), Enzo Oliveri, proprietario e chef del ristorante Tasting Sicily – Enzo’s Kitchen e presidente della FIC (Federazione Italiana Cuochi) e dello chef stellato Alessandro Ingiulla direttamente dal ristorante Sapio di Catania.
Per i più piccoli c’è il laboratorio “Make your own cannolo” e l’angolo creativo a cura della Charity Children Do Matter. Non solo cibo. Tanta musica con il DJ set di Jerry Prestigiacomo AKA Licht e Nunzio Ciuridda che proporrà una selezione di ska siciliano. I concerti della cantautrice folk Sara Sauta, originaria della provincia di Catania e della band palermitana The Heron Temple, che con la loro miscela di new soul, rock ed elettronica sono stati anche tra i protagonisti del celebre talent X Factor.
Grazie al MUSCÀ The Museum of Sicilian Cart di Taormina, saranno esposti una ventina di pezzi unici  di carretti siciliani dei primi del ‘900. Il carretto siciliano è uno dei simboli conosciuti in tutto il mondo del folklore siciliano. È stato usato non solo come mezzo di trasporto, ma, anche come strumento di narrazione (viene chiamato anche “Instagram dei vecchi tempi”). I carretti sono realizzati in legno scolpito e dipinti a mano con famose scene di storia, tradizione e religione.
La location. L’Old Truman Brewery, situata nel quartiere rivoluzionario delle arti e dei media di East London, ospita un vivaio di aziende creative e negozi, gallerie, mercati, bar e ristoranti indipendenti. Per oltre venti anni ha rigenerato i suoi dieci acri di edifici abbandonati e abbandonati in spazi spettacolari per uffici, negozi, tempo libero ed eventi. Il raffinato mix di affari e tempo libero ha creato un ambiente unico a Londra, rendendo l’Old Truman Brewery una destinazione imperdibile se si è nella capitale anglosassone. La mecca dello street food londinese, il fulcro della cucina proveniente da tutto il mondo è pronta a ospitare per un weekend il meglio del Made in Sicily con la nuova edizione di Sicily Fest 2019.

L’evento è organizzato con il patrocinio del Comune di Catania.

Sicily Fest London
Boiler House presso The Old Truman Brewery
152 Brick Lane, E1 6QL Londra
venerdì 18 ottobre dalle 16.30 alle 22
sabato 19 ottobre dalle 11 alle 22
domenica 20 ottobre dalle 11 alle 20
Ingresso Libero
Infoline +447478000918 / +393923408090

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Joker: Joaquin Phoenix villain DC Comics

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Joker era il film più atteso della settantaseiesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e non ha deluso le aspettative, con un Joaquin Phoenix che avrebbe meritato la Coppa Volpi, assegnata ingiustamente a Luca Marinelli.

Piuttosto anomala la vittoria del Leone d’oro per il regista Todd Phillips, che con il suo film sembra aprire una nuova strada al cinecomic, già timidamente tentata da Zack Snyder tramite Watchmen: costruire un prodotto tutt’altro che destinato ad pubblico teen, come è consuetudine della Marvel e anche dello stesso Dc Universe. Il risultato è assolutamente strabiliante e non abbiamo dubbi sul fatto che Joker genererà negli appassionati del cosplay una vera e propria mania, tanto che la maschera indossata nel film diventerà probabilmente come quella di V for Vendetta, un oggetto da usare durante le proteste.

Un lungometraggio che si discosta profondamente da tutti gli stili del cinecomic, quindi è inutile tirare in ballo Jack Nicholson o Heath Ledger, in quanto il Joker di Phoenix  è qualcosa di unico, sicuramente uno dei vertici della recitazione per il bravissimo attore e la dimostrazione che Todd Phillips non sia solo un regista di commedie di successo (sua è la trilogia Una notte da leoni).

La storia è ritagliata appositamente per l’attore, e lo stesso Phillips, in conferenza stampa, ha raccontato come la sceneggiatura subisse continue evoluzioni in base allo sviluppo della vicenda e ai suggerimenti di Phoenix. La scelta è stata quella di raccontare la genesi del personaggio con un taglio molto originale, che non esiste nei fumetti, anche se, probabilmente, a breve ne verrà pubblicata una versione identica al film.

Forse risiede proprio in questa scelta il colpo di genio del duo, che, anziché concepire un’opera su un personaggio dei fumetti, su uno dei più famosi antagonisti di Batman, decidono di raccontare una persona disturbata, affetta da una malattia che, a volte, gli provoca una risata irrefrenabile. Se non fossero mai esistiti il fumetto e il personaggio, il film non avrebbe avuto alcun problema a vivere di vita propria, perchè forse solo il nome Joker ci ricorda la sua natura disegnata.

Un elaborato ricco di violenza brutale, con un’atmosfera che ricorda molto Taxi driver e tante citazioni sparse qua e là. Vi sono riferimenti a Thomas Wayne e a suo figlio Bruce che ci portano all’origine di Batman; troviamo Robert De Niro, nel ruolo di un noto conduttore di late show, in una piccola ma efficace parte. Anche Zazie Beets nel ruolo della vicina di Arthur Fleck, il nome vero del Joker, fa il suo dovere.

Joker è un lento scivolare nella follia di un onesto lavoratore che sbarca il lunario mascherandosi da clown per fare eventi o pubblicità insieme ad altri colleghi, affetto da una grave malattia che cura la sua anziana madre (una straordinaria Frances Conroy), mentre cerca a modo suo il conforto degli altri e coltiva un amore impossibile.

Ma l’aspetto forse più difficile da descrivere in una fredda recensione fatta di sole parole é tutta l’atmosfera, la risata che risuona nell’oscurità, in un film che rischia davvero di confermare la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia come crocevia degli Oscar e che, al tempo stesso, nella sua storia estremamente attuale ci porta dentro la solitudine di una persona che esplode in una violenza destinata a contagiare anche gli altri, fino ad una sommossa popolare.

Il Joker, a modo suo, rischia di andare oltre lo schermo cinematografico e questo, forse, è l’aspetto più inquietante e affascinante del lungometraggio.

 

 

Roberto Leofrigio

 

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Nato a Xibet arriva all’Apollo 11 di Roma

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In occasione della sua uscita nelle sale cinematografiche, il 3 Ottobre 2019 Nato a Xibet di Rosario Neri verrà proiettato alle ore 17 presso l’Apollo 11 di Roma, in via Nino Bixio 80/A, alla presenza del regista.

Nato a Xibet è un affresco sulla Sicilia di un tempo narrato tramite i ricordi del giovane Pietro La Paglia, interpretato dal bravissimo Vittorio Vaccaro.

Pietro La Paglia è nato e cresciuto a Calascibetta, un piccolo paese dell’entroterra siciliano in provincia di Enna, dove ha sempre aiutato il padre, che di lavoro fa il pastore, e la famiglia, a discapito dei propri sogni. Il suo destino sembra segnato, ma Pietro ha talento e, una volta adulto, decide di lasciare la propria terra per farsi una nuova vita al Nord.

Diventa, così, un fotografo professionista, ma la nostalgia della sua terra non lo abbandona, e un giorno decide di tornare: davanti ai suoi occhi scorrono le immagini di quando era ragazzino, le fatiche, gli stenti, i luoghi della sua infanzia, le botteghe artigiane, i pastori e i contadini. Nei suoi ricordi si incrociano anche le storie delle persone che incontra: quella del maestro Domenico Mauro, il grande artista che “pittava” i carri siciliani; la “fuitina” d’amore di una giovane coppia e del matrimonio riparatore celebrato con la festa in campagna; le conversazioni dal barbiere del paese in cui si parla di tutto e si ascolta la musica suonata dal vivo.

Nel viaggio di ritorno Pietro riflette sui cambiamenti che ha visto, sulla trasformazione che i luoghi della sua infanzia hanno registrato negli anni, e capisce che, anche se non è più come lui se la ricordava, la Sicilia gli rimane dentro.

L’appuntamento con Nato a Xibet, quindi, è per il 3 Ottobre presso l’Apollo 11 di Roma, alle ore 17.

Di seguito, il trailer.

 

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Con la star internazionale Maria De Medeiros e l’attrice Daniela Poggi si chiude la seconda edizione del FiumicinoFilmFestival

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Con la star internazionale Maria De Medeiros e 

l’attrice Daniela Poggi si chiude la seconda edizione del FiumicinoFilmFestival

 
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Grande festa domenica 29 settembre per la chiusura della tre giorni gratuita dedicata al cinema. Tra gli ospiti più attesi la star internazionale Maria De Medeirosfamosa per le sue interpretazioni in film come Pulp Fiction di Quentin Tarantino. La sua esibizione live sul palco ha incantato il pubblico del FiumicinoFilmFestival accendendo la notte del litorale romano. Nella finale della kermesse dedicata ai film sul ‘viaggio’ in tutte le sue declinazioni, il direttore della manifestazione Giampietro Preziosail regista e direttore artistico Marco Simon Puccioni e il sindaco di Fiumicino Esterino Montino hanno consegnato alle attrici Maria De Medeiros e Daniela Poggi il ‘Premio Leonardo da Vinci’ – realizzato dall’artista Massimo Sirelli – destinato ad artisti che per esperienze differenti hanno affrontato questa tematica nel corso della loro carriera.

“Basta salire a bordo e lasciarsi condurre, il viaggio vi porterà in mete straordinarie che apriranno il vostro corpo, il vostro cuore e la vostra mente” così una commossa Daniela Poggi ringrazia gli organizzatori dell’iniziativa.

 

La serata è continuata all’insegna delle premiazioni per il concorso del Festival. La giuria dei cortometraggi, formata dagli attori Bianca Nappi, Federico Rosati e dalla distributrice Lucy De Crescenzo, ha conferito il premio a “She fights” di Nicola Martini con Donatella FinocchiaroDavide Petrosino ha vinto il premio Miglior Regia con “The Cage”, mentre “Elephant bird” di Massoud Soheili quello come Miglior Cortometraggio. “Archipelago” di Giulio Squillacciotti e Camilla Insom è il Miglior Documentario. Per i lungometraggi, invece, Kalil Koni e Anastasia Boagach si sono aggiudicati la miglior interpretazione per “Fiore Gemello“ di Laura Lucchetti; “Sembra mio figlio” di Costanza Quatriglio ha ricevuto il premio Miglior Regiae ”Stix” di Wolgang Fischer è stato decretato il Miglior Film dalla giuria di esperti formata da Claudia Gerini, Giulio Manfredonia e Fabio Massimo Lozzi.

L’attrice Maria Rosaria Russo è stata la voce narrante del FFF. Con lei tanti gli ospiti dello spettacolo che si sono alternati sul palco, tra gli altri: gli attori Giorgio Colangeli, Donatella Finocchiaro, Miriam Galanti, Rosa Pianeta, Pino Calabrese, Alessio Di Cosimo, Daniele Vicari.

Nel corso della serata é stato premiato il cortometraggio “Lost & Found” realizzato, a partire da un soggetto di Ciro Formisano, da Giansalvo Pinocchio della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté . Anche gli studenti del corso Triennale in Fotografia IED Roma hanno avuto modo di sperimentare sul campo le conoscenze acquisite durante il corso di studi.

La manifestazione è stata organizzata dalla Inthelfilm con il sostegno del Comune di Fiumicino, Tributi e Aeroporti di Roma, con il patrocinio di Regione Lazio e RomaLazioFilmCommission, coordinamento e comunicazione del festival Francesca Piggianelli, Presidente di Romarteventi.

A fine Premiazione un brindisi speciale sul battello a conclusione del meraviglioso viaggio!

Si ringraziano: Carpisa, Gai Mattiolo, Serafino, Simonebelli, Compagnia della Bellezza, Laboratorio Olfattivo, Ema Bart, Santabona, Omina e 6 Orme.

Sito Internet: www.fiumicinofilmfestival.org

Facebook: fiumicinofilmfestival

Instagram: @fiumicinofilmfestival

Coordinamento e Comunicazione: 

Francesca Piggianelli

+393396477847

francescapiggianelli@gmail.com

 

 

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Dall’Italia, l’apocalisse nel sangue di Everybloody’s End arriva a SITGES

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Diretto da Claudio Lattanzi, autore dello splatter cult Killing birds – Raptors, prodotto dalla Filmirage del maestro della celluloide di genere italiana Joe D’Amato, Everybloody’s End verrà presentato in anteprima internazionale sui prestigiosi schermi di SITGES – Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna nella sezione Brigadoon.

Produzione Himirides, Everybloody’s End si svolge in un tempo indefinito e annovera tra le proprie influenze i film su Dracula realizzati da Jesus Franco e da Paul Morrissey.

In un sotterraneo-bunker cinque persone lottano per la sopravvivenza: le tre donne Bionda (Cinzia Monreale), Nera (Veronica Urban) e Rossa (Nina Orlandi), un teologo (Giovanni Lombardo Radice) e un giovane dottore (Lorenzo Lepori).

Fuori dal nascondiglio regna l’Apocalisse: il male è stato generato da un paziente zero e, di conseguenza, un gruppo di ex soldati chiamati “Sterminatori” provvede alla crocifissione di ogni persona che incontra sulla propria strada, in modo da cercare l’origine del flagello.

Ma i cinque sono veramente al sicuro o nel posto in cui sono rifugiati c’è qualcosa di cui non sono a conoscenza?

Insieme a Nina Orlandi, reduce dall’acclamato La terra dell’abbastanza di Damiano e Fabio D’Innocenzo, fanno parte del cast volti noti del panorama della paura tricolore in fotogrammi: Cinzia Monreale (Buio omega, …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà), Giovanni Lombardo Radice (Paura nella città dei morti viventi, Deliria), Marina Loi (Zombi 3, Dèmoni 2… l’incubo ritorna), Veronica Urban (Herbert West: Re-Animator) e Lorenzo Lepori (regista di Catacomba e Notte nuda).

Scritto da Antonio Tentori (Dracula 3D, Rabbia furiosa – er Canaro), Everybloody’s End vanta anche l’amichevole partecipazione di Sergio Stivaletti – curatore degli effetti speciali del film – in inedite vesti di attore.

Le musiche sono a firma di Luigi Seviroli (Nassiryia – Per non dimenticare), mentre la fotografia è a cura di Ivan Zuccon (Colour from the dark), il montaggio è di Michele Brogi (Aquarius visionarius – Il cinema di Michele Soavi) e la supervisione artistica è di Massimo Antonello Geleng (vincitore del David di Donatello per le scenografie di Dellamorte Dellamore).

La partecipazione di Everybloody’s End al festival non può che rappresentare un nuovo importante traguardo per la cinematografia di genere italiana, che sembra stia assistendo nell’ultimo periodo ad una stimolante e sempre più dilagante fase di rinascita.

L’appuntamento con Everybloody’s End a SITGES – Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna è per Sabato 12 Ottobre alle ore 20.00.

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Le fotomodelle di Mondospettacolo: Saeda

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Ciao Saeda, benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Alex, sto benissimo, grazie! Questo è proprio un bel periodo per me!

Descriviti al nostro pubblico raccontami un po’ di te.

Se devo descrivermi al pubblico devo cominciare dall’inizio!!!☺☺ Ho lavorato per 20 anni come cubista in giro per l’Italia e mi sono divertita tantissimo, adoro la musica ed adoro ballare fino a notte inoltrata e questo è un divertimento che ancora mi accompagna nel weekend!

Da quanto tempo posi come fotomodella?

Diciamo che come modella ho ripreso a posare non da tanto, lo facevo quando ero molto giovane, ma poi scegliendo un’altra strada ho mollato per riprendere da circa un annetto!

Come è stata la tua prima volta sul set fotografico?

La prima volta avevo 16 anni, ero piccolissima ed era un mondo nuovo, bellissimo! Mi è sempre piaciuto posare, è stato amore a prima vista!! Ho ripreso da poco, da quando i social mi hanno trascinato dentro al loro vortice, ho cominciato col postare selfie in costume da bagno e ho riscontrato un discreto successo, da lì i fotografi mi hanno contattata per fare shooting e mi sono buttata in pasto agli obiettivi!

Quali sono i motivi per cui hai deciso di posare?

I motivi per cui ho deciso di posare? Non ci sono motivi, è successo tutto da cosa tira cosa, da selfie a foto, a fotografi, a shooting, a followers, a proposte!

Hai partecipato a diversi shootings: quali di questi ricordi con più piacere?

Lo shooting che mi ha divertita di più è stato quello in casa mia con Enrico Lucci delle Iene, Silvio Tamberi “il fotografo mi pitturava il corpo di righe colorate”, morivo dal ridere per le battute su battute di Enrico che è uno showman!

Il mondo della fotografia è come lo immaginavi prima di farne parte?

Prima di farne parte lo immaginavo irraggiungibile questo ambiente, invece è un mondo pieno di pazzi come me quello della fotografia, per questo mi sento a casa.

Cosa riesce a farti emozionare?

Sono una persona molto sensibile, anche se non sembra e mi emoziono davanti ad un film, a storie struggenti, alle sofferenze delle persone e degli animali.

Ti definisci più bambola o più pantera?

Decisamente più felina! Sono un leone!

Che cosa ti piace di più in un uomo?

Di un uomo mi piace il carisma, la testa, la caparbietà nell’emergere rispetto agli altri.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Vedo per il mio futuro tanto lavoro e occasioni, bisogna trovare quella giusta!

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Mi piacerebbe avere notorietà!

Quali sono le tue passioni?

Le mie passioni sono: i viaggi, la barca, lo sport e leggere.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

Difetti? Tanti: orgogliosa, testarda, permalosa, impulsiva! A detta di tutti il mio pregio è la solarità, il cercar di riuscir a far sorridere la gente!

Che cosa è sacro per te?

Per me sacra è la palestra, impegno quotidiano! Toglietemi tutto, ma non l’attività fisica!

La più grande paura di Saeda ?

Ho paura della solitudine e delle malattie!

C’è qualcosa di te che cambieresti?

Cambierei la mia impulsività, vorrei essere più riflessiva!

Cosa è per te la felicità?

La felicità sono momenti che ti riempiono il cuore, che può spaziare da una serata di divertimento con gli amici ad una cena romantica col tuo amore. Non è racchiusa in un unico momento, ma in molte parti della giornata!

Come descriveresti la tua vita sentimentale?

Sono felicemente sposata, ci ho messo anni per trovare l’altra metà della mela, ma alla fine ce l’ho fatta! Te l’avevo detto che sono caparbia! 😂😂

Secondo te quali sono le qualità che una fotomodella dovrebbe avere?

Una modella innanzitutto deve essere versatile e istrionica.

Ultimo film visto?

Adoro i film, ne vedo tantissimi! Diciamo uno che ho rivisto recentemente e che mi è piaciuto tantissimo: il grande Gatsby!

Ultimo libro letto?

Sto leggendo l’ultimo di Isabel Allende.

Il tuo piatto preferito?

La pizza! Da vera italiana.

Amicizia, Amore, Famiglia, Lavoro Salute, Sesso e Soldi mettili in ordine di importanza!

Difficilissima questa domanda! Mi mette in crisi: amore/sesso, famiglia, soldi/lavoro, salute, amicizia!

Un motto o una frase che più ti rappresenta?

La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo! E’ il mio motto! l’ho fatto tatuare sul braccio a mio marito!

Manda un saluto ai nostri lettori!

Grazie mille a tutti voi! Di solito io saluto dicendo lingua, non bacio!!😂😂😂😂. Vado a farmi una doccia!

Saeda, dopo aver visto le tue foto, penso che saremo in tanti a volerci fare una doccia 😂😂😂😂, scherzi a parte, ancora complimenti per i tuoi scatti e ci vediamo al prossimo shooting!

A.C.

https://www.facebook.com/saeda.vecchietti.5

https://www.instagram.com/saeda.vecchietti01/

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L’uomo che volle vivere 120 anni: è Adriano Panzironi… e forse ci riuscirà

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Sulla scia dell’incredibile successo e dell’enorme polemica che è stata creata sul giornalista Adriano Panzironi (ora sospeso dall’ordine e a rischio di radiazione), Dado Martino ha realizzato il docu-film L’uomo che volle vivere 120 anni, presentato alla stampa romana in occasione della sua uscita nelle sale cinematografiche, prevista per l’8 e il 9 Ottobre 2019.

Docu-film principalmente riguardante il libro e il programma televisivo attraverso cui, affiancato dal conduttore Benedetto Dionisi, Panzironi divulga la propria idea su una dieta da seguire, o, meglio, un vero e proprio stile di vita, quello di Martino non eccelle nella realizzazione tecnica, tuttavia ha il pregio di mostrarci la maniera in cui un convinto vegano (come lui stesso si è definito in conferenza stampa) credeva di realizzare un bello scoop da rivendere alla trasmissione tv Le iene, pensando di smascherare l’ennesimo Wanna Marchi dell’etere, impegnato a proporre gli integratori appartenenti alla società del fratello.

Adriano Panzironi

Il risultato lascia perplessi,in quanto il regista stesso è diventato un Life120, segue i consigli del giornalista e dimostra ne L’uomo che volle vivere 120 anni che in realtà, senza trucco e senza inganno, Panzironi ci racconta solo che il pane fa ingrassare, che troppo zucchero fa male e che sarebbe meglio svolgere attività fisica ogni giorno (anche solo camminare). La scoperta dell’acqua calda? Ebbene sì, in quanto si tratta proprio di tutto ciò che è stato detto durante la conferenza, non facendo altro che raccontare la sua verità in modo pacato, con l’assenso di una platea non numerosa, ma schierata dalla sua parte, se escludiamo giusto qualche giornalista d’assalto poco convinto, ma, in verità in sovrappeso (anche se avrà pensato che, in fin dei conti, togliere pane e pasta almeno per quindici giorni non sarebbe un consiglio tanto errato).

Zenit Distribution, che distribuirà il film, pare si sia dovuta scontrare con una parte del circuito della sale, in particolare di quelle parrocchiali, che sembra abbia de facto posto un vento sull’operazione, come se Panzironi fosse uno scandaloso Marlon Brando che usa il burro in modo improprio. Ma rimane, in ogni caso, il suo fenomeno, che molti hanno definito con il suo Life120 quasi una setta e che, ovviamente, va a colpire ed interessare la fascia di popolazione che viene “medicalizzata”, ovvero anziani genitori, gente che ha ampiamente superato i cinquant’anni e con problemi vari scoperti tra le righe del libro.

Adriano Panzironi

Se digitate “Adriano Panzironi” sul motore di ricerca del vostro computer, potete scoprire un’infinità di articoli pro e contro che gettano veramente nel panico quei pochi giornalisti che, magari in modo obiettivo, cercano di comprendere un fenomeno mediatico. Forse, come dice il protagonista di questa vicenda, siamo alla vigilia di una rivoluzione in cui la gente, schiava delle medicine distribuite a pioggia dai loro medici di base con scarsi effetti, si stanca di vivere una vita a metà, piena di problemi a partire dalle patologie del diabete, dovute principalmente ad una pessima alimentazione.

Offrire a tante persone una vita sana seguendo banali consigli, scomunicando la dieta mediterranea, risultando forse poco simpatico ai vegani (visto che consiglia il consumo della carne) e dicendo di evitare le amate merendine, è ciò che Panzironi, sostanzialmente, fa, con oltre cinquecentomila seguaci che hanno scelto di seguire questo stile di vita, arricchendone il brand.

Del resto, le case farmaceutiche propongono ogni giorno integratori tramite costose pubblicità sui canali televisivi generalisti, quindi è stato lecito chiedere a Panzironi cosa c’è di vero o di falso in tutto ciò; domanda a cui ha risposto così: “Bisogna credere alla scienza e non alla medicina dogmatica, che con regole e protocolli subisce l’influenza politica e finanziaria. Life120 è portare centinaia, migliaia di persone alla consapevolezza della propria salute. Quest’anno abbiamo avuto un calo di morti di oltre quindicimila persone, negli ultimi tre anni vi è stato un calo del 40% del pane e Assopane ha indicato Panzironi come il responsabile. Il film per me è obiettivo: il regista, da vegano, ha voluto conoscere me e tutto il popolo dei Life120 e, alla fine del suo percorso, ha costruito il suo lungometraggio e la sua verità”.

Insomma, siamo davanti ad una specie di Guru, la stampa lo attacca (anche per fare tanti click o vendere giornali) e sta ricevendo multe importanti a livello economico, ma resta il fatto che mangiare meno pane fa dimagrire e, quindi, fa bene. Quindi, sarà vero che, solo per aver messo in guardia nei confronti dei carboidrati, Adriano Panzironi un ciarlatano che vende le sue pastiglie (e su questo non nega i suoi discreti guadagni), o, semplicemente, è un giornalista che ha perso tempo a studiare testi medici per scoprire, poi, che tante diete consigliate o sconsigliate non sono il massimo per la salute? Magari, porci qualche domanda sul nostro stile di vita, specialmente alimentare, può davvero aiutarci a vivere meglio… anche fino a centoventi anni!

 

 

Roberto Leofrigio

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In blu-ray il remake di Tutti gli uomini del re, con Sean Penn alla testa di un gruppo di grandi interpreti

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La storia è lunga e la sua evoluzione viene dall’esistenza di un personaggio realmente esistito, dalla carriera politica del governatore della Louisiana Huey Pierce Long, già oggetto del romanzo premio Pulitzer di Robert Penn Warren, editato nel 1946, e del film premio Oscar di Robert Rossen, interpretato da un favoloso Broderick Crawford (anch’egli premiato con la statuetta). Infine, nel 2006, Tutti gli uomini del re è divenuto un altro lungometraggio, aggiornato a livello di linguaggio con la cinematografia dell’epoca e sorretto dalla presenza di una galleria d’attori di prim’ordine.

Diretto dallo sceneggiatore stra-premiato Steven Zaillian (un Academy Award per Schindler’s list – La lista di Schindler nel suo curriculum), questo remake ha per protagonista un camaleontico Sean Penn, munito di accento marcato pur di incarnare il suo emblematico Willie Stark, più la partecipazione di altre facce note come quelle di Jude Law, Kate Winslet, James Gandolfini, Mark Ruffalo, Patricia Clarkson, Jackie Earle Haley e Anthony Hopkins.

Tutto comincia nella Louisiana di fine anni Quaranta, in cui Willie Stark (Penn), venditore a domicilio di Madison City nonché tesoriere cittadino per il Partito Democratico, viene portato da persone di alto grado, come il portaborse Tiny Duffy (Gandolfini), a candidarsi alle elezioni in qualità di governatore, seguendo una strategia politica che, seppur cominciata alle sue spalle, lo porta al potere perché eletto da tutti i cittadini.

Da uomo di umili principi, Willie diviene piano piano un frutto della cinica mentalità politica che vige nel paese, trasformandosi in persona dalle alte ambizioni e dai poteri sempre più forti, il tutto testimoniato dalle parole e gli scritti del suo addetto stampa, un tempo giornalista locale, Jack Burden (Law).

Quando l’idea cavalca l’onda dei tempi è lecito farsi trasportare dalla freschezza di tale materiale, quindi Tutti gli uomini del re di Penn Warren si rivela capace di rendersi attuale anche dopo decenni dalla sua realizzazione, ispirando menti creative odierne come quella del volenteroso Zaillian.

Quest’ultimo innalza nel 2006 una sorta di kolossal politico intento a delineare perfettamente lo scontro tra idealismo duro e puro e corruzione degli animi, prendendo per mano il suo Stark e lasciandolo uniformarsi nella fisicità di un Penn strabiliante, spalleggiato dai suoi fantastici comprimari e dividendo gran parte della scena con un più che calibrato Law (a lui spetta il ruolo di narratore).

Tra gli ultimi film girati New Orleans prima ancora dell’arrivo dell’uragano Katrina nel 2005, Tutti gli uomini del re si presenta al grande pubblico con uno stile a suo modo retrò, caratterizzato da giochi di luci (a cura di Pawel Edelman) affascinanti e da una ricostruzione scenografica anni Quaranta (realizzata dal premio Oscar Patrizia von Brandenstein) degna di nota.

Edito in blu-ray da Sony pictures Home Entertainment, in collaborazione con CG Entertainment (www.cgentertainment.it).

 

 

Mirko Lomuscio

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“Conosciamoli Meglio”: Ghyblj intervista Minuta Gabura!

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Ciao Minuta, sei meglio nota a tutti noi come Mimì, dalla Romania all’Italia , un passato da imprenditrice in attività commerciali e poi il salto nel mondo del cinema, tutto questo per passione o per eccentrico esibizionismo?

Si , per passione, anche se ho avuto un passato da imprenditrice ho sempre avuto questa passione fin da piccola .

Ci parli della Romania?

È la mia patria, ma 20 anni fa per portare avanti il mio sogno le mie ambizioni ho dovuto abbandonarla, è un bellissimo paese e sono contenta che oggi siano cambiato tante cose. I giovani di oggi possono essere felici rimanendo a casa .

Cosa ne pensi della situazione profughi e dell’accoglienza in Italia?

Io sono dal parere che ognuno deve avere la possibilità di una vita migliore.Purtroppo la situazione in Italia è cambiata, lavoro c’è ne poco per cui non vedo molte alternative in Italia neanche per loro.

Senti Mimì, hai un gran bel passato con parti da protagonista nel mondo del cinema e oggi produttrice, regista nonché protagonista di “ Donne & Donne” non ti spaventa questa nuova missione?

È ovvio che mi spaventa, ma è una sfida con me stessa, conosco la mia capacità, so che valgo tanto, sono tenace, spaventata non lo nego, ma sono decisa di portare a termine questa mia missione.

Mimì, “Donne & Donne” ahimè, tratta un tema attutale e tanto doloroso, una vera piaga per l’umanità ovvero il maltrattamento e la violenza sulle donne, perché un tema così importante?

È una tema che mi sta a cuore, Donne e Donne vuole essere da monito per tutte quelle persone  che si ritrovano ogni giorno ad affrontare ogni  tipo di violenza e/o maltrattamenti. Vorrei mandare questo messaggio: che anche dall’inferno puoi sempre rinascere, se vuoi!

Tu in prima persona sei stata vittima di violenza?

Purtroppo si, ho avuto nel passato una storia dolorosa .

Quando inizieranno le riprese del tuo film?

Le riprese partiranno dai primi di Ottobre 2019.

Hai già pensato al cast che comporrà la tua opera cinematografica?

Minuta Gabura, Antonio Zequila e Daniele lo Savio e poi tanti altri ruoli secondari.

Cos’è per Mimì Gabura l’ingiustizia?

L’ingiustizia a 360 gradi è tutto ciò che lede in ogni sua sfaccettatura la libertà di ogni essere vivente.

Qual’è la città più bella del mondo?

Per me è Venezia, la città dell’amore che tutto il mondo ci invidia.

Che aspettative hai in Donne & Donne?

Vorrei che questo film, oltre al messaggio che voglio mandare, sia il mio punto di partenza per la mia nuova carriera.

Ma per Mimì chi sono le donne e chi sono gli uomini?

Per Mimi non c’è distinzione tra uomini e donne, ma la donna è il FULCRO della vita .

Ci racconti un po’ di te?

Sono una donna solare, responsabile, un po’ sfortunata, ma sempre pronta a rialzarmi .

Dopo questa importante avventura, Mimì Gaburro ha ancora sogni nel cassetto?

Il mio sogno è portare a termine questa nuova avventura, poi i sogni non finiscono mai!

Ghyblj 

https://www.facebook.com/minuta.gabura

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Il piccolo yeti: verso le pendici dell’Everest

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Prodotto dalla Dreamworks, il lungometraggio d’animazione Il piccolo yeti racconta una storia semplice e molto classica che punta a focalizzare l’attenzione sui principali temi d’attualità, con il timone di regia affidato a Jill Culton e a Todd Wilderman.

Yi è un’adolescente di Shangai che sogna di viaggiare fino a raggiungere l’Everest. Un giorno la ragazza scopre sul terrazzo della sua casa una creatura enorme, mai vista prima. Si tratta di uno yeti, scappato da un laboratorio che lo costringeva in cattività e che sogna di tornare nella sua patria, proprio sulle pendici dell’Everest. Avrà inizio, così, un lungo viaggio durante il quale Yi, insieme agli amici Jin e Peng, tenterà di riaccompagnare il suo nuovo amico a casa.

Una storia, quella alla base del film, che ci appare fin da subito molto classica e lineare. Rispetto ad altri lavori del genere, infatti, ciò che cambia è proprio l’ambientazione, l’inserimento del tema del viaggio e, non per ultimo, quello della salvaguardia della natura. Cosa, la presente, assai prevedibile, dal momento che si tratta di uno dei temi più scottanti del momento.

Eppure, malgrado questa sensazione di già visto, Il piccolo yeti riesce tutto sommato a funzionare.

Rivolgendosi principalmente ad un pubblico di giovanissimi, questo lavoro della Dreamworks si distingue anche per una buona realizzazione grafica (vedi i particolari di ogni singolo personaggio e interessanti effetti visivi nel momento in cui lo yeti dà sfogo ai suoi poteri), oltre a presentare uno script pulito.

In ogni caso, nonostante i temi trattati e il bel rapporto d’amicizia messo in scena, Il piccolo yeti non riesce a distinguersi dalla miriade di prodotti d’animazione analoghi finora realizzati. Il rischio principale è che finisca molto presto nel dimenticatoio. Perfino per quanto riguarda gli spettatori più piccoli, che, tutto sommato, riusciranno in qualche modo ad apprezzarlo.

 

 

Marina Pavido

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Valentina Gullace: al riparo di una stanza

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Come sempre non parliamo solo di bellezza estetica per la scena e i riflettori. Spesso ci piace anche oltrepassare quel confine tanto precario e cercare un altro concetto di bellezza. E qui siamo a due passi da quell’estetica che un senso primo di raffinatezza. Una bellezza pulita che in scena dimostra di essere acqua e sapone e che nella musica cerca la soluzione di prestigio senza svendere mai un angolo del suo pentagramma. Splendida e onorevole ricchezza quella firmata dalla tromba di Fabrizio Bosso e da un combo di musicisti al seguito che tessono con mestiere artigiano con sapore di jazz il pop d’amore di Valentina Gullace. Si intitola “La mia stanza segreta” questo lavoro con cui fa il suo esordio nel mondo discografico, lei che dalla sua parte ha già scritta una carriera in corsa tra Tv, musical, teatro e live set in importanti Jazz Club. Ed è appunto il jazz la chiave con cui la Gullace ricama e sfuma i contorni di una canzone pop, che di quando in quando si mostra anche in lingua inglese. Un disco elegante che si lancia in rete con il singolo scanzonato e ironico “La responsabilità di te” nel cui VIDEO la nostra demolisce un certo archetipo sociale privo di strutture ed equilibri, deride (con rispetto parlando) mode fragili di queste nuove generazioni cercando di riportare quindi l’attenzione sulla verità dell’individuo più che sulle effimere apparenze. Insomma bellezza ed eleganza la fanno da padrona. E noi ci siamo…

Noi parliamo di estetica. E spesso non si tratta solo dell’estetica effimera che arriva agli occhi ma anche di un senso più spirituale e personale di bellezza. Ecco: per Valentina Gullace che significa e che valore ha la bellezza?
“La bellezza salverà il mondo”, diceva Dostoevskij! La bellezza, per me, è tendere alla positività, alla cura delle cose e delle persone, all’essenza pura delle cose. Siamo così belli quando siamo sinceri! Ci cambia il viso, lo sguardo… Per me la bellezza è eleganza, raffinatezza, delicatezza ed equilibrio, verità e trasparenza. Per mia natura vedo la bellezza in tantissime cose della quotidianità. Anche in cose piccole, ma talmente belle da rendermi felice.

Inevitabilmente la tua è una bellezza assai operosa nel mondo dello spettacolo. Quanto ti ha aiutato e quanto invece ha ostacolato?
Viviamo in un’epoca strana, dove se sei gradevole d’aspetto e sai anche fare qualcosa stai antipatica o sei poco credibile. Il mondo della musica è spietato in questo. Ci ho messo un bel po’ per sentirmi accettata e ancora oggi quando dico che ho scritto io testi e musica del mio disco vedo sguardi stupiti. C’è poi questa tendenza tutta italiana a voler etichettare per compartimenti stagni: o sei un’attrice, o sei una cantante, o sei una ballerina, e se fai musica tua ma sei anche una performer di musical ti guardano con diffidenza o come se fossi una mitomane perché non è possibile fare tutte queste cose insieme. Non mi sono mai sentita particolarmente “bella” e non ho mai basato la mia carriera sull’aspetto fisico. Eppure sono consapevole di quanto sia importante proporre un’immagine di sé sui social che aiuti a veicolare il messaggio che si sta mandando con la propria musica… mi diverto a giocare con la mia femminilità e, ad esempio, ho scelto di realizzare una copertina del disco molto glamour e chic, perché se deve essere un affascinante gioco allora bisogna farlo fino in fondo. Ma c’è molto altro dietro una bella foto su instagram e io ho sempre cercato di comunicarlo come meglio ho potuto.

Posso dirti che questo disco assomiglia molto al tuo corpo? Snello, elegante ma anche consapevole di sedurre con intelligenza. La musica mi parla di estetica. Ma se ti chiedessi quanto questa musica somiglia la donna che sei? Caratterialmente la tua vita suona come questo disco?
Decisamente sì. La mia musica è perfettamente aderente al mio modo di vedere la vita. Posso ammettere con soddisfazione che questo disco mi somiglia in ogni sua parte, anche perché ho lavorato personalmente ad ogni dettaglio!

Il jazz… ci sono grandi riferimenti sicuramente dietro ogni composizione. Tori Amos la vedo citare ma io aggiungerei anche quel certo gusto morbido di Diana Krall o quel soffice disegno di Norah Jones. Ma sono sicuro che avrai nomi più dettagliati dei miei che forse sono assai sommari e da cassetta…
Diana Krall e Norah Jones sono indubbiamente due grandissime artiste ma sono stati altri i miei modelli di riferimento. La già citata Tori Amos, indubbiamente, ma anche Joni Mitchell, che è “la mamma” di tutte le cantautrici del mondo! Ho ascoltato moltissimo la voce di Rachelle Ferrell, che è anche una musicista e compositrice formidabile. Ho sempre amato follemente l’immensa Ella Fitzgerald ma anche Dionne Warwick, Sarah Vaughan, Billie Holiday, Tuck &Patti, Stevie Wonder, Brian McKnight, Alicia Keys, Gretchen Parlato, Becca Stevens… e persino i Led Zeppelin, Janis Joplin, Doris Day e i primissimi album di Mariah Carey.

Nel disco hai inserito anche un brano come “Per sempre”, una tua scrittura di anni fa ma soprattutto una tua esecuzione. Come a dichiarare che questo brano, più degli altri, è tuo. Questa è la mia chiave di lettura… dicci la tua…
In verità avevo provato a far incidere il brano ad un pianista anni fa… ma a chiunque facessi ascoltare la mia versione e la sua, “arrivava” maggiormente la mia, che veniva definita la più credibile e onesta. Su un brano come “Per sempre” sembrava stranamente impossibile far quadrare lo stile di un altro pianista con la sostanza di ciò che desideravo esprimere…e così ho deciso di inciderla interamente io, pur non essendo una pianista eccelsa!

A chiudere: se questo disco ci porta a spasso nella tua stanza, perché dirla segreta?
I miei brani non sono nati per un pubblico, sono nati come pagine del mio diario segreto. Non ho mai pensato di scrivere al fine di pubblicare un disco. Il disco è stata una decisione che ho preso solo di recente e l’ho fatto perché sentivo che una parte di me doveva ancora venire alla luce: la Valentina cantautrice, fuori dalla propria stanza segreta. La stanza segreta è quel luogo meraviglioso del nostro io interiore in cui siamo davvero liberi di essere noi stessi, di creare, di sperimentare e anche di sbagliare in pace. Ora la porta di quella mia stanza è aperta e chissà se qualcuno si rispecchierà nelle mie parole…

L'articolo Valentina Gullace: al riparo di una stanza proviene da Mondospettacolo.

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