Luca Avallone è il giovane sfortunato in amore, sempre pronto a consultarsi con il più scafato coetaneo Roberto Calabrese, che non manca di sedurre la bella Ana Cruz.
Luca Molinari e Martina Carletti, invece, sono i due innamorati, come pure le omosessuali Manuela Zero e Alice Bellagamba.
Sono i sette che, a bordo di un vecchio minivan, si ritrovano a trascorrere uno spensierato week-end in tenda nel mezzo di un bosco ai piedi di un lago, parlando per lo più di sesso e di fauna umana da rimorchio e senza rinunciare neppure a fumate d’erba e sniffate di cocaina.
Tutti elementi che, stando alle regole basilari dell’horror, lasciano pensare inevitabilmente che ci troviamo dinanzi alle potenziali vittime da slasher proto-Venerdì 13, tanto più che il produttore Giuseppe Milazzo Andreani effettua la propria entrata in scena come minaccioso individuo, affiancato da Beppe Convertini.
Ma, sebbene la saga con protagonista l’immortale squarta-campeggiatori Jason Voorhees venga anche verbalmente citata, è tutt’altra la direzione che prendono i circa novanta minuti su cui si costruisce Le grida del silenzio, primo lungometraggio diretto dalla Sasha Alessandra Carlesi che vi compare anche in una piccola parte.
Perché, una volta superata la presentazione dei diversi personaggi, non è l’intrattenimento a tinte splatter da liberatorio body count a farla da padrone, bensì i racconti personali e i drammi esistenziali della combriccola, i cui attori non lasciano affatto a desiderare nei rispettivi ruoli.
Un aspetto narrativo che rischia, purtroppo, di conferire all’insieme il look e il ritmo di una soap opera, complici le difficoltà di messa in scena tipiche delle produzioni indipendenti concretizzate con pochi mezzi, sebbene lodevole appaia il lavoro svolto sulla fotografia da Robin Brown e Cristiano De Vincenzi.
Un aspetto che, man mano che si susseguono brevi apparizioni per volti noti spazianti da Cosetta Turco a Massimiliano Buzzanca, passando per Gegia, Patrizia Pellegrino, Roberta Garzia e la ex ragazza di Non è la Rai Eleonora Cecere, sembra impedire all’insieme di decollare, arrivando quasi a testimoniare una certa debolezza di sceneggiatura.
Per riscattarsi, in realtà, grazie ad un twist ending romantico-soprannaturale che, seppur già visto altrove, viene sfruttato meglio del solito, facendo quasi dimenticare i difetti di un’operazione atta a fornire tanto profondi quanto amari spunti di riflessione sull’importanza del nostro passaggio terreno e della sempre più difficile gestione della incontrollabile voce del cuore.
Enzo Ferrari dichiara di aver ammirato di più, per introdurre Quando corre Nuvolari, ultimo lungometraggio diretto dal compianto Tonino Zangardi, ci sembra giusto riportare per intero la dichiarazione/sinossi del regista: ” Tazio Nuvolari è stato il più grande pilota automobilistico del Novecento, per il suo coraggioso modo di guidare, per le vittorie nel mondo ottenute e per le decine di incidenti quasi mortali in cui si è salvato. La sua vita è stata una continua sfida con la morte. Tutto inizia con la 1000 miglia del 1948, quando Tazio diventa leggenda. Oltre cinquantenne, conduce la gara in testa fino a pochi chilometri dal traguardo, tradito dalla sua Ferrari 166 SC che lo abbandona definitivamente dopo aver perso il cofano del motore a Gualdo Tadino. E proprio con quest’oggetto recuperato a suo tempo da un bambino, e nascosto per anni nel casolare del nonno Mario, parte la nostra storia. La storia di Mario che viaggia verso Mantova per riportare il cofano nella città dove il Campione è vissuto fino alla sua morte, raccontando a suo nipote la grande storia di Tazio Nuvolari: il grande amore con Carolina, i suoi amici/nemici come Achille Varzi, il suo rapporto con Enzo Ferrari, l’amante segreta, l’incontro con Padre Pio e le tragedie che la morte gli ha riservato. Un lungo flashback pieno di emozioni e poesia fuori dalle corse in un’inedita storia che mai nessuno ha raccontato”.
Un bellissimo film per ricordare un campione che i giovanissimi ormai hanno dimenticato, perché Tazio Nuvolari rimane il più grande pilota automobilistico del Novecento, per il suo coraggioso modo di guidare, per le tantissime vittorie e per i numerosi incidenti da cui si è sempre miracolosamente salvato.
Quindi, grande merito a Tonino Zangardi che porta per la prima volta al cinema un eroe italiano, una storia d’altri tempi perfettamente ricostruita grazie anche alla scelta del bianco e nero nei lunghi flashback e che cala Alessandro Haber nel ruolo di nonno Mario, il bambino che aveva ritrovato il cofano della Ferrari di Nuvolari. Protagonista Brutius Selby, attore italo-britannico che assomiglia in modo impressionante al vero Tazio, affiancato da Lina Messerklinger nel ruolo della moglie Carolina Perina e da Edoardo Purgatori in quello di Achille Varzi.
Un’operazione messa in piedi con le solite difficoltà finanziarie che caratterizzano il cinema indipendente italiano, purtroppo anche nella distribuzione.
Diretti alla perfezione, gli attori danno davvero il meglio in un film che è stato girato in lingua inglese e in seguito doppiato per il nostro paese, riuscendo a ridare vita a delle persone reali che conoscevamo solo da sgranati cinegiornali che vediamo inframezzati qua e là, nel montaggio, a ricordare le imprese automobilistiche nuvolariane. Un insieme che ci mostra il lato umano di un campionissimo sopravvissuto a tutti suoi amici periti in gravi incidenti, ai suoi giovani figli, fino alla sfida finale voluta da Enzo Ferrari, che lo renderà leggenda vivente, destino che toccherà, poi, proprio al fondatore della squadra corse più famosa del mondo.
Un film che viene ovviamente dedicato a Tonino e che va sinceramente consigliamo agli appassionati (e non solo).
Curiosità finale: “L’importante non è raggiungere il limite ma superarlo” è una frase che molti, oggi, pensano sia appartenuta ad Ayrton Senna, il quale, in realtà, l’aveva detta riprendendola proprio da una affermazione del più grande pilota di sempre: Tazio Nuvolari.
Quattro milioni di spettatori per un incasso di oltre trenta milioni di euro.
Sono i soddisfacenti numeri legati alla commedia francese Les profs di Pierre François Martin-Laval, ispirata nel 2013 a un comic book ma mai distribuita in Italia.
Commedia da cui, già cimentatosi nell’esperienza del remake tramite il gradevole 2night, Ivan Silvestrini deriva Arrivano i prof, prodotto dallo stesso Giannandrea Pecorelli che finanziò il successo brizziano Notte prima degli esami.
Un rifacimento che si svolge tra le pareti del liceo Alessandro Manzoni, in cui soltanto il 12% degli studenti è riuscito a conseguire il diploma, spingendo il preside Andrea”Suburra”Pennacchi ad accogliere la proposta del provveditore Francesco Procopio di mettere in atto un ultimo, estremo tentativo: reclutare i peggiori insegnanti selezionati dall’algoritmo ministeriale nella speranza che possano riuscire dove hanno fallito i migliori, con la speranza di avere almeno il 50% dei promossi.
Insegnanti spazianti da quello di matematica e informatica, dalle fattezze di un Claudio Bisio apparentemente pigro e appassionato di giochi elettronici, alla sexy Shalana Santana, che si occupa d’italiano, passando per un timido Lino Guanciale, convinto che sia possibile spiegare tutta la storia passando per Giulio Cesare, e l’artista marziale Alessio Sakara, cultore estremo dello sport dedito all’educazione fisica.
Fino ad arrivare ad un Maurizio Nichetti dedito a tanto assurdi quanto estremi esperimenti di chimica e ad una Nunzia Di Biase che, tirannica professoressa d’inglese intollerante ad ogni errore di pronuncia, chiude insieme ad un Pietro Ragusa costantemente confuso nel cercare di spiegare le teorie filosofiche un cast di decisamente sprecati volti noti.
Perché, se l’evidente tentativo dell’operazione è quello di abbracciare una comicità di taglio internazionale e quasi demenziale (si pensi soltanto alla già citata Di Biase che arriva addirittura ad impugnare una motosega), non è difficile intuire quanto essa rischi di apparire piuttosto infantile e, soprattutto, inadeguata alla tipologia di spettacolo made in Italy da schermo, comprendente perfino un momento proto-videoclip improvvisato dal rapper Rocco Hunt, qui nei panni di studente protagonista.
Con la conseguenza che, fornita perfino di chiaramente ironico omaggio al fantascientifico Independence day nella colonna sonora di Michele Braga, la circa ora e quaranta di visione non riesce a rivelarsi coinvolgente neppure quando, in cerca di emozioni, si gioca la carta della nostalgia nei confronti dei banchi di scuola.
Regista poco prolifico, anche a causa della prematura scomparsa avvenuta nel 1977, a soli quarantasei anni, Mario Imperoli, cineasta e produttore cinematografico, realizzò nel corso della sua carriera otto film, oscillando tra la commedia erotica (fu colui che scoprì Gloria Guida) e il poliziottesco.
Ispirandosi vagamente al cosiddetto Massacro del Circeo, un caso di cronaca nera avvenuto circa un anno prima, Come cani arrabbiati (1976) mette in scena una storia in cui prendono corpo alcune sequenze molto violente, laddove un gruppo di tre giovani dell’alta borghesia romana (due ragazzi e una ragazza) si dedica con metodo alla sopraffazione che sfocia sempre in omicidi, sull’onda di un entusiasmo provocato da una lettura “al ribasso” del pensiero di Nietzsche, in particolare in riferimento all’opinabilità della tavola dei valori di riferimento, sempre disattesa da coloro che la impongono anziché subirla. Viene un po’ ripetuta – si perdoni l’azzardato accostamento – la suggestione cui si rifaceva anche il celebre Nodo alla gola di Hitchcock, nonché una certa iconografia ed estetica della violenza che Arancia meccanica di Kubrick aveva senz’altro fatto penetrare all’interno dell’immaginario cinematografico.
Il lettore non s’inganni, queste appena elencate sono solo analogie che rendono conto dello spirito che informa il film, il quale, evidentemente, è di ben minori pretese, destinato a intrattenere il pubblico sfruttando un filone che aveva all’epoca molto seguito. Eppure, non mancano alcuni passaggi che segnalano l’atmosfera della fine degli anni Settanta, incandescente dal punto di vista politico, come quando vediamo i tre sfaccendati protagonisti, dediti all’esercizio sistematico della violenza, uscire dalla città universitaria de La Sapienza di Roma, in piazzale Aldo Moro: Imperoli indugia non poco sui vistosi manifesti che campeggiano sulle pareti dell’edificio, in cui si leggono chiaramente slogan di solidarietà degli studenti nei confronti dei lavoratori. C’è un commissario “comunista” (Jean-Pierre Sabagh) che cerca in tutti i modi di incastrare i rampolli criminali, sovrapponendo al dovere di funzionario di polizia anche un certo risentimento di classe.
E poi i corpi nudi: quello di Paola Senatore, bella nel suo incarnato chiaro e seducente, e Annarita Grapputo, notata l’anno prima da Carlo Lizzani, che le affidò il ruolo di Daniela nel suo Storie di vita e malavita, e che successivamente sarà protagonista in Torino violenta di Carlo Ausino.
Il sottotesto politico è presente in forma piuttosto innocua, per legittimare una storia che, in sé, era permeata da una certa gratuità, poiché l’unico vero scopo era, ancora una volta, ottenere un buon successo commerciale.
Come cani arrabbiati, è bene precisarlo, è un film indubbiamente interessante, dove non mancano alcuni snodi significativi: difficile dimenticare la sequenza del suicidio di una donna che si getta dal balcone sfracellandosi a terra; oppure le belle canzoni di Fabrizio De Andrè che scandiscono letteralmente lo sviluppo drammaturgico del film (La canzone dell’amore perduto,La ballata del Michè). Bella e feroce la scena in cui, all’interno di una trattoria, il commissario si scaglia contro un uomo che stava maltrattando la compagna (interpretato dal leggendario Quinto Gambi, controfigura e alter ego di Tomas Milian), provocando la reazione sgomentata della donna che cerca di impedirgli di fargli troppo male.
Poi il sangue, i coltelli, le lame, le pistole, gli stupri, la barbara uccisione di un omosessuale sulle note struggenti de La canzone di Marinella; i discorsi deliranti di un padre che ha fatto del sopruso e della prevaricazione le proprie regole di vita, influenzando negativamente il figlio, che poi si ritorce contro di lui; fino a un finale che sembrerebbe ricolorarsi politicamente.
Distribuito da CG Entertainment (www.cgentertainment.it), Come cani arrabbiati è disponibile in dvd, in formato 2.35:1, con audio Dolby Digital 2.0 e sottotitoli in italiano. Nei contenuti speciali è presente Il tempo delle belve, una presentazione del film a cura del giornalista e critico cinematografico Davide Pulici.
Federica Galuppi, nasce a Roma il 6/8/1995, figlia di Sabrina Savona, dott.ssa in Legge e Fabrizio Galuppi, geometra ed imprenditore. Fin da piccola cresce sui libri e codici della mamma, ma la sua passione per la recitazione colpisce la sua anima fin dalla giovane età di 2 anni, quando il padre, proprietario di un locale di animazione, le permette di muovere i primi passi sul palcoscenico, sfondando ogni muro di timidezza. Spinta però anche dalla irruente cultura della mamma, dopo aver terminato gli studi obbligatori, Federica si diploma al Liceo Classico e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Tor Vergata di Roma portando avanti sia la strada già intrapresa dalla madre, sia gli studi per la carriera a cui lei si sentiva legata. Così, nel 2018, dopo anni intensi di studi presso scuole e Accademie di Recitazione, arriva l’idea di “Matilde”.
Data la sua gavetta da attrice, e dopo aver calcato diversi palcoscenici nell’ambito teatrale, arrivano le prime grandi proposte, tra cui la sitcom “Sex Single”, curata da Ennio Coltorti e una collaborazione sul set del cortometraggio “Il Silenzio di Jill” di Daniele Tullio, anche lui giovane regista. Decisa e testarda a rubare con gli occhi tutto quello che vedeva accadere davanti a lei sul set, prende coraggio e dopo aver creato un cast e una troupe di lavoro, la sua “Matilde” diventa realtà.
Da attrice, per la prima volta Federica Galuppi, si veste anche del ruolo di regista, affiancata da persone che come lei hanno creduto nel suo progetto e che l’hanno potuta seguire a rispecchiare le regole di un mestiere da lei sconosciuto, quello di direttrice.
A fianco a lei ci sono Daniele Tullio, nominato precedentemente, Max Giubilei come direttore di fotografia e Amedea Alescio, sua aiuto-regista, impegnata a dirigere lei i lavori, quando la stessa Federica era impegnata davanti la telecamera, avendo lavorato anche come attrice nel cortometraggio insieme agli attori: Claudio Ricci, Giacomo Perrone, Giulio Dicorato, Simone D’Acuti e Vincenzo Corrado.
“Matilde” è stato un trampolino di lancio per farsi conoscere, e nonostante per ora sia conosciuto come “trailer”, dovendo essere inedito per presentarlo a festival nazionali ed internazionali del cinema, ha già ricevuto numerose approvazioni da un pubblico variegato che, in parte o in tutto, si è sentito toccato dalle importanti sensibilizzazioni del cortometraggio, trattando di tematiche sociali tra cui la droga, i sogni inespressi dovuti all’insidiosa società odierna e i rapporti familiari compromessi dai dissidi che nascono tra genitori e figli.
Prendendosi una buona dose di conoscenza, Federica a breve sarà, oltre che ospite a diversi festival del cinema, regista di un nuovo cortometraggio in fase di preparazione e presidentessa di giuria il 7 Luglio, al concorso Miss Top Curvy organizzato dalla stilista Elisabetta Viccica.
Dato il successo riscontrato, in così breve tempo, dalla giovante attrice e regista, non resta che aspettarsi un lieto to be continued…
Abbiamo chiesto a Federica di raccontarsi un po’ in questa intervista.
Federica benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?
Benissimo! E’ un periodo di ricche novità ed io sono molto felice di poterle condividere anche con i magnifici lettori di Mondospettacolo.
Abbiamo letto nella tua scheda introduttiva quanto sia stato importante per te realizzare Matilde, ma che cosa ti aspetti da questo tuo importante progetto?
Dire che non mi piacerebbe ricevere dei riconoscimenti sarebbe una bugia, ma sicuramente lo scopo di “Matilde” è quello di trasmettere un messaggio ai giovani e non solo, che si trovano a combattere con la difficile realtà nella quale oggi viviamo. Il nostro pubblico deve essere incoraggiato ad inseguire un sogno, ad amare, a combattere fino alla fine, e se ci sono persone che hanno ancora il valore della tenacia e grinta, sono sicura che una volta visto, si affezioneranno molto a “Matilde”.
Sei attrice e sei regista, quali sono i tuoi punti di riferimento, sia nell’ambito di attrice che in quello di regista?
Da attrice, se devo puntare in alto, Anna Magnani, unica nel suo genere e come tale, inimitabile. Da regista, devo dire che l’ottica del compianto Claudio Caligari ha influenzato molto la mia visione, trattando tematiche sociali e un mondo malato che purtroppo non cambierà mai.
Hai realizzato degli scatti molto belli, come ti trovi nelle vesti di fotomodella Curvy?
Dopo aver sofferto molto delle mie prorompenti curve quando ero più piccola, oggi ne vado fiera! Nelle vesti Curvy mi trovo a mio agio, lo trovo un sinonimo di sensualità e di armonia. Non sono una fanatica degli eccessi, ma la taglia 38 o la 40 non possono essere visti come assoluta idea di bellezza. Anzi!
Se ti dessero un ruolo importante in un film erotico d’autore, stile Tinto Brass tanto per capirci, accetteresti?
Sentendomi un’artista e reputando il nudo una forma elevata di arte, credo che accetterei!
Che cosa ti aspetti dal futuro?
Mi aspetto e mi auguro una lunga vita immersa in quello che amo fare, CINEMA!
Un tuo motto o una frase che più ti rappresenta?
“Il meglio che vogliono gli altri per noi, è il meglio per loro, non per noi!”
Competitività sfrenata e tanto divertimento sono gli ingredienti vincenti dell’esilarante commedia Game night – Indovina chi muore stasera?, diretta da Francis Daley e Jonathan M. Goldstein, sceneggiatori di Come ammazzare il capo… e vivere felici e Spider-Man: Homecoming, nonché reduci dal successo di botteghino per la regia di Come ti rovino le vacanze.
Protagonisti assoluti sono Jason Bateman e Rachel McAdams, che con questo film ritornano alla commedia per sfoderare tutta la loro verve comica, dopo aver interpretato ruoli diversi, rispettivamente nella serie Netflix Ozark e nei film drammatici Disobedience e Il caso Spotlight.
Max (Bateman) e Annie (McAdams) sono una giovane coppia di sposi che, estremamente competitivi, organizzano settimanalmente con altre due coppie di amici una serata dedicata ai giochi da tavolo. Una sera, però, la tanto attesa “game night” si trasferisce a casa del fratello carismatico e sbruffone di Max, Brooks, che, per l’occasione, ha organizzato una serata gioco con delitto. Il padrone di casa viene rapito e le tre coppie devono ritrovarlo. Nonostante la messa in scena assolutamente credibile, il gioco si rivela, presto, diverso, con conseguenze inaspettatamente pericolose per i partecipanti.
Come nel gioco delle scatole cinesi, Game night – Indovina chi muore stasera? è un film che racchiude molte e diverse storie, l’una dentro l’altra.
Il ritmo è frenetico, i dialoghi puntuali e i personaggi ben assortiti. Ottima l’alchimia dei protagonisti, in quanto Jason Bateman e Rachel McAdams sono perfetti con la loro comicità innata e leggera, e degno di nota risulta essere anche Jesse Plemons, con un ruolo difficile, a metà tra il villain e l’inconsapevole idiota.
Grazie alla articolata e tagliente sceneggiatura di Mark Perez, poi, il lungometraggio riesce nell’impresa di rimanere sempre in bilico tra realtà e finzione, alternando vere e proprie scene action a momenti semplicemente esilaranti.
Tra malintesi e sparatorie, battute pungenti e fiumi di sangue finto, l’operazione, al limite del demenziale, riesce pienamente nel suo intento: allietare e divertire lo spettatore.
Game night – Indovina chi muore stasera? è sicuramente un’ottima commedia, divertente e leggera e che non può che confermare la coppia Francis Daley e Jonathan M. Goldstein quali nuovi registi della comedy made in USA di successo.
Si terrà giovedì 3 maggio alle ore 11:30 presso il Palazzo delle Federazioni di Roma la conferenza stampa di chiusura de “La Partita Mundial” con la distribuzione dell’incasso raggiunto di centomila euro che sarà devoluto alle associazioni partecipanti.
“La Partita Mundial” è un evento di calcio spettacolo, ideato e organizzato da Fabrizio Rocca e Olivio Lozzi e con la direzione della comunicazione affidata alla Tiziana Rocca Production.
Come di consueto sono state coinvolte numerose Onlus e associazioni benefiche che si occupano sul territorio italiano della lotta alla violenza contro le donne, tra questo spicca l’aiuto fondamentale della Croce Rossa Italiana.
Tra le altre associazioni che riceveranno l’assegno ci sono:
“Salva bebè Salva Mamme”, “WeWorld Onlus”, “#Odiolodio”, “Ti amo da morire Onlus” e “Solarialab”, A.g.o.p Onlus, A.n.d.o.s onlus comitato Velletri, A.n.d.o.s. onlus comitato Roma. A.v.v.i.s., A.i.s.l.a. onlus, Alzheimer Roma Onlus, Amici del Montenegro Onlus, Argos Associazione Forze di Polizia, Associazione Amare il Teatro, Associazione Confraternita Maria Ss.ma delle Grazie, Associazione Culturale Gruppo Idee, Associazione Donatori Sangue PCM, Associazione Favole e Sogni Onlus, Associazione Nazionale Polizia di Stato gruppo Roma 1, Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu Roma, Centro Sportivo Italiano Comitato Roma, Croce Rossa Italiana, Destinazione Minori Onlus, Equipe del Cuore Onlus, Fiaba Onlus, Fondazione Biomedica Foscama, Il Caprifoglio Onlus, Io Domani, Tutti insieme per Ludovica, U.g.d.a. onlus, Unione Italiana Rett Onlus, Virtus Italia Onlus, Vitalba Onlus, Zipaolo Team.
Senza perdere tempo, prima dei titoli di testa si comincia immediatamente a bordo di un treno in corsa, con un ballo di coppia destinato a precedere una serie di scontri corpo a corpo dal sapore bondiano, dentro e fuori dal convoglio sotto la pioggia incessante, nei quali è coinvolto il giovane ed atletico Kurt Sloane cui concede anima e corpo Alain Moussi.
Ma la domanda sorge spontanea: chi è Kurt Sloane?
Lo avevamo conosciuto in Kickboxer – La vendetta del guerriero, che, diretto nel 2016 da John Stockwell, altro non fu che il reboot di quel Kickboxer – Il nuovo guerriero di Mark DiSalle e David Worth in cui, nel 1989, Jean-Claude Van Damme vestì, appunto, i panni di Sloane, impegnato ad allenarsi duramente per vendicare il fratello campione di kickboxing, ridotto sulla sedia a rotelle dal tailandese Tong Po.
Il Tong Po incarnato nel rifacimento da Dave Bautista e che apprendiamo in questo Kickboxer: Retaliation essere perito a causa di Kurt, il quale, proprio per questo, viene fatto imprigionare in Thailandia dal Thomas Moore dalle fattezze di Christopher Lambert, losco promotore di incontri intenzionato a ricattarlo: lo farà liberare e gli darà due milioni di dollari se accetta di sfidare il gigantesco Mongkut, ovvero l’Hafþór Júlíus Björnsson della serie televisiva Il trono di spade.
Il giusto pretesto che il regista Dimitri Logothetis – sceneggiatore e produttore del soporifero capitolo precedente – sfrutta per dare il via a circa un’ora e cinquanta di visione all’insegna del movimento e dell’azione, con Van Damme che – occupatosi anche della produzione esecutiva – torna a ricoprire il ruolo del maestro d’arti marziali Durand, stavolta non vedente.
Perché, se il già citato Lambert non manca di omaggiare in maniera evidente la saga Highlander arrivando addirittura ad impugnare una spada, dopo la sua entrata in scena abbiamo anche un pianosequenza in carcere con botte da orbi che, sulle note di un blues, sembra richiamare alla memoria sia Oldboy di Park Chan-wook che The raid – Redenzione di Gareth Evans.
Mentre il pugile Mike Tyson e perfino il calciatore Ronaldinho – ovviamente fornito di pallone al piede – si aggiungono al cast in qualità di atipici ospiti illustri, accompagnando uno script che, non privo neppure di chiari rimandi alla serie Rocky, mira unicamente a regalare “intrattenimento muscolare”, tra l’entrata in scena di due gemelle ninja e un’altra violenta situazione commentata dalla surfeggiante Wipe out.
Fino al lungo combattimento conclusivo di quasi mezz’ora, provvisto di inaspettato risvolto e di citazione da Senza esclusione di colpi di Newt Arnold, altro cult della filmografia vandammiana.
Mai visto nelle sale cinematografiche italiane, lo rende disponibile su supporto blu-ray 01 Distribution, per la vostra serata senza tregua in alta definizione.
“Quante volte ci siamo sentiti brutti, inadatti, imperfetti? Ci siamo innamorati di una persona senza ricevere alcuna attenzione perché, magari, più bella di noi, più interessante, più affascinante? Questa è la storia di due ragazzi un po’ goffi, impacciati nei rapporti umani che, nel loro riconoscersi, trovano la forza di allontanare paure e problemi. Due antieroi moderni, che rispecchiano alla perfezione i lati deboli di ognuno di noi, considerati ‘brutti’ prima da loro stessi che dagli altri. Ci vuole un fisico racconta una storia d’amore tra due fantasmi nella società delle apparenze, che impone canoni ai quali è sempre difficile sottostare”.
In precedenza autore soltanto di short, il faentino Alessandro Tamburini sintetizza così il suo primo lungometraggio da regista, derivato proprio da uno di essi e nel quale veste anche i panni dell’insicuro e bruttino Alessandro, reduce da un appuntamento galante risoltosi in una “buca” nello stesso ristorante in cui la medesima sorte tocca alla coetanea Anna, approdata lì per incontrare qualcuno che, però, non si è presentato.
La Anna che, interpretata da una ottima Anna Ferraioli Ravel, non tarda a rivelarsi piuttosto stramba e folle, nel corso di una nottata che li porta a condividere situazioni e incontri rocamboleschi, approfondendo sempre più la propria conoscenza.
Perché, su script dello stesso Tamburini insieme al Ciro Zecca sceneggiatore di Quel bravo ragazzo e del Gianluca Ansanelli che ha diretto il successo partenopeo Troppo napoletano, è in maniera evidente alla tipologia di film in cui rientrano titoli quali Tutto in una notte di John Landis e Nick & Norah – Tutto accadde in una notte di Peter Sollett che appartiene la circa ora e venti di visione.
Circa ora e venti di visione basata, appunto, sul continuo confronto tra i due; man mano che ci si chiede se le corna col pensiero valgono e che Francesca Valtorta e il veterano Claudio Bigagli si aggiungono al cast, comprendente anche Niccolò Senni nel ruolo di un tassista in vena di rissa.
Circa ora e venti di visione che prende il via con la convinzione che chi arriva in taxi fa sempre una buona impressione rispetto a chi giunge in autobus, per poi delineare fino all’alba un autentico percorso di crescita dei due protagonisti, tra balli sfrenati, fughe su automobili rubate e, addirittura, un imprevisto bagno in un laghetto.
Con un ritmo narrativo che non rientra tra i più incalzanti e un comparto di idee non propriamente ricco, sebbene l’operazione si lasci tranquillamente guardare e rimanga, nel complesso, simpatica.
La terza via è il secondo album di Cecilia Sanchietti, come band leader e compositrice. Se nel precedente Circle Time del 2015, le composizioni avevano la propria ragion d’essere nel desiderio di un’interazione concreta fra i musicisti, in La terza via Cecilia affida la sua ispirazione alla visione complessiva che ha della musica e del jazz. Questo disco parte da qui, dal desiderio di raccontare e rappresentare un percorso, in cui il tema del coraggio ne è il protagonista. Cresciuta ascoltando Sting, Stewart Copeland, Pat Metheny, ma anche cantautori italiani come De André e De Gregori, Cecilia Sanchietti ha portato da sempre avanti la musica, sebbene solo il jazz abbia rappresentato, in seguito, la vera chiave di volta per la sua rivoluzione professionale. Lo sguardo consapevole a quel “terzo lato della medaglia” che, negli ultimi anni, ha portato la batterista romana a pubblicare due album come leader e a seguire, parallelamente, numerose collaborazioni e progetti, tra cui la direzione artistica di WInJazz – Women in Jazz, il festival internazionale interamente dedicato alle donne e compositrici, nato con l’obiettivo di dare spazio e supporto a musiciste leader di progetti originali e di qualità. In La terza via – The third side of the coin, la batterista di origini romane firma, infatti, gran parte delle composizioni originali, dando vita a un progetto dal suono riflessivo, caratterizzato dall’apertura ad altri generi e dallo spazio lasciato all’improvvisazione e all’interplay. Cecilia Sanchietti rompe, così, gli schemi e le chiusure per aprire nuove opportunità, facendo del proprio percorso umano e professionale la spinta propulsiva per il cambiamento.
Sul palco Cecilia Sanchietti (batteria), Pierpaolo Principato (piano) e Marco Siniscalco (basso).
Un Toni Servillo nei panni di Silvio Berlusconi conversa con un Toni Servillo in quelli di Ennio Doris, fondatore di Mediolanum, testimoniando, in un certo senso, uno sdoppiamento che vuole il secondo alter ego del primo.
Sarà vero che un venditore è un uomo solo, forse il più solo al mondo, perché parla e non ascolta mai?
Sicuramente, un venditore è un persuasore e non può permettersi di diventare il più grande d’Italia nella sua categoria se non conosce i dolori e i desideri dei clienti.
Mentre viene osservato che l’altruismo è il miglior modo di essere egoisti, è ciò che si evince non solo da quel primissimo dialogo di apertura, opportunamente fornito di punte di umorismo, ma anche dalla ancor più esilarante telefonata effettuata dallo stesso ex presidente del Consiglio improvvisandosi venditore immobiliare sotto falso nome, nel corso di una sequenza che, già da sola, sintetizza quello che è il suo rapporto con gli italiani.
Un ex presidente del Consiglio che, dopo la sua effettiva entrata in scena nell’ultima parte di Loro 1, domina totalmente i cento minuti di visione alla base di Loro 2, in cui maggiore spazio trovano personaggi già presenti nel tassello precedente, dal Fabrizio Sala proto-Lele Mora di Roberto De Francesco alla aspirante attrice Stella di Alice Pagani.
La Stella che, tra l’altro, provvede ad esporre il patetismo di determinati giovani e di determinati vecchi nel corso di un confronto diretto in camera da letto con il “tiratissimo” protagonista, che non manca neppure di affermare che sono l’amicizia e lo stesso chirurgo plastico a legarlo alla Cupa Caiafa incarnata da Anna Bonaiuto.
Perché, man mano che viene affermato attraverso una barzelletta che il Cristianesimo predica la povertà e il Comunismo la realizza, è in maniera evidente la forte carica di ironia a rappresentare il punto di forza di quella che si presenta in qualità di autentica satira sullo stivale tricolore d’inizio terzo millennio, magnificamente sostenuta da una performance servilliana – non priva di più o meno accentuati echi del fu Guido Nicheli – nel ruolo di colui che, nelle parole della ormai delusa moglie Veronica Lario, non si rivela mai e non sembra essere altro che una lunghissima messa in scena fatta persona.
Una Veronica Lario cui concede altrettanto magnificamente anima e corpo (nel vero senso della parola) Elena Sofia Ricci, capace di riscattarsi soprattutto nel lungo e memorabile battibecco mirato a chiudere la storia coniugale; ponendo ancor più in evidenza i brillanti dialoghi di una sceneggiatura che non manca neppure di tirare in ballo il giro delle improvvisate attricette imposte (definite dallo stesso Silvio “Strappone che non sanno recitare”) ad un attivissimo produttore “romanaccio” dalle fattezze di Max Tortora.
Un momento che, con sprazzi di parodia rappresentati anche dalla fantomatica fiction tv Congo Diana, non dimentica, però, di ribadire come pure a sinistra le raccomandazioni vengano attuate nella medesima maniera, bilanciando l’aspetto critico di un’operazione inevitabilmente approdante al terremoto che ha distrutto L’Aquila.
Un fatto di cronaca che, in fotogrammi, finisce per diventare metafora di diversi aspetti, dal crollo della società italiana alla conclusione dell’epoca berlusconiana; come l’immagine della statua del Cristo senza Madonna recuperata dalle macerie si fa affascinante simbologia della pietà tramite cui gli abitanti del Bel paese, in un modo o nell’altro, si ritrovano sempre per alimentare e sostenere chiunque riesca a farsi venerare come un dio, con tutti i suoi pregi e difetti.
E se ci troviamo dinanzi ad una delle maggiormente riuscite fatiche del cineasta napoletano Paolo Sorrentino e, a differenza del pasticciato primo capitolo, qui il coinvolgimento appare tutt’altro che assente, lo si deve in particolar modo, con ogni probabilità, alla chiara scelta di mettere in piedi un elaborato da schermo più concretamente legato alla realtà e meno propenso ad abbandonarsi a bizzarre divagazioni oniriche di taglio felliniano (in questo caso intravedibili, al massimo, nella divertente situazione sulle note di Meno male che Silvio c’è).
Casertavecchia CE- Finale nazionale 2007 le 52 finaliste
Tutto ha inizio nel 1985.
I colori tenui di un ottobre insolitamente caldo accolgono i primi vagiti di “UN VOLTO X FOTOMODELLA”, poi diventato “Premio alla Moda”, la rassegna di moda e bellezza ideata da Dino e Massimo Civale, anima della Music International. Siamo a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno.
Un giovane e per niente emozionato Sergio Mancinelli, reso famoso dal programma di RAI UNO “Disco Ring”,chiama una ad una 36 bellissime e trepidanti fanciulle. Battono forte i cuori degli organizzatori, attesi alla prova del fuoco dopo anni di dura gavetta. Quando sfilano gli abiti da sposa del “Giglio d’Oro”, sull’onda delle magiche note di Smetana, (quelli erano anni in cui ancora si utilizzava la musica classica, per le sfilate di moda) le lacrime sono inevitabili. La commozione, poi, contagia tutti al pianto liberatorio di Anna Fiore, consacrata alla storia come la prima vincitrice del concorso. E’ notte fonda, oramai, e sotto un cielo trapunto di stelle, una fiumana entusiasta abbandona il Cinema Teatro “Carmen”. Alea iacta est. E chi ben comincia, è a meta dell’opera.
Il manifesto della 1° edizione
1986 – La prima volta della Costa Amalfitana.
Il concorso si sposta a Cetara, estremo possedimento orientale dell’antica Repubblica di Amalfi e rinomato borgo popolato da laboriosi pescatori. Viene istituito il premio “Simpatia”, destinato ad un personaggio del mondo dello spettacolo che si sia particolarmente distinto. Lo vince l’attore Carlo Verdone. In quegli anni il Napoli Calcio andava fortissimo ed a Cetara, accolti da un tripudio di bandiere e da un coro festante di oltre diecimila spettatori, giungono Diego Armando Maradona e Nando De Napoli. Dino Civale fu buon profeta e predisse lo scudetto. Letizia Vicidomini, oggi affermata speaker radiofonica, iniziò la sua collaborazione con la MIP, durata ininterrottamente per oltre un decennio Lo spettacolo fu presentato da Patrizia Perzy e da Sergio Mancinelli. Maria Pia Bartiromo, 17 anni, è la nuova Reginetta. Il campione Diego Armando Maradona, ospite della edizione 1986 della kermesse.
Amalfi finale nazionale 1992 , le finaliste con una coppia di sposi
1987 – 1994
“Il Mattino”, la Lancio e “Il Monello” sponsorizzano il concorso e la cornice delle darsene Amalfitane vede crescere l’iniziative Antonio Agostino Ambrosio, il vulcanico sindaco di San Giuseppe Vesuviano, convince i fratelli Civale ad organizzare nella sua cittadina la finale nazionale del concorso. “Non vi deluderò” – asserisce. E mantiene la promessa, creando i presupposti per due giorni di spettacolo destinati ad essere ricordati per sempre. Per il terzo anno consecutivo è Sergio Mancinelli a condurre la danza, spalleggiato dalla bellissima Anna Pettinelli. Maria Pia Parisi è proclamata Madrina del concorso, mentre Marisa Laurito si aggiudica il premio simpatia. La rosa degli artisti aggregati si allarga vistosamente: arrivano Pino d’Angiò, raffinato istrione dalla voce ammaliante e Toni Scardini, destinato ad una fulgida carriera di comico. Inizia anche la collaborazione con una prestigiosa casa di prodotti cosmetici: “Jean Klebert”. Il concorso e sponsorizzato dal settimanale “Il Monello”, dal quotidiano “Il Mattino” e dalla
casa editrice “Lancio”, alla ricerca di volti nuovi per i suoi fotoromanzi. Marisa Laurito, Linda Christian e Virna Lisi tra le principali contendenti dell’ambito ruolo di Madrina.
Amalfi 1992 – Grandi ospiti alla finale la stilista Micol Fontana e Sylva Koscina
1995 – 1997
Le edizioni di Maiori. Le tre edizioni di Maiori, altra pregevole perla della Costiera Amalfitana, determinano importanti svolte che consolidano il concorso e lo rendono ancora più importante. Vengono acquisite importanti nuove sponsorizzazioni, tra le quali spicca la convenzione con il “Principe della Moda”, Egon Von Furstenberg che si protrarrà per ben sette anni. Memorabili le sfilate con le auto d’epoca e le fotomodelle a bordo, che offrivano agli estasiati turisti uno straordinario spaccato di costume. Indimenticabili, ovviamente, le sfilate di Egon, intrise di quella magica atmosfera, che lo hanno reso uno straordinario interprete dell’immaginifico femmineo, capace di colorare i sogni delle donne e renderli palpabili con creazioni uniche, destinate a restare immortali. E’ in quel periodo che incomincia ad affacciarsi alla ribalta il giovanissimo Salvatore, figlio di Dino Civale, designato a continuare l’opera paterna alla guida del Gruppo. Lo stilista Egon Von Furstemberg incanta il pubblico delle finali del concorso con le sue collezioni
Caserta finale 2004- Con lo sfondo della Reggia un palco immenso e più di tremila posti a sedere
1998 – 2006
La reggia di Caserta per una kermesse di livello internazionale. Dopo undici anni di Costiera Amalfitana consecutivi, e dodici in totale, Dino Civale, guida della Music International, avverte l’esigenza di conquistare nuovi spazi geografici regionali e far crescere ulteriormente il concorso. Caserta, intrisa di un back-ground industriale e commerciale di prim’ordine, e con un’amministrazione comunale desiderosa di promuoverla turisticamente e non solo, gli sembra lo sbocco più naturale per “storicizzare” la rassegna. Si realizza, cosi, un sodalizio destinato a solidificarsi nel tempo e che, ovviamente, continua ancora. Il Sindaco Luigi Falco, l’assessore comunale Angelo Polverino, eletto al consiglio regionale nelle elezioni di Aprile 2005, gli assessori Enzo Ascione e Pio del Gaudio, prendono a cuore la manifestazione e la sostengono senza riserve. Nel 1999 nasce la rassegna “I PERCORSI DELLA SETA”, voluta da Grace Ciampa per valorizzare le splendide creazioni delle Seterie di San Leucio. Egon Von Furstemberg, intanto, lascia il posto a Renato Balestra, realizzando quell’alternanza di scuole stilistiche che serve a dare sempre nuova linfa alla rassegna. L’edizione 2006 vede il ritorno nello staff organizzativo di un sempre più pimpante Pino D’Angiò, la cui verve rende tra l’altro estremamente gradevole la serata finale della kermesse. Il Principe della Moda Renato Balestra offre nelle ultime edizioni la sua prestigiosa presenza stilistica al Premio alla Moda “Un Volto X Fotomodella”. Pino D’Angiò, celeberrimo cantante, autore e regista ritorna a far parte dello staff direzionale della kermesse.
Caserta finale 2004- prove coreografiche per la serata finale
2007 –
Un anno carico di successi. L’edizione Un Volto X Fotomodella 2007, numero 23 della sua storia, ha segnato un concreto salto di qualità della manifestazione, ed ha avuto tra i protagonisti indiscussi il principe della moda Renato Balestra e il maetro orafo Gerardo Sacco. La due giorni i moda e spettacolo si è tenuta nel teatro della Torre del Borgo Medioevale di Casertavecchia. Nutrito e di alto livello il gruppo di conduttori: la modella e conduttrice Matilde Calamai, Piero Giarrizzo, collaboratore della Endemol ed ex bello di “Uomini e donne” e la scrittrice e conduttrice radiofonica Letizia Vicidomini. Tra gli ospiti hanno entusiasmato il pubblico il cabarettista Tommaso Romano vincitore de “La sai l’ultimissima” e collaboratore di “Le Iene” e “Scherzi a parte”, il cantautore bolognese Matteo Valli, il rapper emergente Mister Ice, l’attrice-cantante-ballerina Elena Presti, il cantante Alex Molinaro. Per il 2008 sono previste novità ancora più eclatanti: il concorso ritornerà nella cornice di Amalfi che tanta fortuna ha portato alla kermesse.
Casertavecchia 2007- Premio alla Moda i Percorsi della Seta, Gerardo Sacco
2008 –
L’edizione Un Volto X Fotomodella 2008, numero 24 della sua storia, ha visto il ritorno nella cornice di Amalfi che tanta fortuna ha portato alla kermesse. La vincitrice, Martina Floreani, ha 18 anni e viene da Martignacco, in provincia di Udine.
Amalfi SA- Finale nazionale 2008
Amalfi 2008- Premio alla Moda i percorsi della seta, premio a Renato Balestra
2009 –
Georgiana Arsene, il nuovo volto x fotomodella. E’ stata eletta il 12 settembre nella città di Amalfi la vincitrice del “Premio alla Moda – Un volto per Fotomodella” Tour 2009, la bellissima Georgiana Arsene. E’ arrivata alla Finale Nazionale, dopo aver superato le selezioni nella Regione Lazio, una ragazza semplice dal sorriso accattivante che ha conquistato la giuria con portamento e modi raffinati. Georgiana,nata in Romania 18 anni fa sotto il segno zodiacale del Cancro, vive a Roma dove studia per diventare un avvocato, anche se nelle sue aspirazioni non manca ovviamente quella di poter anche lavorare come fotomodella. Nel tempo libero frequenta la palestra ed ama cantare e ballare, il suo cantante preferito è Eros Ramazzotti. Alla domanda”Perché partecipi a questo concorso?” Georgiana ha prontamente risposto:”Perché è una bellissima esperienza che può dare possibilità lavorative, inoltre stando a contatto con gli altri si impara molto degli altri ed anche di se stessi.”
Giorgiana Arsene vincitrice 2009 festeggiata alla fiera degli sposi presso Radiosa Spose
Nel febbraio 2009 un grande evento al locale storico Piper per festeggiare i 25 anni del concorso, un magnifico evento organizzato da Giuseppe Andidero fotografo ufficiale del concorso insieme al suo staff.
Festa al Piper per il 25 anno del concorso
2010 –
La Finale Nazionale 2010 sembrava destinata a passare alla storia soprattutto per una serie di eventi negativi a causa del maltempo e della frana di Atrani, ma le evidenti difficoltà sono state affrontate con fermezza e decisione soprattutto da parte del Patron Dino Civale grazie al quale tutto lo staff ha trovato la forza e la volontà di raggiungere un ottimo risultato con una bellissima serata realizzata come previsto sabato 11 settembre in una nuova location, ovvero il teatro del Grand Hotel Salerno. La serata condotta da Matilde Calamai e Andrea Dianetti di Amici, ha visto confrontarsi ben 51 finaliste provenienti da tutta Italia. Tra un defilé e l’altro anche la presenza di ospiti d’eccezione come Luna, Rita Comisi di Amici e soprattutto i Los Locos. A meritarsi il titolo nazionale è stata la bellissima sedicenne CAROLINA SCHIAVI, che arrivava
dalla regione Piemonte.
2011 –
Dal Molise alla conquista dell’Italia. SARA AFFIFELLA, 15 anni di Venafro, un manto di ricci su due occhi neri ricchi di espressività’, viso angelico, sorriso infinito, sbarazzina al punto giusto, è la nuova reginetta della ventisettesima edizione del Concorso Nazionale di Bellezza ” PREMIO ALLA MODA – UN VOLTO PER FOTOMODELLA “, il Concorso delle miss più belle d’Italia. Una vittoria decretata all’unanimità da una giuria composta
in particolare da avvenenti donne dello show-biz come la bionda e estroversa RAJAE BEZZAZ del GF 11, la simpatica e attraente testimonial di Playboy, FRANCESCA LUKASIK, l’esplosiva e giunonica SYLVIE LUBAMBA e l’avvenente e sagace ANTONELLA SALVUCCI nonché dal presidente FEDERICA BALESTRA, splendida figlia di RENATO, principe dell’alta moda e certificata dagli scroscianti applausi del numeroso pubblico presente nella serata finale tenutasi sabato 10 settembre nell’incanto di Amalfi.
Selezione Regionale Lazio 2008 evento con le Ferrari
2012 –
Dalla cittadina di Oliveri, nella bella provincia siciliana di Messina arriva una giovane ed acerba bellezza alla conquista dell’Italia. VALERIA PIRRI, 15 anni, un volto ed una espressione davvero limpido su due occhi neri ricchi di espressività’, viso angelico, sorriso bello ed una dolcezza infinita che incanta. E’ Valeria la nuova reginetta della ventottesima edizione del Concorso Nazionale di Bellezza ” PREMIO ALLA MODA – UN VOLTO PER FOTOMODELLA “, il Concorso delle miss più belle d’Italia. Una vittoria decretata all’unanimità da una giuria presieduta da VALERIA MANGANI, vice presidente nazionale ALTA ROMA. L’evento di Amalfi, con la presenza di 40 bellissime finaliste giunte da tutta Italia, è stato presentato da un’altra grande bellezza italiana, MANILA NAZZARO. Tra gli ospiti di quest’anno i QUI SI SONA CAPRI BAND, versatili musicisti che hanno interpretato con originalità musiche della tradizione napoletana, italiana ed internazionale, e che allietano le notti capresi e quelle dei più famosi locali d’Italia. AMALFI si conferma ancora una volta scenario esclusivo del PREMIO ALLA MODA UN VOLTO X FOTOMODELLA, il concorso delle Miss più belle d’Italia.
2013 –
Amalfi, patrimonio mondiale dell’Unesco ha ospitato l’evento dell’anno. Un mix completo tra moda, arte e tradizione, che ha visto la presenza di 40 miss in gara, pronte a darsi battaglia, a colpi di pose e sfilate in passerella, per conquistare lo scettro di reginetta dell’anno 2013 in uno scenario incantevole come il Teatro “La Darsena” di Amalfi, suggestivo palcoscenico del trionfo della bellezza. UN VOLTO X FOTOMODELLA ITALIA 2013 è Francesca Vedovato, splendida diciottenne di Padova. Lo spettacolo è stato condotto dalla bellissima Antonella Salvucci e George Leonard ed ha visto la partecipazione di molti artisti, tra cui, gli Alfa Sound e l’ultima scoperta di Rosario Fiorello, il grande Mimmo Foresta. Madrina della serata è stata la bellissima showgirl Francesca Fioretti.
2014 –
L’elegante palco di Un Volto X Fotomodella ancora ad Amalfi, patrimonio mondiale dell’Unesco ha ospitato. UN VOLTO X FOTOMODELLA ITALIA 2014 è Anna Peretto, ha 19 anni e vive a Valdagno, piccolo centro del vicentino. Lo spettacolo è stato condotto dal noto speaker Paolo Zippo, direttamente da Radio Company e dalla bellissima showgirl e modella Francesca Fioretti da Pechino Express.
2015 –
UN VOLTO X FOTOMODELLA ITALIA 2015 è Alessia Biagioli, ha 14 anni e vive a Castelbellino, un piccolo paese della provincia di Ancona. Lo spettacolo è stato condotto dal noto speaker Paolo Zippo, direttamente da Radio Company e dalla bellissima Tunde Stift.
2016 –
Dalla splendida città di Amalfi, per la trentaduesima edizione, l’evento della Finale Nazionale giunge nella città dell’amore, la più romantica al mondo, Venezia. Paolo Favaretto e Simone Rossato, rispettivamente Presidente Onorario e Presidente dell’Associazione Eventia, che ha collaborato con la Casa Madre del marchio, hanno riservato un trattamento da regine alle finaliste. La prima sera un Party esclusivo con evento moda al locale Lio Beach nei pressi della location del prestigioso Festival del Cinema di Venezia, cena in zona Red Carpet. Le miss in giro per Venezia ed al Casinò Ca’ Vendramin Calergi, la casa da gioco più antica del mondo, set esclusivo per il backstage e servizi fotografici. Il 10 settembre in Piazza Ferretto a Venezia Mestre, gremita di gente, la proclamazione di Beatrice Pivetta, 17 anni, Un Volto X Fotomodella 2016. A seguire, l’ambita fascia del Cinema alla diciottenne Francesca Caso.
Fiuggi 2017 tutte le vincitrici di fasce
2017 –
È sempre tempo di bellezza e Miss, è sempre bello seguire il nostro tour e anche in questo 2017 Un Volto X Fotomodella ha dato spazio a grandi emozioni. Con un aumento di agenti regionali e selezioni si è giunti alla kermesse finale… dalla splendida città di Venezia si è giunti nella rinomata località di Fiuggi Terme. Con la conduzione affidata a Pino Moro al fianco di una splendida Elena Ballerini, il 9 settembre in piazza Spada ha trionfato la bellezza della marchigiana Giorgia Esposto. La fascia per la sezione cinema è stata assegnata, dalla giuria tecnica, a Beatrice Fiorentini. Tra gli ospiti d’eccezione le mille voci di Luca Virago e lo strepitoso rumorista Alberto Caiazza. Un tour che si conclude con grande successo in attesa di conoscere le nuove miss del 2018.
Giorgia Esposto un volto x fotomodella Italia 2017 premiata dalla vincitrice del titolo 2016 Beatrice Pivetta e dal patron Dino Civale.
Un volto x fotomodella 2017 – Miss cinema Beatrice Fiorentini 17 anni di Grottaferrata RM
Presso l’edizione 2017 della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha riscosso, giustamente, non pochi consensi.
Manuel racconta la storia del giovane suggerito dal titolo, interpretato da un Andrea Lattanzi che sembrerebbe essere una promessa per il futuro del cinema italiano.
Un giovane che, alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, abbandona il centro di accoglienza dove era finito a vivere dopo che sua madre Veronica, ovvero Francesca Antonelli, era stata arrestata.
E, una volta fuori dal centro, deve cavarsela da solo, trovare un lavoro e dimostrare alle autorità che in grado di garantire una situazione economica stabile per accogliere la genitrice agli arresti domiciliari, suo obiettivo primario.
Dopo tanti documentari, quindi, è questo il primo lungometraggio di finzione diretto da Dario Albertini, che ci porta con lunghissimi primi piani del protagonista dentro la periferia di Ostia. Una scenografia fatta di case vere, fatiscenti come quelle del litorale romano, che, purtroppo, ancora oggi troviamo in qualità di città balneare ferma sotto certi aspetti ai lontani anni Settanta di pasoliniana memoria, con tutti i problemi resi famosi anche dalla cronaca legata a mafia capitale.
La scelta di tenere sempre la macchina da presa su Manuel, con la quasi totale assenza di campi e controcampi, è decisamente coraggiosa.
Perché è lui il protagonista assoluto di questa storia molto vera, per la quale possiamo tirare in ballo tanti paragoni, dal Neorealismo al fatto che lo stesso Lattanzi ricorda i ragazzi dei film pasoliniani.
Ma, al di là dei paragoni e delle citazioni, Manuel rimane un’operazione molto forte ed efficace nella sua semplicità e nella sua storia reale.
Albertini si prende i suoi rischi nel confezionare una tale opera prima, ma riesce perfettamente nel suo intento, eLattanzi rappresenta, forse, l’attore più vero, che ci ricorda quelli che, nel passato, hanno reso grande il cinema italiano, facendolo conoscere nel resto del mondo.
“L’Associazione Culturale Sperimentiamo arte, musica, teatro”, come di consueto ha dato il via al VIII Concorso Nazionale di Musica “San Vigilio in…Canto” e alla 10^ edizione del concorso nazionale di Poesia “Giugno di San Vigilio”.
Il Concorso dedicato alla Musica è rivolto a tutte le scuole Primarie, gli Istituti Secondati di 1° e 2° grado, i Licei musicali, i Conservatori di musica e le Associazioni Culturali Musicali ed ha come obiettivo di stimolare l’interesse, la pratica e la diffusione della musica tra i giovani, favorendo la diffusione e lo scambio delle esperienze musicali maturate negli anni. La cerimonia di premiazione si terrà domenica 13 maggio a Roma. A decretare i vincitori sarà una commissione composta da validi musicisti, concertisti ed esperti in didattica musicale, composizione, direzione corale. Ospite speciale della giornata del 13 maggio sarà il cantautore Luca Mele che delizierà i presenti con il suo ultimo brano “Canzone Cattolica” e presentando il suo primo romanzo dal titolo “L’eternità”. Anche quest’anno sarà consegnato il “Premio Mousikè”, giunto alla sua seconda edizione, che sarà assegnato ad un’artista che si è contraddistinto durante l’ultimo anno.
Il Concorso dedicato alla Poesia è aperto sia agli studenti che agi adulti di ogni età. Dovranno presentare un testo di 36 versi su un tema libero ed inedito. Tra i vari premi che saranno dati, sarà conferito anche il Premio Speciale “Cristiana Cafini” al vincitore assoluto del concorso.
La cerimonia di premiazione si terrà a Roma sabato 23 giugno.
Tutti i bandi completi per partecipare sono a disposizione sul sito: www.sperimentiamo.it
Per ulteriori info: Ass.Cult.”Sperimentiamo Arte Musica Teatro – Tel. 333 4080635 – 06. 45435985 info@sperimentiamo.it
A quanto pare, ai tempi della sua distribuzione cinematografica italiana venne sforbiciato addirittura di oltre dieci minuti.
Tratto nel 1975 dall’omonimo romanzo scritto circa vent’anni prima da Dominique Aury sotto pseudonimo Pauline Réage, in effetti, Histoire d’O appare ancora oggi – in un terzo millennio di “sfumature di grigio” da grande schermo scandalose soltanto a parole e non nei fatti – decisamente audace ed avanti coi tempi, figuriamoci quanto lo fosse all’epoca della sua realizzazione.
Pellicola che impose a livello internazionale la splendida Corinne Cléry, in precedenza apparsa soltanto nello sconosciuto Les poneyttes, vede l’attrice parigina nel ruolo della bella fotografa O, soggetta ad un piuttosto atipico rapporto con René, suo amante e padrone cui concede anima e corpo Udo Kier e del quale è una vera e propria schiava.
L’uomo, infatti, la conduce nel perverso castello di Roissy, dove lei, per il suo volere, si assoggetta a rituali sadomaso messi in atto da individui mascherati, tra i quali figura il freddo e brutale Sir Stephen, ovvero Anthony Steel.
E, ovviamente, la regia di Just Jaeckin, reduce dall’altrettanto bollente e chiacchieratissimo Emmanuelle, dell’anno precedente, si concentra proprio sulle nudissime e, a loro modo, violente situazioni, tra full frontal, frustate e una azzardatissima sequenza saffica.
Man mano che il tutto si evolve lentamente, dominato da una fotografia dai toni patinati a cura di Robert Fraisse e Yves Rodallec e accompagnato da una ossessiva colonna sonora a firma di Pierre”Gwendoline”Bachelet.
Fino al momento in cui Sir Stephen si innamora della donna arrivando ad affermarsi docilmente disposto alle sue ritorsioni, a completamento di una chiara storia di iniziazione che, definita dal regista un “metaforico sogno d’amore”, non ha mai smesso di far parlare di sé, generando anche i sequel Histoire d’O, ritorno a Roissy di Èric Rochat e Histoire d’O di Phil Leirness, rispettivamente datati 1984 e 2002 e nessuno dei due interpretati dalla Cléry.
La Cléry che, tra l’altro, troviamo in una intervista di un quarto d’ora posta in qualità di contenuto speciale del blu-ray del film edito da Pulp Video (www.cgentertainment.it), che ne fornisce in alta definizione la versione integrale di circa centoquattro minuti, con alcuni momenti in lingua originale sottotitolati in italiano.
Si è tenuta nei giorni scorsi a Roma, presso la Sala Fellini di Cinecittà, la nuova edizione del “Premio Anna Magnani”, in ricordo della grande attrice scomparsa. Un riconoscimento che viene assegnato agli artisti e personaggi di cinema (con particolare riferimento alle maestranze), musica, spettacolo, giornalismo.
Nella foto: Carlo Verdone premiato
La manifestazione, condotta da Claudio Guerrini, ha visto quest’anno tra i premiati Carlo Verdone, Valeria Solarino, Barbara De Rossi, Vinicio Marchioni, Francesca Lo Schiavo e il “premio Oscar” Dante Ferretti.
Nella foto: L’organizzatrice Francesca Piggianelli con Vinicio Marchioni
Ideato da Matteo Persica (autore del libro “Anna Magnani, biografia di una donna”), direttore artistico, con Francesca Piggianelli, presidente di Romarteventi, l’evento si è avvalso della collaborazione di Luce Cinecittà, il supporto di Roma Lazio Film Commission, il patrocinio della Direzione Generale Cinema-Mibact, della Regione Lazio, del Centro Sperimentale di Cinematografia, di Cinecittà Panalight, e con il sostegno dell’Associazione Equilibra.
Serata riuscitissima, che ha intrattenuto piacevolmente il pubblico presente: una volta tanto efficienza e organizzazione l’hanno fatta da padrone, al contrario di altre rassegne cinematografiche, svoltesi negli ultimi tempi, dove hanno regnato incontrastati pressappochismo, cialtroneria e dilettantismo allo stato puro.
Nella foto: Pierfrancesco Campanella e Francesca Piggianelli
Un plauso particolare mi sento di farlo a Francesca Piggianelli, una organizzatrice ed esperta di cinema che si sta affermando sempre più prepotentemente nel settore della comunicazione cinematografica, con impegno, passione e professionalità.
Nella foto: Elettra Ferraù
Mi piace sottolineare inoltre l’assegnazione del Premio alla Carriera, nel settore giornalismo, ad Elettra Ferraù, responsabile, insieme ad Alessandro Masini e a Emanuele Masini, dell’Annuario del Cinema Italiano e Audiovisivi, la prestigiosa pubblicazione, divenuta nel tempo strumento indispensabile per gli addetti ai lavori del settore. Elettra, figlia dell’indimenticabile giornalista e critico Alessandro Ferraù, è una signora dinamica ed eclettica, dai molteplici interessi, che opera con successo anche nel settore del Turismo. Tra l’altro è anche l’artefice, insieme alla APS Advertising e ai sopracitati Alessandro ed Emanuele Masini, dell’importante premio “Una vita per il Cinema”. Insomma, per Elettra Ferraù l’attestato dell’altra sera è stato più che meritato!
Ciao amici di Mondospettacolo, sono Caterina Boccardi attrice, scrittrice ed insegnante di nuoto.
Sono qui per dirvi che il mio secondo romanzo “Verde Pallido” sarà presente presso il 31 Salone Internazionale del Libro di Torino da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2018 dalle ore 10 alle ore 20 presso lo stand “H05-G06, Padiglione” casa editrice Alteregoediziini, scatoleparlanti.
Invito tutti quanti a leggerlo.
Un libro sulla forza dell’amicizia, sui buoni sentimenti, su quell’invisibile presenza di un bene essenziale che dovrebbe unirci tutti, al di là di ogni paura, oltre qualsiasi ostacolo che la vita può inaspettatamente riservarci.
Ho sempre avuto una predilezione per la parola scritta: scrivere è un insieme di emozioni, un mio bisogno di comunicare, e come dice il grande Marcel Proust “Se sognare un po’ è pericoloso, il rimedio non è sognare di meno ma sognare di più, sognare tutto il tempo”.
Quando non scrivo recito, quanto non recito nuoto.
Spazio dall’acqua, alla scrittura, al teatro passando per la televisione e vivendo il tutto con entusiasmo e passione.
John Lennon è meglio di Nek o sono soltanto gusti?
Ci si potrebbe riflettere sopra dopo aver visionato Tonno spiaggiato, primo lungometraggio diretto dal Matteo Martinez che ne firma anche la sceneggiatura insieme al protagonista Frank Matano.
Un Frank Matano che ricopre il ruolo del giovane Francesco, il quale, lasciato dalla fidanzata Francesca alias Marika Costabile, escogita di tutto nel tentativo di riconquistarla, arrivando perfino a sfruttare il funerale della nonna di lei.
Evento che, supportato dall’amico Niccolò interpretato da Niccolò Senni, lo porta a maturare un pensiero decisamente discutibile: uccidere un membro della famiglia della ragazza potrebbe portarla a riavvicinarsi a lui.
Ed è la vulcanica e bizzarra zia Nanna incarnata da una stupefacente Lucia Guzzardi e esageratamente devota a padre Pio ad essere presa di mira da Francesco, che si intrufola nella sua casa vestendo i panni di un improbabile padre Gesù (!!!), entrandole anche nel cuore.
Ma soltanto dopo aver fatto ricorso addirittura alla trasmissione televisiva C’è videochiamata per te condotta da un Eduardo De Filippi (!!!) dalle fattezze di Francesco Arienzo, nel corso della quale ha anche modo di sfoggiare esilaranti discorsi riguardanti Maurizio Costanzo e la sua mancanza di collo (!!!).
Perché, tra una versione storpiata di Pugni chiusi dei Ribelli e l’entrata in scena dell’Istituto specializzato in santi (ISIS!), è su una comicità decisamente surreale che si basa la circa ora e mezza di visione, non priva neppure di fase conclusiva che sembra strizzare l’occhio all’umorismo nero di Mario Monicelli.
Una comicità debitrice, a tratti, nei confronti di quella di Maccio Capatonda, complici soprattutto lo sguardo ai grotteschi gusti dei telespettatori italiani (oltre al sopra menzionato show, abbiamo un Medicina imbarazzante) e l’evidente ricorso ad una tipologia di risata da grande schermo che si rifà occasionalmente a quella demenziale a stelle e strisce.
A tal proposito, basterebbe citare la geniale gag del sacerdote con voce impostata di Luca Ward, di sicuro la più divertente trovata della circa ora e mezza di visione insieme a quella delle bestemmie censurate.
Trovate sufficienti a rendere scorrevole e piacevole il tutto, talmente folle e assurdamente strappa-risate da far dimenticare quanto lo script si basi unicamente su esse, camuffando la propria pochezza di fondo.
L’Universo Cinematografico Marvel si arricchisce di un nuovo capitolo incentrato sui celebri eroi capaci di rimpicciolirsi: il nuovo film Marvel Ant-Man and the Wasp arriverà nelle sale italiane ad Agosto 2018.
Dopo gli eventi raccontati in Captain America: Civil War, Scott Lang deve affrontare le conseguenze delle proprie scelte sia come supereroe sia come padre. Mentre è impegnato a gestire la sua vita familiare e le sue responsabilità come Ant-Man, si vede assegnare una nuova e urgente missione da Hope van Dyne e dal Dr. Hank Pym. Scott dovrà indossare ancora una volta la sua tuta e imparare a combattere al fianco di Wasp, mentre la squadra cercherà di far luce sui segreti del proprio passato.
Dopo Ant-Man, il regista Peyton Reed torna per dirigere questo nuovo film pieno di azione e avventura targato Marvel Studios, a partire da una sceneggiatura scritta da Chris McKenna & Erik Sommers, Andrew Barrer & Gabriel Ferrari, e Paul Rudd.
Il cast del film comprende Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Peña e il premio Oscar® Michael Douglas, i quali riprendono i ruoli che avevano interpretato per la prima volta nel grande successo del 2015 Ant-Man. Il film vede il ritorno anche di Bobby Cannavale, Judy Greer, Abby Ryder Fortson, Tip T.I. Harris e David Dastmalchian.
A loro si uniscono i candidati all’Oscar® Michelle Pfeiffer e Laurence Fishburne, insieme con Hannah John-Kamen, Walton Goggins e Randall Park.
Il film Marvel Ant-Man and The Wasp è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Stephen Broussard, Charles Newirth e Stan Lee sono i produttori esecutivi.