Si è conclusa la 69a edizione del Festival di Cannes. I premi sono stati consegnati dai giurati di quest’anno, tra cui la nostra Valeria Golino e il grande Donald Sutherland, introdotti dal Presidente di Giuria, il regista George Miller. Salomonica distribuzione dei riconoscimenti, come spesso accade nei festival, con qualche illustre deluso, in primis Pedro Almodovar e i Dardenne.
La Palma d’Oro, annunciata da George Miller e consegnata nientemeno che da Mel Gibson, è andata a “I, Daniel Blake” di Ken Loach, storia di un muratore costretto a chiedere il sussidio dopo essersi ammalato e di una madre single che vive in un ostello per senzatetto. Il regista inglese, in un lungo discorso molto politico, ha ricordato tra l’altro l’importanza del cinema, unico mondo in cui tutto è davvero possibile (anche il ribaltamento tra poveri e potenti), e che la realtà dovrebbe imparare proprio dal cinema a credere e combattere per il cambiamento e per un mondo migliore. Seconda Palma d’Oro per Loach dopo quella vinta nel 2006 con “Il vento che accarezza l’erba” e 14° premio a Cannes. Superata la concorrenza agguerrita dei film di Pedro Almodovar, Xavier Dolan, Olivier Assayas e dei fratelli Dardenne.
Il Gran Premio della Giuria è andato al film “Juste la fin du mond” di Xavier Dolan. Il giovane cineasta canadese, profondamente commosso, ha parlato del bisogno universale dell’essere accettati e del bisogno d’amore, tema portante del suo film che vede il ritorno a casa, dopo anni, di uno scrittore malato terminale. Dolan ha poi ringraziato la giuria per essere riuscita a “sentire” il suo non facile film, ripromettendosi di continuare a dirigere storie che possano far riflettere su temi difficilmente affrontati al cinema. Standing ovation della platea per il suo sentito discorso.
C’è stato invece un ex-aequo per il premio al miglior Regista, assegnato al romeno Cristian Mungiu per “Graduation” (Bacalaureat) e ad Olivier Assayas per “Personal Shopper“. Quest’ultimo, alla prima vittoria sulla croisette, ha ringraziato tutti i collaboratori dichiarando che la “messa in scena” è il lavoro più collettivo che ci sia.
Ben due premi, invece, per l’iraniano “The Salesman” (Forushande) di Asghar Farhadi: miglior Sceneggiatura allo stesso Farhadi e miglior Attore a Shahab Hosseini. E’ la storia di una coppia formata da un regista e dalla sua attrice, il cui rapporto inizia a deteriorarsi durante la messa in scena di “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller.
La miglior Attrice è invece la filippina Jaclyn Jose, protagonista di “Ma’ Rosa” di Brillante Mendoza, che narra le vicende di una famiglia della bidonville di Manila alle prese con l’arresto dei genitori per spaccio di metanfetamina e i figli alla ricerca dei soldi per farli rilasciare.
La Caméra d’Or è andata a “Divines” della franco-marocchina Uda Benyamina, storia di una 15enne alla scoperta della sessualità. La regista ha letteralmente “occupato” il palco, inizialmente parlando della figura femminile e del piccolo miracolo che un film marocchino tutto al femminile abbia raggiunto un traguardo così importante, poi ringraziando praticamente chiunque e continuando con slogan “girl power” per interminabili minuti, con il conduttore Laurent Laffite visibilmente imbarazzato nel non riuscire ad interrompere la vulcanica donna.
Il Premio della Giuria è stato vinto dal drammatico road movie adolescenziale “American Honey” di Andrea Arnold. Il miglior cortometraggio è lo spagnolo “Timecode” di Juanjo Giménez, mentre era stato assegnato in precedenza il premio della sezione Un Certain Regard al film finlandese “The happiest day in the life of Olli Mäki” (Hymyilevä Mies) di Juho Kuosmanen.
Infine, Palma d’Onore al grande attore Jean-Pierre Léaud, accolto da una standing ovation, che sul palco ha ringraziato in primis François Truffaut e tutti i registi con i quali ha lavorato. Ha poi parlato dell’importanza della Nouvelle Vague e si è detto emozionato come quando sul set del suo primo film, “I quattrocento colpi“, Truffaut gli disse di andare in scena.
Nessun premio per i pochi “spiccioli” italiani presenti in alcune sezioni parallele. Ci consoliamo con i tanti applausi ricevuti dal bel film di Paolo Virzì, “La pazza gioia“, presentato alla Quinzaine des réalisateurs.
Ivan Zingariello
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