Col fascino delle sue foto, Nicola riesce a tirare fuori l’anima nascosta degli oggetti, e così lo fa anche con gli artisti della musica che vengono catturati dall’obbiettivo della sua macchina fotografica. Ma conosciamolo meglio.
Cia Nicola, come nasce la tua passione per la fotografia?
Mio padre ha sempre fotografato e continua a farlo. Di fatto ho sempre avuto macchine fotografiche a disposizione e ho iniziato usurando le sue, che teneva in modo maniacale. A quel tempo aveva la passione per le diapositive. Assieme alla mia famiglia abbiamo passato serate intere davanti allo schermo da proiezione, preferendolo alla tv, ammaliato da quella magia del fermare ciò che era troppo rapido per la mente e gli occhi di un bambino, per essere immediatamente compreso. Le foto proiettate, così grandi, hanno alimentato la mia fantasia, creando in me la volontà di continuare a creare quel tipo di suggestione visiva
Che cosa cerchi di catturare quando fotografi un artista musicale?
La musica è un’altra forma di magia, una delle mie grandi passioni. Spesso cerco in rete le versioni “live” dei pezzi più famosi, mi lascio suggestionare dalle movenze degli artisti, le espressioni, le loro peculiarità, certe loro piccole manie e i loro vezzi. Quando ho la fortuna di fotografarli, vado a ricercare proprio queste piccole cose, le loro manie che diventano le mie ossessioni. Ricordo un pomeriggio lavorativo, in cui ho dovuto abbandonare un set per correre sotto palco di un concerto di Cristiano De Andrè. Avevo un’immagine chiara nella testa; un controluce studiato in cui, più che Cristiano, si vedesse “Faber”. A metà concerto, mentre lo stavo aspettando, si è fortunosamente ricreata la condizione che avevo immaginato. Quello scatto è finito nel suo album “De Andrè canta De Andrè” Vol.2.
Dalle tue fotografie si nota quello che “c’è da vedere”, e devo dire che ti riesce in maniera molto trasparente. Ma come fai? Qual’ è il tuo segreto?
Quello che si vede nelle mie foto è semplicemente quello che mi colpisce. Non saprei fotografare in maniera diversa.
Quale artista della musica che hai fotografato ti ha colpito di più?
Ce ne sono davvero troppi. Mi hanno sorpreso i Pooh per il seguito di fan più trasversale che possa esistere, Paul McCartney per una longevità sul palco più unica che rara, George Benson, per una maestria senza eguali ed infine James Taylor per un’umiltà sconcertante. Ma sono davvero troppi. Potrei parlarne per ore.
Hai la capacità di “rubare” gli attimi e gli istanti. Parlaci di questa abilità.
Non ne so nulla della mia capacità. Posso dire di non essere un fotografo tecnico, anche se, dopo tanti anni, è difficile anche questa affermazione. Quando ho la musica nelle orecchie e l’occhio nel mirino, sono felice, e cerco di raccontare a chi non c’è, a chi non ha la fortuna di sedere così vicino all’artista, qualcosa di più, di rubare qualche esitazione, di enfatizzare quel tanto che basta da prenderne un pezzetto per souvenir per poi condividerlo.
Che cosa provi quando fotografi un artista?
Dipende molto da quale è il contesto. Io sono una persona timida e schiva, stare sotto palco significa avere la facoltà di spiare non visti; è una condizione di assoluta goduria per me. Fotografare l’artista sul set è invece una cosa del tutto diversa. In quel contesto, intimo e solidale, c’è uno scambio con l’artista, lo scambio di una reciproca fiducia. In quel contesto si creano forti legami e si gode di privilegi inenarrabili. Anteprime, confidenze, e rapporti che continuano anche dopo il set.
Grazie a te possiamo affermare di aver mescolato l’arte della musica con quello della fotografia, e devo dire che il risultato è stato soddisfacente, entrambe appartengono a due mondi differenti che messi insieme affascinano veramente tanto. Allora grazie e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a te e a tutto il pubblico di Mondospettacolo.
Ricordiamo Nicola Giannotti nel Web : www.nicolagiannotti.com
Intervista scritta e diretta da: Sara Di Sibio
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