Erano i primi anni Settanta e l’Italia era reduce dal benessere del boom economico, che nel decennio precedente aveva portato ai cittadini i meritati agi di un’industrializzazione senza precedenti.
Un fenomeno che, ovviamente, ha portato le inevitabili conseguenze: su tutte, il pagamento delle tasse.
E fu proprio in quel periodo che spuntò nelle sale una commedia al vetriolo che potesse fare il punto ridendoci anche sopra: Stanza 17-17 palazzo delle tasse, ufficio imposte, titolo datato 1971 e che vanta la regia di Michele Lupo, noto ai più per aver messo mano ad alcune delle migliori pellicole interpretate da un Bud Spencer solista (Lo chiamavano Bulldozer, Uno sceriffo extraterrestre, poco extra e molto terrestre, Chissà perché capitano tutte a me e Bomber).
Con un cast ricco di attori di qualità, il plot segue le gesta di quattro “tartassati” dall’ufficio delle entrate: il costruttore Giambattista Ranteghin (Gastone Moschin), l’attore Romolo Moretti (Philippe Leroy), l’inventore Leonardo Rosso (Raymond Bussières) e l’aristocratico decaduto Gondrano Pantegani del Cacco (Franco Fabrizi), tutti legati dalla sventura di dovere qualcosa all’ufficio imposte, somme spropositate, anche impossibili da pagare.
Unica soluzione è derubare il palazzo stesso che ospita gli impiegati statali, cercando così di raggirare le rigide direttive del dottor Ugo La Strizza (Ugo Tognazzi), un incorruttibile agente tributario che sta col fiato sul collo dei quattro sventurati.
Sebbene il piano di aprire un buco nella stanza della cassaforte sia infallibile, qualcosa sembra non andare per il verso giusto e le sorprese non mancano, sbalordendo chiunque.
Tra I soliti ignoti e Operazione San Gennaro, Stanza 17-17 palazzo delle tasse,ufficio imposte è un ritratto d’epoca del cittadino “vittima” dei pagamenti statali, uno spaccato ironico e ben gestito che fa dell’assurdo un marchio di fabbrica, portando in scena un colpo all’italiana ingiustamente mai abbastanza ricordato dai cinefili di tutto il mondo.
Di buon occhio l’idea del regista Lupo di seguire i quattro protagonisti tartassati, un poker ben assortito composto da Moschin/Leroy/Bussières/Fabrizi, per lasciare il ruolo del personaggio cardine, il temuto La Strizza, a un istrionico Tognazzi, munito di capello folto e riccio, nonché privato della parola per buona parte del film. Un personaggio memore delle grandi comiche del muto (già abbastanza rodato dall’Ugo nazionale in Straziami da baci saziami).
Completano il cast Lionel Stander, Tano Cimaorsa e Capannelle, al secolo Carlo Pisacane, ovvero uno dei componenti dei “soliti ignoti” nel capolavoro datato 1958 (e ciò chiude il cerchio su ogni riferimento non casuale al film di Mario Monicelli).
Edito in dvd da Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it), Stanza 17-17 palazzo delle tasse, ufficio imposte rivive su supporto digitale con l’aggiunta del contenuto speciale Evasori, tartassati e criminali da strapazzo – Introduzione al film di Gianni Canova, della durata di sei minuti.
Mirko Lomuscio
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