“Brillante e molto divertente: il teatro al massimo della sua seduzione” (New York Times)
“Energia sbalorditiva, follemente pieni di talento, orribilmente contagiosi” (Time Out)
“Pura magia da palcoscenico, ballerete sulle vostre poltrone!” (The Sunday Telegraph)
Sono alcuni dei commenti che riguardano STOMP, un elettrizzante evento rock, un anomalo concerto sinfonico in stile “videoclip”. E’ lo spettacolo diventato uno tra i più rivoluzionari ed entusiasmanti eventi degli ultimi anni, ospite al “Rossini” di Pesaro il 21 e 22 novembre (pomeridiano e serale).
STOMP è senza trama, personaggi e parole, dato che mette direttamente in scena il suono del nostro tempo, traducendo in una sinfonia intensamente ritmica i rumori e gli oggetti della civiltà contemporanea (scope, spazzoloni, pneumatici, lavandini e bidoni della spazzatura) riciclandoli ad uso della scelta in un ciclone di ironia travolgente. Le scope diventano strumenti, i battiti di mani una conversazione, i bidoni della spazzatura percussioni, il disordine della vita urbana fonte di stupore e ritmo contagioso. Tutto diventa performance, gag, concerto, coreografia di suoni e rumori, evocando street dance, tip tap e flamenco per proiettarne il ricordo nella contemporaneità. Anche la scenografia lascia senza fiato. L’ambientazione è quella di un garage che non fa solo da cornice alla performance ma diviene parte integrante dello spettacolo.
Fondato a Brighton nel 1991 da Luke Cresswell e Steve McNicholas, lo spettacolo sta per compiere 25 anni, tutti spesi di successo in successo nei più importanti festival e teatri del mondo (da Broadway a Parigi, passando per Los Angeles e Tokyo) in oltre 40 paesi e con 5 formazioni internazionali fisse. Tra i premi ricevuti, occorre ricordare un Laurence Olivier (dal 1976 il più importante riconoscimento teatrale inglese, assegnato dalla The Society of London Theatre) per la Migliore Coreografia ed una nomination per il Miglior Spettacolo.
Non so se mi sono sufficientemente spiegata: STOMP è soprattutto comunicazione ed ha il grande merito di esprimersi senza l’ausilio di un linguaggio proprio, permettendo la comprensione a qualsiasi popolo, di qualunque cultura e generazione. Gli 8 performer sono un mix esplosivo di ballerini, percussionisti e acrobati, in una piéce dove vincono suoni e movimenti. La frenesia dei ritmi prende lo spettatore fin dai primi secondi. E’ stato difficile star fermi sulle poltrone: il ritmo ha pervaso anche i più inibiti. Alla fine la platea è stanca dalla fatica degli applausi e si chiede come i performer possano avere ancora energia per prodigarsi in piroette entusiasmanti. Da ricordare.
Paola Cecchini
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