I piccioni prima viaggiavano, adesso, col telefono, non fanno più niente.
Probabilmente, perché nel XXI secolo la comunicazione e lo scambio di messaggi sono radicalmente cambiati, ormai attuati esclusivamente attraverso mezzi tecnologici e social network.
Ce lo racconta Berardo Carboni – autore di Shooting Silvio – attraverso Youtopia, a proposito di cui rivela: “L’idea del film nasce da uno studio iniziato nel 2010 con Volavola, un film sperimentale che ho girato con la tecnica del ‘machinima’, in un mondo virtuale. Youtopia porta a compimento questo percorso e, quindi, da un lato mostra la realtà così come è: cinica, spietata, asfissiante, dall’altro racconta come oggi sia possibile e indispensabile cercare nuovi scenari, nuovi desideri, nuove visioni”.
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Intrecciando le vicende di diversi personaggi sulla probabile falsariga dei lavori di Alejandro G. Iñárritu, quindi, si concentra sulla figura della diciottenne Matilde alias Matilda De Angelis, figlia della Laura interpretata da Donatella Finocchiaro, donna che aspira all’ideale di vita patinata luccicante e serena che vede in tv, ma che, invece, si ritrova senza lavoro e con un mutuo che fa fatica a pagare.
La Matilde che, per sfuggire a una realtà che non le permette di avere ciò che desidera, si rifugia nel web, dove scopre la via dei facili guadagni spogliandosi davanti alla webcam.
E ricorda in un certo senso la Thora Birch di American beauty nel denudarsi davanti all’obiettivo; tanto più che, come nel lungometraggio di Sam Mendes avevamo un attacco all’ipocrisia della società benpensante a stelle e strisce, qui non tarda ad entrare in scena il farmacista sessantenne Ernesto, ovvero Alessandro Haber, professionista convinto che la felicità si misuri con il possesso, nonché perverso individuo continuamente dedito a squallidi incontri notturni.
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Lo stesso Ernesto che, ricordando in un certo senso il trasgressivo tizio incarnato dallo stesso Haber ne L’ultimo Capodanno, si fa avanti nel momento in cui la giovane, con il sofferto consenso di una mamma ormai priva di speranze, decide di indire un’asta online per vendere la propria verginità.
Perché, immersa in un terzo millennio ormai dominato da schermi e microfoni tramite cui conversare con più o meno ignoti interlocutori, è principalmente una realistica storia di disperazione quella inscenata nel corso della oltre ora e mezza di visione, caratterizzata da un impianto piuttosto teatrale testimoniato dall’importanza conferita alle performance degli attori e dalla quasi totalità di riprese in interni.
Attori comprendenti anche Paolo Sassanelli e un Luca Lionello sacerdote, che, però la sceneggiatura – scritta dal regista stesso insieme a Marco Berardi, Aliosha Massine, Marco Greganti e Dino Giarrusso – sembra entrambi perdere per strada senza dare spiegazioni; man mano che la eccessiva staticità generale finisce in parte per penalizzare la narrazione di un piuttosto tragico spaccato di vita tricolore sospeso tra il quotidiano vivere e quello virtuale.
Francesco Lomuscio
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