Decimo appuntamento con la rubrica “Il Criticone“, qui per parlarvi di due film italiani molto diversi, la commedia “Belli di papà” e il melò “Alaska“.
BELLI DI PAPA’
Vincenzo (Diego Abatantuono) è un imprenditore milanese che, rimasto vedovo, si ritrova a dover badare a tre figli ventenni: Matteo (Andrea Pisani) che partorisce perennemente progetti assurdi; Chiara (Matilde Gioli) classica snob che pensa solo a vestiti e cose futili; Andrea (Francesco Di Raimondo) che parla solo per citazioni ed ha una passione smodata per le signore over 50. Nessuno dei tre lavora e per Vincenzo, che in passato è stato un padre assente, preferendo il lavoro alla famiglia, rappresentano un vero e proprio cruccio, vivendo una vita agiata al limite dello spreco (tipo i 14 mila euro di estetista di Chiara!), senza nessuna responsabilità, lontani dai doveri e dalla voglia di guadagnarsi la vita. Inoltre Chiara è fidanzata con Loris (Francesco Facchinetti), un viscido individuo che punta solo ai suoi soldi. Vincenzo, che obbliga tutti a chiamarlo “il coglione” (anziché Loris), ovviamente non vede di buon occhio la storia.
Matteo (A. Pisani), Vincenzo, Andrea (F. Di Raimondo) e Chiara (M. Gioli)
Con l’aiuto del suo socio in affari Giovanni (Antonio Catania), Vincenzo tenta di farli tornare con i piedi per terra, fingendo un infarto e una bancarotta fraudolenta e costringendoli in piena notte a fuggire da Milano su una vecchia Fiat Panda (!) con la quale arrivano fino in Puglia (ovviamente, dove sennò?) per nascondersi. E così il quartetto di pseudo latitanti è costretto a rifugiarsi nella fatiscente casa tarantina lasciata in eredità dal nonno. Per sopravvivere, i tre bamboccioni viziati dovranno crearsi una nuova vita, iniziando con quello che per loro è un’autentica novità: andare a lavorare! E così, chi a caricare rifiuti, chi a servire ai tavoli di un ristorante, chi a vendere porta a porta, il trio di fratelli farà i conti con la dura vita del lavoratore e insieme al padre si “scopriranno” a vicenda come mai avevano fatto prima.
Giovanni (Antonio Catania) e Vincenzo (Diego Abatantuono) finto infartato
Il film del torinese Guido Chiesa, alla sua prima commedia, è il remake del messicano “Nosotros los nobles” (2013), a sua volta ispirato a “Il grande teschio” (1949) di Luis Buñuel (e tanto di cappello). Comunque il film è molto divertente, soprattutto nella prima parte (ma anche nella seconda, dai), anche grazie alle assurdità proferite dai viziatissimi ragazzi e ad un Abatantuono in forma smagliante come ai bei tempi, che strappa copiose risate ogni volta che commenta le azioni dei propri figli. Bravi i tre giovani attori e in generale tutto il cast, che comprende anche Marco Zingaro, Barbara Tabita, Nicola Nocella, Niccolò Senni, Uccio De Santis e gli youtubers tarantini Nirkiop. Anche il laido arrampicatore sociale Facchinetti risulta antipaticamente simpatico. Ottimo e meritato risultato al botteghino, con oltre 3 milioni di incasso e il 1° posto nella top ten.
Chiara e il laido fidanzato Loris (Francesco Facchinetti)
VOTO: 7
ALASKA
Fausto (Elio Germano) è italiano ma vive a Parigi, lavorando come cameriere in un grande hotel. Nadine (Àstrid Bergès-Frisbey) invece è una giovane ventenne francese, bellissima, ma anche fragile e determinata, che si reca in quello stesso hotel per un provino da modella. Entrambi, soli al mondo e senza radici, si ritrovano sul tetto per una sigaretta e da subito scatta una travolgente passione, con Fausto che porta Nadine a visitare la mega suite da 15.000 € a notte (il solito provolone italiano..). Quando però l’occupante rientra e prende il telefono per avvertire il direttore dell’hotel della presenza dei due intrusi, parte una colluttazione che porta Fausto a perdere il lavoro e soprattutto a finire in carcere per due anni, condannato per lesioni volontarie. Nadine gli promette che sarà lì quando lui uscirà, ma nel frattempo si trasferisce a Milano e si fa una vita. In carcere invece Fausto conduce una vita ordinaria, con i giorni che passano lenti in attesa del “fine pena”. Quando arriva la scarcerazione, con sua grande sorpresa, Fausto trova realmente Nadine, ormai diventata una modella, ad aspettarlo (noi, al massimo troveremmo una vecchia zia). Da quel momento inizierà un lungo tira e molla che li porterà a perdersi, a ritrovarsi, a tentare altre strade ed altre storie, in un turbinio di eventi in cui loro amore sarà più volte messo in dubbio.
Fausto (Elio Germano) e Nadine (Àstrid Bergès-Frisbey)
Questo melò, come si usava tanti anni fa, o drammone di oltre due ore (forse con mezz’ora in meno sarebbe stato meglio!) diretto da Claudio Cupellini è il classico film che divide critica e pubblico. Per i giornalisti è la solita storia d’amore contorta e prevedibile, con (quasi) tutti i colpi di scena ampiamente anticipati. Per il pubblico invece è un’emozionante epopea sentimentale e come dice Venditti “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano“. E il film è tutto così, con i due che si prendono e si lasciano.. una volta per i soldi, una volta per le corna e via discorrendo, divisi tra Parigi e Milano. Volendo fare una media ponderata, direi che il film è da 5,5 / 6. Molto bravi comunque gli attori, su tutti i due protagonisti, per un cast composto anche da Elena Radonicich, Paolo Pierobon, Pino Colizzi e Marco D’Amore. Esordio deboluccio al box office, con un 7° posto e 350 mila euro di incasso nella prima settimana.
Fausto in versione cameriere
VOTO: 6-
Nella prossima puntata de “Il Criticone” parleremo di due bei film, “Gli ultimi saranno ultimi” di Massimiliano Bruno e il remake de “Il segreto dei suoi occhi“.
Ivan Zingariello
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