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L’ora di lezione: Intervista al regista Luca Brunetti

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Care lettrici e cari lettori, oggi intervisterò per voi Luca Brunetti; un giovane regista torinese che ha realizzato “L’ora di lezione”, un bellissimo e coinvolgente cortometraggio che vede tra i protagonisti uno dei nostri attori più bravi: Giulio Base!

Ciao Luca, benvenuto su Mondospettacolo.

Ciao Alex, grazie a te per l’ospitalità.

Luca Brunetti dirige una scena

Ho appena visto il tuo cortometraggio e ti faccio i miei complimenti.

Grazie fanno sempre piacere, anche se sono ovviamente da dividere con tutte le persone che mi hanno permesso di realizzare questo piccolo film.

Come quando e perché hai deciso di realizzare questo corto?

L’idea del cortometraggio nasce dalla mente della Dott.sa Susanna Sillano, docente di scuola primaria e storica del teatro e dello spettacolo, dopo un colloquio con lo psicoanalista Massimo Recalcati, se non sbaglio più di 2 anni orsono; era lui stesso a voler realizzare un prodotto corto che potesse accompagnarsi alle sue conferenze sul libro che porta in giro per l’Italia, così Susanna è venuta da me e mi ha proposto il progetto dopo essersi interfacciata con lo staff dell’editore e quello dell’autore. All’inizio ero titubante, perché non volevo un prodotto che avesse un’unica finalità, ma quando ci siamo accordati con la casa editrice Einaudi – che detiene i diritti del libro e lo ha pubblicato nel 2014 – è stato chiaro che avremmo avuto la massima libertà creativa, benché l’ultima parola spettasse comunque a loro. Hanno approvato la sceneggiatura ad aprile dello scorso anno e così il film è potuto partire. Ho aderito al progetto non solo per l’importanza del testo da cui è tratto, ma per la condivisione delle tematiche e della visione che Recalcati propone nel suo saggio, e credo che questa sia la base fondante di ogni buon lavoro: condividere unitariamente lo spirito del progetto. Il saggio di Recalcati è bellissimo e “reazionario” sotto tanti punti di vista, e offre uno sguardo tranchant su un tema sempre attualissimo come il rapporto allievo-insegnante e sul mondo della scuola italiana, ma non solo. C’era l’urgenza narrativa di farlo, e di farlo adesso.

Giulio Base

Il protagonista è un attore di tutto rispetto Giulio Base, come è nata la partecipazione di Giulio al film?

Ho conosciuto Giulio all’inizio del 2015 grazie a un contatto comune e gli mandai una mia sceneggiatura per lungometraggio perché c’era una parte che avrei voluto affidare a lui; lui mi rispose dopo appena una settimana facendomi i complimenti per la bellezza dello script e la sua originalità e profondità – ricordo ancora quella emozionante e inaspettata telefonata. Purtroppo, quel film è in stand-by per questioni di fondi non sufficienti a realizzarlo come lo avevo immaginato – è una fiaba che parla di pedofilia e abusi famigliari sui minori e di scoperta dell’identità sessuale negli adolescenti – ma io e Giulio, beh, posso dire che da lì siamo diventati amici. Giulio è una splendida persona nonché un grande artista, e volevo fare a tutti i costi qualcosa con lui e “sfruttare” il suo talento – non sarebbe stato scelto da Ridley Scott per il suo nuovo film che si sta girando a Roma in queste settimane altrimenti! – così, anche se solo per un corto, gli proposi la parte del protagonista in “L’Ora di Lezione”, e dopo aver letto la sceneggiatura ha accettato al volo e con estremo entusiasmo, che è sempre appagante. Quando poi ha fatto leggere ai figli lo script e i ragazzi gli hanno detto di rivedere in quel professore molto del loro padre, beh, allora ho capito che lui era l’attore perfetto per quella parte, e adesso non potrei immaginare nessun altro!

Giorgia Lorusso

Nel cast troviamo anche una giovanissima e bravissima Giorgia Lorusso, perché hai scelto Giorgia per interpretare la parte di Giulia?

Giorgia mi è stata consigliata da Vittoria Adamo di Vena Artistica, che nel film si è occupata di parte del casting e della crew. L’intenzione iniziale era avere una ragazzina minorenne per delle scene ambientate al liceo, poi però ho capito che, visti i tempi stretti di produzione, avrei avuto bisogno di un’attrice con esperienza seppur giovane, che reggesse il peso del film da co-protagonista, soprattutto accanto a un attore di talento ed esperienza come Giulio Base. Giorgia, oltre ad essere bellissima e bravissima, aveva tutte queste caratteristiche, ed è venuta al provino raccontandomi la sua visione del personaggio, con un libro di filosofia sotto braccio, e questo mi ha convinto subito. La professionalità deve superare addirittura il talento per me, e lei riesce a coniugare perfettamente le due cose, così, non ho avuto dubbi nemmeno con lei.

Margherita Fumero

Nel tuo corto troviamo anche una sempre bravissima Margherita Fumero, che interpreta una severa professoressa, insomma un ruolo un po’ inusuale per lei. Come è stato il tuo incontro professionale con Margherita?

Come Giulio Base, anche Margherita Fumero è una persona meravigliosa, umanamente parlando, e splendida professionista. Quando scrivevo la sceneggiatura, inconsciamente, pensavo proprio a una come lei con la sua fisicità, e sapevo che dietro quell’aura burbera si poteva nascondere un animo perfido. E Margherita stessa me lo ha confermato al nostro primo incontro: sai, personaggi così iconici e popolari rischiano di venir etichettati e ghettizzati nei ruoli che li hanno resi famosi, ma un grande attore ama mettersi in gioco, e Margherita mi ha confidato di essere una bravissima “cattiva”, e quando io le ho raccontato come volevo che fosse quel personaggio e come lo avrei voluto raccontare con le immagini e le inquadrature, lei mi ha detto di aver pensato le stesse cose, e quindi ho capito che sarebbe stata perfetta. Poi, anche lei mi ha raccontato un aneddoto che ha contribuito a fissare nella mia testa la bontà della scelta creativa che poi si vede sullo schermo: mi raccontò di quando era alle elementari – lo stesso periodo in cui si svolge la sua scena nel primo flashback del film – e la sua maestra dell’epoca la scherniva per un lieve difetto di pronuncia che aveva, e lei mi disse che l’era rimasta impressa la faccia deforme della maestra e dei suoi compagni di classe che la deridevano, una specie di immagine horror, che è poi quello che ho provato a rendere nel film.

Denitza Diakovska e il piccolo Giulio Caterino

Il corto è liberamente ispirato  a “L’Ora di Lezione” di  Massimo Recalcati, un’opera molto particolare alla quale sei riuscito a dare una tua connotazione. Che cosa vuoi trasmettere con questo tuo corto?

Come ho detto prima, non volevo che questo fosse un prodotto confezionato ad uso e consumo di una specifica audience e del suo autore, così, ho cercato una mia via autoriale per rappresentare elementi storico-sociologico-psicologici ed altri prettamente autobiografici. Io amo le storie universali, quelle archetipiche, sono appassionato di fiabe per l’uso dei simboli e le funzioni dei personaggi nel contesto della storia, così ho provato ad inserire questi elementi all’interno della storia, tanto che, in riferimento alla domanda precedente, ad esempio, la maestra interpretata dalla Fumero non è più una semplice maestra ma volevo che venisse vista come una specie di strega cattiva delle fiabe; nel finale del film poi, il professore regala alla sua giovane e unica allieva un libro che a sua volta aveva ricevuto in dono nel passato da una sua professoressa del liceo, ed ecco che per me quel libro non era più un libro – tanto che nel film ho scelto volutamente di non mostrarne il titolo (s’intravede ad un certo punto, e spoilero che è “Il Professore di Desiderio” di Philip Roth, perché è anche un omaggio meta-testuale visto che è uno dei libri citati da Recalcati nel suo saggio) – ma quell’oggetto magico che nelle fiabe o nei miti il mago o un mentore regala all’eroe per accompagnarlo nel suo viaggio. Come detto all’inizio, ho condiviso le tesi di Recalcati sul ruolo dell’insegnante e dell’insegnamento, e con questa storia volevo rivendicare il ruolo primario del docente e del suo ruolo, la sua strenua volontà a non perdere l’ora di lezione, per se stesso e per gli allievi – il sottotesto è una riflessione sulla dispersione scolastica – raccontando la storia di un professore che non ha bisogno di gesti rivoluzionari come il John Keating interpretato da Robin Williams ne “L’Attimo Fuggente”, il cui strappare le pagine dei libri significava rompere le regole della staticità dell’insegnamento ingabbiato nelle uniformi dei college inglesi, bensì mostrare come si può essere rivoluzionari semplicemente nell’espletamento delle proprie funzioni quando le si fa al meglio; la passione per ciò che fai la trasmetti a chi ti ascolta, e non c’è nulla di più importante di questo in ambito educativo. Purtroppo però, ancora oggi rischiano di vincere altri modelli d’insegnamento che possono ricordare quelli incarnati dalla maestra severa e castrante con cui il nostro protagonista ha a che fare quando era piccolo. Il film vuole essere una riflessione sul ruolo che nella nostra vita hanno i cattivi maestri e i buoni maestri, e non solo in ambito scolastico, ma educativo a tutto tondo, con questo intendendo principalmente la famiglia e i suoi membri – che poi è il secondo tema molto caro alla bibliografia di Recalcati.

Luca Brunetti e Giulio Base

Dove sono state effettuate le riprese?

Il film è ambientato in due epoche diverse, l’oggi e la fine degli anni ’60. Per la parte principale del film ai giorni nostri siamo stati ospitati dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale che ha sede a Vercelli, che ha aderito con entusiasmo al progetto, e dove sarà proiettato in esclusiva il prossimo autunno, mentre la parte in flashback è stata girata nelle aule storiche dell’istituto comprensivo “Pacinotti” di Torino, nelle quali la scenografa Chiara Rigoni ha potuto ricostruire una perfetta aula dell’epoca grazie agli arredi originali conservati nel loro museo interno, che ospita pezzi che vanno dalla metà degli anni ’40 sino alla fine degli anni ’70.

Una scena del corto

Le musiche del corto realizzate da Dom Capuano sono molto suggestive, per quale motivo hai scelto Dom per la colonna sonora?

Conosco Mimmo – Dom è il nome che ha scelto da quando si è trasferito in America perché è più semplice, riconoscibile e non storpiabile dagli americani – dal 1995 quando lavorava come autore e produttore di musica dance, consacratosi poi con gli Eiffel 65, per i quali ha scritto numerosi pezzi di tutti gli album che gli hanno fruttato un Grammy Awards per il successo mondiale di “Europop”, album d’esordio multi-platino della band torinese. Mimmo è un talentuoso musicista classico, diplomato al conservatorio in contrabbasso e direzione d’orchestra, e abbiamo scoperto negli anni di avere molte cose in comune. Io non so suonare né leggere la musica, ma la conosco, sono un grande appassionato di classica, e ci accomuna la passione per i grandi autori ottocenteschi, e negli anni ho affinato il mio orecchio musicale per imparare a riconoscere gli strumenti e i loro suoni all’interno di un componimento sinfonico, e associare così determinati suoni a determinati stati d’animo o emozioni esattamente come facevano di grandi compositori del passato – si pensi banalmente all’uso dei fiati nell’opera “Pierino e il Lupo” (tanto per rimanere in tema di fiabe) di Sergej Prokof’ev. Lui 6 anni fa decise di lasciare l’Italia per l’America e tentare la strada anche della composizione di colonne sonore oltre a continuare quella di producer musicale, così, quando ho iniziato i miei lavori, lui è stata la scelta più naturale, perché conoscevo il suo stile e adoravo l’uso delle armonie e le linee melodiche classiche che già in pezzi dance riusciva a far emergere con potenza. E nel lavorare insieme abbiamo poi scoperto quanta sintonia c’è e quanto al volo ci capiamo, così, ad esempio, quando gli ho proposto di risuonare un tema barocco come quello della “follia” con un clavicembalo per inserirlo nel passaggio del film in cui emerge la “follia” del personaggio della maestra, lui ne è stato entusiasta e piacevolmente colpito dell’uso contestuale che riesco a fare della musica. Al momento, l’unico rammarico è non poter sfruttare appieno le sue potenzialità, e cioè quelle di comporre una soundtrack sapendo poi di avere a disposizione una vera orchestra che suoni la sua partitura. Dom è molto tecnologico e competente, e sa sfruttare al meglio il digitale, per questo, la colonna sonora de “L’Ora di Lezione” nella sua classicità riesce a suonare naturale e reale pur essendo stata tutta composta e registrata in modo digitale.

Giulio Base e Giorgia Lorusso

Anche la fotografia di Dario Corno è impeccabile, insomma compimenti davvero per il tuo lavoro.

Grazie Alex. Sì sono stato fortunato nella scelta delle componenti tecnico-artistiche, anche se il budget limitato del film non ha ovviamente permesso di sfruttare al meglio le possibilità creative che il progetto aveva. Il cinema è fatto di compromessi, e non è sempre facile da mandar giù, perché un regista ha in testa delle cose che poi si devono scontrare con dei limiti oggettivi e pratici, e che non sempre dipendono solo ed esclusivamente dai soldi a disposizione. Per la fotografia devo dire anche grazie alla società di produzione Grey Ladder di Torino – piccolo scoop, con la quale abbiamo appena finito di girare un lungometraggio horror in inglese dal titolo “Blood Bags” per il quale sono co-produttore – che mi ha fornito il supporto umano e tecnologico per la fase di grading e color correction; se, dunque, i colori del film sono piaciuti, è anche merito loro.

Luca Brunetti Giulio Base e Giorgia Lorusso

Prima di concludere la nostra intervista, volevo ancora domandarti che cosa ti aspetti dal tuo corto?

Non mi aspetto mai nulla di particolare, si spera sempre che le persone che lo vedano possano apprezzare il lavoro fatto, poi l’arte e la creatività sono molto soggettivi, quindi non a tutti potrà piacere. C’è un’idea di base di lavorare a un lungometraggio basato su questo libro ma anche su tutti gli altri scritti da Recalcati, ma lui è una persona molto impegnata e sarà un’operazione lunga e complessa, anche se ho già la piena disponibilità di Giulio Base di farne parte.

Giulio Base in una scena del film

Immagino che sarà proiettato in qualche festival.

Adesso dirò qualcosa in controtendenza o che non si dovrebbe dire, ma sono uno schietto: il rovescio della medaglia di questo progetto è che è troppo classico nella sua costruzione, messa in scena, così come nella musica, che difficilmente potrebbe piacere ai festival cinematografici. Ne ho visti parecchi negli anni, ne ho frequentati, e ho visto quelle che sono le scelte e soprattutto i temi che quei film scelgono di affrontare, e proprio per il suo essere reazionario, penso che difficilmente possa essere capito e apprezzato nella profondità del suo messaggio. È un film in cui, se vogliamo semplificare, c’è un elogio della normalità, mentre viviamo in un periodo storico in cui si privilegiano le bizzarrie, gli estremismi, le rivoluzioni, i moti dirompenti e lo sperimentalismo, e “L’Ora di Lezione” non ha nessuna di queste caratteristiche. Detto questo, ho inviato il film a circa un centinaio di festival in giro per il mondo, a molti dei quali è già stato scartato, altri hanno deadline più in là nei mesi, e poi c’è il Torino Film Festival a fine novembre; fortunatamente, è già stato finalista al Piemonte Movie gLocal Film Festival di Torino lo scorso marzo, al momento è semi-finalista al Los Angeles CineFest, e a fine giugno ha vinto il premio Best Acting per la migliore interpretazione a Giulio Base al Mediterranean Film Festival, cosa che mi rende orgoglioso perché lo merita davvero per l’intensità e il carisma che ha saputo trasporre sullo schermo, ma sono altrettanto realista e sincero nel dire che potrebbero non seguirne altri, benché mi auguri di sbagliarmi!

Luca la nostra intervista termina qui, ti ringrazio di essere stato con noi su Mondospettacolo e a nome mio e di tutta la mia redazione ti faccio ancora i miei complimenti.

Grazie ancora per avermi ospitato tra le tue pagine, Alex, e ti rinnovo il mio grazie per i complimenti al film.

Alex Cunsolo

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