Arriva nelle sale italiane Una settimana e un giorno, pluripremiato e tragicomico film israeliano sulla giornata di una coppia che deve elaborare il lutto per la morte del figlio.
Un lutto da elaborare
In Una settimana e un giorno, Eyal Spivak (Shai Avivi) e sua moglie Vicky (Evgenia Dodina) hanno perso l’unico figlio. Hanno già trascorso la settimana rituale e prevista dalla religione ebraica e riniziano a vivere la quotidianità. Ma a quanto pare nessuno dei due, in modo differente, vuole accettare la drammatica situazione. Lei sembra quella più lucida e pratica e si reca al cimitero, lui invece ritorna al reparto oncologico dell’ospedale a recuperare una coperta del figlio. Ma invece di trovarla, in un cassetto vede della marjuana per uso medico e se la porta in modo goffo a casa. Probabilmente per Eyal è un modo per restare in contatto col figlio, così cerca di fumarla, ma non sapendo preparare lo spinello coinvolge Zooler (Tomer Kapon), il figlio della coppia di vicini un tempo amica ed ora detestata. L’insegnante Vicky ritorna invece alla sua classe di bimbi, ma trovando un supplente al suo posto è costretta a tornare a casa. Ma questa giornata post lutto è solo all’inizio per la sfortunata coppia…
Tragicomico e surreale
Si può raccontare il lutto più grande che capita a due genitori in maniera tragicomica? Descrivere vari momenti di una giornata tra comportamenti apparentemente bizzarri e sentimentalismi un po’ ingenui? Infarcendoli anche di una vena surreale? Secondo Asaph Polonsky, nato negli USA ma per anni in Israele e ben addentro ai riti ebraici, sembra proprio di sì. Ambienta la storia in un luogo non-luogo (soprattutto in una villetta che potrebbe essere ovunque, ma che in realtà è nella periferia di una città israeliana), si focalizza su due genitori cinquantenni che escono dalla settimana di lutto dello Shiva, cioè la settimana in cui gli ebrei vedono i parenti e gli amici, provando a superare il dolore, prendendosi così una pausa dalla vita quotidiana per recuperare le forze e per riniziare a vivere. Ma questi sette giorni non sono serviti a Eyal e a sua moglie Vicky per iniziare a elaborare il lutto e così si muovono in questa giornata in modo assai differente l’uno dall’altro, distonico e per certi versi ingenuo: lui si comporta quasi da adolescente imbronciato, gioca a ping pong con dei bambini ed esulta quando li batte, lei invece prova a riprendere la vita di sempre.
Un progetto ambizioso che alla fine funziona
Ogni tanto il filo narrativo del film perde di intensità, qualche scena risulta un po’ scontata e diluita, in alcuni momenti è un po’ lento, ma l’umorismo in buona parte funziona. Una bravura quasi straniante quella di Shai Avivi (Eyal), ma anche la moglie Evgenia Dodina è molto convincente nel suo esausto dolore e nel tollerare qualsiasi bizzarro comportamento del marito. Da segnalare anche l’eterno perdigiorno Tomer Kapon (il figlio dei vicini ed ex amico del ragazzo morto) che in una scena infantile e un po’ surreale mima i gesti di un chitarrista, come se l’autore ci volesse dire che ogni tanto bisogna scappare nella fantasia per sopportare meglio la vita. Un progetto assai ambizioso, di complessa realizzazione, che al debuttante regista trentenne riesce in parte, in quella più lieve e agrodolce, nonostante qualche dispersione narrativa. Crea dei momenti anche divertenti, in cui si sorride e si osserva un film un po’ spiazzante, ma senza mai venire a contatto con quei sentimenti reali che si vivono in queste situazioni. Ma all’estero, da parte della critica, questo film è piaciuto parecchio, è stato pluripremiato in vari festival tra cui al Jerusalem Film Festival e alla Semaine de la Critique di Cannes 2016.
Abbiamo visto Una settimana e un giorno, regia di Asaph Polonsky. Con Uri Gavriel, Tomer Kapon, Sharon Alexander, Shai Avivi, Evgenia Dodina. Commedia drammatica – Israele 2016 – Distribuito da Parthénos, uscita giovedì 11 maggio 2017.
Voto: 6.5
Domenico Astuti
(revisione e impaginazione Ivan Zingariello)
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