Arriva al cinema per soli tre giorni (il 7, 8 e 9 novembre) il documentario “Oasis: Supersonic” di Mat Whitecross con Liam e Noel Gallagher sulla storia del gruppo di Manchester, realizzato in occasione del ventennale dalla loro partecipazione al grande concerto di Knebworth del 1996, prodotto da Fiona Neilson, Simon Halfon (“Sleuth – Gli insospettabili”) e James Gay-Rees (premio Oscar per “Amy” nel 2015).
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Noel Gallagher (chitarrista e autore di quasi tutte le canzoni degli Oasis, prima di essere chiamato dal fratello minore Liam, il frontman, a entrare nel suo gruppo che allora si chiamava ancora The Rain) faceva il roadie per gli Inspiral Carpets, poi è stato licenziato, nel 1991 vede il primo concerto degli Oasis al Boardwalk di Manchester e accetta di far parte del gruppo. I fratelli Gallagher dichiarano di “volere la testa” di Sting e Phil Collins e lanciano la sfida allo star system. Gli altri membri della band sono Paul Arthurs detto “Bonehead” alla chitarra, Paul McGuigan detto “Guigsy” al basso e Tony McCarroll alla batteria.
Alan McGee della Creation Records gli offre un contratto discografico dopo aver assistito al loro concerto a Glasgow nel ’93, dove erano stati invitati a suonare dalle Sister Lovers, gli Oasis fanno la prima apparizione tv con “Supersonic”, poi vanno ad Amsterdam ad aprire il concerto dei Verve e vengono cacciati dal traghetto, dove scoppia una rissa, quindi partono in tour per il Giappone. Il padre Thomas picchiava la madre Peggy, il fratello maggiore Paul e soprattutto Noel (risparmiando solo Liam), gli ha “inculcato il talento a forza di botte”. Si racconta del tour negli Usa nel ’94 e in particolare del concerto al Whisky a go-go di Los Angeles, dove suonarono imbottiti di metanfetamina (“meth”), dopo di che Noel scappa a San Francisco, da qui nasce “Talk tonight”. Cacciano Tony e prendono Alan White, fratello di Steve che suonava con Paul Weller alla batteria, anche Guigsy lascia la band nel 1995 e per un breve periodo entra Scott Mc Leod al basso, poi lascia anche lui prima del Letterman show. I fratelli Gallagher sono grandi tifosi del Manchester City e questa passione viene sottolineata più volte nel documentario, i due sono quasi degli hooligan (almeno negli anni ’80 frequentavano gruppi organizzati), Noel si vanta di avere 87 milioni di sterline in banca, con una supponenza quasi fastidiosa, la stessa con cui afferma in continuazione che gli Oasis sono (erano) “la più grande rock band del pianeta”.
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A un certo punto il padre dei fratelli Gallagher cerca i figli spinto solo dalla fame di gossip della stampa inglese e si sfiora quasi la rissa. L’apice del gruppo è la partecipazione al grande concerto di Knebworth nel 1996, al quale assistono 250.000 persone e ci sono 2 milioni e mezzo di richieste di biglietti. Celebre la frase con cui Noel apre il concerto: “This is History, this is history, right here, right now“. Gli Oasis sono l’ultimo grande fenomeno popolare prima dell’era di Internet e dei talent show. Una band alla Mike Tyson, di “buzzurri di periferia” come si definiscono loro stessi, però anche sopravvalutata: se è vero che sono diventati i numeri uno per qualche anno in termini di numeri è anche vero che non saranno mai non solo i Beatles o i Rolling Stones in termini di importanza musicale, ma nemmeno i Radiohead, gli Smiths o i Cure, solo per restare in Inghilterra. Gli stessi Blur, rivali all’epoca del brit-pop, sconfitti in termini numerici e di pubblico, hanno dimostrato di saper reggere meglio il passare del tempo e di vincere il confronto alla distanza, osando molto di più anche dal punto di vista della sperimentazione musicale.
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Gli Oasis hanno dato tutto subito, nei primi due dischi, “Definitely Maybe” (1994) e “(What’s the story) Morning Glory” (1995), che contenevano indubbiamente una manciata di bellissime canzoni, da “Rock’n’roll star” a “Live forever” alla stessa “Supersonic” che dà il titolo al documentario, fino a “Wonderwall”, “Don’t look back in anger” e “Champagne supernova”, dopo di che la loro stella si è decisamente appannata, e la creatività ha lasciato spazio alle risse tra i fratelli. Un documentario da vedere comunque, per capire come dei ragazzi della periferia di Manchester abbiano potuto diventare delle rockstar in pochissimo tempo, un fenomeno oggi forse irripetibile, anche se i gruppi che riempiono gli stadi esistono ancora, pensiamo agli U2, ai Depeche Mode, ai Coldplay e ai Muse, alcuni dei quali sono nati prima degli Oasis (sciolti nel 2009) e ancora resistono. I fratelli Gallagher hanno continuato le loro carriere soliste ma senza lo stesso successo di pubblico, nonostante la buona accoglienza per il progetto Noel Gallagher’s High Flying Birds e il disco solista “Chasing Yesterday” di Noel, mentre i Beady Eye di Liam si sono sciolti nel 2014.
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Alessandro Sgritta
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