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Recensione: “End of the Rainbow”, la Guerritore interpreta Judy Garland al Sistina

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La stagione del Teatro Sistina si è aperta nel migliore dei modi con End of the Rainbow, il musical di Peter Quilter in scena fino al 30 ottobre con Monica Guerritore nei panni di Judy Garland, leggendaria attrice, cantante e ballerina scomparsa a soli 47 anni alla fine degli anni ’60 dopo una vita tormentata. Con lei sul palco Alessandro Riceci nel ruolo del marito Mickey Deans e Aldo Gentileschi nella parte del pianista Anthony Chapman, accompagnato da un trio di bravi musicisti che vede Vincenzo Meloccaro al sax/clarinetto, Stefano Napoli al contrabbasso e Gino Binchi alla batteria, con gli arrangiamenti di Marcello Sirignano. La regia è di Juan Diego Puerta Lopez, autore degli ultimi spettacoli di Claudio Santamaria, i costumi sono di Walter Azzini e le luci di Stefano Pirandello.

Monica Guerritore canta "For Once in My Life"
Monica Guerritore canta “For Once in My Life”

La scenografia di Carmelo Giammello è ambientata nel Natale 1968 in un grande salone dell’Hotel Ritz di Londra con un pianoforte a coda, Judy Garland al telefono parla del suo concerto imminente, sullo sfondo campeggia la scritta “The Talk of the Town” e la band suona lo strumentale “I can’t give you anything but love”. Il pianista Anthony chiede l’applauso del pubblico per la diva che canta “For Once in My life”, brano interpretato tra gli altri anche da Stevie Wonder, Frank Sinatra e Dean Martin. Judy presenta Mickey Deans, il suo fidanzato manager e produttore dei suoi concerti londinesi, il direttore dell’albergo l’ha chiamata perché non ha ancora pagato il conto della suite e lei minaccia al telefono di buttarsi di sotto (“chissà cosa diranno quando sapranno che la piccola Dorothy del Mago di Oz si è sfracellata”). Anthony il pianista e allo stesso tempo tuttofare e amico gay fidato della Garland prova “I belong to London” (“la canzone più brutta mai scritta” secondo lei), poi Judy parla dell’ex marito Vincent Minnelli (da cui ha avuto la figlia d’arte Liza) e dice che prima gli mancava il fatto di sentirsi amata ma ora c’è Mickey. Prima dello spettacolo dovrebbe andare in radio alla BBC, allora prende delle pasticche cinesi del dottor Chang che il marito le sequestra. Racconta dei suoi primi concerti con Sid Luft (il suo terzo marito), Judy non vuole essere pulita, ha solo bisogno di essere un po’ aiutata ad affrontare il mondo per cantare, è una donna molto fragile e insicura, ha preso di tutto in passato e canterà fino a che la vorrà il pubblico, ha bisogno di quelle pasticche e senza non riesce a fare niente, questo abuso di farmaci (barbiturici) la porterà alla morte.

Monica Guerritore in Judy Garland
Monica Guerritore in Judy Garland
Judy canta un medley con “By myself”, “Get Happy/The trolley song” (dal film “Meet me in Saint Louis” del 1944 con la Garland) e poi con tutta la band “That’s entertainment” (dal musical “The Band Wagon” del 1953 con Fred Astaire). Mickey al telefono la sta cercando ovunque, anche in casa, dice di non saperla gestire quando è ubriaca, chiede a Anthony di aiutarlo a cercarla, gli chiede anche se è single e lui risponde che stava con un ballerino che poi è andato con una donna (Judy Garland è una grande icona gay). Entra in scena in pelliccia ubriaca persa, ha una ferita sulla fronte, prende per sbaglio le pillole contro la tigna del cocker, parlano del suo grande amico Mickey Rooney e del mago di Oz (con cui vinse l’Oscar giovanile a 18 anni), Judy dice di voler smettere di bere, poi però chiede whisky e soda, dice che gli uomini che ama hanno la tendenza a non restare e quelli che sposa li lascia andare via. Prima dell’intervallo canta “Smile” di Charlie Chaplin con grande trasporto davanti al sipario già chiuso.

Si riprende con Judy in camerino che ricorda di quando Minnelli gli diceva di fare sesso, mentre Anthony la trucca parlano di Nureyev, Bela Lugosi, di tutti i ruoli che ha fatto al cinema, del suo “panico cieco”, Anthony tenta di rassicurarla in tutti i modi “anche quando dai il peggio sei sempre la migliore” e la bacia, fanno al piano “I can’t  give you anything but love”, poi “When you’re smiling” con tutta la band. Judy saluta il pubblico e chiama applausi per Anthony Chapman, per tutta la band e se stessa, si prepara per “Blue skies” ma il pianista vuole fare “Dancing in the dark”, poi lei scende tra il pubblico e va al bar. Discute con Mickey durante la pausa, non vuole continuare, è stanca, lui la incoraggia addirittura a bere, mandano al diavolo Anthony, Mickey vuole portare a termine le date, mentre Judy le vuole cancellare insieme al suo personaggio e scappare via, non vuole “essere amata da tutti lassù ma da uno solo quaggiù”, prende un’altra pillola, ci beve sopra poi dice “sono sempre sola lassù” (per sottolineare la solitudine della diva) e canta “What now my love” (canzone di addio romantica e struggente, cover inglese di “Et maintenant” di Gilbert Bécaud, che infatti ricorda la celebre “My Way”, un altro pezzo francese in origine).

Monica Guerritore canta "Smile"
Monica Guerritore canta “Smile”

Judy rientra vestita di rosso per andare in scena, racconta di un sogno che ha fatto di stare in un teatro su una sedia da dentista e canta “Just in time” (dal musical “Bells are ringing” del 1956). Alla fine dello spettacolo prende ancora le pillole e dice che il pubblico è buono, fino a che si sente male e chiede a Mickey di prendersi cura di lei, si lamenta del fatto che quando gli altri vedono che è diventata una signora vecchia e stanca se ne vanno tutti, mentre il pianista Anthony le promette assoluta devozione (sembra molto geloso) e la implora di non sposare Mickey. Si sente la registrazione dell’ultima intervista prima di morire in cui dice di non cantare per se stessa ma per gli altri, al suo funerale che fu pagato da Frank Sinatra c’era anche Mickey (ultimo dei suoi 5 mariti). Lo spettacolo si chiude con Judy che canta da sola “Somewhere over the Rainbow” (il suo più grande successo dal film “Il Mago di Oz” del 1939) e poi riesce per salutare con tutta la band. Una grande interpretazione della Guerritore in un ruolo non facile, da attrice e cantante insieme, per uno spettacolo già ampiamente rodato e perfettamente riuscito.

 

 

Alessandro Sgritta


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