Presentato ieri alla stampa e al pubblico il primo film italiano della selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma, “Sole cuore amore” di Daniele Vicari, che dopo il successo di “Diaz -Don’t clean up this blood” (2012) che aveva fatto molto discutere per la forza delle immagini che mostravano la mattanza avvenuta nella scuola di Genova nel 2001, è tornato ad un film più intimista e apparentemente meno impegnato.
Diciamo subito che il titolo è fuorviante. Chi si aspetta un film solare e spensierato rimarrà sorpreso. La stessa canzone di Valeria Rossi che dà il titolo al film in origine aveva un testo molto diverso (“Sono il guaritore” che faceva rima con “dolore”, poi diventato per esigenze discografiche “Sole cuore amore”).
Il film racconta la storia parallela di due giovani donne poco più che trentenni che vivono sul litorale romano (precisamente a Torvaianica) e lavorano a Roma. Eli (Isabella Ragonese) vive con il marito Mario (Francesco Montanari) disoccupato alla perenne ricerca di lavoro e quattro figli, tutte le mattine prende un autobus della Cotral per andare a lavorare in un bar del quartiere Tuscolano e scende alla fermata della metro A Lucio Sestio. Vale (Eva Grieco), vive da sola, è una ballerina e per sbarcare il lunario lavora come performer nelle discoteche. A volte durante il giorno va a prendere i bambini di Eli e li porta fuori o li aiuta a fare i compiti. Nonostante facciano vite molto diverse e non si vedano quasi mai per motivi di orario (la prima lavora di giorno e la seconda di notte) le due ragazze sono legate da una forte amicizia e solidarietà reciproca, una vera e propria “sorellanza” che le fa sentire unite anche a distanza.
Le difficoltà della vita quotidiana, la durezza di grande una città come Roma (ma potrebbe essere qualsiasi altra grande metropoli, se non fosse per lo spiccato accento romano dei protagonisti) rendono le giornate pesanti e sempre più difficile tirare avanti. Il proprietario del bar Nicola (Francesco Acquaroli) è un uomo cinico e senza scrupoli, che nega permessi alle dipendenti anche per motivi di salute e mira solo a massimizzare i guadagni, scalando dallo stipendio anche le ore di ritardo accumulate. Eva Grieco è una danzatrice contemporanea (anche nella vita reale) e nel film si adatta perfettamente nel ruolo della performer anche se magari non è proprio quello che vorrebbe fare nella vita, lavorando in coppia con un’altra ragazza, Bianca (Giulia Anchisi, che insieme ad Eva Grieco si è occupata delle coreografie).
Nelle vite parallele di queste due donne si inseriscono uomini difficili e pieni di contraddizioni, dal marito Mario al principale Nicola, che sono i due uomini che Eli deve rispettivamente mantenere e da cui si deve far pagare a fine mese. Il logorio della vita da pendolare e lo stress delle fatiche quotidiane alla lunga la farà ammalare, e senza voler svelare il finale il film a un certo punto prende una piega decisamente drammatica. Tutto il contrario di “sole cuore amore”, che sono forse le tre cose di cui le protagoniste avrebbero più bisogno. E sono proprio due bambini (i figli di Eli) ad intonare questi versi nel bel mezzo del film. Uno squarcio di serenità e allegra spensieratezza nel buio delle loro vite.
Una menzione speciale meritano le musiche di Stefano Di Battista, alla sua prima colonna sonora, in cui il sassofonista romano riesce a descrivere perfettamente (con la complicità della tromba di Fabrizio Bosso e di Enrico Rava) un paesaggio urbano lacerato e straziante, decisamente “underground” (termine che in inglese viene usato per indicare anche la metropolitana, luogo centrale dove si svolge e finisce il film), in cui il jazz si sovrappone alla musica elettronica delle discoteche curata da Valerio Faggioni.
Alessandro Sgritta
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