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Venezia73. Conferenza: il cannibal western “The Bad Batch” di Ana Lily Amirpour

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Ieri alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato il film The Bad Batch con Keanu Reeves, Jason Momoa, Suki Waterhouse e la partecipazione di Jim Carrey.

In una distesa desolata del Texas una comunità di cannibali vive in una realtà quotidiana post-apocalittica, con regole di convivenza ed è dedita a “normali” faccende quotidiane, come mangiare, parlare e persino amare. Finché qualcuno non sorpassa i limiti consentiti.

Ecco cosa hanno raccontato la regista Ana Lily Amirpour e una delle attrici protagoniste, Suki Waterhouse, in conferenza stampa.

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In una distesa desolata del Texas una comunità di cannibali vive in una realtà quotidiana post-apocalittica, con regole di convivenza ed è dedita a “normali” faccende quotidiane, come mangiare, parlare e persino amare. Finché qualcuno non sorpassa i limiti consentiti.I protagonisti sono Miami Man, Arlen, Jimmy, The Dream e The Heremit.

La location del film appare essere quasi un luogo immaginario, ma lo è fino a un certo punto, concorda?

Ana Lily Amirpour: Trovare la location perfetta non è stata una ricerca facile, il film è praticamente un lungo sogno senza alcun contatto con il mondo reale. C’è però qualcosa che è collegato all’uomo; c’è una zona in cui vive una grande comunità di persone che lì vivono senza regole. Sono stata con loro un po’ di tempo ed il 90% degli abitanti locali hanno accettato di partecipare come comparse nel film. Non c’era stata alcuna regia nel riprenderli, tutto molto naturale e quasi “alla deriva”. Il Bad Batch è ovunque.

Cosa puoi dirci del paesaggio, delle location scelte per le riprese del film?

Ana Lily Amirpour: Mi piace la purezza che si può riscontrare in quella zona della California. Sono in un certo senso diventata adulta nello scoprirlo. Forse nessuno sa di che posto si tratta, ma fa parte del mio dna.

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Qali sfide ha affrontato nel realizzare la parte?

Suki Waterhouse: Lily (la regista) mi ha detto che questa sarebbe stata un’esperienza straordinariamente sofferente. Ciò mi ha in un primo momento spaventato a morte; avevo pocotempo prima lavorato su un set a Londra e subito dopo mi sono ritrovata letteralmente scaraventata in questo luogo. Questa esperienza è stata davvero fantastica.

Che sensazioni ti ha trasmesso il copione? Cosa hai provato una volta finita la lettura?

Suki Waterhouse: Avevo capito subito chela regista aveva bisogno di una ragazzasedicenne che veniva dal mondo della droga. Alla fine c’è questo discorso finale che è musicale, molto poetico, da lì è nato il mio personaggio.

Perchè proprio la scelta di Jim Carrey in un ruolo così particolare e difficile?

Ana Lily Amirpour: È così importante Jim Carrey all’interno della narrazione poiché salva i due personaggi. Lui è il simbolo della gentilezza in un’ambiente così duro. Ci sono diverse scene senza dialogo, dare una parte come quella ad un grande attore non è per nulal facile, è un ruolo che non si può spiegare facilmente, ma lui ha capito come andava fatto. Ci è riuscito alla perfezione. Ho pensato che lui sarebbe stato il tipo da ignorare all’angolo della strada, sono due facce della stessa medaglia e nessuno ti vede se sei l’uno o l’altro. Ho chiesto a Jim se gli fosse mai successo di non dire nulla in un film e lui ha subito accettato di prender parte al progetto.

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Il personaggio di Suki è molto solitario, nel contempo è una persona che cerca di dare un senso ai propri comportamente, alla morale. Ti sei identificata con un personaggio di questo tipo?

Suki Waterhouse: Mi sono identificata con tutti i personaggi di questo tipo e ho cercato di capire chi sono io. Questa è una parte recitativa così importante che devi toglierti degli strati per arrivare al nocciolo di te stessa. Devi devastarti per poi rivalutarti.

Gli spaghetti western sono stati per il film e sono ancora un punto di riferimento?

Ana Lily Amirpour: Si, sono un genere che ho sempre amato e fanno parte del mio dna. In questo film ci sono due tipologie di personaggi che non sono in sincronia gli uni con gli altri, è una storia eterna.

La regista ha inserito la vanità umana, va cosiderdato un personaggio anch’essa?

Ana Lily Amirpour: Io non l’avevo pensata così, ma è interessante che le sia arrivato questo messaggio. Lei fa riferimento a una scena in particolare? Ciò che dice suona benissimo in alcune scene, è un’idea che mi attrae, davvero.

Keanu Reeves è un personaggio ambiguo nel film, non crede? E inoltre, come sceglie la musica dei suoi film?

Ana Lily Amirpour: “Non mi sembra ambiguo, affatto. Inoltre, spiegare come scelgo la mia musica sarebbe come raccontarvi come faccio sesso, vi dico solo che è stato molto interessante far parte del progetto.

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Lei ha parlato del progetto sviluppato con i produttori, aveva ricevuto degli imput, dei suggerimenti da loro?

Ana Lily Amirpour: Ho incontrato i produttori nello stesso ristorante dove ho incontrato Suki, questo sembra portarmi proprio bene. Quando mi hanno chiesto cosa avrei voluto fare ho risposto una storia d’amore cannibalesca. È stata una vera soddisfazione poter realizzare questo mio desiderio.

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