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Trivelle o non trivelle? Il punto di Maria Teresa Lombardo

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trivelle

In questi giorni si fa un gran parlare di trivelle, la settimana è iniziata all’insegna della polemica nel classico scontro “buoni” e “cattivi” dove i votanti si sentono super eroi, salvatori della patria, guerrieri democratici delle urne. Chi ha votato non perde occasione per vantarsene, lo fa via Facebook oscurando per un momento la foto copertina che lo ritrae abbracciato a una maggiorata mentre brandisce una bottiglia di Dompè in una discoteca della riviera. Riviera, perché su questo referendum è calata l’ombra degli ambientalisti, dei fanatici della pala eolica e degli adepti del pannello solare: questo referendum è diventato una questione morale. Una questione morale ed ambientale, molta gente ha votato per salvare delfini e balene bianche, una cordata di attori radical chic ha lanciato video messaggi invitando le persone a “salvare il mare”. Peccato che nessun delfino vi ringrazierà offrendovi caramelle gommose. Ma se nessun delfino o pesce palla vi potrà dire grazie forse neppure Renzi potrà chiedervi scusa, perché Renzi è forse uno dei motivi per cui molte persone si sono recate alle urne. Renzi era il bambino a cui fare il dispetto, al quale dimostrare il proprio malcontento, ma Renzi non piange e forse anche in caso di grande affluenza non avrebbe versato poi così tante lacrime. La verità è che molti hanno votato per una causa esterna al referendum, un quesito di ordine economico prima che morale, ecologico o politico. Chi ha votato “sì” non ha salvato i delfini o condannato Renzi, ha semplicemente espresso la volontà di ottenere dei termini temporali per le concessioni, obbligando le società petrolifere (quelle che per estrarre pagano un “affitto” allo Stato detto royalty) a estrarre più prodotto in meno tempo, oltrepassando la quota di franchigia (in termini semplicistici la franchigia sarebbe lo sconto che lo Stato fa al petroliere affinché egli recuperi i soldi spesi per la costruzione e l’avviamento del pozzo) e pagando più royalty. Cioè, se voti “sì” lo fai perché vuoi che lo Stato incassi di più ma fai anche innervosire le aziende energetiche fossili che potrebbero non voler investire più in Italia, con una perdita economica notevole. Se voti “no” consenti l’estrazione fino ad esaurimento del giacimento, con ritmi meno serrati. Le nostre spiagge resteranno le medesime, lettini ammassati e sfilate di tamarri in slip azzurro cielo, lo stabilimento nel Salento vi mostrerà lo stesso mare al quale rivolgerete lo sguardo dopo aver sezionato i lati B delle tipe davanti a voi… Quando il mare sarà una foto da 1k like su Instagram e il referendum solo un lontano ricordo, un ricordo costato 300 milioni di euro.

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Maria Teresa Lombardo

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