La regista Carine Tardieu dirige e co-sceneggia Toglimi un dubbio, commedia agrodolce sull’importanza dell’identità biologica e sul rapporto padre-figlio.
Erwan (François Damiens) è un artificiere di mezz’età, vedovo e con una figlia a carico incinta di uno sconosciuto. Un giorno, per caso, scopre che il suo affettuoso e anziano genitore non è il padre biologico, e, grazie all’aiuto di un’eccentrica investigatrice, lo individua in Joseph (André Wilms). Il single e avventuroso Joseph ha una figlia, Anna, di cui Erwan s’innamorerà.
Toglimi un dubbio è una commedia sui fraintendimenti e sulla fragilità della famiglia quale istituzione primordiale della società. Il protagonista, che nella sua quotidianità, con precisione e meticolosità, riesce a pianificare ed eseguire il disinnesco di ordigni mortali, nella vita privata goffamente cerca di barcamenarsi tra sentimenti ed equilibri molto fragili.
Il lungometraggio indaga sul rapporto padre-figlio, tralasciando il lato femminile. Infatti, a differenza dei precedenti film della regista, in questo caso le figure femminili sono quelle meno caratterizzate e poste in secondo piano. Le madri, grandi assenti della storia, e le donne, la figlia di Erwin ed Anna, sono tutte tratteggiate in un’ottica negativa: sono indipendenti, ma profondamente egoiste ed immature. Dall’altro lato, invece, ci sono gli uomini, padri che, con le loro fragilità, sono sempre accanto ai figli, ma, allo stesso tempo, gli insegnano a “spiccare il volo lontano da casa”. La regista Tardieu, così, restituisce e riconosce un ruolo molto importante ai padri, figura in crisi nella società moderna e tematica molto dibattuta, ribadendo anche l’importanza per ogni individuo di conoscere la propria eredità genetica quale sinonimo di identità ed appartenenza. Scoprire le proprie origini risponde alla necessità, per ogni individuo, di comprendere meglio se stesso.
Nonostante i buoni intenti, però, le molte tematiche importanti vengono affrontate in modo troppo semplicistico e superficiale. Il ruolo dei padri nella famiglia moderna, il necessario riconoscimento dell’eredità genetica sono temi complessi che avrebbero richiesto qualche riflessione in più.
Curata risulta la scenografia: metafora importante è la contrapposizione tra i paesaggi verdi e lussureggianti e il territorio brullo proprio della Bretagna, che ben riflette il conflitto personale che vive il protagonista.
Ad una sceneggiatura attenta corrisponde, poi, una regia molto lineare.
Buone anche le interpretazioni di François Damiens, attore belga già apprezzato per La famiglia Bélier di Éric Lartigau (2014) e Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dormael (2015), e di Cecile De France, recentemente apprezzata per la serie tv The young Pope.
Anastasia Mazzia
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