Si intitola “FAR” il lavoro di Antonio Caputo in arte KAPUT BLUE. In rete un video da cui non scollerete gli occhi di dosso tanto facilmente. Prima di continuare, allineiamo il fuso orario nell’America che traduce in lusso sfrenato il Rap e l’R’n’B del ghetto nero, rivolgiamo le attenzioni ad un’Europa di industrializzazione e di tendenza e poi omologhiamo il tutto la didattica classica prevista per questo genere di musica. Gli ingredienti ci sono tutti. Buona visione.
Prodotto da Uponcue e Angapp Music, KAPUT BLUE pubblica questo EP di 4 inediti ricchi di stile, seguendo un trend che oggi porta all’evoluzione che chiameremo TRAP. Mescolando il neomelodico napoletano, dalle sue radici culturali ovviamente, si arriva alle scene internazionali con una scrittura che, in fondo, non scolla le attenzione da quel che succede attorno, in Italia probabilmente, più che al resto del mondo. Slowtempo, groove futuristici, il Soul digitale e tanto sex appeal che non deve per niente mancare.
Bellezza prima di tutto. Ogni cosa di te, del tuo sound ma soprattutto del video attinge ai canoni spietati di bellezza. Cosa significa per te?
Non ho mai cercato la bellezza forzatamente ma vivo costantemente di perfezionismi. Generare un prodotto in cui molti si possano immedesimare, nasconde in parte una voglia interna del vedere il bello, di essere bellezza e di condividere con la bellezza la propria vita. E’ un fondamento base per me seppur molte volte io veda più bellezza in ciò che dalla società è chiamato “brutto”.
Bellezza è verità?
Per me “bellezza” è principalmente un valore aggiunto, una personale considerazione, una descrizione e non necessariamente verità.
Una specie di ossimoro intellettuale: tagliare come morire e poi il blue del cielo, dunque la rinascita. Sbaglio? Cosa significa questo nome d’arte?
Ciò che spieghi è un bel significato. In realtà il significato di “Kaput Blue” è molto semplice. Quando mi son ritrovato a focalizzare bene tutto ciò che sarei andato a produrre, ho avuto bisogno di cambiare un po’ di cose tra cui il mio nome d’arte. Il colore blu, oltre che il mio colore preferito, è colui che mi aiuta in ogni fase di scrittura e produzione dei miei brani perché, paragonandolo a qualsiasi cosa, mi da parole da musicare. Ho quindi deciso di fare questo tributo al blu (Blue). Dato che “blue”, in inglese, ha anche un significato di malinconia e tristezza (cosa che non rivedo nelle mie canzoni), ho deciso di “spezzare” il significato stesso della parola apponendo “Kaput” (rompere) davanti. Rompere ciò che è malinconico, triste.
Un esordio napoletano o sbaglio? Quanta contaminazione popolare c’è tra le tue righe?
Provengo dal barese. Da Corato precisamente. Nelle mie righe non c’è contaminazione popolare, se non esperienze biografiche ed autobiografiche.
L’ispirazione proviene da tutt’altra parte del mondo. Oggi noi viviamo la Trap. Ti riconosci in quelle definizioni di genere? Per te cos’è la trap?
Il genere Trap in cui mi riconosco è principalmente quello nato negli anni ’90. Quella attuale l’ascolto ma non è la stessa presente nel mio disco “FAR”. Il genere trap nel mio EP è visto semplicemente a sfumature e non di fondamenta.
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