Dopo Medico di campagna (2016), il regista Thomas Lilti ritorna dietro la macchina da presa per raccontare nuovamente la realtà ospedaliera francese con il film drammatico Ippocrate.
Il giovane Benjamin (Vincent Lacoste) è un tirocinante che cerca di barcamenarsi tra pazienti e personale sanitario. Essendo il figlio dell’austero e severo primario, la sua vita professionale non è facile: sempre guardato a vista, soggetto a cinico umorismo. Benjamin è affiancato da Abdel, medico di origine algerina, poco incline alle pretese dei superiori ma ricco di umanità verso i pazienti.
Ippocrate è un lungometraggio fortemente autobiografico, in quanto Lilti prima di passare alla macchina da presa esercitava la professione di medico di base. Il regista racconta, così, le paure ed i dubbi del giovane protagonista, che, in qualità di aspirante medico, convive con il terrore di commettere errori che possano avere pesanti e mortali ripercussioni sugli altri. Il “Giuramento di Ippocrate” sancisce il codice etico e deontologico dei medici, che cercano di rispettarlo a fronte delle carenze economiche, degli abusi di potere e del degrado degli ospedali di oggi.
Girato completamente all’interno di un ospedale e con la camera a mano, il film si caratterizza per un ritmo altalenante ed una sceneggiatura semplice e lineare.
E non riesce a trasmettere tutta la drammaticità della tematica che affronta: il protagonista risulta mono espressivo e poco riesce ad esteriorizzare il conflitto umano e professionale interiore che dovrebbe vivere.
Infatti, Lacoste, attore francese che a soli quindici anni ha conquistato il Premio Lumière per la Migliore Promessa Maschile per Il primo bacio (2009) di Riad Sattouf, non è riuscito ad entrare in simbiosi col personaggio, risultando poco empatico e piatto.
La stessa tecnica utilizzata, poi, della camera a mano rende l’opera una sorta di docu-fiction poco incisiva a confronto anche solo delle più note serie tv sugli stessi argomenti, come E.R. Medici in prima linea o Dr House.
Ippocrate è un film interessante per le tematiche affrontate, ma risulta essere privo di grandi velleità artistiche o contenutistiche.
Anastasia Mazzia
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