Dario Argento non ha bisogno di presentazioni, né per lo spettatore italiano né per tutto il mondo intero. Egli è il maestro del brivido, colui che ha risvegliato nel pubblico cinefilo (e non) la pura sensazione di Paura per tanti anni. Ed è buffo come, a distanza di lungo tempo, le sue opere cinematografiche siano ancora capaci di terrorizzare l’animo umano.
Il caro Dario Argento ha donato al mondo capolavori di genere, insieme a maestri sacri come Mario Bava e Lucio Fulci. Ha contribuito a far salire in cima il nome dell’Italia nel horror e thriller anni ’70-’80, come anche fecero i suoi colleghi orrifici Pupi Avati e Lamberto Bava. Il regista romano, oltre ad aver realizzato film per il grande schermo cinematografico, si sforzò anche di portare le sue storie dell’orrore sul piccolo schermo, cioè in televisione. Ti piace Hitchcock? è uno di questi.
Giulio (un giovane Elio Germano) è un ragazzo spinto ossessivamente dalla curiosità. Difatti, già da bambino curiosando in un bosco, si immischiò in una faccenda che riguardava due fattucchiere intente a compiere qualche misfatto con un gallo morto. Già in quell’occasione Giulio corse un grave rischio con la propria vita. Ora, cresciuto, è alle prese con la sua tesi di laurea incentrata sull’espressionismo nel cinema tedesco. Di fronte a lui abita Sasha (Elisabetta Rocchetti), giovane donna che lui spesso osserva dalla sua finestra.
Un giorno Giulio si reca alla videoteca di fiducia per noleggiare tre film da restituire il giorno dopo. Lì incontra anche Sasha, che noleggia Delitto per delitto (Strangers on a train) di Alfred Hitchcock. Nello stesso istante entra nel negozio anche un’altra ragazza, una bionda interessata anch’ella allo stesso film. La giovane sembra subito avere una forte intesa con Sasha, con cui si frequenterà per qualche giorno. Ciò, prima che un brutale omicida ammazzi di notte la madre di Sasha colpendole la testa.
Argento, con lo studio e la cultura cinematografica con cui s’è formato negli anni, ha saputo usare il citazionismo. Con i suoi miti di gioventù ha saputo mescolare degli elementi divenuti cult per scatenare una storia altrettanto macabra dall’impronta argentiana.
Si respira, logicamente, Sir Alfred Hitchcock quanto Brian De Palma e il suo omaggio hitchockiano Omicidio a luci rosse. Ti piace Hitchcock è non solo un mix de La finestra sul cortile e molti fattori del cinema del sommo maestro che tanto ha ispirato Argento a divenire un regista. Nel film televisivo del maestro romano si può sentire il chiaro odore di suoi thriller/horror tipicamente di stampo giallo-slasher. I protagonisti del parallelismo sono i capolavori orrifici Profondo Rosso e Tenebre.
Ti piace Hitchcock? non è esente da classici difettucci che, solitamente, si hanno con attori ingaggiati a low budget. Chiara Conti (apprezzabile in Butta la luna e Incantesimo) è qui non sempre il massimo, nonostante dia il suo meglio nell’epilogo argentiano, ritornando in pista. I membri del cast sono quasi tutti abbastanza all’altezza dei ruoli affidatogli, nonostante Elisabetta Rocchetti stoni un po’ nel complesso.
L’attrice, che è apparsa anche ne I tre volti del terrore di Sergio Stivaletti e ne Il Cartaio dello stesso Argento, purtroppo all’epoca aveva ancora tanta strada da fare. Non sempre una presenza apprezzabile può riempire il vuoto di una recitazione ragguardevole. Anche se la tecnica è out, la Rocchetti è assolutamente adatta e accettabile nel ruoto a lei affidatole: quello della classica grossolana dal bel corpo, tutta carne e niente sostanza.
Nel cast, colui che spicca sopra tutti è senza dubbio il giovane Elio Germano nel ruolo di un normale studioso anonimo, che rischia la propria vita per comprenderne il senso.
L’unico difetto dell’opera televisiva di Dario Argento è proprio la scarsa tecnica di alcuni momenti di recitazione. Il film però regge completamente su una solida e ottima scrittura e su una regia di fondamentale importanza. Ti Piace Hitchcock? è forse, dal 2002 in poi, l’opera più affascinante e salvabile dell’ultima parte di filmografia dell’autore. Un notevole ritorno per l’epoca per Dario, che aveva assunto uno stile prettamente televisivo e scarno.
Qui, gli stilemi funzionano e alla grande, riportando lo spettatore con la nostalgia per i vecchi tempi: ma non perché quest’ultimo film non contenga gli elementi di capolavori passati, bensì perché ne è composto e li sfrutta anche bene.
Argento ci pone dinanzi al terrore puro persino di restare in casa, magari intenti a riposare o a studiare/lavorare. L’ordinario, che, come la propria abitazione, può essere considerato come salvezza e protezione, qui cambia totalmente significato. Ti piace Hitchcock? capovolge questi classici idilli e di loro ne fa pane per i denti del marciume umano. In scena vengono messi la morbosità, le ossessioni, le fragilità umane e le perversioni più intrise nell’inconscio umano, come il voyeurismo, di cui sono tutti colpevoli.
Il protagonista, infatti, non è tanto diverso dallo spietato killer. Così come l’assassino prova godimento nel togliere la vita altrui, così lui prova piacere nell’assistere a tale efferato atto. Argento ancora una volta ci fa capire come siamo tutti vittime e al contempo carnefici.
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