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Rudy Valentino: il ritorno meta teatrale del “Divo dei Divi”

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All’anagrafe risultava essere Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina d’Antonguolla, ma tutti lo abbiamo conosciuto col semplice nome di Rodolfo (Rudolph negli States) Valentino, icona del cinema muto, divenuto sex symbol per eccellenza.

Il proprio seguito è, ovviamente, storia, quindi non pochi artisti si sono ispirati alla sua magnificenza, cercando di riportare in vita quello splendore che l’attore di origini italiane emanava tramite gli infallibili sguardi.

In suo onore, Nico Cirasola – autore, tra l’altro, di Focaccia blues e Bell’epokèr – mette in piedi Rudy Valentino, prendendo in considerazione un anno in particolare: il 1923, periodo in cui, dopo aver riscosso successo negli USA in qualità di interprete grazie ad opere quali Lo sceicco e I quattro cavalieri dell’Apocalisse, tornò nella sua natia Puglia, a Castellaneta.

Da questo spunto prende il via un film che per Cirasola si rivela una sorta di macchina del tempo, mostrando come il teatro di oggi intenda omaggiare la figura di Valentino.

Infatti, a ricoprire il ruolo di un regista/attore teatrale pugliese troviamo un istrionico Nicola Nocella, il quale ha intenzione di tirar su uno spettacolo sulla vita del noto seduttore hollywoodiano, portando in scena ciò che maggiormente ha rappresentato quest’uomo per il firmamento, ma anche quello che per lui rappresentano le origini italiane.

Improvvisamente, però, proprio nel momento in cui a teatro tutto si sta preparando, irrompe nella struttura un figuro curioso, accompagnato da una bella donna: lui, vestito anni Venti e presenza sicura, dice di essere Rodolfo Valentino (Pietro Masotti), lei, bellissima donna dell’est Europa, è sua moglie, Natacha Rambova (Tatiana Luter).

Entrambi cominciano a ripercorrere assieme vita e sentimenti di uno dei divi più importanti del mondo, anzi “il Divo dei Divi”, come la storia ha saputo nominarlo, tra affetti familiari e ambizioni personali, in quella Puglia che per Rodolfo rappresenta molto più di ciò che potrebbe sembrare.

Quindi, pura opera meta teatrale, Rudy Valentino è la dichiarazione d’amore cirasoliana nei riguardi di un mito del cinema che si muove tra presente e passato, alternando ricostruzioni sceniche su palcoscenico ad ambientazioni nella vera Castellaneta, riuscendo a valorizzare, contemporaneamente, anche le bellezze del luogo in questione.

Certo, tutto si fa molto soggettivo in quest’operazione che davvero attraversa qualsiasi tipo di tappa esistenziale di Valentino e lo fa gettando un’insana voglia di mettere a nudo qualsiasi parentesi appartenutagli in vita (famiglia, amori, passioni, lavoro, amici), allontanandosi, di conseguenza, dallo spunto (personaggio del passato nel presente di oggi) che sarebbe potuto essere accostato a titoli quali Lui è tornato o il suo remake italiano Sono tornato.

E, togliendosi ogni vezzo da mero intrattenitore, Cirasola lascia a briglia sciolta i suoi interpreti, che, oltre ad un Masotti calato in parte e ad una affascinante Luter, comprendono anche – in brevi partecipazioni – Claudia Cardinale, Lucio Montanaro e Alessandro Haber.

In conclusione, la sua rivisitazione e dedica alla vita di Valentino è un biography particolare, ma che, non sempre capace di coinvolgere, rischia di apparire in qualità di appuntamento esclusivo indicato più per gli amanti del teatro che per coloro che sono in cerca di emozioni da Settima arte.

 

 

Mirko Lomuscio

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