Regista poco prolifico, anche a causa della prematura scomparsa avvenuta nel 1977, a soli quarantasei anni, Mario Imperoli, cineasta e produttore cinematografico, realizzò nel corso della sua carriera otto film, oscillando tra la commedia erotica (fu colui che scoprì Gloria Guida) e il poliziottesco.
Ispirandosi vagamente al cosiddetto Massacro del Circeo, un caso di cronaca nera avvenuto circa un anno prima, Come cani arrabbiati (1976) mette in scena una storia in cui prendono corpo alcune sequenze molto violente, laddove un gruppo di tre giovani dell’alta borghesia romana (due ragazzi e una ragazza) si dedica con metodo alla sopraffazione che sfocia sempre in omicidi, sull’onda di un entusiasmo provocato da una lettura “al ribasso” del pensiero di Nietzsche, in particolare in riferimento all’opinabilità della tavola dei valori di riferimento, sempre disattesa da coloro che la impongono anziché subirla. Viene un po’ ripetuta – si perdoni l’azzardato accostamento – la suggestione cui si rifaceva anche il celebre Nodo alla gola di Hitchcock, nonché una certa iconografia ed estetica della violenza che Arancia meccanica di Kubrick aveva senz’altro fatto penetrare all’interno dell’immaginario cinematografico.
Il lettore non s’inganni, queste appena elencate sono solo analogie che rendono conto dello spirito che informa il film, il quale, evidentemente, è di ben minori pretese, destinato a intrattenere il pubblico sfruttando un filone che aveva all’epoca molto seguito. Eppure, non mancano alcuni passaggi che segnalano l’atmosfera della fine degli anni Settanta, incandescente dal punto di vista politico, come quando vediamo i tre sfaccendati protagonisti, dediti all’esercizio sistematico della violenza, uscire dalla città universitaria de La Sapienza di Roma, in piazzale Aldo Moro: Imperoli indugia non poco sui vistosi manifesti che campeggiano sulle pareti dell’edificio, in cui si leggono chiaramente slogan di solidarietà degli studenti nei confronti dei lavoratori. C’è un commissario “comunista” (Jean-Pierre Sabagh) che cerca in tutti i modi di incastrare i rampolli criminali, sovrapponendo al dovere di funzionario di polizia anche un certo risentimento di classe.
E poi i corpi nudi: quello di Paola Senatore, bella nel suo incarnato chiaro e seducente, e Annarita Grapputo, notata l’anno prima da Carlo Lizzani, che le affidò il ruolo di Daniela nel suo Storie di vita e malavita, e che successivamente sarà protagonista in Torino violenta di Carlo Ausino.
Il sottotesto politico è presente in forma piuttosto innocua, per legittimare una storia che, in sé, era permeata da una certa gratuità, poiché l’unico vero scopo era, ancora una volta, ottenere un buon successo commerciale.
Come cani arrabbiati, è bene precisarlo, è un film indubbiamente interessante, dove non mancano alcuni snodi significativi: difficile dimenticare la sequenza del suicidio di una donna che si getta dal balcone sfracellandosi a terra; oppure le belle canzoni di Fabrizio De Andrè che scandiscono letteralmente lo sviluppo drammaturgico del film (La canzone dell’amore perduto, La ballata del Michè). Bella e feroce la scena in cui, all’interno di una trattoria, il commissario si scaglia contro un uomo che stava maltrattando la compagna (interpretato dal leggendario Quinto Gambi, controfigura e alter ego di Tomas Milian), provocando la reazione sgomentata della donna che cerca di impedirgli di fargli troppo male.
Poi il sangue, i coltelli, le lame, le pistole, gli stupri, la barbara uccisione di un omosessuale sulle note struggenti de La canzone di Marinella; i discorsi deliranti di un padre che ha fatto del sopruso e della prevaricazione le proprie regole di vita, influenzando negativamente il figlio, che poi si ritorce contro di lui; fino a un finale che sembrerebbe ricolorarsi politicamente.
Distribuito da CG Entertainment (www.cgentertainment.it), Come cani arrabbiati è disponibile in dvd, in formato 2.35:1, con audio Dolby Digital 2.0 e sottotitoli in italiano. Nei contenuti speciali è presente Il tempo delle belve, una presentazione del film a cura del giornalista e critico cinematografico Davide Pulici.
Luca Biscontini
L'articolo Come cani arrabbiati di Mario Imperoli: una dura rappresentazione dell’Italia della fine degli anni Settanta proviene da Mondospettacolo.