In Interruption l’Orestea è al centro della narrazione del film.
La tragedia prende l’avvio quando Agamennone, accompagnato dalla sua schiava di guerra Cassandra, fa ritorno nella propria patria. Ad attendere l’uomo c’è sua moglie Clitennestra e il di lei amante, Egisto; entrambi, calata la notte, assassinano Agamennone e Cassandra, impossessandosi della reggia. E Oreste, creduto morto da tutti, torna e, aizzato dalla sorella Elettra, elimina sia la madre che Egisto. Con la morte di Clitennestra, però, si risvegliano le Erinni, personificazioni della Vendetta, le quali si mettono all’inseguimento di Oreste, il quale viene aiutato da Apollo e riesce ad arrivare ad Atene. La Atene dove la dea Atena allestisce il processo di questi, con Apollo come difensore e le Erinni come accusa.
Proprio all’avvio del processo ogni cosa si ferma, il buio cala nel teatro ed entrano uomini e donne vestiti di scuro, nelle cui mani si intravedono delle pistole; prima che torni la luce e che un tizio salga sul palco presentandosi: “Siamo il coro. Da ora in poi, saremo la vostra guida per la serata”.
Pensandola una trovata scenica, il pubblico accetta l’interruzione, rimanendo a vedere cosa stia ora per accadere, senza accorgersi dello sgomento degli attori principali, chiusi al centro del palcoscenico all’interno di una struttura cubica trasparente, dalla quale non possono uscire autonomamente.
Il nuovo coro sceglie alcune persone tra i presenti e le conduce sul palco, dove queste si presentano e scoprono di essere da quel momento parte dello spettacolo.
Man mano che la narrazione nella narrazione confonde la realtà, confonde lo stesso spettatore che guarda senza vedere, che non capisce il pericolo, né può mettersi al riparo da ciò che accadrà a breve.
Uno sparo. Il silenzio. Gli applausi. Il sangue non è vero, ma questo lo spettatore non lo sa, solo i veri attori capiscono e si dimenano, lasciandosi andare a urla che ci paiono mute, all’interno della loro scatola, cercando di far capire al pubblico che qualcosa non va.
Interruption dimostra la grandiosità del teatro greco, che si basava sul concetto della purificazione, egregiamente richiamata con la scena di nudo collettivo sotto l’acqua che bagna il palcoscenico, lavando il sangue di coloro che sono morti.
Così lo spettatore, sia all’interno che all’esterno di Interruption, attraverso il sacrificio e la paura degli altri, può tornare a casa purificato dalle sue colpe, grazie alla forza della tragedia greca, i cui echi del passato non sono mai stati dimenticati.
Il regista Yorgos Zois usa il buio come attore principale, facendovi muovere, in silenzio, le persone, tutte alla ricerca di qualcosa. Il film inizia e finisce con il buio che fagocita e fa sparire, oppure dal quale emergere e tornare alla luce.
Mara Carlesi
L'articolo Interruption: la tragedia moderna proviene da Mondospettacolo.