Siamo nella Chicago dei giorni nostri. In una notte qualunque, la vita perfetta del medico chirurgo Paul Kersey (Bruce Willis) viene stravolta da una banda armata che irrompe nella sua lussuosa casa. Mentre il dottore è in servizio al pronto soccorso della città, quella che doveva essere una semplice rapina si trasforma in un massacro in cui sua moglie Lucy (Elisabeth Shue) resta uccisa e sua figlia Jordan (Camilla Morrone) viene gravemente ferita, finendo in coma.
Da questo momento, sulle note di Don’t worry baby dei Beach boys e di Back In black degli AC/DC, Kersey si divide tra medico di giorno e vendicatore di notte e si mette alla ricerca dei criminali che hanno distrutto la sua famiglia. E a poco funzionano i buoni consigli del fratello Frank (Vincent D’Onofrio).
Così, quarantasei anni dopo l’uscita del romanzo di Brian Garfield Il giustiziere della notte e quarantaquattro anni più tardi dell’omonima trasposizione cinematografica con Charles Bronson, Bruce Willis riveste i panni di uno dei più famosi vendicatori, nel remake diretto da Eli Roth.
Adattando e calando con qualche aggiustamento la storia originaria nella società contemporanea, Il giustiziere della notte riporta in auge la discussione su temi all’ordine del giorno: dalla facilità con cui negli States si comprano le armi all’interrogativo su quanto sia giusto e necessario farsi giustizia da soli e a tutti i costi.
Kersey non è un super eroe, è un uomo come tanti che cambia irrimediabilmente davanti ai colpi del destino. E il suo cambiamento è eccessivamente repentino. Ciò turba.
Perciò, come sullo schermo, davanti alle azioni del giustiziere, la città non sa se considerarlo un eroe o un criminale, così anche nella mente dello spettatore il film di Roth lascia più domande che risposte. Questo anche perché i temi non sono portati mai alle conseguenze estreme. L’approfondimento psicologico dei personaggi, (in primis del dottore) e la ricerca di una morale definita rimangono in superficie e lasciano ampio spazio alla vera protagonista e punto di forza del revenge movie di Roth: l’azione.
È proprio l’azione, contornata da qualche scena ai limiti dello splatter ma non eccessivamente cruda, che rende piacevolissimi e scorrevoli centosette minuti di film. Ma, se Il giustiziere della notte di Roth è una riproposizione riuscita, una nota di merito va anche alla sua capacità di divertire riuscendo a distrarre da quella che potrebbe essere una morale pericolosa, ovvero relativa al fatto che è meglio farsi giustizia da soli.
Valeria Gaetano
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