Esordio in doppio faccia. Quella del POP e quella del RAP. Il cockatail diventa alternativo. Il Rock dei REFILLA si condensa in un disco che vi facciamo raccontare dalla loro voce. Si intitola “Due” e gioca con tantissimi concetti riconducibili alla doppia faccia delle cose, delle morali, dei punti di vista, dei sentimenti… delle occasioni. Tra l’altro questo “disco” arriva al pubblico con una Pennetta USB: dualismo della musica anche sotto il punto di vista dell’oggetto da avere in mano. Un rock d’amore, ispirato, lettere da spedire a se stessi e al mondo che percepiamo. L’intervista di scena qui a MondoSpettacolo:
L’estetica quanto conta per i Refilla? Lo chiedo a voi che dal packiging del disco fino ai videoclip si vede che curate molto la scena da fare…
Moltissimo, a patto che sia sincera e non costruita. La musica per noi non è un insieme di strumenti o di note. E’ comunicazione in senso lato, che nel 2018 vuol dire immagine, concetto, colore. La musica è solo una parte del tutto. Quello che proponi deve essere un concetto che si declina in testi, musica ma anche immagine.
E poi il messaggio: badate molto ai significati, il dualismo del tutto regna sovrano in questo disco. Ma in questo tempo del tutto e subito, della tutale fede per l’apparenza, quanto valora ha il messaggio delle parole?
I testi sono la parte più complessa e più importante di un progetto musicale. solo chi ha provato a scrivere musica sa quanto sia complicato e emozionante riuscire a trasferire un concetto, o un’atmosfera, in un testo. ogni stratagemma estetico è facilmente smascherabile. è importante mettersi davanti a uno specchio e guardarsi in faccia in modo onesto. Non facile, a volte è un processo doloroso ma è l’unico modo per arrivare al cuore delle persone. Così facendo potrebbe capitare che si verifichi quel piccolo miracolo chiamato “scrivere una bella canzone”. E’ il pubblico a deciderlo.
Avete in qualche modo legato passato e futuro nel suono di questo disco. Nostalgia e avventura? Restare legati alle tradizioni contro avanguardia e futuro? Chi vince?
Non è una questioni di chi vince. E’ più che altro una questione di cosa ti passa per la testa e di che cosa vuoi. Volevamo un disco nuovo, fresco, ma allo stesso tempo peschiamo da quello che è il nostro trascorso e dalle nostre tradizioni. E’ una nostalgia proiettata all’avventura. Per noi la musica è evoluzione. Chi si ferma è spacciato. Nulla è veramente meglio prima.
E poi non avete e non cercate etichette. Questo per evitare paragoni o per cercare l’originalità?
I paragoni non ci spaventano. Fa parte dei processi cognitivi elaborare nuove informazioni cercando di ricondurli a schemi già conosciuti. Non mi spaventa assolutamente se qualcuno dicesse “i Refilla mi ricordano A,B,C”. L’originalità è un obiettivo ma non deve diventare un’ossessione. Alla fine quello che conta è il messaggio, più che l’estetica.
Dunque, quanto conta essere originali? O conta forse più essere se stessi?
Se scrivi musica per il gusto di farlo, l’unica scelta che ti resta in mano è quella di farla per te stesso. Se scrivi per qualche altro scopo hai fallito in partenza.
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