Pianista, compositore: parliamo di Tiziano Albanese. E poi parliamo della dedizione con cui ci ha restituito la figura dell’uomo Francesco d’Assisi più che del Santo. E ascoltiamo questo lungo percorso che culmina, manco a dirlo, con il “Cantico delle Creature”. Ma prima, questo disco ci regala inediti di suo pugno, orchestrazioni, astrazioni di piano solo, un linguaggio che non confina questo lavoro in un ambito di puristi e di sacralità. Il disco si intitola “Francesco, storia di un uomo” e Tiziano Albanese promette di mostrarcelo e noi in religioso silenzio ci mettiamo in ascolto. Diamo una sterzata al classico concetto di musica di consumo e torniamo a restituire – appunto – sacralità all’oggetto e alle sue forme. L’intervista per MondoSpettacolo:
San Francesco d’Assisi come uomo prima di tutto. Da dove nasce il bisogno di questo racconto in musica?
Nasce dall’esigenza di portare all’ascoltatore una visione nuova di questo personaggio storico.
Il lato umano di Francesco è spesso scartato nell’immaginario comune, oscurato dalla figura del Santo.
Che storia è stata quella di San Francesco?
Una storia di coraggio. Ponendoci per un attimo al suo stesso livello umano, in pochi avremmo avuto la sua stessa forza, passione e determinazione.
Il suo biografo lo definisce “Santo tra i Santi, ma tra i peccatori uno di loro”.
Un disco assai intenso, grande, maestoso in molti tratti. Come si relazione all’umiltà di voti e alla dedizione ad un certo esistenzialismo di San Francesco?
La musica dell’intero disco è apparentemente semplice, “umile” se vogliamo, ma non per questo scontata, cerca di trasmettere il “progetto di vita” di Francesco, ma allo stesso tempo cerca di essere diretta, la trama del pianoforte è l’imitazione dell’unica arma di Francesco: la parola.
L’artista Tiziano Albanese quanto si è dovuto avvicinare all’uomo San Francesco per la composizione?
Ho cercato d’immaginare l’uomo Francesco ai giorni nostri. Se fosse stato un musicista? Oggi avrebbe usato un linguaggio alla portata di tutti, usando vari generi per non escludere nessuno.
Ecco perché ho scelto la strada di far suonare a un’orchestra classica strutture e atteggiamenti della musica attuale e del jazz.
In ultimo: quante altre arti figurative assoceresti al suono di questo disco?
In diversi allestimenti abbiamo inserito la Sand-art, ma sarei affascinato dall’idea di avere un pittore sul palco che dipinga dal vivo.
Nel video del brano “La Malattia” invece abbiamo associato la danza aerea ed è stato un esperimento molto interessante.
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