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Lake Bodom: il finlandese Taneli Mustonen rinverdisce intelligentemente un genere da troppo tempo ripetitivo e stantio

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Sebbene si sia scritto non molto su questo sanguinolento film, si è detto comunque abbastanza. L’accoglienza è stata positiva, laddove si è generalmente apprezzata la buona fattura e la parziale rivisitazione di un genere che necessitava da tempo di una riformulazione considerevole dell’iconografia, la quale, in particolare negli ultimi anni, è stata contraddistinta da messe in scene molto simili tra di loro, ripetitive e stantie. La premessa dell’intera operazione, un fatto di cronaca nera verificatosi in Finlandia nel 1960, presso il lago Bodom che dà il nome al film (in cui furono uccisi due ragazzi e un ragazzo che si erano recati lì per passare un week end), costituisce un’interessante variante, laddove i protagonisti tornano ai giorni nostri nel funesto luogo per poter ricostruire, cercando di rivivere quanto accaduto, l’orrendo evento verificatosi tanti anni prima. Quindi non si assiste solo alla prevedibile rievocazione di ciò che avrebbe comunque fornito un adeguato materiale per la realizzazione di un film, ma, soprattutto, si è spettatori di un ‘ritornare’ che, in un certo senso, riattualizza, rende visibile, fa ri-manifestare un fenomeno da tempo archiviato nella rimessa della storia. Il fatto, poi, che venga subito segnalato che l’ipotesi messa in scena non sia il frutto dell’immaginazione degli autori, bensì il prodotto delle attività investigative dell’epoca, fornisce un’ulteriore aura di inquietudine, la quale avvolge l’intero svilupparsi della vicenda.

Taneli Mustonen, giovane regista finlandese (1978), con il suo terzo lungometraggio, di cui ha anche scritto la sceneggiatura, realizza un raddoppiamento della rappresentazione, che però, è bene precisarlo, non produce una surcodificazione che imbolsisce la narrazione: passato e presente si sovrappongono, giustapponendosi e confondendosi in un’indiscernibilità che spariglia le carte in tavole, privando di riferimenti cronologici certi, e provocando, dunque, un disorientamento che obbliga a riposizionare lo sguardo, a compiere una torsione attraverso cui far penetrare, l’una nell’altra, le due estasi temporali. Mentre si assiste all’evoluzione della storia, contemporaneamente rivive, in forma spettrale, fantasmatica, l’evento sulle cui tracce si sono messi ostinatamente i protagonisti.

Mustonen non si accontenta, e aggiunge un altro tassello, grazie cui riesce ad articolare una non banale riflessione sulla consistenza ontologica delle immagini. Il ‘dire l’immagine’ – Nora (Mimosa Willamo), attratta da Ida (Nelly Hirst-Gee), mette in giro la voce dell’esistenza di alcune foto scabrose dell’amica, che nel frattempo si era invaghita di Elias (Mikael Gabriel) – equivale all’immagine stessa: tutti coloro che sono stati raggiunti dalla falsa e fuorviante notizia, strumentalmente messa in circolo da Nora, hanno prodotto ciò che nella realtà non esiste. Una credenza, insomma, che prende drammaticamente corpo, funestando irrimediabilmente l’esistenza di Ida, la quale, per tale motivo, è costretta a scontare, a causa di una famiglia rigida, una reclusione lunga sei mesi. Lo spettro diviene realtà, ne ha la stessa consistenza, dimostrando quanto sia la comunità, nella sua intersoggetività costituente, a produrre le visioni di cui ci si crede, illusoriamente, destinatari.

Infine, un epilogo, che chiaramente non sveliamo, il quale se da un lato costituisce quell’imprevisto che impedisce di cadere del déjà-vu, dall’altro appare posticcio, un po’ appiccicato, con il deliberato intento di sorprendere a tutti i costi. Cionostante, Lake Bodom tiene, consentendo una piacevole fruizione anche a coloro che non sono patiti del genere, proprio in virtù delle particolari caratteristiche che lo contraddistinguono. Una visione, dunque, che vi consigliamo, ancora una volta resa possibile da Midnight Factory, la preziosa collana horror di Koch Media, la quale dimostra, anche in questa occasione, una capacità non comune di selezionare materiale davvero degno di essere riproposto all’attenzione del pubblico.

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