Ormai divenuto icona di un certo star system hollywoodiano nato tra le glorie del caro tubo catodico anni Ottanta, David Hasselhoff è oggi un personaggio ritenuto a tutto tondo” cult”, grazie ai suoi fasti trentennali cominciati con la serie tv Supercar e proseguiti tramite Baywatch; senza escludere una parentesi musicale (alcuni album da cantante) e una nel cinecomic (è stato il protagonista del televisivo Nick Fury).
In ultimo, la sua attuale situazione cinematografica, che lo vede al cospetto di opere sia di serie A (Guardiani della Galassia – Vol. 2, Il film su Baywatch) che B (Piranha 3DD, Sharknado 3 e 4).
E ora si ritrova anche ad interpretare se stesso in un pellicola comica, tutta incentrata sulla sua intramontabile immagine stracult, annunciata già dall’ironico titolo: Killing Hasselhoff.
Ne è protagonista quel Ken Jeong conosciuto ai più per la sua partecipazione alla trilogia Una notte da leoni, dove vestiva i (pochi) panni di Mr. Chow; mentre al timone di regia abbiamo Darren Grant, che si è ritagliato la sua piccola fetta di notorietà dirigendo la commedia di successo Amori e sparatorie, primo lungometraggio dedicato al personaggio afroamericano Madea, interpretato dal comico di colore Tyler Perry.
Il plot riguarda uno strano gioco che si svolge nei sottoboschi delle colline hollywoodiane e che consiste nello scommettere sulla morte di una notorietà in fase calante, cercando di azzeccare la puntata per vincere un mucchio di soldi.
Il montepremi è molto ricco e chiunque sarebbe disposto a fare l’impossibile per poterne entrare in possesso. Uno di questi è lo squattrinato Chris (Jeong), tizio indebitato con un usuraio che, pur di chiudere ogni conto, sarebbe capace di tutto. Anche ammazzare David Hasselhoff, perché è su di lui che Chris ha scommesso, ed eliminarlo potrebbe risolvere ogni suo problema. Ma l’impresa si rivela molto più ardua del pensabile.
Nel corso di una irriverente, sboccata e provocatoria commedia a stelle e strisce che è un compendio di graffiante ironia e battute al fulmicotone, ricca di ogni possibile elemento che possa gonfiare il suo assurdo humour.
Poi c’è lui, Hasselhoff, denominato continuamente The Hoff (nomignolo che utilizza anche nella realtà), il quale gioca e si diverte a smitizzare la sua immagine (si aggira con la Supercar, si veste da Baywatch e viene considerato il miglior Nick Fury di sempre), concedendosi parentesi arroganti e narcisiste come un qualsiasi fan (e non) si aspetterebbe in questo divertente caso.
È su questo aspetto che il regista si concentra, aumentando sempre più il livello di demenzialità e rendendo Killing Hasselhoff qualcosa di travolgente, a cui nessuno può resistere senza lasciarsi andare in una sana risata.
Fondamentale l’apporto di Jeong, attore asiatico ormai ben rodato per la comicità americana, sempre pronto ad improvvisazioni varie quando si tratta di creare il giusto effetto ironico; all’interno di un cast comprendente il comico Jon Lovitz e le comparsate di Michael Winslow (il rumorista della serie Scuola di polizia) e di Gena Lee Nolin (era nel già citato telefilm Baywatch).
Inedito cinematografico, con tre minuti di scene eliminate nella sezione extra lo rende disponibile su supporto dvd italiano la major Universal.
Mirko Lomuscio
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