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Il Criticone n.8 – Il nuovo 007 “Spectre” e le combattive lesbiche di “Freeheld”

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Spectre e Freeheld

 

Ancora una puntata de “Il Criticone“. Oggi parliamo dell’attesissimo nuovo film di 007 “Spectre” e di “Freeheld“, entrambi già visti alla Festa del Cinema di Roma.

 

SPECTRE

Città del Messico, Giorno dei Morti. In mezzo a migliaia di persone festanti, fra travestimenti da scheletri e carri allegorici, l’agente James Bond (Daniel Craig) in missione non autorizzata, riesce a scovare il boss Marco Sciarra (Alessandro Cremona), un italiano che fa parte della temibile organizzazione “Spectre“. Ingaggia con lui un lungo e distruttivo inseguimento per le strade affollate, che termina con uno spettacolare combattimento sull’elicottero (una sequenza davvero cazzutissima!) col quale Sciarra tenta la fuga e dal quale cade nel vuoto. Tornato a Londra, Bond viene redarguito dal nuovo capo del Centro per la sicurezza nazionale Max Denbigh (Andrew Scott), il quale è intenzionato a sopprimere la sezione MI6, che fa capo a “M” (Ralph Fiennes) e che gli fa iniettare da “Q” (Ben Whishaw) un “GPS molecolare” nel sangue, così da poterlo monitorare ovunque.

Bond vola a Roma per salvare la vedova Sciarra (Monica Bellucci) dai sicari della Spectre e riesce anche ad infiltrarsi nella riunione dell’organizzazione criminale, che fa capo a Franz Oberhauser (Christoph Waltz). Viene però scoperto e ingaggia un adrenalinico inseguimento in auto per le strade di Roma con Hinx (Dave Bautista), l’energumeno che ha preso il posto del defunto Sciarra, uno che se lo incontri di notte ti fa veramente ma veramente paura! Aiutato segretamente da “Q” e Moneypenny (Naomie Harris), Bond arriva poi in Austria per trovare Madeleine Swann (Léa Seydoux), la figlia del suo vecchio nemico Mr. White (Jesper Christensen), la quale può essere decisiva per aiutarlo a capire le dinamiche della Spectre e che lo porterà a scoprire un incredibile e (forse troppo) sconvolgente segreto legato al suo passato.

Dopo il successo mondiale di “Skyfall“, Sam Mendes dirige il suo secondo film della saga, con Daniel Craig alla quarta (e presumibilmente ultima) interpretazione dell’agente segreto di Sua Maestà. La stampa britannica lo ha definito “il miglior Bond di sempre“, ma in realtà non è tutto oro quello che luccica. Per carità, ci sono cose ottime, come l’esplosivo prologo in Messico (assolutamente strepitoso, ed il più costoso della storia degli 007) e il piano-sequenza che apre il film, e poi l’inseguimento a Roma sul Lungotevere (e anche sotto, con finale a bagnomaria!). Non mancano ironia, belle donne, inseguimenti mozzafiato, distruzioni di auto di lusso, suggestive location in giro per il mondo, cattivi tostissimi.. Insomma, il mix è lo stesso di sempre e sicuramente il pubblico gradirà molto e gli incassi sono strepitosi. Resta però l’impressione che si potesse fare di più, visti i buchi di sceneggiatura e i conti che non tornano del tutto, anche riguardo lo sconvolgente “segreto” gelosamente custodito (tanto che è stato espressamente chiesto ai giornalisti di non spoilerarlo), che appare onestamente molto poco verosimile e forzato, della serie “che ci possiamo inventare per sconvolgere i fan di 007?“. Quindi focalizzatevi sul puro intrattenimento senza troppi pensieri, quello sicuramente non vi deluderà.

Riguardo gli attori, a parte l’algido Bond di Craig (che non mi ha mai fatto impazzire), direi che Christoph Waltz poteva essere sfruttato meglio, mentre gli altri sostanzialmente se la cavano. Discorso a parte per Monica Bellucci che, strombazzata e pompata per mesi dai media italiani, si vede in realtà solo in due scene due (e neanche memorabili, così come il suo inglese..), con le italiane Bianchi, Paluzzi, Cucinotta e Murino che hanno fatto decisamente di più (e meglio) nei precedenti film della saga. Completano il cast Rory Kinnear, un cameo della defunta Judy Dench e di vari attori italiani, Francesco Arca, Peppe Lanzetta e Antonio Salines. Stupende invece le musiche di Thomas Newman, con una coinvolgente partitura che strizza l’occhio al sound dell’epoca d’oro degli 007, mentre sugli immancabili titoli di testa c’è il bel brano “Writing’s on the wall” di Sam Smith che, anche se non raggiungerà il successo mondiale della “Skyfall” di Adele, resta comunque molto godibile (e che è stato preferito a “24” di La(g)na Del Rey che, pur scartata, l’ha presa bene e l’ha inserita comunque sul suo ultimo disco). Infine una nota di colore: nonostante il cognome del personaggio della Bellucci sia “Sciarra”, in inglese tutti gli attori lo pronunciano maldestramente “Schiara”, compresa lei e anche il prete romano che celebra il funerale in italiano. Che senso ha? Misteri della fede.

VOTO: 6.5

 

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FREEHELD

Laurel Hester (Julianne Moore) è una detective lesbica del New Jersey che lavorando in un ambiente gretto e poco incline alle diversità non può dichiarare la propria omosessualità. Giocando a pallavolo nel tempo libero conosce Stacie Andree (Ellen Page), molto più giovane di lei e bravissima come meccanico, e tra le due c’è subito un gran feeling. Laurel sogna la promozione a “tenente”, ma entrambe desiderano soprattutto un amore, una casa ed un cane. Da lì il passo è breve e in poco tempo riescono ad acquistare una bella casa che ristrutturano insieme. Si registrano anche come “coppia di fatto” e Laurel decide finalmente di uscire allo scoperto con il collega/partner Dane Wells (Michael Shannon), che da sempre ha una cotta per lei.

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Laurel Hester (Julianne Moore) e Stacie Andree (Ellen Page)

Purtroppo un tragico destino la aspetta: scopre di avere un tumore in stadio avanzato e, con un mutuo da pagare ancora a lungo, si preoccupa di poter lasciare i suoi beni e la sua pensione a Stacie. Ma quei simpaticoni della corte della contea di Ocean Country (un gruppo di vecchi bacchettoni cristiani), che lei ha servito per ben 23 anni, rigettano la sua richiesta e da quel momento inizia una lunga battaglia per il riconoscimento della reversibilità della pensione anche alle coppie omosessuali. Mentre la malattia avanza, Laurel avrà al suo fianco anche un gruppo di attivisti con a capo l’esuberante gay ebreo (!) Steven Goldstein (Steve Carell), ma non i poliziotti, restii a schierarsi con la collega.

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Stacie in tribunale e dietro di lei Steven Goldstein (Steve Carell)

Tratto da una storia vera e già soggetto di un documentario premio Oscar, il film di Peter Sollett è un buon dramma, capace di commuovere per l’inarrestabile malattia (e relativo degrado fisico) della protagonista, di irritare per la grettezza dei consiglieri della contea e dei poliziotti colleghi di Laurel, ma anche di avere la sua (per certi versi inaspettata) parte comica, proprio nel momento della malattia, grazie ad uno straripante Steve Carell e al suo gruppo di strampalati attivisti. Scritto da Ron Nyswaner, già sceneggiatore di “Philadelphia“, il film ricorda molto quello di Jonathan Demme, ma pur mantenendo un impianto abbastanza convenzionale e lineare (come tanti film dello stesso genere), riesce ugualmente a piacere. A volte per raccontare una storia non serve una sceneggiatura complicata o chissà quali invenzioni narrative, ma bastano le cose semplici. Nyswaner ha dichiarato: “Le tematiche trattate in ‘Freeheld’ sono universali. Tutti noi desideriamo essere trattati con rispetto, tutti vogliamo riconosciuto il diritto di amare la persona che abbiamo scelto di amare e tutti abbiamo bisogno che la nostra comunità riconosca il valore del nostro lavoro e delle nostre relazioni. Questo è ciò per cui Laurel e Stacie hanno combattuto”. Infine un plauso alle due attrici: la sempre convincente Julianne Moore, che ogni anno si ammala sullo schermo di una cosa nuova (vedi l’Alzheimer di “Still Alice“), tanto da chiedersi se l’anno prossimo sarà affetta da AIDS o da SLA (!), e la minuta Ellen Page, omosessuale anche nella vita reale, misurata quanto basta nella sua interpretazione della riservata Stacie.

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Le due protagoniste spensierate prima della malattia di Laurel

VOTO: 7


 

Nella prossima puntata de “Il Criticone” parleremo di “Io che amo solo te” e “The last witch hunter“. Stay tuned!

 

Ivan Zingariello

 

Spectre e Freeheld

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