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Recensione: Natale da chef, la commedia cul…in…aria!

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Se escludiamo il lungometraggio ad episodi Ma tu di che segno 6?, lanciato nelle sale ad inizio Dicembre 2014, Natale da chef rappresenta il primo cinepanettone con cui il regista fiorentino Neri Parenti e il comico milanese Massimo Boldi tornano a lavorare insieme, dodici anni dopo l’uscita del secondo dalle produzioni Filmauro avvenuta in seguito alla distribuzione di Natale a Miami, del 2005.

Comico milanese che veste in questo caso i panni dello chef Gualtiero Saporito, il quale, convinto di essere grande nel suo mestiere nonostante la propensione a ricorrere ad arditi mix di ingredienti, finisce per rivelarsi inconsapevolmente la giusta persona che occorre al Furio Galli interpretato da Maurizio Casagrande.

Perché, proprietario di una famosissima ditta di catering sull’orlo della bancarotta, quest’ultimo gli offre il posto di capo cuoco nella brigata che partecipa alla gara d’appalto indetta per cucinare al prossimo G7, ma con una precisa, losca intenzione: lasciar vincere ad insaputa di Saporito il proprio avversario, il quale gli ha promesso in cambio una cospicua somma di denaro.

Una brigata di cui entrano a far parte anche l’aiuto cuoco Tony Cacace incarnato da Biagio Izzo, che non sente i sapori, il sommelier astemio Filippo Tosti alias Dario Bandiera, che si ritrova a corteggiare l’anziana vedova Lina Renghi, dalle fattezze della fantozziana Milena Vukotic, e la pasticcera Perla alla quale concede anima e, soprattutto, corpo Rocío Muñoz Morales, impegnata più ad uscire dalle torte durante le feste di addio al celibato che a prepararle, ad insaputa del marito Becco Felice (!!!).

Marito in possesso dei connotati di un Paolo Conticini caratterizzato da grottescamente sporgenti incisivi, il quale, insieme alla Barbara Foria di Fausto e Furio e alla ex Miss Italia Francesca Chillemi, va ulteriormente ad arricchire lo stuolo di volti noti della commedia tricolore posti al servizio di oltre un’ora e mezza di visione la cui lunga situazione di apertura, tra presenza del critico culinario Gianfranco Vissani e un water assurdamente trasformabile, spinge a pensare al peggio per il resto dell’operazione.

Operazione che, fortunatamente, già mostra un miglioramento con l’entrata in scena del citato Casagrande affiancato da Massimo De Lorenzo (che scompare curiosamente dopo pochi minuti), portatori di una napoletanità da ridere dalle antiche radici; prima ancora che l’immancabile Enzo Salvi, calato nella divisa del tenente dei carabinieri Mario Linatucci, provveda a fornire buona parte delle battute divertenti (una delle migliori è quella sul permesso ai Beni culturali).

Oltre alle sue consuete gag dal sapore trash, tutt’altro che fuori luogo nel contesto in questione; man mano che, tra equivoci, doppi sensi, una maialina in agguato e più di una frecciatina verbale rivolta al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, Parenti sfodera tutto il peggio e il meglio della sua filmografia.

Infatti, non mancano escrementi ovini disgustosamente scambiati per olive snocciolate, ma neppure una parte conclusiva in stile fratelli Zucker e Jim Abrahams (gli artefici di Una pallottola spuntata, per intenderci) e il suo consueto ritmo da dispensatore di risate in fotogrammi.

Tanto che, seppur altalenante e non pienamente riuscito, il tutto appare decisamente più godibile e spassoso rispetto a recenti titoli boldiani quali La coppia dei campioni di Giulio Base e Un Natale al sud di Federico Marsicano.

Francesco Lomuscio

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