Il primo pensiero che assale dopo aver visto il discreto Visions è il sostanzioso debito che il film di Kevin Greutert ha nei confronti di uno dei capolavori indiscussi del maestro Lucio Fulci, Sette note in nero.
Sebbene trattato e sviluppato in maniera assai diversa, l’asse narrativo è davvero simile a quello della pellicola del regista romano, laddove la sceneggiatura scritta, oltre che dallo stesso Fulci, da Roberto Gianviti e Dardano Sacchetti (al soggetto collaborò anche Vieri Razzini, autore del romanzo Terapia mortale), dava anch’essa corpo a un trattamento temporale atipico, in cui si assisteva a un’improvvisa inversione di marcia che provocava un brusco, ma benvenuto, rovesciamento del senso generale della messa in scena e, quindi, anche la necessità da parte dello spettatore di rielaborare completamente (in corsa) la percezione della consequenzialità dei fatti visti sfilare sullo schermo. Quella che di primo acchito si presenta, in entrambi i film, come la capacità di riuscire a “vedere” i personaggi coinvolti in terribili episodi del passato successivamente si rivela la dote divinatoria di prevedere gli eventi (sempre funesti) del futuro.
Insomma, lo diciamo ridendo, ci sarebbero quasi le condizioni per cui gli autori del precedente film intentino una denuncia per plagio alla recente pellicola statunitense. Iperboli scherzose a parte, era però doveroso segnalare una somiglianza fortissima, di cui il regista americano non ha comunque abusato, realizzando un lungometraggio molto curato nella forma, nello sviluppo costante della tensione, il tutto all’interno di una buona confezione che rende l’insieme gradevole, in grado cioé di provocare quello spavento che dovrebbe essere lo scopo di ogni film dell’orrore.
Lasciandosi la frenetica esistenza di città alle spalle, Julia (la discreta e non poco attraente Isla Fisher) – che aspetta un figlio – va a vivere con il marito David (il forse troppo bello, per essere totalmente credibile nel suo ruolo, Anson Mount) nella loro nuova casa in campagna, dove ben presto si vede tormentata da strani rumori e da visioni di una sinistra figura incappucciata. A parte Julia, nessun altro vede o sente nulla, tanto che in David cresce la preoccupazione per l’equilibrio psichico della moglie. Nel disperato tentativo di provare la sua sanità mentale, Julia contatta una medium dalla quale apprende la tormentata storia della casa in cui vive. Mettendo insieme i pezzi del passato per evitare che un futuro orrore si verifichi, Julia scoprirà una cospirazione oscura che minerà la sua vita e quella del suo bambino non ancora nato.
Gli sceneggiatori di Visions, L.D Goffigan e Lucas Sussman, con abilità hanno costruito un horror da camera, nel senso che la maggior parte dell’azione si svolge all’interno degli spazi abbastanza ristretti della dimora dei due protagonisti, senza avvertire il bisogno, quindi, di ricorrere a chissà quale escamotage digitale per sortire l’effetto orrore: la presenza fantasmatica, spettrale, del passato (presunto, ma in effetti futuro) è più che sufficiente a creare una robusta inquietudine dello spettatore, il quale vive con la perenne angoscia di trovarsi, repentinamente, di fronte a qualche terrificante apparizione, e tale dispositivo è sufficiente a sostenere l’intera impalcatura di un film che funziona egregiamente per tutta la sua agile durata (78 minuti).
Midnight Factory, la preziosa collana horror di Koch Media, dimostra ancora una volta di saper ben selezionare tutti quei film di genere horror ingiustamente (o solo, più probabilmente, per limiti fisiologici di capacità distributiva del nostro circuito cinematografico) mai giunti nelle nostre sale. Allora non indugiate, acquistate il film, sistematevi sul più confortevole dei vostri divani, e, chiaramente, spalancate le porte alla paura, che, senza dubbio, non tarderà ad assalirvi.
Disponibile in dvd e blu-ray (Limited Edition dvd+Booklet), in formato 2.35:1 con audio in italiano e in inglese (Dolby Digital 5.1), provvisto di sottotitoli opzionabili. Nei contenuti extra il trailer.
Luca Biscontini
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