Sono ormai trascorsi tre anni dall’ultima edizione dell’Italian Horror Fest Città di Nettuno, un sogno (in parte realizzato) che aveva l’ambizione di diventare un punto di riferimento a livello internazionale e non solo per gli appassionati del genere. Insieme all’ex sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta, che ancora oggi voglio ringraziare pubblicamente per avermi creduto e sostenuto in questo progetto, avevamo la sana ambizione di trasformare la cittadina di Nettuno nella Cannes del cinema horror e fantastico con un festival elegante e di qualità ma, soprattutto, aperto al pubblico di tutte le età in modo libero e totalmente accessibile, senza nessun costo per il biglietto d’ingresso e senza l’arroganza di un evento esclusivo riservato a pochi. Avevamo la visione di un progetto culturale a lungo termine, che avrebbe portato ulteriore risalto e vantaggi alla stagione turistica, coinvolgendo le attività ricettive e di servizi presenti sul territorio. Per tre anni di seguito tutto questo è accaduto e il nome della città di Nettuno ha valicato i confini patri, finendo sulle pagine di riviste e testate giornalistiche prestigiose in tutto il mondo, grazie alla partecipazione di grandi ospiti di fama internazionale, oltre che dei maestri italiani che con la loro cinematografia hanno influenzato intere generazioni di cineasti e che ancora oggi vengono celebrati e omaggiati per la loro arte. Un’arte, quella dell’horror, che qui in Italia è sempre stata vista come qualcosa di negativo e immorale, additata da un falso perbenismo, senza mai sforzarsi di approfondirne il vero contenuto e leggere tra le righe il messaggio sociale e culturale che la maggior parte di queste opere vuole, in realtà, esprimere e che troppe volte si è trovata a dover fare i conti con una censura bigotta e ipocrita. L’Italian Horror Fest, invece, aveva come sua prerogativa e missione proprio quella di svecchiare questi preconcetti con l’intento di non celebrare la violenza, il sangue e l’orrore ma far comprenderne la sua natura più artistica e sensibile, avvicinando il pubblico ai maestri di questo genere e creare un punto d’incontro con i nuovi talenti, al fine di proseguire la nostra tradizione cinematografica che ha fatto scuola nel mondo. Ma c’era di più: c’era anche la volontà di lanciare un messaggio sociale, proprio per la sua natura popolare, con campagne di sensibilizzazione che in tutte le edizioni hanno toccato temi importanti, come il bere responsabilmente quando si è alla guida, temi delicati come il femminicidio e temi di coscienza civica come il rispetto dell’ambiente.
Avevamo il sogno di abbracciare tutte le forme d’arte, non solo il cinema, facendo vivere alla città di Nettuno una settimana di incontri con registi, attori, scrittori, musicisti, oltre a coinvolgere la comunità dei cosplay e l’invenzione delle horrorine, belle ragazze “imbruttite” dai maghi degli effetti speciali, che rallegravano tutti con la loro presenza creando un’atmosfera unica e di vera e propria festa collettiva. Chi c’è stato sa di cosa sto parlando e sa cos’è stato questo evento che, purtroppo, nel 2015 ha subito un arresto improvviso con le dimissioni del sindaco e di conseguenza (e per solidarietà) anche le mie in qualità di direttore artistico. In questi tre anni di silenzio ho cercato in tutti i modi di far ripartire il festival, proponendo il progetto anche alla nuova amministrazione grillina che si è sempre rifiutata di ricevermi nonostante le numerose richieste di appuntamento con il nuovo sindaco di Nettuno, il quale non si è mai degnato nemmeno di rispondere. Ho tentato in tutti i modi di coinvolgere sponsor e altri partner ma senza mai trovare il giusto accordo economico, con un budget congruo a sostenere un evento sempre più in crescita e che non volevo svendere per accontentarmi di farlo comunque ma sottotono; e non parlo di tornaconto economico personale, perché chi conosce le vicende interne dell’Italian Horror Fest sa anche che ci ho rimesso di mio e che, ancora oggi, c’è un contenzioso in atto dal quale ho preferito tirarmene fuori. Perché un festival, che ha l’ambizione di diventare un punto di riferimento internazionale, non può essere fatto in modo approssimativo ma necessita di un grande lavoro di preparazione, a cui bisogna dedicare molto tempo e molte energie.
Nonostante l’impegno, nonostante le centinaia di email di supporto che ho ricevuto e che ho raccolto a testimonianza di quanto affetto e voglia ci sia da parte del pubblico (non solo italiano) per il ritorno di questo evento, nonostante l’accorato appello di Lloyd Kaufman presidente della Troma Film di New York, che mi inviò in amicizia un meraviglioso video messaggio di sostegno, ho fallito la missione ma non mi dichiaro ancora sconfitto. Adesso ad Aprilia c’è qualcuno che si è appropriato in parte del nome dell’Italian Horror Fest ed ha la stessa ambizione di diventare un punto di riferimento nazionale, millantando un primato che non gli appartiene, proponendosi di diventare un festival per famiglie, lanciando iniziative a carattere sociale da bravi scolaretti, dichiarando già prima di cominciare di essere un evento unico nel suo genere. Non lo dico con livore, non ne ho bisogno perché ci sono già state tre edizioni a testimonianza di quanto affermo (anzi quattro, considerando anche la primissima edizione di Anzio nel 2010). Mi preme però precisare che non conosco gli organizzatori di questa nuova kermesse e non ci tengo nemmeno a conoscerli, vista la loro tracotante presunzione, ma so bene cosa significano le parole umiltà e rispetto che per me non sono semplici concetti ma uno stile di vita.
Voglio però che si sappia, e che ci sia la consapevolezza da parte del pubblico che si recherà ad Aprilia, che dietro quella nuova manifestazione non c’è il mio operato e che il vero e unico Italian Horror Fest non è morto ma sta solo aspettando, in attesa di trasformarsi in qualcosa di più rispetto a quello che è già stato. Avevo un sogno ma c’è l’ho ancora, con la consapevolezza di aver creato qualcosa di speciale e la forte determinazione nel proseguire un percorso già solcato.
Luigi Pastore (ideatore e direttore artistico dell’Italian Horror Fest).
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