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IO È MORTO: Intervista al regista Alberto De Venezia

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IO È MORTO

Un film di Alberto De Venezia

DAL 31 AGOSTO AL CINEMA

www.ioemortoilfilm.it

trailer film: https://youtu.be/VDo2v_Nmmek

Uscirà nelle sale cinematografiche il 31 agosto “Io è morto”, l’opera prima del regista e produttore Alberto De Venezia presentato fuori concorso alla 71 Mostra del Cinema di Venezia e in concorso al Festival di San Paolo. Si tratta di un thriller psicologico ricco di colpi di scena dove l’immaginario si fonde con la realtà portando gli spettatori a credere e a ricredersi in un’alternanza di emozioni e di sensazioni che stuzzica la fantasia e che riporta improvvisamente all’oggettività. Tra le macchie del test di Rorschach, tradimenti, lussuria e passione si snoda una trama intensa, carica di significati profondi da interpretare grazie una serie di dettagli disseminati in tutto il film pur tenendo ben presente che non esiste una vera e propria chiave di lettura. Vita, amore e morte, questi i cardini su cui ruotano le storie e le decisioni che dovranno affrontare i due protagonisti in un turbinio di emozioni che prendono per mano gli spettatori e che li conducono in un viaggio introspettivo alla ricerca del proprio Io. Un film, interpretato da Giulia Perelli, Andrea Cocco, Marina Suma, Paola Sebastiani, Augusto Zucchi, Carlo Mucari, Valeria Nardilli, Gigi Di Schiena, Helena Grompone si avvale delle musiche composte dal maestro Louis Siciliano, già vincitore del Nastro d’argento 2005 e candidato al David di Donatello, da non perdere assolutamente e che lascerà un segno indelebile in tutti coloro che lo vorranno vedere.


Due giovani sposi, Maria e Giuseppe, hanno iniziato la loro storia su un palcoscenico, interpretando “Romeo e Giulietta”. E proprio il palco li esporrà alla vita. Tradimenti, lussuria, menzogne e dolori avvolgeranno il quotidiano di questi due personaggi che si troveranno a dover scegliere fra la vita, l’amore e la morte.

“Io è morto” è un film dove importante non è tanto la logica di una trama che va oltre le barriere del realismo, ma la trasformazione dei sentimenti e delle emozioni. Il film punta a suscitare queste emozioni proprio infrangendo le barriere e le sequenze logiche. Solo quando la storia viene liberata dal suo senso comune nasce un sentimento vivo nel suo naturale sviluppo e nelle sue trasformazioni.

Maria è pronta a recitare in teatro l’ultima replica di Romeo e Giulietta. Nella platea scorge sua madre Maddalena appena rientrata da Broadway con la sua assistente Eva. L’arrivo inaspettato della madre turba il già precario equilibrio psichico di Maria; è sempre più gelosa del rapporto che si crea tra Maddalena e Giuseppe suo marito, anche lui attore. Neanche l’aiuto della dottoressa Procula sembra migliorare la situazione di Maria. La paura del tradimento e il ricordo del padre porteranno ad un funesto finale di violenza e allucinazioni. Rapporti madre/figlia, moglie/marito, amante/amica, travolgeranno chiunque, rendendo il “viaggio” verso l’”io” un percorso tortuoso, oscuro, sensuale e senza via d’uscita.
I tanti finali del film lasciano addosso un senso di vuoto, di straniamento, di solitudine, una solitudine fedele compagna delle giornate di Maria, che la porta a rivivere ossessivamente l’evento drammatico che ha condizionato la sua vita. La protagonista, non appena trova il modo di difendersi dal passato, si trasforma in una donna crudele che cinicamente rivive e romanza il dramma della sua vita.

Nella foto: Marina Suma e Augusto Zucchi (foto di scena)

Noi di Mondospettacolo, abbiamo chiesto al regista Alberto De Venezia di parlarci del film.

Io è morto è il titolo della sua opera prima, della sua creatura. Ci può raccontare cosa l’ha spinta a realizzare un thriller introspettivo e qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Il percorso che mi ha spinto a girare Io è morto è stato quello di raccontare il passaggio da una situazione fisica, tangibile ad una situazione sentita per poi morire e giungere ad una situazione spirituale universale. Percorso reso ancora più minato dal tema della gelosia, per di più la gelosia è di una figlia nei confronti di sua madre.

A quale tipo di pubblico è destinato questo film?

Il film avendo vari piani di lettura è un film adatto a qualsiasi pubblico. Ci sarà chi si fermerà a guardare l’antagonismo amoroso  tra Maria e Maddalena  e chi riuscirà a leggere altro. Il mio modo di pensare il cinema non si ferma solo alla narrazione, come mi è stato detto il mio è un cinema dell’inconscio.

Io è morto, un titolo decisamente impegnativo. Ci può spiegare il significato e come è arrivato a fare questa scelta?

Da Socrate in poi, il “conosci te stesso”, è diventato uno dei grandi temi dell’uomo e della filosofia. Pitagora, spingeva gli uomini a realizzare sé stessi, mentre Kant, insieme a molti altri filosofi, ha espresso l’importanza di conoscere se stessi nella propria autocoscienza prima di iniziare a scoprire le verità assolute. Un concetto simile si trova anche nel monito di Sant’Agostino: “Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la verità”. Proprio nel profondo dell’Uomo risiede la Verità! Io è morto nasce da tutto questo, nasce dalla morte dell’Io con la conseguente rinascita del Sé.

Nella foto: Marina Suma

La realizzazione di questo film è stata difficile? Quali sono le difficoltà che ha incontrato?

Le difficoltà sono state il dover girare in soli 12 giorni. Il film non ha avuto, ci tengo a dire, supporti statali è stato finanziano da me e da altri investitori privati.  Anche se la difficoltà più grande è stata quella di uscire in sala. Dopo tanti chiacchieroni e tanti finti professori ho deciso di far nascere Ipnotica distribuzioni e non a caso il logo è un occhio che si apre.

Trovare degli attori che calzassero a pennello con i rispettivi ruoli è stato difficile?

Alcuni attori, come Marina Suma, Augusto Zucchi e Paola Sebastiani li avevo già pensati in fase di scrittura mentre per la protagonista ho fatto svariati provini fino alla scelta della bravissima Giulia Perelli. Sono molto contento anche della scelta che ho fatto prendendo per il ruolo di Giuseppe, protagonista maschile del film,  Andrea Cocco che era alla prima esperienza su un set.

La realizzazione del film le ha insegnato qualcosa? E se sì, cosa?

Le prime volte in generale sono traumatiche, però tutto sommato, questa mia prima volta, tornando a quanto detto ha aiutato a conoscermi meglio e spero mi aiuterà a farmi conoscere.

Mentre girava le scene ha modificato alcune parti della trama?

In genere sono uno che ascolta ed è capitato che gli attori mi proponessero dei cambiamenti che a volte ho accettato e a volte no. Ho cambiato alcuni dialoghi perché spesso ciò che è scritto in sceneggiatura non funziona poi quando si gira.

In due parole riuscirebbe a descrivere le emozioni e le sensazioni che ha provato mentre girava?

Ricordo lo “stupore” a fine giornata per aver girato 7/8 scene, e il “dolore” che veniva dal dovermi talvolta accontentare per motivi di tempo o di budget.

Cosa si sente di consigliare a un giovane che si avvicina a questo mondo.

Oltre allo studio, al talento occorre avere tanta, ma tanta sopportazione!

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Attualmente come produttore sarò impegnato con il nuovo film di Claudio Fragasso al quale ho opzionato la sceneggiatura scritta da lui e da Rossella Drudi con il contributo di Daniele Malavolta. Mentre come regista a breve uscirà “La voce del terremoto” un documentario che racconta i drammatici momenti del sisma che ha colpito Amatrice il cui incasso sarà devoluto totalmente in beneficenza.

La Redazione

Nella foto di copertina: Marina Suma e Andrea Cocco

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