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Recensione: Tito Andronico, in scena all’Argentina i disabili di D’ambrosi

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Tito Andronico al Teatro Argentina è stato lo spettacolo conclusivo del corso Universitario di “Teatro integrato dell’emozione” e ha portato in scena persone con disabilità fisica e psichica. Il Presidente del Senato Pietro Grasso ha consegnato l’attestato di partecipazione al corso.

Un Tito Andronico rivisitato ad hoc

Con lo spettacolo Tito Andronico, portato in scena il 26 e il 27 giungo presso la straordinaria cornice del Teatro Argentina in Roma, si è conclusa la seconda annualità del primo Corso Universitario di “Teatro Integrato dell’Emozione” rivolto a persone con disabilità fisica e psichica in collaborazione con l’Università di “Tor Vergata”. Il corso è stato voluto e diretto da Dario D’Ambrosi, fondatore e direttore del Teatro Patologico, bella realtà romana troppo poco conosciuta ai più. Come affermato dall’ideatore dell’iniziativa unica al mondo, di un corso di livello universitario rivolto alle diverse disabilità, la realizzazione di questo spettacolo è interamente frutto del duro lavoro intrapreso dai ragazzi che hanno preso parte al Corso Universitario e che hanno scelto di rappresentare un adattamento de La tragedia di Tito Andronico di Shakespeare per l’impronta sanguinaria di questo testo. La prima tragedia composta dal Grande Bardo, attraverso la violenza che aleggia in ogni sua scena, rispecchia le sofferenze dell’anima e il clima di perenne difficoltà politica e sociale con la quale ci confrontiamo quotidianamente. Ciò che viene maggiormente evidenziato dell’opera di Shakespeare non è il solo dramma dato dalla commistione tra la tragedia degli orrori e la tragedia della vendetta, ma l’alternarsi di vere follie e di follie simulate.

Il gran lavoro di Dario D’Ambrosi

Il metodo didattico prescelto è stato di elaborare un canovaccio ed una volta assegnate le parti si è chiesto ai ragazzi di “far parlare” e “far agire” i personaggi: è nato così un copione composto da brani originali e altri venuti fuori dall’improvvisazione. Secondo gli ideatori del corso, gli stati d’animo, i tempi e i ritmi dei grandi attori sono molto simili a quelle delle persone con patologie psichiche e questo esperimento è la conferma che per interpretare un personaggio e farlo vivere di vita propria, ciò che più conta è l’emozione da vivere e da far vivere. Lavoro lodevole dunque e ben riuscito, con una messa in scena articolata che prende le mosse dall’adattamento e regia di Dario D’Ambrosi, personaggio di grande spessore e dall’enorme forza di volontà dal cui coraggio è nata l’iniziativa che verrà esportata in Giappone ed anche alle Nazioni Unite, come emblema dell’avanguardia di cui gode in Italia il mondo della disabilità. Assistente alla regia Samantha Biferale. Le musiche originali sono di Francesco Santalucia e vengono eseguite dal vivo sul palco. Notevoli i costumi di Annamaria Porcelli e Sergio Maria Minelli, che però in qualche momento sembrano impacciare i movimenti degli attori. Belle le coreografie di Claudia Vegliante.

foto TITO ANDRONICO

Teatro e disabilità

Dario D’ambrosi porta al Teatro Argentina tanta gente che non c’era mai stata, tra il pubblico e soprattutto sul palcoscenico. Prima dell’inizio dello spettacolo si sentono persone che commentano stupite la magnificenza della grande sala, ricordando di esserci forse stati una volta, felici di ritornarci adesso grazie ad un loro parente o amico che prende parte allo spettacolo. L’emozione del pubblico è accresciuta dal vedere il figlio o l’amico su quel grande e prestigioso palco, dove l’attore disabile porta con assoluta naturalezza la rottura naturale della quarta parete. Alcune forme di disabilità cancellano le normali inibizioni e fanno esprimere in maniera istintiva i ragazzi sul palco, creando immediata emozione e immedesimazione. Il colpo di teatro che conclude lo spettacolo è molto diretto, il protagonista invita il pubblico a riflettere sulla paura che crea nei così detti “normali” la fragilità portata sul palco dagli attori, la loro disabilità, la loro diversità. Tutto ciò fa più effetto e mette più in difficoltà il pubblico rispetto agli ammazzamenti ed alla tragedia shakespeariana. Ma il teatro ha anche il potere, dopo avere messo lo spettatore davanti alla propria coscienza di essere più forte della bomba atomica, di cui i ragazzi sul palco simulano lo scoppio, perché non ammazza le persone ma gli fa cambiare le idee. Questo il bellissimo messaggio trasmesso anche attraverso la metafora delle scarpe di ogni personaggio: per comprendere la vita e l’esperienza di una persona e della sua diversità, bisogna mettersi nei suoi panni, indossare le sue scarpe, ripercorrere i suoi faticosi passi.

foto TITO ANDRONICO (2)

Alla fine dello spettacolo martedì 27 giugno è stato il Presidente del Senato Pietro Grasso a consegnare, con una cerimonia informale e commovente, i diplomi ai partecipanti del Corso Universitario; quale migliore riconoscimento per questi ragazzi e per Dario D’Ambrosi? Pietro Grasso ha detto ai ragazzi «noi siamo voi e voi siete noi», gli occhi di tutti erano ormai lucidi e una delle partecipanti, Marina, ha riportato la propria esperienza: «Ora, grazie al teatro, facendo una cosa che mi appassiona, trovo bello tutto il resto e finalmente dopo anni di terapie, mi piace vivere!».

Voto 8

di Bella G

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