Tutti a Genova parlavano dello “Squalo” medaglia d’oro alle Paraolimpiadi di Rio e chiedendo ad una mia amica mi disse che era il figlio di una coppia di amici storici che negli anni avevo perso di vista. Li chiamai e discretamente senza interferire mi diedero il numero di Francesco Bocciardo. Decidemmo dopo previa telefonata di incontrarci alle piscine di Albaro.
Sono le 15.30 ed è una giornata di sole, io seduta al bar lo guardo arrivare e tra mille ragazzi lo avrei riconosciuto (per metà assomiglia a Ettore e per l’altra a Isabella) e questo mi commuove un pochino. Lui serio e abituato alla disciplina mi allunga la mano e così ci presentiamo. Iniziamo la nostra intervista e ad ogni mia domanda lui è un fiume in piena, ed è così che lo voglio presentare ai lettori di Mondospettacolo.
Francesco Bocciardo nasce a (Genova il 18 marzo del 1994) ed è un nuotatore italiano.
Francesco quando hai scoperto l’acqua come tuo habitat naturale?
Non c’è una vera e propria risposta a questa domanda, in un certo senso si potrebbe dire che i miei genitori hanno fatto questa scelta per me quando avevo 4 anni e che poi io mi sia trovato molto bene in quest’ambiente tanto da farlo diventare il mio.
Quando hai compreso che la tua vita sarebbe stata legata al nuoto?
Diciamo che fin da subito ho percepito un buon feedback con l’acqua, in quanto ambiente a me estremamente appropriato in cui fin da subito sono riuscito a muovermi con facilità, a differenza della terra ferma.
Come è avvenuto il tuo debutto a livello internazionale nei campionati europei di Berlino?
Il mio debutto in nazionale con i campionati europei di Berlino è stata una grande emozione, sopratutto se si pensa alla mia giovane età 16-17 anni.
Tra il 2011 e il 2014 sei uscito dagli europei senza ottenere una medaglia, quando è avvenuto il cambiamento?
Il cambiamento è avvenuto lentamente, non immediatamente, al mio debutto in nazionale ero ancora giovane ed inesperto non mi conoscevo bene e sopratutto non conoscevo il mio potenziale, con gli anni i frutti del duro lavoro sono venuti fuori portandomi a questi risultati positivi.
E’ stata una crescita interiore, oppure un nuovo metodo di allenamento?
È stato un mix dei 2 un po’ ho imparato a conoscermi e molto è dipeso dal fatto di aver cambiato allenamento a seguito del cambio di allenatore infatti ho iniziato nel 2013 a farmi allenare dal mio attuale allenatore Luca Puce, la mia allenatrice precedente Roberta Turini ha capito che solo lasciandomi andare io potessi migliorare.
La prima medaglia d’oro vinta ai mondiali di’ Glasgow nei 400 metri a stile libero come sei riuscito a conquistarla?
La medaglia d’oro ai mondiali di Glasgow è stata una medaglia molto emozionante, intanto perché è stata la prima e poi perché combattuta fino alla fine, è stato il frutto di anni di sacrifici.
Il 2016 per te è stata un’annata Doc vincendo due medaglie d’oro e una di bronzo, qual’è stata la spinta oltre al l’emozione che avrai provato nel raggiungere questo traguardo?
La spinta principale che mi ha portato a questo traguardo è stata la mia famiglia e la mia squadra i “nuotatori genovesi”, che mi sono stati sempre accanto anche nei momenti più difficile di questi anni, l’emozione che ho provato poi è stata qualcosa di indescrivibile, un’emozione unica che mi ha travolto, come un bel sogno dal quale non vorresti svegliarti.
Puoi raccontarci la giornata tipo?
La mia giornata tipica inizia alle 6.30-7.00 di mattina, a volte anche alle 5.30-6.00, quando mi alleno di mattina prima del lavoro, esco dallo studio di consulenti del lavoro verso le 12.30-13.30, dipende dai giorni, arrivato a casa mangio e prima che me ne renda conto sono già le 17.00, vado ad allenarmi, torno a casa per le 20.30-40, mangio, studio e si va subito a dormire.
Qualche consiglio per aiutare i giovani nel credere nei loro sogni e poterli realizzare?
Il mio consiglio per i giovani è probabilmente quello di sempre, inseguite sempre i vostri sogni per quanto possano sembrare irraggiungibili con impegno e costanza, nulla si guadagna facilmente, ma proprio per questo una volta raggiunto il traguardo per quanto sia stato difficile ne sarete soddisfatti, anche se non raggiungerete completamente i vostri traguardi vi sarete dati il massimo e con dedizione.
Un obbiettivo che vuoi raggiungere?
Il mio personale obbiettivo è quello di continuare ad allenarmi e a migliorare, perché anche quando sembra che non ci siano più sfide in vista (ad esempio: rivali da battere) ci siamo sempre noi con i nostri limiti da superare.
E per finire un tuo sogno o desiderio, che non sia necessariamente legato al nuoto da portare in una piccola valigia?
Diciamo che ho diversi sogni il primo è quello di poter trovare un lavoro stabile che mi permetta di essere completamente autonomo economicamente, per potermene andare di casa.
L’altro mio sogno è invece quello di cercare di avvicinare ,principalmente ma non solo, giovani alla pratica dello sport, perché si sa lo sport è una cosa sana che fa bene a tutti ed a tutte le età.
Corinna Ivaldi
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