Scapezzo è lo spettacolo di Nicola Vicidomini che imperversa con i suoi personaggi dissacranti ed estremi, con la complicità di Italo Vegliante e Sarò Zero, diretto da M Deborah Farina.
Scapezzo, riesce a essere pazzesco?
In Scapezzo, Nicola Vicidomini travolge il pubblico con una carrellata di identità che sono una proiezione ed una frammentazione di sé, della sua irrequietezza e della sua rabbia di esprimersi. Al suo fianco appaiono due figure, volutamente tenute a complemento: Italo Vegliante, fantasista sui generis che suona con maestria la sua chitarra ed emette suoni stravaganti e a tratti esilaranti e Sarò Zero, performer che appare fugacemente nei panni di un pescatore anni ’30, di una valletta ingombrante e di una procace amante. La regia è di M Deborah Farina che dirige una show che vorrebbe risultare pazzesco – il titolo Scapezzo è l’anagramma della parola – ma non raggiunge che parzialmente l’intento. La scenografia crea grandi aspettative, con una mucca a grandezza naturale appesa a mezz’aria e con tinozze piene di pezzi di legno, che rimangono però inutilizzate e non acquistano significato. Solo le buste di plastica annodate su delle corde tese in verticale rimandano alle buste che porta con sé “lo zincaro”, storico personaggio di Vicidomini.
Percorso tortuoso tra personaggi estremi
Lo spettacolo si snoda in un percorso volutamente poco chiaro e smaccatamente provocatorio, con scarsa genuinità. Vicidomini sceglie un linguaggio di rottura a tratti surreale, sporcato da una cadenza dialettale poco comprensibile e da volgarità con cui ricerca troppo spesso la facile risata. Alcune trovate sono interessanti, ma sono nascoste tra urla sgangherate e ripetuti tentativi d’imitazione del modello rezziano. Divertente l’idea di creare un manuale unico del perfetto gentiluomo, chirurgo, cacciatore, pittore, romanista, prefetto, di cui recita alcuni stralci. Azzeccato anche se non innovativo il tormentone di “Armando Giorg” personaggio immaginario che unisce il popolo di chi protesta. Buffo un cristo posticcio che si auto-fustiga con una buccia di banana, che risulta dissacrante con disinvoltura.
Provocazione che non stupisce
Abbiamo capito l’intento provocatorio, ma da un lato i temi trattati (che sono per lo più propri degli anni ottanta: il fotoromanzo, l’invasione delle donne polacche, etc..) sono un po’ superati, dall’altro lo scheletro dello spettacolo ricalcato da quelli di Antonio Rezza, non catturano l’interesse ma inducono a cercare le similitudini, senza permettere di cogliere l’anima di questo performer. Vicidomini non è peraltro privo di contraddizioni, dichiara di odiare il pubblico che guarda la televisione, arrivando ad insultare una persona che dalla platea osa criticare la sua “poetica”, ma anche lui ha cercato il suo momento di notorietà sulla ribalta di Colorado, trasmissione di Italia 1, mostrando una dose di sana incoerenza, che bilancia la sua ostentata e un po’ costruita pazzia.
Scapezzo, uno spettacolo che vuole stupire, dopo il Douze e le tante date in giro per l’Italia è tornato in scena a Roma al Teatro Vascello dal 19 al 21 maggio. Per tutte le future date potete seguire la Pagina Ufficiale Facebook di Nicola Vicidomini.
Bella G
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