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Recensione: Tredici, la ragazza morta e i suoi assassini

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Tredici motivi. Sette cassette destinate ai colpevoli del suicidio di Hanna Baker ed un ricatto per ascoltarle tutte. Clay dovrà scoprire a sue spese il motivo della morte della sua amica nella nuova serie targata Netflix, Tredici.

Ciao, mi chiamo Hanna Baker!

Tredici inizia con Hannah Baker (Katherine Langford), una ragazza, una qualunque, una non tanto diversa da quelle che potreste incontrare tra i corridoi di una scuola o che avete avuto come compagna di classe. Una persona di cui non conoscete sostanzialmente nulla, di cui non comprendete l’emotività e che da un giorno all’altro potrebbe uccidersi per il troppo dolore e potrebbe farlo a causa vostra. Protagonisti delle nostre vite, pensiamo sempre di comportarci bene e di essere nel giusto e non diamo mai troppa importanza a quello che diciamo o facciamo,  tranne quando giunge il momento di piangere. Tredici è un campanello d’allarme, una sveglia che tutti dovrebbero ascoltare o in questo caso vedere, per rendersi conto della situazione attuale nelle scuole e della vita di tutti i giorni. In primis la visione toccherebbe ai genitori, agli insegnati, ai bidelli, agli adulti che hanno costruito questo mondo e l’hanno consegnato ai giovani, e in secondo luogo toccherebbe ai ragazzini, ai bambini, a tutti coloro che un giorno saranno i padroni di questo mondo e che avranno il compito di trasmettere un messaggio, quello del rispetto e della comprensione.

Dolcemente imperfetta

L’impatto “teen” iniziale che potrebbe scoraggiare in molti a proseguire la visione, verrà meno con il passare degli episodi, lasciando sempre più spazio ad una trama matura, mai troppo banale e in grado di offrire molti spunti di riflessione, che raramente si possono trovare nella vita di tutti i giorni. Il vero punto di forza di Tredici infatti sono i messaggi, i pensieri che induce a fare e che possono influenzare in maniera positiva la società di oggi. La fotografia curata, utile per comprendere il decorso cronologico degli eventi, insieme alla regia, mai totalmente anonima, delineano un prodotto di buona fattura e adatto a tutte l’età. Ovviamente però non stiamo parlando di un capolavoro ed i difetti presenti nei singoli episodi si fanno sentire e di certo non possono essere trascurati. C’è infatti un’eccessiva ripetitività degli eventi che vengono esposti sempre con le stesse modalità, inducendo a stancarsi della serie prima del dovuto. La superficiale introspezione della protagonista ed una mancata analisi ben approfondita della sua psicologia, sono il problema principale di Tredici e quelli che fanno storcere di più il naso. A conti fatti lo spettatore potrebbe interpretare in maniera errata il messaggio e giungere a giustificare il suicidio di Hanna a causa di quello che le è capitato nel corso della vita.

Tra alti e bassi

Togliersi la vita non è mai un’opzione e in Tredici questo concetto non appare limpido e chiaro come tutti gli altri, generando un errore che non può e non deve essere tollerato. Gli attori, anche se alcuni di loro non offrono interpretazioni degne di nota, se la cavano più che bene, caratterizzando i loro personaggi  in maniera credibile e mai troppo sopra le righe. Infine la brusca interruzione degli eventi per dare spazio ad una seconda stagione, di cui nessuno sentiva l’effettivo bisogno, fanno storcere il naso, andando così ad abbassare la qualità complessiva e aggiungendosi alle problematiche già citate. Alla fine Tredici è un buon prodotto, con alti e bassi, che si discosta dalle altre serie per l’originalità con cui ha deciso di affrontare determinati temi, raramente proposti in precedenza. Proprio il cast della serie, capitanato da Dylan Minnette (Clay Jensen), ha consegnato qualche giorno fa l’MTV Movie & Tv Award all’altra serie Netflix vincitrice, Stranger Things.

Tredici, attualmente disponibile sulla piattaforma Netflix, è una serie televisiva da vedere, coinvolgente ed interessante, ma lontana dall’essere perfetta, esattamente come la protagonista, Hannah Baker, graziosa e affascinante, anche se non di certo la donna migliore del mondo, ma non per questo difficile da amare.

Voto: 7.5

 

Davide Roveda​

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